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Todi รจ una piccola cittร  ricca di storia, con una splendida piazza e ripide stradine medievali, con il nido dellโ€™aquila e tanto altro, ma รจ pure ricca di bellezze nascoste.

Todi possiede infatti un gioiello purtroppo non piรน aperto al pubblico: la galleria dipinta e la sala del trono dellโ€™Arcivescovado. Il palazzo vescovile fu costruito alla fine del 1500 per volere del vescovo Angelo Cesi, inviato lรฌ da Papa Paolo V per prendere saldamente in mano le redini della diocesi che entrava definitivamente sotto il dominio dello Stato della Chiesa. Era da poco finito il Concilio di Trento e le operazioni della Controriforma erano iniziate ovunque affidando le redini del governo ai vescovi, che le tenevano saldamente in mano. Angelo Cesi proveniva da una nobile famiglia romana che giร  aveva dei possedimenti in Umbria, tra cui un castello nel borgo con il suo stesso nome: Cesi. Una famiglia particolare, dove tutti i maschi furono ordinati cardinali e solo Angelo rimase vescovo fino alla morte nel 1606. Per Todi Cesi fece molto: con lui anche lโ€™acqua arrivรฒ in cima alla collina e la fonte prese, guarda caso, il nome di Fonte Cesia.

 

Arcivescovado di Todi costruito da Angelo Cesi

Palazzo Cesi

Angelo Cesi si comportรฒ come un vero signore rinascimentale, facendo costruire subito la sua dimora sul luogo di un palazzo vescovile considerato troppo modesto e poi dette lโ€™impulso per costruire in cittร  altri palazzi rinascimentali. Lโ€™epoca dei palazzi fortezza era finita, non era piรน necessario mostrare la forza; adesso i signori volevano abitare in palazzi eleganti dove potere e ricchezza si mostravano attraverso lโ€™arte. Grandi artisti venivano chiamati a costruire e abbellire le nuove dimore. In quellโ€™epoca Venezia, Firenze e Roma si arricchirono a dismisura di palazzi principeschi e Angelo Cesi non volle essere da meno. Il suo palazzo si trova accanto al Duomo ed รจ collegato alla chiesa da un passaggio segreto.

Affreschi all’interno del palazzo

La facciata si presenta semplice e austera, il portone dโ€™ingresso, forse disegnato dal Vignola – lโ€™architetto dello splendido palazzo Farnese a Caprarola e del palazzo di Todi detto del Vignola – รจ un portone elegante e di linee sobrie, tanto da non lasciar presagire come sarร  lโ€™interno. Chiaramente Angelo Cesi doveva essere entusiasta del suo ruolo e lo volle esaltare nella sala del trono. Prima fece dipingere dal Faenzone un fregio che gira attorno alla stanza, con i ritratti dei vescovi di Todi che si sono succeduti nel tempo. Poi, per mostrare la sua apertura verso la popolazione, ha voluto che fossero ritratte delle persone colte in vari atteggiamenti: chi chiacchiera, chi si sistema una scarpa, chi suona il liuto, chi indica lโ€™uscita.
Per fugare ogni dubbio sul luogo dove si trovava il suo trono, fece dipingere sul muro un ricco baldacchino entro una cornice architettonica importante. Ventโ€™anni dopo la morte del Cesi, subentrรฒ un altro romano dal nome importante: il vescovo Lodovico Cenci. Lui volle abbellire ulteriormente il palazzo e chiamรฒ Andrea Polinori, noto pittore barocco umbro, per affrescare il corridoio di passaggio accanto alla sala del trono. Solitamente i palazzi rinascimentali e barocchi venivano affrescati con storie mitologiche oppure con storie desunte dalla Bibbia o dai Vangeli, a maggior ragione se il palazzo in questione apparteneva a dei religiosi. Qui invece abbiamo unโ€™eccezione: il corridoio che affaccia sulla cittร  รจ il trionfo dei vescovi di Todi, reali o mitologici, e ai lati del corridoio sono rappresentate le virtรน indispensabili a un vescovo per governare: giustizia, benignitร , vigilanza, intelletto, origine di amore, orazione e meditazione. Nella galleria รจ stata dipinta, con lo stesso stile delle carte geografiche vaticane, tutta la diocesi di Todi: un capolavoro di cartografia che riporta tutti i castelli, i borghi, i monasteri e le chiesette presenti sul territorio, si possono inoltre vedere sia il Tevere sia i piccoli fiumi.

 

Carta topografica del territorio tudertino

 

รˆ una Google map molto grande, con la differenza che la visione รจ orizzontale, cioรจ Ovest/Est e non Nord/Sud come siamo abituati. Una mappa affascinante che sorprende per la precisa descrizione geografica e per il numero sterminato di castelli, quasi uno per ogni collina. La galleria รจ riportata anche sulla guida di Todi pubblicata nel 2019 da La Repubblica ma purtroppo resta sempre chiusa al pubblico… e chissร  fino a quando!

Domenica 27 Settembre, in occasione delleย Giornate Europee del Patrimonio 2020, Acquasparta vi aspetta per unโ€™iniziativa speciale: lโ€™itinerario guidato delย Centro esperienziale di Palazzo Cesi!

Un percorso immersivo e multimediale, unico nel suo genere, che come tale catturerร  i visitatori e li condurrร  al cospetto di Federico Cesi, dei membri dellโ€™Accademia dei Lincei e di Galileo Galilei. Le loro esperienze, i legami di amicizia, gli esperimenti e lโ€™importanza del metodo scientifico applicato agli studi: del territorio, della vegetazione, degli insetti, ma anche del cielo, delle stelle e dei pianeti.

 

 

Unโ€™esperienza eccezionale da non perdere, che sarร  possibile effettuare negli orari di apertura del palazzo (dalle h.11:00 alle h. 13:00 e dalle h. 15:30 alle h.18:30) al costo del solo ticket dโ€™ingresso.

Evento a cura dellโ€™Associazione ACQUA, in collaborazione con il Comune di Acquasparta e con il supporto della societร  Euromedia di Terni.

 


Informazioni

Cel. 351 703 18 53 (operatori)

e.mail:ย infopalazzocesi@gmail.com

Dalla Bettona etrusca al piccolo teatro di Monte Castello di Vibio, il percorso si snoda attorno al borgo fortificato di Montecchio e ad Acquasparta, crogiolo di cultura scientifica seicentesca; per giungere, infine, alle vestigia romane di San Gemini.

Sulla riva est del Tevere

Unica cittร  etrusca sulla riva orientale del Tevere, Bettona ospita, in localitร  Colle, un ipogeo etrusco del II secolo a.C. Un breve corridoio a cielo aperto introduce il visitatore in questa struttura a volta, composta di blocchi di arenaria locale. Una massiccia porta di travertino nascondeva a sua volta diverse urne sepolcrali, che la scoperta del 1913 trovรฒ giร  ampiamente depredate. Altre urnette, i bronzi e le opere di oreficeria superstiti sono ora conservati presso il Museo Archeologico di Perugia, mentre il Museo della Cittร  di Bettona, offrendo unโ€™area dedicata proprio allโ€™archeologia, ospita manufatti, terrecotte, ceramiche e cippi funerari e di confine. Gli Etruschi lasciarono a Bettona anche una cinta muraria, di cui alcuni tratti sono visibili oggi in corrispondenza della Porta Vittorio Emanuele.

Palazzo Cesi, Acquasparta

L'Accademia dei Lincei

Nel Cinquecento, la guerra tra Todi, Terni e Spoleto portรฒ alla distruzione della Rocca di Acquasparta, sulla quale sorse poi il magnifico Palazzo Cesi, dimora del Cardinale Federico. Questo edificio dalla facciata severa, le cui decorazioni interne si rifanno a quelle di Palazzo Farnese a Roma, permise ad Acquasparta di divenire un vero e proprio centro culturale. Qui infatti si riuniva lโ€™Accademia dei Lincei, la prima scuola scientifica europea voluta da Federico Cesi, grande appassionato di botanica. Nel 1624, per un breve periodo, il palazzo ospitรฒ anche lโ€™illustre Galileo Galilei, il quale affidรฒ allโ€™Accademia la pubblicazione del suo Saggiatore. Altre opere di cui i Lincei – uniti sotto il metodo dellโ€™osservazione sperimentale – si fecero promotori, furono lo studio sulle macchie solari e del cosiddetto Tesoro messicano, farmacopea del Nuovo Mondo. Non รจ un caso che la popolazione voglia ricordare questo periodo splendente con una rievocazione: da diciannove anni, La Festa del Rinascimento anima le vie del borgo con sfide e spettacoli ispirati a temi di volta in volta diversi.

Sprofondata nel terreno

Lโ€™abitato tipicamente medievale di San Gemini – che deve il suo nome a Gemine, monaco siriano che qui dispensรฒ cure e prediche – sorge sullโ€™insediamento romano Casventum, posto lungo la via Flaminia. I mosaici e i pavimenti di unโ€™antica residenza sono visibili allโ€™interno di un edificio in via del Tribunale. Ma le vestigia romane non finiscono qui: a 4 km dal borgo sorge Carsulae, cittร  di epoca pre-romana abbandonata giร  in tempi remoti a causa di sommovimenti del terreno. Lโ€™effetto di questi sconvolgimenti รจ ancora oggi visibile nelle parti sepolte che, assieme ai due templi gemelli, alla basilica, al teatro, allโ€™anfiteatro e allโ€™arco di San Damiano, restituiscono uno dei parchi archeologici piรน suggestivi dellโ€™Umbria.

Il borgo fortificato

Origine pre-romane – come dimostrato dalla Necropoli del Vallone di San Lorenzo scoperta dallโ€™archeologo Domenico Golini – vanta il borgo di Montecchio, il cui nucleo originario risale al 1165. I Chiaravalle da Todi, infatti, nella fuga dalla faida tra guelfi e ghibellini, decisero di insediarsi qui. Nel 1190 si aggiunse una seconda cerchia di mura – poi continuamente ampliata fino al XIII secolo – costruita non solo a scopi difensivi, ma anche per contenere lโ€™aumentata popolazione: ciรฒ donรฒ a Montecchio lโ€™aspetto di un borgo fortificato, a pianta ellittica, in cui sono ancora oggi visibili le mura, le torri di difesa e lโ€™assetto delle case, tipicamente medievale.

 

Teatro della Concordia, Monte Castello di Vibio

Il teatro

Un francobollo del 2002, da 0,41 โ‚ฌ, celebra quello che รจ il piรน piccolo teatro allโ€™italiana del mondo, vero gioiello di Monte Castello di Vibio. Questo borgo, divenuto il etร  napoleonica capocantone a causa della sua conformazione e della sua posizione strategica, si pose alla guida di un vasto territorio esteso tra il Tevere e Terni. Nel 1808, per rendere il borgo degno di tale ruolo, venne costruito il Teatro della Concordia, il cui nome deriva dai medesimi ideali di uguaglianza, fraternitร  e libertร  che avevano ispirato la Rivoluzione Francese. Nonostante ad un certo punto della sua storia fosse stato chiuso per inagibilitร , dagli anni Settanta รจ tornato attivo grazie alla volontร  di probi cittadini, presentandosi oggi, con i suoi 99 posti, i suoi affreschi di scrittori e drammaturghi del tempo e la sua pianta a campana incasellata da legno di quercia e di rovere, come uno dei gioielli architettonici piรน significativi dellโ€™Italia di fine Settecento.