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Artista, docente universitario e storico dellโarte. ร tutto questo, e molto di piรน, il professore emerito di Storia dellโArte Bruno Toscano, classe 1930, che nel dopoguerra, con il Gruppo dei sei e con il Premio Spoleto (Mostra Nazionale di Arti Figurative) ha contribuito a promuovere Spoleto tra i centri piรน attivi dellโarte contemporanea: una personalitร che ha dato molto e che ancora puรฒ dare, allโarte italiana e allโUmbria stessa.

Bruno Toscano
Professore, qual รจ il suo legame con lโUmbria?
I miei genitori erano calabresi, ma io sono nato e ho ricevuto la prima educazione a Spoleto. Inoltre, molte mie ricerche sono di argomento umbro.
Ho letto che รจ stato il fondatore del primo cineclub di Spoleto: oggi, che rapporto ha con questโarte?
Fondammo, gli amici pittori e io, il cineclub subito dopo la guerra, nel 1949, come un atto di libertร . Volevamo far conoscere tanti film che il fascismo aveva proibito e inaugurammo il cineclub con La grande illusione, il capolavoro di Jean Renoir contro la guerra. Nel programma cโera molto cinema francese degli anni Trenta, ma anche il neorealismo italiano, che stava esplodendo proprio in quegli anni. Nellโinsieme, era un cinema povero, in bianco e nero. Oggi รจ decisamente piรน tecnologico e spettacolare, talvolta solo di intrattenimento, talvolta, per fortuna, con forti messaggi di attualitร .
Come era artisticamente lโUmbria al tempo del Gruppo dei sei di cui faceva parte (Bruno Toscano, Giuseppe De Gregorio, Filippo Marignoli, Giannetto Orsini, Ugo Rambaldi, Piero Raspi)?
ร stato un periodo di attivitร intensa e tuttโaltro che provinciale per lโUmbria e per Spoleto, dove confluivano critici e artisti di primo piano dai maggiori centri italiani. Nella giuria delle numerose edizioni del Premio Spoleto, a partire dal 1953, cโerano critici come Francesco Arcangeli, Luigi Carluccio, Marco Valsecchi e artisti come Mario Mafai, Roberto Melli e Marino Mazzacurati.
Come รจ oggi dal punto di vista artistico la nostra regione?
Non vedo un disegno concreto, un progetto globale che si ponga lโobiettivo di promuovere la conoscenza dellโarte contemporanea nelle sue varie espressioni. Avverto semmai la tendenza a visioni parziali, spesso legate a mode effimere o ad avanguardie molto datate. Fa eccezione il Ciac di Foligno, concepito come un osservatorio di ampia visibilitร . Ma questo non รจ un problema dellโUmbria. ร noto che il declino ha origini profonde e di vasto raggio. Quando la conoscenza non รจ piรน considerata necessaria, si abbassa il livello dellโistruzione e anche lโinteresse per la storia e per lโarte.
Come ha influito lโUmbria nella sua pittura?
I quadri che ho dipinto sono legati ai luoghi chi mi circondano. Ma questi non sono panorama, ma piuttosto un habitat ricco di stimoli e molto coinvolgente. Cโรจ qualcosa di materno nella terra che ci circonda, che non puรฒ essere rappresentato in forme figurative convenzionali.ย Negli anni Cinquanta le poetiche riconducibili allโInformale, tra le quali lโUltimo naturalismo di Francesco Arcangeli, rispecchiavano questo contatto a livello profondo con la natura.
Come descriverebbe lโUmbria in tre parole?
Divisa tra aree in crescita e aree in abbandono; per conseguenza, impoverita; nonostante tutto, affascinante.
La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regioneโฆ
โฆfertile costa dโalto monte pendeโฆ.