Firmato un protocollo d’intesa. Il primo passo è il ripristino della sentieristica con i suoi castellieri.
L’unione fa la forza. Lo sanno bene gli otto comuni – Terni, Spoleto, San Gemini, Acquasparta, Castel Ritaldi, Massa Martana, Gualdo Cattaneo e Giano dell’Umbria, che contano circa 172.000 abitanti – che hanno firmato un protocollo d’intesa per valorizzare il territorio dei Monti Martani. Già nel 2021 era stata sottoscritta simbolicamente la Carta dello Scoppio, nell’omonimo borgo umbro.
La firma del protocollo
«Vogliamo unirci in modo organizzato per salvaguardare e valorizzare i Monti Martani. Abbiamo già creato, con degli esperti, otto tavoli tematici che hanno come tema l’archeologia, la sentieristica, l’enogastronomia, la ricettività e altri. Il primo passo però è il ripristino della sentieristica: ogni comune metterà in rete i propri percorsi così da creare il Martani Tracking. È un progetto partito 35 anni fa e poi mai concluso. Il percorso, che ha la forma di un 8 orizzontale, ha al centro Scoppio, il borgo fantasma, e dà la possibilità di scoprire bellezze artistiche, monumentali, storiche e naturalistiche» illustra Guido Morichetti, assessore di Acquasparta e uno dei promotori dell’iniziativa.
I sentieri porteranno anche alla scoperta dei castellieri, fortificazioni che risalgono a 3000 anni fa. I Monti Martani erano infatti il passaggio per la transumanza così da evitare di percorrere zone di pianura, ben più pericolose. I pastori si fermavano nei castellieri – quelli che oggi chiamiamo motel – dove potevano rifocillarsi e riposarsi. Tra i più particolari – ancora oggi ammirabili – c’è quello di Monte Cerchio, vicino a Massa Martana, che ha la forma di un cerchio perfetto.
Alla scoperta del percorso
«L’iter istituzionale è stato fatto, ora vogliamo coinvolgere i cittadini, le associazioni, gli enti, le comunanze, le proloco, le scuole, le diocesi, le forestali e la Sovrintendenza. Tutti devono aderire a quello che sarà probabilmente il consorzio dei Monti Martani, con l’obiettivo di organizzare festival, eventi, promuovere il parco con la sua biodiversità e puntare sulla ripopolazione stagionale del territorio. Stiamo andando avanti passo-passo, anche creando un nostro logo e brand. È stata coinvolta Sviluppumbria e la Regione sa del progetto. La nostra volontà è unirci in una struttura organizzativa, per essere credibili nel chiedere i finanziamenti e per partecipare in modo più incisivo a bandi di concorso» spiega Morichetti.
Spettacoli teatrali, concerti, reading, presentazione di libri, proiezioni e mostre fotografiche in luoghi sorprendenti dell’Umbria alla ricerca di quelle radici dell’umanità da ritrovare. E proprio sotto il nome Radici di Umanità è in arrivo un ricco e suggestivo programma di eventi dal 2 aprile al 3 luglio 2022.
Con l’obiettivo di affrontare, declinare e interpretare i temi caldi della nostra epoca, sono così attesi anche grandi nomi del panorama artistico e culturale italiano: da Bruno Arpaia a Franco Arminio, da Massimo Zamboni alla Zastava Orkestar, da Claudio Morici al reading teatrale della coppia Piccioni-Gaggianesi su Buzzati, fino alle mostre e documentari di Stefano Schirato ed Andrea Segre. Spazio anche ad artisti umbri, come al teatro di Silvio Impegnoso, Ludovico Röhl e Alessandro Sesti e alla musica degli Espada.
Coinvolta soprattutto la città di Bevagna, all’interno di spazi come il Teatro Francesco Torti e l’Auditorium diSanta Maria Laurentia. Ma non solo. In programma anche appuntamenti a Foligno (Spazio zut), Perugia (Edicola 518), Montefalco e Giano dell’Umbria. In cartellone, infatti, anche una sezione speciale in tre cantine del territorio come Bellafonte di Bevagna, Scacciadiavoli di Montefalco e MorettiOmero di Giano dell’Umbria. Cinque quindi in totale i comuni umbri coinvolti (Perugia, Foligno, Montefalco, Bevagna, Giano dell’Umbria). La manifestazione Radici di Umanità è ideata e organizzata da Moow s.r.l., gestore del Coworking Multiverso Foligno, con il sostegno dei Fondi POR FESR Umbria 2014-2020 – Az. 3.2.1 – Bando pubblico per partecipazione Progetto Spettacoli dal vivo, del Comune di Bevagna e la collaborazione dell’associazione Ikaria (organizzatrice, tra l’altro, di FolignoLibri) e di Felcos Umbria (associazione di Comuni per lo sviluppo sostenibile).
Terra Mala
Il programma
Sabato 2 aprile (ore 21.15) in programma lo spettacolo d’avvio e proprio nella città cuore della rassegna. Al Teatro Torti andrà in scena Alexo, spettacolo di e con Claudio Morici. Bevagna, quindi, ospiterà il celebre scrittore, autore e attore teatrale.
Venerdì 6 maggio (ore 10.30) all’Auditorium S. Maria Laurentia di Bevagna ci sarà la proiezione del documentario di Stefano Schirato TERRA MALA 2. A seguire FELCOS Umbria presenta un corto metraggio che documenta un intervento territoriale diffuso in corso chiamato Clima-X azione per il clima, con protagonisti i giovani, promotori del cambiamento nelle comunità e nei territori dell’Umbria.
Sabato 7 maggio (ore 21.15) al Teatro Torti di Bevagna in programma TONNO E CARCIOFINI – Una storia di wrestling, spettacolo di Silvio Impegnoso, Ludovico Röhl e Alessandro Sesti che ha ricevuto anche una Menzione speciale al Premio Scenario 2021. Dopo vari tentativi di trovare un senso nel mondo del teatro, i tre intraprendono il cammino verso la vera finzione: il Wrestling. Il wrestling come luce in fondo al tunnel. “Tonno e carciofini” è una storia di amicizia tra due inetti superficiali alla ricerca del successo. Finiranno per trovare nel wrestling il vero senso dell’arte e della vita.
Giovedì 12 maggio (ore 21.30) allo Spazio Zut di Foligno, proiezione del documentario MOLECOLE di Andrea Segre che ha trascritto in pellicola la fragilità della vita nel cuore di una Venezia che lentamente si svuota, meravigliosa e impaurita. Segre, che da anni vive a Roma, è rimasto bloccato dal lockdown a Venezia, la città di suo padre e solo in parte anche sua. Il virus ha congelato e svuotato la città davanti ai suoi occhi, riconsegnandola alla sua natura e alla sua storia, e in qualche modo anche a lui.
Venerdì 20 maggio due appuntamenti con MASSIMO ZAMBONI al Teatro Torti di Bevagna: alle 18 la presentazione del libro “La trionferà” e alle 21.30 il concerto del tour “La mia patria attuale”. Zamboni è un chitarrista, cantautore e scrittore italiano che è stato il principale compositore dei CCCP e dei successivi CSI, musicalmente considerati i padrini prima del punk rock e poi del rock alternativo italiano. La mia patria attuale è il titolo del suo nuovo album, un viaggio proprio nell’umanità. Come un viaggio è il suo nuovo libro, il romanzo storico La Trionferà: storia di un paese del reggiano dove ancora oggi c’è un busto di Lenin.
Massimo Zamboni
Sabato 4 giugno (ore 16.30) prenderà il via la sezione di Radici di Umanità nelle cantine del territorio. Alla Cantina Sacciadiavoli di Montefalco arriverà FRANCO ARMINIO, per un reading teatrale con degustazione. Arminio ha pubblicato una trentina di libri, si occupa anche di documentari e fotografia ed è molto attivo in Rete, dove un gode di un vasto seguito. Collabora con vari giornali, tra cui il Corriere della Sera, L’espresso e il Fatto quotidiano. Come paesologo e osservatore di luoghi collabora con il Touring club e con National geographic.
Domenica 12 giugno (ore 17) toccherà alla Cantina Moretti Omero di Giano dell’Umbria: ospite BRUNO ARPAIA per la presentazione del libro Il fantasma dei fatti. A seguire ci sarà il concerto degli ESPADA. La band umbra si conforma come contenitore di svariate esperienze musicali, laddove ogni componente opera parallelamente in territori divergenti.
Domenica 26 giugno (ore 18) presso la Cantina Bellafonte di Bevagna in cartellone il reading teatrale con degustazione dal titolo UNA COSA CHE COMINCIA. Parole e storie di Dino Buzzaticon Stella Piccioni e Daniele Gaggianesi.
Zastava
Sabato 2 luglio (ore 22), il Centro storico di Bevagna accoglierà il concerto della street band toscana ZASTAVA ORKESTAR: musica balkanica made in Maremma.
Domenica 3 luglio (ore 18.30), sempre il Centro storico di Bevagna ospiterà un BLIND TASTING, degustazione di vini alla cieca e percorso sensoriale a cura dell’Ass. culturale Ikaria.
In corso di definizione l’evento in programma a Perugia.
L’Italia è considerata dall’UNESCO un museo a cielo aperto. Chiese, palazzi, antichità romane, greche, etrusche, arabe, longobarde, ponti, quadri, affreschi, statue. In Italia tutto è arte.
L’Italia nasconde un patrimonio artistico che pochi conoscono e che riassume in sé le storie di ogni epoca: le pietre. Le pietre sono ovviamente di pietra, non si muovono, ma parlano in silenzio. A modo loro narrano storie di viaggi, di tradimenti, di amori e di curiosità. Ci sono pietre lisce o scalpellinate e pietre con iscrizioni o ancora meglio con bassorilievi; pietre importate e pietre di spoglio e pietre su pietre. Poi c’è il colore, la grana e la tessitura. Insomma, quella che sembra un semplice pezzo di costruzione racchiude in sé una storia infinita.
Il colore delle pietre
Arroccate in cima alle colline del centro Italia, si vedono montagne di pietra a forma di paese e di città. Ogni regione ha un colore diverso. Si parte dal grigio della pietra serena in Toscana per arrivare al marrone del tufo nell’Etruria. Assisi è rosa come la pietra del Subasio che la sovrasta e anche l’altopiano di San Terenziano ha la sua pietra rosa. Poi, scendendo, c’è il travertino laziale e la bianca pietra leccese e così via. Semplice, basta sapere qual è la pietra della zona e non c’è altro da vedere. Non è così, questo è solo l’inizio.
Gualdo Cattaneo
La chiesa Madre
Cinema e tivù ci hanno fatto conoscere la Casa nella prateria o le villette americane a schiera rigorosamente fatte di legno, spazzate via dagli uragani o bruciate da cima a fondo. L’Italia, invece ha marmi e pietre che non bruciano, che non volano, che sono ancora in piedi da 2.000 anni e che sono state rimescolate e distribuite come un mazzo di carte. Per imparare a guardare e capire, è meglio iniziare da un paese piccolo come Gualdo Cattaneo, che si affaccia sulla valle del Puglia e spazia sulla valle Umbra. Dal mastio si vede Spello, Foligno e anche la rocca di Spoleto. Se vedi, sei visto – quindi sei ambito. Gualdo Cattaneo è stato l’oggetto del desiderio delle città guerriere della zona, e papa Alessandro VI Borgia l’ha acquistata per costruire la rocca. Punto forte, imprendibile dai temibili perugini. La salita, il mastio e poi la piazza e la chiesaMadre: il centro del paese è raggiunto.
Si inizia dalla chiesa, anzi dalle fondamenta della chiesa, che sono visibili dalla strada dietro l’abside. La chiesa posa su pietre gigantesche e pesantissime, portate lì dai mitici Ciclopi, così salde che nessun terremoto le ha abbattute. Difficile trovare fondamenta più solide. Erano le mura antichissime di Gualdo. Perché hanno edificato una chiesa sulle antiche mura? Perché non si butta via niente e perché se è solido e già pronto, lo si usa. Se è bello e decorativo, lo si sposta in altro luogo. Sulla facciata della chiesa si vedono i simboli dei quattro evangelisti. Due sono bianchi e due rosa. Tutta pietra importata: rosa da San Terenziano e bianca da Giano. Poi si entra in chiesa e si scende nella cripta.
La cripta, come quasi tutte, è costruita con materiale di spoglio. Colonne e capitelli che giacevano da qualche parte abbandonati, resti delle imponenti costruzioni di epoca romana ormai in rovina, sono stati riutilizzati lì sotto. Questo è il riuso migliore, perché i marmi romani, anche quelli imperiali, furono fusi per farne mattoni.
Un tour tra le pietre
Povertà e religiosità fondamentalista hanno fatto dei danni incalcolabili. Abbiamo perso un numero infinito di opere d’arte, ma ne abbiamo ancora alcune, anche se smembrate. Lasciata la chiesa, si gira per il paese, guardando in alto e in basso. Si vedono finestre gotiche murate o modificate. Si vedono travertini, esistenti solo altrove – magari a Giano – inseriti come punto di sostegno nei palazzi. Qui e là si trovano pietre con iscrizioni di ogni epoca, da quella romana in poi, inserite perché mancava un mattone o semplicemente perché erano decorative; oppure perché erano il ricordo di un avvenimento. Si scoprono porte murate a un metro e mezzo dal suolo, ma con il piano di calpestio invariato. La paura dei topi faceva costruire in sicurezza. Si usciva scendendo da una scaletta di legno volante, che la sera si ritirava in casa. Un po’ come facevano i Walser, che abitavano le Alpi, e costruivano le loro case di legno su funghi di pietra.
Se volete avventurarvi in mezzo alle pietre, e saperne di più, vi potete rivolgere al comune di Gualdo Cattaneo, che organizza delle visite guidate sotto la supervisione del dottor Andrea Peruzzi, un vero esperto di arte lapidaria e di epigrafia. Vi divertirete!