ยซInsegnare ai bambini il dialetto รจ affondarne le radici nellโhumus della propria stirpe e comunitร ยป. (Cesare Marchi)
Il tour dei dialetti umbri – in questa seconda puntata – punta dritto a nord, a Gubbio. Nella terra dei ceri, del picchiarume e del fร nfeno; dove lo stesso dialetto, vista la vastitร del comune, cambia da zona a zona, con piccole sfumature che i veri eugubini sanno riconoscere.
ยซSe uno vive a Branca o a Mocaiana si capisce, la parlata รจ un poโ diversa: a Branca pronunciano la C con il suono SCI, invece verso Mocaiana, soprattutto le persone piรน anziane, sostituiscono la A con la E (gimo a chesa, per dire andiamo a casa); mentre chi abita nella zona di Burano ha influenze marchigiane. Il dialetto eugubino come tutti i dialetti ha una sua dignitร : parlarlo non deve essere di nicchia o relegato alle persone anziane o poco istruite, sta tornando di moda ed รจ giusto cosรฌ. Moltissime parole dialettali hanno origine latina e vantano una lunga storiaยป spiega Simone Zaccagni, scrittore, insegnante, giornalista e appassionato di dialetti (ha pure creato un dizionario di eugubino-italiano: Dopo lo Zanichelli, Zingarelli, sempre con la Zโฆ รจ arrivato lo Zaccagni!) che ci guiderร tra i segreti dellโeugubino. Un dialetto che, come tutti i dialetti umbri, รจ inimitabile e poco riconoscibile da chi non vive nella regione. Un dialetto che condivide molte parole con il marchigiano e il romagnolo e che ha subito contaminazioni dallo Stato Pontificio e dal Ducato di Urbino.
ยซPer parlare lโeugubino devi essere nato a Gubbio. Questa รจ una certezza. Ma come tutti i dialetti umbri anche lโeugubino ha alla base lโitaliano, che viene colorito e farcito con parole dialettali. Non รจ una vera e propria lingua come puรฒ essere il siciliano, il veneto o il napoletano (per citarne alcuni): loro passano dal dialetto allโitaliano facendo un vero e proprio switch e questo non gli fa commettere errori sullโindividuare una parola dialettale o italiana. Noi umbri invece cadiamo in questo tranello: da ragazzino mi capitรฒ di chiedere i succini (prugne) a un fruttivendolo marchigiano, ovviamente non capรฌ. Errori del genere sono molto frequenti nel nostro caso, non รจ facileโฆ il dubbio spesso viene! Tipico nostro รจ il troncamento delle parole che appare evidente nella frase: Ma me si diโ i fij, que li fiโ a faโ? (Mi sai dire perchรฉ continui a fare bambini)ยป spiega Zaccagni.
Picchiarume, tausana eโฆ tanto buligame!
Una parola che non manca mai nelle chiacchiere eugubine รจ picchiarume. Picchiarume vuol dire tutto, dipende dal contesto, ha diversi significati: dal fare un lavoretto in casa, al piccolo impegno (lasceme gรฌ, chรจ cโho da fa โn picchiarume, lasciami andare che devo fare un lavoretto) fino allโavere un flirt con una ragazza (cโho โn picchiarume con una!). Si dicono spesso anche frego/a (ragazzo/a) o buligame (confusione, caos): forzando lโetimologia, potremmo farlo derivare dallโinglese bowling game, per il rumore che cโรจ nei luoghi dove si pratica questo sport.
Immancabili per le vie di Gubbio anche vocaboli come tausana, noiosa esposizione orale volta a ottenere qualcosa, ma anche un rumore continuo (ma quรจ โsta tausana? Cosโรจ questa noia?), furattola (salvadanaio), che viene usata anche in relazione agli occhi semi chiusi: Te cโhi glโocchi a furattola, per dire che hai uno sguardo sonnolento; o fร nfeno, una persona furba e sorniona (sete certi fร nfeni!).
Dialetto e ceri
Ma a Gubbio, dialetto e ceri sono legati a doppio filo. I ceri hanno una terminologia tecnica molto specifica che si unisce e ispira parole e modi di dire dialettali: ยซTa quello glie dร du stradoni deriva dalla corsa dei ceri: infatti si dice quando un cero sale bene sul monte e distanzia di molto lโaltro, appunto di due stradoni. Ritroviamo questa frase anche nella parlata comune per dire: cโรจ una distanza abissale, รจ molto piรน bravo. Questo รจ un modo di dire talmente radicato a Gubbio che un mio amico in discoteca a Palinuro per corteggiare una ragazza le disse: Te, ta la cubista glie diโ du stradoni! Lui voleva farle un complimento, lei ovviamente non capรฌ. Un altro modo di dire molto comune legato ai ceri รจ: fatte sto pezzo a capodieci (guarda che bella cosa che ti aspetta). Indica la parte migliore, qualcosa di prelibato, perchรฉ nella corsa il Capodieci รจ il ruolo di massima autoritร . ร una terminologia ceraiola che usiamo anche nella vita di tutti i giorni quando vogliamo offrire qualcosa di buono, di pregiato. Narra la leggenda che qualche sposa lโabbia pronunciata al marito, che finalmente poteva avere la giusta ricompensa di tanta attesa, nella prima notte di nozze. Invece, quando uno sta troppo vicino a una persona si dice: que me fiโ โl braccere? ย (non mi stare troppo appiccicato). Il braccere รจ colui che dร una mano a chi porta il cero, corre appunto abbracciato a lui e lo aiuta a scaricare il peso. Dovete sapere che la vita degli eugubini รจ legata ai ceri, fin dalla prima infanzia. I bambini a Gubbio dicono: giochiamo ai ceri? che vuol dire prendere un bastone, una scopa, un ombrello metterselo sulle spalle e rincorrersi. A Gubbio non giochiamo a chiapparellaโฆ giochiamo ai ceri! E se questo viene detto a un bambino non eugubino, lui sicuramente non capirร ยป conclude Simone Zaccagni.
Il dizionario eugubino-italiano lo trovate presso cartolibreria Pierini e edicola Shangai di Gubbio.