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ยซArte bella e ingegnosa, ma fallace che di cento pezzi sei ne vengono buoniยป.

Cosรฌ scriveva Cipriano Piccolpasso, intorno al 1560, della maiolica, antico nome del lustro con cui i vasai del Rinascimento riuscirono, quasi con misteriose alchimie, a colorare le ceramiche di riflessi d’oro e di un sanguigno rosso rubino; Piccolpasso infatti fu un architetto, storico, ceramista e pittore di maioliche. Non vi รจ museo importante al mondo che non conservi nelle sale alcune preziose maioliche italiane a lustro e tra i maggiori figurano il Metropolitan Museum of Art di New York, il Victoria and Albert Museum di Londra e il Museo del Louvre a Parigi, dal quale provengono alcune delle piรน importanti opere esposte nella mostra Maiolica. Lustri oro e rubino della ceramica dal Rinascimento a oggi, visibile fino al 13 ottobre 2019 presso il Palazzo Buonacquisti di Assisi.
La mostra, voluta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e organizzata dalla Fondazione CariPerugia Arte, รจ curata da due massimi esperti di maiolica: Franco Cocchi e Giulio Busti.

 

Come ha sottolineato il presidente della Fondazione CariPerugia Arte, Giuliano Masciarri, il progetto espositivo si inserisce nellโ€™ambito di un percorso che ยซanche in una fase critica come quella che stiamo vivendo, intende contribuire alla valorizzazione dellโ€™arte e della cultura, attraverso iniziative di qualitร  che richiamino appassionati e visitatori contribuendo cosรฌ alla crescita economica e culturale del nostro territorioยป.

Una collezione di capolavori

Percorrendo le sale del palazzo, il visitatore puรฒ ammirare circa centocinquanta capolavori provenienti da collezioni pubbliche e private, conservate non solo in Umbria, ma anche in territori limitrofi come Bologna, Firenze, Faenza, Ravenna, Pesaro, Arezzo e Viterbo. In questo modo, attraverso sei sezioni tematiche, si noteranno gli sviluppi della maiolica dalle origini fino alle ultime manifestazioni nel Seicento e alla ripresa nellโ€™Ottocento, quando gli oggetti ceramici tornarono a essere di vasto interesse. รˆ possibile apprezzare anche creazioni in maiolica postmoderne e attuali, nelle quali gli artisti, oltre alla tecnica, uniscono anche design e creativitร .
In pochi riuscirono nellโ€™impresa di produrre oggetti in maiolica di cosรฌ alto valore artistico e tra i maggiori creatori spiccarono i derutesi e gli eugubini, cosรฌ da creare una sorta di monopolio. Le maioliche divennero di gran moda fra il Quattrocento e Cinquecento: prima quelle importate dalla Spagna e poi quelle di Deruta e di Gubbio, che diventarono cosรฌ parte dei corredi domestici e degli arredi delle case reali e delle piรน importanti famiglie d’Europa.

 

Maiolica. Ratto di Elena 1540. Francesco Xanto Avelli. Parigi. Museo del Louvre

 

Le maioliche a lustro di Deruta coinvolgono il visitatore con i bellissimi ritratti di dame elegantemente vestite, Madonne, Santi e cavalieri; quelle di Gubbio invece, raffigurano i miti antichi, cogliendo in pieno lo spirito del tempo.
Molti oggetti di uso quotidiano, come vasi e albarelli famosi per il loro uso farmaceutico, diventarono, grazie a una decorazione ricca ed esuberante, oggetti da ammirare. Ne sono un esempio i piatti da pompa destinati non a essere ammirati al centro di una tavola imbandita, ma a essere esposti come vere opere dโ€™arte, con le loro raffigurazioni di immagini sacre, profane e scene di combattimenti.
La mostra quindi accompagnerร  il visitatore alla scoperta della storia di una delle tecniche piรน affascinati, ma anche piรน complicate della produzione ceramica umbra.

Con la sua copertina e ben due articoli dedicati allโ€™arte della ceramica umbra – in particolare quella derutese – AboutUmbria Collection Yellow si pone come ambasciatore dellโ€™eccellenza regionale allโ€™interno di Buongiorno Ceramica, la festa diffusa della ceramica italiana promossa dallโ€™AiCC – lโ€™Associazione Italiana Cittร  della Ceramica.

La rivista Yellow

A ospitare la presentazione, che si terra venerdรฌ alle ore 19, sarร  la Sala Conferenze del Museo regionale della Ceramica di Deruta. Dopo i saluti delle autoritร , interverranno il presidente dellโ€™associazione AboutUmbria Sonia Bagnetti, la storica dellโ€™arte Claudia Bottini, la ceramista e Maestro dโ€™Arte Carla Corna, il presidente della Fondazione Archeologia Arborea Isabella Dalla Ragione e Gabriele Lena, geologo del Laboratorio di Scienze della Terra di Spoleto.

Come rivista da collezione, AboutUmbria Collection compie un excursus tra gli aspetti noti e meno noti della regione, correndo lungo la linea gialla che collega i pastifici industriali agli antichi mestieri del lago Trasimeno, i mosaici di Orvieto ai grifi miniati dei manoscritti medievali, la frittata al limone torgianese ai frutti dimenticati. Non poteva certo mancare la ceramica che, con i suoi gialli arabeschi, caratterizza da tempo immemore non solo la produzione artigianale della nostra regione, ma anche la trasformazione del gusto nellโ€™arredare casa e tavola.

 

rivista eccellenze umbre

Un ritorno da non perdere, quello delle ventiquattro maioliche rinascimentali, che dopo cinquecento anni tornano a Deruta.

Vaso con un asino sdraiato. Deruta 1500

 

Presentata alla Frieze Masters di Londra del 2017, la piรน importante fiera di arte antica e moderna del Regno Unito, lโ€™edizione italiana dellaย mostra Sacred and Profane Beauty Deruta Renaissance Maiolica รจ curata dal Museo della Ceramica di Deruta ed รจ visibile fino al 30 giugno. Provenienti da collezioni private, le opere sono state selezionate da Camille Leprince e Justin Raccanello con la consulenza di Elisa Paola Sani, collaboratrice del Victoria & Albert Museum ad oggi tra i massimi esperti di ceramica rinascimentale.

Un percorso tra le maioliche

Attraversando le sale del museo si entra in luogo affascinante dove le opere esposte rappresentano la bellezza sacra e profana, come ricorda anche il titolo della mostra. La pittura umbra, in particolare quella di Pinturicchio e Perugino, viene resa immortale grazie allโ€™abilitร  dei maestri vasai derutesi che fabbricarono maioliche policrome tra Quattrocento e Cinquecento.
La cittร  di Deruta, fin dal Medioevo, รจ stata il palcoscenico per lโ€™arte dei maestri vasai; la massiccia presenza degli artigiani รจ dovuta alla facile reperibilitร  nel territorio dellโ€™argilla, presente in grande quantitร  nelle colline derutesi e nei depositi alluvionali del Tevere. Questa nobile arte si รจ sviluppata grazie alle notevoli vie di comunicazione presenti nel territorio. La cittร  รจ stata il centro di un intenso movimento artistico e commerciale, anche perchรฉ molti maestri vasai da tutta Italia si sono stabiliti a Deruta, spinti dallโ€™esenzioni fiscali concesse per favorire il ripopolamento della cittร , dopo lโ€™epidemia di peste del 1456.

 

Piatto da pompa con eroe con elmo da parata. Probabilmente di Nicola Francioli

La regina della ceramica

รˆ proprio in questo periodo che lโ€™arte umbra, dipinta nelle grandi pale dโ€™altare dagli artisti del Quattrocento, viene impressa sulla ceramica. In questo ambito la produzione derutese รจ quanto mai variegata sia per le qualitร  che per le tecniche. Un tripudio di forme, colori, motivi decorativi e repertori iconografici, sono impressi nella ceramica. Tra le opere piรน affascinanti esposte ci sono i grandi piatti da pompa (alcuni superano i 40 cm di diametro). La presenza di fori testimonia che essi potevano essere appesi a scopo decorativo e pronti per essere usati per occasioni speciali. Lo schema decorativo tradizionale prevede un motivo ornamentale sul bordo che incornicia la scena principale, dove possiamo vedere: Giuditta con la testa di Oloferne, San Francesco che riceve le stimmate, David con la testa di Golia, una crocifissione, e la nascita di Adone. Alcuni sono decorati con nobildonne e dame, vestite con eleganti abiti esaltati dalla preziosa lustratura, le quali stringono tra le mani lunghi cartigli con iscrizioni complesse, proverbi, scritte moraleggianti e persino una poesia di Petrarca. Le dame ricordano quelle dipinte dal Perugino e da Pinturicchio, in particolare una di queste richiama alla mente la Sibilla delfica del Pinturicchio dipinta nel soffitto della Sala delle Sibille negli appartamenti Borgia in Vaticano, ed una Madonna con il bambino ricorda la Madonna di Foligno di Raffaello, ora conservata alla Pinacoteca Vaticana.
Altri piatti da pompa invece recano gli stemmi di nobili famiglie umbre; come quello dei Baglioni, signori di Perugia, o quello con lo stemma della famiglia Crispolti. Inesauribili furono quindi le fonti di ispirazione per i maestri vasai.

 

Piatto da pompa con David con la testa di Golia. Deruta 1560

Il Co di Deruta

A seguito di recenti scoperte archivistiche รจ stato possibile ricostruire il lavoro di Nicola Francioli, conosciuto come il Co o Il Co di Deruta, maestro vasaio attivo dal 1513 al 1565.
Il piatto da pompa piรน illustre รจ proprio quello del maestro Francioli: la Nativitร . Rappresentazione cara al Perugino, che in Umbria realizzรฒ tre versioni di questo soggetto e a Pinturicchio che ne dipinse una a Spello nella Cappella Baglioni. La scena sacra รจ stata dipinta con piรน tonalitร  di blu e arancio, la sacra famiglia al centro della composizione รจ in preghiera; la Vergine รจ inginocchiata e San Giuseppe, in piedi, sembra proteggere il Bambino adagiato sopra un cuscino. Alcuni pastori arrivano a rendere omaggio al Re dei Giudei e tre angeli nel cielo recano in mano un cartiglio. Sullo sfondo si nota la cittร  di Gerusalemme.
ยซSono molto amati i vasi di terra cotta quivi fatti, per essere talmente lavorati, che paiono dorati. Et anche tanto sottilmente sono condotti, che insino ad hora non si ritrova alcun artefice nellโ€™Italia.ยป
รˆ con queste parole che Leandro Alberti nellโ€™opera Descrittione di tutta Italia (1550) ย fa conoscere lโ€™eccellenza della ceramica prodotta dai maestri vasai in tutta Italia.

 

Piatto da pompa con la Nativitร . Nicola Francioli detto Co di Deruta. Deruta 1520-1530

Cocci, vetri rotti, ossa e maioliche decorate. Oggetti, che quasi tutti definiremmo spazzatura, sono stati puliti e catalogati e ora sono esposti nel museo di Casteldilago, in provincia di Terni. La mostra, non a caso, รจ stata chiamata Rubbish: tre secoli di ceramiche ed รจ stata curata da sir Timothy Clifford, studioso inglese che, dopo aver diretto la sezione ceramiche del Victoria & Albert Museum, la sezione disegni del British Museum, essere stato direttore della Galleria nazionale di Scozia e direttore del museo di Manchester, ha deciso di dedicare il tempo concessogli dalla pensione alle ceramiche del piccolo borgo umbro. รˆ stato proprio il critico dโ€™arte a raccontarci la storia del ritrovamento e lโ€™idea di esporle in un museo.

La scoperta

A trovare i numerosi oggetti di uso comune รจ stato Angelo Francucci, appassionato imprenditore della zona che fin dallโ€™etร  di quindici anni si รจ dedicato alla ristrutturazione del paese. รˆ stato, infatti, proprio durante alcuni lavori che Francucci si รจ trovato davanti a un butto, cioรจ unโ€™antica discarica. Nata come una cisterna, probabilmente avvelenata, si รจ trasformata nel posto perfetto per gli scarti provenienti da resti alimentari, oggetti in metallo, pezzi di vetro, di ceramica e carcasse di animali.

Un tesoro buttato via

Incuriosito, lโ€™imprenditore ha deciso di mostrarli ai coniugi Clifford che hanno la propria residenza estiva nel borgo. Timothy ha subito capito di essere davanti a straordinari reperti che vanno dal Medioevo fino al 1500. Raccolti tutti i pezzi, lo studioso ha iniziato a ricomporre gli oggetti come se fossero veri e propri puzzle e, pezzo dopo pezzo, gli รจ sembrato sempre piรน evidente che quelle che aveva davanti agli occhi erano ceramiche di straordinaria fattura, molte delle quali provenienti da Deruta. Andando avanti con gli studi ha infatti scoperto che Deruta apparteneva alla diocesi di Spoleto, alla quale apparteneva anche Casteldilago che nel Medioevo era una fortificazione abbastanza importante, e per questo gestita da diversi governatori che, spostandosi spesso, una volta finito il loro mandato, alleggerivano il loro carico buttando tutto ciรฒ che non sarebbe servito nella nuova dimora. A testimonianza di ciรฒ ci sono molti pezzi decorati con gli stemmi di famiglie nobili come gli Orsini, i Medici, i Lauri e i Clementini.

 

La produzione locale

Mentre avanza tra le teche orgoglioso, la moglie Jane racconta come abbiano fatto una scoperta ancora piรน importante. Molti pezzi sono accomunati da singolari caratteristiche che hanno portato a capire che molto probabilmente una fabbrica di ceramica si trovava anche a Spoleto. Timothy ha trovato un documento contenente un accordo tra due bancari di Spoleto, un vasaio di Deruta e un vasaio di Faenza. Inoltre, vicino allโ€™anfiteatro e vicino al Palazzo di Spoleto, ha trovato altri frammenti con le stesse singolari caratteristiche. Nulla tuttavia confermava lโ€™idea della fabbrica di ceramica a Spoleto finchรฉ Duccio Marignoli, presidente della The Marignoli di Montecorona Foundation,ย durante i lavori per risistemare una fogna ha trovato degli scarti di fornace con gli stessi disegni. Infine molti pezzi sono stati trovati nella Rocca di Spoleto, ma alcuni anche in quella di Narni e confermano la presenza di una produzione locale.

 


Per prenotare visite al museo:
Durate orario d’ufficio: +39-0744388710
Fuori dall’orario d’ufficio: +39-3357529230

 

Per saperne di piรน su Arrone

Deruta appartiene al Club de
I Borghi Piรน Belli d’Italia

 


Nella storia della formazione dei borghi storici italiani, รจ noto che sia arrivato un momento in cui da semplici strutture difensive spesso a presidio di vie di comunicazione, essi siano poi diventati veri e propri snodi commerciali, spesso specializzati in peculiari produzioni. A quel tempo, la differenza tra artisti e artigiani era piuttosto labile; il giudizio di valore su alcune capacitร  umane โ€“ come la pittura e la scultura – piuttosto che su altre, sarebbe arrivato solo nel Cinquecento, generando a sua volta una gerarchia di classi nelle produzioni artigiane.

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Guardando tuttavia a Deruta – alle sue decorazioni, ai suoi fregi e ai suoi inserti di ceramica โ€“ spesso si perde la cognizione di cosa sia lโ€™arte e cosa lโ€™artigianato. Basta fare una passeggiata per le vie della piccola cittadina per rendersi conto di quanto la ceramica sia pervasiva di queste contrade, e di come quella che era a tutti gli effetti unโ€™arte si sia trasformata in una forma di artigianato non tanto per unโ€™inferioritร  nei confronti di discipline โ€œnobiliโ€ come la pittura e la scultura, quanto per la sua capacitร  di essere popolare.

Le strade della tecnica

La parte sud di questo comune che presidia il fiume Tevere รจ dominata da una stella che, impiantata nel terreno come un meteorite caduto dal cielo, rappresenta una figura femminile. Realizzata dagli allievi della Scuola Internazionale dโ€™Arte Ceramica Romano Ranieri, inaugura la via Tiberina, incorniciata da prunus dai colori saturi, da cui si dipartono numerose stradine laterali dai nomi suggestivi quanto testimoni di una tradizione vecchia di secoli, in cui la specializzazione era tale da generare addirittura dei segreti professionali.

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L’opera realizzata dalla Scuola Internazionale d’Arte Ceramica Romano Ranieri, all’ingresso di Deruta

 

La serie di vie che si intersecano a pochi metri dalla superstrada ha a che fare con le diverse fasi della produzione delle ceramiche artistiche che di questo luogo sono caratteristiche. Via dei Fornaciai, dei Tornianti, dei Modellatori, degli Stampatori, ma anche dei Pittori e dei Decoratori, fanno riferimento alla lavorazione della materia prima โ€“lโ€™argilla, a cui รจ dedicata una via nella parte nordย  – prima impastata in modo che le bolle dโ€™aria e la compattezza non facciano aprire delle crepe sul prodotto finito, e poi modellata. In base alla complessitร  e alle fattezze del prodotto da ottenere, si avrร  una modellazione a colombino โ€“ nel caso delle coppe –ย  a lastre, a stampo โ€“usato principalmente per i piatti โ€“ o al tornio โ€“per vasi, lampade o addirittura piatti da portata.

Decorazioni cittadine, Deruta

Ai tornianti รจ dedicata unโ€™intera via perchรฉ utilizzare il tornio -almeno quello a pedale โ€“ era sinonimo di un alto grado di specializzazione: lโ€™oggetto doveva essere creato a partire da un unico panetto di argilla, il che significava che lโ€™artigiano doveva essere in grado di prevedere quanta ne potesse occorrere per dare vita ad un certo oggetto con una certa forma e con un certo spessore. La difficoltร  stava poi nel mantenere costante la velocitร  di rotazione del tornio, in modo da concedersi il tempo necessario a modellare la materia, a scavarla, ad allungarla e a contorcerla, per donarle proporzioni equilibrate e affusolate. La diffusione dei torni elettrici non ha poi cambiato cosรฌ tanto lo stato delle cose: quello del torniante รจ un lavoro difficile e altamente specializzato, al pari di quello dello stampatore, che deve essere in grado di creare uno stampo in gesso, formato da un pezzo unico o addirittura da molteplici, per riprodurre un prototipo assegnatogli, senza ovviamente rompere il manufatto al momento del distacco.

Firme illustri

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Una piccola fornace per la ceramica a lustro, conservata nel chiostro del Museo della Ceramica, Deruta

Continuando a camminare, via dei Decoratori incontra un quartiere le cui strade sono dedicate a personalitร  piรน o meno note che hanno scritto la storia del piccolo borgo umbro.
Via Francesco Briganti รจ la prima: questo notaio derutese fondรฒ nel 1898 il Museo della Ceramica donando pezzi di sua proprietร , ma โ€“cosa ancora piรน importante โ€“ finalizzรฒ la ricerca storico-filologica alla creazione di laboratori dedicati agli artigiani. Alla Pinacoteca Comunale di Deruta restano invece una quarantina di opere di un altro filantropo, Lione Pascoli, che, appassionato di collezionismo, era riuscito a raccogliere ben trecento opere di arte minore, tra cui nature morte, battaglie, bambocciate. La via a lui dedicata si interseca con quella che porta il nome di uno dei piรน grandi promotori della cultura ceramica degli inizi del XX secolo: Alpinolo Magnini, a cui รจ dedicato anche il liceo artistico locale, che contribuรฌ dapprima ad integrare la collezione del museo con disegni ad acquerello di maioliche antiche, poi a rinnovare la ceramica a lustro in stile raffaellesco basandosi su unโ€™antica ricetta. Magnini fu anche direttore tecnico-artistico della Societร  Anonima Ceramiche, della Societร  Maioliche Deruta e della CIMA โ€“Consorzio Italiano Maioliche Artistiche; per ammirare perรฒ edifici che ne portano il nome, รจ necessario inerpicarsi lungo le strette vie del borgo vero e proprio. Da via Magnini si svolta dunque a destra e si oltrepassa via Nicolรฒ di Liberatore, meglio conosciuto come Lโ€™Alunno a causa di un errore del Vasari: questโ€™ultimo infatti scambia lโ€™iscrizione alumnus funginie per un soprannome, mentre ne indicava soltanto la provenienza folignate. Resta il fatto perรฒ che il pittore, famoso per le sue teste ritratte dal vivo, sia lโ€™unico artista del Rinascimento umbro ad essere citato dal famoso biografo degli artisti. Insieme al suocero fu autore, nel 1458,ย della Madonna dei Consoli, conservata alla pinacoteca comunale di Deruta.

Dettagli della Chiesa di San Francesco da Chiostro del Museo della Ceramica, Deruta

Una struttura urbanistica particolare

Salendo ancora e passando sotto il vecchio semaforo sospeso che caratterizza il quartiere chiamato borgo โ€“dal nome della strada che lo taglia a metร , via Borgo Garibaldi, incorniciata da alberi e da un muro litico glassato di decori in arabesco e dalle mattonelle degli artigiani locali โ€“ sulla sinistra si apre una maestosa scalinata: domina lโ€™intero paesaggio sottostante, infilandosi poi sotto un arco abbellito da piatti decorati e brocche incastonate nella pietra.

Una delle porte di accesso al borgo

Alzando lo sguardo, si notano alberi di nespole pendere da terrazzamenti posti ad un livello ancora superiore: questo รจ un tratto caratteristico di Deruta, dove lโ€™irregolaritร  e lโ€™asimmetria delle costruzioni si sposano con gli innumerevoli livelli del tessuto urbano, a volte difficili da indovinare.
Camminando perรฒ tra viuzze anguste ed erte, spesso cieche, รจ possibile individuare edifici storici e altri dallโ€™aspetto quanto mai folkloristico: รจ il caso della Societร  Anonima Maioliche sopracitata, caratterizzata da unโ€™elegante entrata in stile Liberty che si apre tra edifici dai tratti pressochรฉ comuni, che risente perรฒ dellโ€™incuria e degli sbalzi termici. La maiolica รจ infatti soggetta a fratture e distaccamenti, nel momento in cui รจ esposta alle intemperie.

Le pareti corazzata dell’Antica Fornace, Deruta

Portoni fregiati e facciate punteggiate da figure di donne, ci conducono ai piedi della seconda tipologia di edificio, quella piรน caratteristica: tra tutte le fornaci disseminate nel tessuto urbano, sicuramente quella antica รจ una costruzione dai tratti pittoreschi, spesso grotteschi, composta comโ€™รจ da squame di ceramica di recupero. Le spioventi pareti esterne sono infatti ricoperte di mattonelle, piatti, coperchi o addirittura di semplici frammenti, al punto da donarle lโ€™aspetto di una burlesca fortezza.

Dettaglio delle pareti esterne dell’Antica Fornace

รˆ difficile distogliere lo sguardo dalla visione dโ€™insieme degli innumerevoli frammenti, ma via El Frate โ€“ soprannome di Giacomo Mancini, altro grande pittore di coppe e piatti con soggetti tratti da Le Metamorfosi di Ovidio (XVI secolo) โ€“ ci aspetta.
Dopo una breve salita, si arriva allโ€™Istituto Statale dโ€™Arte Alpinolo Magnini, anchโ€™esso abbellito da un caratteristico fregio. A fronteggiarlo, Piazza dei Consoli, dalla forma allungata di un viale, sul quale ogni anno si disputa il caratteristico Palio della Brocca. Vi si aprono lo scarlatto Municipio e la Chiesa di San Francesco, ristrutturata con la locale pietra scura, un tranquillo gigante che sembra coccolare la piazza, soprattutto nella parte terminale, dove gli spazi si riducono e comprimono. Questo snodo รจ di particolare bellezza: a differenza di molte chiese tipiche dellโ€™Italia centrale, il maggiore edificio religioso di Deruta ha unโ€™entrata un poโ€™ in sordina, posta comโ€™รจ lungo una via piuttosto stretta e discosta rispetto alla spaziosa Piazza dei Consoli. Questa ombrosa via conduce altresรฌ al placido chiostro del Museo della Ceramica, dove spiccano una piccola fornace per la ceramica a lustro e un elce dalle ombrose fronde.

Materiali pregiati

A malincuore abbandoniamo le tranquille mura del complesso per riscendere a valle; attraversiamo un giardino pubblico di rara bellezza, una sorta di balcone su Deruta dove persino le panchine e la fontanella sono decorate con gli arabeschi tipici dellโ€™artigianato artistico locale. Una serie pressochรฉ infinita di scalette ci permette di scendere poi attraverso gli innumerevoli livelli su cui si sviluppa il borgo, fino a giungere alla fine di via Fratelli Maturanzio, una coppia di artisti del XVI secolo la cui memoria si perde ormai nelle pieghe del tempo.

Le splendide panchine decorate dei giardini pubblici, Deruta

A fare da tappo alla discesa, la Chiesetta di Madonna delle Piagge che, dopo qualche centinaia di metri, lascia spazio a due significative vie: via Verde Ramina e via della Zaffera. Il primo, insieme al bruno di manganese, รจ il colore della ceramica arcaica, caratterizzata da motivi geometrici, floreali o zoo-antropomorfi; il secondo trae il proprio nome dallo zaffiro, ovvero il colore blu che, durante la cottura, si gonfiava, restituendo motivi vegetali, emblemi e creature fantastiche a rilievo. รˆ importante comprendere il procedimento di decorazione del biscotto, ovvero del pezzo ottenuto dopo la prima cottura, perchรฉ in questa fase i colori cambiano. Dopo essere stato smaltato e decorato, il pezzo viene cotto una seconda volta in modo che i colori vetrifichino e assumano la loro reale tonalitร : il verde ramina da nero diventa del caratteristico pallido verde, mentre il blu resta uguale, ma temperature troppo elevate fanno sciogliere lโ€™ossido di cobalto, eliminando il decoro.

Scorcio di Deruta da via El Frate

Ci sono anche altre tecniche di decorazione, di cui sono testimonianza le vie che fendono la parte nord di Deruta: via del Mosaico, spesso dorato in oro zecchino, via del Riflesso, via dei Lustri โ€“ di cui fu innovatore il giร  citato Alpinolo Magnini – via del Raku, che lascia spazio a tradizioni ceramiche dโ€™oltremare, via dellโ€™Arabesco, del Raffellesco e via dellโ€™Engobbio, che fa il paio con via del Bianchetto. Queste ultime due sono tecniche strettamente connesse: il bianchetto รจ lโ€™altro nome della mezza maiolica, e consiste nel rivestire lโ€™oggetto con lโ€™ingobbio (o engobbio), cioรจ uno strato di argilla liquida e bianca, poi decorata o incisa. Questo procedimento veniva adottato quando ancora non si usava la cottura a biscotto e lo smalto a base di stagno risultava troppo costoso. La cottura avveniva solo una volta, dopo che lโ€™oggetto era stato rivestito con un sottile strato trasparente.
Significativa รจ la presenza di via dellโ€™Argilla che si inerpica verso le colline ancora poco urbanizzate che gli guardano le spalle: non รจ difficile immaginare generazioni e generazioni di ceramisti reperire la materia prima alle falde di queste alture, come pure nei depositi alluvionali del grande fiume Tevere che scorre poco piรน in basso.

 

Per saperne di piรน su Deruta

 


 

 

arte liberty in umbria

Titolo: Il Liberty in Umbria.

Architettura โ€“ Pittura- Scultura e Arti decorative. Architecture โ€“ Painting โ€“ Sculpture and Decorative Arts

Curatore: Maurizio Bigio

Editore: Fabrizio Fabbri

Anno di pubblicazione: 2016

ISBN: 97888677806886

Caratteristiche: 231 p., formato cm 28 x 24,5, numerose illustrazioni fotografiche a colore, brossura illustrata con bandelle.

Prezzo: โ‚ฌ 35,00

 

 

ยซQuesta pubblicazione nasce dallโ€™interesse che ho sempre avuto per le arti in genere, per la pittura, la scultura, lโ€™architettura e la fotografia. Sono stato sempre interessato al Bello.ยป

L’autore

รˆ con queste parole che Maurizio Bigio, laurea in Economia e Commercio e trentasette anni di attivitร  svolta come Dottore Commercialista, parla della sua ultima impresa โ€œnel campo delle artiโ€. Avventure non nuove per lui che si รจ da sempre cimentato nel campo artistico come musicista, raggiungendo importanti traguardi che lo portarono, negli anni Settanta, a collaborare con i maggiori cantautori del periodo e a pubblicare lโ€™LP Rock Bigio Blues. Recentemente ha ampliato i propri orizzonti artistici dedicandosi alla fotografia, collaborando alla realizzazione del nuovo catalogo del MUSA (Museo dellโ€™Accademia di Belle Arti โ€œP. Vannucci di Perugia) a cura di Fedora Boco e al volume Ferdinando Cesaroni curato da Luciano Giacchรจ.

L’argomento

Lโ€™argomento del Liberty nella nostra regione era stato affrontato precedentemente solo dal professor Mario Pitzurra quando nel 1995 pubblicรฒ per Benucci Editore, Architettura e ornato urbano liberty a Perugia, testo ormai introvabile, che aveva il limite, dichiarato dallโ€™autore, di occuparsi solo della realtร  del capoluogo. Infatti รจ lo stesso Pitzurra che concludendo la presentazione della sua opera si augura che ยซ…altri seguano il mio esempio, possibilmente estendendo la ricerca al resto dellโ€™Umbria.ยป

Ed ora, a distanza di ventโ€™anni, Maurizio Bigio raccoglie la sfida con lo scopo, riuscito, di svegliare lโ€™interesse per una parte di questโ€™arte novecentesca poco studiata nella nostra regione.

La pubblicazione

Il Liberty in Umbria, vede la prefazione di Anton Carlo Ponti ed รจ corredata dai testi di Federica Boco, Emanuela Cecconelli, Giuliano Macchia, Maria Luisa Martella, Elena Pottini, Mino Valeri oltre che dello stesso Bigio.

La pubblicazione suddivisa in sedici capitoli, percorre la regione da nord a sud toccando i centri di Cittร  di Castello, Perugia, Marsciano, Deruta, Foligno, Spoleto, Terni, Allerona, Avigliano, Acquasparta e Narni.

E lโ€™interesse dellโ€™autore non si ferma solo allโ€™architettura, ma con occhio attento si sofferma anche sui particolari decorativi in legno, ferro battuto, ceramica, vetro e, dove possibile, anche sulle decorazioni pittoriche presenti allโ€™interno delle abitazioni.

Un interessante capitolo, a cura di Elena Pottini, รจ dedicato alla scultura liberty al Cimitero monumentale di Perugia, mentre Fedora Boco delinea i protagonisti di questa stagione con una piccola biografia e relativa bibliografia. Non mancano testimonianze fotografiche del liberty perduto come il negozio della Perugina o le decorazioni allโ€™interno del Bar Milano. A completare lโ€™interessante volume la traduzione dei testi in inglese a cura di Eric Ingaldson.

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Se esiste un modo di viaggiare etico e in piena armonia con i luoghi รจ sicuramente in mongolfiera. Peter Kollar รจ un pilota ungherese che ha vissuto per lungo tempo in Nuova Zelanda e da quattro anni si รจ trasferito con la sua attivitร  tra le dolci colline tra Bevagna ed Assisi. Si prende cura dei suoi passeggeri facendo viveve loro un’esperienza unica e totalizzante. Tutto inizia una mattina alle sei, con il bel tempo e i venti moderati. Dalla Cantina Dionigi parte un minibus che conduce alla pista poco distante. L’equipaggio si prepara per l’operazione di gonfiaggio con i ventilatori industriali che producono il vento: si assiste cosรฌ alla rinascita dell’enorme sfera arancione, che sembra svegliarsi insieme al sole.

Il lento fluire del tempo

Alta, gonfia e carica di persone รจ pronta per il decollo. Si accendono i bruciatori e lentamente s’innalza. In quel momento ci si accorge della magia che pervade ogni cosa: tutto intorno รจ silenzio, รจ lentezza. La natura penetra e ingloba l’enorme mongolfiera, le indica la rotta dirigendosi a volte verso Assisi, a volte si scorge il lago Trasimeno, con un cambio repentino di paesaggi e di colori. Sospesi, si sorvolano le ampie distese di grano e poi i gialli girasoli, gli oliveti e i filari d’uva. Un viaggio panoramico che, come in un flashback, riporta alle origini. In quell’ora padroneggia il silenzio, mentre gli sguardi voraci raccolgono tutto ciรฒ che avviene giรน sotto cercando di interpretare ogni dettaglio. รˆ tutto talmente lento che si dimentica il tempo che passa e, mentre si scende sul primo campo non coltivato individuato dal pilota, ti ritrovi protagonista di quel paesaggio.

Una tavola imbandita

Arrivati a terra c’รจ la navetta ad aspettare e si raggiunge la cantina da dove si รจ partiti. L’esperienza continua, non si ferma qui.
Ad attendere, in cantina, una tavola colma di profumi e sapori prelibati provenienti dai prodotti tipici di queste zone e accompagnati da dell’ottimo vino prodotto proprio qui. Ancora negli occhi i paesaggi sorvolati che si riscopre, in quei sapori, tutta la terra appena attraversata. In alcuni casi, soprattutto negli eventi piรน esclusivi, la colazione viene allestita all’aperto, nella vicina chiesetta della Madonna Pia con tovaglie tessute dagli artigiani di Montefalco e le ceramiche di Deruta decorate a mano. La stagione da maggio a settembre ha una gamma di colori cosรฌ ricca che ogni viaggio รจ diverso, la natura regala emozioni ed il viaggiatore si sente parte integrante del paesaggio, fuori dal contemporaneo: quasi come far parte di un antico dipinto.

 

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