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Beverly Pepper, Michelangelo Pistoletto, Arnaldo Pomodoro, Bruno Liberatore e Michele Cascella sono cinque artisti contemporanei che, con numerose sculture, hanno arricchito i giardini umbri.

Loro sono solo la punta dell’iceberg di una lista infinita di artisti che hanno amato l’Umbria e hanno voluto lasciare qui le loro imponenti tracce. Adesso che non ci sono più uomini come gli eroi a cavallo o come i senatori romani da immortalare (l’unica eroina a cavallo è Anita Garibaldi a Roma, ma è relegata in un angolo) le sculture hanno preso un indirizzo diverso e, sulla ribalta artistica, hanno avuto finalmente visibilità anche artiste scultrici come l’americana Beverly Pepper.

 

Beverly Pepper

 

Da almeno quattro decenni gli spazi aperti del mondo sono stati arredati con sculture verticali di dimensioni ciclopiche. Qualunque sia il materiale usato dagli artisti, pietra, metallo o legno, generalmente predominano verticalità e grandezza. Anche qui in Umbria, dove niente ha la vertigine della verticalità, si trovano numerose installazioni di questo tipo. La più originale e, destinata a durare nel tempo, è sicuramente quella di Michelangelo Pistoletto ad Assisi. Si entra nel bosco di San Francesco, si scende la collina fino a fondo valle dove si è accolti da un giardino pieno di olivi. In Umbria non ci si emoziona certo per gli olivi, alberi consueti, ma se si sale sulla postazione messa lì, ci si trova a galleggiare al di sopra delle chiome. Da questo punto di vista è tutto diverso. Gli olivi hanno una disposizione precisa e inattesa: quella del simbolo dell’infinito così ricco di significati. Ecco che anche gli alberi diventano arte!
Un parco piccolo e molto diverso si trova a Castelbuono: qui il Comune ha aperto il parco delle sculture. Queste però non sono ciclopiche e sono firmate da artisti locali. Sono armoniosamente sparse su un terreno in salita, in mezzo ai vitigni della cantina Lunelli. Ogni anno, inoltre, il parco viene arricchito con una nuova opera.

 

Bruno Liberatore

 

Altre installazioni sono a Brufa, vicino a Torgiano, dove la valle si apre e piccole colline la marcano. Sulla sommità di una collinetta molto panoramica, Bruno Liberatore ha innalzato una nuova Stonehenge. Si tratta di colonne piramidali realizzate in Corten, un materiale molto usato dagli artisti che sembra ferro arrugginito mentre è acciaio protetto dalle intemperie. Qui ci troviamo dunque di fronte a sei piramidi di diversa struttura, ma di altezza simile, che dalla sommità della collina dominano la valle di Torgiano e che, grazie al Corten, al tramonto sembrano prendere vita. Queste sculture sono fatte per essere toccate, per passarvi attraverso e guardare il panorama da diverse angolazioni. Poi c’è Todi, una città ormai dedita all’arte o meglio aperta a tutte le arti. La prima opera si incontra uscendo dalla funicolare che sale dal parcheggio. Ad accoglierci sono le frecce di Arnaldo Pomodoro: frecce in alluminio che puntano verso il cielo. Il complesso più spettacolare tuttavia è sulla collina di Todi, non per niente dedicata a Beverly Pepper.

 

Arnaldo Pomodoro

 

La Pepper è un’artista americana che approdò a Todi negli anni ’50 e, stregata dal luogo, lo scelse per viverci. Non tornò quindi più ad abitare in America e Todi divenne la sua residenza permanente. Anni dopo, a sua volta, fu Todi ad adottare l’artista. Così la Pepper si sentì in dovere di ringraziare il Comune con un regalo molto speciale: donò alla città numerose sue opere; queste ora si trovano disseminate ovunque sulla collina. Sono sparse sulla salita che dalla chiesa della Consolazione sale fino al parco in cima al colle e sulla sommità sono state rizzate le sue colonne che affiancano le antiche mura.
Non posso concludere senza ricordare Tuoro sul Trasimeno dove c’è l’installazione più antica, che risale agli anni ’80. Vari artisti, guidati da Cascella, hanno voluto commemorare la famosa battaglia tra Romani e Cartaginesi, che ebbe luogo proprio lì nel 217 a.C.  Una delle poche sconfitte di un esercito imbattibile. E questo è solo l’inizio.

I turisti stanno tornando. A Roma si vedono già file di persone al seguito di una bandierina. A Venezia ancora si riesce a circolare ma ben presto la città sarà totalmente occupata da nuove ondate di visitatori. Firenze si sta preparando.

Il Carapace di Arnaldo Pomodoro

 

Qui in Umbria i turisti iniziano ad arrivare e, se il virus non ci sorprenderà ancora, con l’estate si farà nuovamente il pieno. È un peccato che i percorsi delle visite siano, ancora oggi, focalizzati quasi esclusivamente sui tour classici: Giotto, San Francesco, Orvieto e il medioevo dei borghi. L’Umbria centrale, infatti, è ricca anche di moderne opere di architettura e di scultura, ma purtroppo non si incontrano turisti ad ammirarle. Lì hanno lavorato archistar e artisti famosi; tra loro troviamo niente meno che l’artista Arnaldo Pomodoro. Le sue sfere di bronzo, che rappresentano il mondo, sono famosissime e si vedono ovunque: da Roma a New York, passando per il cortile del Vaticano. Pomodoro ha disegnato e costruito il Carapace della cantina Lunelli, vicino a Bevagna. Si tratta di un’opera d’arte che prima si osserva da fuori e poi si gode da dentro; ha linee curve, morbide e crepe come un viso che ha vissuto. Poi si entra l’opera d’arte. Lasciando il tempo quasi eterno del Carapace ci si inoltra sotto la bellissima cupola di legno mossa e articolata; lì sotto c’è un’atmosfera raccolta dove spicca il colore rosso delle sedie, pronte ad accogliere i visitatori per far loro gustare comodamente il vino della cantina Lunelli. Un vero piacere per gli occhi, per il gusto e per lo spirito.

La chiesa di San Paolo Apostolo a Foligno

A Foligno Massimiliano Fuksas ha lavorato su un enorme spazio vuoto: la zona dove hanno vissuto i terremotati del ‘97 fino quando, dopo lunghi anni, hanno potuto avere una casa. Il comune di Foligno ha pensato allora di usare quello spazio rimasto vuoto per erigere una chiesa dedicata a San Paolo. La chiesa si presenta come un gigantesco parallelepipedo di cemento bianco, sospeso su un rettangolo vetrato. Le pareti laterali hanno delle grandi spaccature vitree che lasciano penetrare una luce soffusa. Davanti alla chiesa si estende una lunga platea di cemento, anch’essa bianca e, tutto in torno, ci sono grandi spazi dedicati alle passeggiate e al parcheggio.

Mario Botta è sceso dalla Svizzera per costruire una scuola a Città della Pieve. La costruzione riassume la storia umbra partendo dal mattone, passando per il Medioevo e approdando allo spazio aperto. La sua cifra stilistica è il mattone rosso che nel ‘600 era già stato introdotto da un altro architetto svizzero: Francesco Borromini. Il mattone si integra benissimo con l’ambiente ed è risultato più che mai indicato poiché l’Umbria è stata produttrice di mattoni fin dal periodo etrusco. La costruzione è modulata come le antiche mura medievali, ma con pareti che lasciano entrare la luce e la cultura. La scuola da una parte si affaccia sulla valle mentre dall’altra è preceduta una grande area aperta: spazio ideale per lo svago dei ragazzi e degli abitanti di Città della Pieve.
Accanto a queste vi sono molte altre opere moderne e contemporanee. L’Umbria ha anche creato tanti giardini di sculture che arricchiscono il paesaggio e portano l’arte in mezzo alla gente, anche a quella di passaggio. Di questo però parleremo ben presto.

 

Città della Pieve, foto Pino Musi. Sito www.botta.ch