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«Mi piaceva l’idea di creare una community dedicata ai cani, un luogo dove condividere non solo foto, ma anche informazioni e consigli».

Instagram, Tinder e LinkedIn riuniti in un unico social, dedicato esclusivamente ai cani. È Dog Smile una app gratuita – scaricabile sia da App Store sia da Google Play – creata dal giovane perugino Marco Nataloni (22 anni), che da amante degli animali ha pensato di radunare una community dove non solo pubblicare foto, ma anche scambiarsi consigli, mettere in contatto esperti di settore e padroni, e favorire la ricerca dell’anima gemella per eventuali accoppiamenti.

 

Marco e Brigitta

Come è nata l’idea di Dog Smile?

Dog Smile nasce con l’idea di creare una app gratuita per lo smartphone, dedicata interamente agli animali e in particolare ai cani. Riunire una comunità e dare la possibilità a chi ha un cane di mettersi in contatto con altri padroni, per chi lavora nel settore pet di mettere in mostra i propri servizi e prodotti e al contempo, agevolare gli accoppiamenti e incentivare le adozioni. L’idea mi è venuta i mente perché sono cresciuto sempre in compagnia dei cani: a casa ho sempre avuto amici che scodinzolavano e quando ero bambino sono stati i miei compagni di giochi preferiti, anche meglio degli amici di scuola. Quando torni dal lavoro e trovi loro che si aspettano, felici di vederti e senza chiedere nulla in cambio, è un momento bellissimo. Comunque, tutto è nato durante il primo lockdown, perché tante persone si sono ritrovate sole in casa con i loro quadrupedi; e proprio il cane era uno dei pochi motivi per poter uscire di casa, per molti era diventato davvero l’unico compagno di vita presente. In quel periodo ho dedicato più tempo ai social network e mi sono accorto che su Instagram erano nati tanti profili canini e quindi ho immaginato un luogo tutto dedicato a loro con un target ben specifico.

Home

 

Non c’erano già app di questo tipo nel mondo social?

La differenza rispetto a quello che oggi è già presente nel mercato, è che io ho pensato a un qualcosa che potesse unificare tutti i vari aspetti che completano il mondo dei cani. È una piattaforma in cui si mettono in contatto proprietari di cani, professionisti di settore, veterinari e associazioni. Non è un’app che si limita solo alla condivisione delle foto. Si possono creare match per l’accoppiamento, insomma, un mondo del cane in cui tutto è fatto su misura per lui. A partire dal nome stesso dell’utente e dalle informazioni personali che devono essere esclusivamente quelle del cane.

 

Un Instagram, Tinder e LinkedIn tutto in uno.

Esattamente (ride).

 

Perché Dog Smile?

Ho scelto questo nome perché nei social si pubblicano sempre i momenti positivi che si hanno con i nostri amici pelosi; inoltre mio fratello tempo fa mi ha fatto una foto con il mio jack russell: scattata dal basso sembrava che il cane sorridesse. Da qui il nome dell’app.

 

L’interfaccia poi è molto semplice da usare…

Sì, è molto intuitivo, perché è stato ricreato seguendo un po’ le linee guida di Instagram. Chiunque riesce facilmente a capirne il funzionamento. Una volta effettuata la registrazione e aver inserito i dati del cane, si deve autorizzare la geolocalizzazione. Dopodiché appare una sorta di homepage dove si guardano le foto caricate dagli utenti, si può mettere mi piace e chattare. Ci sono poi delle icone molto elementari: per trovare l’anima gemella si clicca sul cuore, mentre la sezione alimentazione è indicata con un osso. Così pure la chat è facilmente individuabile. Oltre, all’utente privato – come dicevo prima – si possono creare profili di aziende, di professionisti e anche di canili e rifugi così da agevolare le eventuali adozioni.

 

Sezione anima gemella

Come si potrà sviluppare in futuro l’app?

Il passo successivo è, nel momento in cui l’app crea un buon giro di pubblico e aumenta il volume di informazioni, quello di fare accordi con le aziende che lavorano nel settore pet food per inserire i loro prodotti all’interno della sezione alimentazione. Poi sicuramente l’obiettivo è l’internazionalizzazione: l’app è stata creata affinché prenda la lingua del dispositivo in cui viene scaricata, quindi lo step successivo è quello di arrivare negli Stati Uniti in cui è maggiore il numero di famiglie con un cane, rispetto a quelle che hanno un figlio. Oppure, un altro obiettivo è quello di entrare nel fondo di qualche azienda del settore che ha gli strumenti per portare avanti questo tipo di progetto, o perché no, come è successo già in altri casi, cedere direttamente tutti i diritti dell’app a qualcuno che ha gli strumenti e la struttura per investire nel settore. Io ho avuto un’idea, l’ho sviluppata e la voglio far crescere, però il mio lavoro principale rimane quello di portare avanti l’azienda di famiglia che esiste dal 1840. Mi piace comunque l’idea di aver creato uno strumento nuovo.

«La passione per la dispositio è il filo rosso che lega i miei interessi. L’organizzazione degli spazi, degli oggetti e soprattutto delle informazioni in sistemi complessi esercita su di me un fascino irresistibile – dal gioco dei Lego all’urbanistica, dal testo letterario al web».

Luca Rosati fa un lavoro che in pochi conoscono, ma che in molti usano. Luca è un architetto dell’informazione: semplifica l’interazione tra le persone e l’informazione, sia in spazi digitali (web, app o banche dati) sia in quelli fisici (musei, negozi). In pratica, se un sito, dopo una tua ricerca, ti consiglia anche altro è perché dietro c’è il suo lavoro.
Dopo la laurea in Lettere all’Università di Perugia e un master in tecnologia e comunicazione multimediale al Politecnico di Torino, inizia il suo percorso lavorativo, che lo ha portato a essere uno dei fondatori di Architecta – l’associazione italiana degli architetti dell’informazione – a scrivere quattro libri, l’ultimo è Sense-making: Organizzare il mare dell’informazione e creare valore con le persone e a insegnare dal 2015 allo IULM di Milano – oltre a essere richiesto da aziende pubbliche e private per facilitare il loro lavoro. In questa chiacchierata abbiamo parlato di tante cose, ma soprattutto abbiamo cercato di farci spiegare come funziona la sua professione, oggi più importante che mai.

 

Luca Rosati

Qual è il suo rapporto con l’Umbria?

È la mia terra, una terra che amo. Sono nato a Perugia e ho scelto di rimanere ad abitare in città nonostante il mio lavoro mi porta spesso in giro per l’Italia. È un luogo che mi piace, che ha contribuito anche alla mia formazione e ha alimentato le mie passioni.

In che modo?

Le città piccole a misura d’uomo, il contatto con la natura che ho avuto fin da piccolo e il suo modo di essere appartata – peculiarità che però a volte la penalizza perché non viene adeguatamente valorizzata e non si esaltano le sue potenzialità – mi hanno reso quello che sono.

Lei è un architetto dell’informazione: cosa significa in concreto?

L’etichetta che si usa è architettura dell’informazione e design dell’esperienza. Come un architetto progetta edifici fatti di mattoni, io progetto edifici fatti di informazioni. L’obiettivo è quello di organizzare le informazioni per renderle a misura di persona e per essere facilmente individuate. Progetto ambienti – fisici o digitali – affinché siano confortevoli e consultabili agevolmente, in modo che la gente non si perda. Oggi esistono spazi digitali molto complessi che spesso si fondono con il reale: ad esempio, i musei hanno entrambi gli ambienti. Ecco, con il mio lavoro cerco di rendere tutto questo accessibile.

Quanto è importante il suo lavoro, vista la mole d’informazioni che riceviamo ogni giorno?

Oggi diventa strategico. La grande informazione che abbiamo è una ricchezza ma può causare anche un effetto boomerang. Siamo sopraffatti, e fondamentale è filtrarla per usufruire solo di quella che ci occorre in quel momento o scartare quella dannosa. 10-20 anni fa era un lavoro più di nicchia, oggi è diventato molto importante.

Chi è che richiede i suoi servizi?

Aziende digitali, musei, enti pubblici, grande distribuzione. Negli spazi fisici faccio sì che le persone non si perdano, personalizzando i percorsi su misura. Intervengo sul web, sulle app… dove c’è una grossa mole di informazioni, così chi ne usufruisce riesce facilmente a trovare quello che sta cercando.

Netflix e Spotify – per fare due esempi – utilizzano, quando ti consigliano film e musica in base alle scelte fatte in precedenza, una raffinata architettura informativa. Ci spieghi meglio…

Noi vediamo l’esito finale – il film consigliato – ma perché questo avvenga in modo mirato c’è un’organizzazione, fatta in base a delle specifiche caratteristiche. C’è dietro un lavoro… il mio.

Ci racconti: come sia arriva, dai mattoncini Lego, al suo lavoro?

Dai mattoncini Lego al linguaggio il passo è stato breve. Fin da piccolo ero molto affascinato da quello che era organizzazione: guardavo i negozi di giocattoli per capire com’erano sistemati e restavo affascinato dalle cassettiere delle farmacie. Per me era un mondo perfetto, perché tutto era ordinato. È arrivata poi la laurea in Lettere, con la tesi in linguistica generale e del linguaggio: il salto successivo verso l’architettura dell’informazione è stato quasi scontato. I mattoncini Lego li puoi montare e smontare: così faccio nel mondo del web per avere la casa perfetta.

Quindi i suoi cassetti della biancheria sono ordinati?  

Non arrivo a questi estremi (ride).

Mentre parlava mi è venuto in mente il film di Christopher Nolan, Inception, in cui c’è l’architetto dei sogni, che crea scenari nei quali i personaggi si muoveranno durante l’esperienza onirica. Un po’ le due cose si avvicinano…

Sì, è un accostamento azzeccatissimo. Anche il film in sé è perfetto per raccontare il mio lavoro. perché è strutturato a più livelli come i sogni della pellicola che si incastrano. I princìpi con cui lavoro sono trasversali e si collegano tra loro: li puoi ritrovare nel web, ma anche in un film, in un libro, in una serie tv o nella musica.

Insegna all’università IULM: cosa consiglia ai suoi studenti?

Consiglio la capacità di saltare tra mondi apparentemente distanti: dal digitale alla musica o alla letteratura. C’è bisogno, in questo momento, di figure ibride – come lo sono io – per unire appunto diversi mondi. Spesso mi capita di fare da collante tra figure specializzate in un settore, che però non riescono a comunicare tra loro. Oggi questo è fondamentale!

Seguendo il suo lavoro, come riorganizzerebbe l’Umbria se ne avesse la possibilità?

L’Umbria ha una base di partenza eccellente, però i percorsi per far scoprire le sue potenzialità non vengono sufficientemente spinti, ci sono tesori che spesso restano nascosti. Cercherei di rilanciare le strade – non parlo solo di quelle fisiche – per far scoprire questo mondo. Ci sono esperienze come il Sagrantino che lo ha fatto, l’esclusività è diventata un’eccellenza; questo andrebbe realizzato su più parti del territorio anche creando dei consorzi. Manca una visione completa e unita per incentivare anche altri percorsi. In concreto: chi visita Assisi o Spoleto dovrebbe non fermarsi lì e scoprire altri luoghi, e questo è possibile non solo valorizzando il singolo ma la completezza. Un po’ come fanno i siti di e-commerce: se compri questo ti può interessare anche quest’altro.

Come definirebbe l’Umbria in tre parole?

Appartata, aerea, inclusiva.

La prima cosa che le viene in mente pensando alla regione?

La stratificazione dei borghi costruiti sulle colline.

Realtà aumentata, sensori Bluetooth disseminati per le vie del borgo di Arrone e un’importante opera di recupero, restauro e risanamento conservativo per far tornare a nuova vita la chiesa dedicata a San Giovanni Battista.

È questo e molto altro il progetto vincitore del bando del Gal Ternano PSR Umbria 2014 – 2020 Recupero dei beni culturali minori al fine della loro conservazione e fruizione, i cui lavori sono ormai in dirittura d’arrivo. La splendida chiesa di Giovanni Battista (il Santo patrono di Arrone), tornerà a spalancare le porte dei suoi tesori grazie a una accurata opera di restauro degli affreschi quattrocenteschi realizzati dalla scuola di Bernardino Emilio da Spoleto secondo i canoni pittorici del Duecento (curato dalla ditta Ikluvium R.C.), ma non solo.

In giro con l'App

Scaricando gratuitamente l’App dai più famosi store (iTunes e Google Play), rintracciabile tramite motori di ricerca o link diretti (QR code) presenti nel luogo, si potrà ammirare il pregevole patrimonio storico e artistico della chiesa attraverso la realtà aumentata. Basterà puntare il tablet o il proprio smartphone in direzione di uno degli affreschi per avere in tempo reale informazioni e approfondimenti, il tutto coadiuvato da una guida vocale. Una guida museale avanzata, che permette ai visitatori un’esperienza immersiva e coinvolgente, sia in lingua italiana sia inglese. Inoltre la realtà aumentata permetterà la ricostruzione virtuale delle parti danneggiate degli affreschi, restituendo al turista l’interezza della bellezza delle opere.

 

 

Allo stesso modo, grazie all’App e a una rete di sensori Bluetooth installati per le vie dello splendido borgo e nelle frazioni limitrofe, si potrà usufruire di un’audioguida che racconterà ai turisti i punti di maggiore interesse del territorio di Arrone, come la chiesa di San Giovanni Battista, la chiesa di Santa Maria Assunta, la Torre civica, la Greenway; ma anche la chiesa di San Nicola e quella di San Valentino, la ex miniera di lignite a Buonacquisto e l’ex convento di San Francesco con il fine di far conoscere un territorio ricco di natura, storia e arte. Per facilitare la comprensione e rendere il turismo una’esperienza accessibile a tutti, è in fase di realizzazione una brochure con codifica WLS-CAA (Comunicazione Aumentativa e Alternativa), di supporto anche a soggetti affetti da disabilità, in cui verranno elencati e spiegati i monumenti più caratteristici del territorio arronese.

Antonio Luna, Presidente dell’Associazione I Borghi più belli d’Italia in Umbria – di cui Arrone fa parte – ha sottolineato: «La brochure tecnologica, progettata per la chiesa di San Giovanni Battista ad Arrone, è il terzo progetto finanziato ottenuto in pochi mesi dal gruppo di lavoro Pro.Borg.um. (Progetti per lo Sviluppo dei Borghi Umbri), coordinato dal Dottor Gabriele Lena della società Int.Geo.Mod. Credo che Pro.Borg.um sia stata la migliore intuizione dell’Associazione I Borghi più belli d’Italia in Umbria, avendo creato una struttura di progettazione gratuitamente a disposizione dei 27 borghi regionali certificati. L’App in realtà aumentata, con targa di accesso – pensata in tale occasione per la chiesa di Arrone – faceva parte del catalogo di proposte presenti nel Libro bianco dei Borghi umbri, presentato lo scorso anno ai nostri comuni associati e tuttora a disposizione. Un contributo alla crescita di moderni servizi turistico-culturali per la migliore fruizione delle bellezze presenti entro le mura dei borghi e nel paesaggio circostante. Nel congratularci con il comune di Arrone e con i progettisti per il raggiunto obiettivo, auspichiamo ulteriori e similari interventi nei borghi umbri. Ne guadagnerà l’intero sviluppo turistico regionale».

Il geologo Gabriele Lena, progettista per la parte tecnologica, spiega:«Il progetto di Arrone rappresenta un unicum nel panorama regionale nonché uno dei più interessanti interventi di marketing territoriale sia per l’alto contenuto tecnologico, sia per la metodologia applicata. L’ascolto del territorio e delle istituzioni è stato fondamentale nella progettazione degli interventi e, grazie a una profonda sinergia tra le diverse professionalità, finalmente è stato possibile chiudere un cerchio virtuoso, che parte dal restauro e consolidamento di un bene artistico sino alla sua valorizzazione e promozione nel contesto territoriale».

 

 

E, a proposito del restauro di un bene come la chiesa di san Giovanni Battista, l’architetto Filippo Schiavetti Arcangeli (progettista della parte edile e restauro) spiega come le infiltrazioni d’acqua avessero rovinato parte degli affreschi dell’altare. Affreschi di alto pregio artistico, ora recuperati in maniera chiara. Un altro intervento ha riguardato la torre campanaria: le campane sono state ammortizzate ulteriormente in modo che producano meno vibrazioni, anche per la stessa salvaguardia degli affreschi. Altri interventi hanno riguardato la facciata della chiesa (il portone), il rosone e la parte del torrino, risultato leggermente sconnesso.

 

Chiesa di Giovanni Battista

 

«Esprimo grande soddisfazione – sottolinea il sindaco, Loreto Fioretti – per la conclusione di questo importante intervento di recupero e restauro conservativo della chiesa che consentirà la restituzione di un bene importante alla nostra comunità e ai tanti turisti che potranno visitarlo. Questo progetto rappresenta una occasione unica nel nostro panorama per far dialogare il territorio e i suoi gioielli, con le più avanzate tecnologie. «Colgo l’occasione – continua il primo cittadino di Arrone – per ringraziare il Gal Ternano che ha finanziato l’intervento e tutti coloro, progettisti e ditta realizzatrice, che lo hanno portato a termine».«Infine un ringraziamento particolare all’assessorato ai Lavori Pubblici di Arrone che ha seguito i lavori».

Il bando del GAL Ternano – Recupero dei beni culturali minori al fine della loro conservazione e fruizione – attraverso cui è stato finanziato il progetto del Comune di Arrone, ha come obiettivo quello di sviluppare azioni di valorizzazione del patrimonio storico, culturale, artistico, architettonico, archeologico, paesaggistico ed etnoantropologico a fini turistici o didattico-dimostrativi. In totale il bando ha finanziato 19 progetti di altrettanti comuni dell’area, per un totale di quasi 2 milioni euro di spesa ammessa. Il bando rientra nelle azioni del Piano di Azione Locale del GAL Ternano, inserito nel Piano di Sviluppo Rurale della Regione Umbria 2014-2020.