L’eremita Giolo nacque a Sellano intorno alla metà del XIII secolo (1250-1315) e condusse una vita da eremita fatta di preghiera e penitenza presso una grotta sul monte Giove, vicino alla quale venne edificato intorno al XVI secolo l’oratorio di San Lorenzo.
A Sellano, la vita e i miracoli del Beato Eremita Giolo sono conosciuti da ogni anziano: il miracolo della brace trasportata dal santo nella sua tonaca, rimasta illesa; il miracolo della nebbia scesa sui sellanesi mentre si accingevano a far ritorno al borgo dopo aver recuperato il corpo di Giolo, sottratto dagli abitanti di un paese vicino; la sorgente scaturita nella grotta in seguito alla preghiere dell’eremita. Si narra anche di un fatto successo non molto tempo addietro sul colle di Verchiano, dove si trova la chiesina di San Salvatore: dall’unica sorgente del luogo sgorgava un’acqua freschissima, che la gente beveva per devozione al Beato. In seguito l’acqua venne utilizzata per abbeverare il bestiame e, a tal proposito, vennero costruiti i trocchi di legno nei quali le bestie si abbeveravano. Poco tempo dopo la sorgente si asciugò e i trocchi rimasero vuoti. Tolti gli abbeveratoi, l’acqua tornò di nuovo: il fenomeno è stato interpretato come segno evidente della collera di Giolo che voleva che quell’acqua fosse bevuta dai cristiani, e non dalle bestie.

Il giorno della festa del santo, inoltre, succede ogni anno un fatto interpretato anch’esso come miracolo dell’eremita di Sellano: quando i pellegrini giungono sulla spianata che si apre sotto la grotta del santo, le mosche e i tafani che avevano tormentato le bestie da soma lungo tutto i tragitto, scompaiono. La festa di Giolo cade il 9 giugno ma, per permettere una partecipazione più numerosa, è stata posticipata alla prima domenica susseguente il 10 di agosto, festa di San Lorenzo, cui è dedicata la chiesa eretta a difesa dell’altopiano sottostante la grotta.

La grotta del Beato Giolo si apre sul versante meridionale del Monte Jugo. È una cavità naturale della parete rocciosa, la cui apertura guarda verso sud-sudest. All’interno, misura metri 3,80 di lunghezza, 2,10 di larghezza. Sulla parete di fondo, prospiciente l’entrata, è stata scavata una nicchia, destinata a ospitare una lampada, annerita dal fumo. Al centro, la presenza di muschio rigoglioso rivela la tracimazione d’acqua dalla roccia, forse limitata alla stagione piovosa. Nelle piccole cavità aperte nella parete, sono stati depositati alcuni fogli piegati, forse contenenti suppliche, una croce costruita utilizzando carta stagnola, fermagli elastici usati per tenere capelli, speranze.

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