Lโincontro, organizzato dalla Scuola di Ecologia di Sapereambiente e Aboca, in collaborazione con il Centro Studi Americanistici โCircolo Amerindianoโ e lโUniversitร degli Studi di Perugia, fra gli eventi che celebrano lโEarth Day.
Una vita per gli oceani, lโesplorazione e la narrazione dellโambiente marino. In difesa di tutti gli habitat della Terra, a partire dalla โsfera bluโ degli abissi. A Perugia martedรฌ23 aprile (Centro studi americanistici, via Antonio Fratti n. 14/20, ore 17.00 โ 19.00, ingresso gratuito) si terrร un incontro con Sergio Bambarรฉn: lo scrittore peruviano naturalizzato australiano e impegnato a livello globale nella difesa degli oceani. Sergio Bambarรฉn, infatti, รจ autore di libri tradotti in piรน di 40 lingue, che hanno venduto oltre 10 milioni di copie, tra cui il bestseller internazionale “Il delfino” (Sperling & Kupfer, 1997), una storia poetica e toccante sull’amicizia tra un bambino e un delfino.
Sergio Bambarรฉn
La conferenza, organizzata dalla Scuola di ecologia di Sapereambiente e Aboca insieme al Centro Studi AmericanisticiโCircolo Amerindianoโ, in collaborazione con l’Universitร degli studi di Perugia e con il patrocinio di Arpa Umbria, avviene immediatamente a ridosso dellโEarth Day che si celebra ogni anno, in tutto il mondo, ogni 22 aprile ed รจ inserita nel programma degli eventi celebrativi. Ai lavori parteciperร il Console Generale del Perรน, Min. Julio Alvarez, che formulerร il proprio indirizzo di saluto ai partecipanti. Saranno quindi Romolo Santoni (presidente del Centro Studi Americanistici โCircolo Amerindianoโ), Leonardo Varasano (Assessoreย alla Cultura del Comune di Perugia) e Massimiliano Marianelli (Direttore del Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione dellโUniversitร degli studi di Perugia) a introdurre lโincontro.
Sergio Bambarรฉn racconterร la propria esperienza intorno al mondo, da esploratore, surfista e divulgatore, che lo ha portato a scoprire la fragilitร e la bellezza degli habitat naturali. Le conclusioni saranno affidate infine a Luigi Giuliani, docente di docente di Letteratura spagnola dellโUniversitร degli Studi di Perugia e Marco Fratoddi, direttore del magazine culturale Sapereambiente. Coordinerร lโintero pomeriggio Gabriele De Veris, bibliotecario responsabile della Biblioteca di San Matteo degli Armeni di Perugia.
L’incontro rappresenta un’occasione unica per conoscere uno dei piรน importanti autori latinoamericani contemporanei, noto per il suo impegno nella difesa del patrimonio di biodiversitร del Pianeta. Sergio Bambarรฉn, infatti, รจ nato a Lima nel 1960 e ha vissuto in diversi paesi del mondo, tra cui l’Italia, dove ha conseguito la laurea in Lettere e Filosofia presso “La Sapienza” Universitร di Roma. Appassionato di surf e immersioni, ha intrapreso da molti anni la sua attivitร da esploratore e divulgatore lasciando la sua precedente professione, quella di direttore commerciale presso una multinazionale australiana, per dedicarsi interamente alla sua passione piรน profonda, la vita degli oceani, come presidente di โDelphis โ Foundation round the worldโ e vicepresidente dellโorganizzazione ecologista โMundo Azulโ. La sua biografia completa รจ sul sitoย www.sbambaren.com.
Lโevento รจ aperto a tutti con ingresso libero, previa prenotazione via Whatsapp al numero +39 3714634125 oppure via e-mail agli indirizzi biblioteca@amerindiano.org e formazione@sapereambiente.it. Ulteriori informazioni su www.amerindiano.org e www.scuoladiecologia.it.
Intervista con la docente e ricercatrice ternana, inserita tra le 1000 scienziate del mondo e nominata nel 2022 Foreign Adjunct Professor in geriatria traslazionale presso il Karolinska Institutet di Stoccolma.
Le eccellenze che rendono lโUmbria eccellente nel mondo. La professoressa Patrizia Mecocci, ternana DOC, รจ una di queste. Per scrivere il suo curriculum servirebbero pagine e pagine, tanti sono i riconoscimenti, le ricerche e le pubblicazioni realizzate. Proverรฒ a riassumere per voi. La professoressa รจ una scienziata esperta degli aspetti clinici e biologici dellโinvecchiamento; รจ autrice, anche in collaborazione con prestigiosi centri di ricerca internazionali, di oltre 350 articoli scientifici e 30 monografie e capitoli di libri.
Oggi รจ a capo della Struttura Complessa di Geriatria dellโAzienda Ospedaliera di Perugia ed รจ direttrice del Dipartimento di Medicina Interna e Medicina Specialistica 1, oltre a essere Professore Ordinario di Gerontologia e Geriatria dellโUniversitร degli Studi di Perugia. Nel 2022 il Comitato Scientifico del Karolinska Institutet di Stoccolma lโha nominata Foreign Adjunct Professor in geriatria traslazionale, titolo attribuito a ricercatori con pubblicazioni di alto livello e riconosciuti come leader nel loro settore. A fine 2023 รจ stata riconosciuta fra le mille migliori scienziate del mondo (26esima tra le ricercatrici italiane e 925 esima a livello mondiale) nella classifica stilata da Researach.com, una delle principali piattaforme accademiche che valuta i migliori ricercatori sulla base delle loro pubblicazioni. ยซร un riscontro concreto del tanto lavoro fatto in questi anni. Inoltre, รจ anche una rivincita per le donneยป. Una carriera e un percorso di vita che fanno impallidire molti e che lโhanno resa una figura di spicco, sia in Italia sia allโestero.
Abbiamo parlato con lei di tanti argomenti, alcuni anche un poโ fuori dagli schemi โ dalla musica allo sport, dalle sue passioni ai diversi incarichi, fino ai suoi ultimi studi e al ruolo che le donne hanno nel mondo accademico – per conoscere Patrizia, non solo la professoressa Mecocci.
Professoressa Patrizia Mecocci
Professoressa la prima domanda รจ di routine: qual รจ il suo rapporto con lโUmbria?
Penso che sia la regione piรน bella dโItalia. Amo molto lโUmbria, la sua storia e la sua arte. ร stata la bellezza del panorama di Assisi – che vedevo dal mio vecchio studio quando lโospedale era ancora a Monteluce โ a farmi lasciare gli Stati Uniti: lavoravo allโUniversitร di Harvard e mi era stato offerto un contratto, perรฒ il richiamo di questo territorio รจ stato piรน forte. Forse il mio rapporto con lโUmbria mi ha un poโ tarpato le ali, magari la mia carriera sarebbe stata ancora piรน brillante se fossi rimasta negli Stati Uniti. Oppure no. Nella vita bisogna convincersi che le decisioni che si prendono sono quelle giuste, non serve avere rimpianti.
ร stata inserita tra le 1000 scienziate del mondo. La prima cosa che ha pensato quando ha ricevuto la notizia?
Non lo immaginavo assolutamente e per questo sono stata molto felice. ร un riscontro concreto del tanto lavoro fatto in questi anni, perchรฉ nella vita non sempre lโimpegno viene riconosciuto dagli altri e dalla societร . Inoltre, รจ anche una rivincita per le donne.
A tal proposito il suo commento dopo la nomina รจ stato: โQuesto risultato mi porta a sperare che ci siano in futuro sempre piรน donne coinvolte come leader nellโattivitร di ricerca e che possano ottenere un sempre maggiore e meritato riconoscimento al loro impegnoโ. Siamo ancora lontani dal renderlo normalitร ?
Siamo un poโ meno lontani di quando ho iniziato la mia carriera. Ancora oggi purtroppo โ ciรฒ mi fa ridere e allo stesso tempo arrabbiare – articoli pubblicati su prestigiose riviste scientifiche come Science o Nature hanno molto spesso la firma finale di un uomo, nonostante il lavoro di ricerca e il laboratorio sia stato portato avanti interamente da donne. Il senior, il capoprogetto, ancora oggi รจ quasi sempre un uomo; ci dovrebbero essere piรน donne a ricoprire questo incarico.
Secondo lei perchรฉ accade questo?
Perchรฉ gli uomini stanno in cima alla piramide, poi sotto ci sono le donne. Il vertice รจ ancora maschile. Penso perรฒ che diventerร presto femminile perchรฉ, nellโarea biomedica le donne prevalgono come numero. Per cui sono convinta che โ visto che i numeri sono dalla nostra parte – si romperร il famoso tetto di cristallo.
In quanto donna si รจ dovuta impegnare maggiormente rispetto a un uomo per raggiungere i risultati che ha ottenuto? Ha avuto mai questa sensazione?
Assolutamente sรฌ. Se un uomo deve dimostrare di essere bravo, una donna deve dimostrare di essere molto brava: occorre sempre qualcosa in piรน. Quello che posso dire di positivo รจ che, nel mio percorso lavorativo, ho avuto pochi intralci, penso ai miei maestri che mi hanno lasciato libera di andare a fare ricerca dove volevo. Sono stata molto autonoma e questo รจ stato un grande vantaggio. Non tutte le mie colleghe hanno avuto โ e hanno – queste possibilitร .
Cโรจ lo studio di cui รจ piรน orgogliosa? Un traguardo di cui va piรน fiera?
Sicuramente lo studio che ho realizzato negli Stati Uniti: una ricerca veramente innovativa. Ho studiato una molecola che allโepoca โ parliamo del 1992/93 – non si trovava in commercio, quindi lโho sintetizzata da sola come fossi un chimico. Mi sono dovuta arrangiare, mi sembravo Maga Magรฒ (ride). Perรฒ alla fine, dopo mesi di fallimenti, ci sono riuscita, e questo per me รจ stato motivo dโorgoglio. Ricordo ancora che, per 4-5 mesi, durante gli incontri con i ricercatori e con il professore referente, non riuscivo a presentare nessun risultato, mi sentivo umiliata e incapace; poi quando le cose hanno cominciato a funzionare e ho concluso lo studio รจ stata per me una grande soddisfazione, soprattutto perchรฉ avevo fatto tutto da sola.
Ha avuto sviluppi concreti questa ricerca?
Si รจ sviluppata nello studio del ruolo dello stress ossidativo nellโinvecchiamento cerebrale, nellโinvecchiamento in genere e nelle demenze. Da lรฌ poi sono partiti diversi studi.
A che punto รจ oggi la ricerca sullโinvecchiamento cerebrale e sulle malattie degenerative?
In questo momento ci stiamo focalizzando sugli aspetti legati alla senescenza che รจ il nucleo base di tante patologie cronico-degenerative come lโAlzheimer, i tumori, lโinsufficienza respiratoria o lo scompenso cardiaco. Queste patologie si manifestano maggiormente con lโinvecchiamento, quindi il nostro scopo รจ quello di studiare dei marcatori attraverso il sangue per individuare i soggetti che avranno un invecchiamento piรน rapido (di conseguenza un elevato rischio di patologie cronico-degenerative) per provarne a fermare o rallentare lo sviluppo con farmaci giร presenti in commercio o con molecole naturali.
Nessuno vuole invecchiare. Esistono pratiche quotidiane per ritardare lโinvecchiamento cerebrale?
Ci sono degli studi e dei gruppi di ricerca svedesi e finlandesi, con i quali collaboriamo, che stanno portando avanti dei progetti fondati sulla prevenzione della fragilitร . Si basano su esercizi di attivitร fisica e di attivitร di stimolazione cognitiva, come i giochi che tengono attivo il cervello. Inoltre, รจ importante favorire la socializzazione e la socialitร , bisogna stare in compagnia, e occorre optare per unโalimentazione ricca di frutta, verdura, pesce e bere molta acqua. Una dieta il piรน equilibrata possibile perchรฉ spesso, invecchiando, le persone tendono ad alimentarsi male: penso agli anziani che la sera mangiano caffรจ dโorzo, latte e biscotti, e questo non รจ salubre.
La professoressa con il suo gruppo di lavoro
Preferisce il laboratorio, la corsia o le aule universitarie?
Il top per me รจ la ricerca, mi dร tanta soddisfazione. Mi piace anche la corsia perchรฉ ti mette in relazione con le persone e sโimpara tanto; il difficile perรฒ รจ soddisfare le aspettative dei pazienti e dare loro le risposte giuste di cui hanno bisogno. Trovo interessante anche la didattica, solo che negli ultimi anni si percepisce molto un atteggiamento di diffidenza verso i docenti e si รจ creata unโatmosfera molto basata sui giudizi, dei professori verso gli studenti e degli studenti verso i professori. Si ha la sensazione di vivere sempre sotto esame che svaluta quello che รจ il vero ruolo dellโUniversitร . Mi spiego. Il nucleo non รจ solo superare test o verifiche, ma creare un rapporto fra studenti e docente, in modo tale che questโultimo trasmetta e condivida ciรฒ che ha imparato nel corso della sua vita; invece nellโaria spesso si respira solo lโincubo dellโesame, di finire il corso nel piรน breve tempo possibile, del rapporto con il docente spesso percepito solo come un esaminatore. Ciรฒ impoverisce tutto, mentre lโUniversitร deve essere un luogo dove le diverse generazioni si relazionano e scambiano idee. Mi piacerebbe tanto che docenti e studenti sentissero lโUniversitร come un luogo di cultura e non un esamificio.
Chi รจ Patrizia quando si toglie il camice? Cosa le piace fare?
Mi piace leggere romanzi, studiare storia e storia dellโarte, visitare musei, mostre, andare al cinema e a teatro. Apprezzo tutto ciรฒ che รจ artistico anche se non so assolutamente disegnare o dipingere. Adoro anche viaggiare, scoprire altri Paesi e altre persone.
Nella sua vita non puรฒ fare a meno diโฆ
Della musica e degli amici.
Ora sono curiosa: che musica ascolta?
Di tutto: dalla classica al rock degli anni โ80-โ90. Mi piace il cantautorato italiano, mentre tra le nuove generazioni rock apprezzo i Greta Van Fleet: a luglio saranno in concerto a Mantova, se ce la faccio mi piacerebbe andare.
La professoressa Mecocci durante un viaggio in Bolivia
Ho letto che รจ anche appassionata di calcio: per che squadra tifa?
Tifo Ternana e Inter, ma le seguo meno perchรฉ il calcio di oggi รจ deludente. I giocatori cambiano continuamente casacca per cui non sai mai se quel giocatore gioca con la tua squadra o con la squadra avversaria, ascoltare una partita alla radio diventa difficile. ร un mondo gonfiato e pieno di soldi, per questo non mi diverte piรน, perรฒ fino a una decina di anni fa mi piaceva molto.
ร vero che da piccola era la mascotte della Ternana?
Fino alla terza media sono stata una mascotte delle Fere e ho continuato a seguire la Ternana anche per tutto il periodo del liceo, andavo allo stadio. Poi, durante lโuniversitร ho rallentato. Ora seguo molto la pallavolo e il rugby.
Tifa per la Sir, anche se รจ di Perugia?
Sรฌ, se vince sono contenta. Quando una squadra รจ forte le si deve comunque riconoscere i meriti (ride).
Lo fa ancora lโalbum delle figurine?
Adesso non piรน, ma da ragazzina facevo lโalbum dei calciatori.
Ha realizzato i suoi sogni? Quando era bambina giร si immaginava medico? ย
Giร a quattro anni dicevo a tutti che da grande avrei fatto il medico, mentre non pensavo assolutamente alla carriera accademica. Quella รจ iniziata in modo casuale con lโopportunitร di fare un dottorato di ricerca subito dopo la laurea, prima in Svezia e poi negli Stati Uniti. Questo mi ha svoltato la vita. Tutti dovrebbero provare ciรฒ che gli piace, per questo non trovo giusto il test dโingresso alla facoltร di Medicina, che spesso blocca i sogni di un diciottenne. Un giovane dovrebbe iniziare gli studi, poi se capisce che non รจ la strada giusta, smette o cambia facoltร .
Non crede che i test possano fare una scrematura?
I test dโingresso non selezionano i migliori, lo dico da docente che ha visto arrivare alla laurea anche persone mediocri. Spesso mi chiedo come abbiano fatto a superare lโammissione: questo dimostra che il test non seleziona i migliori, la meritocrazia รจ ben altro.
Quale consiglio darebbe ai ragazzi, in particolar modo alle giovani donne, che vogliono intraprendere il suo mestiere?
Di avere costanza, di non farsi sottomettere da nessuno. Se si ha unโidea buona va portata avanti, non avere paura di sbagliare e non mollare alla prima difficoltร . Bisogna andare avanti con competenza e studiare. Inoltre, smetterla di pensare sempre che ci sono quelli piรน fortunati o piรน raccomandati.
Proprio come faceva Pietro Mennea. ร ancora lui il suo mito o รจ cambiato?
No, รจ sempre lui. Mennea aveva una struttura fisica alla quale non avresti dato un soldo di fiducia. Lui perรฒ si รจ allenato con costanza e tenacia, e ha trasformato il suo fisico mingherlino. ร una persona che ha detto: ยซSe io voglio, possoยป. Non รจ sempre detto che questo riesca a tutti, perรฒ lui ha dimostrato che se si vuole qualcosa si puรฒ ottenere. Era anche una persona molto intelligente perchรฉ ha conseguito – se non sbaglio – quattro o cinque lauree.
Lei si รจ rivista in questo atteggiamento?
Lui รจ un livello molto superiore (ride). Pensi, ogni volta che rivedo le sue gare mi commuovo.
Ultima domanda: qual รจ la prima cosa che le viene in mente pensando allโUmbria?
LโUmbria รจ una regione bellissima, straordinaria e unica, ma si visita con difficoltร perchรฉ non ha buoni collegamenti stradali e ferroviari e su questo si deve impegnare di piรน. I turisti che vengo qui, vedono dei posti unici, ma compiono unโimpresa titanica. Va resa piรน fruibile.
Da novembre 2022 il museo รจ passato sotto la Direzione Regionale musei dellโUmbria e il mese scorso ha riaperto al pubblico.
Un viaggio nel Pleistocene Inferiore (circa 1,5 milioni di anni fa) รจ quello che aspetta il visitatore del Museo Paleontologico Luigi Boldrini di Pietrafitta, riaperto al pubblico e passato sotto la gestione della Direzione Regionale musei dellโUmbria.
Un luogo, senza dubbio, tra i piรน significativi, non solo del territorio ma dโEuropa, sia per lโabbondanza dei fossili rinvenuti, sia per il loro valore scientifico, riconosciuto a livello internazionale. La collezione โ rinvenuta nel bacino di Tavernelle-Pietrafitta inizialmente dallo stesso Luigi Boldrini, assistente di miniera e dipendente Enel, e poi dei ricercatori dellโUniversitร di Perugia – offre migliaia di resti fossilidipiante (36 specie identificate mediante frutti e semi, 11 specie mediante pollini), molluschi dโacqua dolce (5 specie), insetti (almeno 6 ordini) e soprattutto vertebrati (ben 40 specie tra pesci dulciacquicoli, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi). Sono proprio questi ultimi a rendere unica la fauna di Pietrafitta.
Mammut. Foto di Philms
Gli ospiti del museo
Il mammut รจ sicuramente la maggiore attrazione, ma spettacolari sono anche gli scheletri del rinoceronte Stephanorhinus etruscus e i resti di cavallo. Ricca e variegata la collezione di artiodattili, con almeno due specie di cervi (tra cui la forma gigante Praemegaceros obscurus) e con una delle testimonianze piรน antiche dโEuropa per il gruppo dei bisonti, rappresentati dalla specie arcaica Eobison degiulii; degna di nota la presenza di un primate, la bertuccia Macaca sylvanus, e del castoro Castor fiber, entrambi presenti con i resti tra i piรน ricchi dโEuropa.
Non mancano i carnivori, che compaiono con un ghepardo gigante (Acinonyx pardinensis), un orso di medio-piccola taglia (Ursus etruscus) e un mustelide semiacquatico (Pannonictis nesti). Gli uccelli – generalmente rari nei fossili – sono invece abbondanti con circa 200 ritrovamenti scheletrici identificati: la maggior parte รจ riferibile a specie acquatiche o semiacquatiche simili a quelle oggi presenti nellโarea mediterranea.
ยซI vertebrati a sangue freddo sono stati oggetto recentemente di studi approfonditi. Tra i ritrovamenti di maggior interesse, ancora sotto la lente della squadra guidata dal professor Marco Cherin con il professor Roberto Rettori, entrambi del dipartimento di Fisica e Geologiaย dellโUniversitร degli Studi di Perugia, cโรจ una ranagigante del genere Latonia, che si credeva estinta milioni di anni prima. Sono anche in programma approfondimenti e studi che porteranno diverse novitร e nuovi allestimentiยป spiega Tiziana Caponi, direttrice del Museo paleontologico.
Rinoceronte Stephanorhinus. Foto by Philms
Un nuovo corso
ยซDa novembre 2022 il museo รจ passato sotto la Direzione Regionale musei dellโUmbria e il mese scorso ha riaperto al pubblico. Siamo ancora in una fase di assestamento e di rodaggio con il nuovo personale e la nuova organizzazione. Sperimentiamo e impariamo a conoscere la struttura, ma soprattutto aspettiamo di vedere qual รจ la risposta dei visitatori. Per ora รจ possibile visitarci tre volte a settimana (martedรฌ, giovedรฌ e domenica), ma lโobiettivo รจ quello di ampliare: il museo finora non aveva unโapertura continuativa, anche questa รจ una novitร da gestireยป prosegue la direttrice.
Il nuovo percorso della struttura apre anche a importanti collaborazioni con le realtร del territorio, tra cui Enel, che ha realizzato un impianto fotovoltaico da 32 kW sulla copertura dellโedificio per favorire lo sviluppo delle energie rinnovabili, la sostenibilitร e ridurre i consumi energetici del museo, con benefici economici e ambientali. Insomma, la Preistoria che guarda al futuro!
ยซLa collaborazione con Enel si sviluppa anche con la possibilitร di ammirare nella vicina centrale elettrica le macchine scavatrici โ di loro proprietร โ che hanno permesso il recupero di questi fossiliยป conclude la dottoressa Tiziana Caponi.
Un tuffo nel passato, in un luogo che era fondamentale recuperare non solo per lโUmbria, ma per tutto il patrimonio paleontologico europeo.
Per chi vive o frequenta una regione ricca dโimportanti corsi dโacqua come lโUmbria รจ normale aver avuto in qualche modo a che fare con una trota: vuoi perchรฉ trainati dalla passione per la pesca a mosca, vuoi perchรฉ di fronte a un succulento cartoccio non si puรฒ dire di no o vuoi per il solo fatto che siamo abituati a collegare questo magnifico pesce alle chiare, fresche e dolci acque di petrarchesca memoria. Non tutte le trote dei nostri corsi dโacqua perรฒ ci raccontano la stessa storia e, se si va ad approfondire lโargomento, saltano fuori problematiche del tutto inaspettate.
Trota mediterranea (Salmo cettii). Foto di Massimo Lorenzoni
Iniziamo a fare un poโ di chiarezza: la trota mediterranea nativa (Salmo cettii) รจ un salmonide esclusivo dellโarea mediterranea che, attualmente, nel territorio italiano si trova in uno stato di conservazione sfavorevole, tendente al declino. Questa specie frequenta i tratti alti dei bacini idrografici insulari e peninsulari appenninici e i torrenti montani delle Alpi occidentali.
Ma come fa a essere a rischio di scomparsa una specie ittica che viene allevata in molte troticolture e puntualmente reimmessa nei corsi dโacqua con importanti ripopolamenti proprio a ridosso della stagione di pesca? Semplicemente perchรฉ non tutte le trote sono ugualiโฆ
Si stima che ad oggi in Italia rimangano solo qualche migliaia di individui appartenenti alle popolazioni diย Salmo cettiiย autoctone, con popolazioni isolate in piccoli bacini idrici di montagna.
La specie รจ particolarmente minacciata dallโalterazione degli habitat, dal bracconaggio e dai rilasci illegali con entitร non autoctone che ne impoveriscono il patrimonio genetico.
Proprio su questโultimo punto vogliamo porre lโattenzione, in quanto quelle azioni di ripopolamento non pianificate e soprattutto i frequenti rilasci illegali di animali pronto pesca per la stagione alieutica non fanno che deteriorare ulteriormente il giร profondamente minato corredo genetico della specie.
Trota fario (Salmo trutta). Foto di Massimo Lorenzoni
Ricerche effettuate dallโUniversitร degli Studi di Perugia hanno messo in evidenza che in Umbria sono presenti solo tre popolazioni residue costituite quasi esclusivamente da trota mediterranea, presso il Torrente il Rio al confine con la regione Marche, il TorrenteMonterivoso e la parte alta del Fiume Vigi nel sottobacino del Fiume Nera.
Proprio per salvaguardare la specie allโinterno del suo areale รจ in corso il progetto LIFE STREAMS Salmo ceTtii REcovery Actions in Mediterranean Streams โ LIFE18 NAT/IT/000931 che ha come obiettivo principale il recupero della trota mediterranea nativa (Salmo cettii) in sei aree pilota del territorio italiano, attraverso la progettazione e lโadozione di azioni concrete e coordinate di conservazione.
Tra le sei aree pilota figurano alcuni siti della Sardegna, del Parco Nazionale della Majella, del Parco Regionale di Montemarcello-Magra-Vara, del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, del Parco Nazionale del Pollino e del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Un grande sforzo congiunto, con lโobiettivo di preservare una specie, erroneamente considerata di poca importanza, che invece ci mostra da unโaltra prospettiva il carattere aspro e selvaggio dei corsi dโacqua di montagna.
BIBLIOGRAFIA
Carosi A., Ghetti L., Padula R., Lorenzoni M. Population status and ecology of the Salmo trutta complex in an Italian river basin under multiple anthropogenic pressures. Ecol Evol. 2020; 00:1โ14. https://doi.org/10.1002/ece3.6457
ยซIl lago Trasimeno, pur nella sua vastitร , per effetto della sua scarsissima profonditร soffre di una grande precarietร e debolezza nel fronteggiare sia gli eventi climatici sia le opere dellโuomoยป.
Ho conosciuto Romano Rinaldi qualche anno fa e ci siamo intesi fin da subito con degli argomenti che abbiamo sentito nostri e condiviso fin dalle prime battute. Ma un tema, in particolare, ci ha sempre fatto da comun denominatore nelle nostre amabili chiacchierate: il beneamato lago Trasimeno. A questo proposito ho chiesto a Romano questa intervista perchรฉ, dal suo punto di vista, di cose interessanti ne ha da raccontare davvero tante.
Professor Romano Rinaldi
Ma prima di leggere le sue esplicative parole, รจ dโuopo una sua breve presentazione, da cui si potranno evincere i sui trascorsi professionali: il prof. Romano Rinaldi รจ lโex titolare della Cattedra di Mineralogia dellโUniversitร di Perugia (dal 1990 al 2014). In precedenza รจ stato docente e ricercatore presso gli atenei di Cagliari, Modena, Berkeley (USA), Chicago (USA) e Manitoba (Canada). Ha coordinato e partecipato a gruppi e progetti di ricerca nel suo campo in molti Paesi, oltre che in Italia (UK, SE, DK, CH, FR, DE, ES, PT, US, JP). Attualmente vive e lavora (per diletto) in prossimitร del lago Trasimeno ed รจ quindi interessato alle vicissitudini e alla storia del lago, sia recenti, sia in ambito geologico-ambientale, data anche la sua prima laurea in Scienze Geologiche.
Possiamo dire che il Trasimeno รจ stato sempre di grande interesse per l’Universitร di Perugia, a testimonianza una recente iniziativa dellโUNIPG: il Brainstorming sul Lago Trasimeno, del 3-4 febbraio 2021. Un convegno telematico (in tempi di Covid) che ha visto una nutrita, assidua e attenta partecipazione del pubblico, che dimostra quanto sia vivo lโinteresse per il Lago e quante competenze siano necessarie per comprendere le varie tematiche per questo delicato, suggestivo e antico specchio lacuale. La partecipazione di ricercatori e studiosi afferenti a tutti e 14 i Dipartimenti dellโateneo, ne รจ una conferma palese. Ma veniamo allโintervista.
Professor Rinaldi, ci puรฒ dare unโidea della storia e dell’evoluzione geologica del lago Trasimeno?
Lโunicitร del lago Trasimeno รจ dovuta alla sua storia geologica alquanto singolare, di cui si occupรฒ per primo Leonardo da Vinci, sempre avido di conoscere a fondo quanto sollecitava la sua curiositร . A differenza degli altri grandi laghi Italiani che sono o di origine glaciale (laghi Alpini e del nord Italia, per esempio Como, Maggiore, Garda) oppure di origine vulcanica (laghi laziali di Bolsena, Vico e Bracciano), il Trasimeno si รจ formato durante la nascita della catena montuosa dellโAppennino Centrale (orogenesi Appenninica) in una era geologica piรน antica di quelle che hanno dato luogo alla formazione di tutti gli altri laghi italiani.
La formazione del Lago inizia una decina di milioni di anni fa (Medio Miocene) con lโorogenesi dellโAppennino centrale: una catena di monti disposta in direzione NE, che si forma dalla convergenza tra lโorogene Alpino e il fronte del promontorio adriatico (parte della placca africana). A partire da quei lontani tempi geologici si avvia la formazione di un bacino sedimentario marino che era il precursore del Mar Tirreno (Pliocene inferiore: 4 milioni di anni fa). Nella depressione che comprendeva la Val di Chiana e il bacino del Trasimeno si accumularono dunque sedimenti marini per alcuni milioni di anni. Poi, quando queste depressioni interne rimasero isolate allโinterno della terraferma, circa due milioni di anni fa, si formarono dei grandi bacini lacustri che furono via-via riempiti dai sedimenti continentali (fiumi, laghi), tranne che per un residuo velo dโacqua che persiste tuttโora a formare il nostro Lago, anche in virtรน dello svuotamento del bacino della Val di Chiana per effetto dellโinclinazione che questo assunse in direzione del bacino del Trasimeno. Per questi motivi si dice che il Lago รจ di origine tettonica. Lโesiguitร della profonditร del lago (max. 5-6 metri raggiunti solo in alcuni punti), pur con una grande estensione che ne fa il secondo lago italiano (superficie di circa 120 km2), comporta la definizione di lago laminare con vaste estensioni che possono rapidamente impaludarsi per effetto di piccole oscillazioni (in meno) del livello dellโacqua, soprattutto nella zona compresa tra le rive di San Savino e SantโArcangelo e lโisola Polvese.
Il Trasimeno รจ dunque un lago laminare. Cosa significa in termini di equilibrio idrico e precarietร ?
Il lago Trasimeno, pur nella sua vastitร , per effetto della sua scarsissima profonditร soffre di una grande precarietร e debolezza nel fronteggiare sia gli eventi climatici sia le opere dellโuomo. Questo deve essere ben presente a tutti coloro che intendano usufruire del Lago, dei suoi prodotti e del suo ambiente naturale e della sublime bellezza del suo paesaggio. Grande cura, impegno e studio sono richiesti per mantenere questi luoghi, utilizzarli con profitto e poterli tramandare alle generazioni future. I cambiamenti climatici in atto rendono il tema di assoluta e urgente attualitร . Lโequilibrio idrico del Lago non รจ affatto garantito non avendo immissari o emissari naturali. I canali artificiali attualmente in funzione non sono in effetti sufficienti a garantire la stabilitร del livello del lago, soprattutto per quanto riguarda gli apporti idrici. Sono dunque necessari interventi idraulici di connessione con bacini artificiali o corsi dโacqua naturali che possano garantire gli apporti necessari in regime di magra. Per quanto riguarda lโemissario artificiale, una recente prova di funzionamento ha dimostrato che รจ comunque possibile far fronte abbastanza agevolmente a situazioni di piena. Anzi, sarebbe il caso di dire troppa grazia San Savino!
Lago Trasimeno
Il Trasimeno non รจ solo acqua. Cosa ci puรฒ dire sulla relazione che c’รจ tra acqua e terre circostanti.
Ritornando alla dinamica geologica ma relativa ai nostri giorni, il Lago รจ tuttโora soggetto allโapporto di sedimenti per effetto del dilavamento del suo bacino imbrifero e questo comporta un costante innalzamento del fondo che, pur se apparentemente impercettibile nellโarco degli anni, deve essere tenuto in considerazione nellโarco dei decenni e soprattutto dei secoli. Infatti รจ stato calcolato un apporto di circa 1 cm ogni 3-4 anni. Questo significa che il fondo puรฒ innalzarsi di 10 cm in 30-40 anni ovvero di 1 metro in 300-400 anni. Il che porterebbe il nostro Lago a finire la sua esistenza naturale in tempi piuttosto rapidi, considerando che questi fenomeni, una volta avviati, si svolgono in modo molto accelerato, non certo con la progressione aritmetica riportata allโinizio del ragionamento. Un orizzonte temporale possibile per lโestinzione del Lago puรฒ essere dunque ipotizzato, in mancanza di interventi di cura e manutenzione, in poche centinaia di anni. Questo, a fronte di una etร minima del lago, cosรฌ come oggi lo conosciamo, di alcuni milioni di anni, puรฒ essere paragonato a un paio di secondi nellโarco di una giornata!
Il Trasimeno, nel suo oscillante equilibrio idro-ecologico, deve fare i conti con una molteplicitร di fattori condizionanti. Secondo lei, quali dovrebbero essere gli accorgimenti e le iniziative da intraprendere per tutelare e preservare la bellezza naturale che caratterizza questo raro fenomeno naturalistico-ambientale?
Come giร accennato, una prima preoccupazione deve essere il mantenimento di un equilibrio idrico che smorzi gli effetti delle cicliche magre, storicamente molto piรน protratte nel tempo delle piene. Questo puรฒ essere attuato solamente disponendo di apporti da laghi artificiali (es.: Monte Doglio) o da fiumi (es.: Tevere) che compensino lโevaporazione (estiva e invernale โ anche la tramontana ha un effetto notevole sullโevaporazione) e la ciclica mancanza di piogge. Questo deve essere associato alla manutenzione del fondo, con la rimozione degli eventuali accumuli di melme composte da frazione organica e inorganica che portano a un inesorabile sollevamento del fondo come detto in precedenza. Esperimenti preliminari con questi depositi sembra abbiano fornito materiale adatto per la coltivazione; questo potrebbe essere un incentivo per ottenere due risultati, il mantenimento di un buon livello del fondo e la reclamazione di aree agricole altrimenti soggette a periodici impaludamenti nei periodi di piena. Devono poi essere considerati molti altri aspetti che ricadono nelle competenze di biologi, botanici ed ecologisti per quanto riguarda le specie utili e meno utili allโequilibrio ecologico-ambientale del lago. Ma questi sono argomenti che richiedono competenze diverse da quelle di un geologo.