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Tresa, Rio Maggiore, Moiano e Maranzano sono i quattro affluenti dell’Anguillara, l’immissario artificiale del lago Trasimeno costruito nel 1958 nel territorio prospiciente la parte sud del Lago, progettato sia per immettere acqua nel Trasimeno in crisi idrica sia per regolare le portate verso l’esondante lago di Chiusi.

Il canale dell’Anguillara fa parte di un sistema idrografico che collega il Trasimeno a quattro torrenti (Tresa, Rio Maggiore, Moiano e Maranzano) che, seppur scorrendo in gran parte in Umbria, appartengono a loro volta al bacino idrografico del toscano e confinante lago di Chiusi.

 

 

L’intero apparato idraulico presenta un sistema complesso, formato da chiuse con paratoie metalliche, un laghetto di raccolta acque, ponti, caselli idraulici, sifoni e canali derivatori, regolando cosรฌ l’afflusso dei quattro adduttori verso l’Anguillara e, in relazione alla situazione idrologica, le loro acque possono essere deviate verso il Trasimeno (tramite l’Anguillara) o verso il lago di Chiusi (tramite l’immissario Tresa che รจ alimentato a sua volta dai suoi tre affluenti sopracitati). L’intercettazione delle acque dei quattro torrenti a favore dell’Anguillara avviene prima che il Rio Maggiore, il Moiano e il Maranzano affluiscano nel Tresa, immissario del lago di Chiusi.
I torrenti Pescia e Paganico sono rimasti gli unici immissari naturali del Trasimeno, dopo che Papa Sisto V, nella seconda metร  del XVI secolo, fece deviare il Tresa e il Rio Maggiore verso il lago di Chiusi, cercando cosรฌ di ridurre i continui allagamenti spondali del Trasimeno causati dall’eccessiva escursione del livello dell’acqua durante i periodi piovosi.

 

affluenti_Trasimeno

Lo zero idrico del Trasimeno

Intorno al 1960 il Tresa e il Rio Maggiore vennero ricollegati al bacino lacuale umbro tramite l’Anguillara, questa volta per scarsitร  d’acqua e rischio di impaludamento del Trasimeno. Nel medesimo periodo e per lo stesso motivo entrarono a far parte dell’attuale sistema idrografico, tramite opere idrauliche dโ€™intercettazione e derivazione, anche il Moiano e il Maranzano. Attualmente, a fronte dell’incessanti esigenze idriche del Trasimeno, l’adduzione dell’Anguillara, seppur importante, risulta spesso insufficiente ad appagare il bisogno d’acqua del lago piรน antico d’Italia.
Infatti, lo zero idrometrico del Trasimeno, tranne per un recente e brevissimo periodo, รจ sempre risultato un obiettivo quasi utopistico, portando con sรฉ una serie di problematiche a cui ancora oggi si sta cercando una soluzione, specie per un bacino che presenta un ecosistema delicatissimo e un precario equilibrio ecologico.
Il Trasimeno รจ da sempre una culla di civiltร , dove cultura, tradizioni, arte, storia e natura, si esaltano e si mostrano in tutta la loro bellezza ai visitatori del vecchio e attrattivo lago etrusco Tarsminass che, anche fosse solo per questo, andrebbe maggiormente protetto e preservato… ma questa รจ un’altra storia. Al contempo, sulla costa orientale del Trasimeno, nei pressi del panoramico borgo di San Savino di Magione, c’รจ il canale emissario, regolatore delle acque lacustri in uscita… e questa anche รจ un’altra storia.

ยซLโ€™Umbria? Il suo punto di forza รจ la concretezza e il carattere solido; la sua debolezza รจ la troppa chiusuraยป.

Giuliano Giubilei, perugino DOC, giornalista ed ex vicedirettore del Tg3, racconta la sua Perugia, dove รจ nato e dove ha mosso i primi passi da cronista di Paese Sera; la cittร  con la quale mantiene un forte legame, nonostante i quanrant’anni di lontananza: ยซVivo a Roma da tanto tempo, ma non dimenticherรฒ mai il vento di Tramontana in Corso Vannucci. Il rapporto con questi luoghi non si รจ mai interrotto: un perugino resterร  sempre un perugino, anche se vive da tanti anni in unโ€™altra cittร ยป.

Quindi non posso che farle come prima domanda: qual รจ il suo legame con questa regione?

Sono nato a Perugia e, nonostante non viva piรน in cittร  da circa quarant’anni, ho mantenuto un forte legame: ho un rapporto con questi luoghi che non si รจ mai interrotto. A Perugia ho avuto le mie prime esperienze, anche lavorative; ho avuto i miei primi amici e ho vissuto la mia formazione di uomo: dopotutto, quando sono andato via avevo venticinque anni. Chi nasce in Umbria resta umbro per sempre, anche se da anni vive in unโ€™altra regione: un perugino di nascita non diventerร  mai un romano dโ€™adozione.

 

Festiva delle Nazioni

Giuliano Giubilei sul palco del Festiva delle Nazioni

Lei รจ presidente del Festival delle Nazioni di Cittร  di Castello: che importanza hanno questo tipo di manifestazioni per la regione?

Sono importantissime, fanno conoscere lโ€™Umbria in Italia e nel mondo. Tre su tutte sono fondamentali: parlo di Umbria Jazz, del Festival dei Due Mondi di Spoleto e del Festival delle Nazioni di Cittร  di Castello. Sono le manifestazioni meno provinciali, che rendono il territorio vivo e che gli permettono di uscire dal confine e farsi apprezzare al di fuori. Il Festival delle Nazioni, ad esempio, punta โ€“ con la sua formula โ€“ a far conoscere musicisti internazionali dei quali, altrimenti, non avremmo potuto apprezzare la musica. Ogni edizione รจ dedicata a una nazione e questo permette di portare in Umbria artisti che altrimenti non sarebbero mai venuti. Il festival รจ anche molto frequentato da stranieri, che in estate abitano lโ€™Alta Valle del Tevere e tutta la regione.

Comโ€™รจ andata questa ultima edizione?

Un vero successo! Lo scorso anno abbiamo festeggiato i cinquant’anni con un numero di spettatori e dโ€™incassi da record. Beh, questโ€™anno รจ andata ancora meglio. La prossima edizione sarร  la dodicesima sotto la mia direzione e pensiamo di ospitare la Cina. In passato solo in due occasioni siamo usciti fuori dallโ€™Europa, ospitando Israele e Armenia. Con la Cina vogliamo espanderci ancora di piรน.

Cosa serve allโ€™Umbria per fare quel salto in avanti e togliersi la nomea di sorella minore della Toscana, sia in campo infrastrutturale sia in quello culturale?

Non trovo che lโ€™Umbria sia la sorella minore della Toscana, non รจ inferiore a nessunโ€™altra regione. La politica regionale ha investito molto nella cultura e nel favorire i vari festival ed eventi; ovviamente si puรฒ sempre fare di piรน. Per quanto riguarda le infrastrutture, il servizio ferroviario va sicuramente potenziato: Roma sembra lontanissima, in piรน โ€“ oltre al fatto che ci vogliono due ore e mezzo per raggiungerla da Perugia โ€“ alla stazione Termini il binario dโ€™arrivo si trova a 700 metri dal terminal. Qualche giorno fa sono venuto a Perugia con il treno; al ritorno ci hanno fatto scendere al binario est e ho fatto quasi un chilometro a piedi per arrivare alla metropolitana: praticamente รจ come se fossimo scesi a Orte (ride). Inoltre, si deve puntare a migliorare anche lโ€™aeroporto: lโ€™Umbria non si puรฒ isolare!

Con lโ€™occhio da giornalista, qual รจ il suo parere su Perugia e sulla regione? Quali sono i suoi punti di forza e le sue debolezze?

La sua piรน grande debolezza รจ la sua chiusura. Le racconto un aneddoto: mi sono laureato in Storia Contemporanea con la professoressa Fiorella Bartoccini, che era un nome prestigioso e un personaggio di spicco allโ€™Universitร  di Perugia. Un giorno mi disse: ยซSai che non sono mai stata invitata a cena da un perugino?ยป Questo รจ per far capire cosa intendo per chiusura. Lโ€™Universitร  stessa ha perso, nel corso degli anni, nomi di alto livello tra gli insegnanti. Tra i punti di forza invece cโ€™รจ il carattere concreto e solido degli umbri. I perugini, in particolare, non vogliono essere servi di nessuno. Si direbbe che non vogliono stare sotto padrone.

Ha qualche aneddoto legato al suo lavoro e a Perugia?

Vi racconto la mia super raccomandazione per iniziare a fare il giornalista. Nel 1973 sono entrato a Paese Sera: la testata aveva una sede locale e con me muovevano i primi passi in questo settore Lamberto Sposini, Alvaro Fiorucci e Walter Verini. Un giorno, mentre passeggiavo per Corso Vannucci, un mio amico mi disse: ยซMi hanno preso a lavorare come giornalista a Paese Sera ma a me non piace, non รจ che vuoi andare al mio posto?ยป Ovviamente, accettai al volo. Ecco la mia raccomandazione! Mi occupavo prima di cronaca giudiziaria, poi di politica comunale. Perugia, negli anni Settanta, era una cittร  molto vivace, piena di cultura; cโ€™era un rapporto stretto tra la comunitร  e gli stranieri presenti. Poi ha avuto un cambiamento fisiologico come tutte le altre cittร  italiane, ma deve tornare a ricoprire il ruolo di capoluogo di una regione importante, sia in abito culturale sia sociale.

Come descriverebbe lโ€™Umbria in tre parole?

Chi viene vuole sempre tornare, serena e con paesaggi modellati dallโ€™uomo.

La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regioneโ€ฆ

Le mattine fredde, sferzate dalla Tramontana in Corso Vannucci.

ยซLโ€™aspetto della regione รจ piacevolissimo, immagina: un anfiteatro immenso, quale soltanto la natura puรฒ creare. Una vasta e aperta pianura cinta dai monti; questi ricoperti fin sulla cima di antiche e maestose foreste, dove la cacciagione รจ varia e abbondante. Lungo le pendici delle montagne i boschi cedui digradano dolcemente fra colli ubertosi e ricchissimi di humus, i quali possono gareggiare in fertilitร  coi campi posti in pianura [โ€ฆ] In basso lโ€™aspetto del paesaggio รจ reso piรน uniforme dai vasti vigneti che da ogni lato orlano le colline, e i cui limiti, perdendosi in lontananza, lasciano intravedere graziosi boschetti. Poi prati ovunque, e campi che solo dei buoi molto robusti con i loro solidissimi aratri riescono a spezzare; quel tenacissimo terreno, al primo fenderlo, si solleva infatti in cosรฌ grosse zolle che solo dopo nove arature si riesce completamente a domarlo. I prati, pingui e ricchi di fiori, producono trifoglio e altre erbe sempre molli e tenere, come se fossero appena spuntate, giacchรฉ tutti i campi sono irrorati da ruscelli perenni. Eppure, benchรฉ vi sia abbondanza dโ€™acqua, non vi sono paludi, e questo perchรฉ la terra in pendio scarica nel Tevere lโ€™acqua che ha ricevuto e non assorbitoโ€ฆ. [โ€ฆ] A ciรฒ, naturalmente, si aggiungono la salubritร  della regione, la serenitร  del cielo, e lโ€™aria, piรน pura che altrove.ยป
(Lettera di Plinio il Giovane a Domizio Apollinare, Libro V, epist. 6)

Storia

I primi insediamenti dellโ€™estremo comune a nord della regione si devono far risalire agli Umbri come attestato dal ritrovamento di numerosi bronzetti.ย  In epoca romana – con il nome Meliscianum dalla ninfa Melissa il cui nome significa โ€œproduttrice di mieleโ€ ed evoca una zona in cui lโ€™apicoltura era senzโ€™altro largamente praticata โ€“ divenne un importante centro commerciale lungo la via Tiberina. Del periodo romano รจ notevole attestazione la grandiosa villa rustica che Plinio il Giovane fece costruire intorno al 100 d.C. In seguito la villa venne distrutta e il territorio devastato dai Goti di Totila.

Scavi archeologici di Colle Plinio, foto gentilmente concessa dal Comune di San Giustino

Il nome odierno di San Giustino, dal santo martirizzato a Pieve deโ€™ Saddi ai tempi dellโ€™imperatore Marco Aurelio, appare per la prima volta in un diploma del 1027. Il territorio di San Giustino fu per secoli conteso tra Arezzo, Cittร  di Castello e San Sepolcro. I primi signori del luogo furono Oddone e Rinaldo di Ramberto, i quali nel 1218 si sottomisero a Cittร  di Castello. A seguito della sottomissione del 1262 Cittร  di Castello lo fece munire, ma durante la sede papale vacante, a seguito della morte di Clemente IV, San Sepolcro mise a ferro e fuoco il territorio distruggendo anche il fortilizio. Una volta ricostruito il Castello, esso fu dato in custodia nel 1393 alla famiglia Dotti, fuoriuscita da San Sepolcro, con lโ€™impegno che venisse usato per la difesa di Cittร  di Castello. Dopo alterne vicende -in cui a piรน riprese il palazzo Dotti venne distrutto e ricostruito- la famiglia Dotti lo restituรฌ al comune di Cittร  di Castello nel 1481. A questo punto il governatore papale di Cittร  di Castello invitรฒ suo fratello, Mariano Savelli, valente architetto, a predisporre il progetto per la trasformazione della dirupata fortezza in potente palazzo che doveva rivelarsi inespugnabile e munito di un imponente fossato. I lavori vennero iniziati, ma mancando i fondi per portarli a termine Cittร  di Castello lo diede nel 1487 a un facoltoso possidente, Niccolรฒ di Manno Bufalini, dottore in utroque iure e familiare di Sisto IV, di Innocenzo VIII e di Alessandro VI, perchรฉ portasse a termine i lavori. Tanti furono i servizi e meriti nei confronti della Santa Sede che nel 1563 Giulio Bufalini e il figlio Ottavio ebbero dal Papa il titolo di conti e a loro venne assegnato il feudo e il territorio di San Giustino. Durante il periodo napoleonico San Giustino, staccato da Cittร  di Castello, divenne comune autonomo, ma fu soppresso con la fine di Napoleone per venire definitivamente riconosciuto con motu proprio di Leone XIII nel 1827. San Giustino fu il primo comune umbro ad essere occupato dai Piemontesi del generale Fanti lโ€™11 settembre 1860.

Castello Bufalini

Castello Bufalini, foto gentilmente concessa dal Comune di San Giustino

Castello Bufalini costituisce senzโ€™ombra di dubbio lโ€™emblema di San Giustino. Il castello vede le sue origini nel fortilizio militare della famiglia Dotti. Restituito a Cittร  di Castello nel 1478 dopo che a piรน riprese era stato attaccato e distrutto, nel 1487 il legato pontificio di Cittร  di Castello lo donรฒ a Niccolรฒ di Manno Bufalini perchรฉ egli terminasse i lavori di ricostruzione iniziati su progetto di Mariano Savelli, fratello del governatore, con lโ€™obbligo in caso di guerra di difendere Cittร  di Castello e di accogliere le truppe e i capitani che il comune avrebbe inviato a difesa del luogo e dei suoi abitanti. Il Bufalini, su nuovo progetto redatto da Camillo Vitelli, trasformรฒ il vecchio fortilizio in una vera e propria fortezza circondata da un fossato, dotata di un mastio e quattro torri, camminamenti merlati e ponte levatoio.
Il Rinascimento portรฒ alla trasformazione della fortezza in villa signorile. Gli autori di tale trasformazione furono i fratelli Giulio I e Ventura Bufalini dal 1530 comproprietari e residenti nel castello. I lavori, eseguiti tra il 1534 e il 1560, riguardarono sia la ristrutturazione esterna dellโ€™edificio sia la nuova disposizione e lโ€™ammodernamento degli spazi interni. Il progetto iniziale che prevedeva la sistemazione del cortile interno, la costruzione delle finestre inginocchiate, la realizzazione di una delle due scale a chiocciola e una nuova distribuzione degli ambienti, probabilmente si deve a Giovanni dโ€™Alessio dโ€™Antonio, detto Nanni Ongaro o Unghero (Firenze 1490-1546), architetto fiorentino della cerchia dei Sangallo, al servizio del granduca di Toscana Cosimo I, ma i lavori proseguirono anche dopo la sua morte. Per la decorazione pittorica viene chiamato Cristoforo Gherardi (San Sepolcro 1508-1556), detto Il Doceno, che dipinge cinque stanze con favole mitologiche e decorazioni a grottesca, lavorando dal 1537 al 1554. Alla fine del Seicento, il castello fu interessato da una nuova fase di lavori su commissione di Filippo I e Anna Maria Bourbon di Sorbello. Su progetto di Giovanni Ventura Borghesi (Cittร  di Castello 1640-1708), il palazzo venne trasformato in villa di campagna con giardino allโ€™italiana. Lโ€™ultima vicenda costruttiva del castello ha avuto luogo dopo la Seconda Guerra mondiale, in quanto non uscรฌ incolume dai bombardamenti che interessarono la zona. Nel 1989 Giuseppe Bufalini lo cedette allo Stato. Con lโ€™integritร  dei suoi arredi, il castello costituisce oggi un raro esempio di dimora storica signorile.

Villa Magherini Graziani di Celalba

Foto gentilmente concessa dal Comune di San Giustino

La villa, sorta su un preesistente fortilizio romano, fu progettata dagli architetti Antonio Cantagallina di San Sepolcro e da un certo Bruni di Roma su commissione di Carlo Graziani di Cittร  di Castello. I lavori iniziati nei primi anni del Seicento furono portati a termine nel 1616. La struttura, a pianta quadrangolare, si sviluppa su tre livelli, sormontata da una torretta di 17 metri di altezza. Il piano terra รจ decorato da archi murati al cui centro si aprono finestre e nicchie che evocano la regolaritร  di un portico. Il piano nobile รจ caratterizzato da un ampio loggiato con elegante balaustra e colonne in pietra serena. Lโ€™ingresso laterale immette nella galleria carraia, costruita con volte a botte, che consentiva lโ€™accesso al coperto delle carrozze e collegava tra di loro la casa colonica e la chiesetta dedicata alla Santa Maria Lauretana. Lโ€™edificio, che costituisce uno splendido esempio di villa nobiliare tardo rinascimentale รจ circondato da un parco di 6 ettari di superficie recentemente recuperato e nella parte frontale si puรฒ ammirare un meraviglioso esempio di giardino allโ€™italiana. Dal 1981 รจ proprietร  del Comune di San Giustino che ha provveduto al restauro funzionale dellโ€™edificio. Oggi la casa colonica รจ adibita ad attivitร  socio-culturali. La chiesetta invece รจ oggi usata dal Comune di San Giustino per la celebrazione dei matrimoni civili. I locali di villa Magherini Graziani ospitano il Museo Pliniano e dal febbraio 2016 anche la mostra permanente Iperspazio di Attilio Pierelli (Sasso di Serra S. Quirico 1924-Roma 2013). Lโ€™artista, fondatore del Movimento Artistico Internazionale Dimensionalista, ha dedicato gran parte della sua produzione alla visualizzazione del concetto di spazio relativo alla quarta dimensione geometrica e alle geometrie curve non euclidee e a Villa Magherini Graziani รจ possibile ripercorrere le diverse stagioni creative dellโ€™autore dalle Piastre inox, ai Nodi, ai Cubi attraverso cui lโ€™artista negli anni ha dialogato con lโ€™iperspazio.

Museo del Tabacco

Museo storico scientifico del Tabacco, foto gentilmente concessa dal Comune di San Giustino

รˆ uno dei sette musei italiani dedicati al Tabacco. Sorto nella sede dellโ€™ex Consorzio Tabacchicoltori di San Giustino, ad opera dellโ€™omonima Fondazione (costituitasi nel 1997), ha lo scopo di far conoscere lโ€™importanza storica che la tabacchicoltura ha avuto – ed ha – nello sviluppo sociale ed economico della zona. Nellโ€™Alta Valle del Tevere infatti la coltivazione del tabacco costituisce una tradizione che deve essere tramandata e diffusa. Non รจ un caso che proprio a San Giustino si trovi un museo dedicato al Tabacco, infatti nella penisola italiana le prime coltivazioni di una certa importanza per scopi commerciali dellโ€™erba tornabuona โ€“ cosรฌ chiamata perchรฉ i primi semi furono portati in Toscana dal vescovo Niccolรฒ Tornabuoni alla fine del Cinquecento – risalgono agli inizi del Seicento e risiedono proprio nella Repubblica di Cospaia, un piccolo territorio oggi frazione di San Giustino.

Tabacchine, foto gentilmente concessa dal Comune di San Giustino

Il museo comprende uffici, essiccatoi, sale di cernita: luoghi di grande fascino dove si rievoca una lunga storia di fatica e lavoro, ma anche di emancipazione, storia che ha avuto nelle donne del XX secolo le principali protagoniste. Le lavoratrici dei tabacchi, infatti, al pari delle operaie tessili, sono tra le prime donne che, abbandonato il tradizionale lavoro casalingo, vengono inserite nelle grandi industrie.

 

 

La Repubblica di Cospaia

 

Cospaia, oggi frazione di San Giustino, รจ lโ€™ultima localitร  a nord dellโ€™Umbria. La sua storia โ€“ la storia di un piccolissimo stato indipendente tra tre grandi potenze (lo Stato della Chiesa, il Ducato di Urbino e il Granducato di Toscana) a lungo in lotta tra loro โ€“ merita di essere raccontata. Cosimo dei Medici aveva concesso un prestito di 25.000 fiorini a Eugenio IV per il Concilio ecumenico che nel 1431 aveva indetto a Basilea, chiedendo in garanzia la giurisdizione su Borgo San Sepolcro. Alla morte del Papa il prestito non era stato restituito e cosรฌ i due Stati mandarono i loro geometri a delimitare i rispettivi confini. I geometri lavorarono senza mai vedersi e cosรฌ i toscani stabilirono i confini sul Rio della Gorgaccia, i pontifici sul Rio Ascone. Il territorio compreso dunque tra i due fiumi, la collina di Cospaia, rimase pertanto indipendente. Dal 1441 al 1826 Cospaia ยซtrascorse quattro secoli senza avere capi, o leggi, o consigli, o statuti, o soldati, o esercito, o prigioni, o tribunali, o medico, o tasse. Sopravvisse secondo il buonsenso degli anziani. Non ebbe pesi e misureยป. Perfino la posizione del parroco, che si occupava anche di tenere il registro delle anime e di fare il maestro del paese, denunciava indipendenza, egli infatti non sottostava a nessun vescovo. Lโ€™indipendenza finรฌ con lโ€™accordo dellโ€™11 febbraio 1826 con il quale Leone XII e Leopoldo I si spartivano il territorio. Cospaia il 28 giugno 1826 fece atto di sottomissione allo Stato pontificio e ogni cospaiese a โ€œrisarcimentoโ€ della perduta libertร  ebbe un papetto, ossia una moneta dโ€™argento con lโ€™effigie di Leone XII. Ancora oggi il 28 giugno di ogni anno viene celebrata la โ€œex Repubblica di Cospaiaโ€.

 

Per saperne di piรน su San Giustino

 

 

 

 

 


Storiaย – Bibliografia essenzialeย 
San Giustino, in M. Tabarrini, Lโ€™Umbria si racconta, Foligno, s.n., 1982, v. P-Z, pp. 265-269.
E. Mezzasoma, S. Giustino, in ยซPiano.Forteยป, n. 1 (2008), pp. 43-49.
S. Dindelli, Castello Bufalini. Una sosta meravigliosa fra Colle Plinio e Cospaia, San Giustino, BluPrint, 2016

Castello Bufaliniย – Bibliografia essenzialeย 
A. Ascani,ย San Giustino, Cittร  di Castello, s.n., 1977.
G. Milani-P. Bร ,ย I Bufalini di San Giustino. Origine e ascesa di una casata, San Giustino, s.n., 1998.
S. Dindelli, Castello Bufalini. Una sosta meravigliosa fra Colle Plinio e Cospaia, San Giustino, BluPrint, 2016

La Repubblica di Cospaia – Bibliografia essenzialeย 
Cospaia, in M. Tabarrini, Lโ€™Umbria si racconta, Foligno, s.n., 1982, v. A-D, p. 447.
A. Ascani,ย Cospaia. Storia inedita della singolare repubblica, Cittร  di Castello, tipografia Sabbioni, 1977.
G. Milani,ย Tra Rio e Riascolo. Piccola storia del territorio libero di Cospaia, Cittร  di Castello, Grafica 2000, 1996
E. Fuselli,ย Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane, San Giustino, Fondazione per il Museo Storico Scientifico del Tabacco, 2014

 

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