Cittร della Pieve: successo e apprezzamenti per la presentazione del protocollo dโintesa tra istituzioni civili e religiose per i 500 anni dalla morte di Perugino e Signorelli, anche direttamente dal conduttore Bruno Vespa.
Si รจ svolta a Cittร della Pieve la conferenza stampa per la presentazione del protocollo dโintesa tra il Gal Trasimeno-Orvietano, i Comuni di Cittร della Pieve, Cortona, Orvieto e Todi e le relative Diocesi che sancisce la collaborazione di questi Enti per le celebrazioni, nel 2023, della ricorrenza dalla morte di Pietro di Cristoforo Vannucci detto il Perugino e di Luca Signorelli. Lโappuntamento aperto dal Presidente del Gal Trasimeno- OrvietanoGionni Moscetti, che ha ringraziato i firmatari per aver individuato il Gal come Ente Capofila del Protocollo e salutato i presenti.
Lโiniziativa, con il prestigioso coordinamento del noto conduttore televisivo Bruno Vespa ha visto la presenza della Presidente della Regione dell’UmbriaDonatella Tesei, del Senatore Luca Briziarelli, della Prof. Laura Teza Universitร degli Studi di Perugia, dei Sindaci delle quattro cittร Firmatarie Fausto Risini, Luciano Meoni, Roberta Tardani e Antonino Ruggiano, di Riccardo Cotarella, Dominga Enrica e Marta Cotarella, Ruggero Parrotto della Fondazione, e del Presidente e del Direttore del Gal Trasimeno-Orvietano Gionni Moscetti e Francesca Caproni.
Apprezzamenti per lโiniziativa sono arrivati direttamente da Bruno Vespa che ha sottolineato come un evento di questo tipo รจ riuscito a mettere insieme una serie di istituzioni civili, religiose e due Regioni, nei tempi giusti, con due anni di anticipo, per costruire un progetto serio e credibile che valorizzi il territorio in modo integrato tra Arte, Enogastronomia e tante altre autenticitร che hanno queste bellissime Regioni del Centro Italia.
La conferenza รจ iniziata con una domanda del noto saggista, al Senatore Luca Briziarelli, colui che ha ideato questo progetto ed e messo insieme i soggetti pubblici e privati coinvolti. Alla domanda come le รจ venuta questa idea, il Senatore ha risposto che รจ stato innanzitutto ispirato dalla necessitร di passare dal concetto di territorio marginale a quello di area di confine tra Umbria e Toscana,ย lavorando in sinergia a sostegno dellโofferta turistico-culturale, mettendo insieme il doppio evento di due personaggi che hanno lasciato un importante segno della loro opera artistica nei nostri territori, cosรฌ da rappresentare una opportunitร sul piano economico per riscoprire quellโItalia di mezzo, troppo spesso schiacciata dal dibattito Nord/Sud, che non si puรฒ certo perdere.
Anche la Presidente Donatella Tesei, ha plaudito allโiniziativa e garantito il sostegno della Regione dellโUmbria a questo Protocollo, che parte nei tempi giusti e che si coordinerร anche con altri eventi ed iniziative che si realizzeranno nellโintero territorio Umbro. Ha assunto inoltre lโimpegno a mantenere e far crescere i rapporti istituzionali con tutte le regioni del centri Italia.
Condivisione e sostegno da tutti i Sindaci coinvolti e disponibilitร da parte dellโUniversitร degli Studi di Perugia, portate dalla Prof. Laura Tezi, a collaborare per la definizione del progetto che seguirร al protocollo di Intesa.
Riccardo e Dominga Cotarella hanno portato il contributo della partnership privata, sottolineando come la collaborazione tra istituzioni pubbliche e private attraverso lโimpegno comune puรฒ creare valore aggiunto ad ogni progetto. Dominga ha ricordato il programma dellโevento Orvieto Cittร del Gusto e dellโArte che si svolgerร ad Orvieto dal 27 settembre al 3 ottobre prossimi e, rappresenterร la prima occasione per presentare anche approfondimenti sul Protocollo dโintesa e sui progetti che ne seguiranno. I rappresentanti del Gal hanno inoltre assicurato impegno non solo nel coordinare lโaccordo, ma anche per coinvolgere gli altri Gal in modo da farne un progetto di cooperazione interregionale che potrebbe supportare una importante azione di marketing territoriale.
La serata si รจ conclusa invitando gli intervenuti allโevento di Orvieto, ma anche annunciando a una prossima data per presentare il progetto a Roma, e comunicarlo a livello nazionale.
UN PROTOCOLLO DโINTESA PER LE CELEBRAZIONI DEI 500 ANNI DALLA MORTE DEL PERUGINO E DEL SIGNORELLI, IL GAL TRASIMENO ORVIETANO CAPOFILA DEL PROGETTO. LUNEDI 6 SETTEMBRE A CITTAโ DELLA PIEVE LA PRESENTAZIONE CON BRUNO VESPA
Un protocollo dโintesa tra istituzioni civili e religiose per il coordinamento e lโorganizzazione degli eventi del 500esimo anniversario della morte di Luca Signorelli e Pietro di Cristoforo Vannucci, noto come il Perugino, che si celebrerร nel 2023.
Lโaccordo, che sarร sottoscritto tra i Comuni di Cittร della Pieve, Cortona, Orvieto, Todi, le relative Diocesi e il Gal Trasimeno-Orvietano che assumerร il ruolo di capofila, sarร presentato lunedรฌ 6 settembre alle ore 18 presso Palazzo della Corgna di Cittร della Pieve.
Lโappuntamento sarร moderato dal noto giornalista nonchรฉ conduttore televisivo e saggista Bruno Vespa e vedrร la presenza della Presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, del Magnifico Rettore dellโUniversitร degli Studi di Perugia, prof. Maurizio Oliviero, dei sindaci di Cittร della Pieve, Fausto Risini, di Cortona, Luciano Meoni, di Orvieto, Roberta Tardani, di Todi, Antonino Ruggiano, del presidente del Gal Trasimeno-Orvietano, Gionni Moscetti, e del direttore Francesca Caponi. Con loro anche il presidente del Consorzio di tutela del vino di Orvieto, Vincenzo Cecci, e Ruggero Parrotto della Fondazione Famiglia Cotarella, tra i principali partner del progetto.
โLโiniziativa – spiega il presidente del Gal Trasimeno-Orvietano, Gionni Moscetti – mette insieme non solo le istituzioni civili e religiose, ma anche prestigiose partnership private nellโobiettivo di far conoscere e valorizzare il territorio, celebrare lโopera che due grandi artisti hanno lasciato in terra umbra e toscana e organizzare eventi che attraggano un pubblico che ama conciliare la bellezza dellโarte a quella dei luoghi. Il Gal Trasimeno Orvietano ha sposato e preso le redini di questo progetto, che sarร presentato prossimamente anche a Roma e diffuso a livello nazionale ed internazionale, proprio in un momento di riflessione sulle misure e sulle iniziative da mettere in campo per il sostegno allโeconomia traumatizzata da questa terribile pandemia. Riteniamo che bellezza e cultura possano essere infatti un veicolo per il sostegno allโeconomia e in particolare al comparto turistico. Siamo convinti che il Rinascimento italiano, di cui Pietro Perugino e Luca Signorelli sono stati protagonisti, possa aiutare a comunicare questo magnifico lembo di terra tra lโUmbria e la Toscana, renderlo attrattivo e proiettarlo verso un futuro di crescita sostenibileโ.
In questa direzione va anche lโevento โOrvieto Cittร del Gusto e dellโArteโ che si terrร nella settimana dal 27 settembre al 3 ottobre 2021, cui seguirร โTrasimeno Cittร del gusto dellโArteโ nel primo semestre 2022. Appuntamenti che vedranno il coinvolgimento del Gal e delle aziende dei due territori. โDue eventi fondamentali – conclude il presidente Moscetti – per comunicare le sinergie tra arte ed enogastronomia e la collaborazione tra istituzioni pubbliche e impreseโ.
La parola selfie รจ entrata a pieno titolo nel nostro vocabolario. Quotidianamente sentiamo molte persone pronunciarla e ne abbiamo visto altrettante rivolgere verso di sรฉ uno smartphone per scattare una foto.
Nel corso degli anni i selfie non hanno certo rallentato la loro crescita. Viviamo nellโera dellโimmagine, in un mondo sempre connesso: in un mondo sempre piรน frenetico, gli autoscatti sono diventati uno strumento di comunicazione visiva istantanea. Nel corso della storia, specchi, autoritratti e fotografie si intrecciano, descrivendo come muta il rapporto dellโuomo con la sua immagine.
Anticamente lo specchio aveva un ruolo chiave nella societร : raccontava il bisogno dellโuomo di specchiarsi, di vedere la propria immagine, fondamentale per sviluppare al meglio lโidea della propria identitร .
I primissimi metodi sfruttati dallโuomo furono quelli di vedere riflessa la propria immagine o il proprio corpo in specchi dโacqua, corsi o laghetti: Narciso, personaggio della mitologia greca, รจ identificato come lโamore, spesso esagerato, che una persona prova per la propria immagine e per se stesso.
Presunto ritratto di Simone Martini. Cappella di San Martino. Basilica inferiore Assisi
Il primo autoritratto
La prima comparsa dellโautoritratto avvenne nel Medioevo, durante il quale si svilupparono nuove esigenze rappresentative. Si pensava infatti che lโimmagine, riflessa in uno specchio dโacqua, fosse semplicemente lโimmagine materiale; lโimmagine artistica invece, compreso il ritratto, era lโimmagine che dimorava nellโanima di ogni uomo. Non a caso nel Medioevo si diffuse la credenza che Cristo fosse stato pittore della propria immagine.
Lโautoritratto acquistรฒ dignitร artistica a partire dal Rinascimento: in questo periodo nuove tecniche di pittura iniziano a diffondersi, aiutando i pittori a realizzare ottimi chiaroscuri e a rendere i colori piรน naturalistici. Certamente significativa fu la visione antropocentrica, che si stava ampiamente diffondendo: tanti artisti si interessarono alla rappresentazione di volti umani. Giorgio Vasari, nelle Vite, attribuisce la pratica del ritratto a due grandi maestri: Cimabue e Giotto. Cimabue infatti si sarebbe raffigurato nella Crocifissione dipinta nella Basilica superiore di San Francesco ad Assisi.[1]
Si pensa invece che il ritratto di Giotto sia presente nella raffigurazione del Fanciullo di Suessa. Nella cappella di San Martino, la prima cappella a sinistra della basilica inferiore di San Francesco dโAssisi, invece รจ raffigurato il presunto autoritratto di Simone Martini nella Resurrezione di un fanciullo. La cappella, voluta e finanziata dal cardinale Gentile Partino da Montefiore, fu interamente affrescata dallโartista nel 1313-1318.
Il Perugino. Collegio del Cambio. Perugia
I selfie del Perugino e Pinturicchio
Nel Quattrocento, in Umbria, celebri sono gli autoritratti di Pietro Vannucci, detto il Perugino, e del suo allievo Bernardino di BettoBetti, noto come il Pinturicchio, entrambi inquadrati in una cornice che pone lโartista in una posizione di rilievo. Il primo si ritrae allโinterno di una cornice nella Sala dellโUdienzadel Collegio del Cambio a Perugia. Lโambiente รจ interamente affrescato con un programma iconografico in cui sono inserite figure mitologiche, Sibille, Profeti e personaggi illustri sia della storia greca che romana.[2]
Su un pilastro intermedio della parete sinistra, inserito in un quadro appeso tra nastri e collane di corallo con effetto trompe-lโoeil, รจ visibile il ritratto dellโartista e un’iscrizione che testimonia il compiacimento per la fama raggiunta.
Lโiscrizione in italiano recita: ยซPietro perugino, pittore insigne. Se era stata smarrita l’arte della pittura, egli la ritrovรฒ. Se non era ancora stata inventata egli la portรฒ fino a questo puntoยป.
I dettagli fisici e psicologici dell’autoritratto sono molto curati: il volto รจ tondeggiante, gli occhi sono sicuri, fieri e guardano senza esitazione davanti a sรฉ, le guance arrossate, le labbra sono sottili, i capelli fluenti e il mento ha una fossetta. La veste nera e il cappello rosso, su uno sfondo blu monocromo, conferiscono al pittore un tono di severa nobiltร .
Il ritratto del Pinturicchio si trova allโinterno di un suo ciclo di affreschi, databili tra il 1500 e il 1501, presso la cappella Baglioni, nella collegiata di Santa Maria Maggiore a Spello.
In un ambiente contornato da un maestoso loggiato rinascimentale, รจ dipinta lโAnnunciazione: Maria leggente รจ sorpresa dallโangelo che si avvicina benedicendola e recando in mano il giglio bianco, simbolo della sua purezza. In alto appare lโEterno in una mandorla di angioletti che invia, tramite un raggio luminoso, la colomba dello Spirito Santo.[3]
In lontananza, oltre lโhortus conclusus, si apre un paesaggio ricco di dettagli. Posta sulla destra dellโAnnunciazione, si apre una finestrella con una grata su cui รจ appoggiata un’anfora e una mensola di libri, al di sotto della quale รจ presente lโautoritratto del pittore e unโiscrizione dedicatoria.
Questi accorgimenti sono la prova tangibile che lโautore non ha piรน bisogno di celarsi tra i personaggi raffigurati, ma assume il vero ruolo di protagonista, distinguendosi in maniera netta allโinterno dellโopera.
Luca Signorelli. Cappella di San Brizio. Duomo di Orvieto
Signorelli e Beato Angelico in mezzo all’opera
Tra le tante personalitร della pittura rinascimentale spicca Luca Signorelli, artista che lavorรฒ in Umbria, soprattutto a Cittร di Castello e Orvieto presso la Cattedrale di Santa Maria Assunta. Il suo selfie รจ presente nella scena piรน evocativa dell’intero ciclo, almeno in termini di originalitร narrativa e di evocazione fantastica: la Predica e i fatti dellโAnticristo.
Lโartista, presente allโestrema sinistra, vitale e di bella presenza – come lo descrisse Vasari che lโaveva conosciuto personalmente in tenera etร – indossa un copricapo e un mantello nero.
Accanto a Signorelli รจ presente un altro personaggio con il classico abito domenicano: รจ Beato Angelico. Lโartista aveva iniziato il ciclo pittorico nel 1447, poi completato dal Signorelli. Scalpellini scrisse che la sua presenza a margine della scena assomiglia a quella di un regista compiaciuto per la riuscita del suo spettacolo e si presenta alla platea per ricevere lโapplauso. [4]
[1] Enio Sindona, Cimabue e il momento figurativo pregiottesco, Rizzoli Editore, Milano, 1975. [2]Umbria, Touring Club Editore, Milano, 1999. [3] Cristina Acidini, Pinturicchio, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004. [4] Antonio Paolucci, Luca Signorelli, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004.
ย Montone appartiene al Club de I borghi piรน Belli d’Italia
ยซCorreva lโanno 800 e sulle colline che dividono Cittร di Castello da Umbertide vivevano i cosiddetti popoli Arienatiche secondo quanto sarebbe stato riferito dallo storico Lucantonio Canizi in unโopera da lui scritta nel 1626, in quellโepoca abitavano nellโAlta Valle del Tevere, divisi in sei castelli.ยป
Storia
Con queste parole prende lโavvio la storia di Montone in un vecchio articolo;[1] mentre Mario Tabarrini scrive che ยซil primitivo Montone sarebbe poi stato distrutto dai Goti e solo intorno al 1000 esso fu riedificatoยป[2]. Di certo il primo documento che cita Montone definendolo castrumcon un castaldo – diviso in due borghi e con una pieve giร dotata di possedimenti terrieri posti tra le tenute dei marchesi del Colle (poi di Monte S. Maria) e del monastero benedettino di Camporeggiano – risale al 1121.
Andrea Fortebraccio, noto come Braccio da Montone (Perugia, 1 luglio 1368 โ L’Aquila, 5 giugno 1424), foto Wikipedia
Nel gennaio dellโanno 1200 i due fratelli, Fortebraccio e Oddone, figli di Leonardo, chiedono a Perugia la cittadinanza, cedendo al comune ogni loro possedimento e venendo annoverati nella nobiltร cittadina con dimora nel rione di Porta S. Angelo. Anche Montone viene assegnato al contado di Porta S. Angelo e i consoli della cittร , firmando lโatto, scatenano la sollevazione, appoggiata da Cittร di Castello, della parte capeggiata dalla famiglia degli Olivi, avversa ai Fortebracci. La sconfitta dei tifernati che ne consegue, obbliga i montonesi, come tutti gli altri castelli sottomessi, a portare il palio a SantโErcolano. La sottomissione viene ribadita nel 1216 ยซcon promissione di correr sempre et nella guerra et nella pace lโistessa fortuna del popolo peruginoยป.[3]
Da questo momento e per due secoli a seguire Montone resta legata a Perugia, sebbene sempre contesa da Cittร di Castello, fino a che nel 1250 anchโessa finisce per sottomettersi a Perugia.
Il 1368 รจ un anno importante per Montone, infatti il 1ยฐ luglio nasce (alcuni storici sostengono proprio a Montone, altri invece a Perugia) Andrea Braccio da Montone, il piรน grande condottiero di ventura umbro. Nel 1392 lo troviamo schierato dalla parte dei nobili perugini in lotta contro i Raspanti, i quali perรฒ hanno la meglio e mandano in esilio tutti gli avversari sconfitti; compreso Braccio, che si rifugia a Montone. Da qui nel 1394 tenta di occupare la Fratta (lโodierno Umbertide) per impedire che finisca nelle mani dei Raspanti perugini, ma un agguato lo rende prigioniero. Interviene Biordo Michelotti a liberarlo, che era a capo dei Raspanti perugini, ma pretende che gli venga ceduto Montone, pertanto ยซlโavventura della Fratta costรฒ a Braccio lโonore e alla famiglia il feudoยป[4].
Successivamente Braccio lascia Montone e passa al servizio di Firenze. Alla morte di Biordo Michelotti i fuoriusciti tentano di rientrare a Perugia cosรฌ Braccio, alleatosi con Bartolomeo degli Oddi detto il Miccia, insieme ad un piccolo drappello di uomini cerca di impossessarsi di Perugia, ma questa per difendersi si sottomette al Duca di Milano. Braccio passa poi al servizio di Alberico da Barbiano che si trovava in guerra con i bolognesi e poi di Ladislao, re di Napoli. Il 28 agosto 1414 lโantipapa Giovanni XXIII concede a Braccio e ai suoi discendenti la signoria perpetua di Montone. Nel 1416 Braccio attacca Perugia e ottiene a SantโEgidio, dopo una cruenta battaglia, una schiacciante vittoria sui suoi nemici, cosรฌ il 19 luglio puรฒ entrare trionfalmente a Perugia dove viene acclamato signore. Seguono le conquiste di Todi, Terni, Narni e Orvieto e ancora Montefeltro e Urbino.
Braccio Fortebracci muore a causa delle ferite riportate in battaglia a LโAquila nel 1424. Con la sua scomparsa il Pontefice riprende possesso dei territori conquistati da Braccio e Montone nel 1478 diviene parte integrante dello Stato della Chiesa: le sue mura vengono distrutte cosรฌ come la dimora della famiglia Fortebracci ยซche era delle piรน belle e magnifiche dโItaliaยป[5]. ยซAlla morte del grande Braccio [โฆ] il paese cessa di essere uno dei principali protagonisti nella storia dellโItalia medioevale e il suo nome ricorre con sempre minore frequenza nelle cronache del tempoยป[6]. Ma la storia di Montone continua e dal 1518 al 1640 assistiamo alla presenza nella contea (elevata a marchesato nel 1607) della famiglia tifernate dei Vitelli a cui papa Leone X lโaveva data come compenso per lโaiuto prestato nella conquista del ducato di Urbino. Ultimo marchese รจ Chiappino Vitelli, alla cui morte Montone passa al governo diretto della Chiesa. Dopo Napoleone si mantiene libero comune e con il regno dโItalia entra a far parte del mandamento di Umbertide.
Chiesa di San Francesco
Foto di Enrico Mezzasoma
Lโedificazione della Chiesa di San Francesco viene fatta risalire al primo decennio del Trecento, ma recenti ricerche d’archivio compiute da Maria Rita Silvestrelli hanno prodotto nuovi risultati per la ricostruzione della storia dell’insediamento francescano documentandolo giร dal 1268[7]. Essa sorge allโinterno delle mura cittadine, sul luogo denominato Castelvecchio, uno dei sei castelli situati allโimbocco della valle del Carpina e del Tevere. ยซCosรฌ, mentre sul colle, detto il Monte, dominavano le magioni dei Fortebracci e degli Olivi simbolo di guerra e di potenza, sullโaltro colle, dove esisteva ab antiquo un oratorio dedicato a S. Ubaldo, i Minori Conventuali costruirono la loro chiesa, come simbolo di pace e di caritร ยป[8]. La chiesa, di cui non si conosce lโarchitetto, presenta la struttura tipica degli edifici religiosi degli Ordini mendicanti:โฏforme semplici e lineari, unica navata con abside poligonale, copertura a capriate.
Interno chiesa San Francesco, foto gentilmente concessa dal comune di Montone
I resti degli affreschi piรน antichi, databili alla seconda metร del Trecento, fanno ritenere che fin dalla sua costruzione la chiesa sia stata oggetto di un ampio intervento decorativo, tuttavia รจ nel secolo successivo che la sua decorazione consegue gli esiti piรน alti, quando divenne la chiesa di famiglia dei Fortebracci che la arricchirono di altari, suppellettili e dipinti. Al pittore di Braccio, al ferrarese Antonio Alberti tra il 1423 e il 1424 si devono le scene della Vita di S. Francescoe delGiudizio universale. Si deve invece al figlio di Braccio, Carlo Fortebracci, lโerezione di altare a metร della parete di sinistra della chiesa comeโฏex votoโฏper la nascita del figlio Bernardino. Il figlio Bernardino, come visibile sull’iscrizione posta nella targa in basso, commissionรฒ al perugino Bartolomeo Caporali un affresco a completamento dell’altare voluto dal padre. Si deve invece a Margherita Malatesta, moglie di Carlo, la commissione del gonfalone a Bartolomeo Caporali. Nei primi anni del Cinquecento la chiesa si arricchisce delle belle porte lignee intagliate di Bencivenni da Mercatello. Durante lโoccupazione francese il complesso subรฌ gravi danni e a causa di un incendio andรฒ perduto il ricchissimo archivio della chiesa-convento e con esso la gran parte dei documenti conservati oltre alla mobilia e agli affreschi con i quali era interamente decorata.
Oggi la chiesa รจ parte integrante del complesso museale, costituito oltre che dalla chiesa di S. Francesco, dalla Pinacoteca comunale e dal Museo etnografico. Tra le opere di maggior pregio conservate nella Pinacoteca vanno menzionati il gruppo ligneo della Deposizione proveniente dall’antica pieve di San Gregorio Magno fuori le mura, la Madonna della Misericordia dipinta da Bartolomeo Caporali, gli alberi genealogici della famiglia Fortebracci e l’Annunciazione della Scuola del Signorelli. Il museo etnografico Il Tamburo parlanteย nasce allo scopo di raccogliere ed esporre in modo sistematico la collezione di oggetti africani raccolti nei numerosi viaggi dallโantropologo Enrico Castelli.
La Santa Spina
La Santa Spina, foto gentilmente concessa dal Comune di Montone
Racchiusa in un prezioso reliquiario dโargento un tempo era conservata nella chiesa di San Francesco, mentre ora si trova nella collegiata di Santa Maria Assunta. Molti testi ne parlano, ma il piรน dettagliato รจ senza dubbio la Lettera istorico-genealogica della famiglia Fortebracci da Montone scritta da Giovanni Vincenzo Giobbi Fortebracci, il quale racconta come ยซvivente il conte Carlo, siccome portava grandโaffetto alla sua patria, cosรฌ non volle mancare di riconoscerla con farle un preziosissimo regalo, mentre lโanno 1473 mandรฒ con molto onore a Montone, una delle spine con le quali fu coronato il Signore N. Giesรน Cristo, e la fรจ collocare nella Chiesa di San Francesco dรจ Minori Conventuali, dove si conserva anche al presente con somma venerazione e riguardo. Si puรฒ pienamente e certamente credere che sia quella, la quale piรน dโogni altra penetrasse adentro nel cervello di Cristo del che si vedono chiarissimi argomenti; poichรฉ nellโessere da capo a piedi aspersa del suo preziosissimo Sangue, vi restano due capelli sottilissimi, quali appaiono intrecciati insieme, misti col sangue, e nella sommitร della Spina sopravanzano assai; sรฌ come a piedi di quella si vede la radichetta di essi. Ma quello che รจ sopramodo stupendo e terribile, ogni anno nel Venerdรฌ santo nellโora della passione, la Spina si rinverde, il Sangue si rinfresca, e dallโuna e dallโaltro insieme si vedono apparire piccoli fiori aurei bianchi, azurri e verdi con alcuni splendoretti, che appariscono e spariscono; quasi ribollisse quel pretioso sangue, e la Spina non fosse arida da migliaia dโanni, ma colta in questo giorno, e ora, da uno spineto vivo e verdeggiante. Questa meravigliosa Reliquia il conte Carlo lโebbe, essendo Generale deโ Venetiani, da un arciprete della villa di Tugnano, contado di Verona, e insieme con essa mandรฒ a Montone lโautentica, che conservandosi in pergamena nellโarmadio della Sacrestia deโ Minori Conventuali, lโho piรน di una volta vedutaโฆยป[9]. Angelo Ascani due secoli piรน tardi attesta che la pergamena ยซรจ ora introvabile, anche se questo nulla toglie alla veridicitร della traslazione a Montone dโuna cosรฌ preziosa reliquiaยป e aggiunge ยซlasciamo stare le fioriture leggendarie circa i prodigi verificatisi al suo arrivo a Montone [โฆ] parto della fantasia popolare degna del Seicento o giรน di lรฌยป[10]. Egli si rifร poi agli Annali di Montone che riferiscono delle feste in occasione dellโostensione della reliquia iniziate nel 1597, mentre risale al 1635, come documentato da un manoscritto parrocchiale, la collocazione della Santa Spina in un reliquiario dโargento finemente cesellato e da quellโanno fu stabilito di spostare la festa dal venerdรฌ santo al lunedรฌ di Pasqua[11]. Nellโaprile del 1703 giunge una lettera da Roma indirizzata al Vice-Governatore di Montone: ยซla festa solita celebratasi costรฌ nel secondo giorno di Pasqua per lโOstensione della Santissima Spina รจ cagione di tantissimo concorso. Per evitare dunque i disordini, che potessero nascere, dovrร Ella ordinare al Capitano deputato secondo il solito dโassistere alla Porta con li venticinque huomini, che a tutti quelli che vogliono entrare facci lasciare le armi di ogni sorteยป. La Rievocazione storica della Donazione della Santa Spina รจ nata con la Pro Loco Montonese nel 1961. Nei primi anni era legata quasi esclusivamente allโevento religioso dellโostensione della Santa Spina, con lโarrivo nella piazza del Conte Carlo Fortebracci che portava in dono la reliquia al popolo montonese e che negli anni successivi si รจ sviluppato arricchendosi nella parte del corteo storico. Anche i tre Rioni di Montone, Porta del Borgo, Porta del Monte e Porta del Verziere iniziano a prendere parte al corteo con i propri stendardi e le coppie di nobili. ร invece degli anni Settanta del Novecento lโintroduzione del Palio dei Rioni che si assegna con una sfida tra gli arcieri di Montone.
Per maggiori informazioni sulla rievocazione storica si veda qui
[1] Una finestra sullโUmbria. Montone, Spoleto, Panetto & Petrelli, 1968, p. 3.
[2] M. TABARRINI, Montone, in M. TABARRINI, LโUmbria si racconta, v. E-O, p. 418.
[3] P. PELLINI, Dellโhistoria di Perugia, Venezia, Giovanni Giacomo Hertz, 1664, v. 1, p. 238.
[4] A. ASCANI, Montone. La patria di Braccio Fortebracci, Cittร di Castello, GESP, 1992, p. 56. [5] P. PELLINI, Dellโhistoria di Perugia, Venezia, Giovanni Giacomo Hertz, 1664, v. 2, p. 769. [6] P. PELLINI, Una finestra sullโUmbria. Montone, Spoleto, Panetto & Petrelli, 1968, p. 8. [7] P. PELLINI, M. R. SILVESTRELLI, Appunti sulla storia e larchitettura della chiesa di San Francesco, in G. SAPORI, Museo comunale di San Francesco a Montone, Perugia, Electa, 1997, p. 23. [8] A. ASCANI, Montone. La patria di Braccio Fortebracci, Cittร di Castello, GESP, 1992, p. 250. [9] G.V. GIOBBI FORTEBRACCI, Lettera istorico-genealogica della famiglia Fortebracci da Montone, Bologna, Giacomo Monti, 1689, pp. 84-85. [10] A. ASCANI, Montone. La patria di Braccio Fortebracci, Cittร di Castello, GESP, 1992, p. 263. [11] Notizia riferita da A. ASCANI, cit., p. 264.