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Non risultano evidenze storiche o letterarie a sostegno di questa domanda: รจ difficile stabilirlo, facevano lo stesso lavoro e, per questo motivo, probabilmente si conoscevano anche se non erano proprio coetanei. Ma chi erano Vitellozzo e Naso di Patata e di cosa si occupavano?

Vitellozzo e Naso di Patata

Il suono di questi due nomi, non c’รจ dubbio, suona un po’ irreverente e sembra rimandare a protagonisti immaginari di qualche fumetto o cartone animato. Si potrebbe pure pensare a due personaggi dei Muppet Show o addirittura a due avventori di locali non proprio alla moda. Ma non รจ cosรฌ, รจ qualcosa di molto piรน serio! รˆ una storia, o meglio un insieme di vicende che vede artefici, anche del proprio destino, due condottieri umbri: Vitellozzo Vitelli di Cittร  di Castello e Bartolino da Terni detto Naso di Patata.

 

Naso di Patata

La figura del condottiero

La figura del condottiero, dalla caduta dell’Impero romano d’Occidente nel 476 fino agli albori dell’anno 1000, divenne spesso simbolo di leggende e racconti popolari. Infatti questa nuova figura si trasformรฒ nel cavaliere errante alla continua ricerca di nemici da sconfiggere e belle donne da proteggere. I suoi valori erano l’onestร , il coraggio, la forza e la fedeltร  presso il proprio signore. Due esempi, tra storia e leggenda, di questo periodo furono Rolando e Artรน.

Le compagnie di ventura

A partire dal XIV secolo, complici i rivolgimenti e i tumulti dell’epoca, si assiste negli stati italiani alla formazione di scuole militari. Tali scuole vengono definite compagnie di ventura, ognuna di loro ha a capo un capitano di ventura e i soldati che ne facevano parte erano per la maggior parte mercenari. La compagnia era guidata da un condottiero, comunque sottoposto al capitano di ventura. Il termine condottiero prende il nome dalla condotta cioรจ dal contratto che veniva stipulato con un governo. Un mercenario a tutti gli effetti con tanto di contratto. Non di rado il condottiero era sia letteralmente sia praticamente il capitano di ventura.

Condottieri famosi

Tra i piรน noti condottieri e capitani di ventura scevri da qualsiasi aspetto leggendario si ricordano Farinata degli Uberti, Uguccione della Faggiola, Giovanni Acuto il cui vero nome era John Hawkwood essendo inglese, Jacopo Dal Verme, Braccio da Montone, Cesare Borgia, il Gattamelata, Malatesta Baglioni. Molti di questi sono umbri.

Vitellozzo Vitelli

Vitellozzo Vitelli

Vitellozzo Vitelli nacque a Cittร  di Castello nel 1458. รˆ stato un cavaliere di ventura, condottiero e politico. Ha vissuto in un periodo storico particolarmente complesso ed รจ rimasto, forse anche per questo, tra i piรน conosciuti e valorosi combattenti del suo tempo. A 36 anni, nel 1494, due anni dopo la scoperta dell’America, passa sotto il comando del Re Carlo VIII di Francia dando sfoggio della propria abilitร  militare. Successivamente passa agli stipendi di Pisa e poi al soldo dei fiorentini proprio contro Pisa; un vero mercenario! Nel 1497 ottiene la signoria su Cittร  di Castello. L’anno successivo abbandonรฒ i campi di battaglia perchรฉ ammalato di sifilide ma appena guarito partรฌ da Cittร  di Castello per Milano, dove si mise al servizio di Cesare Borgia. Nel 1500 lo troviamo a fianco di Giampaolo Baglioni per riprendere il dominio su Perugia e nel 1501 si reca nel regno di Napoli con i francesi contro gli aragonesi. Vitellozzo continua a vagare e combattere per molte cittร  del centro Italia e ottiene nel 1502 la nomina di conte di Montone. Preoccupato per la crescente ambizione di Cesare Borgia, cerca di distaccarsene ideando una congiura, ma invitato, il 31 dicembre 1502, dallo stesso Cesare ad un banchetto di riconciliazione, verrร  strangolato da Michelotto Corella. Vitellozzo, prima di morire, invoca il perdono del Papa, Alessandro VI, per le sue azioni.

La strage di Senigallia

Questo assassinio, che vide coinvolti anche altri personaggi, รจ uno dei tanti e famosi fatti di sangue che hanno costellato il Cinquecento in Italia ed รจ conosciuto come la strage di Senigallia. La strage fu ordita da Cesare Borgia, detto il duca Valentino, ai danni di quattro uomini d’arme giร  suoi alleati: Oliverotto Signore di Fermo, Vitellozzo Vitelli, Paolo e Francesco Orsini. Vitellozzo e Oliverotto furono tra gli ideatori di una congiura ai danni del Borgia, desideroso di ampliare i suoi territori. Dopo aver trucidato alcuni funzionari del Valentino e fomentato ribellioni nel Ducato di Urbino, i congiurati accettarono l’invito per un incontro di riappacificazione dal celebre uomo politico con cui si incontrarono a Senigallia il 31 dicembre del 1502. Qui questi furono imprigionati dopo aver ricevuto dal Borgia un bacio in segno di riconciliazione e venuta la notte vennero uccisi da un sicario. Successivamente anche altri congiurati furono uccisi su iniziativa dello stesso Cesare Borgia.

Bartolino da Terni โ€“ Naso di Patata

Quando Vitellozzo morรฌ a 45 anni, Bartolino da Terni, detto Naso di Patata, aveva 72 anni e si trovava a Cremona dove era stato nominato custode della Rocca. Bartolino da Terni-Naso di Patata fu un condottiero sulla cui persona si hanno poche notizie. Fu devoto alla Repubblica di Venezia che dominava Crema, cittร  che riuscรฌ a difendere da bande provenienti da Milano all’epoca in mano agli spagnoli e ai francesi. Nel giugno del 1484 i milanesi misero sotto assedio Crema, ma Naso di Patata riuscรฌ a liberarla dall’accerchiamento e salvarla. La stessa Bergamo fu difesa con forza, fierezza e orgoglio da Naso di Patata, il ternano pluripremiato per lealtร  e coraggio nelle sue vincenti dinamiche belligeranti. Divenne il simbolo di due terre lontane, Terni e Bergamo, ma amiche ancora oggi all’interno del mondo calcistico.
La sua dedizione alla Repubblica di Venezia non fu solo di carattere militare, si distinse anche in fatto di donazioni come quando elargรฌ 3.000 ducati al mercenario Renzo de Ceri al servizio della Serenissima. Si occupรฒ anche di amministrazione quando fu incaricato di ripristinare le decorazioni e i simboli della repubblica veneta che i francesi avevano distrutto.
Alla sua morte, avvenuta il 1ยฐ luglio 1518, l’artista Lorenzo Bregno fu incaricato di realizzare un monumento funebre che risulterร  il piรน importante esempio di scultura rinascimentale in marmo presente nel territorio cremasco.
Lo scultore realizzรฒ il volto del condottiero esattamente come gli fu descritto, con un grosso, abbondante e prominente naso a modo di patata. Pochissime sono le conoscenze della sua vita privata e anche per questo non sappiamo se Vitellozzo e Naso di Patata si conoscessero o se fossero amici. Di sicuro, una volta incontrati, considerate le loro forti e taglienti personalitร , si sarebbero derisi a vicenda con un semplice dialogo: ยซVitellozzo ti vedo un po’ appesantito!ยป, ยซAppesantito sarร  il tuo naso, caro Bertolinoยป.

Conclusioni

Spesso si parla dell’Umbria attraverso la storia dei suoi santi (San Francesco, Santa Chiara, Santa Rita da Cascia, San Benedetto da Norcia, San Valentino da Terni) per colmare un bisogno di spiritualitร .ย Culla del monachesimo benedettino e del movimento francescano l’Umbria si รจ meritata l’appellativo di Terra di Santi.
Ma l’Umbria รจ anche stata terra di condottieri le cui gesta vengono ancora oggi ricordate con rievocazioni storiche, musei, volumi e pubblicazioni. I condottieri che hanno fatto grande la nostra regione sono molti e Vitellozzo Vitelli con Bartolino da Terni Naso di Patata sono un esempio splendente di questo nobile lavoro di altri tempi.

I due calciatori lasciano le rispettive squadre โ€“ Inter e Sassuolo โ€“ dopo decenni. Ora pensano al futuro e, perchรฉ no, a un ritorno in Umbria.

Dicono che le bandiere nel calcio non ci sono piรน, che le ultime si sono ammainate con lโ€™addio di Maldini, Zanetti e Totti. Ma ci sono bandiere e giocatori simbolo piรน silenziosi, meno da copertina e piรน da spogliatoio. Domenica due di loro hanno lasciato le loro squadre dopo esserne stati capitani per anni. Sono Francesco Magnanelli da Cittร  di Castello e Andrea Ranocchia da Bastia Umbra che non hanno solo questo in comune, ma anche il fatto di essere entrambi due umbri DOC.

Magnanelli lascia il Sassuolo dopo 17 anni con 520 partite giocate, partendo dalla serie C fino allโ€™Europa League, sempre con la maglia neroverde. ยซSono orgoglioso di essere rimasto a Sassuolo per 17 anni. Qui sono diventato uomo. Nessuno mi ha dato la serie A. Sono io che me la sono presa. Eppure allโ€™inizio mi sbagliavano il cognome: mi chiamavano Massimo Manganelli. Sia tecnicamente sia fisicamente non ero baciato dalla sorte e poi venivo dal Gubbio, ero l’ultimo arrivato e non ero certo di continuare col calcioยป. Ma le cose nella vita cambiano decisamente.

 

Francesco Magnanelli, foto by Facebook

 

Noi di AboutUmbria lo avevamo intervistato qualche anno fa e, oltre ad averci svelato il suo amore per lโ€™Umbria: ยซรˆ la mia terra, la mia famiglia dโ€™origine, gli amici di sempre. Ho un legame molto forte con questa terra e, per questo, torno appena posso. Ci passo le vacanze, รจ un luogo molto particolare e affascinante. In piรน, quando vivi fuori lo apprezzi maggiormente, vedi i suoi pregi ma anche i suoi difettiยป, aveva accennato al suo futuro incerto una volta lasciato il calcio: ยซNon so bene cosa farรฒ. Per ora vivo alla giornataยป. Futuro che oggi vede con piรน chiarezza: ยซSi chiude un capitolo e se ne apre un altro, spero altrettanto bello, in un mondo in cui non so minimamente niente. La societร  mi ha proposto qualcosa di bello, per me questo รจ una grandissima soddisfazioneยป.

 

Andrea Ranocchia, foto by Facebook

 

Cโ€™รจ poi Andrea Ranocchia, partito dalle giovanili del Bastia e del Perugia e arrivato a essere per alcuni anni capitano dellโ€™Inter e poi uomo spogliatoio, vincere trofei e vestire la maglia azzurra. Dopo 11 stagioni, 226 partite e 14 gol si toglie la maglia nerazzurra. In un veloce scambio di battute di due anni fa ci aveva confessato che voleva sicuramente tornare a vivere in Umbria una volta lasciata la squadra milanese e: ยซSe un giorno andrรฒ via dallโ€™Inter mi piacerebbe finire la carriera a Perugia, ma non so quanto sia fattibile. Vedremo!ยป. Non ci resta che aspettare il calciomercato! Ranocchia salutato dai tifosi di San Siro con lo striscione: Andrea Ranocchia orgoglio della Nord, ha ringraziato tutti: ยซRingrazio i tifosi, chi mi รจ stato vicino, i miei compagni, la mia famiglia, i miei figli. Personalmente sono contento e appagato di tutto quello che ho fatto e che ho dato. Quando sono arrivato allโ€™Inter ero un ragazzo giovane con tante ambizioni, speranze e voglia di divertirsi. Ora sono diventato un poโ€™ piรน vecchio, ma la voglia di divertirsi c’รจ ancora. Adesso mi riposerรฒ un poโ€™ e poi penseremo al futuroยป.

Storia del pievese che con la sua invenzione brevettรฒ il primo cambio automatico

Elio Trenta

Se oggi guidiamo comodamente con il cambio automatico lo dobbiamo in parte a Elio Trenta di Cittร  della Pieve. La sua storia – sconosciuta ai piรน – ci porta nella provincia italiana dei primi anni del Novecento. Lรฌ un giovanissimo Elio – nemmeno ventenne – senza laurea neฬ esperienza ma animato da una visionaria intelligenza e passione, nel 1932 inventรฒ e brevettรฒ, presso il Ministero delle Corporazioni del Regno dโ€™Italia con il nome di rapportatore di velocitร  per macchine in genere, il primo cambio automatico della storia.
Figlio del meccanico del paese โ€“ Peppe della luce, perchรฉ aveva aiutato il comune a sostituire i lampioni a gas con la moderna elettricitร  โ€“ Elio era affascinato sin da piccolissimo da motori, ingranaggi e meccanismi e cosรฌ, per genio e per passione, intuรฌ il futuro: la rivoluzione dellโ€™auto moderna e del viaggiare sicuri sta nella possibilitร  di guidare senza dover intervenire manualmente sulla leva del cambio.
Decisivo per il suo percorso fu lโ€™incontro con unโ€™altra eccellenza della storia di Cittร  della Pieve, quellโ€™ingegner Achille Piazzai che aveva progettato il mitico transatlantico Rex, immortalato anche da Federico Fellini nel suo film Amarcord.
Ma lโ€™industria automobilistica italiana non era ancora pronta per questa invenzione. Infatti quando Trenta la presentรฒ alla FIAT e non solo, la sua idea venne bocciata. Le case di produzione di auto, con lโ€™azienda di Torino in testa, erano al lavoro per spingere al limite le prestazioni dei nuovi motori, come lโ€™ottica del tempo richiedeva, e il cambio automatico penalizzava la potenza del motore, oltre a essere troppo costoso per lโ€™epoca. Quindi il progetto del giovane pievese venne scartato e dimenticato. Elio morรฌ poco tempo dopo, nel 1934, appena ventunenne, e non ebbe la possibilitร  di veder concretizzarsi il suo dispositivo, che oggi la maggior parte dei nuovi veicoli monta di serie. Ma non fu lโ€™unico.
La storia ci racconta, infatti, anche il progetto del canadese Alfred Horner Munro e soprattutto quello di Oscar H. Banker, al secolo Asatour Sarafian, che nel 1932 studiรฒ una soluzione per General Motors che fu applicato dalla Oldsmobile sul Model Year 1940 del gruppo di Detroit. Da quel momento il cambio automatico si impose sul mercato americano come un elemento indispensabile nellโ€™auto mentre in Europa si diffuse quasi mezzo secolo dopo.

 

Luigi Diberti

Il geniale umbro perรฒ fu sicuramente il piรน giovane inventore e il suo racconto a lungo dimenticato e sconosciuto รจ stato riportato alla luce dal celebre attore Luigi Diberti โ€“ torinese di nascita ma ormai da anni pievese di adozione โ€“ che nel settembre del 2021 lโ€™ha portato sul palco del Festival di Todi e che ora, grazie allo scrittore e autore teatrale Gianmario Pagano, รจ diventato un libro: E.T. Lโ€™incredibile storia di Elio Trenta.

Si svolgerร  sabato 2 aprile alle ore 17.00 l’intitolazione di uno spazio pubblico cittadino situato nei pressi del Centro socio-culturale San Francesco in ricordo di Ebe Igi, giovane e talentuosa violinista umbertidese deceduta prematuramente nel 1930 di cui quest’anno si celebrano i 110 anni dalla nascita.

La proposta di intitolare lo spazio pubblico a Ebe Igi รจ stata avanzata dall’assessorato alle Pari Opportunitร  del Comune di Umbertide, dalla Commissione Pari Opportunitร  del Comune di Umbertide e dal Chorus Fractae Ebe Igi che con il proprio talento porta alto il nome della cittร  e della giovane violinista umbertidese in giro per l’Umbria e per l’Italia.

 

 

Alla cerimonia di intitolazione parteciperanno il sindaco Luca Carizia, la vicesindaco con delega alle Pari Opportunitร  Annalisa Mierla, la presidente della Commissione Pari Opportunitร  del Comune di Umbertide Gloria Volpi insieme ai membri dell’organismo e la presidente del Chorus Fractae Ebe Igi, Elvira Monni. A seguito della cerimonia istituzionale si svolgerร  una esibizione del coro cittadino diretto dal maestro Paolo Fiorucci accompagnata dalle note del violino della maestra Sara Bonucci.

Lo spazio che viene dedicato alla virtuosa umbertidese del violinoย รจ quello retrostante il Centro socio-culturale San Francesco. รˆ una zona strettamente legata alla musica, contornata da edifici che hanno una forte attinenza con questa arte tra cui lโ€™ingresso principale proprio su tale area, oltre allโ€™adiacente piazza San Francesco nella quale il Museo di Santa Croce รจ spesso sede di concerti.

Gli interrogativi che si pongono Don Abbondio e Renato Zero sono gli stessi di quando camminiamo per le strade della cittร .

ยซCarneade! Chi era costui?ยป รจ la domanda che, nell’ottavo capitolo dei Promessi Sposi, Don Abbondio si fa a proposito del filosofo greco Carneade. Carneade fu un seguace del Probabilismo, vissuto tra il 213 e il 129 a.C., e considerato un personaggio minore tra i filosofi della sua epoca. Di qui il detto di una persona priva di fama. ยซLui chi รจ? E loro, dico loro chi sono?ยป. Qui si tratta di tutta un’altra storia ed รจ evidente anche la forzatura di questa citazione, presente in un brano di Renato Zero che racconta l’incontro organizzato con una donna che non รจ sola. La domanda che si pone รจ capire chi รจ l’uomo che sta con lei.
Spesso, viaggiando in macchina, passeggiando in bicicletta o semplicemente camminando mi tornano in mente proprio Don Abbondio e Renato Zero e non di rado esclamo: ยซChi era costui? Lui chi รจ?ยป e, se si tratta di una via con doppio nome mi viene proprio da dire: ยซE loro, dico loro, chi sono?ยป.
Fino ad alcuni anni fa utilizzavamo una mappa cartacea, oggi ricorriamo sempre piรน frequentemente al navigatore satellitare. A me non dispiace chiedere informazioni direttamente alle persone con la classica domanda: ยซScusi, sa mica dov’รจ via…?ยป La risposta รจ quasi sempre labirintica con ยซla prima a destra, poi tutto a dritto, alla rotonda a sinistra, passata l’edicola ancora a sinistra, dopo 300 metri vede un distributore, passa il ponte ed รจ arrivatoยป. Le strade di una cittร  spesso sono legate a personaggi noti della storia, dell’arte, della letteratura, della scienza. Che si tratti di paese o cittร  non mancano certo Via Garibaldi, Corso Cavour, Via Dante Alighieri, Via Papa Giovanni XXIII, Via Verdi. Perรฒ, oltre ai personaggi piรน popolari, ci sono anche i cosiddetti personaggi minori spesso dimenticati e che hanno un nome che sinceramente ci dice poco o nulla. Spesso si tratta di uomini e donne legati al passato della cittร  che si sono distinti per valori e attivitร  poste in vita.

Augusto Ciuffelli

Come si assegna il nome a una via o a una piazza?

La normativa che stabilisce come dare un nome a una strada nuova รจ la legge 1188/27; invece, quella che indica come cambiare nome a una strada giร  esistente รจ il Rdl 1158/23. Per attribuire una denominazione a una strada nuova o piazza pubblica รจ necessario che il Comune chieda l’autorizzazione del Prefetto. Si puรฒ dare il nome di una persona a una strada o a una piazza a condizione che questa sia morta da almeno 10 anni a meno che non si tratti di un caduto in guerra o di una persona deceduta per la causa nazionale. รˆ facoltร  del Ministero per l’Interno derogare quando si tratta di persone che abbiano benemeritato della Nazione. Il Comune puรฒ cambiare nome a una strada, ma solo dietro autorizzazione della Prefettura e sentito il Ministero dei Beni e delle Attivitร  Culturali e la Soprintendenza. La Soprintendenza valuta gli aspetti di ordine storico e culturale, il Ministero dell’Interno valuta solo invece l’opportunitร  di derogare alla norma che impone un intervallo di dieci anni dalla scomparsa del personaggio illustre. Il cambio di nome della strada deve essere motivato in modo specifico.

Personaggi meno illustri di Foligno

Ecco allora una breve guida di toponomastica folignate riguardante le strade intitolati a personaggi, immagino, poco noti ai cittadini di Foligno. Una via ricorda Augusto Ciuffelli nato a Massa Martana nel 1856. Ciuffelli, di modeste estrazioni sociali, appena ventenne fu nominato segretario particolare di Zanardelli, lanciandosi cosรฌ nella carriera politica. Nel 1898 venne nominato prefetto e nel 1904 venne eletto deputato nel collegio di Todi. Dal 1910 al 1916 fu ministro nei governi Luzzatti, Orlando e Salandra. Fu inoltre presidente di sezione del Consiglio di Stato. Morรฌ a Roma il 6 gennaio 1921.

Caterina Scarpellini

A pochi metri dal Laboratorio di Scienze Sperimentali, nel cuore della cittร  una via รจ intitolata a Caterina Scarpellini. Nata a Foligno nel 1808 si trasferรฌ a diciotto anni a Roma come assistente dello zio, lo scienziato Feliciano Scarpellini. A Roma sposรฒ Erasmo Fabri e insieme a lui continuรฒ a lavorare alla stazione astronomica della Sapienza โ€“ Universitร  di Roma. Caterina Scarpellini aveva una solida formazione e una profonda conoscenza del sistema solare e per divulgare i dati delle sue indagini fondรฒ con suo marito la rivista La Corrispondenza scientifica in Roma.

Nel 1856 la scienziata istituรฌ presso l’osservatorio capitolino una stazione meteorologica e ozonometrica. Inoltre documentรฒ l’osservazione della grande cometa dell’aprile del 1854, oggi nota come C/1854 F1,e quella del giugno 1861, l’eclissi solare del 1860 e i passaggi di sciami di meteoreย  tra il 1861 e il 1868. Fu eletta membro della Societร  dei Georgofili di Firenze e dell’Accademia dei Quiriti a Roma, cosรฌ come dell’Accademia di Dresda e della Societร  imperiale dei naturalisti di Mosca. Oggi uno dei crateri di Venere porta il suo nome. Morรฌ a Roma il 28 novembre 1873.

Vicino all’area verde del Parco dei Canapรจ troviamo via Pier Antonio Mezzastris nato a Foligno intorno alla prima metร  del Quattrocento (1430 ca.) da una famiglia di artisti. Mezzastris fu un pittore e decoratore che lavorรฒ su soggetti di genere sacro, svolgendo attivitร  prevalentemente nella cittร  di Foligno e nelle zone limitrofe. La sua abilitร  tecnica ed eleganza nel dipingere la troviamo ad Assisi sulle pareti dell’oratorio dell’ospedale dei Pellegrini. Morรฌ a Foligno nel 1506.

Nei pressi di Porta Romana si trova viale Luigi Chiavellati. Nato a Terni nel 1902, Chiavellati conseguรฌ la laurea in medicina presso l’universitร  di Perugia e successivamente ricoprรฌ il ruolo di sottotenente medico di complemento. Mentre era medico condotto a Foligno, fu richiamato alle armi nell’ottobre del 1935 e con il grado di capomanipolo medico raggiunse l’Africa orientale. Cadde in combattimento nel gennaio del 1936 a Passo Uarieu. Fu decorato con la medaglia d’oro al valor militare alla memoria.

A Orazio Antinori รจ dedicata una via nella frazione di Borroni di Foligno. Orazio Antinori nacque a Perugia ed รจ stato un esploratore e tra i piรน stimati conoscitori italiani del continente africano sia centrale che orientale. Iniziรฒ fin da piccolo a interessarsi all’ornitologia per poi studiare storia naturale a Perugia e Roma. Caduta la repubblica romana (1849) si dedicรฒ ai viaggi in Grecia, Egitto e Sudan. Nel 1853 iniziรฒ la sua attivitร  di esploratore in Africa e nel 1876 guidรฒ la Grande Spedizione avendo come meta i laghi equatoriali dell’Africa Orientale. Un fortuito ma grave incidente di caccia lo privรฒ della mano destra e dopo una breve malattia morรฌ nel 1882 a Lรจt-Marefiร  in Etiopia.

 

Orazio Antinori

 

Nella zona di Prato Smeraldo troviamo via Petronio Barbati. Discendente da una nobile famiglia nacque a Foligno verso la fine del 1400 o all’inizio del 1500. Petronio Barbati si laureรฒ in diritto civile e canonico, professรฒ l’avvocatura ma soprattutto si dedicรฒ agli studi letterari e alla poesia. Una sua commedia fu recitata nel 1549. Verso gli ultimi anni della sua vita, amareggiato da certi fastidiosi intrighi familiari che gli fecero venire in odio la sua cittร , si trasferรฌ a Roma dove ottenne un posto da segretario presso un cardinale. Le poesie del Barbati furono raccolte e pubblicate col titolo: Rime di Petronio Barbati gentiluomo di Foligno estratte da varie raccolte del secolo XVI e dai suoi manoscritti originali. Si sa che restรฒ privo di un occhio, e che morรฌ a Foligno, mentre era segretario del cardinale Caetani il 22 novembre 1554.

Sempre nella solita zona di Foligno troviamo via Tignosi. Niccolรฒ Tignosi nacque il 30 marzo 1402 a Foligno da una famiglia eminente. Studiรฒ arti e medicina a Perugia, Siena e Bologna. Giร  negli anni accademici 1424-25 e 1425-26 รจ attestato come docente nell’universitร  di Perugia nel settore disciplinare di arti e medicina. Si stabilรฌ temporaneamente a Firenze intorno al 1440 per un incarico diplomatico ricevuto dal governo perugino e proprio agli anni fiorentini risalgono le opere di Tignosi che ci sono conservate. Nel 1471 lo troviamo a Todi dove esercita la pratica medica al servizio del Comune. Morรฌ nel 1474 a Pisa dove continuava a insegnare; fu sepolto nel locale convento di S. Croce in Fossabanda.

Vicinissimo a via Tignosi รจ dedicata una via allo storico e notaio Durante Dorio. Nato a Leonessa nell’attuale provincia di Rieti intorno al 1571 (non รจ certa la sua data di nascita) lavorรฒ come cancelliere e notaio. All’etร  di 30 anni fu raccomandato per un lavoro presso la cancelleria criminale di Foligno. Sempre a Foligno ricoprรฌ il ruolo di cancelliere della Curia, e proprio a Foligno iniziรฒ la sua attivitร  di ricercatore e storico. La cittร  gli diede la cittadinanza nel 1632 e Durante Dorio vi acquistรฒ una casa dove costruรฌ una piccola cappella. Malgrado le sue tante ricerche e i suoi tanti scritti, la sola opera pubblicata fu Istoria della famiglia Trinci pubblicata nel 1638. La morte lo raggiunse la vigilia di Natale del 1645 a Foligno.
รˆ emerso dunque un mosaico di biografie non comuni, di vicende personali, di differenti estrazioni sociali e professioni. Sono piccole storie di personaggi minori ma che comunque hanno lasciato traccia nell’identitร  della cittร  di Foligno.

ยซLโ€™ispirazione mi viene da dentro, non cโ€™รจ un momento preciso. Ora l’obiettivo รจ lanciare il marchio MRยป.ย 

Monia Romanelli

Monia Romanelli รจ unโ€™artista che si esprime attraverso la tela, ma anche attraverso abiti e accessori. Unโ€™arte astratta e contemporanea che vive di colore ed estro: ยซHo iniziato a 19 anni, ma la pittura รจ nel mio DNA da sempre. Ora voglio affermarmi con il marchio MR e magari portare i miei lavori a New Yorkยป.ย ย ย ย 

 

Chi รจ Monia Romanelli?

Sono una pittrice, unโ€™artista. Ho realizzato diverse opere, poi nel 2015, partendo dai miei quadri, ho pensato di unire arte e moda creando dei foulard in seta stampati con i miei disegni. Ho fuso, in questo modo, due settori che amo.ย ย 

 

Lโ€™arte รจ una passione che hai fin da bambina?

Ho iniziato a 19 anni, circa. Ma lโ€™arte cโ€™รจ nel DNA della mia famiglia, perchรฉ mio zio, mia zia e mia cugina, sono artisti e sto coinvolgendo anche le mie figlie.

Come definiresti i tuoi lavori?

Faccio molta ricerca in chiave contemporanea. Una mia produzione sono I mosaici dellโ€™anima, una finestra dove guardare i sogni e le ambizioni con una geometria molto pensata e tridimensionale. Ogni tessera della tela รจ una finestra sul mondo e nellโ€™insieme รจ proprio il mondo con la sua complessitร  che vuole essere rappresentato. Ogni tessera รจ diversa dallโ€™altra, ha un suo cuore, una sua luce pura e uno suo stile.

 

I mosaici dellโ€™anima

Moda o arte: qual รจ il settore che preferisci?ย 

A me piace creare, quindi amo sia lโ€™arte sia la moda. In questo momento sto puntando a lanciare il marchio MR, anche se ovviamente non tralascio lโ€™arte, perchรฉ รจ proprio dalle mie creazioni che nascono le stampe per i capi. Con molta fatica e impegno cerco di coniugare i due settori.

Come avviene la realizzazione?

La stoffa e la pelle – per foulard e borse – le faccio stampare dopo aver scelto tra le mie opere; ora sto creando anche una linea di magliette dipinte a mano, come dipinti a mano sono gli orecchini. Parto sempre da un mio quadro per creare il prodotto.ย ย ย 

Cโ€™รจ un momento preciso in cui arriva la tua ispirazione?

Vado molto a periodi. Come ogni artista ci sono momenti che non creo e altri piรน intensi che magari in tre mesi faccio anche 50 opere. Realizzando opere astratte lโ€™ispirazione viene da dentro di me, devo sentire lโ€™opera interiormente, quindi non cโ€™รจ un momento preciso.

Cโ€™รจ unโ€™opera a cui sei particolarmente legata?

Sรฌ, ce nโ€™รจ una in particolare che sento molto vicina: รจ un mosaico dellโ€™anima con uno sfondo nero.

Hai di recente aperto una boutique in centro a Perugiaโ€ฆ

Esatto, ho rilevato da circa un mese una boutique che era unโ€™attivitร  giร  avviata in cui ho inserito il mio brand MR โ€“ vendendo foulard, camicie, borse e altro โ€“ ma ho anche mantenuto le altre marche giร  presenti in negozio. Mi sto impegnando al massimo in questo nuovo progetto.

Se lโ€™Umbria fosse unโ€™opera dโ€™arte, come la rappresenteresti?

La rappresenterei con mosaico che ha poche aperture ed esprime molta chiusura. Amo lโ€™Umbria perchรฉ ci sono nata e ci vivo, ma รจ una regione molto chiusa, in netta contrapposizione con la mia arte che รจ aperta e allโ€™avanguardia. Quindi realizzerei un mosaico abbastanza chiuso.

 

I mosaici dellโ€™anima

Il tuo sogno?

Come prima cosa sviluppare il marchio MR, creando anche una serie di abiti. Se devo sognare in grande, vorrei portare a New York la mia arte e poi andarci a vivere.

Quali sono le tue riflessioni sul mercato dellโ€™arte oggi in Italia?

รˆ un mercato molto difficile. Un artista deve farsi valere e far valere le proprie idee e le proprie opere. Questo, in Italia e nel mondo in generale, รจ molto complicato. Perรฒ, chi fa arte, la fa a prescindere dal mercato o dai vantaggi che ne puรฒ ricavare; la fa per unโ€™esigenza personale interiore, per un desiderio innato.

 


Per saperne di piรน

Durante la celebrazione di S. Andrea, il patrono dei pescatori, รจ avvenuto lโ€™incontro con alcuni pescatori del Trasimeno, dove si sono raccontati con aneddoti e ricordi. Gente โ€œtostaโ€, che continua questโ€™antica arte millenaria con grande sacrificio e passione. I pescatori sono di poche parole ma quando parlano sono concreti. Durante lโ€™incontro hanno presentato diverse problematiche del loro mestiere, tra cui quella inerente al trasferimento del loro sapere alle generazioni future, che sono esigue e difficili da reperire rispetto alle possibilitร  che questo lavoro offre.

Andrea era un discepolo di Gesรน e faceva il pescatore sul lago di Tiberiade. I pani e i pesci del miracolo della moltiplicazione furono indicati da Andrea a Gesรน, come si racconta nella descrizione riportata nel Vangelo di Giovanni. Il 30 novembre รจ la sua ricorrenza religiosa e molte comunitร  di pescatori, non solo italiane, festeggiano il loro Santโ€™Andrea.

 

Pescatori del Trasimeno, foto di Andrea Pagnotta

 

Sul lago Trasimeno, i pescatori della costa Ovest, come quelli incontrati a Castiglione del Lago, riconoscono in Santโ€™Andrea il loro Santo, mentre quelli della costa Est riconoscono i loro protettori in San Spiridione e San Feliciano.
Il Trasimeno รจ speciale anche per questo. Il raduno in occasione della ricorrenza patronale รจ stato voluto fortemente da Guido Materazzi, pescatore/ristoratore nonchรฉ presidente dellโ€™ARBIT (Associazione Recupero Barche Interne Tradizionali) che recentemente ha varato una tipica barca in legno da pesca del Trasimeno, datata nella seconda metร  del secolo scorso. La barca รจ stata ripristinata con un lavoro certosino di Guido Materazzi stesso e di Andrea Sedini e, per lโ€™occasione, i due restauratori lโ€™hanno denominata La Dotta. Complimenti allโ€™ARBIT, per la missione onorevole che svolge.
Dopo la celebrazione del Patrono ci si รจ ritrovati in un momento conviviale, proprio presso il ristorante La Capannina di Guido, dove molti pescatori hanno sottolineato alcune questioni sia complesse sia preoccupanti, ma hanno anche espresso dei suggerimenti per affrontare e superare i costanti momenti difficili del loro nobile lavoro.
Presenti, tra gli altri, oltre a un nutrito e ben rappresentato gruppo di pescatori, il sindaco di Castiglione del Lago, Matteo Burico, il presidente della Cooperativa Pescatori del Trasimeno di San Feliciano, Aurelio Cocchini, il presidente dellโ€™altra Cooperativa del Trasimeno Stella del Lago con sede a Panicarola, Ivo Bianconi, e poi Niccolรฒ Bacoccola di Confagricoltura.

Pescatori, foto di Andrea Pagnotta

Si รจ ribadito piรน volte, durante lโ€™incontro, che il basso livello idrometrico del lago mette in evidenza moltissime difficoltร  e necessitร . Come lโ€™annoso problema dellโ€™adduzione dellโ€™acqua al bacino lacustre, lโ€™eccessiva differenza rispetto allo zero idrometrico, lโ€™accesso difficoltoso nei varchi portuali dovuto allโ€™interramento e relativo innalzamento del fondale, il clima sempre piรน caldo e la scarsa piovositร , i dragaggi mancati da anni, lโ€™arretramento e la scarsitร  del canneto, il mancato supporto economico o finanziamento verso chi vorrebbe principiare a fare questo mestiere, il sostegno per una formazione istituzionale iniziale e continua per gli operatori del settore; manca la tutela economica della coppia di pescatori che stanno sempre insieme in barca se uno dei due dovesse assentarsi per malattia o infortunio, il riconoscimento previdenziale ancora lontano da essere tale come lavoro usurante.
Stiamo parlando dellโ€™importanza antropologica della pesca al Trasimeno, in particolare dei suoi pescatori e delle loro famiglie che, con il loro lavoro, il loro sapere e le tradizioni, per secoli hanno dettato i tempi delle comunitร  lacustri e continuano ad armonizzarsi con i periodi attuali, imperterriti nella cattura e lavorazione del pesce. Unโ€™attivitร  di sacrifici quella del pescatore, che viene tuttora perpetrata con metodi ancestrali che giungono immutati da epoche remote e che attualmente, purtroppo, non viene ancora sufficientemente valorizzata e tutelata.
Intorno al mondo della pesca ruotano tutta una serie di attivitร  connesse che vanno da chi fa le reti alla riparazione dei motori, dalla trasformazione al commercio del pesce e molto altro. Ormai, da qualche tempo, alcuni pescatori hanno preso vie innovative per lโ€™integrazione reddituale, come la Cooperativa Pescatori di San Feliciano e alcuni singoli altri, rappresentate dallโ€™ittiturismo e dal pescaturismo.
I pescatori sono i veri guardiani del lago, conoscono bene i suoi umori, solcandolo tutti i giorni con i loro barchini, e percepiscono le energie che esso sprigiona. A volte il lago ti accoglie e a volte ti respinge e come dice saggiamente Guido Materazzi: ยซรˆ facile amare il Trasimeno ma รจ molto difficile farsi amare da luiยป.

 

Il frutto del loro lavoro, foto di Andrea Pagnotta

 

Si conosce poco del mondo dei pescatori, che รจ ricco di storia, natura, tradizioni e culturaโ€ฆ ma di certo essi sono un fondamentale simbolo del Trasimeno. Lโ€™invito รจ quello di conoscerli meglio, nel loro silenzioso e incessante lavoro fatto da mani che strigano, tirano, arsettano, gettano, remano, vanno a muscolare, pescano, paitellano, scanellano, vanno a puntone, giacchiano.
Va salvaguardato il pescatore professionista che ogni giorno se la deve vedere con un gran numero di problemi, a partire dai cambiamenti indesiderati dellโ€™ambiente lacustre, anche perchรฉ rappresenta lโ€™ultimo custode indefesso delle radici lacustri con storie, segreti, tradizioni e aneddoti da preservare e raccontare.

Probabilmente non tutti sanno che uno dei padri della grafica italiana era umbro, in particolare orvietano.

Si tratta di Piergiorgio Maoloni, un designer visionario che รจ stato in grado di anticipare i tempi e di realizzare, grazie al suo talento e alle sue intuizioni, il restyling di alcuni fra i piรน importanti giornali italiani fra cui, per citarne alcuni, ยซLa Stampaยป, ยซIl Messaggeroยป, ยซLโ€™Unitร ยป, ยซAvvenireยป.

Piergiorgio Maoloni, foto di Orvietosi.it

Questo personaggio, che รจ stato in grado come pochi altri di dare forma alle notizie, nacque a Orvieto il 9 giugno del 1938. Definito lโ€™architetto dei giornali, amรฒ molto Vienna e New York e fu in grado di guardare con attenzione a ciรฒ che accadeva nel resto del mondo, annotando evoluzioni ed esperienze e traendovi ispirazione per il suo lavoro.
Con la sua opera รจ stato in grado di elaborare un nuovo equilibrio fra contenuti e spazi, ha esaltato lโ€™utilizzo delle immagini, ha dato respiro alle pagine dei giornali che, insieme a lui, si sono liberate da schemi opprimenti e antiquati. Il suo contributo allโ€™evoluzione della grafica editoriale รจ stato determinante, la capacitร  di mettersi in ascolto delle esigenze comunicative delle redazioni, ha fatto sรฌ che la grafica diventasse un elemento fondamentale nella valorizzazione ed enfatizzazione dei contenuti, assumendo cosรฌ un ruolo da protagonista nella divulgazione della notizia.

 

Scomparso Maoloni nel 2005, il suo importante e ricchissimo archivio professionale, costituito in anni di lavoro, raccolta e ricerca, รจ stato donato dalla famiglia di Maoloni al Comune di Orvieto che nel 2018 ha avviato il progetto Da Orvieto al mondo. Piergiorgio Maoloni a 80 anni dalla nascita per valorizzare lo straordinario lascito. Il percorso per rendere fruibile lโ€™archivio โ€“ attualmente conservato al secondo piano di Palazzo dei Sette – e metterlo a disposizione della comunitร  non si รจ ancora concluso, ma รจ intenzione dellโ€™amministrazione comunale spostarlo al Centro Studi per aprirlo finalmente al pubblico.
In occasione della serata di quel 22 dicembre 2018, data di presentazione del progetto Da Orvieto al mondo. Piergiorgio Maoloni a 80 anni dalla nascita, Angelo Rinaldi, art director de ยซLa Repubblicaยป, dichiarรฒ: ยซIl piccolo passo fatto dallโ€™Amministrazione Comunale di Orvieto, ovvero una serata in ricordo di Piergiorgio Maoloni in cui si presenta lโ€™idea di un progetto che valorizzi un Maestro della grafica italiana, รจ una cosa che trasformerร  questo settore professionale in quanto Piergiorgio era molto conosciuto e apprezzato a livello mondiale, quindi rendere fruibile il suo lascito culturale al grande mondo di studenti, professionisti e appassionati non solo italiani ma anche stranieri รจ una intuizione feliceยป.
Aspettiamo allora con ansia di poter visitare questo tesoro per rendere ulteriore merito a un umbro che, con il suo lavoro, ha fatto davvero la differenza e che puรฒ ancora regalare spunti e ispirazione alle giovani generazioni di grafici.

Giulio Gigli, giovane chef di successo che dellโ€™uso della materia prima, della stagionalitร  e dei prodotti tipici del territorio, ha fatto il suo credo: la tradizione viene abbinata alle sapienti tecniche culinarie apprese durante le sue importanti esperienze fatte in ristoranti stellati internazionali e in varie parti del mondo.

Aglione, foto di Andrea Di Lorenzo

Qualche tempo fa ho incontrato Giulio a casa mia e, durante unโ€™amabile chiacchierata sullโ€™aglione, ce ne siamo raccontate sui pregi e sulle caratteristiche di questa eccellenza da poco riconosciuta come risorsa genetica autoctona di interesse agrario inscritta nel registro della Regione Umbria, grazie alle pratiche istruite dal Parco 3A-PTA, in particolare dallโ€™ufficio gestito da Luciano Concezzi, con protagoniste Livia Polegri e Marta Gianpiccolo che hanno istruito la domanda di richiesta, in aggiunta a un contributo del vostro inviato lacustre, che รจ stato coinvolto in merito.
La premessa รจ dovuta, anche perchรฉ la chef nonchรฉ produttrice di grani antichi Valentina Dugo, ha innescato il contatto con Giulio Gigli, a proposito dellโ€™aglione. E da qui nasce lโ€™interesse di chef Giulio, che venne a casa mia prima di andare in Slovenia per una sua consulenza destinata a un noto ristorante stellato, dove portรฒ anche lโ€™aglione come prodotto tipico da utilizzare in quel luogo. Per dare un seguito e condivisione al nostro incontro, preparai a Giulio la mia ricetta della pasta allโ€™aglione, che ha molto apprezzato e non solo a parole.
Successivamente ci sono stati altri incontri, dove Giulio mi fece degustare una bontร  unica, quella dei fiori dโ€™aglione preparati secondo la sua tradizione familiareโ€ฆ una squisitezza.
Giulio, durante le nostre amabili conversazioni, mi ha raccontato del suo progetto, della sua filosofia di proporre piatti della tradizione con lโ€™innovazione a fargli da spalla e di realizzare un orto per la stagionalitร  dei prodotti da usare nelle sue ricette.

Tutto molto bello e suggestivoโ€ฆ e Giulio ce lโ€™ha fatta! Bravo! Lโ€™uso dellโ€™aglione, della roveja, della fagiolina del lago Trasimeno, del sambuco viene affiancato dai frutti della terra del periodo che produce il suo orto, che Giulio ha realizzato negli spazi adiacenti il suo ristorante che apre alla stagionalitร , tipicitร , unicitร  dei prodotti che, dal vicino campo, porta in tavola. Il tutto arricchito dalle tecniche culinarie che lui utilizza con gran maestria, dopo averle fatte sue dalle cucine dei ristoranti famosi e stellati dove ha lavorato.

Lo chef Giulio Gigli, foto di Andrea Di Lorenzo

La sua nuova fucina culinaria si trova a Capodacqua di Foligno, รจ il ristorante UNE, un antico mulino ad acqua del Quattrocento, la sua struttura รจ visibile allโ€™interno dei locali, ristrutturato in modo molto capace e accogliente che fa sentire subito a proprio agio e captare il messaggio che Giulio con il suo progetto, ha voluto imprimere e donare ai suoi visitatori/degustatori. Infatti UNE significa acqua in antico umbro e qui di acque ne siamo circondati oltre che di sapori, profumi, tradizione e innovazione.
Il progetto di Giulio Gigli, chef dโ€™avanguardia in nome della tradizione, ha come mission quella di deliziare nel palato e nella mente i degustatori che vorranno apprezzare i prodotti tipici stagionali trattati con eccellenti tecniche culinarie stellate. Unโ€™ottima scelta di vini da abbinare ai piatti, completa lโ€™intrigante offerta gustativa.
La mia visita presso il ristorante di Giulio, ben conferma quanto scritto. Vale la pena andare a Capodacqua di Foligno, al ristorante UNE, dove le stagionalitร  dei prodotti alimentari vi aspettano sui tavoli del ristorante, provenienti direttamente dallโ€™orto di Giulio Gigli, chef di successo, che parla con nuovi e incantevoli linguaggi dโ€™arte culinari, tutti da percorrere per straordinarie e indimenticabili esperienze di gusto!

ยซQuando mi hanno detto del riconoscimento pensavo che si fossero sbagliati. Non cโ€™ho creduto finchรฉ non รจ arrivata la mail ufficialeยป.

Jacopo Costantini, Nastri d’Argento 2021

Jacopo Costantini รจ un giovane attore perugino che sta muovendo โ€“ con successo โ€“ i primi passi nel mondo del cinema. Da poco ha ricevuto unโ€™importate riconoscimento: รจ stato segnalato dai giornalisti cinematografici, tra i protagonisti di domani in occasione dei Nastri dโ€™Argento 2021. In questa lista di giovani del futuro (sei in tutto) figura Jacopo, protagonista, assieme a Lodo Guenzi (Lo Stato Sociale) e Matteo Gatta, del film Est – Dittatura last minute di Antonio Pisu, presentato come film dโ€™apertura della sezione non competitiva delle Giornate degli Autori della 77a Mostra Internazionale dโ€™Arte Cinematografica di Venezia. Un road-movie ambientato alla vigilia della caduta del muro di Berlino, tratto da una storia vera. ยซDomani sera il film sarร  proiettato al Frontone Cinema allโ€™Aperto a Perugia e io sarรฒ presente per parlarneยป ci spiega Costantini.
La nostra chiacchierata รจ stata molto piacevole: abbiamo parlato di cinema, di mestieri difficili da portare avanti e di Umbria. Alla fine non ho resisto e gli ho fatto notare che ha un accento piรน bolognese che perugino: ยซForse perchรฉ questi giorni sono stato con Lodo, ma basta qualche ora con i miei amici di Perugia e torna il mio accentoยป.

Jacopo, a noi puoi dirlo: hai sempre voluto fare lโ€™attore?

Sรฌ, fin da quando ero bambino. Mi piaceva intrattenere e far ridere. Dopo una piccola recita mio fratello venne da me e mi disse: ยซSe ti piace tanto, perchรฉ non provi a farlo come mestiere?ยป Lui oggi sostiene di non averlo mai detto. Forse lโ€™ho sognato! Comunque la mia famiglia mi ha sempre incoraggiato. Finito il liceo sono partito per Bologna per frequentare la Scuola di teatro Alessandra Galante Garrone e in seguito sono andato a Roma allโ€™Accademia Internazionale dโ€™Arte Drammatica del Teatro Quirino. Poi รจ arrivata la prima tournรฉe teatrale con Lello Arena, che considero il mio maestro, dal quale ho appreso tanto tra cui la passione per questo mestiere. Perchรฉ รจ un mestiere dove si deve studiare e applicarsi.

La passione non bastaโ€ฆ

No, ci vuole tanta dedizione e pazienza. รˆ un mestiere che ti forma e ti abitua al rifiuto: di 10 provini, se ne azzecchi uno รจ giร  tanto. Il mio obiettivo รจ campare con questo lavoro, quindi non mi arrendo.

Meglio cinema o teatro?

Il teatro ha una condizione piรน abbordabile rispetto alla televisione o al cinema, dove inserirsi รจ molto difficile se non sei figlio di qualcuno, se non hai alle spalle forti agenzie o se non hai fatto determinate scuole.

 

Una scena del film Est – Dittatura last minute

Sei protagonista, assieme a Lodo Guenzi e Matteo Gatta, del film Est – Dittatura last minute con la regia di Antonio Pisu. Si tratta del tuo terzo filmโ€ฆ

Sรฌ. Avevo giร  girato due film indipendenti: nel 2018 la commedia Te lo dico pianissimo e nel 2019 Prossimo Tuo, entrambi diretti del regista Pasquale Marrazzo.

Quanto รจ vicino a te il personaggio di Bibi che interpreti in Est-Dittatura last minute?

Per realizzarlo ho estremizzato delle parti del mio carattere, che spesso freno. Ho aperto i rubinetti della bontร , dellโ€™ingenuitร  e tutto รจ uscito naturalmente. Nel set non era un recitareโ€ฆ era uno stare. Noi tre siamo diventati veramente tre amici.

Il film ti รจ valso il riconoscimento Protagonisti di domani: qual รจ stata la prima cosa che hai pensato quando lโ€™hai saputo?ย 

Oddio! Prima ho pensato che si fossero sbagliati, sono stato 10 ore nel dubbio. Poi รจ arrivata la mail ufficiale e quindi tutto รจ diventato vero. In piรน lโ€™ho ricevuto insieme a Lodo (Guenzi) e Matteo (Gatta), quindi รจ stato ancora piรน piacevole e speciale.

 

Jacopo Costantini e Matteo Gatta ai Nastri d’Argento 2021

Sognando: da chi vorresti essere diretto?

Poter fare un provino per Paolo Sorrentino o Matteo Garrone sarebbe bellissimo.

Un attore a cui ti ispiriโ€ฆ

Il dio per me, รจ Gian Maria Volontรฉ.

Dal 2019 vivi a New York: comโ€™รจ stato il passaggio da Perugia alla Grande Mela?

A Perugia sto benissimo, ho la mia famiglia e gli amici che mi sostengono sempre. Il passaggio รจ stato naturale, รจ dove volevo andareโ€ฆ รจ quello che volevo fare. C’ho passato tutta la pandemia. Ora, il mio obiettivo รจ concentrarmi piรน sullโ€™Italia e sfruttare al meglio questo momento di visibilitร .

Sento che hai perso lโ€™accento perugino e hai preso quello bologneseโ€ฆ

Forse perchรฉ questi giorni sono stato molto con Lodo, ma basta che frequento qualche ora i miei amici di Perugia e torna tutto come prima (ride!).

Un poโ€™ d’informazioni su di te: chi รจ Jacopo?

Sono uno che crede che il miglior divertimento sia divertire gli altri.

Cosa leggi, che musica ascolti?

Di musica non ne ascolto moltissima, ma leggo tanto. Sono un appassionato di Marcel Proust, in questo periodo sto leggendo Alla ricerca del tempo perduto.

E per quanto riguarda i film?

Cerco di guardare tanto, soprattutto prodotti che non si trovano facilmente, un cinema piรน ricercato e di nicchia. Che poi รจ il cinema che vorrei fare io!

Quindi una mega produzione hollywoodiana la rifiuteresti?

No, assolutamente no (ride!). Non rifiuterei nulla, basta che non intacchi la mia dignitร .

Hai mai pensato di passare dallโ€™altra parte della macchina da presa?

Lungi da me farlo. Mi piace piรน scrivere, ho infatti dei progetti di scrittura in ballo.

Le ultime due domande di rito: qual รจ il tuo rapporto con lโ€™Umbria?

Quando sono allโ€™estero mi piace tanto dire che sono umbro e di Perugia e mi inorgoglisce molto quando scopro che le conoscono e che gli piacciono.

Come descriverebbe lโ€™Umbria in tre parole?

Ruvida, selvaggia, accogliente.

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