Il Trasimeno combatte costantemente, anche attraverso i suoi piรน antichi rappresentanti – i pescatori – per la preservazione e la tutela.
Si tratta di una continua attenzione alle problematiche del lago che i pescatori fanno propria, in quanto le relative conseguenze e implicazioni ricadono direttamente sui suoi simbiotici esponenti. Infatti il livello delle acque, la pulizia dei fondali e delle sponde, l’aumento delle temperature e la scarsitร di piogge sono alcune delle problematiche ben conosciute dagli esperti pescatori lacustri che portano avanti, con grandi sacrifici, un’antichissima tradizione che, a occhi forestieri, rappresenta una suggestiva tipicitร di questi bellissimi luoghi. Purtroppo l’inaspettata emergenza sanitaria per il Coronavirus ha rappresentato una problematica in piรน da affrontare.
Ma i pescatori, come รจ caratteristico della loro identitร , non si sono persi d’animo e hanno dimostrato di saper fronteggiare ancora una volta le difficoltร che la vita presenta loro. L’A.D. della Cooperativa pescatori del Trasimeno, Valter Sembolini, nonchรฉ membro dell’esecutivo nazionale della Commissione Pesca con delega alle acque interne, dopo un proficuo lavoro svolto in sinergia con gli altri membri dell’esecutivo di cui lui รจ stato promotore, ci ha fatto sapere che la Commissione Europea ha riconosciuto, per la prima volta, le acque interne italiane e le lagune. Un grandissimo risultato.
Pescatori del Trasimeno, foto di Cooperativa dei Pescatori del Trasimeno
Come si รจ arrivati al risultato
La premessa รจ che il mercato della pesca ha profondamente risentito (come tanti altri!), della pandemia legata al COVID-19 per la chiusura del settore ristorativo e di molti canali abituali di vendita e di consumo. La Cooperativa Pescatori del Trasimeno ha immediatamente creato delle specifiche iniziative, ha incrementato alcune abituali laboriositร come lo stoccaggio e la trasformazione del pescato – buonissimo il patรฉ di tinca affumicato – in attesa della riapertura dei ristoranti. In particolare, ha attivato il servizio di consegna a domicilio.
ยซA febbraio, le due cooperative dei pescatori del lago hanno catturato i lucci riproduttori e li hanno portati al centro ittiogenico di Sant’Arcangelo, gestito dalla Regione. Qui sono state fecondate le uova e dopo circa 40 giorni sono nati gli avanotti, che sono stati immessi nel nostro lago, in misura di circa centomila. Si tratta di una specie molto pregiata.ยป spiega Valter Sembolini.
Foto by Cooperativa dei Pescatori del Trasimeno
Valter Sembolini
Ma, ritornando al tema di qualche riga sopra, Sembolini aggiunge: ยซIl Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ha recepito le direttive della Commissione Europea. Il Fondo Europeo per gli affari marittimi e la pesca, in particolare, dovrร sostenere misure specifiche legate all’emergenza COVID-19 nel settore pesca e acquacoltura. Tali misure includeranno il sostegno per l’attivitร di pesca, compresa quella per le acque interne, e i fondi Coronavirus saranno gestiti dalla Regione. Quest’ultima inoltre,ย grazie all’impegno concreto dell’assessore Roberto Morroni, ci sta aiutando a portare avanti il tema per la nostra attivitร , riferita alla sostenibilitร e biodiversitร . Cosรฌ come devo ringraziare l’onorevole Filippo Gallinella, Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, che sempre insieme alla Regione, ci sta aiutando per l’attingimento ai fondi FEAMP di altre regioni che non siano stati utilizzatiยป.
Il documento che ha dato l’avvio alle modifiche dei Regolamenti FEAMP, dove in via prioritaria viene indicato, tra l’altro, che i pescatori delle acque interne e gli acquacoltori saranno i beneficiari delle misure di sostegno finanziario compensativo a seguito dell’arresto temporaneo dell’attivitร , sono derivate da un documento che ha racchiuso gli impegni svolti da Valter Sembolini, in qualitร di coordinatore nazionale delle acque interne nell’ambito del Comitato Nazionale di Federagripesca, di Federcoopesca e di Alleanza delle Cooperative Italiane.
Durante il periodo del grande isolamento mi sono ritrovato spesso a guardare le vecchie foto che ho scattato in momenti spensierati o meno e mi sono ritrovato a pensare a quanto sarei voluto tornare a girovagare, nelle mie solitarie domeniche pomeriggio.
E mi sono ritrovato spesso a guardare le fotografie e a esclamare qualcosa. Come nel caso di quella scattata una domenica sera dโinverno, al tramonto, sulla cima del Subasio, dove una vecchia auto anni Ottanta mi sorpassa e con i fari illumina la strada.
Ho sempre detto che quella foto รจ stata una gran botta di fortuna perchรฉ, mentre me ne stavo tornando allโauto, con il freddo che mi bloccava le mani e che mi faceva battere i denti, sono stato sorpassato da questโauto che nemmeno avevo sentito arrivare e sono riuscito a scattare al momento giusto, tirando su la Reflex che tenevo in mano e mettendo a fuoco al volo. Credo di aver avuto anche le impostazioni regolate a dovere (o forse no?) e sono riuscito a catturare qualcosa che a me personalmente ha sempre colpito molto e mi ha fatto dire piรน di una volta ยซMi sembra lโArizonaยป.
Ecco, io in Arizona non ci sono mai stato, in veritร . Non credo nemmeno di avercela bene in mente, lโArizona. E allora perchรฉ ho detto proprio ยซMi sembra lโArizonaยป? Forse perchรฉ in quel momento avevo bisogno proprio di vedere quello, era unโevasione dal mio mondo fatta trasformando un paesaggio che di suo non ha nessun rimando allโArizona in qualcosa che forse la ricorda.
Cosรฌ sono andato a vedere anche le altre foto che negli anni ho scattato al Monte Subasio (uno dei miei posti preferiti, isolato, panoramico, e poi ci sono i cavalli!) e ogni volta mi sono trovato di fronte a paesaggi completamente diversi nonostante si trattasse sempre dello stesso posto.
Un paesaggio multiforme
Mi รจ tornata in mente una riflessione che feci dopo aver letto il Robinson Crusoe di Defoe. Qual รจ lโisola di Robinson Crusoe? ร un luogo reale? Magari รจ lโisola di Mร s a Tierra su cui visse il naufrago Alexander Selkirk a cui Defoe si ispirรฒ per il suo personaggio? Magari, ma nonostante ci siano lunghissime pagine in cui lo scrittore la descrive minuziosamente, per quanto possano essere precise e dettagliate, esse non potranno mai combaciare con la reale immagine dellโisola.
Se ricordiamo bene, essa inizialmente si presenta tetra, inospitale, terrificante, un luogo dove Robinson Crusoe ha timore di vivere. Ma, lentamente, il naufrago ne diventa il re, il paesaggio si apre e diventa ricco, prospero, si illumina, fino a tornare di nuovo spettrale e minaccioso quando Crusoe scopre di vivere insieme a una tribรน cannibale.
ร un luogo che cambia con il personaggio, che muta e fa mutare anche la nostra percezione del luogo stesso. E cosรฌ รจ stato per il Subasio e lโArizona e le foto.
La forma del monte cambia in base alla mia percezione in quel determinato momento e cambia quando anche altri scattano e scattano, secondo la loro sensibilitร e secondo la loro percezione di quel momento.
Trovo incredibile questa cosa: come ognuno di noi riesca a inserire allโinterno di un paesaggio giร esistente e ben delineato la propria persona. Cosรฌ non abbiamo piรน un unico paesaggio, ma centinaia di migliaia di paesaggi. Un paesaggio multiforme.
Ogni curva del monte, ogni mattone di ogni paese di ogni cittร puรฒ assumere una diversa forma nonostante il monte sia lรฌ da intere ere geologiche e che, per esempio, la Basilica di San Francesco abbia la stessa architettura da quando fu edificata intorno al 1228.
Per questo non si puรฒ mai esaurire la voglia di scoprire il paesaggio che ci circonda. In fondo, il fotografo LuigiGhirri ha scattato per la maggior parte della sua vita nel raggio di cinquanta chilometri da casa sua e ogni volta rimaneva a bocca aperta per un dettaglio nuovo che riusciva a scoprire. ร cosรฌ che, alla fine, riguardando le vecchie foto durante lโisolamento mi viene voglia di ritornare a esclamare ยซMi sembra lโArizonaยป!
Tresa, Rio Maggiore, Moiano e Maranzano sono i quattro affluenti dell’Anguillara, l’immissario artificiale del lago Trasimeno costruito nel 1958 nel territorio prospiciente la parte sud del Lago, progettato sia per immettere acqua nel Trasimeno in crisi idrica sia per regolare le portate verso l’esondante lago di Chiusi.
Il canale dell’Anguillara fa parte di un sistema idrografico che collega il Trasimeno a quattro torrenti (Tresa, Rio Maggiore, Moiano e Maranzano) che, seppur scorrendo in gran parte in Umbria, appartengono a loro volta al bacino idrografico del toscano e confinante lago di Chiusi.
L’intero apparato idraulico presenta un sistema complesso, formato da chiuse con paratoie metalliche, un laghetto di raccolta acque, ponti, caselli idraulici, sifoni e canali derivatori, regolando cosรฌ l’afflusso dei quattro adduttori verso l’Anguillara e, in relazione alla situazione idrologica, le loro acque possono essere deviate verso il Trasimeno (tramite l’Anguillara) o verso il lago di Chiusi (tramite l’immissario Tresa che รจ alimentato a sua volta dai suoi tre affluenti sopracitati). L’intercettazione delle acque dei quattro torrenti a favore dell’Anguillara avviene prima che il Rio Maggiore, il Moiano e il Maranzano affluiscano nel Tresa, immissario del lago di Chiusi.
I torrenti Pescia e Paganico sono rimasti gli unici immissari naturali del Trasimeno, dopo che Papa Sisto V, nella seconda metร del XVI secolo, fece deviare il Tresa e il Rio Maggiore verso il lago di Chiusi, cercando cosรฌ di ridurre i continui allagamenti spondali del Trasimeno causati dall’eccessiva escursione del livello dell’acqua durante i periodi piovosi.
Lo zero idrico del Trasimeno
Intorno al 1960 il Tresa e il Rio Maggiore vennero ricollegati al bacino lacuale umbro tramite l’Anguillara, questa volta per scarsitร d’acqua e rischio di impaludamento del Trasimeno. Nel medesimo periodo e per lo stesso motivo entrarono a far parte dell’attuale sistema idrografico, tramite opere idrauliche dโintercettazione e derivazione, anche il Moiano e il Maranzano. Attualmente, a fronte dell’incessanti esigenze idriche del Trasimeno, l’adduzione dell’Anguillara, seppur importante, risulta spesso insufficiente ad appagare il bisogno d’acqua del lago piรน antico d’Italia.
Infatti, lo zero idrometrico del Trasimeno, tranne per un recente e brevissimo periodo, รจ sempre risultato un obiettivo quasi utopistico, portando con sรฉ una serie di problematiche a cui ancora oggi si sta cercando una soluzione, specie per un bacino che presenta un ecosistema delicatissimo e un precario equilibrio ecologico.
Il Trasimeno รจ da sempre una culla di civiltร , dove cultura, tradizioni, arte, storia e natura, si esaltano e si mostrano in tutta la loro bellezza ai visitatori del vecchio e attrattivo lago etrusco Tarsminass che, anche fosse solo per questo, andrebbe maggiormente protetto e preservato… ma questa รจ un’altra storia. Al contempo, sulla costa orientale del Trasimeno, nei pressi del panoramico borgo di San Savino di Magione, c’รจ il canale emissario, regolatore delle acque lacustri in uscita… e questa anche รจ un’altra storia.
La luce esalta la particolare cromia del corbezzolo, le cui foglie, fiori e frutti l’hanno reso uno dei simboli della nostra Madre Patria.
Tra lโautunno e lโinverno, quando si fa una passeggiata sui panoramici sentieri collinari del Trasimeno, l’attenzione puรฒ essere attratta dai vividi e intensi colori espressi dalla pianta del corbezzolo.
Il corbezzolo o lellarone o arbutus unedo รจ una ericacea sempreverde e possiede una caratteristica che la rende unica: i fiori e i frutti vi si trovano contemporaneamente, creando un contrasto cromatico di grande impatto. Quando gli antichi Greci, che lo chiamavano Kรฒmaros, arrivarono nei pressi di Ancona, battezzarono il suo promontorio ricco di corbezzoli Monte Conero.
Il corbezzolo
Il corbezzolo รจ considerato uno dei simboli della nostra Madre Patria: i suoi frutti, infatti, sono di un bel rosso acceso, mentre i fiori sono di un bianco candido che, uniti al verde intenso delle foglie, rimandano al Tricolore italiano.
A fare l’accostamento fra il corbezzolo e la nostra bandiera รจ stato anche Giovanni Pascoli, che ha reso la pianta un simbolo dellโunitร nazionale: nella sua ode Al Corbezzolo fa riferimento alla mitologia romana secondo cui Pallante, un giovane coraggioso, fu ucciso per difendere di Enea, che secondo l’Eneide di Virgilio รจ stato il fondatore di Roma. Il feretro di Pallante fu costruito con rami di corbezzolo e da qui nasce l’accostamento tra la pianta e il nostro Tricolore: il bianco, il rosso e il verde avvolsero il corpo del primo eroe italico.
Le bacche del corbezzolo hanno una buona azione diuretica, astringente e dissetante e sono la materia prima per confetture, bevande e canditi. Il miele e l’aceto sono molto apprezzati. Chi avesse la fortuna di trovare delle bacche o corbezzole (delicate ma facilmente deperibili), dovrebbe assaggiarle utilizzando delle vecchie ricette o magari, con un poโ di fantasia, crearne delle nuove.
Tre giganti verdi vivono in Umbria. Se pensate allโincredibile Hulk o a Shrek e Fiona siete sulla cattiva strada. I tre giganti non si sono mai mossi da quando li hanno piantati.
ยซBelli come noi / ben pochi saiยป cantava Celentano di un albero di trenta piani soffocato dallโaria insalubre della grande cittร . I tre giganti umbri invece hanno sempre respirato aria pura e salutare.
I tre, insieme, sfiorano mille anni: seicentoil tiglio, duecento il leccio, centosessanta il cipresso. Tre alberi che narrano la storia di Todi e della campagna. La chiamano la verde Umbria perchรฉ i boschi sono ovunque si posi lo sguardo; aria, acqua, luce, vento, terra sono gli ingredienti che ogni tanto creano una magia. Solo ogni tanto, esattamente come ogni tanto nasce una Marlyn Monroe, una Monica Bellucci, una Sofia Loren.
Il leccio
Il leccio
Cominciamo dal leccio che si trova nella campagna vicino al castello di Ceralto. AllโAgriturismo Monte Ceralto si gira a sinistra sulla strada bianca, si parcheggia e si procede a piedi. Superata la sbarra si percorrono ancora 400/500 metri in mezzo agli olivi finchรฉ a sinistra si nota una montagna verde scuro. Quello รจ il leccio. La circonferenza del tronco supera i 4 metri, la sua chioma copre una grandissima superficie. Si dice che abbia duecento anni. Lโalbero era lรฌ quando i castelli del tuderte erano abitati, quando la terra era lavorata a mano da centinaia di miseri contadini, era lรฌ quando lo Stato Pontificio fece piantare nelle sue terre 362.000 olivi. Era giร lรฌ quando sono arrivate le prime macchine agricole. Forse era ancora giovane quando sotto la sua ombra si sono seduti a riposare i garibaldini che lasciavano Todi. Garibaldi invece รจ rimasto in cittร e se ne sta sopra un piedistallo, sulla piazza che porta il suo nome e presidia il suo cipresso.
Il cipresso
Era il 1849, anno di grandi rivolgimenti. Caduta la Repubblica romana, Garibaldi e Anita scappano verso nord e si fermano a Todi. Un cittadino tuderte, grande ammiratore del generale, decide di piantare un albero a perenne memoria. Sarร un cipresso e sarร degno dellโeroe. ร alto trentasei metri come un palazzo di dodici piani e la circonferenza del tronco รจ adeguata, supera i due metri. Non si puรฒ non vederlo quando si entra in piazza Garibaldi. Anche lui ne ha viste tante. Prima la fine dello stato Pontificio, poi il regno dโItalia e poi due guerre e le invasioni: non sarebbe degno dellโeroe dei Due Mondi se si fosse fatto sopraffare.
Il cipresso
Il tiglio
Lโultimo gigante รจ il tiglio di Todi, grande e grosso, con una chioma che da seicento anni fa ombra al convento di Montesanto. ร conosciuto come il tiglio di San Bernardino e si dice che lo abbia piantato lo stesso santo nel 1436, prima della sua predicazione a Todi.
Parecchi documenti attestano la sua presenza nei secoli ed รจ sorprendente che abbia passato indenne le tante vicissitudini del monastero.
Nel 1235 le monache clarisse vollero fortemente quel terreno, appena fuori Todi, per costruire un monastero. Poi fu proprietร dei Domenicani e ospitรฒ Jacopone da Todi quando era bizzoco[1]ย francescano, poi nel 1367 il cardinale Albornoz sloggiรฒ le religiose e trasformรฒ il monastero in rocca fortificata; poi lโabbandono, poi nuovamente le monache, poi Napoleone che fece svuotare tutto, poi i frati francescani. Con lโUnitร dโItalia, nel 1866, i frati vennero cacciati malamente e deventรฒ orfanotrofio. Nuovo cambio nel 1895, quando i francescani ricomprarono il loro convento e sโinsediano nel monastero. Adesso sono lรฌ e lรฌ resteranno fino a nuovi rivolgimenti.
Il tiglio
I tre giganti verdi sopravvivranno? Chi lo sa. Hanno superato la piccola glaciazione e altri cambi climatici, forse sono cosรฌ temprati da superare anche i caldi attuali, raggiungere i mille anni e andare oltre.
[1] Bizzoco: chiamati cosรฌ nel XIII e XIV secolo uomini e donne appartenenti al 3ยฐ ordine francescano, che conducevano vita povera in protesta contro il lusso dellโalto clero. โ Enciclopedia Treccaniโ
Tra cornici di roccia e corone di pioppi che trafiggono il cuore piรน selvaggio della Valnerina, la convivenza col lupo, guardiano silvestre consacrato alla cosmogonia pagana della foresta, appartiene alla quotidianitร di quella civiltร rurale che dipinse, tra i petali di unโUmbria millenaria, acquerelli di idilli bucolici custoditi oggi nello sguardo severo di unโantica abitante di Gavelli che affida, alla voce flebile della memoria, il ricordo del baluginare sinistro dei lupi che tra le ombre della notte intonavano alla luna strazianti ululati.
Dalle pievi longobarde ai casseri medioevali posti a dominio delle potenti abbazie e degli eremi fioriti lungo lโargine del fiume Nera, si racconta che il lupo abbia timore dalla musica. Non a caso lโapparato dei miti e delle leggende dischiuse dal passato arcaico della Valnerina ha conservato le vicende di un suonatore di organetto dal volto ignoto che, tornando verso Rocchetta, avamposto medievale sorto a difesa di un antico tracciato pedemontano, incrociรฒ lo sguardo sinistro dalla bestia, che lo attaccรฒ. Colto di sorpresa, lโuomo cadde e, nella caduta, lโorganetto che portava a tracolla emise la caratteristica timbrica cristallina che salvรฒ la vita del suonatore mettendo in fuga la bestia e dissolvendo lโoscuritร che la creatura evoca con le sue orme.
Il lupo, re indiscusso del Parco Nazionale dei Monti Sibillini
Leggende popolari
Tra i rovi della memoria popolare, consegnata allโeternitร del pensiero religioso e magico della Valnerina e custodita dallโelsa dellโantropologia, sopravvive lโantica credenza secondo la quale il bambino che succhiava il latte da una madre che aveva mangiato la carne di una bestia azzannata dal lupo, non riusciva a saziare lโappetito, tantโรจ che nel Casciano si esprime meraviglia e stupore verso chi non riesce a saziarsi attraverso la perifrasi dialettale ยซE che te si magnatu la carne de lu lupu?ยป. Una creatura totemica per antonomasia che da un lato raffigura il lato primordiale della selva, allegoria del passaggio dalla caducitร del corpo allโeternitร dello spirito, e dallโaltro evoca le suggestive rivelazioni epifaniche delle primitive tradizioni nordiche.
Un luparoย mostra orgoglioso la sua preda in una fredda giornata invernale
Il luparo
La Valnerina, una terra ricca di Tempo, le cui campane scandiscono il ritmo della storia intorno a focolari che rischiarano le tenebre di quelle lunghe notti dโinverno e che tramandano biografie e ritratti di uomini e cacciatori di lupi, pionieri dellโultima frontiera i cui fantasmi ย appaiono e scompaiono tra ย le torri di fumo della memoria e del mito. Il luparo, cavaliere della civiltร contadina a cui il pastore affida una missione salvifica, lโuccisione della bestia e la salvaguardia degli armenti, era un eroe che riceveva gli onori della battaglia esibendo nella piazza del villaggio il corpo esanime dellโanimale e celebrando il dominio dellโuomo e dellโaudacia sulla ferocia della bestia.
La trentanovesima edizione della Sagra del Gambero e del Pesce di Lago a San Savino si รจ appena conclusa con la consueta e ampia adesione di pubblico. La rinomata festa paesana si รจ tenuta dal 16 al 25 agosto nello scenografico borgo del lago Trasimeno, con un’ottima offerta enogastronomica accompagnata da iniziative culturali, spettacoli e musica di assoluto pregio.
Tramonto al lago Trasimeno
Un non ben precisato gruppo di buoni amici sono in vacanza in Umbria per trascorrere qualche giorno insieme, ospiti di un campeggio sulle rive del lago Trasimeno. Sono quattro coppie del nord Italia partite in moto per conoscere l’ignota e misteriosa regione, da molti definita come il cuore verde d’Italia e, in particolare, i paesaggi ricchi di storia e tradizioni che circondano il lago. Su consiglio di una coppia di turisti romani, conosciuti nel loro stesso campeggio, il gruppo di amici va a visitare il piccolo ma caratteristico borgo di San Savino, dove รจ in atto la Sagra del Gambero e del Pesce di Lago.
Lo strategico castello di Pian di Carpine
San Savino, vicino a Pian del Carpine (oggi Magione), nel Medioevo era uno strategico castello favorito dalla sua posizione elevata, a guardia e a difesa di una zona lacustre ritenuta da Perugia estremamente importante per la ricchezza del territorio e per la sua prima difesa; San Savino faceva parte, insieme ad altri borghi fortificati della costa orientale del lago, di un sistema di protezione al contado perugino. Oggi a San Savino sono visibili, della roccaforte di allora, la torre triangolare e parte delle mura su cui si apre l’unica porta d’ingresso alla piazzetta storica. L’entrata รจ sormontata da un arco a sesto acuto.
Davanti al medievale varco di accesso si apre un bellissimo affaccio sul lago da cui si possono ammirare dei maestosi tramonti di fuoco che si rispecchiano, rifrangendo le varie tonalitร rosso-aranciate, sulle increspature appena accennate dell’acqua e mettono cosรฌ in evidenza la sottostante Oasi naturalistica La Valle, un importante centro culturale ornitologico e scientifico votato al turismo ecologico e sostenibile e all’educazione ambientale per tutti, in particolare verso i giovani scolari. L’Oasi rappresenta una delle pregevolezze lacustri.
Uno scatto dalla sagra
Pesce di lago in tutte le salse
Il gruppo di amici, entrando in paese, ha avuto la stessa sensazione che provano tutti quelli che visitano il borgo durante l’allegra festa. Infatti, non appena si arriva, si percepisce immediatamente la sana atmosfera della sagra paesana dove, in un clima gioioso e ridente, ci si lascia trascinare nel dettato e ammiccante programma della serata. Cena a base di pesce di lago, dove l’antipasto misto, seguito dalla pasta con i gamberi o da quella con il pesce persico, continua con gli spiedini o la frittura di lago o con il superbo guazzetto di gamberi. Il tutto bagnato da un ottimo vino bianco di una piccola ma nota cantina locale e suggellato da un delizioso Vin Santo accompagnato da gustosi biscotti, chiamati Pane del pescatore.
Si vedono tutti i paesani collaborare, in un viavai incessante di passi fatto da persone giovanissime e piรน esperte che, senza risparmiarsi, danno una mano per curare gli ospiti della sagra: ci tengono a farli mangiare nel segno della tradizione locale e metterli a proprio agio. Il clima รจ casalingo e amicale e, nonostante il gran pienone di gente, il servizio ai tavoli รจ superveloce e le portate sono di grande qualitร .
L’ottima cena รจ preparata dal fantastico team della Pro Loco, guidato dall’attivissimo e navigato presidente Maurizio Orsini; fin dall’inizio della serata si percepisce la meticolosa preparazione di tutto l’evento, infatti i vari appuntamenti della festa paesana prevedono, oltre all’angolo enogastronomico, lo spazio dedicato ai concerti, alla musica e agli spettacoli, che avvengono in un clima allegro e scanzonato. Un grande plauso a Maurizio Orsini e a tutta la sua squadra!
Musica e paesaggio
Dopo aver ben mangiato e bevuto, il gruppo di amici passa vicino agli stand degli espositoritemporanei e a un gruppo musicale che, lรฌ accanto, suona bellamente del liscio ballato da una nutrita schiera di gente e poi si dirige verso la piazzetta storica della torre triangolare, verso cui un’accattivante musica li attrae. Tutti bravi!
Il prossimo anno gli otto amici si promettono di tornare sul Trasimeno e a San Savino e di partecipare a tutte le serate della sagra e, con questo livello di offerta, non se ne vorranno perdere neanche una. Il gruppetto, dopo aver pienamente soddisfatto le loro orecchie, si รจ fermato alla cantina a prendere un buon bicchiere di vino e poi si รจ diretto verso la piazzetta appena fuori la porta con l’arco a sesto acuto. Le quattro coppiette si siedono sulle panchine proiettate verso lo specchio lacustre, dove al riflesso stellare fa eco il profilo dell’Isola Polvese, che emerge misterioso dalle lucenti acque puntinate di astri.
C’รจ qualcuno che ha lo sguardo rapito dal magnificente panorama e piรน in lร c’รจ qualcun altro che si sta scambiando un tenero bacio sotto la protezione certa di Tarsminass, il saggio e millenario specchio d’acqua etrusco.
ยซDallโalto si contemplano paesaggi come patinati, conche di un verde argenteo, colline che scendono lentamente a valle recando torri, campanili, basiliche, monasteri. Tramonti limpidi, di un rosso privo di eccesso, sfumano sulle rocche e sugli oliveti, tra suoni di campane e rondini. Lโaria leggera dร un senso di euforia fisica. Umbria, cuore verde dโItaliaยป.
(Guido Piovene)
Cinque segreti da scoprire, cinque idee di viaggio per un weekend alla scoperta della Valnerina.
Vallo di Nera
Vallo di Nera
Una lunga storia umana e naturale, che sopravvive da secoli in un delicato equilibrio, ha modellato un territorio dal fascino medioevale:ย Vallo di Nera,ย un antico castello fondato nel 1217. Se da un lato il fiume Nera, che scorre tra ripidi versanti coperti di boschi, ha creato uno degli angoli piรน belli dโItalia; dallโaltro lโuomo, con le sue esigenze di sopravvivenza e difesa, ha arricchito questo angolo diย Valnerinaย creando uno dei piรน limpidi esempi di borgo umbro. Non a caso,ย Vallo di Neraย รจ riconosciuto come uno deiย Borghi piรน Belli dโItalia. Dal castello si sviluppa una fitta rete di sentieri a quote diverse da percorrere a piedi, in bicicletta o a cavallo. Un luogo in cui il tempo sembra essersi fermato, un castello che custodisce al suo interno percorsi gastronomici dai sapori antichi,ย fra tutti il formaggio, principe della tavola locale.
Abbazia dei Santi Felice e Mauro
Abbazia dei Santi Felice e Mauro
LโAbbazia dei Santi Felice e Mauro, sfiorata dallo scorrere armonioso del fiume Nera, narraย le epiche gesta dei due monaci sirianiย a cui รจ consacrata. LโAbbazia, mirabile esempio di architettura romanica umbra, sorge in un luogo intriso di fascino: secondo la tradizione, la Valle del Nera che oggi appare come un dipinto di borghi medioevali e antichi vigneti, in antichitร era una selva paludosa, dimora di unโoscura creatura:ย un drago. La leggenda narra che i due monaci siriani, il cui coraggio รจ narrato dal fregio finemente scolpito che sorregge il rosone, uccisero il drago ed evangelizzarono laย Valle del Nera.ย Gli affreschi del 1100, la facciata meravigliosamente scolpita, la grotta in cui si credeva abitasse il drago e la natura rigogliosa in cui รจ immersa fanno dellโAbbazia dei Santi Felice e Mauroย uno dei gioielli piรน preziosiย dellaย Valnerina.
Eremo della Madonna della Stella
Eremo della Madonna della Stella
LโEremo della Madonna della Stella,scolpito nella rocciaย dalla sapiente mano di monaci benedettini, รจ uno dei luoghi piรน suggestivi della verde Umbria. Era il VII secolo quando i primi eremi si insediarono in questo angolo diย Valnerina.ย Tra i silenzi del vento e della natura, in un luogo in cui non si vedono altro che due palmi di cielo, al canto della preghiera si unรฌ quello dellโarte:ย lโEremo, infatti,ย prende il nome da una suggestiva opera dโarte che raffigura la Madonna vestita di stelle, rinvenuta casualmente in un dirupo. A incorniciare il sentiero che porta fino allโEremo della Madonna della Stella, un limpido ruscello che nasce sui versanti orientali dellaย Valnerina, formando una piccola cascata a poca distanza dal Santuario.
Altipiano di Castelluccio
Lโaltipiano di Castelluccio
Il ยซluogo piรน simile al Tibet che esista in Europaยป, cosรฌ un celebre viaggiatore definรฌย lโaltopiano di Castelluccio,ย una terra antica dai colori pastelloย custodita allโombra deiย Monti Sibillini. Un angolo di Umbria dai mille volti:ย regno della naturaย eย terra di antiche leggende, di fate dai piedi di capra e di mistici oracoli, fra tutti la Sibilla, che dร il nome alla catena montuosa che oggi รจย Parco Nazionale. Tra le mille esperienze che si possono fare sullโaltopiano di Castelluccioย ce nโรจ una che non delude mai:ย unโescursione a piedi o a cavalloย tra i mille sentieri che costituiscono il cuore del luogo, uno scivolare quasi involontario tra le braccia di Madre Natura. E poi sapori inconfondibili che sembravano perduti, ma che provengono dal cuore di una terra generosa:ย dalla lenticchia ai cerealiย questo รจ un angolo di paradiso che parla una lingua comune, quella della tradizione.
Lo zafferano
Lo zafferano
Lโarcano mistero che avvolge lโetimologia della parola Crocus Sativus, denominazione scientifica con cui viene comunemente indicato lo zafferano, si perde nella leggenda di Croco, che si innamorรฒ mortalmente della ninfa Smilaceย per poi essere tramutato in un biondo fiore di zafferano. La coltivazione delloย zafferano, elemento identitario della storia e dei costumi umbri, attinge alle esperienze di un passato importante inteso come patrimonio prezioso dal quale trarre ispirazione.ย Un lavoro in cui lโelemento umano รจ esclusivo:ย dalla preparazione delย terreno alla scelta dei bulbi, passando per il momento della sfioratura fino al confezionamento del prodotto finale.
ยซA sei anni ho iniziato a praticare scherma e da allora non ho piรน smesso. Da ragazzino mi volevo sempre allenare, mi dovevano tirare via a forza dalla palestraยป.
Andrea Santarelli – secondo nel ranking mondiale di spada – รจ un giovane folignate con le idee ben chiare e con in mano la spada con cui lancia stoccate vincenti. Il suo palmarรจs annovera un argento a squadre alle Olimpiadi di Rio de Janeiro, un bronzo individuale conquistato questโanno nel Mondiale di Budapest, due argenti โ di cui uno nel 2019 – e un bronzo ai Campionati europei.
ยซร stato un anno quasi perfetto e vorrei fare un ringraziamento speciale al mio sponsor UmbraGroup: รจ una realtร umbra eccellente che mi ha sostenuto fin dallโinizio e che ha sempre creduto in me. Infine, voglio dire grazie anche al gruppo sportivo Fiamme Oro della Polizia di Stato di cui faccio parteยป. Lo schermitore ventiseienne guarda avanti, si allena a Milano, ma porta lโUmbria sempre nel cuore.
Andrea Santarelli in gara al Mondiale 2019
Qual รจ il suo legame con lโUmbria?
ร un legame importante. Avrei voluto restare in Umbria, allenarmi qui, ma per motivi sportivi da due anni vivo a Milano: รจ stato necessario per compiere un passo successivo nella mia carriera. LโUmbria resta nel mio cuore, mi piace tantissimo, adoro girarla e scoprirla e viverla in modo naturale. Va detto perรฒ che รจ una regione chiusa sotto molti aspetti: questo lo percepisco di piรน da quando vivo a Milano. ร una realtร ancora un poโ campagnola.
Questa chiusura lโha notata anche sulle persone?
Siamo un popolo chiuso: io stesso volevo rimanere qui a tutti i costi, non mi sarei mai voluto trasferire. Ora sono soddisfatto, porto avanti i miei obiettivi a Milano e quando voglio torno a Foligno.
Quando ha iniziato a praticare scherma?
Mio cugino praticava scherma e durante una cena di famiglia a casa dei nonni, mentre riponeva le armi nel portabagagli, ho voluto provarle – avrรฒ avuto circa sei anni. Da quel giorno non ho piรน smesso di praticare questo sport. Mi dovevano portare via a forza dalla palestra: mi allenavo tutti i giorni al Club Scherma Foligno. Ricordo che prima di un Campionato italiano under 14 il mio maestro mi vietรฒ di andare in palestra la settimana prima della gara perchรฉ mi ero allenato troppo: aveva ragione, infatti vinsi quel titolo. Io mi volevo sempre allenare (ride!).
Perchรฉ la scherma e non il calcio?
Ho giocato a calcio solo un giorno perchรฉ mia madre mi ha costretto.
Questโanno ha vinto un argento europeo e il bronzo mondiale: non male come stagione!
Devo dire che รจ stato un anno quasi perfetto. Individualmente non posso dire nulla, ho perso la Coppa del Mondo per otto punti. La prima parte della stagione รจ stata sottotono, poi cโรจ stata la svolta a Budapest: ho ritrovato una stabilitร e una soliditร che finora non avevo mai avuto nella mia carriera.
Cosa passa per la testa quando si รจ sulla pedana e si gareggia per un Mondiale?
Come per il corpo, anche per la mente cโรจ una lunga preparazione. Io ero molto altalenante, ma ora ho trovato una stabilitร . Per la testa passano una miriade di pensieri: si ragiona su quello che farร lโavversario, se sei in svantaggio pensi a come recuperare, se sei invece in vantaggio pensi a come resistereโฆ
A livello psicologico รจ meglio essere in vantaggio o in svantaggio?
Lโessere in svantaggio ti stimola a pensare a come recuperare e quindi a come assestare le stoccate giuste. Ovviamente il campione deve essere in grado di gestire il vantaggio e non pensare al possibile recupero dellโavversario. Io ho una mental coach che mi ha aiutato tanto a gestire questi fattori e a pensare solo a mettere la stoccata successiva senza farsi distrarre da altro.
Ha vinto anche un argento a squadre alle Olimpiadi di Rio de Janeiro nel 2016; ora lโha aspetta Tokyo?
Sรฌ, ma prima bisogna qualificarsi come squadra. Ad oggi lo siamo, ma occorre mantenere un certo standard di risultati. Tutto dipende da noi, basta continuare a fare quello che abbiamo fatto negli ultimi anni. Poi ovviamente tutta la prossima stagione verterร su Tokyo, anche se prima ci sarร da affrontare un Europeo.
Come ci si prepara per il Mondiale e per unโOlimpiade?
Prima cosa si rinuncia a essere in forma in alcune gare per dare poi il 100% in queste competizioni. Anche i carichi di lavoro e gli allenamenti sono rivolti a obiettivi precisi. Ad esempio questโanno non ho disputato un ottimo Campionato italianoย perchรฉ volevo essere pronto per lโEuropeo e il Mondiale.
Ci racconti un aneddoto privatoโฆ cโรจ qualcosa di cui non puรฒ fare a meno?
Non posso fare a meno della musica! La uso per allenarmi e per passare il tempo. Per lโallenamento mi piace ascoltare Eminem o i Muse, invece per il tempo libero prediligo i Pink Floyd, i Radiohead o i Dire Straits. Non posso fare a meno nemmeno dei dolci, ma a ridosso di una gara riesco a trattenermi e a fare sacrifici.
Cosa fa nel tempo libero?
Strimpello la chitarra. Mi diverto molto anche a fare video e montarli – e perchรฉ no – finita la carriera sportiva mi piacerebbe orientarmi in questo settore. Devo dire che me la cavo bene!
Fa dei gesti scaramantici?
Ne avevo tantissimi, ma ora li ho eliminate. Ora per non ricaderci faccio sempre cose diverse prima di una gara e mi dimentico quello che avevo fatto nella gara precedente. Ero in fissa con le viti della spada, che controllavo tante volte, o col pensiero di andare in bagno o no prima del match. Questo e altro mi portava a non concentrarmi sulle stoccate, quindi ho deciso di eliminare tutto.
Quanto dura la carriera nella scherma?
Dipende, si puรฒ arrivare anche a quarant’anni.
Lei e Alessio Foconi siete due rappresentanti eccellenti della scherma umbra: cโรจ qualche altro giovane allโorizzonte?
Io conosco solo i ragazzi di Foligno, tra loro cโรจ Alessandro Cini che รจ unโottima promessa.
Come descriverebbe lโUmbria in tre parole?
Naturale, un poโ chiusa, solitaria.
La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regioneโฆ
Il festival scientifico, sottotitolato Dove la scienza fa spettacolo, รจ stato organizzato da Psiquadro all’insegna del divertimento intelligente. La manifestazione si รจ tenuta dal 30 agosto al 1 settembre ed รจ stata accolta tra la natura sull’isola del Trasimeno, dove un ricco programma denso di attivitร ha attirato numerose famiglie trascinate dalla curiositร dei bambini. Divulgatori, scienziati e artisti hanno raccontato la scienza con il linguaggio dello spettacolo.
Certamente Cesare Agabitini, detto Cesarino, il guardiacaccia della Polvese che dal 1966 lโabita con la moglie Filodelma Mattaioli e i loro figli Genni, Elisa, Chiara, Omar e Sonia e di cui fu anche il custode fino al 1997, non si sarebbe mai immaginato di vedere sulla sua isola tanta gente tutta insieme e che la moltitudine di persone giunte fin lรฌ andasse come un’instancabile sciame d’api da un fiore del sapere a un altro.
Lโevento
Moltissime persone, soprattutto giovani famiglie con i loro bambini, si sono imbarcate sui traghetti da San Feliciano o da Castiglione del Lago per raggiungere la Polvese e partecipare alla bellissima manifestazione L’Isola di Einstein, la Scienza fa Spettacolo, che per tre giorni ha tenuto banco sul Lago Trasimeno, attirando persone da tutta la regione e numerosi visitatori provenienti da ben oltre i confini Umbri. Formatori, divulgatori, insegnanti, esperti, istruttori, genitori, nonni, fisici, geologi, ingegneri, biologi, naturisti, turisti, curiosi, ricercatori, scienziati, e soprattutto loro, i giovani cuccioli umani, hanno vissuto e partecipato a esperimenti, laboratori, racconti, presentazioni, narrazioni e spiegazioni sotto l’egida del rispetto per la natura, l’ecologia, la tutela e lo studio della madre terra, attraverso una sana curiositร per la conoscenza scientifica. Il tutto รจ stato ammantato da un ambiente unico e magico come quello isolano. Proprio cosรฌ, l’isola Polvese รจ stata da sempre un’attrattrice di anime e di sguardi per la sua accoglienza e fertilitร del territorio; gli Etruschi e gli antichi Romani lo avevano capito e lโhanno abitata, come alcune testimonianze archeologiche qui ritrovate ci ricordano.
L’antica locuzione avverbiale polvento, cioรจ protetto dal vento, darebbe il nome all’isola. Ricca di olivi e lecci, รจ stata prolifica per contadini e pescatori, che l’hanno rispettosamente albergata per lungo tempo. La presenza della Rocca, dell’Abbazia di San Secondo e della sua adiacente chiesa, della Chiese di San Giuliano e di Santa Maria della Cerqua, testimonia il vissuto storico certo e ritmato di questi luoghi, cosรฌ come la villa, la piscina con il giardino acquatico realizzata dal Porcinai, l’ostello, il bar e due ristoranti e altre costruzioni del secolo scorso, depongono a favore e arricchiscono l’isola, dichiarata dall’attuale proprietaria, la Provincia di Perugia, dapprima un’Oasi di Protezione Faunistica, poi un Parco Scientifico Didattico e quindi inserita nel Parco naturale regionale del lago Trasimeno.
Le caratteristiche ambientali e strutturali della Polvese si prestano in modo ideale ad accogliere l’evento L’Isola di Einstein, la scienza fa spettacolo, dove oltre cento appuntamenti, tra il 30 agosto e il 1 settembre, hanno intrattenuto e divertito il numeroso pubblico di ogni etร . Gli intervenuti hanno impreziosito la manifestazione con la loro presenza: Ian Russell, Science Made Simple, Michael Bradke, Hisa Eksperimentov, Copernicus Science Centre, Big Van Ciencia, lโINFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), lโINAF (Istituto Nazionale di Astrofisica) e lโINGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche). Ci sono stati spettacoli dedicati alla fisica, alla chimica, al suono, alla biologia, alla meccanica quantistica e ai cambiamenti climatici, che hanno dettato conoscenze e suggerito riflessioni sul delicato ecosistema terrestre. Scienza all’improvviso, un Museo a Cielo Aperto, l’Isola dei Disegnatori, Einstein Light Painting, la storia dell’Apollo 11, l’Universo in una scatola, un Tetto di Stelle, le due facce di Einstein, sono alcuni titoli di accattivanti eventi accaduti durante il festival.
Un esteso e vasto successo di pubblico elevato all’ennesima potenza!
I ragazzi dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)
Lโex monastero di San Secondo
Si รจ notato che molti operatori e addetti dell’organizzazione si sono mostrati gentili e disponibili a dare spiegazioni e informazioni senza lesinare sorrisi di benvenuto. Tra questi l’attivissimo ed energico Michele Sbaragli, che ha edotto i presenti sulla novitร della crociera astronomica lacustre (in collaborazione con INAF) e sugli incontri circa l’ambiente, organizzati da ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente) o come i gentili e precisi Leonardo Alfonsi e Irene Luzi di Psiquadro che hanno dispensato cortesi ed efficaci indicazioni scientifiche a tutti quelli che l’hanno richiesto; Erika Di Silvestre, Rosalba Padula e Luca Nicoletti, capaci operatori presenti presso l’ex Monastero di San Secondo si sono adoperati e messi a disposizione per la buona riuscita dell’evento.
Erika Di Silvestre
Recentemente l’ex Monastero รจ stato oggetto di un recupero architettonico curato dalla Provincia e oggi rappresenta la sede del Centro ARPA dell’Umbria per il Cambiamento climatico e biodiversitร in ambienti lacustri e aree umide. L’edificio รจ ubicato in un contesto paesaggistico straordinario con annessi laboratori, sala convegni e pertinenze e una bellissima sala esposizioni ha ospitato una mostra sugli antichi mestieri e arti del Trasimenonella fotografia al collodio umido โ illustrata dal fotografo Stefano Fasi – e uno spazio dedicato all’INGV, rappresentato da Luca Pizzimenti, Carlo Alberto Brunori, Federica Murgia e Aladino Govoni che, con i loro racconti e spiegazioni coadiuvati da sistemi informatici dedicati, hanno condotto bambini e genitori alla scoperta della crosta terrestre, vulcani e terremoti.
Spettacoli in ogni angolo
Lรฌ accanto, tra i resti dalla diruta ma suggestiva Chiesa di San Secondo, รจ stata presentata la favola lacustre Avventure a Borgo Gioioso, contenente messaggi ecologici, naturistici e ambientalisti con gli interventi della casa editrice Morlacchi nella persona di Gianluca Galli, dello storico lacustre Ermanno Gambini e dell’attore Mirko Revoyera. Mirko poco prima aveva tenuto il suo spettacolo, Il Regno delle Foglie, in un’area vicino al pontile, dove era stato applaudito da un folto pubblico di bambini, che abilmente affabulava con storie appassionanti e divertenti.
Mirho Revoyera, Ermanno Gambini, Gianluca Galli e Michele Sbaragli
Lรฌ, una bella coppia assisteva allo spettacolo con la splendida figlia Greta; al termine, la dolce madre Renilda nonchรฉ brava fotografa con entusiasmo ha raccontato che la manifestazione offriva talmente tante opportunitร che la loro bambina li conduceva energicamente da un luogo all’altro, sedi degli spettacoli, dove grandi e piccini potevano partecipare attivamente ed essere coinvolti negli esperimenti. I due genitori erano esausti ma felici, cosรฌ come parevano tutti quelli delle altre famiglie partecipanti alla manifestazione. Poco piรน in lร si trovava l’Einstein Village, luogo dedicato allo sport in relazione alla componente scientifica e salutare e nella stessa area non poteva mancare Avanti Tutta Onlus, l’associazione fondata dal compianto Leonardo Cenci per la lotta contro il cancro.
Altresรฌ si sono notati 20 bravissimi disegnatori che, sparsi per l’isola, hanno documentato graficamente lo svolgersi degli eventi. Questi fantastici illustratori fanno parte del collettivo Becoming X art and sound collective, che hanno realizzato l’accattivante e vasto reportage disegnato di tutti gli eventi.
Nell’occasione lo spazio enogastronomico, oltre i confermati e consueti ristoranti locali, รจ stato distribuito tra i vari luoghi dell’isola. L’offerta รจ stata all’altezza della situazione e, in un punto ristoro vicino a San Secondo, si sono potuti apprezzare alcuni sfizi culinari composti da ottimo pesce di lago fornito dalla Cooperativa Pescatori del Trasimeno accompagnato dai profumati vini di una rinomata cantina di Castiglione del Lago.
Michele Sbaragli
Sfilando accanto alla struttura del Poggio e proseguendo verso il pontile dei traghetti per il rientro, si passa vicino all’ex casa del custode; qui si puรฒ immaginare di vedere Cesarino e Filodelma, che abitavano questi meravigliosi declivi con i loro figli, che per tutto l’anno li avevano a disposizione per giocare, sperimentare e conoscere. Un’intera isola godibile da un pugno di ragazzi fortunati, un sogno per tutti quelli delle loro etร . I cinque ragazzi, insieme ai cugini Matteo e Tiziano, tutti e sette isolani, hanno in qualche modo precorso e presagito la naturale e immensa sala giochi scientifica che l’Isola di Einstein ha poi sublimato.
Il traghetto serale ha fatto rientrare a San Feliciano molti degli ultimi scienziati irriducibili; il comandante dell’imbarcazione, Giordano Sportellini, era felice di trasportare tanta gente stancamente soddisfatta che, attraverso l’evento organizzato da Psiquadro, era divenuta partecipe ambasciatrice e promotrice del magnifico e, vista l’ora, dell’ormai sonnecchiante Lago Trasimeno.