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Quando guido verso Tuoro arrivando dallโ€™alta valle del Tevere, corro sempre in bilico tra il confine dellโ€™Umbria e la Toscana. Attraverso la valle e la strada del Niccone, dove a volte incontro auto lussuose che scendono dal castello di Reschio, dirette chissร  dove in questa bella e misteriosa terra umbra. Allo stesso modo posso incontrare trattori con rimorchi carichi di tabacco appena raccolto: emergono da quei campi sterminati che in estate sono verdi e in autunno tutti gialli. La mia road map passa per Lisciano Niccone, si arrampica poi per un poโ€™ di curve fino alla Cima, ai Gosparini e lรฌ, wow!, si apre la vista sul lago.

Tuoro sul Trasimeno, che mi aspetta qualche curva piรน giรน, รจ un piccolo borgo che si affaccia sulle sponde settentrionali del Lago; รจ a cavallo tra Umbria e Toscana alle pendici del Monte Castelluccio. Il borgo attuale, formatosi in etร  medievale – non prima del XIV secolo – subรฌ le vicende e le lotte legate alla conquista della posizione strategica al confine tra Perugia e la Toscana. Tuoro รจ uno dei borghi piรน belli del Trasimeno, forse perรฒ uno dei meno conosciuti; ha una vista dritta dritta sullโ€™Isola Maggiore, che fa parte del suo stesso comune. Passeggiando per le sue vie, si percepisce unโ€™atmosfera calma da Umbria slow life: cโ€™รจ il caffรจ nella piazza, la farmacia, la pescheria, i tabacchi, il panettiere e vari posti dove mangiare bene e in santa pace.

Un tour virtuale

Il nostro Palazzotto del Novecento si scorge giร  da Piazza Municipio: รจ un palazzo elegante, contraddistinto da due palme sofferenti che incorniciano lโ€™ingresso principale. Mi avvicino al suo cancello, mi guardo intorno e vedo che la sua posizione รจ veramente di pregio, รจ in unโ€™intersezione di strade e svetta su Tuoro quasi a volermi dire io sono importante e sono imponente.
Abituatevi, se continuerete a leggermi, a sentir parlare le case; per me non sono solo pietre, mattoni, calce o cemento, sono la storia di chi lโ€™ha progettata e abitata, di chi lโ€™ha vissuta, aprendo quel portone felice o triste. Quanti pensieri avranno fatto i suoi abitanti affacciandosi alle finestre e ammirando il lago, ognuno ad ogni piano, con una diversa riflessione.
รˆ singolare trovare cosรฌ centrale un edificio cosรฌ ben collocato e soprattutto con un giardino tanto vasto; mi diletto a contare gli ulivi, che sono quaranta. Il giardino ha una bella estensione anche se rimane un poโ€™ basso per la vista sul lago, ma una parte รจ presente anche vicino a un ingresso secondario ribassato rispetto alla strada. Questa parte รจ suggestiva, immagino signore con abiti dโ€™epoca sedute ai tavolini sorseggiando un tรจ. La proprietร  รจ tutta recintata e gli ingressi quindi sono 3, quello principale, poco piรน sotto un altro che conduce a dei gradoni che accompagnano al giardino e un altro ne scorgo camminando lungo il suo perimetro; questo รจ un grande cancello che potrebbe oggi essere usato come ingresso per le auto. Mi sembra di vederlo con una parte dedicata allo spazio piscina e unโ€™altra per la sosta delle auto.

 

 

Entro dallโ€™ingresso secondario in basso: รจ la parte dedicata alle cantine, ci sono soffitti a volta e le pareti con pietra a vista, caratteristiche che oggi sono ricercate per locali di degustazione e intrattenimento.
La casa รจ caratterizzata da una scala centrale e ampia in pietra serena e ferro battuto, ma lโ€™elemento piรน particolare รจ il corridoio, che ne costituisce la spina dorsale attorno alla quale si svolgono tutte le stanze e, penso, anche tutte le storie di chi nel corso degli anni lโ€™ha abitata. Sono due i piani strutturati cosรฌ, mentre lโ€™ultimo ha unโ€™influenza piรน moderna perchรฉ ha avuto un abbozzo di ristrutturazione; insomma stando dentro e percorrendola, ho la sensazione di un edificio che รจ stato modificato, cambiato e forse poco rispettato nella sua identitร . Il fattore magico perรฒ sono le vedute da ogni singola finestra che affaccia verso il lago, sembra quasi di poter toccare lโ€™Isola Maggiore e questo mai nessuno ha potuto cambiarlo e mai potrร  farlo. Il Palazzotto merita di rivivere, per la sua struttura, per la sua location, per il valore aggiunto che potrebbe rappresentare nellโ€™economia torreggiana. Quasi lo vedo, finalmente ristrutturato in modo armonico e congruo alla sua essenza.

ยซSono onorato ed emozionato di essere presente in questa sala, nella quale mia madre ha dato molto. Penso che sia stata un modello per molte donne, la quale ha lavorato in questo luogo non solo con grande senso del dovere, ma con grande passione. Vorrei ricordare mia madre attraverso le parole di William Shakespeare: “Tu sei di tua madre lo specchio ed ella in te rivive”ยป. Giovanni Zazzerini

Lโ€™archivio di Stato di Perugia ha dedicato lโ€™inaugurazione della Scuola di Archivistica, Paleografia e Diplomatica alla Dott.ssa Clara Cutini, che per lunghi anni, dal 1994 al 2009, รจ stata direttrice dellโ€™istituto dopo esserne stata reggente a partire dal 1990; lโ€™Archivio di Stato ha cosรฌ dedicato una targa commemorativa a Clara Cutini, posta nellโ€™aula della Scuola da lei diretta fin dal lontano 1972; il luogo รจ un silenzioso portavoce delle persone che lo hanno vissuto, legando cosรฌ il nome di Clara e la sua personalitร  allโ€™importante e prestigiosa istituzione.

 

 

Clara Cutini (Perugia 30 aprile 1942-24 novembre 2019) laureatasi con lode in Scienze politiche presso lโ€™Universitร  degli Studi di Perugia inizia la carriera come archivista di stato nel 1968; รจ reggente ad interim della Sovrintendenza archivistica per lโ€™Umbria dal 1975 al 1978; dal 1990 al 1994 รจ reggente dellโ€™Archivio di Stato e delle sezioni dipendenti divenendone direttrice con la qualifica di primo dirigente dal 1994 fino 2009, anno del suo pensionamento. Grazie alla sua autorevolezza, al suo innato senso di responsabilitร , conciliato da un lungo operato e da una grande e duratura professionalitร , le รจ stato possibile individuare e acquisire le sedi monumentali per lโ€™Archivio di Stato e per le quattro sezioni dipendenti: Spoleto nel complesso di San Matteo (1990), Foligno a Palazzo Deli (1998), Gubbio nel complesso di San Francesco (1999) ed Assisi nel Palazzo ex GIL (2005). Dalle commosse parole di chi la conosceva, Clara Cutini fu una donna di forte carattere e competenza, tali caratteristiche le consentirono di restaurare la sala, presso lโ€™Archivio di Stato, dove si รจ svolta lโ€™inaugurazione dellโ€™anno accademico della Scuola.

La figlia, Laura Zazzerini

Gli archivi sono la base della nostra memoria, devono essere protetti, tutelati, salvaguardati, valorizzati e Clara, grande appassionata di storia, vedeva questโ€™ultima come un punto di partenza e non come un nostalgico ricordo, รจ per tale motivo che ha sempre lavorato in questa direzione, sottolineando giorno dopo giorno, lโ€™importanza di documenti e archivi, poichรฉ la sfida dei nostri giorni risiede nel riuscire a innescare un processo di viva usabilitร  in modo che diventino fonte di nuova linfa in termini di approfondimenti, conoscenze, studio e creativitร ; sotto la guida della Dott.ssa Cutini, lโ€™Archivio infatti si รจ aperto alla cittร , diventando da luogo esclusivo per pochi, ad ambiente vivo e facilmente accessibile, sede di mostre, convegni scientifici e iniziative culturali. La sua raffinata intelligenza la portava a orientarsi verso il futuro e aveva sempre nutrito grande stima e speranza nei giovani.

La Dott.ssa Cutini รจ stata direttrice dellโ€™Archivio di Stato di Firenze, membro del comitato scientifico della Fondazione Aldo Capitini, del consiglio di amministrazione del Nobile Collegio del Cambio e del Nobile Collegio della Mercanzia. Vicenzo Ansidei di Catrano, Rettore del Nobile Collegio del Cambio e Giuseppe Severini, Rettore del Nobile Collegio della Mercanzia hanno ricordato il suo costante impegno in questi nobili e antichi collegi, nei quali non ha mai mancato di esprimere la propria opinione in modo pacato e puntale, solo dopo attente ricognizioni e precise perizie.

Fu inoltre socio ordinario della Deputazione di Storia Patria per lโ€™Umbria, dellโ€™Accademia di Belle Arti e della Societร  di Mutuo Soccorso.

Lโ€™amore per la sua cittร  e la grande passione per il lavoro, vissuto sempre con il massimo impegno e onestร , ne hanno fatto una fine studiosa e autrice di importanti pubblicazioni; gli anni della sua attivitร  infatti si sono contraddistinti da abbondanti occasioni di ricerca dando luoghi a numerose pubblicazioni edite con precisione e raffinatezza; tra i suoi scritti vanno ricordati i volumi: Uno schedato politico: Aldo Capitini (1998), Archivio del Collegio del Cambio di Perugia. Inventario (1992) dedicato a sua figlia Laura, Domus Misericordiae. Settecento anni di storia dellโ€™Ospedale di Perugia (2006), Breve dellโ€™Arte dei Calzolai di Gubibio (2012) dedicato ai suoi adorati nipoti Guido, Gloria e Claudia.

 

Un momento della cerimonia

 

Clara Cutini รจ stata insignita della Croce con corona dellโ€™Ordine ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta nel 2002 ed รจ stata Presidente del Club Soroptimist di Perugia dalโ€‹ 2004 al 2006; Gabriella Agnusdei, Presidente Soroptimist Club di Perugia, la ricorda attraverso commosse parole: ยซLa sua eleganza e il suo profondo impegno nelle istituzioni le รจ valso lโ€™affetto di molte persone. Clara รจ stata sempre innamorata della sua famiglia, del suo lavoro, della sua cittร , รจ stata sempre innamorata della vita. Concludo con le stesse parole con le quali abbiamo aperto questa giornata. Io auguro a tutti voi di specchiarsi in Claraยป.

Probabilmente non tutti sanno che uno dei padri della grafica italiana era umbro, in particolare orvietano.

Si tratta di Piergiorgio Maoloni, un designer visionario che รจ stato in grado di anticipare i tempi e di realizzare, grazie al suo talento e alle sue intuizioni, il restyling di alcuni fra i piรน importanti giornali italiani fra cui, per citarne alcuni, ยซLa Stampaยป, ยซIl Messaggeroยป, ยซLโ€™Unitร ยป, ยซAvvenireยป.

Piergiorgio Maoloni, foto di Orvietosi.it

Questo personaggio, che รจ stato in grado come pochi altri di dare forma alle notizie, nacque a Orvieto il 9 giugno del 1938. Definito lโ€™architetto dei giornali, amรฒ molto Vienna e New York e fu in grado di guardare con attenzione a ciรฒ che accadeva nel resto del mondo, annotando evoluzioni ed esperienze e traendovi ispirazione per il suo lavoro.
Con la sua opera รจ stato in grado di elaborare un nuovo equilibrio fra contenuti e spazi, ha esaltato lโ€™utilizzo delle immagini, ha dato respiro alle pagine dei giornali che, insieme a lui, si sono liberate da schemi opprimenti e antiquati. Il suo contributo allโ€™evoluzione della grafica editoriale รจ stato determinante, la capacitร  di mettersi in ascolto delle esigenze comunicative delle redazioni, ha fatto sรฌ che la grafica diventasse un elemento fondamentale nella valorizzazione ed enfatizzazione dei contenuti, assumendo cosรฌ un ruolo da protagonista nella divulgazione della notizia.

 

Scomparso Maoloni nel 2005, il suo importante e ricchissimo archivio professionale, costituito in anni di lavoro, raccolta e ricerca, รจ stato donato dalla famiglia di Maoloni al Comune di Orvieto che nel 2018 ha avviato il progetto Da Orvieto al mondo. Piergiorgio Maoloni a 80 anni dalla nascita per valorizzare lo straordinario lascito. Il percorso per rendere fruibile lโ€™archivio โ€“ attualmente conservato al secondo piano di Palazzo dei Sette – e metterlo a disposizione della comunitร  non si รจ ancora concluso, ma รจ intenzione dellโ€™amministrazione comunale spostarlo al Centro Studi per aprirlo finalmente al pubblico.
In occasione della serata di quel 22 dicembre 2018, data di presentazione del progetto Da Orvieto al mondo. Piergiorgio Maoloni a 80 anni dalla nascita, Angelo Rinaldi, art director de ยซLa Repubblicaยป, dichiarรฒ: ยซIl piccolo passo fatto dallโ€™Amministrazione Comunale di Orvieto, ovvero una serata in ricordo di Piergiorgio Maoloni in cui si presenta lโ€™idea di un progetto che valorizzi un Maestro della grafica italiana, รจ una cosa che trasformerร  questo settore professionale in quanto Piergiorgio era molto conosciuto e apprezzato a livello mondiale, quindi rendere fruibile il suo lascito culturale al grande mondo di studenti, professionisti e appassionati non solo italiani ma anche stranieri รจ una intuizione feliceยป.
Aspettiamo allora con ansia di poter visitare questo tesoro per rendere ulteriore merito a un umbro che, con il suo lavoro, ha fatto davvero la differenza e che puรฒ ancora regalare spunti e ispirazione alle giovani generazioni di grafici.

Archeologia รจ una parola altamente evocativa. Quando, negli anni Cinquanta Ceram pubblicรฒ un libro di grande successo dal titolo โ€œCiviltร  Sepolteโ€, migliaia di persone scoprirono il fascino dellโ€™archeologia.

Tutti sognarono di ritrovare civiltร  remote, come fece Schliemann riportando in luce Troia, oppure rischiare la maledizione del faraone, come Howard Carter che entrรฒ nella tomba di Tutankhamen, o ancora immaginare lโ€™emozione di Evans che individuรฒ il labirinto di Cnosso.

Archeologia perรฒ non รจ solo sinonimo di pietre sepolte o antiche iscrizioni perchรฉ esiste anche unโ€™archeologia legata alle piante. Non stiamo parlando di foreste fossili, bensรฌ di alberi e di frutta. E non parliamo neppure della meravigliosa frutta di cera di Francesco Garnier che si vede a Torino. Qui si tratta di alberi vivi e di frutti commestibili. Ci troviamo davanti a un luogo di archeologia botanica dove vengono coltivate molte varietร  di frutta che non sono piรน sul mercato e che se si perdono lo sarร  per sempre.

Dr. ssa Isabella Dalla Ragione

Il luogo in questione รจ Archeologia Arborea onlus: un frutteto a San Lorenzo di Lerchi, al confine tra Umbria e Toscana, coltivato e studiato dalla ricercatrice dottoressa Isabella Dalla Ragione che dice: ยซDalla lunga ricerca รจ stato creato a San Lorenzo di Lerchi, in un paesaggio agricolo storico, il frutteto da collezione, straordinario patrimonio genetico e culturaleยป.
In questo frutteto che, per inciso, รจ anche un angolo di Umbria molto romantico, sono riunite e curate 600 piante da frutto di 150 varietร . Ci sono pere, prugne, mele, ciliegie, mandorle e anche i merangoli, cioรจ arance amare, e le prugne mirabolane, tanto usate nella farmacia rinascimentale.

Le usanze passate

Pomi e peri coti, si sentiva gridare dโ€™inverno per le calli di Venezia, in Piemonte e in Val dโ€™Aosta in autunno si mangiavano le pere cotte Martin Sec, a Roma quelli che andavano il giro con il calderone della frutta cotta li chiamavano Peracottari. E non era un complimento. Cambiava la cittร  ma il problema era lo stesso: dโ€™inverno la frutta era poca e si mangiavano cotti solo i frutti che resistevano. Era un modo per mangiare e scaldarsi le mani. Arance e mandarini erano solo al sud, e non ovunque, il resto del Paese si accontentava di mele e pere che si potevano conservare. Il boom economico ha fatto sparire i venditori di mele e pere cotte, sostituendoli con le merendine confezionate. Nemmeno nei ristoranti si trova piรน la frutta, nรฉ fresca nรฉ cotta.

 

Archeologia Arborea

Visitando il giardino di Archeologia Arborea si incontra una quantitร  insospettabile di varietร  di frutta e si scopre che ogni frutto ha unโ€™indicazione precisa. Noi, condannati ad andare per supermercati, entriamo in contatto al massimo con 5/6 varietร  di mele, mentre fino agli anni Cinquanta del secolo scorso erano molte decine e ogni orto aveva la sua specialitร .
Le mele che crescono nel meleto archeologico sono varietร  che provengono dalla zona di Cittร  di Castello, dalla vicina Toscana e dalla Romagna, hanno tutti i colori della tavolozza e le forme piรน svariate: quelle Nasone e quelle Muso di Bue, oppure schiacciate, oppure tonde. Ogni mela ha unโ€™indicazione precisa. La mela Pagliaccia o rotolona (il nome indica la sua forma) รจ una mela autunnale che si poteva conservare in inverno; la mela Muso di Bue, si mangiava fresca o come confettura; le mele Nasone erano solo verdi e croccanti; la mela Rosona si cucinava invece con le carni. Quando non cโ€™era il frigorifero la frutta era legata ai cicli delle stagioni e, se si poteva, andava conservata.

 

 

Fino alla prima metร  del ‘900 la frutta raramente veniva consumata a tavola mentre era molto gradita cotta assieme con le carni, per assorbire i grassi. Lโ€™arista di maiale con le prugne o il vitello con le mele o la cacciagione con i lamponi sono dei must della cucina italiana. Tutte le piante che crescono in Archeologia Arborea erano giร  coltivate nel tardo Medioevo e nel Rinascimento, come verificato personalmente dalla dr.ssa Dalla Ragione.
Invece di servirsi della macchina del tempo, Isabella Dalla Ragione รจ scesa a valle e ha fatto uno studio approfondito degli affreschi nei palazzi signorili dellโ€™Alta Valle del Tevere, ritrovando dipinta la frutta che lei coltiva. Gli artisti, in particolare i pittori, hanno sempre lavorato copiando dal vero perchรฉ la natura ha offerto tutti i colori e le forme che cercavano. Cornici fiorite o canestri di frutta o giardini trompe lโ€™ล“il, sono stati dipinti basandosi sempre su modelli reali. Perchรฉ lavorare di fantasia quando basta guardare fuori dalla finestra per avere una gamma infinita di colori e forme?
Visitare lโ€™arboreto di San Lorenzo equivale quindi a tuffarsi con salto carpiato e con avvitamento in un mare profondo e pieno di curiositร , ma per fortuna, la dottoressa Dalla Ragione ci aiuta a stare a galla. Lโ€™arboreto รจ visitabile e si puรฒ anche adottare una pianta.

 


Indirizzo: San Lorenzo di Lerchi (Cittร  di Castello).ย  tel + 39 335 61284 info@archeologiaarborea.org

Archeologia Arborea

La Festa toreggiana ha messo in risalto unโ€™eccellenza umbra tra le tante, quella dellโ€™olio di oliva, per cui lโ€™Umbria e il Trasimeno sono conosciuti in tutto il mondo.

Questa prelibatezza era apprezzata fin dal tempo degli Etruschi, che utilizzavano soprattutto le olive, mentre lโ€™olio era impiegato sia per le lampade sia come prodotto alimentare. Ma soprattutto veniva usato come unguento e cosmetico.
In Umbria e in particolare nella zona del Trasimeno lโ€™andamento produttivo dellโ€™olio di oliva, per la raccolta del 2021, รจ stato influenzato dagli eventi meteorologici: sia le forti gelate primaverili sia le alte temperature estive con la mancanza di pioggia hanno fatto sรฌ che sia stato un altro anno difficile per lโ€™olivicoltura in termini di quantitร . Ma non nella qualitร , che risulta avere caratteristiche elevate.
Negli ultimi anni gli eventi atmosferici hanno condizionato i flussi produttivi e qualche produttore avveduto si รจ ingegnato a rendere il proprio oliveto irriguo con sistemi innovativi, superando il problema della siccitร . Per le parassitosi olearie e la specifica mosca, bisogna sempre tenere la guardia alta e avveduta.

 

 

Questo erano le prevalenti riflessioni di alcuni olivicoltori che hanno partecipato alla Festa dellโ€™Olio che si รจ tenuta a Tuoro sul Trasimeno il 30 e 31 ottobre. La manifestazione ha avuto inizio presso la Casina del Sodo, con una conferenza tenuta dal maestro potatore, Luc Feliziani.
A seguire cโ€™รจ stata la consegna del premio Ramoscello dโ€™Olivo, destinato a chi si รจ distinto per meriti sportivi o culturali portando il nome di Tuoro nel mondo. I vincitori del premio sono stati i toreggiani Enzo e Paolo Coloni, che hanno partecipato e si sono distinti in F1, particolarmente negli anni ’80 con la loro scuderia automobilistica. Tuttora sono in corsa.
Il mercatino ha adornato il centro del paese e, dopo lโ€™apertura serale degli stand gastronomici dove si sono potute assaggiare delle grandi prelibatezze preparate dal team dell’energica ProLoco locale, guidata da Fabrizio Magara, la serata si รจ chiusa con lo spettacolo dedicato allo swing con le note della Trasimeno Big Band, diretta in modo impeccabile dal maestro Emanuele Ragni. La piazza si รจ trasformata in una pista da ballo densa di ballerini piรน o meno provetti che si sono cimentati in evoluzioni danzanti a tempo di rock roll o swing.

La domenica si รจ aperta, nel corso della mattinata, con una panoramica camminata tra gli oliveti nella zona di Vernazzano. Al termine della piacevole passeggiata naturistica, si รจ potuto godere di una bruschetta con lโ€™olio nuovo per tutti i camminatori.
La ProLoco toreggiana ha anche organizzato un originale pranzo tra gli olivi presso il piccolo ma celebre borgo di Sanguineto, da cui prende nome il torrente che, si racconta, diventรฒ color sangue durante la celebre battaglia tra Romani e Cartaginesi. Al pranzo hanno partecipato numerosi turisti e locali, divertiti nella tipica location, ascoltando la musica popolare suonata dalla fisarmonica di Giacomo Tosti e cantata da Chiara Pettirossi, ovviamente apprezzando lโ€™ottimo cibo preparato per lโ€™occasione.

Nel pomeriggio la Festa dellโ€™Olio รจ continuata in paese, nella piazza del Municipio, con Olioween, momento dedicato ai piรน piccoli. Prendendo spunto dalla celebre festa, i bambini si sono divertiti nel nome di bruschetto o scherzetto.
La sera ci si รจ potuti deliziare il palato ancora presso le taverne e i ristoranti toreggiani, accompagnati dalla musica in piazza eseguita dai bravi componenti della band Freddy and The B Lovers. La manifestazione, presso la Casina del Sodo, ha accolto una mostra fotografica collettiva dal titolo Un lago dentro di me, a cura dei fotografi Paolo Cirmia, Paolo Barboni e Antonella Piselli.
Il Presidente della Proloco di Tuoro, Fabrizio Magara, ha dichiarato: ยซLa manifestazione ha riscosso un grande successo di pubblico locale e forestiero, aiutata da una buona forma promozionale. Nel ponte di Ognissanti, durante il quale le persone hanno approfittato per venire a visitare il nostro borgo lacustre, ad attrarre รจ stato il variegato programma che abbiamo realizzato. La manifestazione รจ stata organizzata con impegno da parte di tutta la nostra ProLoco e, vedendo i risultati, ci siamo sentiti appagati dal sacrificio fatto. Dopo varie edizioni di questa festa, il prossimo anno ci vedrร  impegnati a organizzare una Festa dellโ€™Olio con maggior slancioยป. Lโ€™evento dedicato allโ€™olio di oliva รจ stato organizzato dalla ProLoco toreggiana in collaborazione con lโ€™Amministrazione comunale.

Lโ€™areale sottendente il lago Trasimeno e le adiacenti Chiane, รจ ricco di eccellenze enogastronomiche e rappresenta un serbatoio prezioso per una serie di prodotti agroalimentari tipici e unici, che caratterizzano e fanno conoscere questi luoghi a molte latitudini del mondo e sono amati da chi ha avuto la possibilitร  di apprezzarli. Mi riferisco a tutti quei prodotti che tipicizzano questo meraviglioso territorio, quali il pesce lacustre, i vini, gli oli, le carni, i cereali, i legumi, gli ortaggi che hanno dato vita a piatti tipici, riconoscibili, caratterizzanti e ambasciatori mondiali indiscutibili di bontร  e gusto.

Partendo da questi presupposti, con Livia Polegri, lโ€™agronoma del Parco 3A-PTA della Regione Umbria, abbiamo voluto raccontare su queste pagine la ricchezza genetica agroalimentare del comprensorio lacustre che parte dai tempi lontani, in luoghi giร  antropizzati fin dal Paleolitico, per poi transitare dagli Etruschi e antichi Romani.
Il Trasimeno e la Valdichiana hanno rappresentato un serbatoio alimentare prezioso, variegato e ambito, che nei secoli hanno visto queste terre di confine sotto le costanti mire di possesso e gestione dei poteri politici, amministrativi e militari, anche con lotte e scontri per la supremazia territoriale. Prodotti alimentari dimenticati, sottovalutati e poi ritrovati ce ne sono una miriade e il lavoro di ricerca e di valorizzazione รจ partito qualche tempo fa.
I semi conservati dentro vecchi barattoli, abitudini mantenute da generazioni e la semina nella terra natia hanno contrastato la coltivazione di alcune specie ormai abbandonate anche a seguito dellโ€™esodo dalle campagne del secolo scorso. In seguito, queste ricchezze genetiche sono state di nuovo individuate, recuperate e poste a disposizione della comunitร . I presupposti sono corretti, ma la conoscenza della disponibilitร  di alcune di queste varietร  non รจ nota ai piรน; quindi vorremmo approfittare di queste pagine affinchรฉ i semi tipici restino in zona, disponibili sul territorio per la sua gente.
Comunque in modo spontaneo e quasi inconsapevole, sono state conservate dagli orticoltori del Trasimeno molte varietร  autoctone di fagioli, pomodori, meloni, cocomeri, zucche, cetrioli, cipolle, aglione, sorgo, cavoli, broccoli, broccoletti, rapi, olivo, vite, oltre a specie ittiche come il luccio del Trasimeno, da poco iscritto al Registro regionale delle Risorse Genetiche Autoctone. Alcune di queste varietร  hanno rischiato di andare perdute per sempre.

 

legumi tipici umbriLa Fagiolina del Trasimeno

Iniziamo questa carrellata con la Fagiolina del Trasimeno, un legume antichissimo conosciuto dagli antichi Greci, citato da Plinio il Vecchio e poi da Alberto Magno, che lo descrive con semi dai molti colori e con il caratteristico occhio. La prima testimonianza scritta della coltivazione della Fagiolina del Trasimeno risale al 1876, sul Giornale Agrario Italiano.
Riviste specializzate, nel secolo scorso, hanno scritto che la Fagiolina del lago, composta da piccoli fagioli biancastri con occhio bruno, รจ di facile cottura e molto saporita. Si tratta di una specie diversa da quella del fagiolo, introdotto in Europa dal Nuovo Mondo nel โ€˜500, e che tra lโ€™altro le ha rubato il suo antico nome phaseolus. La fagiolina viene dallโ€™Africa, ed รจ giunta in Italia probabilmente grazie agli scambi commerciali che si svolgevano nel Mediterraneo in tempi antichi, sicuramente in epoca preromana.
รˆ noto che la Fagiolina del Trasimeno รจ stata da sempre prevalentemente destinata allโ€™autoconsumo, ma nel secolo scorso ha rischiato lโ€™estinzione perchรฉ, a causa della maturazione scalare, doveva esser raccolta manualmente e quindi occorreva, per la raccolta, unโ€™intensa e costante presenza in campo.

La dottoressa Polegri, a proposito della situazione attuale della Fagiolina del Trasimeno, ha dichiarato: ยซOra si coltivano sostanzialmente due tipi, quella tutta bianca e quella di colorazioni miste, mentre prima della riscoperta ogni agricoltore aveva la sua, quindi ci sono accessioni dai semi tutti rossi, o tutti color crema con occhio rosso, o crema con occhio nero, ecc., oppure di due tipi di colorazione (crema con occhio nero e con occhio marrone, oppure grigi con occhio nero e crema con occhio nero, ecc.). La forma bianca senza occhio, rarissima e pressochรฉ assente altrove in Italia, era preferita da alcuni orticoltori, e per il suo aspetto veniva talvolta chiamata risina, ad esempio sul mercato della vicina Perugia. Ma il fortissimo legame che la fagiolina aveva con la cultura locale era indipendente dalla colorazione del seme, ogni famiglia aveva il suo tipo preferito, tanto che a mia conoscenza in Italia non esiste una tale variabilitร  di una stessa specie, per di piรน negletta, in un territorio cosรฌ limitato. Poche altre varietร  locali di questa specie sono conosciute in Italia, sopravvissute in maniera spesso puntiforme e con una o poche colorazioni. Al Trasimeno sono invece state censite dallโ€™Universitร  di Perugia e dal Parco Tecnologico una ventina di accessioni con semi di 12 colorazioni diverse, conservate da anziani orticoltori su tutte le sponde del lago. Questo รจ avvenuto perchรฉ era parte importante della cultura rurale, i mezzadri la coltivavano dopo il grano, per avere un doppio raccolto che sfuggiva al padrone, talvolta arrampicata al mais, di cui ha lo stesso ciclo colturale. Della stessa specie fa parte il fagiolo dal metro, che veniva coltivato per i baccelli lunghissimi, di cui sono state trovate al lago un paio di accessioni. Tradizionalmente si mangiavano anche i baccelli freschi, ma questo รจ un uso che non รจ stato piรน riproposto, forse perchรฉ conviene produrre seme, piรน particolare e piรน facile da commercializzare, perรฒ i ristoranti potrebbero riprenderne l’uso, anche perchรฉ esiste anche una certa diversitร  nei baccelli. Ricordo che le accessioni bianche hanno il baccello tutto verde, mentre quelle con semi scuri avevano (oltre al fiore, viola anzichรฉ bianco) anche il baccello leggermente macchiato di rosso. Lโ€™obiettivo รจ quello di coltivare le biodiversitร  presso la Casa dei Semi del Trasimeno e rendere disponibili le varietร  a chi ne facesse richiestaยป.
I semi vengono utilizzati come i fagioli comuni, lessati o per zuppe e grazie alle loro piccole dimensioni, e non รจ necessario lโ€™ammollo prima della cottura.
In gastronomia la Fagiolina del Trasimeno viene lessata e poi condita con olio EVO oppure, qualche chef in cerca di nuove proposte culinarie, ne accompagna piatti a base di carne o pesce di lago sia come condimento sia come ripieno alle paste. Il modo classico per degustare la Fagiolina prevede, dopo averla lessata in acqua salata per 45 minuti, di servirla come una zuppa insieme a fette bruschettate di pane tipico umbro, con olio EVO e pepe. In alcuni casi si puรฒ accompagnare anche con il pesce di lago in umido, come i filetti di persico reale.

Un evento di portata internazionale si svolgerร  sabato, presso la Sala dei Notari

ยซPassione e amore per il mare, unito al rispetto e alla cultura dellโ€™ambienteยป. รˆ la filosofia del Premio Atlantide che verrร  assegnato sabato 23 ottobre a Perugia (ore 11.00 presso la Sala dei Notari).

Giampaolo Consoli

Un premio, che da alcuni anni, vuole portare alla luce e far emergere โ€“ nel vero senso del termine – persone di scienza e di cultura che hanno dedicato la loro vita (e ancora oggi lo fanno) alla scoperta, alla ricerca e alla cura del mare e degli oceani. Far conoscere, attraverso i racconti e le storie dei protagonisti, tutte le bellezze e le diverse forme di vita che popolano le nostre acque, per conoscere e rispettare consapevolmente. Lโ€™esperienza piรน che trentennale degli organizzatori rende lโ€™evento di portata internazionale e puรฒ vantare collaborazioni con Universitร , organizzazioni ambientaliste, con lโ€™Agenzia Spaziale Europea e con il mondo dello sport.

Lโ€™appuntamento, che si svolge annualmente in uno scenario speciale, questโ€™anno premierร  autorevoli personaggi come: Giampaolo Consoli, Paolo Ferraro, Paola Catapano, Massimo Scarpati, Angela Bandini e Pippo Cappellano. Interverrร  il prof. Gerardo Bosco, presidente del SIMSI, Societร  Italiana di Medicina Subacquea e Iperbarica.

Gli ospiti

Giampaolo Consoli รจ comandante del gruppo Operativo Subacquei del Raggruppamento Subacquei e incursori di La Spezia con il grado di Capitano di Vascello. Per venti anni รจ stato delegato italiano al gruppo di lavoro permanente della NATO per le attivitร  subacquee, oltre ad aver partecipato a numerosi interventi di soccorso, รจ accompagnatore di subacquei disabili e consulente per le scene di esplosioni subacquee nel cinema.

Paolo Ferraro

Sarร  presente poiย Paolo Ferraro, 75 anni, 50 dei quali dedicati al mondo subacqueo in particolare sul versante dellโ€™industria: รจ infatti stato presidente della Technisub per 25 anni e presidente delle filiali tedesche e spagnole dellโ€™Aqua Lung. Ha fatto parte del Consiglio Direttivo della CMAS ed รจ stato fra i promotori e primo presidente del Gruppo Sub Confinsub Genova, che riuniva le aziende del settore subacqueo aderenti a Confindustria. Insignito del Tridente dโ€™Oro 2011 dellโ€™Accademia Internazionale di Scienze e Tecniche Subacquee ne รจ da quellโ€™anno direttore.

Da piรน di 25 anni comunicatrice scientifica al CERN di Ginevra e giornalista scientifica,ย Paola Catapano รจ stata definita invece: ยซemblema della contemporaneitร  capace di coniugare ad alti livelli il sapere scientifico con lo spirito di avventuraยป. Alterna pubblicazioni a spedizioni nei piรน remoti angoli del globo in condizioni estreme (Artico e Antartico in particolare). Nella sua ultima avventura – lo scorso agosto – รจ stata capoprogetto di Polarquest, una spedizione a vela nellโ€™Artico finalizzata a stimare la quantitร  di legname e plastica presenti nelle acque e a monitorare lโ€™impatto del cambiamento climatico sulla biodiversitร .

Paola Catapano

Il team ha attraversato lโ€™80esimo parallelo Nord e ha mappato per la prima volta via mare e via aria diverse aree di costa e mare a cavallo dellโ€™80ยฐparallelo, testimoniando lo stato dellโ€™ambiente artico in una delle regioni piรน a nord del Pianeta.

Con piรน di 2.300 immersioni oltre i cento metri e quasi 10.000 ore dโ€™immersione autonoma ad alto fondale, vincitore di vari campionati mondiali per lโ€™attivitร  in apnea Massimo Scarpatiย รจ tra i piรน competenti e accreditati conoscitori del mare. Inventore della pinna lunga, ha dato vita a una linea commerciale che porta il suo nome. Inoltre, รจ stato il primo a usare autorespiratori a miscela a base di elio per la pesca del corallo, a fare decompressioni con gas di aria arricchita da ossigeno, a utilizzare tecnologia ROV per lโ€™esplorazione dei fondali e il monitoraggio degli ambienti e a segnalare lโ€™attivitร  sonora degli scogli, riuscendo a percepire dalla superficie la presenza di formazioni rocciose di notte o in condizioni di acque torbide.

 

Massimo Scarpati

 

Non mancherร  anche Angela Bandini che nel 1989 ha raggiunto il record mondiale di uomini e donne in apnea profonda assetto variabile di -111 metri, battendo cosรฌ due leggende come Enzo Maiorca e Jacques Mayol. Angela mentre danzava da ragazzina con i delfini nel delfinario di Rimini ha incontrato Jacques Mayol che รจ rimasto colpito dal suo talento e lโ€™ha ingaggia per girare film e documentari e realizzare spedizioni scientifiche in giro per il mondo nei posti piรน remoti della Terra e solcando tutti gli oceani.

 

Angela Bandini

 

Infine riceverร  il premioย Pippo Cappellano – giornalista, regista e autore di documentari โ€“ nel corso della sua carriera ha diretto oltre 300 documentari in tutto il mondo, tra questi diverse serie per la Rai sullโ€™esplorazione marina e sullโ€™archeologia subacquea.

Pippo Cappellano

Ha ricevuto il Tridente dโ€™Oro e la Cittadinanza Onoraria di Ustica nel 1983, con la seguente motivazione: ยซHa realizzato sin dal 1967 filmati subacquei di altissimo interesse scientifico e divulgativo per la televisione italiana, riscuotendo ovunque notevoli consensiยป.

Nel 2006 per la trasmissione Ulisse di Alberto Angela ha realizzato il primo documentario archeologico in Italia con riprese a oltre 100 metri di profonditร : Lโ€™enigma del Polluce, vincitore del premio Pinna dโ€™Oro di Antibes come Migliore Film Storico. Dal 2013 al 2020 รจ stato vice presidente vicario dellโ€™Accademia Internazionale di Scienze e Tecniche Subacquee.

 


Per maggiori informazioni

ยซAncora, a distanza di mesi, non mi rendo conto. Finchรฉ uno non si trova lรฌ non comprende cosa sia unโ€™Olimpiadeยป.

Alessandra Favoriti con la coppa e la medaglia di Campione d’Europa

La dottoressa Alessandra Favoriti รจ un medico sportivo di Terni, fa parte dello staff della Ternana Calcio e – da anni โ€“ di quello dellโ€™Italvolley femminile, fresco di titolo europeo. Fieramente umbra e ternana, ex pallavolista e super tifosa delle Fere, รจ riuscita a unire il lavoro con la passione per lo sport. Chiacchierare con lei รจ stato molto divertente, nonostante le nostre fedi calcistiche opposte. Ci siamo promesse di risentirci dopo Perugia-Ternana del 18 dicembre: ยซGli sfottรฒ sono il bello dello sport. รˆ una delle parti piรน divertentiยป dice schiettamente. Io non potrei essere piรน dโ€™accordo!

 

Alessandra, la prima domanda รจ dโ€™obbligo: qual รจ il tuo legame con lโ€™Umbria?

Sono nata a Terni, sono fieramente umbra. Sono molto legata alla mia terra: mi piace girarla, scoprirla ed esplorarla.

Perchรฉ hai scelto di diventare un medico sportivo?

Ho scelto questa specializzazione probabilmente perchรฉ sono nata in una famiglia di sportivi che mi ha sempre avvicinato a questo mondo. รˆ quello che mi piace! Ho unito passione e lavoro.

Anche tu hai giocato a pallavolo: che emozione รจ stata vincere lโ€™Europeo?

Seguo la Nazionale da 7 anni, ho visto queste ragazze crescere e vincere anche nelle competizioni giovanili. Se fossi stata a casa sarei comunque stata una loro super tifosa, ma trovarmi lรฌ in panchina come membro dello staff รจ una cosa che non riesco ancora a realizzare. Unโ€™emozione grandissima.

La prima cosa che hai pensatoโ€ฆ

Oh, finalmente! Vincere contro la Serbia a casa loroโ€ฆ รจ proprio bello!

Una soddisfazione anche per rispondere alle critiche post Olimpicheโ€ฆ

Sรฌ, รจ stato il giusto epilogo di unโ€™estate in cui abbiamo lavorato molto bene. Nello sport si vince e si perde e le critiche ci stanno, perรฒ questa รจ una vittoria meritata, se non altro per tutto lโ€™impegno che cโ€™รจ stato.

Cosa vuol dire per uno sportivo (o ex sportivo) partecipare alle Olimpiadi?

Ancora, a distanza di mesi non me ne rendo conto. รˆ stata unโ€™Olimpiade surreale, vissuta in modo molto intenso, forse perchรฉ non cโ€™era il pubblico o per il periodo storico che viviamo. Finchรฉ non sei lรฌ non ti rendi conto di quello che รจ realmente: vedere atleti di tutto il mondo, culture di tutto il mondo, abitudini alimentari di tutto il mondo. Incontrare campioni che hai sempre visto in tv e sentirsi parte del team Italia genera un senso di appartenenza molto grande. Forse anche per questo le delusioni e le vittorie sono amplificate, le percepisci maggiormente.

Sei mai andata nel panico in campo durante un intervento?

No, non รจ mai accaduto. Ci sono tutti i mezzi per fare gli accertamenti e tutelare la salute degli atleti.

Il tuo passato da sportiva ti ha aiuta in questo mondo?

Indubbiamente lavorare nello sport che conosco e che ho praticato fa sรฌ che io abbia un approccio migliore con le problematiche che devo affrontare. Chi si vuole affacciare alla medicina dello sport deve essere in grado di lavorare allโ€™interno di uno staff e non รจ facile, soprattutto quando si sta con le nazionali: si vive insieme 24 ore su 24, questo รจ bello, ma cโ€™รจ anche uno sforzo maggiore.

Qual รจ la cosa che da medico ripeti sempre ai tuoi pazienti sportivi?

Devo essere sincera, ho due gruppi ai quali non devo dire molte cose, sono dei professionisti. Forse la nutrizione, in particolare quando si cambia fuso orario e si va dallโ€™altra parte del mondo, va tenuta sotto controllo. La cura dellโ€™alimentazione diventa fondamentale, soprattutto in competizioni molto lunghe e con ritmi serrati. Ripeto sempre: mangiare bene e riposarsi.

 

Penso alla Ternana. Una donna in campo con soli uomini: รจ piรน facile comandarli o farsi rispettare?

Mi trovo bene in entrambi gli ambienti, tra lโ€™altro anche nella Nazionale di pallavolo sono lโ€™unica donna nello staff. Sia le pallavoliste sia i calciatori sono dei professionisti e ascoltano i consigli del medico. Il rapporto piรน importante รจ quello con il resto dello staff: fondamentale รจ ottenere la fiducia, mantenerla e soprattutto entrare nelle dinamiche dei due sport che, ovviamente sono differenti.

Cโ€™รจ molta differenza tra i due approcci?

No, รจ solo diversa lโ€™esperienza. In Nazionale convivi 24 ore su 24 con gli altri e ci sono dinamiche piรน intense. Ho la fortuna di essermi integrata bene in entrambe le squadre.

Potremmo parlare di calcio per ore, ma non so se finiremmo questa intervista (scherzo!): io tifosa del Perugia e del Milan, tu della Ternana e della Romaโ€ฆ

Benissimo! Sullo sport sono molto campanilista, lo sfottรฒ รจ un divertimento. Ho giร  segnato la data del derby contro il Perugia. Ce lโ€™ho stampata in testa (scherza! ndr). Il prendersi in giro รจ una parte divertente dello sport. Allora ci risentiamo dopo la partita!

Il tuo sogno รจ la Ternana che vince lo scudetto?

Eh, magari!

Lo scambieresti con la medaglia dellโ€™Europeo di volley?

รˆ unโ€™altra cosa. Le metterei entrambe sullo stesso piano. Vincere contro la Serbia a Belgrado equivale a vincere un derby in trasferta.

Ma nel derby non cโ€™รจ un trofeo in palio?

Non importa, basta la gloria!

Svelaci una curiositร  accaduta durante gli Europeiโ€ฆ

Ne sono successe tante. Ti posso dire che io e il preparatore atletico siamo andati in fissa con le canzoni di Will Smith. รˆ stata la nostra colonna sonora.

E nello spogliatoio della Ternana?

Con la Ternana abbiamo dei gesti scaramantici che perรฒ non vanno detti, altrimenti perderebbero la loro efficacia!

Parliamo di sport in Umbria: cosa andrebbe migliorato?

Da persona che ha praticato attivitร  sportiva da tutta la vita, spero che lโ€™Umbria e lo sport facciano pace. Il calcio รจ un movimento molto forte, ma le altre realtร  lo sono meno, tra queste penso alla pallavolo. Non tanto ad alto livello, ma nel movimento giovanile ci sono societร  in crisi che questo periodo storico ha aggravato. Mancano inoltre le strutture, penso ad esempio allโ€™atletica a Terni che aveva una grande tradizione e che ora non ha piรน nemmeno una casa dove allenarsi. Servono grossi investimenti soprattutto nelle strutture: lo sport รจ importante, fa bene alla salute e dobbiamo appoggiarlo in ogni modo. Come Ternana Calcio abbiamo fatto qualcosa ma non basta, ci vuole lโ€™intervento della Regione. Occorre dare spazio a tutti gli sport e il primo passo รจ avere impianti adeguati. Lo sport รจ salute, movimento, integrazione, unione, lavoroโ€ฆ

Per concludere, come descriveresti lโ€™Umbria in tre parole?

Verde, mistica, affascinante.

La prima cosa che ti viene in mente pensando a questa regioneโ€ฆ

Terni. Casa mia.

ยซDue persone che si ponessero a scrivere uno stesso dialetto senza saper lโ€™uno dellโ€™altro, nรฉ seguire un metodo giร  ricevuto, si puรฒ scommettere che non iscriverebbero una parola sola nello stesso modoยป Giacomo Leopardi.

Lโ€™orvietano รจ una macedonia di dialetti che attinge in parte dallโ€™umbro, in parte dal toscano e in parte dal laziale, e si discosta molto dal dialetto ternano e dalla parlata perugina, o dai molti dialetti dellโ€™alto Lazio. Con la nuova tappa di Dialettiamoci andiamo a Orvieto (e zone limitrofe) per scoprire tutti i segreti del suo vernacolo che รจ colorito e decisamente simpatico, un miscuglio linguistico per certi versi bizzarro.

Gianluca Foresi

La sua peculiaritร  principale รจ il plurale maschile che viene declinato al femminile: i fagioli co le cotiche diventano le faciole co’ le cotiche, le sorde (soldi), le sasse (i sassi), le carabiniere co le baffe (i carabinieri coi baffi) e se: Volete lโ€™acqua ma le case? Scoperchiate le tette (Volete l’acqua nelle case? Scoperchiate i tetti).
A condurci passo dopo passo nel viaggio orvietano cโ€™รจ Gianluca Foresi, attore di rievocazioni storiche e nativo della cittร , che ama la lingua in tutti i suoi aspetti.
ยซPrima dโ€™iniziare la nostra chiacchierata annamo a mettese a ceccia sulle schiace del Duono (andiamo a sederci sulle scale del Duomo). Gli orvietani fanno questo, oltre che a usare diocaro come inflessione, come fosse un cioรจ. Non cโ€™รจ nulla di blasfemo. E poi se ti chiedono come stae? (come stai) si puรฒ rispondere: Cโ€™ho na fame che sgavuglio (ho una fame che non ci vedo), fame si dice anche lupa (nun ho magnato gnente da iersera… e mรฒ cโ€™ho na lupa!) poi dopo mangiato ce pija la scarfagna (sonno, abbiocco) che si dice anche cicagna o cecagna.
Ecco, a Orvieto parliamo cosรฌ. Se poi vuoi chiamare qualcuno, devi urlare Oh vรจ! oppure quellโ€™o/quella do; laggiรน diventa me la ju, vieni qui, vieni me qui e andato รจ ito. La testa da noi รจ la copoccia, il ragazzo o la ragazza sono il bardasso o la bardassa (usato anche per indicare il fidanzato/a), le chicchere sono le stoviglie mentre il pรฌolo รจ il chiacchierare ridendo e scherzando: deriva, in forma onomatopeica, dal suono del verso dei pulcini. Usiamo molto anche la parola gagliardo – decisamente romanesca – e quando iniziamo un racconto diciamo: sessimo io eโ€ฆ (eravamo io eโ€ฆ), invece, dicesse Foresiโ€ฆ quando riportiamo le parole di qualcunoยป spiega Gianluca Foresi.

 

Per le vie di Orvieto

Se te pija a pittinicchioโ€ฆ รจ la fine!

Nel vernacolo gli insulti sono un vero fiore allโ€™occhiello e lโ€™orvietano non รจ certo da meno, quindi si spazia da lolo (sciocco) a marruano (grezzo, poco raffinato) o ciummello (imbranato). Per rinforzare possiamo dire che manco lโ€™billo te magna la capoccia (per dire che non sei molto intelligente) o sei proprio un metule (sei inutile. Il metule รจ il palo che sta in mezzo al pagliaio, sta lรฌ fermo e sembra che non serva a niente).
A Orvieto si puรฒ incontrare anche qualcuno che te pijร  a pittinicchio: mโ€™ha reso a pittinicchio, nun me mollava piรน! (si dice quando una persona chiacchiera tanto e non ti lascia piรน andare) o che dร  il pillotto (il tormento). Puรฒ capitare che in un luogo non ce se ribruglica (non ci si gira, si dice quando un luogo รจ troppo stretto), si puรฒ camminare a gnaolone (camminare come i gatti a quattro zampe) o me darebbe ma li cani! (per indicare una persona messa male) Ma lโ€™importante รจ levร  โ€˜ste struffajje de mezzo (vari oggetti in mezzo)… sinnรฒ โ€˜nciampico!
ยซUsiamo molto anche lโ€™imprecazione perdindirindio o il modo di dire Sโ€™รจ sfondato come โ€˜l pozzo de San Patrizio per indicare qualcuno che mangia molto. Invece quando si รจ fortunati si dice: sei passato par Arduino. Arduino si trovava anticamente nella zona di Porta Romana e si occupava della monta dei cavalli, รจ un modo elegante per dire che hai un grande fondoschiena. Molto usato รจ anche: sarร  che โ€˜l cane magna โ€˜l falasco, ma che scioje la balla (se il cane vuol mangiare il grano prima deve scogliere la balla) per indicare un obiettivo che non si riesce a raggiungere. Quando invece una ragazza รจ irraggiungibile per un ragazzo si dice n’รจ motore pe quela trebbiaยป conclude lโ€™attore orvietano.
Comunque caro lettore ricorda sempre che Quannรจ nero โ€˜l buco de lโ€™Apone nu la tiene manco Cristo col bastone (Quando da Orvieto, guardando verso lโ€™Apone (Viceno, una frazione) vedi nuvole nere, pioverร  di sicuro).

 


Le puntate precedenti

Perugino
Eugubino
Castellano
Folignate
Spoletino
Ternano

Mostra internazionale del merletto e del ricamo: a Panicale, dal 17 al 19 settembre, con stand, mostre e spettacoli.

Il borgo di Panicale, dal 17 al 19 settembre, si mette il suo vestito migliore fatto di pizzi, tulle e merletti per ospitare la nona edizione di Fili in Trama, che aspetta il suo pubblico per riscoprire le antiche tradizioni del ricamo, che rappresentano anche una vera risorsa economica per il territorio.

 

 

La Mostra internazionale del merletto e del ricamo, che questโ€™anno ospiterร  35 espositori provenienti dallโ€™Umbria e da altre regioni italiane โ€“ a causa del Covid dallโ€™estero non arriverร  nessuno โ€“ รจ organizzata dal Gal Trasimeno-Orvietano per racchiudere nel borgo perugino le eccellenze delle scuole e delle tecniche di ricamo di tutto il mondo, forte della tradizione dellโ€™Ars Panicalensis della scuola di Anita Belleschi Grifoni. Imponente anche la rete di associazioni del comprensorio che forniranno un contributo concreto, al pari delle istituzioni locali, per la riuscita dellโ€™evento: da La Trama di Anita a TรจathronMusikรจ, che si abbina, come di consuetudine, al Pan Opera Festival; dalla Casa degli Artisti di Perugia alla Fondazione Denis Cichi; dallโ€™Arca di Pan a Polis Cooperativa Sociale; non ultime la Pro Loco, la Parrocchia, Il Centro sociale anziani e le Confraternite di Panicale.

ยซPer far sรฌ che la manifestazione di svolga in totale sicurezza prenderemo tutte le dovute precauzioni per regolare il flusso di accesso e controlleremo il green pass allโ€™entrata dei diversi locali. Lโ€™inaugurazione sarร  domani alle ore 16ยป spiegano Marco Mannarelli, presidente dellโ€™associazione La Trama di Anita, e Francesca Caproni, direttrice del Gal Trasimeno-Orvietano che ci hanno illustrato lโ€™evento.
La piazza principale e i vicoli di Panicale – che saranno addobbati per celebrare i 700 anni dalla morte di Dante – ospiteranno stand, mostre fotografiche e di pittura e spettacoli (dal teatro allโ€™opera, dai concerti alle rappresentazioni itineranti) e il ritorno della prestigiosa sfilata di moda dal titolo Vivi a colori, sabato sera nella cornice di piazza Umberto I, dove capi di abbigliamento interamente realizzati con pizzi, ricami e merletti saranno i veri protagonisti. Per la prima volta verranno esposti, in esclusiva, vecchi pizzi dellโ€™Ars Panicalensis.
ยซAl Sommo Poeta renderemo omaggio anche con uno spettacolo e focalizzeremo lโ€™attenzione sulle donne afghane, con una mostra fotografica a loro dedicata. Una vera chicca รจ il percorso per le vie del borgo in cui si potranno ammirare quadri โ€“ dal XIV al XX secolo โ€“ che ritraggono donne intente a ricamare. Da non perdere nemmeno le mostre di pittura (I doni di Denise dellโ€™artista Denise De Visscher Cichi, Il filo รจ il mio pennello di Mauro Ottaviani e la mostra personale di Barbara Gallo), le mostre fotografiche (Donna vede Uomo e il contest fotografico Suggestioni in trama) e gli spettacoli teatrali, tra questi Accadde al Tramonto, domenica ore 20.30ยป illustra Mannarelli.

Qui il programma completo


 

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