Attivitร per famiglie che si svolgerร domenica 7, 14, 21 maggio e domenica 11 giugno alle ore 17.00.
In occasione delle celebrazioni di Pietro Vannucci detto il Perugino, lโIsola di San Lorenzo ospita – fino allโ11 giugno – il cantiere di restauro della Pala Martinelli, un dipinto su tavola realizzato dal pittore per la chiesa di San Francesco al Prato.
Nellโambito delle iniziative educative e formative, lโIsola propone โLโarte di riparare la vita. Il restauro della Pala Martinelli e la tecnica del Kintusgiโ, unโattivitร per famiglie che si svolgerร domenica 7, 14, 21 maggio e domenica 11 giugno alle ore 17.00. Partendo dallโosservazione dellโopera che presenta alcune โferiteโ causate da circostanze diverse nel corso dei secoli, insieme ai visitatori grandi e piccoli, si svilupperร un dialogo attorno al concetto di restauro e di cura dellโopera dellโarte. Unโoccasione significativa per scoprire da vicino il prezioso e minuzioso lavoro del restauratore che cercando di migliorare lโaspetto dellโopera, se ne prende cura con una serie di interventi mirati. Dopo aver osservato il dipinto e aver incontrato la sua storia e le sue vicende, sarร possibile svolgere un laboratorio che prevede la sperimentazione della tecnica del Kintsugisu carta con lโarte terapeuta Monica Grelli. Il kintusgi, che letteralmente significa โriparare con lโoroโ, รจ unโantica tecnica di restauro giapponese, in cui le linee di rottura dellโoggetto, sono lasciate visibili ed evidenziate con polvere dโoro: le โcicatriciโ diventano cosรฌ una bellezza da esibire e da valorizzare, la fragilitร dellโoggetto diviene un punto di forza e al tempo stesso di perfezione.โฏย
Una lunga storia, fatta di ferite e di cure, diventa il centro dellโattivitร didattica. Cosรฌ come San Sebastiano, protagonista del dipinto รจ ferito dalle frecce del martirio, anche lโopera appare ferita, colpita non dalle frecce ma da circostanze che ne hanno lasciato il segno: il foglio strappato su cui si andrร a lavorare diviene espressione delle ferite di ognuno che vengono colmate e collegate con lโoro che funge da collante.โฏโฏIl laboratorio รจ unโoccasione che permette alle famiglie di scoprire lโimportante ruolo che il restauro assume nella vita delle opere dโarte, ma anche unโopportunitร per incontrare e conoscere le potenzialitร dellโarte nella vita dellโuomo, attraverso lโincontro con la bellezza.โฏโฏย
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Per il laboratorio รจ prevista la prenotazione obbligatoria allโindirizzo: info@secretumbria.it o allo 075 8241011- 370 1581907.ย
Perugino e Signorelli sono per la nostra regione un orgoglio e un vanto; la loro arte รจ stata cosรฌ eccellente che sono riusciti a tenere uniti due mondi: quello del Verrocchio, di cui era allievo Perugino e quello di Piero della Francesca, maestro di Luca Signorelli.
Attraverso la storia della bellezza, dopo cinque secoli, continuiamo ad andare alla ricerca delle loro tracce nei luoghi piรน iconici dellโUmbria. I loro capolavori non rappresentano solo un simbolo della nostra terra, ma sottolineano l’importanza e lo sviluppo di un Umanesimo che รจ penetrato nella nostra Penisola. ร proprio in Umbria infatti che Pietro Perugino รจ nato, qui ha mosso i suoi primi passi, ha iniziato la sua carriera e, dopo aver raggiunto il successo, รจ tornato.
Attraverso le parole di Paola Agabiti, Assessore Regionale alla Cultura e al Turismo Regione Umbria, possiamo infatti comprendere che Perugino e Signorelli: ยซhanno anticipato ed esaltato proprio quellโUmanesimo di cui sono stati autorevoli protagonisti, ponendosi direttamente come attori del Rinascimento italiano. Le loro opere, la luce che ne traspare il loro tratto classico e al tempo stesso nitido e visionario ne definiscono la sconfinata maestria e ne manifestano la profonda influenza su decine di artisti loro contemporanei e non soloยป.
Entrambi morti nel 1523, Signorelli a Cortona, in Toscana, e Perugino a Fontignano, a sud-ovest di Perugia hanno lasciato tracce delle loro opere nel territorio delle due regioni. Entrambi celebri in vita, famosi e ricercati dai grandi committenti dell’epoca hanno influenzato i loro allievi tra i quali va ricordato il giovane Raffaello.
Perugino, Adorazione dei magi, 1507, affresco, 700 x 650 cm, Cittร della Pieve, Oratorio di Santa Maria dei Bianchi
Nato a Cittร della Pieve, Pietro Vannucci vi lavorรฒ in giovane etร , per poi tornarvi nei primi anni del 1500. Cittร della Pieve, patria del meglio maestro dโItalia, รจ un piccolo borgo al confine tra Umbria e Toscana, ricco di fascino e di straordinaria bellezza: la sua natura verdeggiante e incontaminata domina la Valdichiana e il lago Trasimeno; natura lussureggiante ispiratrice dei piรน eccellenti pittori del Rinascimento.
Nei pressi del duomo รจ affissa una targa la quale ricorda che un tempo vi era la casa della famiglia Vannucci. Lโartista in cittร , venne chiamato dalla confraternita dei Bianchi per i quali realizzรฒ un grande affresco per la cappella dellโoratorio raffigurante lโAdorazione dei Magi. Figure dominanti sono la Vergine e il Bambino, i Magi riccamente vestiti sono raffigurati in primo piano, alle loro spalle verdi colline di una vallata umbra; nellโopera Perugino realizza un perfetto connubio tra uomini, paesaggio e architettura, integrandoli perfettamente.
Lโartista fu lโiniziatore di un nuovo modo di dipingere quello della cosiddetta maniera moderna, caratterizzata dalla purezza formale, dalle ampie composizioni, da un disegno ben definito ed elegante e i personaggi liberati dalle caratteristiche terrene e investiti di un’aria angelica.
Perugino. “Madonna con Bambino e i santi Gervasio, Pietro, Paolo e Protasio”, 1514, olio su tavola, 240 x 220 cm, Duomo, Cittร della Pieve
In cittร , inoltre, si trova la Cattedrale dei Santi Gervasio e Protasio. La chiesa sorge nel luogo dellโantica pieve edificata probabilmente nel 1600. La facciata รจ costruita da due materiali diversi: pietre e laterizi, lโinterno a navata unica presenta grandi cappelle laterali che custodiscono opere di allievi del Perugino come Domenico Paride Alfani e Giacomo di Guglielmo e una tela realizzata dal Pomarancio e Salvio Savini.
Sempre nella cattedrale รจ conservata una tavola lignea rappresentante la Madonna con i santi Gervasio, Protasio, Pietro e Paolo. Il Perugino inserisce madre e figlio nel registro superiore in una cornice a forma di mandorla, antico simbolo di vita e di rinascita poichรฉ il mandorlo รจ il primo albero a fiorire in primavera. Nel registro inferiore sono presenti san Pietro con le chiavi del Paradiso, Paolo con una lunga spada e il libro e Gervasio e Protasio patroni di Cittร della Pieve; alle loro spalle vi รจ lโiscrizione con la data della consegna e la firma dellโautore.
Il pavimento della chiesa รจ riprodotto anche nell’opera: ai piedi dei personaggi infatti ben si nota un pavimento a forme geometriche.
Visitare il Museo del Capitolo significa fare un viaggio a ritroso nella storia di Perugia: la storia cittadina naturalmente, ma anche quella geologica, religiosa, rituale. Una serie di elementi che restituiscono il quadro di una cittร in pieno fermento, oggi come allora.
A guidarci in questo viaggio ci sono lโarchitetto Alessandro Polidori e Maria Eletta Benedetti, storica dellโarte che fa parte dello staff di IsolaSan Lorenzo, un progetto che prende il nome dal complesso architettonico che, richiamando lโinsula romana, comprende la Cattedrale di San Lorenzo, lโarea archeologica di Perugia sotterranea, la loggia di Braccio Fortebracci e, appunto, il Museo del Capitolo.
L’esposizione del Museo del Capitolo
Proprio questโultimo si apre al suo centesimo anno di vita con un nuovo percorso espositivo, presentato nel febbraio del 2023: diversamente dal restauro del 2000, lโesposizione non segue un criterio cronologico ma tematico, accorpando testimonianze diverse provenienti da quella che era lโarea della Diocesi di Perugia-Cittร della Pieve, il confine di epoca comunale della Cittร di Perugia.
E cosรฌ, dalla Sala dellโAccoglienza โ giร parte del nucleo originario del 1923 e contenente un ingegnoso strumento per votare in segreto โ ci avviamo lungo il porticato dove sono conservati i reperti lapidei rinvenuti nella zona della Rocca Paolina e dellโacropoli perugina, della quale si puรฒ apprezzare la profonditร affacciandosi dal camminamento introduttivo alle sale del Museo capitolare.
Il porticato
Il percorso continua attraverso opere, manufatti, paramenti sacri e ricostruzioni che fanno di ogni sala uno spaccato della storia perugina, siglato da firme artistiche piรน o meno note: basti pensare alla Pietร in marmo lunense di Agostino di Duccio che accoglie il retaggio di Raffaello, il cui retro, giร scolpito, ne indica una probabile provenienza dal portale della precedente cattedrale; oppure al Gonfalone di San Fiorenzo di Benedetto Bonfigli, legato alla richiesta della grazia in occasione della recrudescenza della peste in cittร , con quellโangelo che srotola una lunga pergamena vergata con le colpe dei perugini; o, ancora, agli oggetti sacri che testimoniano la presenza della corte papale in cittร , non solo in caso di calamitร โ come il Messale portato dai crociati in fuga da San Giovanni dโAcri – ma ancheโฆ di dipartita improvvisa del pontefice. E, a Perugia, di papi ne morirono ben tre!
Reliquiario del Sacro Anello
Se รจ vero che gli oggetti sacri dialogano con le opere pittoriche, non poteva essere da meno il grande meccanismo prospettico restituito dal reliquiario del Sacro Anello โ temporaneamente ospite al Museo โ posto di fronte alla riproduzione del tanto conteso Sposalizio della Vergine di Pietro Vannucci detto Il Perugino, tornato ora a Perugia dopo due secoli ed esposto alla Galleria Nazionale dellโUmbria. Di questo reliquiario cinquecentesco che risiede stabilmente sullโaltare della cappella in cui viene mostrato solo due volte allโanno โ lasciata solo nel 1907, anno in cui venne esposto alla Mostra di antica arte umbra, e questโanno โ sappiamo veramente poco: fu cesellato dalle mani di Francesco e Cesarino del Roscetto nel 1511 ma, siccome il meccanismo che permette la calata dellโanello รจ settecentesco, non sappiamo in che modo e se ci fosse effettivamente una calata. Il fatto perรฒ che il Divin Pittore non abbia dipinto un anello tra le mani di Giuseppe lascia aperta la possibilitร che fin da subito vi fosse la volontร di creare un gioco prospettico che potesse soggiogare i credenti inginocchiati di fronte allโaltare: รจ la stessa sensazione che coglie il visitatore di fronte alle innumerevoli curiositร e ai retroscena mostrati dallโintero percorso espositivo del Museo. ร come sbirciare nelle stanze piรน intime di una storia lunga secoli, dove le propaggini della devozione popolare e dei giochi di potere dei grandi finiscono per intessere trame nuove e intriganti.
Il restauro del Perugino
Le prime fasi del restauro della Pala Martinelli del Perugino
Proprio con questo spirito, il Museo del Capitolo offre anche la possibilitร di visitare, dal 4 marzo allโ11 giugno, il cantiere di restauro della Pala Martinelli del Perugino. La Pala, che rappresenta il martirio di San Sebastiano, fa parte delle opere disperse provenienti di San Francesco al Prato ed รจ in condizioni piuttosto critiche, tanto che era da tempo che non veniva piรน esposta. Il Dipartimento di Scienze Chimiche e tecnologie dei materiali del CNR, in questo momento, sta analizzando gli strati superficiali del dipinto per indagarne i materiali, le tecniche e lo stato di conservazione. Tramite una strumentazione portatile, viene analizzato ogni singolo punto del dipinto per raccogliere informazioni sui pigmenti, sulla preparazione, sulla natura antica o moderna dei materiali utilizzati, restituite attraverso immagini a infrarossi. Questa mole di dati sarร poi trasmessa ai restauratori, in modo che possano armonizzare le parti originali non solo con quelle ridipinte, ma anche con quelle restaurate in passato.
Unโoccasione imperdibile, per il visitatore, non solo per rendersi conto di quale e quanto lavoro cโรจ dietro il recupero di pezzi tanto rari e preziosi, ma anche per ammirare uno dei capolavori del grande maestro rinascimentale, ancora incredibile nonostante il lungo e inesorabile cammino attraverso le pieghe del tempo.
In occasione delle celebrazioni del cinquecentenario del Perugino, รจ possibile ammirare la mostra a Palazzo Baldeschi dal 21 giugno al 2 ottobre 2023
Rendere evidente il legame artistico che, a distanza di quasi 500 anni, unisce idealmente lโarte del Perugino con lโopera di Alberto Burri. ร lโobiettivo della mostra NERO Perugino/Burri, voluta da Fondazione Perugia nellโambito delle attivitร promosse per le celebrazioni per il Cinquecentenario dalla morte di Pietro Vannucci, che mette in dialogo le opere di quelli che forse sono i due maggiori artisti di origine umbra accomunate dalla suggestiva e peculiare soluzione formale del fondo nero, da cui il titolo dellโevento.
La mostra รจ stata presentata nei dettagli dalla Presidente di Fondazione Perugia Cristina Colaiacovo e dai due curatori della mostra, la storica dellโarte Vittoria Garibaldi e il Presidente della Fondazione Burri Bruno Corร . โLโIntuizione di mettere a confronto i due maestri โ ha spiegato la Presidente Colaiacovo – si รจ sviluppata a partire dal desiderio di valorizzare, in occasione del Cinquecentenario, il gioiello piรน prezioso della collezione dโarte di proprietร della Fondazione: la tavoletta del Perugino Madonna con il Bambino e due cherubini. Da qui ha avuto origine il percorso, che inizialmente doveva essere dedicato al solo Pietro Vannucci e che, successivamente, ci ha condotto, grazie alla competenza dei curatori, a una mostra originale che rappresenta una vera novitร nel panorama espositivo. Siamo molto grati alla Fondazione Burri per questa proficua collaborazione tra istituzioni culturali del territorio che continueremo a coltivare a beneficio dellโattrattivitร della nostra regioneโ.
Saranno circa 20 le opere esposte dal 21 giugno al 2 ottobre 2023 a Palazzo Baldeschi in Corso Vannucci a Perugia accuratamente selezionate dai due curatori. Grazie alla collaborazione con la Fondazione Burri, che ha messo a disposizione le opere dellโartista tifernate, e agli importanti prestiti di prestigiosi musei, a partire dalla Galleria Nazionale dellโUmbria fino alla Galleria degli Uffizi e al Museo del Louvre, รจ stato possibile creare un percorso espositivo suggestivo che fa emergere i tratti comuni di due artisti pari per grandezza e solo apparentemente distanti. Le opere dei maestri Rinascimentali e del Perugino, in particolare, hanno infatti rappresentato per Burri una fondamentale fonte di ispirazione. Lโelemento piรน evidente che accomuna le opere in mostra รจ lo sfondo nero, privato quindi delle ambientazioni paesaggistiche o prospettico-architettoniche e che rappresenta una grande innovazione per lโepoca del Perugino ed uno dei tratti piรน ricorrenti nellโopera di Burri.
Rosso Plastica di Alberto Burri
Ma gli aspetti comuni non finiscono qui come ha spiegato Vittoria Garibaldi che ha curato la grande mostra sul Perugino del 2004: โHo avuto lโonore di conoscere ma soprattutto di frequentare Alberto Burri negli anni ottanta. Era solito ripercorrere le vie del Rinascimento dellโItalia centrale insieme ai suoi piรน cari amici come Nemo Sarteanesi. ร questo un dialogo dalle radici lontane e che trova conferma nelle linee, nelle forme e nelle sensibilitร cromatiche che uniscono i due grandi artisti.โ
Dal canto suo Bruno Corร afferma: ยซLe affinitร da cogliere in questo episodio espositivo con il Perugino, cosรฌ come avvenuto nel 2015 in occasione del confronto di Burri con Piero della Francescaย e perfino col Signorelli, risiedono nel rapporto tra le loro opere che Brandi ha definito โallotropicoโ, cioรจ di creazioni che pur avendo aspetti diversi sono accomunate da una stessa sostanza: essa riguarda, infatti, oltre il colore nero, lโesigenza irrinunciabile di forma, spazio ed equilibrio nellโoperaยป.
Lโopera realizzata, tra il 1499 e il 1504 dallโartista toscano, ha ispirato anche gli affreschi della Cappella Sistina di Michelangelo.
ยซIl Giudizio Universale รจ senza dubbio il capolavoro di Luca Signorelli. Secondo Giorgio Vasari, Michelangelo lo osservรฒ attentamente per dipingere poi il suo Giudizio Universaleยป. A dircelo รจ il professor Giuseppe Della Fina, consigliere dellโOpera del Duomo di Orvieto.
Particolare dell’Inferno, Luca Signorelli
Una grande macchina scenica, un colossal cinematografico che โ con le sue 7 scene (Anticristo, Finimondo, Resurrezione dei corpi, Inferno, Paradiso, Chiamata degli eletti e i Dannati) – ha la capacitร di coinvolgere e portare al suo interno lo spettatore, o il fedele, come solo un film visto al cinema sa fare. Questo, e molto altro, รจ il Giudizio Universale realizzato da Luca Signorelli, che si trova allโinterno del Duomo di Orvieto nella Cappella Nova o di San Brizio e che prese vita tra il 1499 e il 1504.
ยซIl primo contratto con lโartista toscano venne stipulato nel 1499 e nel 1504 ci fu lโultimo pagamento. Prima di lui il Beato Angelico aveva dipinto due delle vele del soffitto (Cristo Giudice tra angeli e Profeti). Possiamo dire che questโopera vanta la mano di due grandi maestri, anche se molto diversi tra loro. Dieci anni prima โ nel 1489 – era stato contattato anche il Perugino, ma siccome era impegnato in altri lavori, non ha mai rispettato il contrattoยป racconta il professor Della Fina.
Paradiso, Luca Signorelli
Camminando sotto le volte col naso allโinsรน si osservano le diverse fasi del Giudizio Universale, che suscitano un grande coinvolgimento emotivo. ร possibile percorrere due sentieri visivi: ยซSe seguiamo un filo cronologico si deve partire dalla scena dellโAnticristo che racconta i movimenti politici e sociali dellโepoca, per passare poi a quella del Finimondo(che si trova sulla parete dโingresso), seguita della Resurrezione dei corpi o della carne (con gli scheletri che riprendono muscoli e carne), per arrivare al Giudizio Universale vero e proprio con laCattura dei dannati da una parte e laChiamata degli eletti dallโaltra. Se invece si volesse seguire una sequenza teologica, dovremmo iniziare la visione dal centro in cui รจ dipinta – sopra lโaltare – la vela del Cristo Giudice, con a sinistra il Paradiso e a destra lโInferno, separati da una finestra. Si proseguirebbe lungo le altre pareti, che raffigurano le scene che precedono il momento del Giudizio. Per dipingere lโopera, Signorelli ha preso ispirazione dal Vangelo di Matteo e dalla Divina Commedia, tant’รจ vero che raffigura Dante nella scena dei Beati del Paradiso insieme a diversi personaggi del mondo antico e medievale. Il ritratto del Sommo Poeta รจ tra i piรน celebri che conosciamo. Signorelli stesso poi si raffigura nella scena dellโAnticristo (in una sorta di firma) insieme a un altro uomo: per molti รจ il Beato Angelico – io credo che abbiano ragione – mentre altri sostengono che potrebbe essere Antonio Albรจri, uno dei teologi che ha ispirato la scelta delle sue rappresentazioniยป spiega Della Fina.
Anticristo, Luca Signorelli
Cappellina dei Corpi Santi
La mano di Luca Signorelli si estese anche alla cappellina a destra dellโingresso della Cappella Nova: lรฌ lโartista nel 1503 ha affrescato la Pietร di Cristo con ai lati i santi Pietro Parenzo e Faustino, particolarmente venerati a Orvieto. ยซLa deposizione del corpo di Cristo รจ di grande bellezza. Giorgio Vasari scrisse che Signorelli gli raccontรฒ di aver disegnato il figlio Antonio, per conservarne il ricordo dopo la sua morte prematura. ร molto probabile che poi questo disegno lโabbia utilizzato per rappresentare il volto di Cristoยป conclude il professore.
ยซMi piace pensare che Vannucci non sarebbe potuto essere il Perugino e non avrebbe potuto creare quel linguaggio artistico legato al paesaggio di cui รจ stato innovatore, se non fosse stato umbroยป.
A 500 anni dalla morte, il 3, 4, 5 aprile arriva nei cinema italiani Perugino. Rinascimento immortale, prodotto da Ballandi e diretto da Giovanni Piscaglia che, insieme a Marco Pisoni e Filippo Nicosia, ne ha realizzato anche il soggetto. Il documentario, attraverso la voce dellโattore Marco Bocci, racconta la vita e le opere del Divin Pittore, partendo dal legame con lโUmbria e dai paesaggi luminosi che spesso lโartista ha immortalato sullo sfondo dei suoi dipinti.
Il regista Giovanni Piscaglia. Foto by Alessandro Bachiorri
Ma รจ soprattutto un docufilm che vuole riscattare la figura di Pietro Vannucci, dandogli il giusto posto nella storia dellโarte e mettendone in luce le novitร , i meriti e il carattere.
Il progetto, sostenuto dal Ministero della Cultura, Regione Umbria e Arpa Umbria, vanta gli interventi di esperti come il direttore della Galleria Nazionale dellโUmbria Marco Pierini, il direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze Eike Schmidt, la professoressa di Storia dellโarchitettura presso lโUniversitร di Firenze Emanuela Ferretti, il geografo allโUniversitร di Bologna Franco Farinelli, la storica dellโarte della Galleria Nazionale dellโUmbria Veruska Picchiarelli, lo storico Franco Cardini, il coreografo e ballerino Virgilio Sieni. Il regista Giovanni Piscaglia ci racconta il suo film, ma soprattutto ci regala un Perugino forse inedito e meno conosciuto che si merita di stare tra i grandi nomi dellโarte italiana.
Giovanni, il docufilm vuole essere in qualche modo un riscatto per lโartista, non solo allievo di Piero Della Francesca e maestro di Raffaelloโฆ
ร il primo film che racconta la sua figura e ha quindi lo spirito di riabilitarne la memoria. Siamo abituati a sentir parlare di Perugino sempre legato a qualcun altro e soprattutto accostato a Raffaello: questo marchio รจ dovuto a Giorgio Vasari che nelle sue Vite lo ridimensiona a figura di secondo livello, descrivendolo con toni dispregiativi e riportando aneddoti e tratti del carattere negativi. Vasari lo inserisce tra i maestri dai quali distaccarsi e che realizzano unโarte sorpassata; riesce a elogiarlo solo quando si bagna nellโArno e va a lavorare a Firenze. Prima, per lui, รจ solo un pittore provinciale. Il docufilm vuole smentire il biografo, portando allo spettatore prove e documenti, ascoltando le voci dei maggiori studiosi e storici dellโarte, analizzando le opere nel dettaglio e cercando una veritร diversa da quella giunta fino ai giorni nostri con lโobiettivo di riscattarlo.
ร un artista amato e richiesto nel suo tempo, che perรฒ sbiadisce nel corso dei secoli successiviโฆย
Esatto. Perugino รจ stato spesso criticato per la sua impostazione artigianale molto tecnica, che si basava sulla bottega. ร stato uno straordinario capo bottega e proprio grazie al suo laboratorio ha realizzato dipinti che hanno fatto il giro dโItalia, dettando e creando un vero e proprio linguaggio pittorico. Questo lo ha reso una star, allโepoca. La sua sfortuna perรฒ รจ stata quella di vivere a lungo e diventare contemporaneo di Leonardo, Raffaello e Michelangelo: tre geni che a differenza sua lavoravano di loro mano e che inventarono figure di rottura. Vannucci divenne cosรฌ un pittore obsoleto ancor prima del tempo.
Foto by Alessandro Bachiorri
Quali sono gli aspetti della sua figura che vengono messi piรน in risalto nel film?
Come detto, il primo obiettivo รจ quello di riconsegnargli la fama che aveva quando era in vita. Cโรจ poi un aspetto fondamentale che รจ quello sul suo attaccamento al territorio umbro: nonostante molti lo considerino un pittore fiorentino – perchรฉ a Firenze ha raggiunto la sua maturitร e ha avuto la consacrazione da Lorenzo il Magnifico che lo ha portato ad affrescare la Cappella Sistina – il legame col territorio dโorigine รจ stato presente per tutta la sua vita. I paesaggi che dipinge non sono paesaggi umbri reali, perรฒ i colori, le valli, la vegetazione e i laghi ricordano quelli dellโUmbria. Mi piace pensare che Vannucci non sarebbe potuto essere il Perugino, e non avrebbe potuto creare quel linguaggio artistico legato al paesaggio di cui รจ stato innovatore, se non fosse stato umbro. Unโaltra parte fondamentale del film รจ quella che lo celebra come un vero pittore. Un artista che amava ciรฒ che faceva e che soprattutto amava lโarte; che รจ morto a Fontignano con il pennello ancora in mano mentre dipingeva lโennesima Adorazione dei pastori. Anche se vecchio e in declino ha continuato a sviluppare le sue opere e a essere a suo modo innovatore. Questo รจ per confutare quello che Vasari – e molti dellโepoca – pensavano di lui, e cioรจ che fosse un pittore avaro e legato ai soldi, che dipingeva solo per arricchirsi e non per una necessitร artistica.
Lei, che idea si รจ fatto?
Penso che sia stato un uomo del suo tempo e che sicuramente ha avuto un buon senso degli affari. Aveva creato un marchio di fabbrica e uno stile riconoscibile che si รจ diffuso in tuttโItalia. Era un uomo che sapeva concentrarsi molto e che non lasciava niente al caso, perchรฉ i suoi dipinti, ancora oggi, hanno grande freschezza: penso a quelli di Panicale e Cittร della Pieve. Era un ottimo pittore e possedeva una notevole maestria, oltre a essere uno straordinario disegnatore e uno straordinario interprete delle figure femminili. Insomma, un uomo di luce e ombra: da una parte sapeva fare affari e ottenere grandi commissioni, utilizzava la bottega per fare piรน opere possibili e spesso sempre uguali, ma questo non deve distogliere lโattenzione dal fatto che aveva unโottima mano.
Durante le riprese del docufilm. Foto by Alessandro Bachiorri
Comโรจ partito il progetto del docufilm?
Il progetto รจ nato grazie allโamicizia e alla stima reciproca che mi lega alla Galleria Nazionale dellโUmbria e in particolare al direttore Marco Pierini. Sono stato davvero felice e onorato quando il direttore mi ha chiamato un giorno dโagosto di due anni fa, dicendomi: ยซGiovanni, che ne pensi di realizzare un soggetto per un documentario su Perugino?ยป Ecco, tutto รจ nato da lรฌ. Devo dire che non saremmo arrivati a questa felice conclusione se non ci fosse stata una relazione di stima e fiducia con lโintero staff della Galleria, che ha messo a disposizione i locali per le riprese anche in orari insoliti.
Sono presenti anche scene di danza. Come mai questa scelta?
Lโidea mi รจ venuta perchรฉ avevo visto Virgilio Sieni, uno tra i piรน grandi coreografi e ballerini, realizzare una serie di performance tratte dai quattro Cenacoli storici di Firenze. Ho trovato questo spazio bellissimo e assolutamente sconosciuto ai piรน e quindi ho pensato di coinvolgerlo. Sieni sostiene che, sebbene Perugino sembri un pittore statico, le sue figure sono degli incubatori di atteggiamenti che si possono sviluppare attraverso la danza. Danza che, in questo caso, fa muovere figure cristallizzate dalla pittura.
La voce narrante รจ lโattore umbro Marco Bocciโฆ
Sรฌ. Marco Bocci รจ riuscito a dare alla storia – che รจ un poโ la parabola di un artista che tocca il cielo e poi cade – unโinterpretazione partecipata e intima, ma allo stesso tempo leggera. ร stato disponibile e si รจ dimostrato da subito molto coinvolto nel progetto. Con lui siamo riusciti a girare โ รจ la prima volta che mi capita con un attore – in tante location diverse: dalla Galleria Nazionale dellโUmbria al Collegio del Cambio, fino allโisola Polvese.
Marco Bocci e Giovanni Piscaglia. Foto by Alessandro Bachiorri
Perchรฉ lโisola Polvese?
Grazie allโArpa – che รจ partnership nel progetto – abbiamo potuto girare nellโisola anche in inverno. Secondo me, nessun luogo meglio della Polvese poteva identificare e fotografare il momento finale di un artista maturo e in decadenza. Quei luoghi e Marco Bocci, solo nella natura, chiudono il cerchio alla perfezione sulla vita di Perugino.
ย Per concludere: รจ soddisfatto del lavoro finale?
Sono molto soddisfatto. ร stata una produzione avventurosa e gestita bene, nonostante le difficoltร , con un grande dialogo. Posso dire che non ho nessun rimorso. Anche le musiche, composte da Eraldo Bernocchi, arricchiscono lโopera, donandole una componente coinvolgente ed emotiva.
Presentato il nuovo brand turistico di Cittร della Pieve, Corciano, Magione, Paciano, Panicale e Piegaro.
Trenta musei, sei Comuni, un unico biglietto. Cittร della Pieve, Corciano, Magione, Paciano, Panicale e Piegaro fanno rete nel nome del grande Maestro a allโinsegna di un turismo โrispettoso dei luoghi e delle comunitร โ.
Eโ stato presentato il nuovo brand Terre del Perugino, attraverso il quale i sei comuni umbri intendono implementare i propri servizi turistici e aumentare la capacitร competitiva del territorio. Lโoperazione, che amplia unโidea progettuale risalente al 2015 dei Comuni di Paciano, Panicale, Piegaro e Cittร della Pieve, nasce dalla stretta collaborazione tra le sei Amministrazioni Comunali e lโattuale gestore dei servizi turistici e museali (lโRTI composto dalle societร Sistema Museo e Vivi Umbria societร consortile).
Con Terre del Perugino entrano unโunica rete integrata i Musei e gli Uffici turistici dei territori aderenti, cosรฌ da proporsi al pubblico come unโarea omogenea accomunata da aspetti ambientali, culturali, artistici e gastronomici affini. Fili conduttori di questa nuova offerta sono: i paesaggi di queste terre, con il lago Trasimeno, e Pietro Vannucci, detto il Perugino, il piรน celebre figlio di Cittร della Pieve che con la sua arte ha dato lustro e fama a questo lembo dโUmbria, e che insieme appunto compongono il nome del brand.
Gli strumenti messi a disposizione sono il rinnovato portale Terre del Peruginoย e il biglietto unico integrato che, al prezzo di 12 euro (valido per 90 giorni), consente di visitare le strutture museali e gli spazi espositivi presenti nellโarea. In particolar modo a Cittร della Pieve si potrร accedere allโOratorio Santa Maria dei Bianchi, al Museo Civico Diocesano e a Palazzo Corgna; a Corciano allโAntiquarium comunale, al Centro espositivo permanente sulla cultura medievale e rinascimentale, al Torrione di Porta Santa Maria e al Museo della Pievania; a Magione al Museo della Pesca e Torre dei Lambardi, a Paciano a TrasiMemo, la Banca della Memoria del Trasimeno; a Panicale alla Chiesa di San Sebastiano, Teatro Cesare Caporali, Museo del Tulle, Museo della Sbarra; a Piegaro al Museo del Vetro.
La valorizzazione di queste strutture, secondo quanto spiegatoย passerร anche attraverso attivitร didattiche e laboratoriali, eventi e manifestazioni, attivitร di incoming turistico, promozione e commercializzazione.
La prima conferenza, fissata per il 25 marzo a Lugnano in Teverina, si aprirร con la forte carica simbolica dellโinaugurazione di una panchina rossa – emblema della Giornata internazionale per lโeliminazione della violenza contro le donne โ e di un parco dedicato a Luisa Spagnoli.
Il ciclo di conferenze Il Borgo รจ Donna รจ un progetto dal respiro regionale che vede coinvolti il Centroper le pari opportunitร e attuazione delle politiche di genere della Regione Umbria, lโassociazione de I Borghi piรน Belli dโItalia in Umbria e AboutUmbria.
Ugo Mancusi, Caterina Grechi e Alessandro Dimiziani
Gli incontri in calendario sono stati presentati ieri a Perugia e dopo lโintroduzione di Ugo Mancusi di AboutUmbria – che ha spiegato come il calibro di questa iniziativa ne faccia un perfetto esempio di quelle eccellenze regionali che lโassociazione promuove – lโavvocato Caterina Grechi, presidente del Centro Pari Opportunitร , ha affermato che lโintento รจ quello di sottolineare il retaggio culturale, storico, enogastronomico e sociale di cui le donne sono depositarie e si รจ scelto di metterlo in relazione ai borghi, dai quali lโUmbria, piรน di qualsiasi altra regione italiana, รจ cosรฌ pregevolmente rappresentata.
In questo modo, le tematiche di valorizzazione, di recupero, di benessere, di qualitร della vita e di sostenibilitร ambientale e sociale che animano le attivitร del Centro pari opportunitร vanno a incastrarsi con lโazione dellโassociazione de I Borghi piรน belli dโItalia: i 30 borghi iscritti al circuito sono stati infatti raggruppati per sviluppare un ciclo di 6 conferenze incentrate sui temi della cultura, della salute, del lavoro, dei saperi e sapori e della sostenibilitร che iniziano il prossimo 25 marzo per terminare nel marzo 2024.
ยซAnche se lโassociazione ha scopi principalmente turisticiยป ha affermato Alessandro Dimiziani, presidente regionale de I Borghi piรน belli dโItalia ยซnon possiamo che trarre beneficio da tematiche del genere, legate a una bellezza che non รจ solo estetica, ma anche amministrativa, sociale e dโintenti. Stiamo parlando del futuro della societร ยป.
ยซNon รจ un semplice sguardo su un passato di cui siamo eredi e verso il quale ci sentiamo di avere un debitoยป sottolinea anche lโavvocato Grechi ยซma di una visione che guarda al futuro. Ci confronteremo sul ruolo della donna nello sviluppo delle smart cities, nel recupero del divario digitale e nella conversione dei luoghi e delle attivitร che in essi si svolgono, nel segno della sostenibilitร ambientale e socialeยป.
La prima conferenza, fissata per il prossimo 25 marzo a Lugnano in Teverina, si aprirร con la forte carica simbolica dellโinaugurazione di una panchina rossa – emblema della Giornata internazionale per lโeliminazione della violenza contro le donne โ e di un parco dedicato a Luisa Spagnoli. Proseguirร con una serie di interventi incentrati sul valore, i problemi e le opportunitร della donna nei piccoli centri urbani e con dei momenti conviviali. Lโartista Monia Romanelli, presente alla presentazione, ha mostrato in anteprima il suo omaggio per le relatrici della conferenza di sabato 25.
Presentazione della targa e della panchina rossa simbolo della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, in collaborazione con Unitre di Lugnano in Teverina.
Ore 16.45 Teatro Spazio Fabbrica โ Convegno sulle pari opportunitร
Il borgo รจ donna: la cultura. Valore, problemi e opportunitร della donna nei piccoli centri urbani.
Dopo i saluti del sindaco Gianluca Filiberti, interverranno:
Cristina Caldani, attrice e direttrice Teatro Spazio Fabbrica
Francesca Caproni, direttrice Assogal Umbria
Grazia Cuccia, pittrice
Maria Chiara Giannetta, attrice
Caterina Grechi, presidente del Centro per le pari opportunitร e attuazione delle politiche di genere della Regione Umbria
Cristiana Pegoraro, pianista e compositrice
Eleonora Pieroni, attrice e madrina dei Borghi piรน Belli dโItalia in Umbria
Carla Spagnoli, imprenditrice
Maria Angela Turchetti โ funzionaria della Soprintendenza dei Beni Culturali
Lorenza Vitali โ giornalista enogastronomica
Coordinano Alessandro Dimiziani, presidente regionale dei Borghi piรน Belli dโItalia e Lorenza Vitali, giornalista enogastronomica. Al termine della conferenza verrร donato alle relatrici un omaggio realizzato dallโartistaย Monia Romanelli
Ore 19.30 Sala Terzo Pimpolari Teatro Spazio Fabbrica – Degustazione di prodotti tipici
Ore 21.00ย Teatro Spazio Fabbrica โ La solidarietร รจ donna
“RockWOMANโ: concerto di beneficenza per le popolazioni terremotate dellaย Turchia, con Cardyophone e Original CRB Band
Nella storia dellโarte le donne hanno sempre avuto un ruolo di primo piano. Raffigurando armonia e fertilitร , grazia e bellezza, femminilitร e sensualitร , sogno e mistero, lโintero universo femminile รจ sempre stato rappresentato.
Sogno e Mistero รจ proprio in quel femminile tanto evidente quanto celato, in mostra dal 3 al 12 marzo 2023 alla biblioteca comunale di Terni, con INTO HER DREAM โ13 ICONSย di Simona Chipi. ย ร lโultima sfida dellโartista costruita attorno ad un numero, il 13, preso a simbolo di unโesclusione. Da Maria Magdala a Eva. Dalla tredicesima apostola, forse dipinta da Leonardo, nascosta, negata, cancellata a Eva, lโincarnazione dellโarmonia perduta. Eva e Maria Magdala diventano cosรฌ ICONS. Di sรฉ stesse, di tutte le donne del mondo, di ogni tempo. Donne che seducono, sguardi liquidi e ipnotici che chiudono gli occhi e sognano luoghi infiniti in cui ritrovare lโequilibrio, la presenza dellโessere, il mistero della vita, per entrare eroiche nel futuro. Quattro immagini, quattro volti femminili realizzati su tele di grandi dimensioni dove dietro ogni sguardo che si socchiude si apre un mondo che svela, che accoglie, che perdona, come a restituirci quel numero escluso per secoli perchรฉ segno della fine e della rinascita. Lโultimo diaframma. Esposte alla biblioteca comunale di Terni anche alcune opere NFT (Non-Fungible Token) pubblicate su Open Sea, piattaforma internazionale di critpto arte.
Lโinaugurazione della mostra si terrร venerdรฌ 3 marzo alle ore 18.00.
Simona Chipi รจ tornata a vivere in Umbria dopo anni di attivitร giornalistica in Italia e allโestero, professione che ha sempre influenzato lโimpegno artistico. Nei suoi lavori lโurgenza di narrare la contemporaneitร si mescola ad una poetica immaginifica che resta separata dal reale, in un universo ideale abitato solo dalle donne.
Negli ultimi anni attratta dalle suggestioni del digitale, ha trasferito il suo lavoro in questa nuova dimensione dove tele e collage diventano le โmatriciโ di unโazione che si sviluppa con gli NFT, sotto forma di video clip, e la stampa digitale su materiali industriali e inserti luminosi.
Sabato e domenica il gioiello โ che secondo la leggenda apparteneva a Maria – sarร esposto al pubblico, con un evento eccezionale per sancire il legame con lโopera del Perugino.
Una calata straordinaria del SantโAnello per omaggiare il ritorno a Perugia dello Sposalizio della Vergine. Lโopera – portata via dai francesi nel 1797 – era stata dipinta dal Perugino agli inizi del โ500 proprio per la cappella del SantโAnello del Duomo di Perugia. Questo ritorno tanto atteso รจ il pezzo forte della mostra Il meglio maestro dโItalia. Perugino nel suo tempo che sarร inaugurata sabato 4 marzo, presso la Galleria Nazionale dellโUmbria.
Il Santo Anello
E proprio lo stesso giorno, alle ore 10.30, avverrร allโinterno della Cattedrale una calata straordinaria dellโanello (tramite un meccanismo a forma di nuvola) che, secondo una leggenda, รจ il dono che Giuseppe fece a Maria per le loro nozze.
ยซLโanello e il reliquiario rimarranno esposti per tutta la giornata di sabato. In via del tutto eccezionale, il solo reliquiario, sarร poi esposto nelle sale del Museo del Capitoloยป spiega lโarchitetto Alessandro Polidori, direttore dellโUfficio diocesano per i Beni culturali ecclesiastici.
Si tratta – come detto – di unโesposizione straordinaria: infatti lโanello viene mostrato al pubblico solo in due occasioni ufficiali: il 29\30 luglio, data del suo trasferimento dal comune alla cattedrale (1488) e il 12 settembre per la festa del SS.mo nome di Maria.
ยซSempre dal 4 marzo fino allโ8 gennaio 2024, allโinterno del Museo del Capitolo della Cattedrale di San Lorenzo, nella sala del Dottorato, avverrร la proiezione di un filmato di otto minuti realizzato in collaborazione con il giornalista Roberto Fontolan e con la voce narrante di Alessandro Haber. Il documentario racconta la vicenda e la storia del SantโAnello: il suo arrivo a Perugia, la committenza dello Sposalizio della Vergine a Perugino e tanto altroยป prosegue Polidori.
Lo Sposalizio della Vergine, olio su tavola, Perugino
Tra storia e leggenda
Quattordici chiavi servono per aprire le casseforti che contengono il SantโAnello, che si trova allโinterno della Cattedrale di San Lorenzo di Perugia. Un tempo erano conservate da istituzioni civili e religiose: il Comune, il Collegio della Mercanzia, il Collegio del Cambio; i maggiori conventi della cittร : San Francesco al Prato, San Domenico, Santa Maria Nuova, SantโAgostino; il Vescovo e i Canonici della Cattedrale. Oggi sono nelle mani del Comune (8), della Mercanzia (1), del Cambio (1) e del Capitolo della Cattedrale (4) e lโapertura si svolge alla presenza di un rappresentante del Comune e del Capitolo, redigendo un verbale.
Il potere temporale e quello spirituale che si uniscono per un rituale condiviso e celebrare una tradizione piรน che una reliquia. Lโanello di pietra rara โ lโanalisi gemmologica del 2004 lโha determinata come calcedonio, varietร microcristallina del quarzo โ viene attribuito, senza reale fondamento, allโanello di nozze tra Maria e Giuseppe. Le ragioni che ne hanno fatto il simbolo del matrimonio, sono oscure. Questo lo rende ugualmente un monile pieno di fascino, anche se la sua storia inizia con un furto e la sua datazione risale probabilmente, al primo secolo d. C.
Di certo si sa che lโanello, fino alla seconda metร del 1400, era custodito nella chiesa dei francescani di Chiusi, dalla quale fu prelevato da un certo frate Vinterio da Magonza, portato a Perugia nel 1473 e donato al Magistrato della cittร , Francesco Montesperelli, che lo fece conservare nella Cappella dei Decemviri al Palazzo dei Priori. Lโintervento di Papa Sisto IV stabilรฌ la sede a Perugia e mise fine ai litigi tra le due cittร . Nel 1488 il SantโAnello venne poi trasferito nella Cattedrale di San Lorenzo e riposto in due grandi casseforti: la prima protezione รจ una maglia di ferro realizzata dai fabbri di Montemelino, la seconda รจ un massiccio baule in legno. Per aprire entrambi servono appunto le 14 chiavi.