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L’itinerario tra i sapori e gli aromi della Valnerina prosegue con altri prodotti di questa terra.

Dopo aver assaporato le lenticchie, il miele e la trota del Nera, il viaggio prosegue con altre prelibatezze nostrane.

Roveja

Questa รจย la storia di alcuni piccoli semi colorati, di due donne tenaci e di un barattolo di vetro. Umbria, Civita di Cascia 1998: Silvana e Geltrude, mentre riordinano la cantina della casa ricostruita dopo il terremoto del ’79, trovano un polveroso barattolo di vetro pieno di semi colorati. Sono rossi, verdi, marroni e neri, insieme a un foglietto sbiadito dal tempo con scritto a matita un nome misterioso: roveja. Trattasi di un legume che sboccia sulle alture dellโ€™Appennino Centrale, tra i proverbi degli alberi e i misteri della montagna, per unirsi senza indugio al bouquet delle eccellenze gastronomiche umbre. Ed รจ proprio lo spirito selvaggio a rendere ancora piรน accattivante la roveja, piccolo ed eroico legume divenuto Presidio Slow Food e sopravvissuto grazie a Silvana e Geltrude allo scorrere del tempo. Cosรฌ nel 2006 la roveja, antico pisello selvatico, considerato quasi erba infestante, torna a fiorire in Valnerina. O forse non aveva mai smesso.

Le norcinerie della Valnerina, foto by Officine Creative Italiane

Norcinerie

Cโ€™รจ un mestiere, nel cuore della Valnerina, che custodisce tra le epigrafi della sapienza umbra lโ€™identitร  di un territorio dal sapore speziato, un atlante le cui pagine invecchiano sotto archi e volte di pietra scavate dal vento, tra gli echi cinerei della tradizione e della memoria: il Norcino, poeta di unโ€™Umbria arcaica celebrata nei templi sacri dei sapori italici, tra orchestre di incensi dagli aromi primordiali. Un sentimento, quello tra uomo e suino, che da elemento antropologico diventa orizzonte culturale e identitario di una cosmologia di artigiani e scultori che conserva nella ritualitร  di antichi costumi il ricordo una civiltร  rurale germogliata tra i sussurri del Tempo. Lโ€™uccisione del maiale,ย cerimoniale arcaico sbocciato le ceneri del Paganesimo, segna nel lunario contadino lโ€™acme della ritualitร  agraria consegnando allโ€™eternitร  della memoria popolare ย pagine acri di una drammaturgia proiettata sugli orizzonti di una civiltร  rurale che evoca, nello svolgimento della macellazione, fantasmi e torri di fumo appartenuti alla mitologia greca e riconducibili al culto dellโ€™ancella Maia, divinitร  consacrata allโ€™agricoltura sui cui altari scorreva il sangue dei maiali immolati in suo onore. Perpetuata con sacralitร  e mistica devozione la lavorazione del maiale, trionfo di sapori e di antichi sentimenti, in Umbria diventa anfiteatro di unโ€™impenetrabile tradizione magico-superstiziosa che individuava in alcune caratteristiche delle interiora della bestia visioni profetiche e rivelatrici.

Zafferano, foto by Officine Creative Italiane

Lo Zafferano

Lโ€™arcano mistero che avvolge lโ€™etimologia della parola Crocus Sativus,ย denominazione scientifica con cui viene comunemente indicato lo Zafferano, si perde nella leggenda del fanciullo Crocco che, avvolto nellโ€™aurea letteraria delle Metamorfosi di Ovidio, si innamorรฒ mortalmente della ninfa Smilace,ย per poi essere tramutato in un biondo fiore diย  zafferano. Simbolo di augurio e prosperitร  coniugale ancora oggi, in Oriente,il Crocus Sativus viene regalato come auspicio di lunga vita in virtรน delle proprietร  terapeutiche e afrodisiacheย con cui esalta il corpo . Impiegato nel corso dei secoli per ottenere il colore giallo nella preparazione delle tonalitร  pastello destinate agli affreschi e per tingere vesti e tessuti, allo Zafferanoย vengono attribuite nobili proprietร  cosmetiche e officinali. La coltivazione dello Zafferano, espressione identitaria della storia e dei costumi umbri, attinge alle esperienze di un passato importante inteso come patrimonio prezioso dal quale trarre ispirazione. Un lavoro in cui lโ€™elemento umano รจ esclusivo: dalla preparazione delย  terreno,alla scelta dei bulbiย passando per il momento della sfioratura fino al confezionamento del prodotto finaleย a fare da cornice a questo arcaico cerimoniale liturgico spetta a montagne dai sapori forti, anfiteatri di roccia e calcare che potenti si stagliano allโ€™orizzonte.


La prima parte

ยซPrendete un pugno di noci mondate, un pugno di acini di uva cotta, un pugno di formaggio pecorino tagliato a piccoli dadi, un pizzico dello stesso formaggio grattato, un pizzico di pepe, un po’ di sale, cinque o sei chiodi di garofano, mezzo bicchiere di vino rosso, strutto e olio quanto basta,e formate del tutto un insieme che lascerete riposare per circa dieci ore.Unitevi un chilo e mezzo di pasta del pane, formando un composto che dividerete in tre parti a guisa di pagnotte separate. Su queste praticherete un profondo taglio in croce. Quando il composto sarร  lievitato, lo cuocerete nel forno in muratura; questo pan nociato deve essere ben cottoยป.

Cosรฌ lโ€™Annuario della cittร  di Todi, datato 1927, riporta il procedimento per la preparazione del pan nociato, un pane arricchito di gustose noci – ย a volte anche di uvetta – che le genti di quei luoghi erano solite consumare nel periodo autunnale, soprattutto durante i lavori nei campi.

Essendo il pane – cosรฌ come le noci e lโ€™uvetta essiccata โ€“ estremamente energetico e corroborante, non sorprende che la saggezza contadina lโ€™avesse eletto a spuntino prediletto di coloro che, durante le fredde giornate di novembre, si affannavano lungo i crinali erbosi per la raccolta delle olive. Le piccole dimensioni del pan nociato, infatti, erano perfette per mettere qualcosa sotto i denti senza appesantirsi.

Una versione sublimata

Sebbene esistano diverse versioni, sia dolci sia salate, la ricetta originale รจ quella tuderte, che trae beneficio non solo dalla morbidezza dello strutto, ma anche dal contrasto dolce-salato dellโ€™uvetta abbinata al pecorino. Sembra che questa preparazione fosse giร  stata codificata in un trattato del 1500, ma fin nel mondo classico erano diffuse preparazioni similari. Il patriarca di Gerusalemme Sofrone (siamo nel VI secolo), parla infatti di un pane al formaggio per bambini, senza contare le innumerevoli preparazioni diffuse nellโ€™antica Roma e poi raffinate nel corso dei secoli successivi.

Antipasti letterari

รˆ indubbio, poi, che il pan nociato โ€“ o pan caciato che dir si voglia โ€“ sia una vera e propria prelibatezza, servita ancora oggi sulle tavole umbre come antipasto. Una delizia che da Todi si รจ diffusa in tutta la regione, tanto da meritarsi un posto dโ€™onore nella poesiaย Novembre di Guido Discepoli, con tenuta nel Saggio di poesie e canti popolari religiosi di alcuni paesi umbri, curato da Oreste Grifoni โ€“ purtroppo, oggi, fuori catalogo.

Cosรฌ lโ€™Annuario della cittร  di Todi, datato 1927, riporta il procedimento per la preparazione del pan nociato, un pane arricchito di gustose noci – ย a volte anche di uvetta – che le genti di quei luoghi erano solite consumare nel periodo autunnale, soprattutto durante i lavori nei campi.

Essendo il pane – cosรฌ come le noci e lโ€™uvetta essiccata โ€“ estremamente energetico e corroborante, non sorprende che la saggezza contadina lโ€™avesse eletto a spuntino prediletto di coloro che, durante le fredde giornate di novembre, si affannavano lungo i crinali erbosi per la raccolta delle olive. Le piccole dimensioni del pan nociato, infatti, erano perfette per mettere qualcosa sotto i denti senza appesantirsi.

 

Una versione sublimata

Sebbene esistano diverse versioni, sia dolci sia salate, la ricetta originale รจ quella tuderte, che trae beneficio non solo dalla morbidezza dello strutto, ma anche dal contrasto dolce-salato dellโ€™uvetta abbinata al pecorino. Sembra che questa preparazione fosse giร  stata codificata in un trattato del 1500, ma fin nel mondo classico erano diffuse preparazioni similari. Il patriarca di Gerusalemme Sofrone (siamo nel VI secolo), parla infatti di un pane al formaggio per bambini, senza contare le innumerevoli preparazioni diffuse nellโ€™antica Roma e poi raffinate nel corso dei secoli successivi.

Antipasti letterari

รˆ indubbio, poi, che il pan nociato โ€“ o pan caciato che dir si voglia โ€“ sia una vera e propria prelibatezza, servita ancora oggi sulle tavole umbre come antipasto. Una delizia che da Todi si รจ diffusa in tutta la regione, tanto da meritarsi un posto dโ€™onore nella poesiaย Novembre di Guido Discepoli, con tenuta nel Saggio di poesie e canti popolari religiosi di alcuni paesi umbri, curato da Oreste Grifoni โ€“ purtroppo, oggi, fuori catalogo.

Cosรฌ lโ€™Annuario della cittร  di Todi, datato 1927, riporta il procedimento per la preparazione del pan nociato, un pane arricchito di gustose noci – ย a volte anche di uvetta – che le genti di quei luoghi erano solite consumare nel periodo autunnale, soprattutto durante i lavori nei campi.

Essendo il pane – cosรฌ come le noci e lโ€™uvetta essiccata โ€“ estremamente energetico e corroborante, non sorprende che la saggezza contadina lโ€™avesse eletto a spuntino prediletto di coloro che, durante le fredde giornate di novembre, si affannavano lungo i crinali erbosi per la raccolta delle olive. Le piccole dimensioni del pan nociato, infatti, erano perfette per mettere qualcosa sotto i denti senza appesantirsi.

 

Una versione sublimata

Sebbene esistano diverse versioni, sia dolci sia salate, la ricetta originale รจ quella tuderte, che trae beneficio non solo dalla morbidezza dello strutto, ma anche dal contrasto dolce-salato dellโ€™uvetta abbinata al pecorino. Sembra che questa preparazione fosse giร  stata codificata in un trattato del 1500, ma fin nel mondo classico erano diffuse preparazioni similari. Il patriarca di Gerusalemme Sofrone (siamo nel VI secolo), parla infatti di un pane al formaggio per bambini, senza contare le innumerevoli preparazioni diffuse nellโ€™antica Roma e poi raffinate nel corso dei secoli successivi.

Antipasti letterari

รˆ indubbio, poi, che il pan nociato โ€“ o pan caciato che dir si voglia โ€“ sia una vera e propria prelibatezza, servita ancora oggi sulle tavole umbre come antipasto. Una delizia che da Todi si รจ diffusa in tutta la regione, tanto da meritarsi un posto dโ€™onore nella poesiaย Novembre di Guido Discepoli, con tenuta nel Saggio di poesie e canti popolari religiosi di alcuni paesi umbri, curato da Oreste Grifoni โ€“ purtroppo, oggi, fuori catalogo.

I depositi di un museo sono luoghi che nellโ€™immaginario collettivo prendono spesso la forma di polverosi magazzini pieni di opere meravigliose, a volte sottratte alla vista del pubblico. Alcune di esse vengono esposte in sostituzione di altre temporaneamente in prestito o in restauro, altre aspettano ancora la visita di studiosi o conoscitori che possano studiarle e meglio valorizzarle, altre infine, pur pregevoli e talvolta bellissime, portano su di sรฉ troppe offese del tempo perchรฉ possano essere esposte al pubblico.

Giovanni Baronzio. Imago Pietatis. Terzo quarto del XIV secolo

 

La Galleria Nazionale dellโ€™Umbria di Perugia completa il suo programma di celebrazioni per i suoi primi cento anni di vita conย una mostra visibile fino al 6 Gennaio 2019 dal titolo: Lโ€™altra Galleria. Opere dei depositi, che porta alla luce proprio le opere meno conosciute. La mostra offre al visitatore lโ€™opportunitร  di scoprire opere inedite tra le bellezze pittoriche del Duecento fino alla metร  del Cinquecento.

Tecniche allโ€™avanguardia

Le opere sono state dapprima oggetto di indagini diagnostiche e interventi conservativi, grazie a unโ€™รฉquipe di specialisti di restauro del territorio umbro e toscano che hanno usato sistemi innovativi di pittura e metodologie conservative allโ€™avanguardia. Nuove attribuzioni, nuove datazioni e scoperte sulla provenienza: la tecnica e i vecchi restauri hanno consentito di precisare la carta dโ€™identitร  di ciascun manufatto e di poterne valutare al meglio le qualitร .
Cesare Brandi diceva: ยซIl restauro costituisce il momento metodologico del riconoscimento dellโ€™opera nella sua consistenza fisica e nella duplice polaritร  estetico-storica, in vista della sua trasmissione al futuroยป.

 

Madonna in trono con il Bambino tra i santi Giovanni Battista e Benedetto. Eusebio da San Giorgio. 1506-1508

La scoperta

Sono cosรฌ riemersi colori sgargianti nascosti da spessi depositi di sporco e da pesanti strati di vernice ingiallita, come nel Crocifisso e Santa Maria Maddalena di ambito folignate, nella Madonna con il Bambino, San Girolamo e Santโ€™Antonio da Padova di Matteo di Giovanni o nel Dio Padre e Angeli di Mariano di Ser Austerio. Policromie inedite sono affiorate da tavole fortemente danneggiate a causa di puliture eseguite con sostanze aggressive; sono stati inoltre scoperti dettagli di intensa suggestione, come le stimmate sulle zampe dellโ€™Agnello Mistico o la preghiera della Vergine incisa dallโ€™autore della Santa Caterina.

 

Le beate margherita da Cittร  di Castello, Margherita d’Ungheria, angnese da Montepulciano. Ludovico di Angelo mattioli. Inizio del XVI secolo

Il percorso

Lโ€™altra Galleria si configura pertanto come un ampliamento del percorso museale della galleria perugina, nella quale troviamo nomi giร  conosciuti – come Giovanni Boccati, Bartolomeo Caporali e Perugino – assieme a figure che invece fanno ritorno dopo molto tempo nel circuito espositivo, o vi fanno la loro prima comparsa, come il Maestro dei Dossali di Subiaco, Melozzi da Forlรฌ, Meo da Siena, Allegretto Nuzi, Rossellino di Jacopo Franchi, Eusebio da San Giorgio, Berto di Giovanni, Domenico Alfani e Dono Doni.
Nel percorso espositivo sono visibili anche alcuni affreschi staccati dal monastero di Santa Giuliana in origine presenti nel coro, nel refettorio e nellโ€™aula capitolare della chiesa stessa. Da questi ambienti proviene lโ€™affresco con la rara raffigurazione di San Galgano.
La mostra offre al visitatore unโ€™occasione unica e speciale per ammirare una raffinata selezione di tavole di autori appartenenti allโ€™epoca dโ€™oro della scuola umbra.

Tra le eccellenze dellโ€™Umbria non poteva mancare il Circuito Umbrex, un circuito di credito complementare per le aziende che desiderano promuovere e incrementare le proprie attivitร . Chiediamo a Fabiola De Toffol, co-founder di Umbrex, di spiegarci meglio di cosa si tratta.

 

Il Circuito Umbrex รจ il mercato complementare che accoglie operatori economici interessati a promuovere le proprie attivitร  nel territorio regionale. Grazie ai prodotti e servizi messi a disposizione dal Circuito, possono farsi conoscere, incrementare le vendite, disporre di un conto corrente aggiuntivo su cui far transitare almeno il 25% del valore degli affari generati allโ€™interno del Circuito Umbrex;ย ma anche disporre di un’anticipazione in conto corrente, proporzionale al giro dโ€™affari presumibilmente realizzabile allโ€™interno del Circuito per sostenere spese aziendali correnti o nuovi investimenti.
ะ€ una innovativa modalitร  di referral marketing che utilizza strumenti e servizi pensati per far circolare ricchezza nel territorio in cui si lavora, ed รจ sostenuta dalla fiducia reciproca tra imprenditori che li utilizzano. Gli iscritti possono acquistare e vendere beni e servizi tra loro utilizzando un’unitร  di conto denominata Umbrex, sempre paritetica al valore di beni e servizi in euro, non convertibile e perciรฒ estranea a dinamiche finanziarie speculative come quelle proposte da alcune criptovalute divenute ormai famose. Lโ€™economia in Umbrex รจ quindi economia reale, fatta di imprese e persone che hanno interesse a promuoversi e vendere in Umbria e nelle altre undici regioni in cui i circuiti sono presenti.

 

Il modo migliore per raccontare Umbrex รจ sicuramente presentare chi lo ha scelto e lo utilizza. Puรฒ presentare ai nostri lettori un’azienda aderente al Circuito che possa raccontare la sua esperienza?

 

Tra le aziende che hanno scelto di aderire, cโ€™รจ Connesi Spa, che propone servizi internet e telefonia in fibra ottica, wireless e xDSL. Chiediamo a Nicolรฒ Bartolini, direttore commerciale, di raccontarci chi รจ Connesi e perchรฉ ha scelto lโ€™innovazione proposta da Umbrex.

Connesi รจ una realtร  nata quattordici anni fa a Foligno e offre servizi di telecomunicazione, internet, telefonia e cloud. Lavoriamo per colmare il gap dell’ultimo miglio che da sempre colpisce le aziende regionali, creando problematiche relative alla velocitร  dei servizi internet. La Connesi offre i suoi sevizi di telecomunicazione sia su fibra ottica di nostra proprietร , progettata e realizzata da noi, sia tramite ponti radio con licenze acquisite dal Ministero dello Sviluppo Economico in diritto esclusivo, oltre a servizi Adsl o vdsl. La Connesi, a differenza dei grandi operatori, crea un servizio sempre su misura del cliente, andando ad analizzare la sua situazione e realizzando un’infrastruttura e un collegamento che possa soddisfare le effettive esigenze dell’azienda. La Connesi ha scelto Umbrex come sistema di marketing referenziale, che le ha permesso di venire in contatto con tantissime aziende del territorio umbro. Dopo diversi mesi, possiamo dire che รจ stata – e speriamo continuerร  a essere – un’ottima esperienza sia da un punto di vista relazionale sia dal punto di vista dei risultati ottenuti.

 

ะ€ interessante lโ€™opportunitร  offerta agli operatori economici della regione di acquistare servizi internet da un fornitore locale, considerando anche che, in un circuito come Umbrex, alcuni valori come la preferenza della spesa di prossimitร  vengono sollecitati, trattenendo risorse che altrimenti uscirebbero dai confini dellโ€™economia regionale. Si promuovono rapporti diretti tra imprenditori, che gettano le basi per una rete del fare insieme.
Aziende come Connesi Spa possono aiutare a rendere operativa la rete delle connessioni, soprattutto in ambito di economia digitale, perchรฉ di questo si tratta; e operando allโ€™interno del Circuito Umbrex esiste la possibilitร  di unire alla comprensione delle nuove frontiere del business una base valoriale solida.

In tempi di crisi come quelli che stiamo vivendo, รจ fondamentale elaborare proposte in grado di rilanciare lโ€™economia tramite lโ€™individuazione di nuove opportunitร  di lavoro, specie giovanile.

Mai come in questi tempi, ci si sta muovendo verso il recupero di pratiche e attivitร  preziose, in alcuni casi quasi dismesse, se non fosse per vecchi artigiani che continuano a perpetrare mestieri basati su manualitร , ingegno e creativitร . Oggi si riscopre il valore di questi mestieri che rappresentano un autentico patrimonio da sfruttare e reinventare, coadiuvandolo con le opportunitร  messe a disposizione dalle nuove tecnologie.
Non sfugge come lโ€™artigianato – che giร  rappresenta in Europa uno dei piรน importanti settori economici e che impiega il 66% della forza lavoro – possa anche costituire, sempre meglio e sempre di piรน, una risorsa per la valorizzazione turistica di un territorio.

 

Il progetto

Per questo lโ€™associazione Botteghe Artigiane del Centro Storico – Articity, nellโ€™ambito della sua mission di preservare e sviluppare le attivitaฬ€ artigianali artistiche,ย haย partecipato al progetto Erasmus+New Technologies for Handicraft – insieme a un altro partner perugino, Infolog e ai partner europei Inneo della Polonia, Svefi della Svezia e Epralima.del Portogallo, per la creazione diย una piattaforma e-learning Moodle, in grado di offrire corsi gratuiti sia sulla pratica artigianale che sulla gestione d’impresa.
Il Progetto nasce proprio dalla consapevolezza delle enormi potenzialitร  del settore H&Ha (Handicraft e Art handicraft) che, oltre a possedere uno specifico valore culturale e sociale, rappresenta unโ€™importante opportunitร  occupazionale grazie anche agli sviluppi tecnologici e alle โ€œcontaminazioniโ€ che lo stanno interessando: aumento della connessione con il design, nuovi strumenti di promozione e vendita (digital marketing, e-commerceโ€ฆ), stampa 3D, ecc…

Percorsi formativi

La piattaforma e-learning offre percorsi per la formazione professionale (VET) nel settore H&Ha, in grado di proporre una varietร  di opportunitร  per i discenti: miglior posizione nel mercato del lavoro, creazione di nuovi business, successi personali e autostima.

 

I corsi prevedono tre moduli principali:

  • design per l’artigianato
  • uso di ICT per la promozione e vendita nel web per H&Ha
  • nuove tecnologie per H&Ha (specie stampa 3D)

 

Le lezioni sono integrate con elementi multimediali e video che illustrano le tecniche che artigiani esperti hanno deciso di condividere con le nuove generazioni. I prossimi 18 e 19 ottobre presso allโ€™Auditorium Santa Cecilia a Perugia, verrร  organizzatoย lโ€™evento conclusivo del progetto – Artigianato, come cambia il racconto – in cui sarร  presentata ufficialmente laย piattaforma, alla presenza di tutti i partners europei.

 


Per informazioni: Articity, telefono: 3935145793.

Luogo di settecentesche delizie, la villa del Pischiello, a Passignano sul Trasimeno, traeva il proprio nome da unโ€™attigua sorgente dโ€™acqua. E, come dallโ€™acqua tutto trae forza e vigore, da questa dimora affacciata sul lago Trasimeno la popolazione traeva sostentamento, molendovi lโ€™oliva, stoccandovi i cereali e producendovi dellโ€™ottimo vino.

Nemmeno nel 1904, quando la marchesa Romeyne Robert Ranieri di Sorbello decise di installarvi una scuola di ricamo, questa forza produttiva venne meno. Anzi, quella che si configurรฒ fin da subito come una moderna holding, diventรฒ ben presto unโ€™attivitร  importantissima per lโ€™economia del lago, dando impiego a intere famiglie di Passignano e dintorni.

Villa del Pischiello, foto Ranieri di Sorbello

Donne che hanno fatto la storia

Lโ€™alta qualitร , lโ€™unicitร  dei pezzi eseguiti su commissione, cosรฌ come lโ€™esclusivitร  della tecnica, fecero della scuola uno degli emblemi della cosiddetta questione femminile che, dal 1883, combatteva contro le posizioni assolutiste secondo cui le donne delle campagne dovessero essere impiegate esclusivamente nei lavori agricoli. La marchesa spronava le dipendenti ad accantonare la propria paga in libretti postali, secondo un sistema estremamente moderno e teso a renderle emancipate grazie al proprio lavoro. Oltre a questo, nella Villa del Pischiello fondรฒ una scuola Montessori โ€“ una delle prime della Penisola โ€“ per favorire lโ€™educazione dei figli dei coloni della tenuta secondo gli innovativi metodi dโ€™insegnamento che caratterizzano il metodo: libera scelta del percorso educativo, sebbene entro certi limiti, e il rispetto del naturale sviluppo fisico, psicologico e sociale del bambino.
Gli orditi nati dallโ€™abilitร  delle allieve di Romeyne, coadiuvata dalla perugina Amelia Pompilij e dalla fiorentina Carolina Amari – che aveva studiato e recuperato, nel suo laboratorio di Firenze, la tecnica usata per la preziosa collezione di biancheria e decorazioni per la casa della contessa Edith Rucellai – venivano commercializzati nel negozio della cooperativa Arti Decorative Italiane – diretta derivazione del comitato regionale de Le Industrie Femminili Italiane, detto Ars Umbra ย (poi divenuto una vera e propria societร ) – sotto la dicitura di commercio al minuto di ricami a mano.

Arte in rilievo

Il punto umbro – detto anche Sorbello o portoghese – protetto da brevetto, si dipanava su tele da ricamo in canapa o lino provenienti dal laboratorio Tela Umbra di Cittร  di Castello, fondato dalla baronessa Alice Hallgarten Franchetti. Motivi floreali, vegetali, animali – anche fantastici – e arabeschi si annodavano sulle tele con rinascimentali ghirigori color ruggine, รฉcru, verde, indaco, giallo, bianco e rosa antico. I disegni degli album da viaggio di Romeyne acquisivano cosรฌ la terza dimensione e una riconoscibilitร  tattile, grazie anche allo spessore del filato usato – cotone, soprattutto, ma anche seta, ben resistenti al tempo e allโ€™usura.
I tasselli di tessuto che, precedentemente ricamati, sarebbero andati a formare il disegno, venivano assemblati tramite elaborati punti avorio, dโ€™ispirazione araba, alternati a punti di antica ispirazione toscana e romagnola.

 

Il punto umbro, detto anche Sorbello. Foto Casa Museo di Palazzo Sorbello

Questione dโ€™inventiva

Non mancavano perรฒ punti inventati, come il ricciolino, il rilievo, il nodone, il mazzetto, il punto pifferino, il nodino di San Francesco, le pignattine, le lumachelle e le capannucce, usati perlopiรน per ricamare lโ€™interno e rifinire gli orli. Le fuseruole in ceramica derutese, usate per bilanciare il fuso e, in maniera piรน romanzata, per bilanciare la vita di unโ€™altra persona – venivano infatti donate come pegno dโ€™amore – erano inserite nelle confezioni per rifinire paralumi e tessili.
Il punto San Francesco e il pifferino, assieme al punto civetta, venivano utilizzati anche per le nappe – elaborate riproduzioni in miniatura di cestini di frutta, gioielli fiorentini, ghiande e animali – e i bottoni – creati semplicemente arrotolando un filo, poi fermato con un punto avorio – elementi decorativi che, impreziosendo tovaglie, centrini, centrotavola, paralumi, tende e sacchetti portabiancheria, finirono per essere un vero e proprio punto distintivo della produzione della scuola.

In vista del venticinquesimo annoย di gemellaggio con la cittร  posta sulla costa occidentale degli Stati Uniti,ย AboutUmbriaย incontraย Michele Fioroni, Assessore del Comune di Perugia al marketing territoriale, arredo urbano, sviluppo economico e progettazione europea, pronto aย fare rotta proprio versoย Seattle.ย 

Assessore Michele Fioroni

L’Assessore Michele Fioroni

 

Una qualifica che parla da sรฉ quella dellโ€™Assessore, e che gli permette di fare alcune brillanti osservazioni sulla promozione di un luogo come lโ€™Umbria. Parlare di territorio e bellezze da scoprire ci viene naturale, soprattutto nel momento in cui il pretesto รจ un progetto editoriale bilingue che aspira a far conoscere anche allโ€™estero lโ€™immagine non stereotipata di una regione come la nostra.

Lโ€™Assessore concorda con noi nellโ€™identificare come chiave di volta dellโ€™intera operazione una comunicazione di qualitร . Stiamo parlando non solo della bellezza estetica del prodotto, data dalla finezza della carta e dal progetto grafico e fotografico, ma anche del valore dei contenuti, conferito principalmente dalla fondatezza delle informazioni riportate e dallโ€™originalitร  adottata nel presentarle.
Secondo Ferroni, ยซsebbene AboutUmbria abbia un supporto tradizionale, รจ un prodotto editoriale qualitativamente alto che mancava. La vera sfida โ€“ prosegue lโ€™Assessore โ€“ sta nel replicare la stessa qualitร  anche su altri canali, come lโ€™online, che รจ diretto a un pubblico piรน vasto e che richiede un minore investimento.ยป Un mezzo del tutto complementare quindi, che non richiede la mera presenza, ma unโ€™elevata visibilitร . E questo noi di AboutUmbria lo sappiamo bene, perchรฉ la nostra offerta comunicativa si completa con il nostro magazine online, bilingue anchโ€™esso, costantemente aggiornato e sincronizzato con i maggiori social network. รˆ chiaro ormai che รจ la rete a decretare la fama o la gogna di determinate mete turistiche. Lโ€™Assessore ci fa lโ€™esempio di Cracovia, che fino a qualche anno fa non era particolarmente gettonata, ma poi, grazie alle compagnie low cost e ai social media, รจ diventata improvvisamente desiderabile.

 

 

Bisogna far sรฌ, dunque, che la rete consacri lโ€™Umbria come meta altamente desiderabile, e per farlo serve un buon piano di comunicazione, supportato โ€“ laddove possibile – da una presenza in loco.
E quale migliore occasione di un gemellaggio? Lโ€™Assessore Fioroni sostiene che bisognerebbe sfruttare tali momenti di incontro per dare notorietร  al nome Umbria, puntando anche sulla meraviglia visiva che tale Regione รจ capace di offrire. Perugia, in particolar modo, vedrebbe aumentare il prestigio del proprio nome, soprattutto perchรฉ beneficerebbe delle somiglianze che la legano alla lontana Seattle. Entrambe infatti hanno una lunga tradizione musicale โ€“lโ€™una col jazz, lโ€™altra con il grunge โ€“ e il capoluogo umbro, grazie alla fibra ottica, aspira a diventare ultratecnologico, avvicinandosi sempre di piรน alla gemella statunitense.

AboutUmbria, volando oltreoceano, intende dare il supporto comunicativo che tale operazione necessita. Non possiamo quindi che augurare allโ€™Assessore un buon viaggio, sperando che lโ€™Umbria incanti Seattle come ha incantato noi.

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