In una delle nostre escursioni alla scoperta del territorio, siamo giunti in un luogo straordinario: Pietralunga, un piccolo borgo umbro arroccato su una collina che domina la valle del torrente Carpinella.
Non potrà non conquistarvi con la sua atmosfera suggestiva e la sua storia millenaria. Passeggiando per le sue vie, circondata da case in pietra che sembrano sussurrare segreti di epoche passate, abbiamo avuto l’impressione di fare un salto indietro nel tempo.
Raggiunta la piazza principale, dove si erge la torre e la porta d’accesso all’antico maniero longobardo, sede del gastaldo, il funzionario che amministrava il territorio per conto del re, siamo saliti sulla recente passerella che offre una prospettiva insolita sulla facciata della Pieve di Santa Maria. Mentre continuiamo la nostra passeggiata nel borgo, raggiungiamo il Monumento al Partigiano Umbro. Sì, perché dovete sapere che Pietralunga ha avuto un ruolo importante nella Resistenza contro il nazi-fascismo, tanto da essere stata, per un periodo, zona libera sotto il controllo partigiano. Per questo impegno è stata insignita della medaglia di bronzo al valor militare. Ogni vicolo, ogni pietra racconta una storia, un’epoca diversa. Un flauto ricavato da un osso di tibia umana, conservato al Museo Archeologico Nazionale di Perugia, testimonia la presenza dell’uomo in queste zone fin dalla preistoria.
Ogni anno, inoltre, la seconda domenica di agosto, il Palio della Mannaja rievoca un altro evento storico: la condanna a morte per decapitazione di un pellegrino che, mentre si recava a Lucca, fu ingiustamente accusato di omicidio. Secondo la leggenda, mentre il boia stava per sferrare il colpo, la lama si girò verso l’alto, salvando la vita all’uomo. La mannaia usata nel tentativo di esecuzione è ancora oggi conservata nella cattedrale di Lucca.
Un’altra leggenda racconta che San Crescenziano, soldato romano convertitosi al cristianesimo, uccise un drago, simbolo del paganesimo, nei pressi di Città di Castello. Per questo fu decapitato per ordine di Diocleziano e sepolto nei boschi dove oggi sorge Pieve de’ Saddi, la chiesa più antica della diocesi e tappa obbligata per chi percorre la Via di San Francesco, un cammino di pellegrinaggio lungo i luoghi del santo tra natura e spiritualità. Infatti, basta guardarsi intorno per capire che a Pietralunga la natura è protagonista. Non a caso, i suoi boschi fitti di cerri, querce e roverelle sono attraversati da sentieri e cammini ideali per escursioni a piedi, in mountain bike o a cavallo.
La ricchezza di questa terra l’abbiamo assaporata anche nel cibo. Il prodotto più pregiato è senza dubbio il tartufo bianco, la Trifola, senza però dimenticare lo Scorzone e il Nero dolce. Un abitante del luogo ci racconta che l’arte della cerca e cavatura del tartufo è qui una tradizione tramandata di generazione in generazione. Un legame speciale unisce il tartufaio al suo cane da tartufo, addestrato a individuare questo prezioso fungo. L’arte secolare della caccia e cavatura del tartufo incarna a tal punto l’identità culturale del luogo da essere riconosciuta come Patrimonio Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO. Per chi volesse provare un’esperienza di caccia al tartufo, diverse aziende e tartufai locali offrono questa possibilità. Noi sicuramente la prossima volta lo faremo.
Continuando a passeggiare tra le viuzze, abbiamo visto e assaggiato nei negozi e nei ristoranti tanti altri prodotti del territorio: la patata bianca, la nocciola, le visciole. Tutti ingredienti utilizzati in piatti deliziosi come gli gnocchi al tartufo, la crema di nocciole, la crostata di visciole e il visciolato, un vino liquoroso da fine pasto, che abbiamo avuto modo di gustare.
Pietralunga ci ha conquistato per la sua bellezza, la sua storia, la sua natura e la sua gastronomia. Un luogo ideale per chi desidera immergersi in un’atmosfera autentica e vivere un’esperienza indimenticabile.
Umbriamoci
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