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IOT LIVE… tieni acceso lo smartphone in teatro!

Il nuovissimo Talent per cantanti lirici, ideato e condotto dal tenore Gianluca Terranova in onda su SKY 176 Explorer Hd, con successo di pubblico e stampa, approda in teatro con il format IOT LIVE; prime due date in Umbria a Città della Pieve e Orvieto il 3 e 5 gennaio 2023, date organizzate in collaborazione con il Gal Trasimeno-Orvietano.

Il format consiste in una gara di cantanti lirici, accompagnati al pianoforte dal M° Sergio La Stella (41 anni al Teatro dell’Opera di Roma) che saranno votati in tempo reale dal pubblico in sala e da coloro che seguiranno la diretta Instagram.

Basterà seguire @iot_italiaoperatalent su Instagram e alla fine della gara si potrà porre il like sul cantante preferito; chi riceverà più like sarà il vincitore e accederà di diritto alle fasi eliminatorie di IOT Seconda Edizione 2023-24.

Le due serate umbre verranno registrate e messe in onda successivamente, dando visibilità alle bellezze della regione e mettendo in risalto le sue meravigliose opere d’arte – come le opere del Signorelli e del Perugino nel 500mo anniversario dalla loro morte – che faranno da scenografia all’intera gara in teatro.

Il 4 e 5 gennaio inoltre, al Teatro Mancinelli di Orvieto, saranno aperte al pubblico le audizioni per i cantanti lirici provenienti da tutto il mondo che vorranno partecipare alla seconda edizione di IOT.

La Giuria di queste selezioni umbre sarà formata da:

– il nuovo direttore artistico del Teatro di Tradizione di Sassari: il baritono M° Alberto Gazale;

– l’agente lirico M° Angelo Gabrielli della Stage door Agency;

– il direttore artistico del programma: il Tenore Gianluca Terranova;

– il M° Sergio La Stella;

I giurati saranno presenti durante le gare IOT LIVE in qualità di osservatori dei giovani talenti ma non voteranno, dando al pubblico pieno potere decisionale.

Per info scrivere a italiaoperatalent@gmail.com www.operatalent.it


Il Gal Trasimeno-Orvietano e le Amministrazioni Comunali di Orvieto e Città della Pieve ringraziano il Maestro Gianluca Terranova, una voce e un tenore famoso in ogni parte del mondo, che ha deciso di portare questa proposta in Umbria e, soprattutto, che mette a disposizione il suo impegno per diffondere l’Opera Lirica tra i giovani incoraggiando e selezionando nuovi talenti provenienti da ogni Paese del mondo. Un format piacevole, leggero, ma di altissimo livello che coinvolge altri grandi professionisti oltre il Maestro Terranova, in una strada che vuole diffondere e valorizzare un settore della cultura che è tutto italiano e che viene apprezzato in ogni parte del Globo. Una opportunità anche per far conoscere l’Umbria, una promozione per queste due cittadine che ospiteranno il Talent, e che di Bellezza possono vantarsi ed avvantaggiarsi a supporto dell’economia turistica.

 


 

«È stimolante lavorare in questa regione perché, oltre a essere un autentico paradiso di natura incontaminata, bellissimi borghi e cittadine affascinanti, è anche una regione ricca di storia, tradizioni e arte in tutte le sue espressioni».

Umbro di nascita, Armando Moriconi ha il suo atelier a Foligno, dove vive e lavora tra attrezzi del mestiere e calchi a cui dare forma e sostanza. È proprio nel suo studio, nel cuore dell’Umbria, che le sue sculture e installazioni prendono vita.

Alla scultura lei approda da giovanissimo, portavoce di uno stile scultoreo primitivo e istintuale, esperto conoscitore di tutte le tecniche nella lavorazione dei materiali. Ci racconta come nascono le sue opere?

Le mie opere nascono da visioni interiori; un po’ riflettendo come Henri Focillon: «la forma fintanto che non vive nella materia, è una visione dello spirito». Per me la scultura è pensiero, visione, segue poi il processo di lavorazione, ma è come respirare, c’è la gioia non la fatica. L’idea nella materia marmo vive di luce propria, respira, emana luce, comunica. All’inizio, circa nel 1995, dall’idea passavo direttamente alla lavorazione del blocco di marmo, tracciavo giusto qualche riferimento sulle facce del blocco avendo ben in mente la forma da cercare al suo interno. Si trattava di forme non articolate ma semplici, essenziali. Negli anni successivi, con l’evolversi della ricerca che mi portava a sviluppare forme organiche con più dinamismo plastico e tensioni, ho iniziato ad adottare un metodo diverso, andando dall’idea all’argilla e sviluppandola al meglio, per poi iniziare a trasferire il progetto sul blocco di marmo mediante la tecnica di cavar punti, con uno strumento particolare che ha degli snodi  in ottone. Su un’estremità scorre un’asta appuntita in acciaio che tocca i punti indicandone le loro rispettive profondità; questo viene ripetutamente trasferito dal bozzetto al blocco in fase di lavorazione per evidenziare la quantità di marmo da rimuovere in quel determinato punto, avendo cura di non andare oltre altrimenti si compromette l’esito dell’intero lavoro. Per quanto riguarda la creazione delle mie opere in bronzo, si entra nel magico e affascinante spazio della fusione a cera persa: viverla e attuarla in prima persona in tutte le sue fasi è un’esperienza unica. Si apprendono nuovi modi di operare, quelli che potrebbero sembrare errori tecnici in molti casi si rivelano fantastiche sorprese che stimolano la ricerca artistica e aprono nuove possibilità espressive. Attraverso l’esperienza di fonditore e formatore ho appreso tante cose utili per sviluppare nuovi progetti, come quello attuale sull’archeologia del tempo. Mentre i lavori in ceramica si concretizzano in modo più diretto rispetto al marmo e bronzo: lavorare l’argilla per me è fondamentale, sia come studio per generare poi opere in marmo o bronzo, sia per creare opere finite con smalti oppure trattate con procedimenti di ossidoriduzione e in terzo fuoco.

 

Quanto è fondamentale per lei lavorare nel suo atelier? Da dove trae ispirazione?

Il mio atelier è immerso nella natura, da un lato ci sono gli alberi di ulivo, dei vitigni di Trebbiano, Grechetto e Merlot, un orto grande dove si alternano vari ortaggi di stagione che coltivo insieme a mio padre. È fondamentale per me lavorare in questo contesto, dove la natura favorisce la mia ispirazione; blocchi di marmo, di onice, quando la luce del sole li coglie i loro spigoli si illuminano così da far sembrare che al loro interno ci sia un’anima. Lavorare nel proprio studio ti fa accorgere anche di progetti incompiuti e lasciati a metà strada o in attesa di ripresa. Ogni volta che finisco una scultura non vedo l’ora di fotografarla, in questo contesto la fotografia diventa uno strumento divulgativo ed espressivo che contribuisce ad accrescere il mito dell’arte, Mi piace fotografare lo sviluppo dei miei lavori e metterli in relazione con l’ambiente, spesso in situazioni di luce suggestiva.

 

Quanto è stato importante per lei e per la sua arte lavorare in questa regione?

È stimolante lavorare in questa regione perché, oltre a essere un autentico paradiso di natura incontaminata, bellissimi borghi e cittadine affascinanti, è anche una regione ricca di storia, tradizioni e arte in tutte le sue espressioni. In Umbria si può contemplare Giotto, Perugino, Beato Angelico, Piero della Francesca, Dottori, Leoncillo, Burri, Afro e musei e siti archeologici di grande importanza. L’Umbria è anche la regione di San Francesco, in particolare la mia città, Foligno, fu a lui la più cara e vicina dopo quella di Assisi.

Solitamente concludiamo questa chiacchierata con una domanda: se ci lascia con una parola su cui meditare che per lei rappresenti il connubio tra la sua arte e l’Umbria.

La parola armonia, intesa come connessione tra la mia energia creativa e il territorio in cui vivo e lavoro, ma anche come equilibrio plastico nelle mie opere.

La Galleria Nazionale dell’Umbria riceve un importante riconoscimento da ArtsLife. La notizia è apparsa alcuni giorni fa nella pagina Fecebook del museo perugino. “Aspettando il Perugino ci godiamo il sentirci (parafrasando una citazione a noi cara) il miglior Museo d’Italia. Ci siamo svegliati con questa notizia, abbiamo preso tempo per metabolizzarla e adesso possiamo condividerla…”, così hanno scritto.

Dopo due anni di stop a causa del Covid, a Pozzuolo Umbro torna l’iniziativa del Presepe Vivente.

La manifestazione completamente rinnovata e arricchita da nuove rappresentazioni, si svolge nei giardini esterni di Palazzo Moretti dove sarà possibile visitare anche la Mostra permanente dedicata al Fisico Franco Rasetti (cfr https://www.francorasetti.it/).

I visitatori potranno inoltre ammirare il Presepe Meccanico a cura di Lino Gocci, situato a fianco della Parrocchia di Pozzuolo.

Dopo la numerosa partecipazione di visitatori e turisti del 26 dicembre, il Presepe sarà replicato il 1 Gennaio ed il 6 Gennaio a partire dalle ore 17,30

 

Presepe Vivente a Pozzuolo Umbri - AboutUmbria

Per la sua incantevole posizione geografica, sul vertice di un colle che si erge al centro delle valli del Clitunno, del Topino e del Tevere, Montefalco – il cui nome è un omaggio a Federico II – è per definizione la Ringhiera dell’Umbria.

Le sue mura, fatte di mattoni e di pietre d’origine lacustre, custodiscono bellezza, storia e silenzio. Ma Montefalco è soprattutto Sagrantino.

Torre del Verziere. Foto by Enrico Mezzasoma

La sua presenza si percepisce ovunque, non solo nelle enoteche: la parte più antica, il quartiere di Porta Camiano, presenta infatti un affascinante itinerario per scoprire i vitigni storici; tra le mura di pietra, lungo i vicoli stretti che scendono dalla Piazza del Comune, vigne domestiche raccontano, con la loro presenza, il legame tra Montefalco e questo prodotto della terra che ne è simbolo e ricchezza. All’interno dell’orto del Convento di Santa Chiara si trova l’esemplare di vite più antico; in Largo della Castellina, via dei Vasari, da Largo Campo Vaccino fino a Porta Camiano si possono ammirare i filari secolari presenti sulle facciate dei palazzi.

La storia di Montefalco inizia già in età romana quando è sede di numerose ville patrizie, tra cui quella di Marco Curione che dà origine, pare, al primo toponimo – Coccorone – poi soppiantato dalla passione per il falco di Federico II. Proprio quest’ultimo lo devasta nel 1249; in seguito il borgo viene occupato dalla Curia del Ducato di Spoleto. Nell’epoca delle signorie finisce sotto i Trinci di Foligno, ma dal 1446 al 1860 ritorna sotto l’autorità della Santa Sede, che ne riconosce un governo e le concede il titolo di città nel 1848.
La visita del borgo inizia dalla chiesa-museo di San Francesco che racchiude storia, cultura e tradizione. Costruita tra il 1335 e il 1338 dai frati minori, diviene dal 1895 sede del Museo civico, che si articola in tre spazi espositivi: l’ex chiesa, la pinacoteca e la cripta. Nell’ex chiesa sono visibili affreschi di Benozzo Gozzoli raffiguranti le Storie della vita di San Francesco, una Natività del Perugino e affreschi di Scuola umbra del 1400; anche la Pinacoteca accoglie opere della Scuola umbra dal 1300 al 1700, mentre nella cripta si trovano reperti archeologici e sculture di varie epoche. Da qui si arriva facilmente nella piazza, un tempo dei Cavalieri o Campo del Certame, dove si affacciano il Palazzo del Comune, l’ex Chiesa di San Filippo Neri, oggi teatro, lOratorio di Santa Maria e residenze signorili del XVI secolo. Il tour montefalchese può continuare con la visita alla Chiesa di Sant’Agostino e con la Chiesa di Sant’Illuminata (XVI sec.), impreziosita da affreschi di Francesco Melanzio.

 

Palazzo del Comune. Foto di Enrico Mezzasoma

 

Da non perdere la costruzione dedicata a Santa Chiara da Montefalco: nel Santuario si trovano le reliquie della santa e la Cappella di Santa Croce, decorata nel 1333 con opere di Scuola umbra di eccezionale valore.
Montefalco conserva quasi intatta la propria cinta muraria, documentata già dal 1216; particolarmente importanti sono le porte: Porta Camiano, Porta Sant’Agostino, Porta San Bartolomeo (oggi chiamata di Federico II), Porta della Rocca e Porta di San Leonardo.
Se volete assaporare il vero gusto del borgo, non perdetevi l’Agosto Montefalchese e Fuga del Bove – tre settimane di spettacoli, degustazioni e l’antica giostra con la corsa dei tori – la Settimana Enologica e la Festa della vendemmia (settembre). Oltre al Sagrantino e al Montefalco Rosso e Bianco, che fanno da accompagnamento a numerosi piatti, assaggiate l’olio, il tipico risotto alla montefalchese e la selvaggina della zona. Non dimenticate i tessuti di Montefalco, ispirati ai disegni della tradizione.

 


Per saperne di più

Lettura, attività culturali, baby pit stop, giochi per bambini. Oltre mille i metri quadri a disposizione per i cittadini di ogni età.

È stata inaugurata a Perugia la nuova biblioteca degli Arconi dopo il complesso intervento di riqualificazione e valorizzazione che ha riguardato l’area del cosiddetto Sopramuro. Si tratta di una biblioteca di pubblica lettura a scaffale aperto, con gli spazi che seguono la struttura architettonica originaria, organizzata in tre arconi con soppalchi, insieme alla sala Gotica, collegata agli arconi da un nuovo percorso ed ubicata all’interno del palazzo del Capitano del Popolo (sede degli uffici giudiziari), spazio pensato per la lettura silenziosa e area convegnistica con 40 posti ed esposizioni. È presente un’area che accoglie attività per bambini, ragazzi e adolescenti e un’area per l’ascolto di musica, audiolibri e la visione video.

 

Foto by Comune di Perugia

Cosa offre la biblioteca

Posti lettura, consultazione, prestito locale e interbibliotecario, informazioni bibliografiche, riproduzioni, attività culturali, wifi, MediaLibraryOnLine, due postazioni gaming ed un punto Baby Pit Stop con due postazioni per la cura del bambino donato da UNICEF Comitato Regionale Umbria e Soroptimist International Club Perugia. Nelle prossime settimane, inoltre, sarà installato un box esterno per la restituzione no-stop. La biblioteca è accessibile ai disabili motori.

Funzioni

La Biblioteca svolgerà molteplici funzioni. Tra le tante si segnalano:

  • funzioni di pubblica lettura, con libri e riviste moderne, quotidiani cartacei ed emeroteca digitale (MLOL);
  • funzioni di orientamento ai servizi bibliotecari;
  • vetrina dell’editoria umbra con uno spazio destinato a ospitare i prodotti degli editori umbri, e punto di presentazione di pubblicazioni e autori umbri;
  • punto di accesso alla formazione e alla partecipazione dei cittadini;
  • spazio dedicato alle famiglie con bambini e ragazzi; area ragazzi/adolescenti con postazioni gaming;
  • funzioni di ricerca e di studio.

 

Foto by Comune di Perugia

 

Numerose le personalità politiche e cittadine, tra cui l’assessore regionale allo sviluppo economico Michele Fioroni che ha parlato di una vera e propria vittoria per la città che ha bisogno di straordinarie ricchezze come questa biblioteca. «Un luogo – ha detto – ibrido dedicato alle famiglie ed ai bambini con eventi e cultura. Insomma un luogo per aggregare che rende Perugia più ricca». L’assessore alla cultura del Comune di Perugia Leonardo Varasano ha parlato, invece, di «giorno lieto» perché, dopo un lungo e proficuo percorso di riqualificazione, si porta a compimento un progetto virtuoso. Nel ringraziare tutti coloro che hanno lavorato duramente per rendere possibile l’apertura della nuova biblioteca, l’assessore ha spiegato che, pur venendo da lontano, il progetto rientra in un recente percorso amministrativo specifico composto da vari tasselli. L’idea alla base, in sostanza, è quella di valorizzare i luoghi della cultura e dell’incontro e, dunque, il sistema bibliotecario cittadino. «Vogliamo dare alla città sempre più luoghi sicuri ed edificanti con al centro i libri, la lettura e tanto altro. Quello che inauguriamo oggi è un progetto nei cui contenuti c’è tanta convinzione ed un’idea di città ben precisa, ossia una città in cui deve germogliare il seme della socialità». Dopo i saluti del direttore Stazi, del procuratore Sottani, della dott.ssa Matteini e della dirigente regionale Pinna, è stato il sindaco Andrea Romizi a concludere i saluti istituzionali sottolineando che «questo luogo rinnovato lo dedichiamo ai bambini ed alle bambine, visto che finora si sentiva nel nostro centro storico la mancanza di un posto ideale per accogliere i più giovani. Abbiamo quindi colmato questa lacuna, aprendo questo spazio a loro». Il sindaco ha tenuto a precisare che la biblioteca degli Arconi è in grado di emozionare e colpire i visitatori per la sua bellezza e per le caratteristiche funzionali innovative che accoglie. Romizi ha poi voluto rivolgere un sentito ringraziamento a tutti coloro, enti e persone, che hanno reso possibile il progetto confermando che tutti insieme possiamo ottenere grandi risultati a beneficio della città. «Vi invito – cosa non secondaria – a ripensare in quali condizioni si trovava questo luogo alcuni anni fa: oggi credo che l’area stata ottimamente riqualificata e valorizzata garantendo tante diverse funzioni (trasportistiche, culturali, aggregative, mercatali) rivolte a tutte le generazioni di cittadini». A spiegare il progetto culturale e funzionale della biblioteca degli Arconi è stata la dirigente dell’Area servizi alla persona Roberta Migliarini.

La biblioteca degli Arconi e il restauro della Sala Gotica sono interventi cofinanziati dal Programma Operativo Regionale (POR) Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) 2014/2020 per 480mila euro circa, piano di Sviluppo e Coesione (FSC) Umbria per 3 milioni di euro, e da un contributo della Fondazione Perugia per 700mila euro. Il costo complessivo dell’intervento ammonta a 3,2 milioni, mentre le somme a disposizione sono circa 880mila euro di cui 280mila per arredi ed attrezzature informatiche.

Molti conosceranno i maccheroni dolci, tipico dolce della Vigilia: non solo di Natale, ma anche di quella dei Santi, a novembre. Si usa, infatti, pasta senza uovo, che viene poi arricchita con noci, miele, pangrattato e cacao.
La variante che vi proponiamo è una vecchia ricetta che vede i maccheroni protagonisti di un pasticcio, riportato nella quarta edizione di Un secolo di cucina umbra di Guglielma Corsi, che forse non è adatto per la Vigilia, ma senza dubbio farà la sua figura alla fine di un pranzo in compagnia.

Ingredienti

  • 330 g di farina
  • 100 g di zucchero
  • 100 g di strutto
  • 160 g di maccheroni
  • cannella, vino o rum q.b.

Dopo circa quattro anni dall’ultimo progetto espositivo Area Privata dal 23 dicembre al 08 gennaio 2023 torna a mostrare con le opere di Manuel Capaccioli, un artista che rientra nel ristretto numero dei giovani talenti della creatività italiana. Area Privata nata come spazio espositivo indipendente per iniziativa di Pietro Nicoletti vanta una storia durata più di un decennio nel panorama culturale della città di Perugia, dove ha proposto negli anni importanti realtà artistiche ed appuntamenti spot valorizzando la cultura a iniziativa privata del capoluogo umbro. Il progetto è curato da Massimo Magurano che tra un nuovo e folto calendario di appuntamenti culturali in occasione di questa prima ripartenza ha scelto questo giovane artista aretino ricevuto e premiato dalle città di Milano, Venezia, Torino e Padova. Con poche selezionate opere il 23 dicembre alle ore 18:30 si mostrerà al pubblico perugino in occasione della mostra Ad Occhi Chiusi. È un percorso di opere realizzate tra il 2020 e il 2022 un biennio che ha mostrato a una generazione popolarmente definita millennial quello che i libri e testi didattici hanno spiegato da sempre ma solo in teoria, una condizione di costrizione. Nelle opere esposte per scelta curatoriale il protagonista è in un atteggiamento come fosse un fermo immagine di una scena complessa dove al pubblico viene lasciata ampia libertà di stabilire e scriverne il finale, il messaggio suggerito diventa quindi una condizione che si evolve dinamicamente. Le mani, il volto e il movimento del corpo sono i protagonisti consapevoli nello sguardo di chi partecipa alla sua visione, vedere e non solo guardare è il suggerimento che si vuole dare al pubblico. Un linguaggio pittorico visivo esposto in una bidimensionalità che nella sua creazione è solo apparentemente cruda e senza possibilità di scelta ma che lascia spazio ad una interpretazione individuale che forse oppure spesso, appartiene al quotidiano di tutti. Area Privata ora è studio d’arte di Giulia Ciacci nel 2023 sarà pienamente attiva.

Sant’Andrea e San Spiridione, protettori dei pescatori del lago Trasimeno, si festeggiano rispettivamente il 30 novembre e il 14 dicembre, con grande riverenza religiosa e laica.

Il lago Trasimeno, fin dalla notte dei tempi, è abbinato con l’antica arte della pesca: un binomio inscindibile! Infatti, i pescatori che solcano le acque lacustri, con le loro caratteristiche barche, fissano il loro sapiente sguardo in lontananza per scrutare le verità meteorologiche del cielo e si guardano attorno per capire i venti, la loro forza e direzione, e ancor oggi utilizzano sistemi di pesca ancestrali.

Matteo dall’Isola già nel XVI secolo, li aveva narrati e così ben descritti nella sua Trasimenide che, nei tempi odierni, quando dalla riva del lago li vediamo lanciare in acqua il giacchio o posare i tofi o i martavelli, ci sembra di riviverne gli antichi gesti.
I pescatori del Trasimeno sono una testimonianza unica e portatrice del sapere, degli aneddoti, della custodia della beltà dei luoghi ma anche delle problematiche delle antiche acque del Tarsminass, che vanno ancora maggiormente protette nel segno della tradizione e della salvaguardia di questa antica e preziosa arte della pesca, che andrebbe maggiormente tutelata, conservata e sostenuta.

 

 

Una delle tradizioni del Trasimeno è appunto la cerimonia religiosa e conviviale che celebrano i pescatori lacustri: San Spiridione è quello festeggiato da quelli di San Feliciano, mentre Sant’Andrea è celebrato da tutti gli altri pescatori del lago e non solo. Sant’Andrea, protettore universale dei pescatori, è l’Apostolo che indicò a Gesù il bambino che aveva nella cesta i pani e i pesci che poi vennero utilizzati nel miracolo della moltiplicazione, mentre San Spiridione proviene dall’Oriente – era nativo dell’Isola di Cipro – e il suo nome significa dono: il Santo protettore prescelto dai pescatori di San Feliciano.
Le celebrazioni dei due Santi sono cerimonie che annoverano grande partecipazione degli addetti ai lavori, autorità religiose, politiche e civili. Le due ricorrenze rappresentano l’incontro e il vostro inviato lacustre ne ha avuto la piacevole testimonianza diretta: l’amore per il lago, per il proprio lavoro ma anche le preoccupazioni imprescindibili del mestiere e dell’ambiente lacuale sono oggetto di costruttivo confronto e speranzoso dibattito tra i tanti intervenuti per trovare le giuste soluzioni da applicare come determinazione alle specifiche esigenze del settore.
La Cooperativa Pescatori del Trasimeno di San Feliciano, con il Presidente Aurelio Cocchini e l’AD Valter Sembolini, e quella denominata Stella del Lago di Panicarola, presieduta da Ivo Bianconi, dapprima hanno celebrato con una Santa Messa il proprio Santo e poi c’è stato un dibattito tra i convenuti. In chiusura di ciascuna ricorrenza c’è stato un momento conviviale.

 

Foto di Cooperativa dei Pescatori del Trasimeno

 

Un sano campanilismo tra le due cooperative testimonia l’amore che questa brava gente di pescatori ha per il proprio lago e per il proprio mestiere, a cui va riconosciuto un gran tributo di stima, gratitudine e solidarietà. Da parte di chi ha il potere decisionale politico e civile, si sperano ulteriori sostegni per il mondo della pesca e per gli operatori economici locali, in aggiunta a quelli numerosi già fatti, per continuare a proteggere e sviluppare l’accoglienza lacustre, così che i visitatori potranno apprezzare l’eccellenza umbra del Trasimeno e chi, come la comunità dei pescatori, ne è l’elemento prezioso, irrinunciabile, certo e caratterizzante.

Abbiamo incontrato in Redazione due donne, entrambe con il medesimo nome (un caso? Chissà). Le chiamiamo Valentina & Valentina; mamme con in testa un sogno ambizioso destinato, piano piano, a prendere forma.

Valentina Iacucci Ostini, presidente dell’associazione e Valentina Cimbali, vice presidente, mamme di ragazzi con disturbi dello spettro autistico, hanno dato vita a un’associazione di promozione sociale per aiutare i loro figli e chi ha analoghe caratteristiche. «Siamo La brigata indipendente, un’associazione nata dalla volontà di metterci in gioco e di cercare di aiutare l’emancipazione di questi ragazzi. Ne abbiamo notato le difficoltà per trovare un lavoro e diventare indipendenti: hanno tanta volontà di riuscire, di avere un proprio appartamento, un impiego, però il mondo del lavoro richiede una velocità troppo grande che loro non hanno».

 

Valentina Iacucci Ostini e Valentina Cimbali

 

Già, una velocità troppo grande a cui la società ci ha abituati, senza tenere conto di chi resta indietro, di chi non riesce a seguire ritmi inadatti alle peculiarità individuali. «Sono bravi, riescono a imparare quello che devono e lo fanno in modo preciso, però la loro velocità non è quella giusta per essere produttivi. Tuttavia questi ragazzi, in gruppo, diventano una forza: dove uno o più sono in difficoltà, gli altri sostengono, aiutano, insegnano. Insieme si sentono forti: per affrontare il mondo, per uscire di casa, per prendere l’autobus, per andare in pizzeria e affrontare anche viaggi più lunghi». «Sì, si aiutano tantissimo anche in viaggio» conferma l’altra Valentina. «Sono situazioni che noi reputiamo semplici, ma che per loro rappresentano sfide importanti».

Le due donne parlano – con la luce negli occhi – dei loro ragazzi, figli, ma anche di chi, col tempo, sentono altrettanto vicini. I racconti si alternano e restituiscono immagini emozionati. Come la volta in cui hanno preso il treno per accompagnare il gruppo a Milano, a PizzAut, pizzeria che lotta per l’inclusione, dove «giovani ragazzi autistici o nello spettro dell’autismo lavorano e lavorano per davvero!». Sì perché, la vera sfida di questi detentori di caratteristiche particolari è conquistare quel mondo del lavoro apparentemente precluso. La Regione Umbria ha istituito i SAL, i Servizi di accompagnamento al lavoro, ma al termine dell’esperienza di qualche mese, le aziende non confermano i contratti e i ragazzi si trovano di nuovo in casa. Valentina & Valentina evidenziano quanto l’idea di lavorare sia appagante e motivante per loro, ma di come intervengano delusione e senso di sconfitta al volgere di tali percorsi che, sistematicamente, si rivelano a termine. «Siamo voluti andare fino a Milano per vedere quello che succedeva dentro quella pizzeria, ma soprattutto per far vedere ai nostri ragazzi che esiste un luogo dove ci sono altre persone come loro che lavorano e se la cavano benissimo anche in momenti di piccole difficoltà. È stato emozionante e sicuramente ha dato loro speranza. Nel video dell’Associazione i ragazzi esprimono la volontà di lavorare e di vivere da soli, di poter fare una vita da noi reputata normale, ma che per loro è difficile arrivare a ottenere. Quindi vedere altri che l’hanno fatto è stato molto stimolante».

 

La brigata indipendente, pertanto, ha un sogno: «creare un ostello dove un gruppo di questi amici possa vivere e ospitare tutti, da famiglie con persone con disabilità a ragazzi soli. E anche quanti desiderano staccare dalla frenesia di tutti i giorni per respirare la loro aria, fatta di tranquillità e serenità. Perché chi si avvicina ne acquisisce il ritmo e si arricchisce, riuscendo a recuperare quanto la frenesia del quotidiano sottrae». Un progetto che prospetta a tante famiglie una speranza nel dopo di noi, mostrando un futuro possibile per i propri figli, fatto di accoglienza, supporto reciproco, realizzazione. «Sì, al momento a me dà molta tranquillità» afferma una delle due Valentine «So che ci sarà un percorso per arrivare a questo traguardo grandissimo, ma so anche che stiamo costruendo qualcosa. Non lo faccio solo per mia figlia, perché ovviamente ce ne sono tanti di questi ragazzi, e so che in questo luogo saranno sereni e autonomi… potranno avere una vita».
«E soprattutto saranno insieme» aggiunge l’altra «perché quello che abbiamo capito osservandoli è che veramente la forza viene dal fatto di essere in gruppo. Il nostro pensiero va a quando noi non ci saremo più, però loro ci saranno per sé stessi».

 

 

Grazie all’assessore Cicchi, l’Associazione ha potuto incontrare il sindaco di Perugia Andrea Romizi, che ha offerto tutto l’appoggio del Comune a questo progetto. Il sostegno delle Istituzioni sarà fondamentale per poter raggiungere quest’ambizioso obiettivo. In questo momento, ci raccontano, ci sono due ragazze che stanno già facendo l’esperienza del cohousing e si spera che a breve si possa attivarla anche per i ragazzi. Grazie all’appoggio del Comune si stanno avviando all’indipendenza, quindi in un certo senso il percorso è iniziato.
Nel frattempo La brigata indipendente, forte del contributo di tanta gente messasi a disposizione e che Valentina & Valentina tengono a ringraziare, porta avanti il suo messaggio pure attraverso l’organizzazione di eventi destinati ai ragazzi, ma capaci di fare da cassa di risonanza per quanti vogliono avvicinarsi e comprenderli. Questo lo spirito di Halloween inclusivo svoltosi a Colombella, la prima festa pubblica de La Brigata. Una serata nata in sordina, per dare la possibilità ai ragazzi di ritrovarsi e di festeggiare, diventata invece una festa con 300 persone, molte delle quali cosiddette normali. Tutti si sono divertiti tantissimo a testimonianza che l’inclusione non solo è possibile, ma è divertente.
«I nostri ragazzi volevano vivere una festa di Halloween, ma questo tipo di feste inizia in orari troppo tardi per loro, che sono abituati a non fare notte. E allora abbiamo deciso di organizzarla: una festa di Halloween inclusiva, che tenesse conto dei ritmi dei nostri ragazzi. Pensavamo a pochissime persone, 50- 60; siamo arrivati a 300 ed è stato fantastico. Grazie alla Pro Loco di Colombella che ci ha accolto come una famiglia, i ragazzi sono stati felicissimi».

 

La festa di Halloween

 

E il prossimo evento? «Ve lo anticipiamo! Faremo il Capodanno inclusivo!» svelano Valentina & Valentina. Un’idea meravigliosa che – siamo certi – sarà un altro grande successo. I progetti dell’associazione posso essere seguiti sul sito www.labrigataindipendente.it (da cui è possibile effettuare donazioni) e tramite le pagine social (Facebook e Instagram). Concludiamo con il messaggio che queste meravigliose donne – permetteteci di definirle così per la forza e l’entusiasmo con cui stanno portando avanti il loro sogno – hanno lasciato: «A noi piacerebbe arrivare il più possibile nelle case delle famiglie che hanno ragazzi con caratteristiche simili ai nostri, per dar loro una speranza di futuro. Perché molti genitori non vedono nulla per i loro figli. Noi vorremo farli conoscere e formare altri gruppi di amici, permettendo loro di scegliersi per affinità di interessi e passioni. Sono puri di cuore, non hanno pregiudizi, amano la vita per quello che è… e va bene così. Sono felici. Sì, fortunatamente sono felici».

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