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Per essere precisi non si tratta di un piccolo rospo e in realtร  non immaginatevi un ululato come quello del lupo: stiamo parlando dellโ€™ululone appenninico (Bombina pachypus), un piccolo anfibio anuro, quindi privo di coda allo stadio adulto, dalla struttura generale simile a quella delle rane, dei rospi e delle raganelle.

Come dicevamo perรฒ non si tratta di un rospo di piccole dimensioni ma di una specie molto particolare appartenente ad una famiglia di anfibi che prende il nome di Bombinatoridi.
Il nome la dice lungaโ€ฆ ululone appunto. Questo termine curioso deriva dal verso emesso dal maschio durante il periodo riproduttivo per attirare la femmina e avviare il rituale che porterร  i due ad accoppiarsi con un tipico amplesso lombare e la conseguente deposizione delle uova.

 

Ululoni in accoppiamento – Foto di Cristiano Spilinga

 

Questo piccolo anfibio, che non supera i 6 cm di lunghezza, รจ presente in Italia dalla Liguria allโ€™Aspromonte, mentre sulle Alpi si trova una specie molto simile, lโ€™ululone dal ventre giallo (Bombina variegata). Questa distribuzione apparentemente molto ampia non deve trarre in inganno perchรฉ lโ€™ululone, cosรฌ come molte altre specie di anfibi, non se la passa affatto bene.
La scomparsa degli habitat riproduttivi, nella stragrande maggioranza dei casi particolarmente effimeri ed esposti a forte rischio di alterazione, รจ certamente una delle principali minacce per la specie, a questo si aggiunge la chitridiomicosi, una patologia derivante dallโ€™attacco di un fungo che sta mietendo vittime tra molte specie di anfibi in tutto il pianeta.
In molte aree dellโ€™appennino la specie riesce a riprodursi quasi esclusivamente grazie alla presenza sul territorio di vasche per la raccolta dellโ€™acqua ad uso agricolo e per lโ€™abbeveraggio del bestiame.

 

Ululone appenninico (Bombina pachypus) all’interno di un abbeveratoio – Foto di Cristiano Spilinga

 

Lโ€™Umbria non fa eccezione: le piccole popolazioni note risultano strettamente legate alla presenza di questi vecchi manufatti molti dei quali in stato di abbandono a causa dello spopolamento della montagna.
Se da una parte lโ€™abbandono si รจ tradotto in un minor disturbo per gli ululoni che hanno cosรฌ potuto sfruttare queste piccole zone umide artificiali per riprodursi, dallโ€™altra ha comportato una mancata gestione di questi siti che nel tempo sono andati persi perchรจ completamente interrati o non piรน in grado di trattenere acqua in quanto profondamente lesionati.
Per sviluppare una proficua sinergia tra i pochi allevatori rimasti e chi si occupa di conservazione di questo importante endemismo appenninico, da alcuni anni in Umbria sono stati sviluppati alcuni progetti che hanno visto protagonisti la Regione Umbria, il Comune di Spoleto e lโ€™Agenzia Forestale Regionale.
Dal primo progetto pilota in cui รจ stato ripristinato un abbeveratoio completamente diruto, si รจ arrivati a recuperare circa 20 vasche che sono state progettate con rampe di ingresso e di uscita per i piccoli anfibi per favorire lโ€™entrata in acqua e lโ€™uscita, soprattutto in caso di drastici abbassamenti del livello idrico.
Da queste prime iniziative hanno preso il via altre azioni di conservazione della specie supportate anche da The Mohamed bin Zayed Species Conservation Fund, una Fondazione internazionale che si occupa di conservazione della natura su scala globale.
Nellโ€™ottobre del 2020 ha preso il via il Progetto Life Integrato IMAGINE Umbria (Integrated MAnagement and Grant Investments for the N2000 NEtwork in Umbria) che tra le altre azioni prevede la realizzazione di un centro di riproduzione dellโ€™ululone appenninico in Umbria per poter poi procedere con il ripopolamento della specie in alcuni siti che verranno ripristinati nellโ€™ambito del progetto.
Le azioni in campo sono molte perchรฉ abbiamo il dovere di non far scomparire dal nostro pianeta un altro prezioso ed insostituibile frammento di biodiversitร 

 


BIBLIOGRAFIA

  • Ragni B., Di Muro G., Spilinga C., Mandrici A., Ghetti L. (2006). Anfibi e Rettili dellโ€™Umbria. Distribuzione geografica ed ecologica, Petruzzi Editore, Cittร  di Castello, pp. 111.

Certi sapori antichi fanno parte dei nostri geni, che hanno accumulato storia, tradizioni e cultura fin dalle nostre origini etrusche-romane e ci fanno sentire orgogliosi e fieri. Il senso di appartenenza a un territorio รจ visibile anche in un piatto, il cui gusto ci tocca fino in fondo allโ€™anima.

I popoli, le comunitร  e le persone si sono da sempre adattati a ciรฒ che offriva il proprio territorio, dando valore a quelle pietanze preparate per nutrirsi. Nel tempo, lโ€™estetica e la creativitร  espresse nella cottura hanno reso certi cibi piรน accattivanti e attraenti per unโ€™esperienza sensoriale che si รจ tatuata per lโ€™eternitร  nel nostro DNA. Sapori e profumi hanno pervaso e dimorano con pazienza nella nostra genia, e ogni volta che vengono risvegliati dai profumi dei cibi, ci adducono verso inebrianti sensazioni gastronomiche di assoluto compiacimento con lโ€™arte culinaria. In questa visione, una delle preparazioni che ha generato le proprie radici al tempo degli Etruschi รจ un cibo tanto semplice quanto delizioso per la sua particolaritร : il brustico, piatto tipico del lago Trasimeno e dei chiari di Chiusi e Montepulciano.

 

Il brustico, foto by www.valdichianaliving.it

 

Al tempo degli Etruschi

I nostri antenati etruschi adagiavano il loro pescato direttamente su un letto di cannine palustri umide e il pesce veniva ricoperto da un altro strato di giunchi lacustri. Il fuoco avvampava abbrustolendo il pesce esternamente. Dopo averlo raschiato, eviscerato, spinato e sfilettato veniva mangiato gustando il sapore leggermente amarognolo per la violenta bruciatura subita e per lโ€™odore di fumo. Tali antiche caratteristiche sensoriali sono rimaste intense ancora oggi nella degustazione del piatto a cui sono stati aggiunti olio extravergine di oliva, aceto o limone, sale e pepe e talvolta salvia o prezzemolo.
Ai tempi degli Etruschi i pesci utilizzati erano le tinche e le scardole, successivamente si sono aggiunte le specie inserite nellโ€™habitat lacustre in tempi relativamente recenti.
รˆ necessario ricordarsi che le specie ittiche autoctone del lago Trasimeno sono considerate in numero di sei: lโ€™anguilla, la tinca, il luccio, la scardola, lโ€™albo e la lasca (scomparsa nella metร  del secolo scorso). Oggi si possono contare 18 specie ittiche, alcune immesse nel Trasimeno in tempi differenti e successivi. Per il brustico preparato ai tempi nostri vengono utilizzati anche il boccalone o persico trota e il persico reale.

La preparazione

La preparazione del brustico ha una liturgia ben precisa, nellโ€™allestimento delle cannine, nella cottura del pesce, nella sua raschiatura e nella sua elaborazione per la degustazione. Gli Etruschi ci hanno trasmesso dei sapori antichi che ancora oggi si gustano nel brustico, con il suo sentore di fumo. Questo piatto, nel suo spirito e per le arcaiche pratiche culinarie, fa rivivere al DNA la nostra identitร  privilegiata di essere originari e appartenenti a questo nobile e misterioso territorio etrusco, che con magia ci accoglie tra le sue suggestive ed eterne rimembranze lacustri. Al brustico si puรฒ abbinare un Sangiovese rosso giovane dei Colli del Trasimeno o, per chi preferisce i bianchi, un blend di vigne lacustri a prevalenza Trebbiano con Malvasia e Grechetto che possono essere apprezzati congiuntamente o da soli e caratterizzati da un sapore delicato, armonico e fruttato.
Il brustico, con i suoi odori etruschi, unitamente a un bicchiere di buon vino, con i suoi profumi delle terre etrusche, possono rendere indimenticabili le sensazioni enogastronomiche provate nella degustazione dei sapori, che vengono accompagnate dagli splendidi tramonti pastello che si riflettono nelle placide ed eterne acque aranciate dellโ€™etrusco Tarsminass.

ยซSporcatevi le mani. Coltivare un orto fa bene: mantiene in forma, fa stare allโ€™aria aperta e diminuisce lo stressยป.

Gran parte della giornata Filippo Fagioli la passa nel suo orto, tra sementi, aratri, vanghe e ortaggi. Un ragazzo di cittร  โ€“ ha abitato per anni nel quartiere di Elce a Perugia โ€“ che a 20 anni ha scoperto lโ€™amore per la vita di campagna dopo aver cambiato casa e dopo esser entrato in contatto da vicino con questo mondo. ยซTornassi indietro studierei Agrariaยป ci confessa.
Questo ragazzo di campagna al contrario (se ricordiamo il famoso film con Renato Pozzetto) oggi ha un canale YuoTube, La Spesa nellโ€™Orto, che conta oltre 3800 iscritti dove porta lo spettatore – insieme al suo team: Laura Macchioni, Edgardo Liberti, Andrea Briganti ed Eros Guerra โ€“ sul campo (รจ proprio il caso di dirlo) con dei video tutorial in cui illustra tutti i segreti per realizzare un orto di primโ€™ordine, intervistando anche esperti e addetti ai lavori. Quando e cosa piantare, come farlo, come raccogliere, come cucinarlo e come prendersene cura, per fornire una visione a 360 gradi!
Visto i numeri sempre in crescendo, sia del canale che dei social (Facebook e Instagram) รจ stata lanciata proprio in questi mesi la rivista online (www.laspesanellorto.it) edita da Corebook: un magazine dedicato allโ€™orto e ai temi che intorno a esso si sviluppano, con articoli, interviste, ricette e curiositร  realizzate di esperti, giornalisti e professori. In pratica, un ampliamento del giร  noto canale YouTube.
Ma andiamo con ordine e scopriamo come questo progetto รจ cresciuto nel tempo: da un piccolo seme piantato nel 2018 (data dal primo video pubblicato) si รจ arrivati a ottenere numeri interessanti di visualizzazioni e collaborazioni proficue.

 

Filippo Fagioli

Filippo, come e quando nasce La Spesa nellโ€™Orto?

Cercavo 4-5 anni fa su YouTube dei consigli su come coltivare e seminare un orto e mi sono imbattuto in video di bassa qualitร  con audio pessimo. Quindi ho pensato: ยซLo faccio io! Vediamo dove mi portaยป. Sono sempre stato appassionato di digitale e di YouTubeโ€ฆ da qui tutto รจ iniziato. Il primo video lโ€™ho pubblicato nel 2018 e nel tempo, io e il mio team, siamo arrivati ad avere oltre 3800 iscritti al canale.

Perchรฉ La Spesa nellโ€™Orto? Spiegaci la scelta del titoloโ€ฆ

รˆ un poโ€™ legato alla mia pigrizia (scherza). Il mio sogno รจ sempre stato quello di fare la spesa senza uscire di casa, appunto nel mio orto. Da qui il titolo! A questo ovviamente si aggiunge la bellezza di mangiare prodotti coltivati direttamente da te, con la loro freschezza e la consapevolezza di sapere cosa metti in tavola perchรฉ lo coltivi tu stesso.

Ultimamente รจ tornato molto di moda coltivare un orto, perchรฉ secondo te?

Il Covid ha dato sicuramente una mano, cosรฌ come la grande pubblicitร  fatta al mondo green e biologico. Negli ultimi anni si sta assistendo a un crescente bisogno di tornare in contatto con il territorio, di coltivare con le proprie mani verdure e ortaggi da portare sulla propria tavola, per ritrovare maggiore genuinitร , cibi piรน salutari e piรน gustosi. La nostra, ed esempio, รจ unโ€™agricoltura cosiddetta naturale, senza nessun tipo di prodotti chimici.

Hai qualche consiglio da dare a chi vuole iniziare a cimentarsi in questa pratica?

Sporcatevi le mani! Coltivare un orto fa bene, si fa attivitร  fisica, si sta allโ€™aria aperta. Si suda ed รจ una vera valvola di sfogo, si produce endorfina e si abbassa lo stress. In piรน cโ€™รจ la soddisfazione di mangiare prodotti sani coltivati da te.

Prima il canale YouTube e ora la rivista online: quali sono i tuoi obiettivi?

Lโ€™obiettivo รจ sicuramente quello di far crescere il canale, la rivista online e il progetto stesso. La redazione di Corebook (agenzia di progettazione multimediale integrata e orientata alla comunicazione) che ora si occupa in particolare della rivista, darร  una mano a far parlare di noi e a far aumentare la nostra visibilitร .

Perchรฉ รจ nata la rivista online?

Lo staff di Corebook ha avuto la brillante intuizione di creare la rivista, cosรฌ da poter far scrivere piรน persone ed esperti di settore. Allontanandosi cosรฌ al blog o dal sito personale che in modo scontato poteva nascere come conseguenza del canale. Cosรฌ si ha una condivisione e una pluralitร  dโ€™informazioni. Il fulcro del progetto rimane YouTube, sul quale settimanalmente vengono pubblicati i video, ma ciรฒ viene ampliato da articoli di approfondimento con i quali si vuole dar voce ai protagonisti del mondo agroalimentare, della nutrizione, a vivaisti, eccellenze imprenditoriali legate al mondo dellโ€™agricoltura e a tutta una serie di argomenti correlati come ricette, erbe spontanee, argomenti legati al green. E poi tante curiositร , in un magazine dallโ€™aspetto moderno e accattivante e caratterizzato da una grande vivacitร  e dinamicitร  delle informazioni.

 

Filippo, il piccolo Federico e Marino, l’aiuto giardiniere

Il canale YouTube รจ oramai una realtร  consolidataโ€ฆ

Sรฌ. รˆ un canale strutturato in video tutorial in cui si danno consigli, si forniscono tecniche e ci si immerge appieno in questo mondo. La Spesa nellโ€™Orto si avvale di una troupe audiovisiva che mette al centro la qualitร  video e audio in HD per un offrire non solo un pieno coinvolgimento emozionale allo spettatore, ma anche un messaggio chiaro e alla portata di tutti, dโ€™impronta divulgativa.

Il prossimo passo?

Mi piacerebbe portare il mondo green e in particolare quello dellโ€™orto nelle scuole, sia materne sia elementari. Inoltre, punto ad ampliare il canale YouTube anche con delle interessanti collaborazioni che stano prendendo piede.

Potremmo definirti โ€œun operatore video con il pollice verdeโ€: in questo modo hai unito il tuo lavoro con la tua passioneโ€ฆ

Sรฌ. รˆ verissimo! Mi piace molto anche la definizione. La mia prima passione โ€“ cioรจ il mondo dei video โ€“ รจ diventato un lavoro a questo ho unito la passione per la natura. Tornassi indietro mi scriverei alla facoltร  di Agraria. Devo ammettere che ho iniziato a circa 20 anni a frequentare la campagna e ad appassionarmi a questo mondo. Meglio tardi che mai!

Per concludere: cosa rappresenta per te lโ€™orto?

Ti direi che fisicamente – per noi pigri – รจ come una palestra, mentre a livello mentale รจ una valvola di sfogo e uno scaccia pensieri!

Per il secondo anno consecutivo il 15 maggio sarร  semplicemente un 15 maggio, come ce ne sono tanti in tutto il resto del mondo.

Per il secondo anno consecutivo il 15 maggio non corrisponde al giorno dei Ceri. A causa della pandemia, il sindaco di Gubbio Stirati รจ stato costretto a ufficializzare la rinuncia a quellโ€™evento che รจ rappresentato pure nello stemma della regione Umbria. Inevitabile ma surreale per gli eugubini, che da sempre dividono lโ€™anno in due parti, un poโ€™ come succede per la storia: a. C. e d. C..

La corsa dei Ceri

Ma in questo caso la C non sta per Cristo, ma per Ceri. A Gubbio la Festa, quella con la F maiuscola, fa da spartiacque allโ€™intero anno: andate a chiedere a qualsiasi artigiano di farvi un certo lavoretto (a Gubbio, detto picchiarume) verso i primi di maggio: vi risponderร  candidamente ยซfamo dopo i Ceriยป. Oppure, per esperienza diretta, รจ impossibile pretendere interrogazioni o verifiche in tale periodo: gli alunni vi imploreranno di ยซfare dopo i Ceriยป.
La festa dei Ceri caratterizza lโ€™anno, lo rende piรน o meno memorabile: come i Mondiali, o le Olimpiadi, a Gubbio si ricordano le varie annate a seconda dei Ceri; i capodieci e capitani, le autoritร  di quellโ€™annata, assomigliano a quello che gli arconti eponimi rappresentavano per Atene. Se il 1968 – che ovunque evoca insurrezioni e movimenti giovanili – a Gubbio รจ ricordato per la caduta di Santโ€™Ubaldo sulla Calata, cosรฌ il 2020 (e purtroppo anche il 2021) saranno ricordati non come gli anni del Covid, ma come gli anni in cui i Ceri non hanno corso. Ma siamo in guerra, si sente dire, e come in effetti avvenne durante i due conflitti mondiali, quando, per motivi di sicurezza, oltre alla fisiologica carenza di ceraioli – la maggior parte al fronte – la corsa saltรฒ, cosรฌ succederร  questโ€™anno.

La corsa durante le guerre

Ma durante i periodi bellici, ci furono alcune eccezioni, a dimostrazione del carattere testardo dellโ€™eugubino e del suo attaccamento alle proprie radici e tradizioni. Il 15 maggio 1917 la Corsa si svolse comunque presso il fronte di guerra: alle pendici del Col di Lana, pochi mesi prima teatro di una sanguinosa battaglia, e cioรจ a Pian di Salesei, gli eugubini arruolati nella Brigata Alpi corsero con ceri rudimentali, ma simili agli originali, e costruiti appositamente.

Durante il secondo conflitto mondiale continuรฒ a essere svolta la festa dei Ceri Mezzani (riproduzione in scala degli originali), che esisteva da circa mezzo secolo, dedicata ai ragazzi, scuola per approdare al Cero Grande. La Festa dei Mezzani fu fatta anche nel maggio 1944, durante il passaggio del fronte di guerra a Gubbio. In quella occasione i Ceri furono trasportati da un gruppo molto eterogeneo di ceraioli che comprendeva partigiani, giovani renitenti alla leva, fascisti e addirittura soldati tedeschi, tutte persone che il giorno dopo si sarebbero trovati di nuovo a combattere su fronti opposti.

 

L’alza dei Ceri. Foto by URP di Gubbio

 

La corsa si concluse a notte fonda e con immane fatica, e per arrivare in cima al monte fu necessaria pure la partecipazione delle donne rimaste in cittร . Insomma, purtroppo anche questโ€™anno bisogna rinunciare a quellโ€™appuntamento che ogni eugubino aspetta giร  dal 16 maggio, giorno del patrono Santโ€™Ubaldo (cui รจ dedicata la festa) del quale i Ceri sono la celebrazione della vigilia. Se lo scorso anno fu un fulmine a ciel sereno, inaspettato e incredibile, questโ€™anno gli eugubini ci avevano giร  un poโ€™ posto la mente. Ma non per questo la rinuncia รจ meno triste e sentita.
Ci rifaremo nel 2022. Speriamo.

 


Per saperne di piรน.

Viene costituita lโ€™Associazione Cittร  dellโ€™Aria, che riunisce i Comuni italiani e umbri legati al mondo aeronautico per storia, cultura, sport o economia, per favorire lo sviluppo del volo da diporto e sportivo, al fine di promuovere il turismo e il territorio. A sostenere lโ€™iniziativa, anche una proposta di legge ad hoc, curata dal sen. Luca Briziarelli.

Il 19 Aprile 1909 i fratelli Wright effettuarono, dallโ€™aeroporto romano di Centocelle, il primo volo ufficiale in Italia: da quel momento ci furono molte eroiche imprese aeronautiche italiane che danno lustro alla storia della nostra Aviazione. Nel giorno dellโ€™anniversario dellโ€™evento e nella stessa Cittร  Eterna, a distanza di oltre centodieci anni, il 19 Aprile 2021 si รจ segnato un altro passo per il mondo aviatorio.
Infatti, a Roma presso Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica, nella Sala Caduti di Nassirya, รจ stata presentata in conferenza stampa, lโ€™Associazione Cittร  dellโ€™Aria. Il progetto vuole individuare e definire il ruolo dei piccoli aeroporti, aviosuperfici e campi volo che possono svolgere a favore del turismo e della promozione del territorio.
Lโ€™Associazione riunisce i Comuni italiani, che per storia, tradizione o perchรฉ hanno sul proprio territorio strutture aeronautiche, sono significativi e propensi per il settore.

 

 

Al momento, i Comuni che hanno aderito alla Cittร  dellโ€™Aria sono 34 e una ventina le Associazioni, ma nel breve si prevede una crescita esponenziale delle adesioni.
Il settore aeronautico puรฒ sviluppare un importante indotto economico: infatti lโ€™iniziativa intende facilitare la ripresa economica del settore, nonchรฉ favorire un turismo sostenibile che possa far apprezzare la bellezza di quei piccoli borghi che hanno tanto da offrire in termini di cultura, arte ed enogastronomia.

Il disegno di legge sullโ€™Avioturismo รจ stato elaborato e presentato dal senatore umbro Luca Briziarelli, nonchรฉ promotore della neonata Associazione Cittร  dellโ€™Aria, che ha dichiarato: ยซSi รจ pensato al nome Cittร  dellโ€™Aria perchรฉ lโ€™Italia non รจ solo mare ma anche aria. Tantissimi Comuni sono legati alla storia dellโ€™Aeronautica. Penso a Lugo di Romagna che ha dato i natali a Francesco Baracca, o a Cittร  della Pieve che li ha dati a Capannini ed era giusto che tanti Comuni si ritrovassero per costituire una rete, affinchรฉ il nostro Paese si potesse promuovere anche attraverso il mondo aeronautico. La nascita dellโ€™Associazione Cittร  dellโ€™Aria si inserisce in un percorso piรน ampio che vede la presentazione di una legge quadro per la valorizzazione e la promozione del volo da diporto, sportivo e dellโ€™avioturismo perchรฉ, รจ bene ricordarlo, il volo non รจ solo storia, cultura e ricordo del passato ma รจ anche unโ€™opportunitร  di crescita economica. Infatti sono italiane le aziende leader del settore in Europa e cโ€™รจ un indotto che puรฒ dare posti di lavoro sul territorio attraverso le aviosuperfici, le scuole volo e il turismo in generale. Oggi la presenza di ANCI Umbria mi rende particolarmente orgoglioso, anche perchรฉ sono 12 i comuni umbri che hanno giร  aderito allโ€™Associazione Cittร  dellโ€™Aria come Perugia, Foligno, Terni, Todi, Gubbio, Magione, Passignano sul Trasimeno, Cittร  della Pieve, Castiglione del Lago, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi e Lugnano in Teverinaยป.
Alla presentazione, il Presidente di ANCI Umbria nonchรฉ Sindaco di Deruta, Michele Toniaccini, ha donato al senatore Briziarelli, primo firmatario della proposta di legge, unโ€™opera dโ€™arte in ceramica derutese, raffigurante il logo dellโ€™Associazione Cittร  dellโ€™Aria, ispirato allโ€™aeropittura del grande maestro umbro futurista Gerardo Dottori.

Amelia รจ stata una cittร  cosรฌ famosa da far scomodare Cicerone per difendere Roscio Amerino dallโ€™accusa di parricidio. Un processo stile Perry Mason, che ribaltรฒ completamente il quadro accusatorio scoprendo gli inganni che si nascondevano dietro la falsa accusa.

Non si sa se Cicerone arrivรฒ ad Amelia a cavallo oppure in carrozza, ma รจ certo che seguรฌ la via Amerina. Amelia, quando Cicerone la vide, aveva giร  un teatro e uno stadio, molti templi e una strabiliante e antichissima cinta muraria in opera poligonale. Le mura sono la presentazione imponente della cittร  verticale; Amelia si svolge infatti tutta in verticale, dalle mura fino al Duomo situato al vertice, dove allโ€™epoca di Cicerone si ergevano due templi.
Oggi, le mura e la porta Romana, ci accolgono arrivando da sud e, dopo aver visto i basoli della via Amerina dove passarono i calzari di Cicerone, girando lโ€™angolo si arriva al Museo Archeologico Edilberto Rosa. Che sarร  mai il museo di una piccola cittร ? Qualche reperto allineato in bacheca e poi un poโ€™ di polvere? Assolutamente no, in quanto dietro quellโ€™angolo si cela un museo moderno, multimediale, di facile lettura, senza polvere e con reperti di enorme valore.

 

Amelia romana

Il museo archeologico

Erma del dio Termine

La potenza di una nazione – passatemi la parola moderna di nazione – si percepisce meglio in periferia che nella capitale. La potenza dello Stato della Chiesa si percepisce ad Avignone, davanti al grandioso palazzo dei papi. Il valore dellโ€™impero inglese lo si toccava con mano nelle colonie, piรน che a Londra. La stessa cosa vale per Roma. Perchรฉ quella di Roma รจ stata una civiltร  che ha lasciato tracce in ogni settore: politico, religioso, ingegneristico e legislativo. Cosรฌ, dai reperti trovati ad Amelia e conservati al museo, non si fatica a capire il significato delle parole Civiltร  romana. Roma regolava ogni attivitร  e la marcava in maniera inequivocabile. Al museo รจ conservato un piccolo cippo che, insieme a tanti altri, serviva a marcare il territorio segnando il confine dei poderi. Il cippo con lโ€™abbozzo dellโ€™erma del dio Termine rappresenta proprio questo: segnalare dove finisce una proprietร  e ne inizia unโ€™altra.
Come tutti i luoghi importanti, anche Amelia era preceduta da una necropoli monumentale e lo dimostrano i magnifici corredi funebri in mostra nelle bacheche. Si tratta dei corredi che si esponevano al pubblico prima delle esequie affinchรฉ tutti li potessero ammirare. Gente ricca gli Amerini, gente che seppelliva il morto con gioielli dโ€™oro e suppellettili in abbondanza.

Il Germanico

L’Amelia romana doveva avere una notevole importanza se la grande statua di Germanico venne trovata proprio lรฌ, fuori dalle sue mura. Morto a soli 34 anni, forse avvelenato, Caio Giulio Cesare Germanico era nipote, fratello e padre di imperatori, condottiero e poeta e sarebbe dovuto diventare imperatore ma, come dicevano i latini: Muore giovane colui che al cielo รจ caro.

La statua del Germanico

Germanico venne celebrato, pianto e rimpianto. Per la sua morte furono eretti archi di trionfo in tutto lโ€™Impero. Il suo mito รจ stato poi coltivato per secoli: Haendel ne fece unโ€™opera nel 1709, Poussin lo ritrasse sul letto di morte nel 1627 e Rubens dipinse il profilo di Germanico e di sua moglie Agrippina nel 1614. Mito cancellato dagli eroi dellโ€™Ottocento, ma la sua figura รจ riemersa ad Amelia, possente e di bronzo: una grande statua loricata, cioรจ con la corazza da parata, alta 2 metri e 9 centimetri. La statua lo ritrae in piedi con il braccio teso nel gesto di chi si appresta a parlare (adlocutio).
Il museo archeologico Edilberto Rosa ci propone Germanico come lโ€™eroe che รจ stato, ma con le tecniche di oggi grazie alla Mizar di Paco Lanciano, una societร  multimediale che ha ridato vita a tanti monumenti e ad Amelia ha fatto parlare il generale. La parete attorno e dietro Germanico si anima e noi veniamo a scoprire tutto di lui: lo vediamo bambino, ritratto nel bassorilievo dellโ€™Ara Pacis (Roma) mentre sfila nel corteo di suo nonno Augusto, lo seguiamo nelle sue campagne militari, conosciamo la sua amata moglie Agrippina e partecipiamo al suo trionfo post mortem. Un film davvero avvincente.
Ma รจ pure emozionante rivedere il ritrovamento della statua e il suo meticoloso restauro che ha rimesso assieme i pezzi di un delicato puzzle di un bronzo unico nel suo genere, trovato nel 1963 e arrivato ad Amelia solo nel 2001.


Per saperne di piรน su Amelia

Tra i ragazzi di via Panisperna, il celebre gruppo di scienziati e fisici nucleari che diede lโ€™avvio alla scissione dellโ€™atomo, cโ€™era un umbro di grande cultura naturalistica e fisica che veniva chiamato, dai colleghi, il Venerabile Maestro.

Cโ€™era una volta un ragazzino nato nella campagna umbra, nellโ€™accogliente frazione di Pozzuolo Umbro, nel comune di Castiglione del Lago (PG), che mostrava un grande interesse per la natura. In particolare adorava raffigurare e collezionare piccoli animali e piante, probabilmente appassionato e influenzato dalla collezione dโ€™insetti del padre agronomo e dai disegni di farfalle, creati con perizia dalla propria madre. Lo zio Gino, invece, gli aveva trasmesso la passione per lโ€™alpinismo. Qualche anno dopo, il promettente giovanotto andรฒ a Pisa e frequentรฒ con successo lโ€™Universitร , dapprima la Facoltร  dโ€™Ingegneria e poi quella di Fisica: si chiamava Franco Rasetti.

Franco Rasetti nasce a Pozzuolo Umbro nel 1901. Foto by Associazione Franco Rasetti

Franco Rasetti, mente illuminata, fu tra i primi ad approfondire le proprietร  dei neutroni. Fece formative esperienze di ricerca in Italia e allโ€™estero, finchรฉ nel 1930 gli fu assegnata la cattedra di spettroscopia allโ€™Universitร  La Sapienza di Roma, con sede in via Panisperna.
Qui un gruppo di fisici italiani, chiamati appunto i ragazzi di via Panisperna, con a capo Enrico Fermi, studiรฒ le proprietร  dei neutroni e del nucleo atomico in fisica nucleare, dando vita a quelle che poi saranno le applicazioni e gli impieghi della reazione nucleare.
Nel 1939, il gruppo di ragazzi si disperse in quanto alcuni di loro furono colpiti, tramite i propri cari, dalle leggi razziali del tempo. Rasetti, per scelta personale, emigrรฒ in Canada come professore di fisica nucleare allโ€™Universitร  di Laval, per poi indirizzare i propri interessi verso i giovanili e amati studi naturalistici.
Nel dopoguerra si trasferรฌ negli USA, dove allโ€™Universitร  di Baltimora insegnรฒ fisica, botanica, paleontologia, entomologia e geologia. Tornato in Italia realizzรฒ il compendio di flora alpina piรน completo che si conosca, I Fiori delle Alpi (Accademia dei Lincei, 1980).
Successivamente si trasferรฌ in Belgio, dove continuรฒ a coltivare i propri interessi e dove morรฌ nel 2001. Oggi riposa nel cimitero di Pozzuolo Umbro, vicino allโ€™adorata moglie.

Associazione Franco Rasetti

Lo storico palazzo Moretti di Pozzuolo Umbro ospita un archivio storico e una mostra permanente dedicata allโ€™illustre scienziato pozzuolese, di cui lโ€™Associazione Franco Rasetti ha curato lโ€™allestimento ed รจ sempre disponibile, su appuntamento, per organizzare una visita guidata culturale o didattica per le scuole.
Il presidente dellโ€™Associazione, Claudio Monellini, ha dichiarato: ยซLa nostra associazione culturale ha lo scopo di tutelare la memoria storica del professor Franco Rasetti, di promuovere la conoscenza, lo studio come scienziato e umanistaยป. Lโ€™attivo presidente Monellini ci racconta con orgoglio le tante iniziative che la sua associazione ha realizzato, come la presentazione di libri, lโ€™istituzione di convegni, lโ€™inaugurazione presso i giardini pubblici di Pozzuolo Umbro del busto bronzeo dellโ€™illustre concittadino, lโ€™esposizione di modellismo, mostre, il presepe vivente, il Festival della Fisica con esperimenti di fisica e laboratori e tanto altro. ยซLo storico Palazzo Moretti prevede un percorso museale, oltre a quello dedicato a Franco Rasetti, che offre mostre di carattere scientifico, naturalistico e della cultura e tradizione localeยป continua Claudio Monellini.
Un altro umbro illustre, che ha fatto sentire orgoglioso e fiero chi dellโ€™Umbria – e in particolare del lago Trasimeno – รจ innamorato.

 


Per approfondimenti e contatti, visitate il sito web dellโ€™associazione: www.francorasetti.it

La parola selfie รจ entrata a pieno titolo nel nostro vocabolario. Quotidianamente sentiamo molte persone pronunciarla e ne abbiamo visto altrettante rivolgere verso di sรฉ uno smartphone per scattare una foto.

Nel corso degli anni i selfie non hanno certo rallentato la loro crescita. Viviamo nellโ€™era dellโ€™immagine, in un mondo sempre connesso: in un mondo sempre piรน frenetico, gli autoscatti sono diventati uno strumento di comunicazione visiva istantanea. Nel corso della storia, specchi, autoritratti e fotografie si intrecciano, descrivendo come muta il rapporto dellโ€™uomo con la sua immagine.
Anticamente lo specchio aveva un ruolo chiave nella societร : raccontava il bisogno dellโ€™uomo di specchiarsi, di vedere la propria immagine, fondamentale per sviluppare al meglio lโ€™idea della propria identitร .
I primissimi metodi sfruttati dallโ€™uomo furono quelli di vedere riflessa la propria immagine o il proprio corpo in specchi dโ€™acqua, corsi o laghetti: Narciso, personaggio della mitologia greca, รจ identificato come lโ€™amore, spesso esagerato, che una persona prova per la propria immagine e per se stesso.

 

Presunto ritratto di Simone Martini. Cappella di San Martino. Basilica inferiore Assisi

Il primo autoritratto

La prima comparsa dellโ€™autoritratto avvenne nel Medioevo, durante il quale si svilupparono nuove esigenze rappresentative. Si pensava infatti che lโ€™immagine, riflessa in uno specchio dโ€™acqua, fosse semplicemente lโ€™immagine materiale; lโ€™immagine artistica invece, compreso il ritratto, era lโ€™immagine che dimorava nellโ€™anima di ogni uomo. Non a caso nel Medioevo si diffuse la credenza che Cristo fosse stato pittore della propria immagine.
Lโ€™autoritratto acquistรฒ dignitร  artistica a partire dal Rinascimento: in questo periodo nuove tecniche di pittura iniziano a diffondersi, aiutando i pittori a realizzare ottimi chiaroscuri e a rendere i colori piรน naturalistici. Certamente significativa fu la visione antropocentrica, che si stava ampiamente diffondendo: tanti artisti si interessarono alla rappresentazione di volti umani.
Giorgio Vasari, nelle Vite, attribuisce la pratica del ritratto a due grandi maestri: Cimabue e Giotto. Cimabue infatti si sarebbe raffigurato nella Crocifissione dipinta nella Basilica superiore di San Francesco ad Assisi.[1]
Si pensa invece che il ritratto di Giotto sia presente nella raffigurazione del Fanciullo di Suessa. Nella cappella di San Martino, la prima cappella a sinistra della basilica inferiore di San Francesco dโ€™Assisi, invece รจ raffigurato il presunto autoritratto di Simone Martini nella Resurrezione di un fanciullo. La cappella, voluta e finanziata dal cardinale Gentile Partino da Montefiore, fu interamente affrescata dallโ€™artista nel 1313-1318.

 

Il Perugino. Collegio del Cambio. Perugia

I selfie del Perugino e Pinturicchio

Nel Quattrocento, in Umbria, celebri sono gli autoritratti di Pietro Vannucci, detto il Perugino, e del suo allievo Bernardino di Betto Betti, noto come il Pinturicchio, entrambi inquadrati in una cornice che pone lโ€™artista in una posizione di rilievo. Il primo si ritrae allโ€™interno di una cornice nella Sala dellโ€™Udienza del Collegio del Cambio a Perugia. Lโ€™ambiente รจ interamente affrescato con un programma iconografico in cui sono inserite figure mitologiche, Sibille, Profeti e personaggi illustri sia della storia greca che romana.[2]
Su un pilastro intermedio della parete sinistra, inserito in un quadro appeso tra nastri e collane di corallo con effetto trompe-lโ€™oeil, รจ visibile il ritratto dellโ€™artista e un’iscrizione che testimonia il compiacimento per la fama raggiunta.
Lโ€™iscrizione in italiano recita: ยซPietro perugino, pittore insigne. Se era stata smarrita l’arte della pittura, egli la ritrovรฒ. Se non era ancora stata inventata egli la portรฒ fino a questo puntoยป.
I dettagli fisici e psicologici dell’autoritratto sono molto curati: il volto รจ tondeggiante, gli occhi sono sicuri, fieri e guardano senza esitazione davanti a sรฉ, le guance arrossate, le labbra sono sottili, i capelli fluenti e il mento ha una fossetta. La veste nera e il cappello rosso, su uno sfondo blu monocromo, conferiscono al pittore un tono di severa nobiltร .
Il ritratto del Pinturicchio si trova allโ€™interno di un suo ciclo di affreschi, databili tra il 1500 e il 1501, presso la cappella Baglioni, nella collegiata di Santa Maria Maggiore a Spello.
In un ambiente contornato da un maestoso loggiato rinascimentale, รจ dipinta lโ€™Annunciazione: Maria leggente รจ sorpresa dallโ€™angelo che si avvicina benedicendola e recando in mano il giglio bianco, simbolo della sua purezza. In alto appare lโ€™Eterno in una mandorla di angioletti che invia, tramite un raggio luminoso, la colomba dello Spirito Santo.[3]
In lontananza, oltre lโ€™hortus conclusus, si apre un paesaggio ricco di dettagli. Posta sulla destra dellโ€™Annunciazione, si apre una finestrella con una grata su cui รจ appoggiata un’anfora e una mensola di libri, al di sotto della quale รจ presente lโ€™autoritratto del pittore e unโ€™iscrizione dedicatoria.
Questi accorgimenti sono la prova tangibile che lโ€™autore non ha piรน bisogno di celarsi tra i personaggi raffigurati, ma assume il vero ruolo di protagonista, distinguendosi in maniera netta allโ€™interno dellโ€™opera.

 

Luca Signorelli. Cappella di San Brizio. Duomo di Orvieto

Signorelli e Beato Angelico in mezzo all’opera

Tra le tante personalitร  della pittura rinascimentale spicca Luca Signorelli, artista che lavorรฒ in Umbria, soprattutto a Cittร  di Castello e Orvieto presso la Cattedrale di Santa Maria Assunta. Il suo selfie รจ presente nella scena piรน evocativa dell’intero ciclo, almeno in termini di originalitร  narrativa e di evocazione fantastica: la Predica e i fatti dellโ€™Anticristo.
Lโ€™artista, presente allโ€™estrema sinistra, vitale e di bella presenza – come lo descrisse Vasari che lโ€™aveva conosciuto personalmente in tenera etร  – indossa un copricapo e un mantello nero.
Accanto a Signorelli รจ presente un altro personaggio con il classico abito domenicano: รจ Beato Angelico. Lโ€™artista aveva iniziato il ciclo pittorico nel 1447, poi completato dal Signorelli. Scalpellini scrisse che la sua presenza a margine della scena assomiglia a quella di un regista compiaciuto per la riuscita del suo spettacolo e si presenta alla platea per ricevere lโ€™applauso. [4]

 


[1] Enio Sindona, Cimabue e il momento figurativo pregiottesco, Rizzoli Editore, Milano, 1975.
[2] Umbria, Touring Club Editore, Milano, 1999.
[3] Cristina Acidini, Pinturicchio, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004.
[4] Antonio Paolucci, Luca Signorelli, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004.

Scoprire il Trasimeno seguendo le vicende di Carlo e della sua cagnolina Bimba, protagonisti dellโ€™ultimo libro di Marco Pareti โ€œAccadde al tramontoโ€ pubblicato da CoreBook improvvisamente catapultati in una vicenda dai toni avvincenti e serrati a causa dell’evolversi di eventi delittuosi legati al mondo dell’arte e a quello dei giovani.

Lโ€™occasione la presentazione che del volume che verrร  fatta online venerdรฌ 9 aprile, ore 18, in diretta sulla pagina Facebook Magione cultura e sul canale YuoTube Stampa Magione. Ne parleranno con lโ€™autore Francesca Caproni, direttrice del GAL Trasimeno-Orvietano, Sonia Bagnetti, direttrice tecnica di CoreBook, Carla Medici, illustratrice e Alessandro Mastrini, operatore video. Interverrร  lโ€™assessore alla cultura del Comune di Magione, Vanni Ruggeri.

Il romanzo giallo, o per meglio dire il docu-crime, Accadde al tramonto di Marco Pareti, vuol essere un libro per tutti, agile, facile e scorrevole, senza tralasciare i colpi di scena che si alternano a pillole culturali e artistiche sui luoghi in cui la storia รจ ambientata. Nel corso dell’appassionante racconto, la valorizzazione della bellezza artistica, dei paesaggi e della cultura dei borghi del lago Trasimeno, รจ in netta contrapposizione con la disonesta brutalitร  di alcuni trafficanti d’arte senza scrupoli.

Il docu-crime, nel suo dipanarsi, cita alcuni capolavori d’arte pittorica locali, luoghi storici e paesaggistici, con apposite note a corredo e con possibilitร  di approfondimento grazie ai supporti multimediali richiamabili tramite QR Code. Le illustrazioni di Carla Medici impreziosiscono l’opera e l’utilizzo di un font ad Alta Leggibilitร  facilita nella lettura i dislessici (D.S.A.) e chiunque abbia difficoltร  visive.

 


Per chi volesse leggerlo, lo puรฒ trovare presso le principali librerie e i book shop online (eBay, Feltrinelli, CoreBook, Amazon, ibs.it, libreriauniversitaria.it,โ€ฆ).

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https://www.youtube.com/watch?v=_ydl64ve2Xo

Il convegno dal titolo Il sorriso del divino: lโ€™ora panica di Enrico Cagianelli nel segno del dรฉco, promosso dal Centro Cagianelli per il โ€˜900 in collaborazione con Museo Regionale della Ceramica di Deruta, Wolfsoniana โ€“ Fondazione Palazzo Ducale di Genova, Fondazione Pisa โ€“ Palazzo Blu, Amici dei Musei e dei Monumenti Pisani, con il Patrocinio di Comune di Gualdo Tadino, Comune di Gubbio, Comune di Pisa, Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, sarร  trasmesso il 10 aprile 2021 sulla bacheca facebook del Centro Cagianelli per il โ€˜900.

Tale convegno รจ dedicato allโ€™importante ritrovamento del โ€œVaso di Panโ€ di Enrico Cagianelli, realizzato negli anni Trenta per la celebre Societร  ceramica di Alfredo Santarelli di Gualdo Tadino, vero e proprio unicum nellโ€™ambito della ceramica umbra del โ€˜900, viste le dimensioni monumentali, la particolaritร  della modellazione a bassorilievo, la preziositร  delle cromie in argento su fondo nero, e lโ€™iconografia dedicata al mito di Pan e Siringa. Gli interventi previsti nellโ€™ambito del convegno sono dedicati alle piรน significative tematicheย della cultura figurativa umbra, ma piรน generalmente italiana, degli anni Venti e Trenta, con una particolare attenzione per le arti decorative e per la tematica del mito.

La prima sessione,ย introdotta dal Prof. Francesco Federico Mancini,ย Ordinario di Storia dell’Arte Moderna, Dipartimento di Lettere, Lingue, Letterature e Civiltร  Antiche e Moderne,ย Direttore Museo Regionale della Ceramica di Deruta, vedrร  gli interventi diย Francesca Cagianelli (storica dellโ€™arte, Presidente del Centro Cagianelli),ย Stefano Bruni (Dipartimento di Studi Umanistici, Universitร  degli Studi di Ferrara),ย Ettore Sannipoli (esperto di ceramica umbra), Domenico Cialfi (storico dellโ€™arte), Fedora Boco (storica dellโ€™arte, Accademica dโ€™Onore), Antonella Pesola (critica e storica dell’arte), Matteoย Fochessati (Curatore Wolfsoniana – Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, Genova), Gianni Franzoneย (Curatore Wolfsoniana – Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, Genova),ย Dario Matteoni (storico dellโ€™arte, Direttore Accademia di Belle Arti, Alma Artis, Pisa).

 


Ai partecipanti al convegno sarร  sufficiente accettare il link dellโ€™evento che sarร  inviato dal coordinatore del convegno sulla piattaforma GOOGLE MEET.

Siamo grati fin da ora di eventuali segnalazioni relative a persone interessate alla partecipazione al convegno, e restiamo in attesa della trasmissione del relativo indirizzo mail cui poter trasmettere il link.

PER PRENOTAZIONE: francesca.cagianelli@gmail.com

https://www.facebook.com/francesca.cagianelli.1

 

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