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ยซHo iniziato la mia carriera con Pippo Baudo, sono portato per le dirette, ho scioltezza e naturalezza particolari, per questo mi sento a mio agio sia in televisione sia in teatroยป.

รˆ stata unโ€™intervista-chiacchierata molto lunga quella con lโ€™attore Guido Roncalli di Montorio, nato a Roma ma perugino di sangue e di adozione, forse perchรฉ cโ€™erano tante cosa da raccontare. La sua carriera infatti รจ corposa e ricca: televisione, cinema e teatro. Un attore completo che vanta ruoli nei maggiori film e fiction degli ultimi anni: da Gli equilibristi a Cetto cโ€™รจ,ย senzadubbiamente, da Permette? Alberto Sordi a I ragazzi dello Zecchino dโ€™oro, senza dimenticare DOC, I Medici, Rocco Schiavone, Lโ€™alligatore, In arte Nino e ovviamente The New Pope, solo per citarne alcuni. Una carriera lunghissima iniziata con Pippo Baudo nel 1992 e consolidatasi sempre di piรน nel corso del tempo, fino ad arrivare alla corte cardinalizia del Premio Oscar Paolo Sorrentino.

 

Guido Roncalli di Montorio

Guido la prima domanda รจ di rito: qual รจ il suo legame con lโ€™Umbria?
รˆ un legame familiare molto forte. Mia nonna Antonietta Conestabile della Staffa era perugina, un quarto del mio sangue รจ umbro. A fine anni โ€˜70 da Roma, dove sono nato, ci siamo traferiti a Perugia, dove mio padre Francesco insegnava Etruscologia allโ€™Universitร . Ho studiato al liceo classico Mariotti di Perugia e ho frequentato il primo biennio di Scienze Politiche, che poi ho proseguito a Milano. Oggi vivo a Roma, ma i miei affetti sono ancora a Perugia. I miei genitori e le mie sorelle vivono lรฌ.

Comโ€™รจ iniziata la sua carriera?
Nella mia famiglia si รจ sempre respirata arte. Tutti abbiamo studiato uno strumento musicale: a 10 anni ho iniziato a suonare la chitarra e questo mi ha portato โ€“ non essendo affatto una persona timida โ€“ a esibirmi giร  in tenera etร . Poi, durante lโ€™universitร  a Milano, avevo degli amici che frequentavano il Piccolo Teatro Studio e da lรฌ mi sono appassionato alla carriera artistica, mettendo da parte quella diplomatica per la quale avevo studiato. La mia prima esperienza รจ stata in televisione: ho partecipato nel 1992 a Domenica In condotta da Pippo Baudo, vincendo un quiz di cultura generale.

Quindi รจ stato scoperto da Baudoโ€ฆ
In un certo senso. รˆ stata la mia prima apparizione nazionalpopolare. Sono persino finito in una domanda del Trivial Pursuit: ยซCome si chiama il super campione di Domenica In?ยป

Paolo Sorrentino, Gianni Boncompagni, Luca Manfrediโ€ฆ solo per citare alcuni dei registi con cui ha lavorato: comโ€™รจ stato essere diretti da loro?
Con Gianni Boncompagni ho lavorato nel 1997 nel varietร  Macao: lui รจ stato un genio, un grandissimo innovatore nel campo televisivo e radiofonico. Essere diretto da Paolo Sorrentino invece รจ come partecipare al Campionato del Mondo: mi sono ritrovato a lavorare negli studi di Cinecittร  di Federico Fellini con Jude Law e John Malkovich. Fino a quel momento avevo recitato in serie A, con Sorrentino invece รจ stato come partecipare alla finale del Mondiale! Con Luca Manfredi, oltre al film su Alberto Sordi โ€“ di cui sono orgogliosissimo – avevo giร  girato In arte Nino (in onda sabato 20 marzo su Rai1) il film sulla vita di Nino Manfredi – di cui il 22 marzo ricorre il centenario della nascita, celebrato da Luca con il libro Un friccico ner core e un documentario in onda su Rai2 proprio il 22 – e le cui riprese vennero fatte tra Narni e Terni. La famiglia Manfredi รจ da sempre legata allโ€™Umbria: la moglie di Nino, mamma di Luca, รจ Erminia Ferrari, del mitico Bar Ferrari di Perugia.

 

Guido Roncalli con Edoardo Pesce in “Permette? Alberto Sordi”

Ci racconti qualche curiositร  legata alla sua esperienza in The New Pope di Sorrentino…
Sorrentino รจ un genio creativo, anche lui รจ un innovatore. Il suo cinema รจ subito riconoscibile ed รจ meticolosissimo e sempre attento al particolare. Per me รจ stato un onore essere scelto in questo cast ed essere diretto da lui.

Dove si manifesta la sua precisione?
Le faccio un esempio. Io in The New Pope interpreto il cardinale Roncalli โ€“ รจ stato lo stesso regista a chiedermi di lasciare il mio cognome, cosรฌ da citare il vero cardinale Roncalli, poi diventato Giovanni XXIII โ€“ e indosso un abito completo, composto da diversi strati comโ€™รจ realmente un abito cardinalizio. Non si stratta di un costume di scena, ma di un vero abito di sartoria ecclesiastica. Al contrario, in altre produzioni puรฒ capitare che si indossi solo una parte di un costume, quella che poi verrร  inquadrata. Con Sorrentino ciรฒ non accade. Ho fatto piรน di una prova costume; questo รจ possibile grazie al budget di cui puรฒ disporre un Premio Oscar ma anche a una grandissima cura del dettaglio. Inoltre, durante le riprese, lo trovi arrampicato a scegliere lโ€™inquadratura perfetta o ti appare allโ€™improvviso per riprenderti in primo piano.

Come ha accennato, ha dei legami con papa Giovanni XXIIIโ€ฆ
Le origini della famiglia sono comuni e proveniamo dalla stessa zona bergamasca. รˆ un legame che risale a prima del โ€˜600, quando il mio ramo acquisรฌ il titolo di conte di Montorio. Ma tra papa Giovanni e mio nonno โ€“ che erano piรน o meno coetanei โ€“ รจ stato un legame piรน di amicizia che di parentela. Hanno fatto la carriera diplomatica insieme e sono rimasti in rapporti tra loro fino alla morte, mantenendo anche un continuo carteggio. Questa loro relazione, la porto in scena nello spettacolo teatrale Roncalli legge Roncalli in cui โ€“ accompagnato dal violoncello suonato da mio fratello Diego – racconto storie private, leggo lettere inedite e faccio vedere immagini dellโ€™archivio della mia famiglia legate a papa Giovanni. รˆ un recital che riporteremo in scena appena sarร  possibile.

 

Guido Roncalli con il fratello Diego nello spettacolo “Roncalli legge Roncalli”

Teatro, televisione, cinema: qual รจ il suo mondo?
Non si puรฒ fare una vera scelta. Ognuno ha le sue caratteristiche. Il teatro non perdona e il pubblico vede tutto. In televisione, nel varietร , devi essere capace di non pensare che dietro alla luce rossa della telecamera ci sono milioni di persone. Il cinema ha ancora altre caratteristiche: sei circondato da tante persone e la scena la puoi rifare, anche se io faccio sempre finta di essere in diretta per evitare di fare troppi ciak. Devo dire perรฒ che io sono portato per le dirette, ho scioltezza e naturalezza particolari, e per questo mi sento particolarmente a mio agio in televisione e in teatro.

Ha lavorato con tanti attori, tra cui Valerio Mastrandrea e Antonio Albanese: ce li racconti brevementeโ€ฆ
Valerio lo conosco da tanti anni, รจ molto naturale ed รจ raro che debba rifare molti ciak. Con Albanese ho girato Cetto cโ€™รจ, senzadubbiamente e mi sono molto divertito, perchรฉ la commedia รจ nelle mie corde. Antonio รจ simpaticissimo e ci conosciamo da molto tempo, ma al contrario di come puรฒ apparire, รจ molto riservato, gentile e mai sopra le righe. Certamente anche lui รจ geniale e originale.

Cโ€™รจ un personaggio che vorrebbe interpretare che ancora non ha fatto?
Mi piacerebbe cantare e suonare la chitarra anche in scena. Per esempio Georges Brassens, grande chansonnier e ispiratore di De Andrรฉ, sarebbe un personaggio che interpreterei volentieri, dato che conosco il francese.

In questi giorni รจ su un set: a cosa sta lavorando? Ci puรฒ anticipare qualcosa?
Ancora non posso anticipare nulla. Posso solo dire che si tratta di un film per la televisione che vedremo nella prossima stagione di RaiUno.

Quando รจ difficile lavorare in questo periodo di Covid?
Certamente non รจ facile, come non lo รจ per nessuno. Facciamo il tampone ogni settimana e restiamo nella bolla. E togliamo la mascherina solo al momento del ciak, come รจ giusto che sia.

A breve dove la vedremo?
Ho tre progetti in arrivo nei prossimi mesi. Buongiorno mamma, su Canale 5 con Raoul Bova, dove interpreto un magistrato amico del protagonista; La fuggitiva, con Vittoria Puccini, dove sono un direttore sanitario, รจ in arrivo su RaiUno; e Yara, film per Netflix sul caso di Yara Gambirasio, diretto da Marco Tullio Giordana, con Alessio Boni e Isabella Ragonese. Non voglio anticipare altroโ€ฆ

Se lโ€™Umbria fosse un film quale sarebbe?
Un film su San Francesco dโ€™Assisi.

Come descriverebbe lโ€™Umbria in tre parole?
Medioevo, meravigliosa, famiglia.

La prima cosa che le viene in mente pensando alla regione?
Campagna e riposo.

Sensualitร  di Gatto – Mostra di Arte moderna e contemporanea di pittura-scultura-fotografia, organizzata da Giuliana Baldoni, con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Spello – Assessorato alla Cultura giunge alla sua settima edizione e si reinventa per poter essere presente tra le iniziative in programma in questo momento di crisi pandemica.

Lโ€™evento dedicato al felino domestico, anche in questa edizione, prende avvio dalla Giornata Internazionale che lo celebra, il 17 febbraio. La manifestazione, seppur iniziata nel 2015 quasi per gioco e per divertimento, si รจ consolidata negli anni divenendo un appuntamento molto atteso tra coloro che si dedicano per diletto alla pittura e alle altre arti iconiche, ed รจ ormai diventata una tappa fondamentale tra le iniziative culturali spellane.

 

 

ยซLo spirito che ci ha portato a pensare con attenzione a questa edizione รจ stato quello di guardare al periodo di clausura e di limitazioni, che vede molti soli e chiusi in casa, focalizzando lo sguardo su coloro che si trovano a vivere momenti dolorosi e di disagio e hanno, purtroppo, il gatto come unica compagnia o unico soggetto di cui prendersi cura: a tutti loro abbiamo guardato con sincero affetto. Con Giuliana abbiamo, cosรฌ, pensato di mantenere il legame costruito negli anni sia con gli artisti che con il pubblico, questโ€™ultimo oggi รจ ancora piรน ampio grazie ai social, e consolidare il clima di amicizia che ha sempre contraddistinto questa iniziativa. Creare uno spazio di incontro, anche se virtuale, ci ha permesso di accogliere metaforicamente a Spello tanti artisti e di raggiungere tutti coloro che amano il gatto e riconoscono alla forma espressiva dellโ€™arte amatoriale un valore comunicativo di valori e sentimenti autenticiยป spiega Irene Falcinelli, assessora alla Cultura โ€“ Comune di Spello.

Due gli appuntamenti realizzati

Il primo, il 17 febbraio, ha ripercorso quella che รจ stata la storia delle sei precedenti edizioni (per questo ringraziamo Alessandro Mastrini che ha raccolto per noi un estratto di tutti gli appuntamenti), e in questa occasione sono state ospitate le amiche che negli anni hanno sostenuto e collaborato con Giuliana e tutto lo staff.

La seconda, il 28 febbraio, si รจ rivolta invece a coloro che si erano preparati al consueto appuntamento realizzando una nuova opera che non potendo essere ospitata nelle Sale Espositive del Palazzo Comunale di Spello, รจ stata accolta in una galleria virtuale, in un catalogo sfogliabile e godibile online per la cui realizzazione ringraziamo ancora una volta Alessandro Mastrini. Due le ospiti dโ€™onore del pomeriggio: la critica dโ€™arte Mattea Micello, che ha mostrato come il felino sia stato presente sin da sempre nellโ€™arte con il suo significato simbolico e la psicologa e psicoterapeuta Maria Pia Minotti, giร  presente nellโ€™edizione 2020, che ha narrato una breve fiaba umbra dedicata al felino. Il momento letterario รจ stato chiuso dalla poesia Il giornale dei gatti di Gianni Rodari letta da Silvia Federica Rossi.

ยซAncora una volta abbiamo celebrato il gatto accogliendo nella nostra stanza virtuale donne e uomini, appassionati di arte che attraverso la pittura, la scultura e la fotografia, hanno lasciato una loro opera come segno tangibile dellโ€™importanza di esprimere se stessi, anche di fronte alle dure prove individuali e collettive della vita. Inoltre, il format virtuale ha permesso di avvicinare un pubblico piรน ampio riservando a ciascuno un piccolo spazio di leggerezza, fondamentale per rigenerarsi nel periodo di grande sacrificio e di privazione della socialitร  che stiamo vivendo. Per la realizzazione di questo progetto vanno ringraziati tutti coloro che hanno dato il loro contribuito: il Sindaco del Comune di Spello Moreno Landrini, Giuliana Baldoni, Massimo Fusconi, Silvia Federica Rossi, Donatella Marraoni, Stefania Borucchia, Alessandro Mastrini e Aurora Taccucci, Gianni Donati e Fabrizio De Santis (Pro Loco Spello). Ma anche Donatella Porzi che ha sostenuto lโ€™idea iniziale di Giuliana Baldoni, e le due ospiti speciali, Mattea Micello e Maria Pia Minotti. Tutti gli artisti fedeli nel tempo e i nuovi. Tutti coloro che ci stanno ancora seguendo sulla pagina FB di Spello Turismo e che ci danno ragione dellโ€™impegno che abbiamo messo perchรฉ lโ€™evento si potesse svolgere in situazioni cosรฌ avverse. Lโ€™elenco รจ lungo ma doveroso perchรฉ ha visto la generositร  di ciascuno nel dare il proprio contributo gratuito. Non ci resta che darvi appuntamento alla prossima edizione della mostra Sensualitร  di Gattoยป conclude l’assessore.

 

INGREDIENTI:

  • 600 g di piselli sgranati
  • 40 g di prosciutto tagliato a dadini
  • 1 cipollotto fresco
  • 1 bicchiere di brodo di carne
  • 4 cucchiai di olio extravergine dโ€™oliva
  • sale
  • pepe

 

PREPARAZIONE:

Fate soffriggere nellโ€™olio un cipollotto tritato e i dadini di prosciutto; unite i piselli, lasciateli insaporire per qualche minuto e portateli a cottura versando un goccio di brodo caldo se necessario. Regolate di sale e di pepe e servite.

 

 

I piselli al prosciutto, preparati soprattutto nel perugino, nellโ€™eugubinoย e nello spoletino, sono una diffusi anche nella cucina laziale.

 


Per gentile concessione diย Calzetti&Mariucci.

ยซInsegnare ai bambini il dialetto รจ affondarne le radici nellโ€™humus della propria stirpe e comunitร ยป. (Cesare Marchi)

Il tour dei dialetti umbri – in questa seconda puntata – punta dritto a nord, a Gubbio. Nella terra dei ceri, del picchiarume e del fร nfeno; dove lo stesso dialetto, vista la vastitร  del comune, cambia da zona a zona, con piccole sfumature che i veri eugubini sanno riconoscere.

Simone Zaccagni

ยซSe uno vive a Branca o a Mocaiana si capisce, la parlata รจ un poโ€™ diversa: a Branca pronunciano la C con il suono SCI, invece verso Mocaiana, soprattutto le persone piรน anziane, sostituiscono la A con la E (gimo a chesa, per dire andiamo a casa); mentre chi abita nella zona di Burano ha influenze marchigiane. Il dialetto eugubino come tutti i dialetti ha una sua dignitร : parlarlo non deve essere di nicchia o relegato alle persone anziane o poco istruite, sta tornando di moda ed รจ giusto cosรฌ. Moltissime parole dialettali hanno origine latina e vantano una lunga storiaยป spiega Simone Zaccagni, scrittore, insegnante, giornalista e appassionato di dialetti (ha pure creato un dizionario di eugubino-italiano: Dopo lo Zanichelli, Zingarelli, sempre con la Zโ€ฆ รจ arrivato lo Zaccagni!) che ci guiderร  tra i segreti dellโ€™eugubino. Un dialetto che, come tutti i dialetti umbri, รจ inimitabile e poco riconoscibile da chi non vive nella regione. Un dialetto che condivide molte parole con il marchigiano e il romagnolo e che ha subito contaminazioni dallo Stato Pontificio e dal Ducato di Urbino.

ยซPer parlare lโ€™eugubino devi essere nato a Gubbio. Questa รจ una certezza. Ma come tutti i dialetti umbri anche lโ€™eugubino ha alla base lโ€™italiano, che viene colorito e farcito con parole dialettali. Non รจ una vera e propria lingua come puรฒ essere il siciliano, il veneto o il napoletano (per citarne alcuni): loro passano dal dialetto allโ€™italiano facendo un vero e proprio switch e questo non gli fa commettere errori sullโ€™individuare una parola dialettale o italiana. Noi umbri invece cadiamo in questo tranello: da ragazzino mi capitรฒ di chiedere i succini (prugne) a un fruttivendolo marchigiano, ovviamente non capรฌ. Errori del genere sono molto frequenti nel nostro caso, non รจ facileโ€ฆ il dubbio spesso viene! Tipico nostro รจ il troncamento delle parole che appare evidente nella frase: Ma me si diโ€™ i fij, que li fiโ€™ a faโ€™? (Mi sai dire perchรฉ continui a fare bambini)ยป spiega Zaccagni.

 

Gubbio, Palazzo dei Consoli. Foto di Enrico Mezzasoma

Picchiarume, tausana eโ€ฆ tanto buligame!

Una parola che non manca mai nelle chiacchiere eugubine รจ picchiarume. Picchiarume vuol dire tutto, dipende dal contesto, ha diversi significati: dal fare un lavoretto in casa, al piccolo impegno (lasceme gรฌ, chรจ cโ€™ho da fa โ€˜n picchiarume, lasciami andare che devo fare un lavoretto) fino allโ€™avere un flirt con una ragazza (cโ€™ho โ€˜n picchiarume con una!). Si dicono spesso anche frego/a (ragazzo/a) o buligame (confusione, caos): forzando lโ€™etimologia, potremmo farlo derivare dallโ€™inglese bowling game, per il rumore che cโ€™รจ nei luoghi dove si pratica questo sport.
Immancabili per le vie di Gubbio anche vocaboli come tausana, noiosa esposizione orale volta a ottenere qualcosa, ma anche un rumore continuo (ma quรจ โ€˜sta tausana? Cosโ€™รจ questa noia?), furattola (salvadanaio), che viene usata anche in relazione agli occhi semi chiusi: Te cโ€™hi glโ€™occhi a furattola, per dire che hai uno sguardo sonnolento; o fร nfeno, una persona furba e sorniona (sete certi fร nfeni!).

 

L’alzata dei Ceri. Foto by URP di Gubbio

Dialetto e ceri

Ma a Gubbio, dialetto e ceri sono legati a doppio filo. I ceri hanno una terminologia tecnica molto specifica che si unisce e ispira parole e modi di dire dialettali: ยซTa quello glie dร  du stradoni deriva dalla corsa dei ceri: infatti si dice quando un cero sale bene sul monte e distanzia di molto lโ€™altro, appunto di due stradoni. Ritroviamo questa frase anche nella parlata comune per dire: cโ€™รจ una distanza abissale, รจ molto piรน bravo. Questo รจ un modo di dire talmente radicato a Gubbio che un mio amico in discoteca a Palinuro per corteggiare una ragazza le disse: Te, ta la cubista glie diโ€™ du stradoni! Lui voleva farle un complimento, lei ovviamente non capรฌ. Un altro modo di dire molto comune legato ai ceri รจ: fatte sto pezzo a capodieci (guarda che bella cosa che ti aspetta). Indica la parte migliore, qualcosa di prelibato, perchรฉ nella corsa il Capodieci รจ il ruolo di massima autoritร . รˆ una terminologia ceraiola che usiamo anche nella vita di tutti i giorni quando vogliamo offrire qualcosa di buono, di pregiato. Narra la leggenda che qualche sposa lโ€™abbia pronunciata al marito, che finalmente poteva avere la giusta ricompensa di tanta attesa, nella prima notte di nozze. Invece, quando uno sta troppo vicino a una persona si dice: que me fiโ€™ โ€˜l braccere? ย (non mi stare troppo appiccicato). Il braccere รจ colui che dร  una mano a chi porta il cero, corre appunto abbracciato a lui e lo aiuta a scaricare il peso. Dovete sapere che la vita degli eugubini รจ legata ai ceri, fin dalla prima infanzia. I bambini a Gubbio dicono: giochiamo ai ceri? che vuol dire prendere un bastone, una scopa, un ombrello metterselo sulle spalle e rincorrersi. A Gubbio non giochiamo a chiapparellaโ€ฆ giochiamo ai ceri! E se questo viene detto a un bambino non eugubino, lui sicuramente non capirร ยป conclude Simone Zaccagni.

 


Il dizionario eugubino-italiano lo trovate presso cartolibreria Pierini e edicola Shangai di Gubbio.

Comune di Gubbio

Siamo felici e onorati di patrocinare una bella iniziativa che ha il sapore della ripresa e della speranza verso il ritorno, speriamo in tempi brevissimi, alla normalitร . E siamo particolarmente felici che questa iniziativa veda protagonista il mondo femminile e abbia il suo battesimo proprio nelle Giornata internazionale della donna: lโ€™8 marzo alle ore 18,30 in diretta streaming, verrร  infatti presentato il progetto Donna vede Uomo, con il patrocinio della Regione Umbria in particolare della Consigliera di Paritร  Monica Paparelli, della Provincia di Perugia, dei Comuni di Deruta e Magione, con il supporto del GAL Trasimeno-Orvietano e la collaborazione organizzativa di Trasimeno in Dialogo, Ars Cultura, AboutUmbria, MepRadio, ACLI Arte e Spettacolo, Donne al Lavoro, Sul Palco della Vita e La Casa degli Artisti di Perugia. Parteciperanno gli attori della Compagnia in di Assisi e il musicista, maestro Giulio Castrica.

Il progetto

Donna vede Uomo รจ un progetto fotografico itinerante e multiculturale corredato da versi, dove la donna, attraverso l’obiettivo fotografico e la penna, descrive il mondo dell’uomo secondo le proprie percezioni. Sotto la curatela e organizzazione di Marco Pareti e la direzione artistica di Carla Medici de La Casa degli Artisti, si tratta di un evento che nel 2021, si spera, potrร  essere proposto in diverse localitร , adeguandosi di volta in volta al luogo che avrร  il desiderio di ospitarlo.

Raccogliendo lโ€™ereditร  del fortunato Donna vede Donna, che ha visto donne finalmente ritratte da altre donne, con occhi e sensibilitร  tutti femminili, questa nuova iniziativa, vede come soggetto lโ€™uomo, anche in questo caso perรฒ ritratto secondo la percezione della donna.

L’esposizione da un lato immortala l’uomo attraverso le fotografie โ€“ scattate in prevalenza attorno al Lago Trasimeno e, in parte, a quello di Piediluco โ€“ e dallโ€™altro lo descrive tramite i versi registrando i cambiamenti della figura maschile e il suo adeguarsi ai mutamenti sociali e ai nuovi equilibri con lโ€™altro sesso.

Lo spirito dellโ€™iniziativa รจ quello di infondere al visitatore positivitร , non conflittualitร  nรฉ richiami alla violenza di genere, temi pure molto attuali e, purtroppo, non ignorabili. Lโ€™intento degli organizzatori tuttavia รจ quello di infondere fiducia e speranza rappresentando un equilibrio possibile, a cui tendere e per cui vale la pena impegnarsi come singoli individui e come societร . Per questo la rassegna ha anche la finalitร  di coinvolgere le scuole di ogni ordine e grado per trasmettere, con una modalitร  innovativa, l’importanza del rispetto, della comprensione e dell’uguaglianza tra generi.

Ogni fotografa coinvolta ha avuto a disposizione cinque scatti per esplicare al meglio il proprio progetto; ciascuna poetessa ha potuto, con i suoi versi, esprimere le emozioni che il progetto fotografico abbinato รจ stato in grado di trasmetterle.

Le artiste protagoniste di Donna vede Uomo sono 18, di origine italiana, russa, ucraina, ceca e cilena: Anna Maria Bolletta, Roberta Costanzi, Alessandra Di Cesare, Sara Fusini, Helena Malachova, Graziella Mallamaci, Susanna Mannarelli, Katia Merli, Francesca Panichi, Francesca Pecorella, Eleonora Pescai, Catia Rogari, Elena Romanko, Anna Savino, Mariolina Savino, Marina Sereda, Emiliana Tamburi e Carla Tejo.

Per assistere alla presentazione basta collegarsi a uno di questi indirizzi

https://www.facebook.com/sulpalcodellavita/live

http://www.mepradio.it/diretta.php

https://m.facebook.com/www.lacasadegliartistiperugia.it/live

 

 

Lo riapriranno, questo รจ sicuro. Il progetto cโ€™รจ. I soldi GAL ci sono, anche se ancora manca lโ€™assegnazione dellโ€™appalto che si dovrebbe fare in primavera.

Il ponte Bailey sul Tevere ritornerร  cosรฌ a vivere e con lui prenderร  vita tutto Pian San Martino. E che vita! La nuova zona commerciale di Ponte Rio (Todi) sarร  collegata con il mondo. Ci saranno strade, sentieri pedonali e piste ciclabili. Il turismo di prossimitร  acquisirร  nuovi spazi: spazi che del resto erano usati cinquantโ€™anni fa, ma andati poi in disuso.

 

 

Mai, come in questo caso, si puรฒ dire che il divenire fa suo il passato e che il vecchio diventa nuovo. Quando il ponte Bailey verrร  riaperto, la pista ciclabile della piana assumerร  un valore inatteso: collegherร  infatti Pian San Martino con lโ€™Europa. Si potrร  andare in bici da Todi a Orvieto e da lรฌ si potrร  scegliere se andare verso il monte Peglia per immergersi nel selvaggio Parco dellโ€™Elmo, oppure dirigersi verso lโ€™estremo Nord, sino a Oslo, in Norvegia, perchรฉ la ciclabile umbra si collegherร  alla ciclabile europea Eurovelo 7.
Chi opterร  per il parco Elmo potrร  percorrere la Foresta a galleria: un ambiente raro, dove la foresta, seguendo un corso dโ€™acqua, crea una galleria verde. Chi invece non vorrร  andare lontano, pedalando potrร  raggiungere la Scarzuola: la villa surreale di Tommaso Buzzi, dove imperano esoterismo e simboli, ma anche fiori. Attualmente il ponte Bailey sul Tevere collega la nuova zona commerciale di Ponte Rio con il nulla e non รจ percorribile. Manca il fondo, la vegetazione ha preso il sopravvento e la strada si interrompe lรฌ davanti.

Costruito durante la Guerra

รˆ lรฌ da quasi 70 anni, il ponte Bailey; รจ bello, lo si vede da lontano ed รจ un miracolo di tecnica e di ingegneria. Venne costruito velocemente a Incisa Valdarno in Toscana, per attraversare lโ€™Arno. Era il 1944, cโ€™era la guerra. I tedeschi si ritiravano e distruggevano i ponti. Gli alleati avanzavano, costruivano i ponti e i carri armati vi passavano sopra. Si chiamavano Bailey, quei ponti. Poi la guerra รจ finita, i ponti distrutti furono ricostruiti e i Bailey smontati.
Il Bailey di Incisa Valdarno invece restรฒ lรฌ per quasi 10 anni poi, visto che sarebbe stato piรน utile sotto Todi, venne smontato, traslocato, rimontato e utilizzato. Il Bailey di Ponte Rio, malgrado i suoi anni, ha una linea modernissima bella ed elegante, รจ lungo 150 metri e la sola campata centrale misura 86,4 metri. Sembra incredibile che lรฌ sopra siano potuti transitare mezzi pesanti come i carri armati. La sera dellโ€™inaugurazione, nel 1954, era illuminato come il Rex di Fellini.

L’inaugurazione

 

Per molti anni รจ stato utile agli abitanti della piana per raggiungere la via Tiberina, ma poi con la costruzione di nuove strade e lโ€™entrata in funzione della E45 le zone commerciali sono state spostate in aree piรน comode e funzionali. Cosรฌ un poโ€™ per volta il ponte รจ stato dismesso, la natura ha preso il sopravvento.
Adesso la nuova zona commerciale di Ponte Rio verrร  completata seguendo criteri allโ€™avanguardia e attenti allโ€™aspetto ecologico. Ci saranno negozi e palestre e soprattutto un parco fluviale di qua e di lร  del Tevere.
Nascerร  cosรฌ un luogo fondamentale per uscire da una situazione di urbanizzazione soffocante, una vera e propria valvola di sfogo per i tuderti che, attraversando il ponte, si troveranno con tutta Piana di San Martino da godere.

Un’impresa epica ed eroica quella del fraticello francescano Giovanni da Pian del Carpine – lโ€™attuale Magione – che nel XIII secolo, aprรฌ allโ€™Occidente la conoscenza e la strada per il lontano Oriente.

Dal suo viaggio, iniziato nel 1245 verso i potenti Mongoli e il loro Gran Khan, il frate ritornรฒ due anni e mezzo piรน tardi, con una serie di informazioni culturali, storiche, geografiche, etnografiche, militari e sugli usi e i costumi di quel popolo, talmente dettagliate e precise che, dopo 800 anni circa da quel viaggio, gli studiosi attingono ancora oggi alla sua Historia Mongalorum per ricerche e fonti. Lโ€™Historia Mongalorum di Fraโ€™ Giovanni – comandato dal Papa Innocenzo IV e recatosi in Oriente per svolgere una missione dettata da motivi religiosi e diplomatici – รจ il piรน antico documento che ci รจ pervenuto sulle terre e sui popoli dellโ€™Asia Centrale.

Opera di Gerardo Dottori: Giovanni da Pian di Carpine col Gran Khan

La storia di Fra’ Giovanni

Andiamo per gradi. Giovanni nasce da una famiglia umile a Pian del Carpine – detta cosรฌ per i tipici alberi di cui la vallata magionese era ricca – e si rivela fin da giovane un ragazzo di grande intelligenza e propensione culturale. Fu tra i primi e fedeli seguaci di San Francesco, stimato dal mondo ecclesiastico e popolare. In quei tempi, i Mongoli stavano invadendo e terrorizzando molte popolazioni, spingendosi fino alla vicina Dalmazia con le loro scorribande e conquiste.
Il Papa, Innocenzo IV, non voleva un altro popolo avverso alla Fede, visto che giร  i Musulmani gli davano non poche preoccupazioni. A tale scopo inviรฒ Fraโ€™ Giovanni come suo ambasciatore presso il Gran Khan dei Mongoli, per portargli la missiva intimidatoria di non avanzare ulteriormente e di convertirsi alla Cristianitร .
Il fraticello, giร  in etร  avanzata e di buona stazza, partรฌ alla volta di Karakorum, la capitale mongola, insieme ad altri due frati; non senza grandi difficoltร  e resistenze, attraversรฒ – con cavalli o cammelli o muli – la Polonia,la Boemia e la Russia, per poi arrivare nei domini mongoli, tra i quali Persia e Cina. Giunto alla corte mongola, dopo lunghe attese, ricevette, dal neo eletto Gran Khan Guyuk, risposte dure e minacciose da riportare al Papa.
La lunga ed estenuante missione fu inutile per gli scopi diplomatici per cui era stata concepita, ma fu molto proficua per la realizzazione dellโ€™Historia Mongalorum, ricca di notizie e suggerimenti sul popolo mongolo e sulle genti incontrate.
Fraโ€™ Giovanni da Pian del Carpine รจ stato lโ€™eroico apripista del viaggio che Marco Polo che avrebbe intrapreso diversi anni dopo di lui, per motivi economici. Le impressioni descritte dal commerciante veneziano si possono leggere su Il Milione. Varrebbe la pena di leggere anche la Historia Mongalorum, scritta dallโ€™intrepido fraticello… perchรฉ, come ha detto L. Scudiero: ยซNon dare mai nulla per scontato. Tutto puรฒ cambiare, tutto puรฒ finire e tutto puรฒ iniziareยป.

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