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libri sul tabaccoTitolo: Lโ€™ industria del tabacco a Bastia Umbra.

Storia e memoria dello stabilimento Giontella e delle sue maestranze

 

Autore: Giuseppina Grilli

 

Editore: Il Formichiereย 

 

Anno di pubblicazione: 2016

 

ISBN: 9788898428779

 

422 p., f.to cm 24 x 17, numerose illustrazioni fotografiche in bianco e nero e a colore, brossura illustrata con bandelle.

 

โ‚ฌ 25,00

Come nasce

รˆ un importante ed esaustivo saggio, quello che ci propone Giuseppina Grilli, dopo una vita trascorsa ad insegnare latino, greco e italiano nei licei. Sempre attenta ed interessata alla storia dellโ€™educazione femminile e ai problemi inerenti al lavoro operaio delle donne, dopo tre anni di ricerche ha dato alla luce per la collana Storia e territorio delle edizioni Il Formichiere, Lโ€™industria del tabacco a Bastia Umbra. Nellโ€™introduzione lโ€™autrice spiega: ยซLโ€™interesse per il lavoro delle donne in ambito non domestico a Bastia, unito allโ€™intento di valorizzare lโ€™esperienza e la memoria industriale del territorio e della comunitร , sono state le prime idee intorno alle quali รจ andato crescendo questo libroยป. E il grande lavoro di ricerca svolto, utilizzando fonti archivistiche, bibliografiche e testimonianze orali delle tabacchine, si รจ materializzato nelle 422 pagine che costituiscono questo importante volume.

L'argomento

Un libro che ripercorre non solo la storia del tabacchificio, ma che restituisce anche uno spaccato della storia e della vita della cittadina umbra dagli anni Venti ad oggi. Infatti il libro parte proprio dal presente con un capitolo dedicato a Bastia oggi: il territorio, la societร , lโ€™economia. Quali i fattori che nel corso del tempo hanno contribuito al suo sviluppo economico e sociale? per sviscerare nei sedici capitoli che costituiscono la prima parte del volume, tutti gli aspetti economici, sociali e politici che si sono succeduti nel tempo, analizzandoli attraverso la storia del tabacchificio e del suo storico proprietario Francesco Giontella, per arrivare al presente, quando, dopo alcuni passaggi di proprietร , lโ€™azienda รจ stata rilevata da una multinazionale americana. Non va dimenticato quanto il tabacchificio sia stato importante per la comunitร  locale, in continua espansione fino agli anni Cinquanta trasformando un paese a carattere prevalentemente agricolo in un centro con forte vocazione commerciale e con un deciso incremento demografico.
La seconda parte del volume รจ dedicata alle tabacchine, al loro lavoro, allโ€™emancipazione, alle battaglie per la conquista dei diritti, ai ricordi attraverso le testimonianze delle stesse. Testimonianze importanti che pur rivelando la fatica del lavoro, le tante ore in piedi, la paura di non fare la media, allo stesso tempo palesano lโ€™orgoglio di far parte di quella comunitร  aziendale. Da ricordare che il lavoro nel tabacchificio era svolto prevalentemente da donne, e che nel 1960 erano impiegate ben 1200 persone su 9000 abitanti.
Il volume รจ corredato da numerose foto e documenti, compresi quelli della riqualificazione dellโ€™area dove sorgeva la fabbrica, che dopo anni di abbandono e battaglie anche politiche รจ stata recuperata e riconsegnata alla fruibilitร  dei cittadini con lโ€™insediamento di un centro commerciale e del Palazzo della Salute.

 

ยซLโ€™aspetto della regione รจ piacevolissimo, immagina: un anfiteatro immenso, quale soltanto la natura puรฒ creare. Una vasta e aperta pianura cinta dai monti; questi ricoperti fin sulla cima di antiche e maestose foreste, dove la cacciagione รจ varia e abbondante. Lungo le pendici delle montagne i boschi cedui digradano dolcemente fra colli ubertosi e ricchissimi di humus, i quali possono gareggiare in fertilitร  coi campi posti in pianura [โ€ฆ] In basso lโ€™aspetto del paesaggio รจ reso piรน uniforme dai vasti vigneti che da ogni lato orlano le colline, e i cui limiti, perdendosi in lontananza, lasciano intravedere graziosi boschetti. Poi prati ovunque, e campi che solo dei buoi molto robusti con i loro solidissimi aratri riescono a spezzare; quel tenacissimo terreno, al primo fenderlo, si solleva infatti in cosรฌ grosse zolle che solo dopo nove arature si riesce completamente a domarlo. I prati, pingui e ricchi di fiori, producono trifoglio e altre erbe sempre molli e tenere, come se fossero appena spuntate, giacchรฉ tutti i campi sono irrorati da ruscelli perenni. Eppure, benchรฉ vi sia abbondanza dโ€™acqua, non vi sono paludi, e questo perchรฉ la terra in pendio scarica nel Tevere lโ€™acqua che ha ricevuto e non assorbitoโ€ฆ. [โ€ฆ] A ciรฒ, naturalmente, si aggiungono la salubritร  della regione, la serenitร  del cielo, e lโ€™aria, piรน pura che altrove.ยป
(Lettera di Plinio il Giovane a Domizio Apollinare, Libro V, epist. 6)

Storia

I primi insediamenti dellโ€™estremo comune a nord della regione si devono far risalire agli Umbri come attestato dal ritrovamento di numerosi bronzetti.ย  In epoca romana – con il nome Meliscianum dalla ninfa Melissa il cui nome significa โ€œproduttrice di mieleโ€ ed evoca una zona in cui lโ€™apicoltura era senzโ€™altro largamente praticata โ€“ divenne un importante centro commerciale lungo la via Tiberina. Del periodo romano รจ notevole attestazione la grandiosa villa rustica che Plinio il Giovane fece costruire intorno al 100 d.C. In seguito la villa venne distrutta e il territorio devastato dai Goti di Totila.

Scavi archeologici di Colle Plinio, foto gentilmente concessa dal Comune di San Giustino

Il nome odierno di San Giustino, dal santo martirizzato a Pieve deโ€™ Saddi ai tempi dellโ€™imperatore Marco Aurelio, appare per la prima volta in un diploma del 1027. Il territorio di San Giustino fu per secoli conteso tra Arezzo, Cittร  di Castello e San Sepolcro. I primi signori del luogo furono Oddone e Rinaldo di Ramberto, i quali nel 1218 si sottomisero a Cittร  di Castello. A seguito della sottomissione del 1262 Cittร  di Castello lo fece munire, ma durante la sede papale vacante, a seguito della morte di Clemente IV, San Sepolcro mise a ferro e fuoco il territorio distruggendo anche il fortilizio. Una volta ricostruito il Castello, esso fu dato in custodia nel 1393 alla famiglia Dotti, fuoriuscita da San Sepolcro, con lโ€™impegno che venisse usato per la difesa di Cittร  di Castello. Dopo alterne vicende -in cui a piรน riprese il palazzo Dotti venne distrutto e ricostruito- la famiglia Dotti lo restituรฌ al comune di Cittร  di Castello nel 1481. A questo punto il governatore papale di Cittร  di Castello invitรฒ suo fratello, Mariano Savelli, valente architetto, a predisporre il progetto per la trasformazione della dirupata fortezza in potente palazzo che doveva rivelarsi inespugnabile e munito di un imponente fossato. I lavori vennero iniziati, ma mancando i fondi per portarli a termine Cittร  di Castello lo diede nel 1487 a un facoltoso possidente, Niccolรฒ di Manno Bufalini, dottore in utroque iure e familiare di Sisto IV, di Innocenzo VIII e di Alessandro VI, perchรฉ portasse a termine i lavori. Tanti furono i servizi e meriti nei confronti della Santa Sede che nel 1563 Giulio Bufalini e il figlio Ottavio ebbero dal Papa il titolo di conti e a loro venne assegnato il feudo e il territorio di San Giustino. Durante il periodo napoleonico San Giustino, staccato da Cittร  di Castello, divenne comune autonomo, ma fu soppresso con la fine di Napoleone per venire definitivamente riconosciuto con motu proprio di Leone XIII nel 1827. San Giustino fu il primo comune umbro ad essere occupato dai Piemontesi del generale Fanti lโ€™11 settembre 1860.

Castello Bufalini

Castello Bufalini, foto gentilmente concessa dal Comune di San Giustino

Castello Bufalini costituisce senzโ€™ombra di dubbio lโ€™emblema di San Giustino. Il castello vede le sue origini nel fortilizio militare della famiglia Dotti. Restituito a Cittร  di Castello nel 1478 dopo che a piรน riprese era stato attaccato e distrutto, nel 1487 il legato pontificio di Cittร  di Castello lo donรฒ a Niccolรฒ di Manno Bufalini perchรฉ egli terminasse i lavori di ricostruzione iniziati su progetto di Mariano Savelli, fratello del governatore, con lโ€™obbligo in caso di guerra di difendere Cittร  di Castello e di accogliere le truppe e i capitani che il comune avrebbe inviato a difesa del luogo e dei suoi abitanti. Il Bufalini, su nuovo progetto redatto da Camillo Vitelli, trasformรฒ il vecchio fortilizio in una vera e propria fortezza circondata da un fossato, dotata di un mastio e quattro torri, camminamenti merlati e ponte levatoio.
Il Rinascimento portรฒ alla trasformazione della fortezza in villa signorile. Gli autori di tale trasformazione furono i fratelli Giulio I e Ventura Bufalini dal 1530 comproprietari e residenti nel castello. I lavori, eseguiti tra il 1534 e il 1560, riguardarono sia la ristrutturazione esterna dellโ€™edificio sia la nuova disposizione e lโ€™ammodernamento degli spazi interni. Il progetto iniziale che prevedeva la sistemazione del cortile interno, la costruzione delle finestre inginocchiate, la realizzazione di una delle due scale a chiocciola e una nuova distribuzione degli ambienti, probabilmente si deve a Giovanni dโ€™Alessio dโ€™Antonio, detto Nanni Ongaro o Unghero (Firenze 1490-1546), architetto fiorentino della cerchia dei Sangallo, al servizio del granduca di Toscana Cosimo I, ma i lavori proseguirono anche dopo la sua morte. Per la decorazione pittorica viene chiamato Cristoforo Gherardi (San Sepolcro 1508-1556), detto Il Doceno, che dipinge cinque stanze con favole mitologiche e decorazioni a grottesca, lavorando dal 1537 al 1554. Alla fine del Seicento, il castello fu interessato da una nuova fase di lavori su commissione di Filippo I e Anna Maria Bourbon di Sorbello. Su progetto di Giovanni Ventura Borghesi (Cittร  di Castello 1640-1708), il palazzo venne trasformato in villa di campagna con giardino allโ€™italiana. Lโ€™ultima vicenda costruttiva del castello ha avuto luogo dopo la Seconda Guerra mondiale, in quanto non uscรฌ incolume dai bombardamenti che interessarono la zona. Nel 1989 Giuseppe Bufalini lo cedette allo Stato. Con lโ€™integritร  dei suoi arredi, il castello costituisce oggi un raro esempio di dimora storica signorile.

Villa Magherini Graziani di Celalba

Foto gentilmente concessa dal Comune di San Giustino

La villa, sorta su un preesistente fortilizio romano, fu progettata dagli architetti Antonio Cantagallina di San Sepolcro e da un certo Bruni di Roma su commissione di Carlo Graziani di Cittร  di Castello. I lavori iniziati nei primi anni del Seicento furono portati a termine nel 1616. La struttura, a pianta quadrangolare, si sviluppa su tre livelli, sormontata da una torretta di 17 metri di altezza. Il piano terra รจ decorato da archi murati al cui centro si aprono finestre e nicchie che evocano la regolaritร  di un portico. Il piano nobile รจ caratterizzato da un ampio loggiato con elegante balaustra e colonne in pietra serena. Lโ€™ingresso laterale immette nella galleria carraia, costruita con volte a botte, che consentiva lโ€™accesso al coperto delle carrozze e collegava tra di loro la casa colonica e la chiesetta dedicata alla Santa Maria Lauretana. Lโ€™edificio, che costituisce uno splendido esempio di villa nobiliare tardo rinascimentale รจ circondato da un parco di 6 ettari di superficie recentemente recuperato e nella parte frontale si puรฒ ammirare un meraviglioso esempio di giardino allโ€™italiana. Dal 1981 รจ proprietร  del Comune di San Giustino che ha provveduto al restauro funzionale dellโ€™edificio. Oggi la casa colonica รจ adibita ad attivitร  socio-culturali. La chiesetta invece รจ oggi usata dal Comune di San Giustino per la celebrazione dei matrimoni civili. I locali di villa Magherini Graziani ospitano il Museo Pliniano e dal febbraio 2016 anche la mostra permanente Iperspazio di Attilio Pierelli (Sasso di Serra S. Quirico 1924-Roma 2013). Lโ€™artista, fondatore del Movimento Artistico Internazionale Dimensionalista, ha dedicato gran parte della sua produzione alla visualizzazione del concetto di spazio relativo alla quarta dimensione geometrica e alle geometrie curve non euclidee e a Villa Magherini Graziani รจ possibile ripercorrere le diverse stagioni creative dellโ€™autore dalle Piastre inox, ai Nodi, ai Cubi attraverso cui lโ€™artista negli anni ha dialogato con lโ€™iperspazio.

Museo del Tabacco

Museo storico scientifico del Tabacco, foto gentilmente concessa dal Comune di San Giustino

รˆ uno dei sette musei italiani dedicati al Tabacco. Sorto nella sede dellโ€™ex Consorzio Tabacchicoltori di San Giustino, ad opera dellโ€™omonima Fondazione (costituitasi nel 1997), ha lo scopo di far conoscere lโ€™importanza storica che la tabacchicoltura ha avuto – ed ha – nello sviluppo sociale ed economico della zona. Nellโ€™Alta Valle del Tevere infatti la coltivazione del tabacco costituisce una tradizione che deve essere tramandata e diffusa. Non รจ un caso che proprio a San Giustino si trovi un museo dedicato al Tabacco, infatti nella penisola italiana le prime coltivazioni di una certa importanza per scopi commerciali dellโ€™erba tornabuona โ€“ cosรฌ chiamata perchรฉ i primi semi furono portati in Toscana dal vescovo Niccolรฒ Tornabuoni alla fine del Cinquecento – risalgono agli inizi del Seicento e risiedono proprio nella Repubblica di Cospaia, un piccolo territorio oggi frazione di San Giustino.

Tabacchine, foto gentilmente concessa dal Comune di San Giustino

Il museo comprende uffici, essiccatoi, sale di cernita: luoghi di grande fascino dove si rievoca una lunga storia di fatica e lavoro, ma anche di emancipazione, storia che ha avuto nelle donne del XX secolo le principali protagoniste. Le lavoratrici dei tabacchi, infatti, al pari delle operaie tessili, sono tra le prime donne che, abbandonato il tradizionale lavoro casalingo, vengono inserite nelle grandi industrie.

 

 

La Repubblica di Cospaia

 

Cospaia, oggi frazione di San Giustino, รจ lโ€™ultima localitร  a nord dellโ€™Umbria. La sua storia โ€“ la storia di un piccolissimo stato indipendente tra tre grandi potenze (lo Stato della Chiesa, il Ducato di Urbino e il Granducato di Toscana) a lungo in lotta tra loro โ€“ merita di essere raccontata. Cosimo dei Medici aveva concesso un prestito di 25.000 fiorini a Eugenio IV per il Concilio ecumenico che nel 1431 aveva indetto a Basilea, chiedendo in garanzia la giurisdizione su Borgo San Sepolcro. Alla morte del Papa il prestito non era stato restituito e cosรฌ i due Stati mandarono i loro geometri a delimitare i rispettivi confini. I geometri lavorarono senza mai vedersi e cosรฌ i toscani stabilirono i confini sul Rio della Gorgaccia, i pontifici sul Rio Ascone. Il territorio compreso dunque tra i due fiumi, la collina di Cospaia, rimase pertanto indipendente. Dal 1441 al 1826 Cospaia ยซtrascorse quattro secoli senza avere capi, o leggi, o consigli, o statuti, o soldati, o esercito, o prigioni, o tribunali, o medico, o tasse. Sopravvisse secondo il buonsenso degli anziani. Non ebbe pesi e misureยป. Perfino la posizione del parroco, che si occupava anche di tenere il registro delle anime e di fare il maestro del paese, denunciava indipendenza, egli infatti non sottostava a nessun vescovo. Lโ€™indipendenza finรฌ con lโ€™accordo dellโ€™11 febbraio 1826 con il quale Leone XII e Leopoldo I si spartivano il territorio. Cospaia il 28 giugno 1826 fece atto di sottomissione allo Stato pontificio e ogni cospaiese a โ€œrisarcimentoโ€ della perduta libertร  ebbe un papetto, ossia una moneta dโ€™argento con lโ€™effigie di Leone XII. Ancora oggi il 28 giugno di ogni anno viene celebrata la โ€œex Repubblica di Cospaiaโ€.

 

Per saperne di piรน su San Giustino

 

 

 

 

 


Storiaย – Bibliografia essenzialeย 
San Giustino, in M. Tabarrini, Lโ€™Umbria si racconta, Foligno, s.n., 1982, v. P-Z, pp. 265-269.
E. Mezzasoma, S. Giustino, in ยซPiano.Forteยป, n. 1 (2008), pp. 43-49.
S. Dindelli, Castello Bufalini. Una sosta meravigliosa fra Colle Plinio e Cospaia, San Giustino, BluPrint, 2016

Castello Bufaliniย – Bibliografia essenzialeย 
A. Ascani,ย San Giustino, Cittร  di Castello, s.n., 1977.
G. Milani-P. Bร ,ย I Bufalini di San Giustino. Origine e ascesa di una casata, San Giustino, s.n., 1998.
S. Dindelli, Castello Bufalini. Una sosta meravigliosa fra Colle Plinio e Cospaia, San Giustino, BluPrint, 2016

La Repubblica di Cospaia – Bibliografia essenzialeย 
Cospaia, in M. Tabarrini, Lโ€™Umbria si racconta, Foligno, s.n., 1982, v. A-D, p. 447.
A. Ascani,ย Cospaia. Storia inedita della singolare repubblica, Cittร  di Castello, tipografia Sabbioni, 1977.
G. Milani,ย Tra Rio e Riascolo. Piccola storia del territorio libero di Cospaia, Cittร  di Castello, Grafica 2000, 1996
E. Fuselli,ย Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane, San Giustino, Fondazione per il Museo Storico Scientifico del Tabacco, 2014