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Intervista con il giornalista esperto di olio e di enogastronomia e autore del libro โ€œLโ€™olio e gli altri ingredienti della nostra vitaโ€.

Maurizio Pescari, giornalista e scrittore, nativo di Cittร  di Castello, ha unโ€™esperienza trentennale nel settore dellโ€™olio, dellโ€™enogastronomia e dellโ€™enoturismo ed รจ una firma autorevole dellโ€™informazione dedicata allโ€™olivicoltura. Ma รจ soprattutto autore di Lโ€™olio e gli altri ingredienti della nostra vita (edito da Rubettino), un libro dedicato allโ€™olio, ma che non parla di olio. Pescari segue un filo conduttore ideale lungo il quale costruisce una storia completa e complessa, quasi romanzata, toccando gli argomenti piรน svariati: dal valore del tempo alla mezzadria, dalle tradizioni alle consuetudini, dalla spesa alla tavola quotidiana, dalla valutazione del passato alla costruzione del futuro. Il racconto รจ intervallato da storie di persone e di territori, che finiscono con una prima colazione, con lโ€™olio protagonista e conseguente ricetta.
Durante la nostra chiacchierata รจ emersa tutta la passione nel parlare di questo prodotto, in particolar modo degli olivi: ยซNon bisogna parlare di olio, ma di olivi. Stiamo perdendo gli olivi e senza di loro lโ€™olio non si faยป.

 

Maurizio Pescari

Maurizio la prima domanda รจ di rito: qual รจ il suo rapporto con lโ€™Umbria?

Sono nato a Cittร  di Castello, a sinistra del Tevere. Con lโ€™Umbria ho un rapporto che mi porta a rispettare le diversitร , non solo dialettali, ma anche di carattere. Gli umbri dal punto di vista caratteriale hanno tanto da imparare, la loro chiusura รจ una forma di autodifesa. Siamo stati sempre sottomessi e questo ci ha portato spesso a farci gli affari nostri. Da 50 anni vivo a Perugia e la cosa che mi manca di piรน รจ lโ€™improvvisata: a Perugia se si fanno le improvvisate si rischiano faide familiari e sparatorie (ride). A Perugia lโ€™improvvisata va anticipata di una settimanaโ€ฆ poi forse, si puรฒ fare! Mentre a Cittร  di Castello รจ molto piรน comune, รจ una forma culturale diversa. Detto questo, ritengo che non esista un posto piรน bello dove vivere.

 

รˆ considerato uno dei maggiori esperti di olivicoltura: come e quando รจ nata questa sua passione?

La mia passione รจ nata circa 27 anni fa quando con Marco Caprai abbiamo iniziato a organizzare eventi di valorizzazione e promozione dei prodotti umbri in giro per il mondo. Marco Caprai inventรฒ (cโ€™ero anche io con lui) Frantoi Aperti e siamo stati i primi a portare Cantine Aperte in Umbria nel 1995. Il mio interesse per questo mondo รจ legato anche allโ€™incontro con una persona: Alfredo Mancianti (aveva un frantoio a San Feliciano sul Trasimeno, ma viveva sul lago Maggiore), con i suoi racconti che giravano intorno allโ€™olio, ma che non parlavano mai di olio, mi ha appassionato alla cultura dellโ€™olivo piรน che a quella dellโ€™olio stesso. Poi il caso ha voluto che iniziassi a collaborare con il Corriere della Sera, dove curavo una rubrica su questo prodotto. Da qui tutto รจ iniziato.

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Quanto รจ importante lโ€™economia dellโ€™olio, in particolare in Umbria? Come puรฒ migliorarsi?ย  ย 

Il giro dโ€™affari nel modo dellโ€™olio non lo fa la natura, ma la testa della gente. Occorre utilizzare il territorio e caratterizzarlo; serve fare comunicazione e creare un profilo identitario per rendere il prodotto unico. Lโ€™olio รจ olio per tutti. Non bisogna limitarsi a vendere la bottiglia, ma si deve coinvolge lโ€™acquirente raccontando la storia, รจ favorevole essere simpatici e ben disposti, e creare un brand: in questo modo il prodotto diventa unico e si puรฒ stabilire il prezzo. Poi รจ compito del produttore andare a cercare chi รจ disposto a pagare quel prezzo, non si puรฒ stare sulla porta del frantoio e aspettare che qualcuno passi. Gli olivicoltori devono capire che non possono essere solo agricoltori, devono diventare imprenditori, come รจ accaduto con il vino. I viticoltori si sono evoluti. Se non in rarissimi casi, nel mondo dellโ€™olio parliamo soltanto di agricoltori: loro vogliono vendere il prodotto il prima possibile, mentre lโ€™imprenditore lo incarta, lo cura, lo abbellisce e crea unโ€™identitร . Tutti compriamo un vino perchรฉ vogliamo quel vino (il Sagrantino di Caprai o il Sangiovese di Lungarotti) con lโ€™olio questo spesso non avviene.

 

โ€œLโ€™olio e gli altri ingredienti della nostra vitaโ€ (edito da Rubettino) รจ il titolo del suo libro uscito nel 2021: quali sono gli ingredienti della sua vita?

La famiglia, il cane, il gatto e ovviamente lโ€™olio.

 

รˆ un libro dedicato allโ€™olio dove non si parla mai di olio: ci spieghi meglio.

รˆ un libro dedicato allโ€™olio, ma non cโ€™รจ scritto una varietร  o un sistema di estrazione, non nomino un nome, nรฉ un profumo. Non bisogna parlare di olio, ma di olivi. Stiamo perdendo gli olivi e senza di loro lโ€™olio non si fa. In Umbria il 50% di questi alberi รจ abbandonato perchรฉ i proprietari non sanno dare redditivitร  alla loro produzione, non sanno fare gli imprenditori e quindi, visto che la gestione costa cara, preferiscono comprare olio da altre parti per poi imbottigliarlo. In questo modo le piante muoiono e con loro muore anche il nostro paesaggio. Lโ€™Umbria รจ ricoperta da olivi, sono una bellezza che va oltre il prodotto alimentare e per questo รจ fondamentale preservarli e valorizzarli. Lo ripeto: quello che manca รจ il rispetto per lโ€™olivo.

 

Questo perchรฉ accade?

Perchรฉ costa caro mantenere queste piante e spesso chi le possiede non รจ capace di fare lโ€™imprenditore. Prima cosa dobbiamo dire che lโ€™olivo non fa olio, perchรฉ se lo facesse, lโ€™albicocco farebbe la marmellata. Lโ€™olivo ci mette a disposizione dei frutti, che se finiscono in mani capaci, danno un buon prodotto.

 

Pensa ancora che manchi una cultura dellโ€™olio?

In Italia manca lโ€™insegnamento dellโ€™olivicoltura e dellโ€™elaiotecnica; anche nelle scuole superiori specializzate e nelle Universitร  di Agraria questi corsi sono molto rari o del tutto assenti. Non cโ€™รจ una cultura dellโ€™olio nonostante questo sia un prodotto molto presente: in Umbria basta aprire una finestra per vedere un albero di olivo. Scommetto che anche lei ne vede uno da casa sua! Inoltre, lโ€™olio, che viene prodotto a livello domestico, รจ spesso realizzato secondo le consuetudini della mezzadria, presente in Italia fino a 60 anni fa. I nostri padri e i nostri nonni raccoglievano le olive a novembre o dicembre perchรฉ puntavano ad alte rese, la prioritร  era il profitto, questo purtroppo รจ rimasto ancora oggi. Allโ€™epoca aveva senso, oggi no. Questo va a discapito della qualitร .

 

รˆ per questo che secondo lei lโ€™olio buono occupa oggi solo il 3% del mercato in Italia?

Non รจ del tutto vero. In casa tutti abbiamo una bottiglia di olio, ma il 90% di noi compra quello che costa meno, solo il 10% va alla ricerca delle caratteristiche di fondo. Lโ€™olio non รจ tutto uguale, ogni prezzo corrisponde a una qualitร . Il prodotto che si acquista al supermercato รจ meno caro, ma non vuol dire che sia cattivo: sfido chiunque a fare un olio migliore e farlo pagare a quel prezzo.

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Che voto dร  alla produzione umbra?

Quella buona รจ buona.

 

 

Dia dei suggerimenti a noi comuni mortali per riconoscere un buon olio.

Lโ€™odore. Un buon olio ha un buon odore. Va specificato perรฒ che ogni olio รจ diverso: in Italia ci sono 538 varietร  di olive e ognuna dร  vita a un prodotto differente. Non dico che si deve saper riconoscere qual รจ il piรน buono o il meno buono, ma si deve capire che sono diversi tra loro. Poi entra in gioco il gusto personale che ci orienta verso quello piรน adatto al nostro palato. Dico sempre: quando si va in giro per il mondo, invece di riportare a casa una calamita da attaccare al frigorifero, riportate una bottiglia dโ€™olio.

 

Dopotutto รจ un compagno molto presente nella vita degli italiani…

Assolutamente. Non esiste una casa dove non cโ€™รจ una bottiglia dโ€™olio. Mi arrabbio quando sento dire in televisione: ยซUsate poco olioยป. Usate poco olio scadenteโ€ฆ quello buono mettetelo.

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Per concludere la nostra chiacchierata: qual รจ la prima cosa che le viene in mente pensando allโ€™Umbria? Non mi dica lโ€™olivo…

Piazza di Sopra a Cittร  di Castello, ma anche Assisi: tutti pensano che sia bella ammirata da sotto – ed รจ vero – ma avete mai guardato lโ€™Umbria da Assisi? รˆ bellissima!

Narni รจ il grazioso borgo che ha dato i natali al condottiero Gattamelata, che allโ€™etร  di quarantโ€™anni e nel bel mezzo della sua professione nei campi di battaglia, desiderรฒ tanto prendere moglie e metter su famiglia.

Lโ€™Umbria รจ stata una regione ricca di condottieri, basti ricordare Braccio da Montone, Ascanio della Corgna, Baldo degli Ubaldi, Boldrino da Panicale, Bartolino da Terni, Bartolomeo dโ€™Alviano.

I condottieri erano delle vere e proprie guide carismatiche, capi illuminati e talvolta feroci. Spesso guidati da sete di potere o dallโ€™amor di patria erano tutti dotati di una prepotente forza suggestiva abbracciata a innegabili capacitร  tattiche, strategiche e logistiche. I loro valori erano, inoltre, lโ€™onestร , il coraggio, la forza e la fedeltร  presso il proprio signore. Se chiudo gli occhi e provo a immaginare l’azione di un condottiero, altro non vedo che un campo di battaglia su cui spicca un uomo solo al comando padrone delle vite ai suoi ordini.

Erasmo Stefano da Narni, detto il Gattamelata

Erasmo da Narni detto il Gattamelata

Senza dubbio, uno dei condottieri e capitani di ventura umbri piรน famosi e piรน abili, fu Erasmo Stefano da Narni, detto il Gattamelata. Nato a Narni nel 1370 gli fu attribuito il nomignolo Gattamelata per ยซla dolcezza dei suoi modi insieme a grande astuzia e furberiaยป, come ricorda il biografo narnese Giovanni Eroli, ยซe pel suo parlare accorto e mite dolce e soaveยป. Si formรฒ alla scuola di Braccio da Montone e durante la sua intensa carriera di uomo dโ€™armi partecipรฒ a numerose e importanti azioni che lo videro protagonista soprattutto in Lombardia e in Veneto. Rimasto infermo nel 1440, si ritirรฒ a Padova dove morรฌ il 16 gennaio 1443. Trentatrรฉ anni prima si era sposato con Giacoma da Leonessa.

Sentimenti contrastanti

Leggendo Erasmo Gattamelata da Narni โ€“ Suoi monumenti e sua famiglia del biografo Giovanni Eroli, possiamo immergerci nei sentimenti e nellโ€™atmosfera che spinsero il nostro condottiero a prendere moglie. Interessante la descrizione della sua fidanzata, i costumi per le nozze e tutto quanto ruotรฒ intorno al matrimonio.
Nel capitolo II del suddetto libro, Giovanni Eroli descrive la vita del guerriero: ยซ…sempre agitata, tempestosa, piena di fatica, di disagi, di amarezze e doloriยป. Queste caratteristiche, associate alle vittorie e al guadagno economico, rallegrano e lusingano il condottiero, ma contemporaneamente hanno un risvolto negativo che cosรฌ viene descritto: ยซ…il continuo nutrirsi di odio e di sangue avvelena facilmente la contentezza dellโ€™animo suoยป.
Cosรฌ inizia a germogliare, nelle mente e nel cuore del Gattamelata, il bisogno di amare e di essere amato, la necessitร  di avere un rapporto autentico e profondo. In lui si fa strada sempre piรน forte il bisogno di ricevere attenzione, cura e gentilezza, piรน in generale amore.
Ha desiderio di sperimentare lโ€™opposto della battaglia, del sangue, della morte, ha voglia di coinvolgersi nei sentimenti di pace, serenitร  e quiete. Scrive Eroli: ยซA niuno meglio che a lui conviensi una donna di cuor gentile, dilicato, sensibile, buonoยป.

 

Monumento equestre a Padova in bronzo raffigurante il condottiero

Il matrimonio

Questo bisogno si concretizzรฒ nel 1410, anno in cui il Gattamelata sposรฒ Giacoma da Leonessa. Suggestiva la descrizione di quella comunanza di sentimenti che possiamo intendere come empatia, come capacitร  di comprendere i processi psichici dell’altro: ยซAveva adescato una giovane avvenente ingegnosa, di gentile stirpe, fornita dโ€™ogni bel costume, nomata Giacoma di messer Antonio Bocarini Brunori da Leonessa. […] ella aveva quรฉ medesimi sentimenti di religione e di virtรน, che governavano lโ€™animo dellโ€™amante, perciรฒ piacque a costui quale compagna, la desiderรฒ, la chiese e la ottenne facilmente. Stante la bellezza reciproca, lโ€™indole e virtรน conforme, tutti presagiron felice questo nodo; e lo fu in realtร , perchรฉ un amore intimo animรฒ sempre e fiorรฌ loro vitaยป.
Il matrimonio fu celebrato in modo solenne, gli invitati, tutti di alto grado sociale, gareggiarono in magnificenze e lusso. Gli addobbi furono sfarzosi e i banchetti opulenti con tanto di paggi e menestrelli vari a far da cornice alla cerimonia. Giovanni Eroli descrive cosรฌ anche la partecipazione, discreta e di lato, del popolo: ยซAlle nozze dei Signori prendea volentieri parte anche il popolo, il quale dร  suoi festosi plausi ed auguri traeva qualche guadagno o in doni di confetture o denaro, e talvolta divertivasi in pubblici spettacoli, come sarebbero giostre, corse, tornei, balli, commedie e che so ioยป.
Giacoma era meravigliosa ed emozionata nel ricevere da parenti e amici complimenti, auguri, dolci parole, fiori, doni, canti e suoni. Tutti gli invitati ยซbrillavano per fulgide gioie, per aurei vezzi, per abiti di broccato di tocca dโ€™oro o di argento, o veramente di raso e velluto di colore vario garbatamente recamati a studio in oro argento e setaยป.

Un altro aspetto importante del matrimonio e in particolare per la sposa e per la casa dove entrava erano rappresentati dal corredo e dalla dote. Il Gattamelata ebbe ricco il primo ma misera la seconda quantificata in 500 ducati in oro. Questa era un poโ€™ la regola del tempo, dove conveniva mantenere una dote povera per non impoverire la famiglia. ยซDa due belli robusti virtuosi giovani, caldissimi dโ€™amoreยป, narra il biografo ยซnon potean nascere che figli belli vigorosi e buoni. In fatti al Gattamelata ne vennero da Giocoma sei, lโ€™uno piรน bello e virtuoso dellโ€™altro, cioรจ un maschio e cinque femmineยป. Verrebbe da dire che tutti vissero felici e contenti; e cosรฌ fu!
Due artisti del calibro dello scultore Donatello e del pittore Giorgione ci hanno lasciato due opere di immenso valore raffiguranti Il Gattamelata. In piazza del Santo a Padova รจ posto un monumento equestre in bronzo raffigurante il condottiero, mentre presso il museo degli Uffizi a Firenze รจ presente Ritratto di guerrierio con scuderio.

 

Veduta di Narni

Narni: brevi cenni storici

Intorno al 300 a.C., lโ€™antica Nequinum degli Umbri fu conquistata dai Romani che ne fecero, col tempo, un importante Municipio con il nome di Narnia. In latino nequeo significava non posso e per i Romani ciรฒ era di cattivo auspicio, e cosรฌ fu cambiato il nome anche per la presenza del fiume Nera, Nar (in latino), Nahar (in antico umbro).

Dopo un periodo turbolento dellโ€™Alto Medioevo, la cittร , nellโ€™XI secolo, visse un periodo di potenza e ricchezza fino a quando non fu sottomessa nel 1174 da Federico Barbarossa. Nei secoli successivi Narni รจ protagonista di turbolente vicende che videro protagonisti anche il Ducato di Spoleto, il cardinale Albornoz, il re di Sicilia Ladislao e Carlo V. Lโ€™instabilitร  durerร  fino al XVII secolo quando entrรฒ a far parte dello Stato Pontificio sotto il cui dominio, salvo la parentesi napoleonica, rimase fino al 2 ottobre del 1860, giorno dellโ€™annessione al Regno di Vittorio Emanuele II.

 

Narni sotterranea

Perchรฉ visitare Narni

Narni conserva un ricchissimo patrimonio accumulato in secoli e secoli di storia. La sua posizione, strategica nei secoli passati per la buona navigabilitร  del fiume Nera, la rende oggi un poโ€™ fuori mano, ma nonostante ciรฒ รจ un borgo umbro tutto da scoprire. Dellโ€™epoca romana rimangono il grandioso ponte di Augusto, il ponte Cardona e lโ€™acquedotto della Formina.
Del periodo medievale abbiamo la cattedrale di San Giovenale, le chiese di San Domenico e di Santa Maria Impensole. Interessanti anche le chiese di Santโ€™Agostino e di San Francesco. Una delle piazze piรน belle dellโ€™Umbria la troviamo proprio a Narni ed รจ la piazza dei Priori: situata nella parte piรน alta della cittร , รจ incantevole con il suo palazzo dei Priori, la torre civica con la loggia del banditore e il Palazzo del Podestร . Oltre che in superficie la cittร  riserva sorprese emozionanti anche nel sottosuolo con il percorso della Narni sotterranea, un insieme di ipogei, scoperti soltanto recentemente, come acquedotti, cisterne, cunicoli e anche una sala delle torture risalente al periodo dellโ€™Inquisizione. Da non dimenticare, per le buone forchette, che Narni si trova nel cuore della zona del tartufo nero.

Intervista con la docente e ricercatrice ternana, inserita tra le 1000 scienziate del mondo e nominata nel 2022 Foreign Adjunct Professor in geriatria traslazionale presso il Karolinska Institutet di Stoccolma.

Le eccellenze che rendono lโ€™Umbria eccellente nel mondo. La professoressa Patrizia Mecocci, ternana DOC, รจ una di queste. Per scrivere il suo curriculum servirebbero pagine e pagine, tanti sono i riconoscimenti, le ricerche e le pubblicazioni realizzate. Proverรฒ a riassumere per voi. La professoressa รจ una scienziata esperta degli aspetti clinici e biologici dellโ€™invecchiamento; รจ autrice, anche in collaborazione con prestigiosi centri di ricerca internazionali, di oltre 350 articoli scientifici e 30 monografie e capitoli di libri.

Oggi รจ a capo della Struttura Complessa di Geriatria dellโ€™Azienda Ospedaliera di Perugia ed รจ direttrice del Dipartimento di Medicina Interna e Medicina Specialistica 1, oltre a essere Professore Ordinario di Gerontologia e Geriatria dellโ€™Universitร  degli Studi di Perugia.
Nel 2022 il Comitato Scientifico del Karolinska Institutet di Stoccolma lโ€™ha nominata Foreign Adjunct Professor in geriatria traslazionale, titolo attribuito a ricercatori con pubblicazioni di alto livello e riconosciuti come leader nel loro settore.
A fine 2023 รจ stata riconosciuta fra le mille migliori scienziate del mondo (26esima tra le ricercatrici italiane e 925 esima a livello mondiale) nella classifica stilata da Researach.com, una delle principali piattaforme accademiche che valuta i migliori ricercatori sulla base delle loro pubblicazioni. ยซรˆ un riscontro concreto del tanto lavoro fatto in questi anni. Inoltre, รจ anche una rivincita per le donneยป. Una carriera e un percorso di vita che fanno impallidire molti e che lโ€™hanno resa una figura di spicco, sia in Italia sia allโ€™estero.
Abbiamo parlato con lei di tanti argomenti, alcuni anche un poโ€™ fuori dagli schemi โ€“ dalla musica allo sport, dalle sue passioni ai diversi incarichi, fino ai suoi ultimi studi e al ruolo che le donne hanno nel mondo accademico – per conoscere Patrizia, non solo la professoressa Mecocci.

 

Professoressa Patrizia Mecocci

 

Professoressa la prima domanda รจ di routine: qual รจ il suo rapporto con lโ€™Umbria?

Penso che sia la regione piรน bella dโ€™Italia. Amo molto lโ€™Umbria, la sua storia e la sua arte. รˆ stata la bellezza del panorama di Assisi – che vedevo dal mio vecchio studio quando lโ€™ospedale era ancora a Monteluce โ€“ a farmi lasciare gli Stati Uniti: lavoravo allโ€™Universitร  di Harvard e mi era stato offerto un contratto, perรฒ il richiamo di questo territorio รจ stato piรน forte. Forse il mio rapporto con lโ€™Umbria mi ha un poโ€™ tarpato le ali, magari la mia carriera sarebbe stata ancora piรน brillante se fossi rimasta negli Stati Uniti. Oppure no. Nella vita bisogna convincersi che le decisioni che si prendono sono quelle giuste, non serve avere rimpianti.

 

รˆ stata inserita tra le 1000 scienziate del mondo. La prima cosa che ha pensato quando ha ricevuto la notizia?

Non lo immaginavo assolutamente e per questo sono stata molto felice. รˆ un riscontro concreto del tanto lavoro fatto in questi anni, perchรฉ nella vita non sempre lโ€™impegno viene riconosciuto dagli altri e dalla societร . Inoltre, รจ anche una rivincita per le donne.

 

A tal proposito il suo commento dopo la nomina รจ stato: โ€œQuesto risultato mi porta a sperare che ci siano in futuro sempre piรน donne coinvolte come leader nellโ€™attivitร  di ricerca e che possano ottenere un sempre maggiore e meritato riconoscimento al loro impegnoโ€. Siamo ancora lontani dal renderlo normalitร ?

Siamo un poโ€™ meno lontani di quando ho iniziato la mia carriera. Ancora oggi purtroppo โ€“ ciรฒ mi fa ridere e allo stesso tempo arrabbiare – articoli pubblicati su prestigiose riviste scientifiche come Science o Nature hanno molto spesso la firma finale di un uomo, nonostante il lavoro di ricerca e il laboratorio sia stato portato avanti interamente da donne. Il senior, il capoprogetto, ancora oggi รจ quasi sempre un uomo; ci dovrebbero essere piรน donne a ricoprire questo incarico.

 

Secondo lei perchรฉ accade questo?

Perchรฉ gli uomini stanno in cima alla piramide, poi sotto ci sono le donne. Il vertice รจ ancora maschile. Penso perรฒ che diventerร  presto femminile perchรฉ, nellโ€™area biomedica le donne prevalgono come numero. Per cui sono convinta che โ€“ visto che i numeri sono dalla nostra parte – si romperร  il famoso tetto di cristallo.

 

In quanto donna si รจ dovuta impegnare maggiormente rispetto a un uomo per raggiungere i risultati che ha ottenuto? Ha avuto mai questa sensazione?

Assolutamente sรฌ. Se un uomo deve dimostrare di essere bravo, una donna deve dimostrare di essere molto brava: occorre sempre qualcosa in piรน. Quello che posso dire di positivo รจ che, nel mio percorso lavorativo, ho avuto pochi intralci, penso ai miei maestri che mi hanno lasciato libera di andare a fare ricerca dove volevo. Sono stata molto autonoma e questo รจ stato un grande vantaggio. Non tutte le mie colleghe hanno avuto โ€“ e hanno – queste possibilitร .

 

Cโ€™รจ lo studio di cui รจ piรน orgogliosa? Un traguardo di cui va piรน fiera?

Sicuramente lo studio che ho realizzato negli Stati Uniti: una ricerca veramente innovativa. Ho studiato una molecola che allโ€™epoca โ€“ parliamo del 1992/93 – non si trovava in commercio, quindi lโ€™ho sintetizzata da sola come fossi un chimico. Mi sono dovuta arrangiare, mi sembravo Maga Magรฒ (ride). Perรฒ alla fine, dopo mesi di fallimenti, ci sono riuscita, e questo per me รจ stato motivo dโ€™orgoglio. Ricordo ancora che, per 4-5 mesi, durante gli incontri con i ricercatori e con il professore referente, non riuscivo a presentare nessun risultato, mi sentivo umiliata e incapace; poi quando le cose hanno cominciato a funzionare e ho concluso lo studio รจ stata per me una grande soddisfazione, soprattutto perchรฉ avevo fatto tutto da sola.

 

Ha avuto sviluppi concreti questa ricerca?

Si รจ sviluppata nello studio del ruolo dello stress ossidativo nellโ€™invecchiamento cerebrale, nellโ€™invecchiamento in genere e nelle demenze. Da lรฌ poi sono partiti diversi studi.

 

A che punto รจ oggi la ricerca sullโ€™invecchiamento cerebrale e sulle malattie degenerative?

In questo momento ci stiamo focalizzando sugli aspetti legati alla senescenza che รจ il nucleo base di tante patologie cronico-degenerative come lโ€™Alzheimer, i tumori, lโ€™insufficienza respiratoria o lo scompenso cardiaco. Queste patologie si manifestano maggiormente con lโ€™invecchiamento, quindi il nostro scopo รจ quello di studiare dei marcatori attraverso il sangue per individuare i soggetti che avranno un invecchiamento piรน rapido (di conseguenza un elevato rischio di patologie cronico-degenerative) per provarne a fermare o rallentare lo sviluppo con farmaci giร  presenti in commercio o con molecole naturali.

 

Nessuno vuole invecchiare. Esistono pratiche quotidiane per ritardare lโ€™invecchiamento cerebrale?

Ci sono degli studi e dei gruppi di ricerca svedesi e finlandesi, con i quali collaboriamo, che stanno portando avanti dei progetti fondati sulla prevenzione della fragilitร . Si basano su esercizi di attivitร  fisica e di attivitร  di stimolazione cognitiva, come i giochi che tengono attivo il cervello. Inoltre, รจ importante favorire la socializzazione e la socialitร , bisogna stare in compagnia, e occorre optare per unโ€™alimentazione ricca di frutta, verdura, pesce e bere molta acqua. Una dieta il piรน equilibrata possibile perchรฉ spesso, invecchiando, le persone tendono ad alimentarsi male: penso agli anziani che la sera mangiano caffรจ dโ€™orzo, latte e biscotti, e questo non รจ salubre.

 

La professoressa con il suo gruppo di lavoro

 

Preferisce il laboratorio, la corsia o le aule universitarie?

Il top per me รจ la ricerca, mi dร  tanta soddisfazione. Mi piace anche la corsia perchรฉ ti mette in relazione con le persone e sโ€™impara tanto; il difficile perรฒ รจ soddisfare le aspettative dei pazienti e dare loro le risposte giuste di cui hanno bisogno. Trovo interessante anche la didattica, solo che negli ultimi anni si percepisce molto un atteggiamento di diffidenza verso i docenti e si รจ creata unโ€™atmosfera molto basata sui giudizi, dei professori verso gli studenti e degli studenti verso i professori. Si ha la sensazione di vivere sempre sotto esame che svaluta quello che รจ il vero ruolo dellโ€™Universitร . Mi spiego. Il nucleo non รจ solo superare test o verifiche, ma creare un rapporto fra studenti e docente, in modo tale che questโ€™ultimo trasmetta e condivida ciรฒ che ha imparato nel corso della sua vita; invece nellโ€™aria spesso si respira solo lโ€™incubo dellโ€™esame, di finire il corso nel piรน breve tempo possibile, del rapporto con il docente spesso percepito solo come un esaminatore. Ciรฒ impoverisce tutto, mentre lโ€™Universitร  deve essere un luogo dove le diverse generazioni si relazionano e scambiano idee. Mi piacerebbe tanto che docenti e studenti sentissero lโ€™Universitร  come un luogo di cultura e non un esamificio.

 

Chi รจ Patrizia quando si toglie il camice? Cosa le piace fare?

Mi piace leggere romanzi, studiare storia e storia dellโ€™arte, visitare musei, mostre, andare al cinema e a teatro. Apprezzo tutto ciรฒ che รจ artistico anche se non so assolutamente disegnare o dipingere. Adoro anche viaggiare, scoprire altri Paesi e altre persone.

 

Nella sua vita non puรฒ fare a meno diโ€ฆ

Della musica e degli amici.

 

Ora sono curiosa: che musica ascolta?

Di tutto: dalla classica al rock degli anni โ€™80-โ€™90. Mi piace il cantautorato italiano, mentre tra le nuove generazioni rock apprezzo i Greta Van Fleet: a luglio saranno in concerto a Mantova, se ce la faccio mi piacerebbe andare.

 

La professoressa Mecocci durante un viaggio in Bolivia

 

Ho letto che รจ anche appassionata di calcio: per che squadra tifa?

Tifo Ternana e Inter, ma le seguo meno perchรฉ il calcio di oggi รจ deludente. I giocatori cambiano continuamente casacca per cui non sai mai se quel giocatore gioca con la tua squadra o con la squadra avversaria, ascoltare una partita alla radio diventa difficile. รˆ un mondo gonfiato e pieno di soldi, per questo non mi diverte piรน, perรฒ fino a una decina di anni fa mi piaceva molto.

 

รˆ vero che da piccola era la mascotte della Ternana?

Fino alla terza media sono stata una mascotte delle Fere e ho continuato a seguire la Ternana anche per tutto il periodo del liceo, andavo allo stadio. Poi, durante lโ€™universitร  ho rallentato. Ora seguo molto la pallavolo e il rugby.

 

Tifa per la Sir, anche se รจ di Perugia?

Sรฌ, se vince sono contenta. Quando una squadra รจ forte le si deve comunque riconoscere i meriti (ride).

 

Lo fa ancora lโ€™album delle figurine?

Adesso non piรน, ma da ragazzina facevo lโ€™album dei calciatori.

 

Ha realizzato i suoi sogni? Quando era bambina giร  si immaginava medico? ย 

Giร  a quattro anni dicevo a tutti che da grande avrei fatto il medico, mentre non pensavo assolutamente alla carriera accademica. Quella รจ iniziata in modo casuale con lโ€™opportunitร  di fare un dottorato di ricerca subito dopo la laurea, prima in Svezia e poi negli Stati Uniti. Questo mi ha svoltato la vita. Tutti dovrebbero provare ciรฒ che gli piace, per questo non trovo giusto il test dโ€™ingresso alla facoltร  di Medicina, che spesso blocca i sogni di un diciottenne. Un giovane dovrebbe iniziare gli studi, poi se capisce che non รจ la strada giusta, smette o cambia facoltร .

 

Non crede che i test possano fare una scrematura?

I test dโ€™ingresso non selezionano i migliori, lo dico da docente che ha visto arrivare alla laurea anche persone mediocri. Spesso mi chiedo come abbiano fatto a superare lโ€™ammissione: questo dimostra che il test non seleziona i migliori, la meritocrazia รจ ben altro.

 

Quale consiglio darebbe ai ragazzi, in particolar modo alle giovani donne, che vogliono intraprendere il suo mestiere?

Di avere costanza, di non farsi sottomettere da nessuno. Se si ha unโ€™idea buona va portata avanti, non avere paura di sbagliare e non mollare alla prima difficoltร . Bisogna andare avanti con competenza e studiare. Inoltre, smetterla di pensare sempre che ci sono quelli piรน fortunati o piรน raccomandati.

 

Proprio come faceva Pietro Mennea. รˆ ancora lui il suo mito o รจ cambiato?

No, รจ sempre lui. Mennea aveva una struttura fisica alla quale non avresti dato un soldo di fiducia. Lui perรฒ si รจ allenato con costanza e tenacia, e ha trasformato il suo fisico mingherlino. รˆ una persona che ha detto: ยซSe io voglio, possoยป. Non รจ sempre detto che questo riesca a tutti, perรฒ lui ha dimostrato che se si vuole qualcosa si puรฒ ottenere. Era anche una persona molto intelligente perchรฉ ha conseguito – se non sbaglio – quattro o cinque lauree.

 

Lei si รจ rivista in questo atteggiamento?

Lui รจ un livello molto superiore (ride). Pensi, ogni volta che rivedo le sue gare mi commuovo.

 

Ultima domanda: qual รจ la prima cosa che le viene in mente pensando allโ€™Umbria?

Lโ€™Umbria รจ una regione bellissima, straordinaria e unica, ma si visita con difficoltร  perchรฉ non ha buoni collegamenti stradali e ferroviari e su questo si deve impegnare di piรน. I turisti che vengo qui, vedono dei posti unici, ma compiono unโ€™impresa titanica. Va resa piรน fruibile.

Dal 10 marzo al 9 giugno 2024 la Galleria Nazionale dellโ€™Umbria dedica una grande mostra al Maestro di San Francesco, figura misteriosa dellโ€™arte italiana di cui ancora oggi si ignora lโ€™identitร .

Lโ€™enigmatico Maestro che ha lavorato nel Centro Italia รจ fra gli artisti piรน emblematici del Duecento, dopo Giunta Pisano e prima di Cimabue.

La mostra, Lโ€™enigma del Maestro di San Francesco. Lo stil novo del Duecento umbro, ne rivela il talento e lโ€™ascendente attraverso una preziosa collezione di sessanta opere, molte di ritorno in Umbria per la prima volta da prestigiose istituzioni museali italiane ed estere come il Louvre di Parigi, la National Gallery di Londra, il Metropolitan Museum di New York e la National Gallery di Washington. Attraverso una suggestiva esposizione la GNU invita i suoi visitatori a compiere un affascinante viaggio nello stil novo del Duecento umbro.

 

Il percorso espositivo include anche molte altre opere dello stesso periodo e di autori comprimari a testimoniare lโ€™influenza del Maestro e la ricca polifonia creativa di un secolo di rivoluzioni culturali e religiose che proprio nella terra di San Francesco trova una zona dโ€™elezione per esprimersi.

 


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รˆ curioso che una delle feste piรน sentite e festeggiate del mondo sia collegata non solo alla misteriosa agiografia del santo da cui trae il nome, ma che la figura stessa del martire sia ancora, in larga parte, confusa con quella di altri santi omonimi, generando una confusione non trascurabile sullโ€™origine della festa e sulla diffusione fino ai giorni nostri. Ma andiamo per ordine.

Le fonti ci dicono che un certo vescovo Valentino, nato a Interamna Nahars (lโ€™odierna Terni), venne convocato a Roma dal filosofo greco Cratone affinchรฉ ne curasse il figlio Cerimone, affetto da una grave patologia neurologica. Sembra che Valentino godesse della fama di taumaturgo perchรฉ, qualche tempo prima, aveva curato con successo un giovane nelle stesse identiche condizioni.

La guarigione di Cerimone spinge tutta la sua famiglia a convertirsi al Cristianesimo; si convertono anche alcuni discepoli di Cratone, tra cui Abbondio, figlio del Prefetto Furioso Placido. A quel punto interviene il Senato, che fa arrestare nel bel mezzo della notte Valentino e, di nascosto, lo fa giustiziare. La stessa fine fanno tre dei suoi discepoli che, nel riportarne le spoglie a Terni, vengono fatti arrestare e giustiziare dal Magistrato locale.

 

chiese di terni

Basilica di San Valentino

 

Altri dettagli, come la data della morte (14 febbraio) e la cittร  di sepoltura (Terni), si ritrovano in un documento ufficiale della Chiesa chiamato Martyrologium hieronymianum (V-VI secolo), mentre nella Passio Sancti Valentini episcopi et martiri (VI sec.) si indugia sui dettagli relativi alla tortura e alla morte per decapitazione. Le fonti ci permettono di ricostruire lโ€™epoca in cui avviene la vicenda, presumibilmente tra il 346 e il 347, in piena etร  post-costantiniana. Questo spiegherebbe anche lโ€™agire di nascosto: i magistrati non avevano piรน la facoltร  di perseguire legalmente i cristiani. Il vescovo e suoi discepoli furono poi sepolti sulla collina di Terni, al LXIII miglio della via Flaminia; qui sorse in seguito una basilica che, dopo essere stata distrutta e ricostruita piรน volte, รจ ricordata per aver ospitato lโ€™incontro, nel 792, tra Papa Zaccaria e il re longobardo Liutprando, che cosรฌ donรฒ alla Chiesa di Roma numerose cittร , tra cui Sutri. Il luogo fu scelto proprio perchรฉ i Longobardi tenevano in grande considerazione le capacitร  taumaturgiche che avevano accompagnato la figura del santo in vita come nella morte.

La basilica, cosรฌ come la vediamo oggi, รจ frutto di una ricostruzione seicentesca fatta a seguito della rivalutazione delle figure dei primi martiri fatta da Papa Paolo V. Vennero infatti promossi degli scavi per recuperare le spoglie di Valentino, che riposarono per circa tredici anni nella cattedrale di Terni, in attesa che i lavori di ristrutturazione venissero terminati. Oggi sono conservate in unโ€™urna posta sotto lโ€™altare.

 

San Valentino

La storia dโ€™amore tra Sabino e Serapia

Non lontano dalla basilica, vi รจ anche una necropoli, detta delle Acciaierie. Nel 1909 vi fu ritrovato un sarcofago bisomo, cioรจ con due corpi, il cui corredo funerario presentava, tra le altre cose, anche due braccialetti intrecciati. Qualcuno lo interpretรฒ come il simbolo dellโ€™amore eterno di due figure molto apprezzate dalla tradizione popolare, ovvero Sabino e Serapia che, con la benedizione di Valentino, si sarebbero amati per sempre. Da qui qualcuno ha fatto derivare lโ€™associazione tra il Santo e la festa degli innamorati. In realtร  le analisi hanno dimostrato che si tratta dei corpi di due bambine, antecedenti di 8 secoli rispetto a San Valentino: la loro tomba รจ stata ricreata completamente allโ€™interno della sezione archeologica del CAOS (Centro Arti Opificio Siri).

Lโ€™altro Valentino

In realtร  della figura di Valentino sappiamo davvero poco, soprattutto se pensiamo ai casi di omonimia e alle tante e controverse teorie secondo cui sarebbe diventato il patrono degli innamorati. Si รจ parlato infatti anche di un altro Valentino, martirizzato sempre il 14 febbraio, che perรฒ era un prete di Roma. Le date perรฒ non corrisponderebbero: sembra che la vicenda del Valentino romano si sia svolta sotto lโ€™impero di Gallieno, tra il 253 e il 268, e che il suo corpo sia stato inumato ai piedi dellโ€™attuale collina dei Parioli. Cosรฌ, per diverso tempo, gli studiosi hanno ritenuto che si trattassero semplicemente di due persone diverse.

Per altri, invece, lโ€™appellativo di santo sarebbe stato dato al finanziatore della basilica soprastante la catacomba di San Valentino, a Roma: era prassi comune, infatti, ringraziare i benefattori con appellativi altisonanti, come nel caso di Santa Prassede o di Santa Cecilia. Solo recentemente รจ stata accolta lโ€™idea che i due Valentino siano stati in realtร  la stessa persona, il cui culto si sarebbe diffuso da Roma fino alla cittร  natale del santo, non cosรฌ distante, dove i concittadini lo avrebbero tributato del titolo di episcopus.

Lo zampino degli inglesi

Questo perรฒ non spiega come abbia fatto un santo, famoso per le sue capacitร  di guaritore, a diventare il patrono degli innamorati. Per alcuni la Festa di San Valentino deriverebbe dai Lupercalia, festeggiamenti sfrenati afferenti alla venerazione del dio pagano della fertilitร  Luperco, che cadevano il 15 di febbraio. Nel 496 d.C. Papa Gelasio decise di trasformare la connotazione dei festeggiamenti in modo da renderla piรน aderente alla morale cristiana e di anticipare tutto al 14, cosรฌ che coincidessero con il giorno dedicato a San Valentino. Questa tradizione venne rinforzata dai Benedettini, i primi custodi della basilica ternana, ma fu consacrata da una cultura che potremmo definire di massa โ€“ sebbene ante litteram – da Geoffrey Chaucher. Il poeta inglese, nella sua opera Il Parlamento degli Uccelli, associa la ricorrenza di Valentino al fidanzamento di Riccardo II dโ€™Inghilterra con Anna di Boemia e chiama il santo a sovrintendere alla ยซfesta dellโ€™amoreยป che a febbraio inoltrato sโ€™impadronisce di tutte le creature disseminate sulla Terra da madre Natura, uccelli compresi. La stessa immagine viene poi ripresa da Shakespeare e da alcuni poeti francesi, che la traghettarono verso i tempi moderni sempre piรน simile alla forma in cui la conosciamo oggi.

San Valentino in Umbria

Al Santo, in Umbria, sono dedicati diversi edifici e luoghi di culto, nonchรฉ numerosi toponimi. Uno di questi รจ San Valentino della Collina, frazione del Comune di Marsciano citata giร  nel 1163 nel diploma imperiale concesso da Federico I al vescovo di Perugia.

Chiesa di San Valentino, Casteldilago

La chiesa principale del borgo รจ dedicata proprio a Valentino. In Valnerina, a Scheggino, vi รจ invece il castello di San Valentino โ€“ sempre arricchito dallโ€™omonima chiesa โ€“ sorto come villa dipendente dal feudo abbaziale di San Piero in Valle. Nella chiesa sono conservati degli affreschi votivi in cui San Valentino ora compare ai piedi della croce con Santa Caterina dโ€™Alessandria e ora attornia la Beata Vergine assieme a San Biagio.

Scendendo verso Terni, una chiesa dedicata a San Valentino si trova anche a Casteldilago, piccolo borgo posto nel Comune di Arrone. Qui una statua del santo tiene tra le mani, con fare protettivo, una riproduzione in miniatura del borgo.

Felice Fatati fu pittore della Scuola Ternana dalla poliedrica personalitร , nato ad Arrone il 23 febbraio del 1908 da una famiglia di medici e farmacisti (fu lui stesso medico pediatra); ereditรฒ probabilmente la sua vena creativa dal nonno materno, il pittore Giuseppe Fontana.

La sua formazione scientifica si sviluppรฒ, dopo la maturitร , presso la Facoltร  di Medicina dellโ€™Universitร  degli Studi di Perugia e, in seguito, a Roma dove, oltre a proseguire i suoi studi universitari, cominciรฒ a frequentare i cenacoli artistici della capitale.
Nel 1936 sposรฒ Maddalena Sigismondi da cui ebbe Viviana, lโ€™amata figlia che chiamerร  spesso con il nomignolo Kytta.
Partecipรฒ a mostre regionali e in una personale a Roma, dove un suo dipinto venne acquistato dalla Galleria Nazionale dโ€™Arte Moderna.
La morte della moglie, nel 1959, rappresentรฒ un doloroso spartiacque e un cambiamento radicale nella vita di Fatati. Da quel momento in poi si chiuse in una sorta di isolamento spirituale dedicandosi maggiormente alla sua attivitร  di pediatra senza comunque abbandonare la sua vena creativa che lo vide autore di moltissime opere non solo grafico-pittoriche, ma anche letterarie, con poesie ed epigrammi.
La sua attivitร  poetica รจ stata ricordata dal nipote Giuseppe Fatati nella pubblicazione del 2022 Novecento a fil di penna. La poesia di Felice Fatati che mira appunto ad approfondire lโ€™aspetto meno conosciuto della poliedrica personalitร  dellโ€™artista.
Proprio come poeta infatti, Fatati ricevette premi importanti e nel 1975 le sue poesie vennero inserite nellโ€™antologia Poeti Umbri, mentre nello stesso periodo alcune sue opere vennero esposte al Museo Nazionale di Varsavia.
Morรฌ il 21 dicembre 1977 a Terni, dopo 2 mesi dalla morte dellโ€™adorata figlia Viviana.
Felice Fatati fu artista lontano dalla linea accademica, il suo linguaggio innovativo aderente alla Scuola Ternana lo portรฒ alla ricerca di nuove modalitร  espressive.
I suoi dipinti e acquerelli testimoniano una pittura appassionata proiettata nel panorama artistico e letterario nazionale e internazionale del Novecento.
Attraverso i suoi disegni riuscรฌ a fare emergere la sua interioritร  e religiositร : tratti sottili alternati a chiazze dโ€™inchiostro svelano figure umane dalla grande plasticitร .

 

Figura maschile, inchiostro su carta beige, 630x560

Figura maschile; inchiostro su carta beige, 630×560

 

Amรฒ molto la sua terra che ricorre spesso nelle sue rappresentazioni (โ€œAmo la terra, lโ€™aria che respiro, i nostri bellissimi laghi, la nostra cascataโ€) e in diverse opere si soffermรฒ sullโ€™Umbria francescana e medievale che trova il suo apice nella serie di litografie dedicata al Cantico delle Creature (Biblioteca Tinarelli).

 

โ€œLa fiamma dellโ€™arte vinca lโ€™inerte materia, i sogni siano fermati sulle bianche carte e sulle tele illuminate di quello stesso sole che sorrise alla bellezzaโ€ (Benvenuto Crispoldi).

La figura di Benvenuto Crispoldi, artista eclettico e combattivo politico si lega indissolubilmente alla cittร  di Spello, che gli dร  i natali il 17 giugno 1886 e ora lo celebra con la mostra Benvenuto Crispoldi. Tra arte e rivoluzione (visibile fino al 20 aprile – Sale Espositive, II piano Palazzo Comunale) e con una serie di manifestazioni, eventi e attivitร  che ricordano e valorizzano le opere e il movimentato percorso biografico.

 

 

L’esposizione

 

I movimenti artistici e politici cui Benvenuto Crispoldi aderisce ci accompagnano in un lungo percorso intellettuale che attraversa il periodo tra Ottocento e Novecento. Crispoldi da giovanissimo abbandona le scuole statali per iniziare un percorso di studi da autodidatta che termina con lโ€™iscrizione allโ€™Accademia di Belle Arti di Perugia nel 1904.
Fin da giovane รจ affascinato dagli scavi della Spello romana; un forte amore lo lega alla sua cittร , cosรฌ da spingerlo ad approfondirne la storia attraverso lo studio di documenti conservati presso lโ€™archivio storico del comune: matura grande interesse per periodo romano, quando la cittร  di Spello diventa municipio, fornendo truppe a Scipione nella Seconda Guerra Punica.

 

 

In questo periodo Spello occupa una posizione importante nel territorio umbro, acquisendo importanza anche come centro religioso e termale; tale periodo รจ ben descritto in una sala della mostra in cui sono esposti alcuni bozzetti realizzati dallโ€™artista raffiguranti lโ€™evoluzione della cinta muraria della cittร , la planimetria della Spello romana e alcuni reperti architettonici dellโ€™epoca.

Caricatura

Crispoldi si trasferisce poi a Roma, dove conosce Gerardo Dottori, amico che lo accompagnerร  per il resto della vita. Nel 1910 si reca a Parigi, culla dellโ€™arte moderna, per confrontarsi con le numerose tendenze artistiche, come le Avanguardie; nella capitale francese trova alloggio in un atelier in Rue Premiere 9, nel quartiere di Montparnasse, frequentato da artisti provenienti da tutto il mondo.

Nella seconda sala della mostra si evince lโ€™aspetto che contribuisce a far comprendere la complessitร  del personaggio e il suo status di artista poliedrico e versatile: si racconta che in alcuni pomeriggi assolati lโ€™artista si concedesse alcune pause dal lavoro divertendosi a immortalare, nel suo taccuino, alcune riproduzioni caricaturali di concittadini; in alcune teche sono, infatti, esposti alcuni bozzetti realizzati a matita.

Tornato a Spello, si impegna in politica iscrivendosi al PSI, presiedendo lโ€™Associazione Anticlericale Ispellese. Non abbandona mai la sua vocazione artistica: nella mostra sono esposti vari disegni dellโ€™artista su carta, tra i quali il progetto della decorazione per la camera da letto di Agostino Salmareggi e un bellissimo bozzetto su carta raffigurante il prospetto per la restaurazione e la decorazione della chiesa di Santโ€™Andrea Apostolo, entrambe situate a Spello. Procede anche nel lavoro di scultore intervenendo nella decorazione di residenze sia pubbliche sia private.

 

Progetto decorazione camera di Agostino Salmareggi a Spello

 

Gerardo Dottori lo vuole tra i promotori dellโ€™Esposizione Umbra dโ€™Arte Moderna tenutasi a Perugia nel 1920. Lโ€™anno successivo รจ impegnato nella decorazione della Nuova Sala Consiliare del comune di Bastia Umbra, dove riceve lโ€™attestato di Accademico di Merito Residente. La tubercolosi che lo affligge da diversi anni procede inesorabile; muore lโ€™11 agosto 1923 a soli 37 anni. Crispoldi nel corso degli anni espone le sue teorie sullโ€™arte in modo sempre rinnovato e aperto al cambiamento. Vive nel periodo storico in cui i suoi amici futuristi sperimentano unโ€™arte di avanguardia; la mostra si conclude proprio omaggiando lโ€™eclettico artista con una serie di dipinti dei primi anni del 1900 di Gerardo Dottori, Enrico Cagianelli e Renato Profeta.

 


Calendario delle aperture 2024 (ingresso gratuito)

febbraio: 3, 4, 10, 11, 17, 18, 24, 25

marzo: 2, 3, 9, 10, 16, 17, 23, 24, 30, 31

dalle 10.00 alle 17.00

aprile: 1, 2, 6, 7, 13, 14, 20, 21

dalle 10.00 alle 18.00

Lโ€™arte umbra di Luca Signorelli conferisce identitร  e memoria a tutta la regione, ampiamente valorizzata attraverso le sue opere, le quali sono state fondamenta indispensabili per affermare il senso di appartenenza a un territorio promuovendone, al contempo, lo sviluppo culturale.

La valorizzazione dellโ€™arte del maestro ha favorito lo studio e la riscoperta nel cuore dellโ€™Umbria non solo dei suoi eccelsi capolavori, ma anche delle opere dei collaboratori e degli allievi del grande artista, accendendo nuovi riflettori su un territorio costellato da numerosi motivi di interesse. Le orme di Luca Signorelli si possono ancora oggi ripercorrere nei luoghi piรน rappresentativi dellโ€™Umbria anche a distanza di cinquecento anni dalla sua morte, avvenuta il 16 ottobre 1523. Il cuore verde dโ€™Italia conserva e salvaguarda il paesaggio verdeggiante che รจ stato fonte di ispirazione per le sue opere, le quali legano varie cittร  dellโ€™Umbria: Citerna, Cittร  di Castello, Morra, Umbertide, Perugia e Orvieto.

Raccontare lโ€™arte del Signorelli non significa semplicemente descriverla ma, รจ di fondamentale importanza divulgarla per accrescere la capacitร  di comunicare il senso della cultura umbra. Luca Signorelli รจ stato un insigne artista nellโ€™Italia centrale, eccelso pittore antesignano della crisi che colpirร  la Chiesa con lโ€™avvento della riforma luterana. La luce vibrante che traspare dalle sue opere, il tratto nitido e preciso della muscolatura dei corpi sono le caratteristiche principali che lo hanno elevato a essere uno dei principali protagonisti del rinascimento umbro.

 

Martirio di San Sebastiano. Pinacoteca di Cittร  di Castello

 

Luca dโ€™Egidio di Ventura, passato alla storia con lo pseudonimo di Luca Signorelli, scelse lโ€™Umbria come terra di adozione nel pieno vigore della propria attivitร  artistica e allโ€™apice della notorietร : รจ a Citerna, borgo di origine medievale, in posizione predominante sulla Valle Tiberina, che il maestro, nella chiesa di San Francesco, realizzรฒ lโ€™affresco raffigurante la Vergine con il Bambino tra i santi Michele Arcangelo e Francesco, effettuato con lโ€™aiuto della sua bottega. Il piccolo ma delizioso borgo, fu conteso tra la ghibellina Arezzo e la guelfa Cittร  di Castello; a questโ€™ultima si sottomise nel 1221. รˆ proprio nella cittร  tifernate governata dalla famiglia Vitelli, ricca e potente signoria umbra, che al pittore furono conferite notevoli cariche che gli permisero di instaurare relazioni con celebri personalitร ; inoltre nel 1488, Cittร  di Castello nominรฒ il pittore cittadino onorario. Nella cittร  sono conservati i frammenti dellโ€™affresco raffigurante la Vergine, il bambino e i santi Girolamo e Paolo del 1474, tradizionalmente considerata una delle prime opere dellโ€™artista. Nelle sale della Pinacoteca Comunale si puรฒ ammirare anche il Martirio di san Sebastiano, opera rappresentativa e con straordinari scenari prospettici: lo sfondo teatrale vede una chiesa rinascimentale sul lato destro del dipinto, gli arcieri con archi e balestre, alla base della croce, contribuiscono a creare un immaginario triangolo di morte.

Lโ€™arte del Signorelli รจ formata anche da leggende, come quella in cui si narra che per far fronte alle innumerevoli commissioni, lโ€™artista spesso soggiornava a Morra, borgo umbro non molto distante da Cittร  di Castello, abituale luogo di sosta dei viandanti. Poco distante dal centro abitato sorge lโ€™Oratorio di san Crescentino, decorato da un ciclo di affreschi del Signorelli: la Crocifissione รจ ritenuta opera del maestro, differentemente dalle altre attribuite agli allievi.

 

Pala di santโ€™Onofrio. Museo dellโ€™Opera del Duomo di Perugia

 

Seguendo le orme del maestro, spostandosi verso il centro dellโ€™Umbria, si raggiunge Umbertide, dove nella chiesa di Santa Croce, oggi adibita a museo, รจ conservata la Deposizione dalla Croce. Colori brillanti, quasi metallici, sono i protagonisti della ricchissima tavola composta da numerosi personaggi in atteggiamenti tragici e concitati, le mani si muovono in modo incalzante e nervoso, le espressioni sono amplificate; il dolore รจ il sentimento che accomuna tutti i personaggi mentre due uomini sopra due scale, con cura, calano il corpo di Cristo dalla croce. Signorelli entrรฒ in contatto diretto con i committenti dellโ€™opera: presso lโ€™Archivio di Stato di Perugia si conserva un atto rogato lโ€™8 luglio 1515, in cui alcuni abitanti del borgo di Fratta, antico nome dellโ€™odierna Umbertide, nominarono alcuni procuratori per accordarsi con il pittore e ricevere le promesse ยซpro pingendo per ipsum unam tabulam sive cunamยป. Nel capoluogo della regione Signorelli realizzรฒ unโ€™opera a tempera e olio che decretรฒ il raggiungimento della maturitร  del pittore: la Pala di santโ€™Onofrio, oggi conservata al Museo dellโ€™Opera del Duomo. Lโ€™opera fu commissionata nel 1484 da Jacopo Vagnucci, concittadino del maestro: lโ€™iconografia richiama una sacra conversazione tra la Vergine, Giovanni Battista, Lorenzo e i santi Onofrio ed Ercolano, protettori di Perugia.

 

Cappella di San Brizio. Duomo di Orvieto. La predica dell’Anticristo. Foto di Giulia Venturini

 

Luca Signorelli รจ fortemente legato aย Orvieto, cittร  nella quale realizzรฒ il suo capolavoro indiscusso: il Giudizio Universale. Un ciclo di affreschi che prefigura lโ€™arte del Cinquecento, opera che lo eleva alla memoria eterna, lasciandoci unโ€™ereditร  immensa che ispirรฒ una successiva raffigurazione tra le piรน importanti nella storia dellโ€™arte: il Giudizio Universale di Michelangelo Buonarroti; Vasari stesso scrisse: โ€œMichelangelo imitรฒ lโ€™andare di Luca, come puรฒ vedere ognunoโ€.

Il ciclo di affreschi che si trova allโ€™interno della cappella di San Brizio nella cattedrale di Orvieto, rivela una complessa macchina scenografica, iniziata dal Beato Angelico e poi terminata dal Signorelli: โ€œNella Madonna di Orvieto [โ€ฆ] finรฌ di sua mano la cappella, che giร  aveva cominciato Giovanni da Fiesole, nella quale fece tutte le storie della fine del mondo con bizzarra e capricciosa invenzioneโ€[1]. Nel lavoro del Beato Angelico tutte le figure sono equilibrate, Signorelli esprime invece conflittualitร  e complessitร , il suo stile, forte, potente e apocalittico, mette in evidenza una grande attenzione allโ€™anatomia e al movimento, tutto รจ materiale, dalla luce al paesaggio, la corporeitร  รจ drammatica e il terrore รจ intrinseco nel corpo e nellโ€™anima. I due artisti si raffigurano in disparte, come spettatori della scena: il primo con gli abiti domenicani, il secondo vitale e possente come lo descrive Vasari che lo aveva personalmente conosciuto.

 

Cappella San Brizio. Duomo di Orvieto. Foto di Giulia Venturini

 

Nellโ€™opera sono raffigurati personaggi umbri come Vitellozzo Vitelli, Orazio e Paolo Baglioni, presenti nella folla che circonda lโ€™Anticristo, il quale ha le sembianze di Gesรน ma viene fatto parlare dal demonio. Grazie a toni apocalittici prendono vita demoni alati e mostruosi: nei Dannati allโ€™Inferno e nel Finimondo i corpi degli uomini sono arrossati da fiamme e paura, Caronte traghettatore di anime porta i dannati al giudizio di Minosse. Dalla parte opposta si contrappone invece la tranquillitร  degli arcangeli, che guardano la scena teatrale con occhi vittoriosi: la Salita al Paradiso appare come un luogo ameno, con rose e camelie, nel quale gli uomini sono raffigurati sereni attorniati da angeli musicanti. Luca Signorelli, maestro di corporeitร  e poesia รจ lโ€™ideatore di una complessa macchina scenografica che mostra nelle sue trame lโ€™arte, la storia e i sapori di una regione culturalmente vivace e profondamente legata alle sue antiche tradizioni.

 


[1] Giorgio Vasari, Vita di Luca Signorelli da Cortona Pittore.

Il progetto – che celebra il pittore, scultore, intellettuale e politico spellano nellโ€™anno del centenario della sua morte โ€“ vede coinvolti i Comuni di Spello, Bastia Umbra, Foligno e Magione e gode del patrocinio della Regione Umbria.

Una conferenza stampa presenterร  il progetto Benvenuto Crispoldi. Tra arte e rivoluzione da Spello allโ€™Europa. Un nostos attraverso i Comuni di Bastia Umbra, Foligno e Magione, il 6 dicembre 2023 alle ore 11.00 alla Sala Fiume di Palazzo Donini a Perugia.

 

 

Nel corso della mattinata interverranno:

  • Paola Agabiti, assessore Regione Umbria
  • Moreno Landrini, Sindaco di Spello
  • Paola Lungarotti, Sindaco di Bastia Umbra
  • Stefano Zuccarini, Sindaco di Foligno
  • Giacomo Chiodini, Sindaco di Magione
  • Irene Falcinelli, Assessore alla cultura del Comune di Spello
  • Stelvio Catena, Curatore della mostra di Spello
  • Massimo Duranti, Coordinatore del Comitato scientifico
  • Coordina Simone Aramini

Alla scoperta dell’artista toscano e della Pala di Sant’Onofrio conservata nel Museo del Capitolo della Cattedrale di San Lorenzo a Perugia.

Luca dโ€™Egidio di Ventura, noto come Luca Signorelli, nacque nel 1450 a Cortona, piccolo ma ricco centro al confine tra Toscana e Umbria. Gli artisti fiorentini influenzarono la sua formazione fin da giovane, specialmente Piero della Francesca, di cui fu allievo. Da Piero Signorelli apprese le nozioni prospettico-matematiche, ma ben presto elaborรฒ un proprio stile; Giovanni Santi, padre di Raffaello, descrisse lโ€™animo del pittore in unโ€™epigrafe: ยซel cortonese Luca de ingegno et spirto pelegrinoยป, come sinonimo di eccentrico e ingegnoso.

Decisivo, per la sua maturazione artistica fu il contatto con Andrea del Verrocchio, titolare della bottega presso la quale si erano formati artisti come Leonardo, Botticelli, Ghirlandaio e Perugino. รˆ proprio in questo periodo che il Signorelli instaurรฒ con il Divin pittore uno stretto rapporto, tanto da condividere con lui il cantiere della Cappella Sistina.

 

Pala di Sant’Onofrio, olio su tavola di Luca Signorelli, 1484

 

Probabilmente fu proprio il Perugino a introdurlo a Perugia: qui il vescovo Jacopo Vagnucci, anche egli cortonese, gli commissionรฒ la Pala di Santโ€™Onofrio, conservata nel Museo del Capitolo della Cattedrale di San Lorenzo. Lโ€™iconografia รจ quella della sacra conversazione: la Vergine seduta su un alto trono legge le Sacre Scritture, mentre il Bambino reca in mano un giglio simbolo di verginitร  e purezza, lo circondano due angeli, uno dei quali accorda un liuto, Santโ€™Onofrio e San Ercolano, protettori di Perugia.

Lo stile di Signorelli รจ caratterizzato da una grande attenzione allโ€™anatomia e al movimento; nella sua arte tutto รจ corporeo, dalla rappresentazione dei personaggi al paesaggio reale. Le sue figure sembrano essere inserite in una rappresentazione teatrale e coreografica, soprattutto nelle raffigurazioni piรน complesse.

Il pittore ricevette importanti commissioni a Perugia e Firenze, ma si dovette allontanare da questโ€™ultima dopo la morte di Lorenzo il Magnifico avvenuta nel 1492. Nel 1502, secondo il racconto di Giorgio Vasari, perse suo figlio a causa della peste che infuriava a Cortona; sconvolto dalla perdita, il pittore ritrasse il corpo esanime del figlio: ยซcon grandissima costanza dโ€™animo senza piangere o gettar lacrima, per vedere sempre che volesse, mediante lโ€™opera delle sue mani quella che la natura gli aveva dato e toltoยป. Secondo alcuni storici il corpo del figlio รจ stato ripreso per la raffigurazione del Cristo morto di Cortona.

Al pittore vennero riconosciuti importanti investiture nella politica cortonese, grazie alle quali potรฉ instaurare rapporti con celebri e potenti famiglie come i Piccolomini e i Petrucci di Siena e i Vitelli di Cittร  di Castello. Fatale gli fu una caduta da un ponteggio mentre stava lavorando che lo portรฒ alla morte nel 1523.

 

 

 

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