fbpx
Home / Posts Tagged "personaggi"

ยซSono un perugino di Ponte San Giovanni, nato e cresciuto lungo il Tevere. Questo fiume ha rappresentato โ€“ e rappresenta โ€“ molto per meยป.

Il mio telefono squilla.

ยซBuongiorno, sono Serse Cosmi. Possiamo fare lโ€™intervista ora, che piรน tardi sono impegnato?ยป.

ยซVa bene, mi dia cinque minutiยป.

Ammetto che ancora non avevo acceso il computer ed ero mezza assonnata, ma mi sono subito svegliata. Rare volte qualcuno mi ha chiamato per anticipare unโ€™intervista e non per annullarla: non Serse Cormi, lui รจ uno di parola!

Non glielโ€™ho confessato (ora lo leggerร  qui), ma ero sugli spalti dello stadio Curi quando allenava il Perugia. Chiacchierare con lui รจ stato divertente, cโ€™รจ scappata piรน di una risata. Nonostante abbia girato lโ€™Italia per allenare tante squadre – dalla Pontevecchio allโ€™Arezzo, dal Perugia al Genoa, fino allโ€™Udinese, Brescia, Livorno, Palermo, per citarne alcune, resta un perugino D.O.C. anzi come tiene a specificare lui: ยซun perugino di Ponte San Giovanniยป.

Serse Cosmi

Mister qual รจ il suo legame con lโ€™Umbria?

Gli umbri sono legati in maniera viscerale alla loro terra e alle loro radici: io, facendo una professione che mi porta in giro per lโ€™Italia, sento molto questo legame. Quando sei fuori apprezzi ancora di piรน dove sei nato e la tua terra. Per me รจ, e rimane, un legame fortissimo.ย ย 

Si considera ancora lโ€™Uomo del fiume, uomo di Ponte San Giovanni?

Assolutamente sรฌ. Io sono un perugino di Ponte San Giovanni (n.d.r. frazione di Perugia) e in questo cโ€™รจ differenza: quando ero piccolo cโ€™erano i perugini del centro e quelli dei ponti. Io rivendico a gran voce di essere di Ponte San Giovanni e di essere nato vicino al Tevere, un fiume al quale sono legato fin dallโ€™infanzia.

Il Tevere cosa ha rappresentato per lei?

La mia generazione รจ forse lโ€™ultima che ha fatto il bagno nel Tevere: ho imparato a nuotare nelle sue acque, giocavo lรฌ e ovviamente andavo a ballare al Lido Tevere. Ho passato la mia infanzia vicino al fiume, crescere vedendolo scorrere รจ qualcosa che ti porti dentro per sempre. ย ย ย ย 

Oggi cโ€™รจ unโ€™ondata di allenatori che non ha fatto una vera gavetta, partendo da squadre di categoria minore come ha fatto lei: cosa ne pensa, รจ un cambiamento del nostro tempo o la fretta di mettere un “nome” in panchina?

รˆ un poโ€™ tutte e due. Chi รจ stato un grande calciatore ha giร  avuto in quel mestiere dei grandi privilegi, ma non reputo giusto che, nel momento in cui si cimenta in un altro mestiere – cioรจ quello di allenatore – non debba fare la stessa gavetta che ha fatto per arrivare ai massimi livelli di calciatore. Mi spiego meglio: chi ha giocato con la Juve, lโ€™Inter o il Milan ha fatto un suo percorso, partendo dalle serie minori per arrivare a vestire quella maglia. Stessa cosa dovrebbe valere per un allenatore, considerando che si tratta di un altro mestiere. Se poi lโ€™allenatore viene visto come il prolungamento della carriera di calciatore, allora sto zitto! Ovviamente un grande calciatore puรฒ diventare anche un grande allenatoreโ€ฆ

Perรฒ non รจ scontato nemmeno il contrario: che un grande calciatore per forza diventi un grande allenatoreโ€ฆ

Sรฌ, infatti. Io ricordo sempre una frase di Arrigo Sacchi: ยซNon รจ che per essere un buon fantino devi essere stato un cavalloยป. ย ย ย ย 

Gaucci, Zamparini, Preziosiโ€ฆ ha incontrato dei veri mastini: in questi anni pensa che sia cambiato il rapporto tra allenatori e presidenti? ย ย 

I tempi sono decisamente cambiati. I presidenti ora sono piรน dei manager, lโ€™aspetto passionale รจ diminuito – fermo restando che il loro ruolo manageriale cโ€™รจ sempre stato. Col tempo nel calcio sono cambiate tante figure, di conseguenza รจ cambiata anche quella dei presidenti, che oggi si occupano di aspetti molto diversi rispetto a 20-30 anni fa. Si confrontano apertamente con gli allenatori e parlano con loro di calcio come se facessero lo stesso mestiere, ma la cosa non รจ intercambiabile. Gaucci, ad esempio, รจ stato uno dei presidenti meno invadenti con cui ho lavorato. Lui era piรน un tifoso e le sue reazioni erano di conseguenza da tifoso, perรฒ non ho mai avuto la sensazione che mi spingesse โ€“ anche in modo velato โ€“ a far giocare un calciatore al posto di un altro. Se รจ successo, รจ stato talmente abile che non me ne sono mai accorto! (ride).

Cโ€™รจ un calciatore al quale รจ particolarmente legato?

Ce ne sono tanti, ma sono rimasto piรน legato con quelli di inizio carriera con i quali ho condiviso tanti avvenimenti umani e sportivi. Penso ai ragazzi della Pontevecchio, dellโ€™Arezzo e dei primi anni del Perugia. Poi ho conosciuto anche altri calciatori che spesso sento, ma il rapporto piรน diretto lโ€™ho mantenuto con quelli con i quali ho iniziato.ย 

Chi avrebbe voluto allenare e non lo ha mai fatto?

Francesco Totti. รˆ un giocatore che mi ha sempre incuriosito.

Ha nostalgia del Perugia? Ha mai pensato di tornare ad allenarlo o รจ unโ€™epoca che si รจ conclusa?

Nostalgia no. Si รจ nostalgici di un qualcosa che non si potrร  mai piรน verificare. Finchรฉ farรฒ questo mestiere ci potrebbe essere sempre unโ€™opportunitร  per ritornare sulla panchina del Perugia, fatto sta che – in 30 anni che alleno – non sono mai ritornato in una societร  dove sono giร  stato. Questo รจ un dato indicativo.

Magari per il Perugia lo farebbeโ€ฆ

Diciamo che รจ una delle poche squadre per cui lo farei.

Cโ€™รจ un episodio della sua carriera che ricorda con piรน affetto?

La telefonata di Luciano Gaucci nello spogliatoio dopo la vittoria a San Siro contro il Milan: era prima di Natale e prima del suo compleanno. Quellโ€™episodio per me rimarrร  indelebile perchรฉ ho avuto la percezione di quanto tenesse alla squadra, ai giocatori e di quando fosse coinvolto umanamente. In quel momento non era un presidente, ma un tifoso che aveva capito che la propria squadra aveva fatto unโ€™impresa eccezionale: era la prima volta nella sua storia che il Perugia vinceva a San Siro. ย ย 

Serse Cosmi “versione” dj

Se non avesse fatto lโ€™allenatore quale mestiere avrebbe fatto, il dj?

In realtร  sono un dj che per hobby fa lโ€™allenatore! (scherza). Sono un insegnate di attivitร  motoria, ho avuto per 10 anni una palestra quindi credo che sarei rimasto nellโ€™ambito sportivo. Anche se, a 60 anni, a volte penso di reinventarmi e fare un altro mestiere. Per me la musica รจ un hobby ed รจ rimasto tale, il calcio รจ iniziato come hobby, ma poi รจ diventato un lavoro.

Ci racconti qualcosa di lei che i suoi tifosi non sannoโ€ฆ

Quando ho vinto il campionato con la Pontevecchio e siamo andati in serie D, siccome mio padre era stato un fondatore della societร  e la squadra non era mai arrivata in quella categoria, ho girato con la macchina per tutta la notte, pensando alla mia infanzia e a tante altre cose. รˆ stata la cosa piรน coinvolgente da quando alleno.ย ย 

E un suo segreto non legato al calcio?

Mi piacerebbe lavorare a teatro, conoscere persone e scoprire tutto di questo mondo. รˆ un mondo che mi affascina molto.ย ย 

Fa dei gesti scaramantici?

Quando allenavo i dilettanti cambiavo per ogni partita lโ€™indumento intimo, non mettevo mai lo stesso. Oppure dopo aver vinto una partita facevo sempre lo stesso percorso, ma col tempo le scaramanzie sono molto diminuite.

Ha un aneddoto legato al Perugia, quando era solo un tifoso?

Col Perugia club di Ponte San Giovanni andai a vedere lo spareggio a Foggia: a metร  strada eravamo giร  mezzi morti, tra birre e bevute varie. Per fortuna le tante ore di pullman ci hanno fatto recuperare e siamo arrivati allo stadio in modo dignitoso.ย ย 

Come vede le scuole calcio umbre, come andrebbero potenziate?

Quando smetterรฒ di fare lโ€™allenatore, il mio sogno รจ quello di creare o far qualcosa nel settore giovanile del calcio. Sicuramente non si chiamerร  scuola calcio, ma settore giovanile. Secondo me, uno dei mali peggiori in questo ambiente รจ quello di aver abbinato la parola scuola a calcio: la parola scuola ha un valore ed รจ un luogo in cui ci sono insegnati che formano i ragazzi, nelle scuole calcio invece il vero problema sono proprio coloro che insegnano perchรฉ presentano il calcio in modo distorto o comunque nel modo in cui non lo vedo io. Per questo il mio sogno รจ creare un settore giovanile dove non si paghi, dove emerga il talento e dove il calcio possa essere un vero valore sociale. Un luogo aperto a tutti, dove si premia il talento, ma anche dove tutti posso giocare.

Come descriverebbe lโ€™Umbria in tre parole?

Aspra – nellโ€™atteggiamento delle persone – autentica, lontana.

La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regioneโ€ฆ

Spello.

ยซSe lโ€™Umbria fosse un fumetto? Sarebbe divertente e pieno di coloriยป.

Antonio Vincenti, meglio conosciuto come Sualzo, si definisce un sassofonista mancato e un disegnatore autodidatta. Con la sua matita illustra e racconta storie: ยซPer me รจ fondamentale raccontare delle belle storie. Scelgo sempre argomenti che mi stanno a cuoreยป.
Vincitore di diversi premi, i suoi lavori sono stati pubblicati non sono in Italia, ma anche in USA, Russia, Francia, Spagna, Polonia, Inghilterra, Corea del Sud e altri paesi: il 30 novembre sarร  in Russia a rappresentare lโ€™Italia alla Fiera Internazionale del libro di Mosca. Ma Sualzo resta legato a doppio filo con il suo territorio, con lโ€™Umbria e soprattutto con il lago Trasimeno, che vede ogni giorno dalla finestra di casa. ยซLโ€™Umbria รจ spesso rappresentata nei miei fumetti e il lago spunta sullo sfondo dei miei disegniยป.

Sualzo Antonio Vincenti all’opera

La prima domanda รจ dโ€™obbligo: qual รจ il suo legame con lโ€™Umbria?

Sono nato a Perugia, ma da vent’anni vivo a San Feliciano: sono un trapiantato orgoglioso. Mi sento molto legato alla fisicitร  di questo posto, รจ un luogo che sento molto mio; qui ho conosciuto mia moglie, qui sono nati i miei figli.

Ci spieghi a grandi linee come nasce un suo fumetto. Come le viene lโ€™idea, lโ€™ispirazioneโ€ฆ

Io lavoro con due tipi di storie. Mi occorrono sei-sette anni per realizzare un libro con una storia completamente mia: il lavoro parte da unโ€™idea che si affaccia nella mia mente tramite il mio vissuto; oppure lavoro su storie scritte da Silvia Vecchini, e a quel punto il processo creativo รจ piรน rapido. Silvia scrive la storia che ha in mente e poi inizia un processo di cambiamento, di elaborazione e raffinazione del racconto. Questโ€™ultima รจ la parte piรน importante e piรน creativa, dopodichรฉ parte il vero mestiere, dove si mettono in pratica le tecniche acquisite negli anni.

Nascono prima i testi o i disegni?

Prima nascono i testi, anche se a volte un testo puรฒ essere generato da unโ€™immagine: crei un personaggio non sapendo che poi sarร  lui stesso far nascere una suggestione e una storia. Comunque, in genere, prima di tutto cโ€™รจ la scrittura. La scrittura รจ – per me – la parte piรน importante.

Sualzo Antonio Vincenti e Silvia Vecchini

Da cosa sono ispirati i suoi personaggi?

Nelle storie che scrivo, riverso sempre una parte di me. I personaggi non sono al 100% autobiografici, perรฒ mi somigliano molto, sono una sorta di auto-fiction. รˆ molto importante nei miei libri parlare di cose che ho vissuto realmente e soprattutto di argomenti che mi stanno a cuore; se non fosse cosรฌ, sarebbe impossibile riuscire a scrivere 100-200 pagine. Stesso discorso vale per i libri per bambini: la scelta degli argomenti รจ sempre orientata nel comunicare un qualcosa di importate; la motivazione deve essere forte.

Fa piรน fumetti o graphic novel?

In questo momento – vista la richiesta di mercato – lavoro piรน a graphic novel, anche per ragazzi.

Quale tra i due preferisce?

Per mia estrazione sono sempre stato affascinato dallโ€™idea di una narrazione non seriale, piรน vicina al romanzo. Una narrazione che non deve necessariamente far nascere un personaggio, ma una storia senza presupposti e conseguenze. A me non interessa raccontare un personaggio, ma solo delle storie.

Questโ€™anno con La zona rossa ha vinto il premio Attilio Micheluzzi come miglior libro a fumetti per ragazzi: ci puรฒ parlare di questo lavoro?

La zona rossa รจ un fumetto che racconta ai ragazzi il terremoto. Prima di realizzarlo abbiamo temporeggiato molto: la casa editrice Il Castoro ci aveva commissionato un libro su questo argomento prima della scossa del 30 ottobre, ma, come dicevo prima, a Silvia e a me serve sempre una motivazione reale e, purtroppo, il 30 ottobre รจ arrivata. In piรน, gli sfollati di Norcia erano ospiti in alcune strutture di San Feliciano e per diverso tempo hanno vissuto con noi in paese, si sono mescolati a noi, a quel punto – anche se solo da spettatori – siamo entrati nella storia e lโ€™abbiamo raccontata piรน da vicino. Inoltre, una parte del ricavato del libro ha finanziato una scuola di teatro nelle zone terremotate: รจ importante ricostruire, ma non soltanto le cose. Il prossimo anno La zona rossa uscirร  negli Stati Unici e in Corea: una storia locale puรฒ avere anche un respiro internazionale.

Cโ€™รจ un fil rouge tra tutti i suoi lavori?

Quello che ritorna sempre nel mio lavoro รจ lโ€™esigenza di voler comunicare un concetto e un pensiero di base. Anche nel fumetto per bambini Gaetano e Zolletta – che racconta la storia di due asini padre e figlio – cโ€™รจ una comunicazione importate: il ruolo della paternitร . Io e Silvia abbiamo voluto affrontare questo aspetto, che nei libri per i piรน piccoli รจ poco rappresentato o cโ€™รจ solo in maniera marginale. Voglio specificare: non devono essere libri pedagogici, ma libri che raccontano una storia solida e bella. รˆ una nostra esigenza.

Perรฒ non scrive libri solo per i bambini.

Le storie che scrivo con Silvia sono per bambini e ragazzi, quelle che scrivo da solo sono per un pubblico adulto.

Se lโ€™Umbria fosse un fumetto, come la disegnerebbe? Quali sono le parti che metterebbe in evidenza?

Sicuramente sarebbe un fumetto umoristico: gli umbri hanno un umorismo di pancia, non sono musoni come sembrano. Sanno essere divertenti. Comunque, sarebbe un fumetto a colori: lโ€™Umbria รจ piena di colori. Pure nei miei lavori i paesaggi della regione sono molto presenti: il lago spesso affiora e fa capolino nelle mie storie – dopotutto lo vedo ogni giorno dalla mia finestra.

Come descriverebbe lโ€™Umbria in tre parole?

Crocevia, camminata, mistica.

La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regioneโ€ฆ

Riposo dello sguardo.