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Lโ€™Oasi naturalistica lago di Alviano รจ unโ€™area naturale protetta, gestita dal WWF Italia, che si trova nella Valle del Tevere.

Oche selvatiche con i piccoli. Foto di Oasi di Alviano

 

Unโ€™oasi felice, soprattutto per gli uccelli migratori. Una zona di sosta fondamentale durante il loro viaggio, ma รจ anche un luogo di particolare interesse per la nidificazione di numerose specie di uccelli, che lo scelgono come nursery. Si possono contare oltre 200 nidi.

Fenicotteri rosa. Foto di Massimo Biasco

ยซLโ€™Oasi del lago di Alviano ospita una delle piรน importanti garzaie dโ€™Italia e nell’ultimo periodo cโ€™รจ stato un incremento in nidificazioni. Molti uccelli scelgono questo luogo per deporre le uova. Possiamo vantare la presenza di aironi guardabuoi e aironi cenerino, di garzette, di sgarze ciuffetto, di fenicotteri (con circa 50 nidi) e di oche selvatiche, che tornano spesso. Da poco inoltre, la garzaia si รจ arricchita anche della presenza dellโ€™ibis europeo, la prima volta in Umbria. Ne siamo molto soddisfatti. Senza dimenticare gli stanziali, come la folaga, il falco di palude, il martin pescatore, lo svasso e numerose anatreยป spiega Alessio Capoccia, direttore dellโ€™Oasi, che รจ gestita dalla Fondazione WWF con il supporto operativo della Cooperativa Lympha.

Questo prezioso scrigno di biodiversitร  – che ha una estensione di circa 900 ettari, suddivisa in una superficie paludosa di circa 500 ettari e oltre 300 di bosco igrofilo (con prevalenza di alberi di ontano nero, pioppo bianco e salice) โ€“ non ospita solo uccelli, ma anche numerosi mammiferi. Si possono incontrare volpi, cinghiali, tassi, istrici, ricci e lo scoiattolo europeo; importante รจ anche la presenza di anfibi, tra i quali spiccano la rana verde, la rana dalmatina, il tritone punteggiato e il raro tritone crestato. Per una rappresentanza a 360 gradi non mancano i rettili, come la biscia dal collare, il cervone, il biacco e lโ€™elusivo orbettino. Tutte queste specie si muovono in una rigogliosa flora che comprende vaste distese di Potamogeton, Najas e Ceratophyllum, mentre tra le piante palustri si possono ammirare iris giallo, carice, scirpo, tifa, giunco e cannuccia di palude.

 

La biscia. Foto di Mauro Apuleo

Didattica e scoperte

Compresa tra i Comuni di Alviano, Guardea, Montecchio (TR) e Civitella Dโ€™Agliano (VT), lโ€™Oasi comprende tutti gli ambienti tipici delle zone umide ad acqua dolce: palude, stagno, acquitrini, marcita, bosco igrofilo ed รจ tra le piรน estese dellโ€™Italia centrale. Riaprirร  al pubblico (dopo la pausa estiva) il 3 settembre per tornare a farsi scoprire da adulti e bambini, con un particolare riguardo per le scuole.
Al suo interno, infatti, รจ presente un laboratorio didattico per la divulgazione dellโ€™educazione ambientale dove รจ possibile studiare la vita della palude: รจ attrezzato di microscopi, telecamere e monitor, cosicchรฉ gli operatori possano direttamente far seguire agli studenti tutte le fasi di unโ€™autentica ricerca. Sono disseminati per la palude anche dei capanni dโ€™osservazione per scoprire al meglio la fauna e c’รจ uno stagno didattico dove si svolgono attivitร  di ricerca.

 

Posti di avvistamento. Foto di Oasi di Alviano

 

ยซUn nuovo progetto รจ lโ€™Orienteering Drama organizzato dallโ€™Associazione Ippocampo. Si tratta di una narrazione sonora in 12 tappe per voce, musica e natura. Un percorso di 1,5 km in cui si intrecciano il gioco di orientamento, lโ€™ascolto di una narrazione in cuffia e lโ€™ambiente attraversato. Fanno da punteggiatura le lanterne, ovvero dei QR code disseminati lungo il sentiero che, una volta individuati, raccontano La Lacrima, una fiaba taoista dal Libro delle meraviglie di Bรฉla Balร zs.
รˆ sicuramente una creazione unica e originale, che unisce analogico e digitale, natura e cultura ed รจ il frutto dellโ€™incontro tra la Cooperativa Lympha, che si prende cura dellโ€™oasi, e lโ€™Associazione Ippocampoยป prosegue il direttore. Un luogo magico che racchiude natura, ambiente, ricerca e scopertaโ€ฆ un piccolo consiglio: ottobre รจ un mese bellissimo per godersi appieno questo posto!

 


Per informazioni: www.oasidialviano.org

Tra la Valdichiana – che fu denominata il granaio dellโ€™antica Roma, dove si snodava il navigabile fiume Clanis (oggi sostituto in parte dal Canale Maestro della Chiana) che veniva usato da Etruschi e Romani per trasportare le derrate alimentari fino alla Cittร  Eterna – e lโ€™altrettanto prezioso e ricco lago Trasimeno, si racconta di una terribile creatura leggendaria: la Marroca.

In questi territori, tra Umbria e Toscana, si narra di un animale ripugnante, un meticcio tra una serpe e una lumaca, dotato di lunghi tentacoli, che vive abitualmente nellโ€™acqua stagnante. La Marroca รจ un essere capace di emettere strani suoni e borbottii per attirare a sรฉ le vittime e, quando una persona si avvicina troppo ai bordi dellโ€™acqua, lโ€™afferra con le sue potenti propaggini e la trascina nella sua sinistra tana per poi, con calma, succhiarle il sangue.

La Marroca

รˆ un animale nato dalla fantasia popolare che รจ servito da spauracchio nei confronti dei bambini per tenerli lontani dagli specchi melmosi della palude chianina, specialmente di notte.
Si tenga presente che la Valdichiana, nel corso dei secoli, da una fertilissima pianura รจ passata a essere a una vasta palude, talvolta insalubre. Per cause diverse o per scopi militari, il fiume Clanis fu ostruito a valle dal Muro Grosso, nei pressi di Fabro, prima dagli antichi Romani e poi dagli orvietani, provocando un progressivo allagamento del fondovalle chianino fino a divenire una palude insalubre. Per tale motivo i popoli si spostarono sempre piรน in collina, fin quando la conclusione della bonifica della Valdichiana, avvenuta intorno al 1870 e durata circa un secolo, con le sue opere idrauliche riportรฒ la vivibilitร  nella piana delle Chiane, precedentemente impaludata. Lโ€™amore e il senso di protezione per i propri figli, affinchรฉ non si avvicinassero ai pericolosi acquitrini e alle malsane acque paludose chianine specialmente di notte, indussero la creazione della storia leggendaria della Marroca.

La leggenda racconta…

In qualche casa si racconta di Albo, un bambino che fu catturato da una Marroca, la lumaca-serpente con i tentacoli, ma venne salvato dal proprio cane, che purtroppo rimase ucciso nello scontro con la mostruosa creatura. Si narra che Albo, per lo spavento, tornรฒ dai propri genitori con i capelli completamente bianchi.
Una testa scolpita su pietra arenaria, visibile nellโ€™Antiquarium del Municipio di Baschi (TR), viene chiamata La Marroca e nella Tuscia viterbese assume le sembianze di una strega, mentre le analoghe Biddrina e Occhiomalo sono diffuse rispettivamente in Sicilia e in Maremma.
La diffusione dei racconti contadini della Chiana potrebbe essersi attuata a seguito dei pellegrini passanti sul tratto chianino della Via Romea-Germanica, destinati prima a Roma e poi, tramite la via Appia, verso il meridione italiano e quindi in Terra Santa. Il racconto della Marroca, nella vita agreste della Valdichiana, si รจ sopito a seguito dello spopolamento delle campagne avvenuto nel secolo scorso, cosรฌ come molte delle tante leggende contadine legate alla vita di campagna.
La Valdichiana Umbra e quella Toscana, non sono solo terre ricche di cultura, storia, arte ed enogastronomia ma anche di favole, novelle e racconti che avvolgono nellโ€™incognito e nel mistero la bellezza carismatica delle Chiane e aumentano lโ€™attrattivitร  di questi meravigliosi luoghi.

La Val di Chiana รจ stata per molto tempo, a causa della mano dellโ€™uomo, una palude insalubre.

Il Muro Grosso, costruito in epoca romana nei pressi di Orvieto – vicino a Carnaiola e Ficulle – con lโ€™ipotetico duplice scopo di depotenziare le esondazioni del Tevere a Roma e di rendere maggiormente navigabile il Clanis, fu poi innalzato fortemente nel Medio Evo (A.D. 1040-50) provocando, per scopi militari, lโ€™impadulamento della Val di Chiana, fino ad allora percorsa dal fiume Clanis che, a causa dello sbarramento, sโ€™ingrossรฒ rompendo gli argini, provocando un lento e progressivo allagamento del fondovalle chianino.
I confini dello specchio dโ€™acqua – impaludato ma navigabile – si possono desumere, oltre che dal disegno a volo dโ€™uccello del 1503 di Leonardo da Vinci, anche dai toponimi che ancora oggi testimoniano il suo perimetro spondale del tempo: Porto, Porticciolo, Acquaviva, La Nave, I Ponti, Rigomagno, Rigutino, Ponticelli.

 

Disegno a volo dโ€™uccello del 1503 di Leonardo da Vinci

La bonifica

In epoca etrusco-romana la valle era percorsa dal Clanis, fiume di grande portata solcato da barche che trasportavano principalmente derrate alimentari prodotte nella fertilissima Val di Chiana – chiamata Il Granaio dโ€™Etruria – e nellโ€™adiacente area del lago Trasimeno, destinate prevalentemente agli scambi commerciali verso la Capitale.
Orvieto, verso la metร  dellโ€™XI secolo, per impedire a Siena e Perugia di conquistare alcune cittร  della Chiana quali Cetona, Chiusi e Paciano, innalzรฒ il Muro Grosso lasciando una sottodimensionata portella di deflusso per le acque, favorendo cosรฌ il loro ristagno e la formazione della palude chianina.
Dopo qualche infruttuoso tentativo e alcuni progetti mai decollati, trascorsi oltre 700 anni e con condizioni politiche e di appartenenza mutate, alla fine la Val di Chiana toscana fu risanata con la tecnica delle colmate. La bonifica fu curata inizialmente da Fossombroni, poi da Capei, fu proseguita da Manetti con la tecnica dellโ€™essiccamento e, dopo circa un secolo dal suo avvio, venne conclusa verso la fine del 1800 dallโ€™Ispettore Generale del Genio Civile, Carlo Possenti.
Durante il periodo di bonifica, il Clanis, nel tratto iniziale Arezzo-Chiusi (di 45 chilometri sui 70 totali) venne invertito di direzione: dapprima le sue acque si gettavano nel Paglia e quindi nel Tevere, poi lโ€™uomo le convogliรฒ artificialmente, con senso opposto al loro corso naturale, verso lโ€™Arno attraverso il canale Maestro della Chiana, che ricalca in parte lโ€™originario percorso fluviale.
A Chiusi Scalo – con il Concordato del 1780 tra il Granducato di Toscana e lo Stato Pontificio – fu costruito lo spartiacque artificiale di separazione delle Chiane e del vecchio e ormai scomparso Clanis: da qui รจ stato fatto partire, nel territorio toscano o Chiana Toscana, il canale maestro della Chiana – attraverso la comunicazione idrografica con il lago di Chiusi, la Chianetta e il lago di Montepulciano – che va verso Nord e si immette nellโ€™Arno; sempre da qui รจ stato fatto partire, nel territorio papalino o Chiana Romana, il fiume Chiani che ripercorre, con identici senso e direzione, lโ€™antico corso meridionale di 25 chilometri del tratto finale del Clanis, immettendosi nel Paglia e a sua volta nel Tevere.

 

Vista della Val di Chiana romana e aretina da Panicale

 

Il Muro Grosso รจ stato distrutto e oggi rimangono pochi antichi ruderi a sua testimonianza e un ponte in cemento armato in sua sostituzione.
Qualche anno fa รจ stato varato il sentiero della bonifica che, con salutari e bellissime passeggiate, permette di visitare i luoghi, le opere idrauliche ed edili che raccontano il susseguirsi evolutivo della storia del Clanis, delle Chiane e dei sistemi di risanamento che hanno portato questo territorio alla bellezza dello stato attuale.
Ancora oggi la Chiana Toscana e quella Romana, inclusive di una parte dellโ€™area intorno al Trasimeno, rappresentano un serbatoio storico e culturale eccezionale e un territorio generatore di eccellenze artigiane, agricole ed enogastronomiche inimitabili e apprezzate in tutto il mondo.
Senza alcun dubbio, vale bene il proprio tempo visitare e conoscere le Chiane e i territori del Trasimeno. Rimarranno per sempre indimenticabili!

La primavera sta arrivando: giร  si sente nellโ€™aria un accenno di nuovi profumi e si vedono i primi fiori, tutto torna alla vita uscendo dal proprio letargo. Compresi noi, che abbiamo passato lโ€™inverno a spostarci da una casa ad unโ€™altra, a un locale o un cinema, finalmente usciamo. E perchรฉ non andare a vedere uno spettacolo che ricomincia allโ€™aperto?
Nel cuore della Valnerina ci aspetta la Cascata delle Marmore.

 

Cascata delle Marmore | foto di Giovanni Bicerna

Un'antica opera di ingegneria

Forse non tutti sanno che essa รจ frutto di un disegno ingegneristico risalente al 290 a.C., quando il console Manio Curio Dentato ordinรฒ lo scavo di un canale che facesse defluire le acque del fiume Velino nella valle reatina, convogliandole fino alla rupe di Marmore, da dove le fece precipitare ed unire al corso del fiume Nera, con un salto di 165 metri. Questo lavoro fu fatto proprio per bonificare il Velino, che allโ€™epoca formava una palude stagnante e perciรฒ possibilmente pericolosa per la popolazione per via della malaria.

La Cascata oggi

La Cascata viene oggi utilizzata per la produzione di energia elettrica da parte della centrale di Galleto ed รจ per questo che il rilascio dellโ€™acqua viene controllato; ci sono precisi giorni e momenti dellโ€™anno in cui si puรฒ ammirare nella sua piena bellezza, che vanno soprattutto da marzo a ottobre, insieme a giorni di festivitร  negli altri mesi. Interessante scoprire che il luogo ospita uno dei Centri di Educazione Ambientale che sono dislocati da qui alla valle del Nera e di Piediluco, territori che rientrano nella Rete Ecologica Europea Natura 2000 del Progetto Bioitaly, il cui obiettivo รจ lavorare per diffonde un turismo ecosostenibile, attraverso la conoscenza, la tutela e la promozione del territorio per favorirne al meglio lo sviluppo.

Una curiositร : il nome Marmore deriva dai sali di carbonato di calcio che si vanno a sedimentare sulle rocce della montagna che protegge le acque e il cui riflesso alla luce del sole li fa assomigliare a cristalli di marmo. Ad aggiungere magia, oltre al paesaggio incantevole, cโ€™รจ il folletto della Cascata, Gnefro, che racconta la leggenda di Marmore ai bambini che intraprenderanno con lui la Fantapasseggiata.

I Percorsi

Ma da passeggiare, nel parco, ce nโ€™รจ anche per i grandi, che possono scegliere tra sei percorsi diversi per nome, per ambiente e per intensitร . Lโ€™Antico Passaggio รจ il primo percorso che รจ stato fatto, che collega le due vie di accesso alla Cascata, il Belvedere Inferiore con il Belvedere superiore e non รจ molto facile da percorrere, ma รจ da qui che si accede al Balcone degli Innamorati, quindi mettersi buone scarpe da trekking e gambe in spalla!

 

Cascata delle Marmore | Foto di Enrico Mezzasoma

 

Lโ€™anello della Ninfa รจ il percorso piรน semplice, permette di avvicinarsi il piรน possibile alla cascata grazie alle scalette e ai ponticelli di legno da cui รจ composto e in piรน si puรฒ ammirare una delle 300 grotte naturali che sono dislocate nellโ€™area.

Lโ€™Incontro delle Acque รจ il sentiero che viaggia a ridosso dei canyon che il Nera ha scavato nella roccia fino all’incontro con il Velino, ed รจ il percorso usato per la Fantapasseggiata. In piรน, รจ la zona migliore per vedere gli appassionati di canoa e rafting che sfidano le acque.

La Maestositร  รจ lโ€™unica via che permette di ammirare per intero i tre salti di cui la Cascata รจ composta, per questo รจ definito come percorso turistico per eccellenza. Cโ€™รจ una visione completa dello spettacolo.

La Rupe e lโ€™Uomo รจ tra tutti il percorso piรน lungo, che parte dal belvedere superiore e si sviluppa lungo ciglio della rupe di Marmore, mostrando vari panorami tra cui la Conca ternana, fino alle gole di Ferentillo. Con le guide, da qui si possono visitare alcune delle grotte naturali piรน suggestive.

Infine I Lecci Sapienti, pensato per esperti perchรฉ va dal basso in alto e viceversa attraverso parti molto ripide e sconnesse ed รจ lโ€™unico percorso in cui non si vede la cascata, ma le condotte delle vecchie centrali idroelettriche.

Un consiglio su quando andarci? Dโ€™estate, nei periodi piรน caldi. Rimarrete sbalorditi dal microclima che lโ€™unione tra fitta natura ed acqua ha creato. Crederete veramente alla magia…e anche a Gnefro!

 

Per saperne di piรน su Terni