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ยซMeglio cento volte la tenda del beduino, meglio il dorso del cammello, meglio la continua lotta e la sublime incertezza del domaniโ€ฆ io voglio morire in Africa, libero come la Natura.ยป

ย Cosรฌ scriveva lโ€™esploratore e naturalista umbro Orazio Antinori, soggetto a quello che potremmo oggi chiamare un vero e proprio mal dโ€™Africa. In realtร  a parlare erano il suo animo avventuroso e la sua indole curiosa, che ne fecero prima un ragazzino irrequieto e scavezzacollo e poi uno dei piรน grandi esploratori di metร  Ottocento.

Dai primi anni all'esilio

Orazio nasce a Perugia nel 1811 da una famiglia insignita del titolo marchionale. Diserta gli studi classici ancor prima di aver conseguito il diploma e si dedica allโ€™ornitologia e alla tassidermia. Si definisce anche ยซfalegname per passatempo e meccanico per svagoยป e, al contempo, si dedica ai disegni e alla caccia, impagliando poi gli uccelli che uccide.
Nel 1837 si trasferisce nella Capitale, scacciato dal padre per aver messo incinta una cameriera โ€“ dalla quale ebbe un figlio maschio mai riconosciuto, ma che decise di mantenere. Potรฉ cosรฌ dedicarsi allโ€™ornitologia, diventando ben presto non solo lโ€™imbalsamatore e custode generale di Carlo Luciano Bonaparte principe di Canino, ma anche un valido aiuto dello stesso nella stesura dellโ€™Iconografia della fauna italica (Roma, 1832-1841) e del Conspectus generum avium (Bologna, 1842).
Mazziniano, si arruola come ufficiale nellโ€™esercito pontificio che, a Cornuda (TV), viene sconfitto da quello austriaco โ€“ cosa che avverrร , qualche tempo dopo, anche a Vicenza. Antinori viene perรฒ colpito al braccio destro, tanto che comincia a scrivere con la sinistra; torna a Roma ed รจ tra coloro che determinano la fuga di Pio IX. Viene eletto deputato alla Costituente, ma impugna nuovamente il fucile per difendere la Repubblica Romana dai Francesi di Oudinot che, perรฒ riusciranno a entrare nella Capitale.
A Orazio non resta che lโ€™esilio: fa rotta prima verso la Grecia e poi verso la Turchia. Qui, rimasto quasi senza mezzi, si mette in societร  con il console svizzero Guido Gonzenbach: i due si lanciano nellโ€™esportazione degli animali imbalsamati e questo lavoro porta Orazio a cacciare in Asia Minore, Cipro, Candia, Malta e Siria.

I primi viaggi


Sulla scia di questi viaggi, nel 1858 si trasferisce in Egitto e, lโ€™anno dopo, sceglie il Sudan come base di partenza delle sue spedizioni. Cosรฌ scrive Manlio Bonati: ยซConosce altri viaggiatori, interessati al commercio della gomma, delle piume di struzzo, dellโ€™avorio e del caffรจ, con cui progetta delle spedizioni sul Nilo, il fiume misterioso che convoglia a sรฉ un nutrito numero di esploratori provenienti da varie nazioni europee. Le prime vere avventure africane le vive nel Sennaar con Angelo Castelbolognesi, ebreo ferrarese, e con i fratelli savoiardi Ambrogio e Giulio Poncet. A Galabat vuole penetrare in Abissinia, ma la strada gli รจ vietata. Col francese Guillaume Lejean arriva al Darfur, dove la carovana si blocca per colpa delle guide e dei portatori, collaboratori indispensabili nei viaggi africani, che non vogliono addentrarsi in localitร  popolate da tribรน ostili. Con Alessandro Vayssiรจre, anchโ€™egli savoiardo, e con il lucchese Carlo Piaggia risale nel 1860 il Nilo Bianco fino alla confluenza con il Bahr el-Ghazal. I tre navigano sulla barca del Vayssiรจre con lโ€™intenzione di raggiungere i Niam-Niam. Purtroppo, dopo essere giunti a Nguri, localitร  piรน meridionale calpestata dal Nostro, โ€œle continue piogge, le febbri, la dissenteria, il vitto scarso e cattivo minacciavano di seppellirci tutti sul luogoโ€. Con queste parole lโ€™Antinori riassume lโ€™esito sfavorevole della piccola spedizione, che vede morire di febbre lโ€™amico nato nella Savoia e i superstiti tornare stremati nella capitale del Sudan.ยป
A questo si aggiunge lโ€™incontro con un leone, dal quale Orazio avrebbe potuto difendersi solo con un fucile caricato a pallini; per fortuna il felino se ne va senza attaccarlo. Ma le avventure del nostro non sono destinate a terminare qui: vendendo ogni suo avere, torna in Italia quando, nel 1861, a farla da padrone รจ il nuovo regno savoiardo. Cede, per 20.000 lire, la sua preziosa raccolta ornitologica, che perรฒ viene smembrata tra vari musei; al contrario, decide di donare la collezione etnologica al Museo dellโ€™Universitร  della sua cittร  natale, Perugia.

Il ritorno in Italia e la Societร  Geografica Italiana

Sappiamo che in seguito entra nella Massoneria, sebbene la data sia incerta; la cosa non intacca la sua passione per i viaggi e le esplorazioni, che si arricchisce delle esperienze in Sardegna, in compagnia dellโ€™ornitologo Tommaso Salvadori, e della cattura degli uccelli in Turchia, alla quale aggiunge anche la ricerca dei reperti romani e la stesura di una corretta carta oro-idrografica dei luoghi visitati.
Nel 1867 si trasferisce a Firenze e figura tra i fondatori della Societร  Geografica Italiana, di cui ricopre funzioni di segretariato. Due anni piรน tardi viene scelto dal Governo come rappresentante italiano in Egitto in occasione dellโ€™inaugurazione del Canale di Suez, seguita, un anno piรน tardi, dalla presenza allโ€™acquisizione della Baia di Assab. Subito dopo si inoltra nella terra dei Bogos per visitare la colonia della Sciotel, organizzata senza fortuna da alcuni connazionali e per preparare una collezione della fauna del luogo.

La spedizione nello Scioa

Nei 1872 lo ritroviamo a Firenze a espletare incarichi dโ€™ufficio della Societร , ma nel 1873 perde di nuovo lโ€™uso della mano destra a causa di una dolorosa infiammazione. Nel frattempo, la sede della Societร  Geografica Italiana si trasferisce a Roma e Antinori la segue. In questo periodo prende corpo lโ€™idea di progettare una spedizione nello Scioa e nei laghi equatoriali: lโ€™etร  che avanza non sembra essere un deterrente per lโ€™avventuriero Orazio, che nel 1875 รจ nuovamente a capo di una missione scientifica nei chott tunisini per rilevare la possibile immissione del mare in quei solitari bacini salati.
Nel marzo 1876, infine, Orazio si imbarca per lโ€™Abissinia e, dopo diversi intoppi, furti e problemi col personale indigeno, la carovana riesce a mettersi in cammino verso lo Scioa. Lo scopo era quello di crearvi una stazione geografica come base per altre spedizioni scientifiche e commerciali. Abu Beker, emiro di Zeila e trafficante di schiavi, ostacola in tutti i modi gli esploratori, che rischiano anche di essere uccisi; ma, alla fine, essi riescono ad arrivare da Menelik II, il re dello Scioa. Antonori ne resta affascinato, anche perchรฉ beneficia, al pari dei compagni, dellโ€™ospitalitร  del monarca e del suo consigliere, il vescovo cappuccino Guglielmo Massaja.

Lโ€™incidente di caccia e gli ultimi anni

Questi gli affida un terreno dove sorge la stazione geografica e luogo in cui il marchese puรฒ recuperare, visto che si รจ ferito gravemente in un incidente di caccia. A parlare รจ Landini, uno dei compagni di Antinori: ยซTrovai il povero Antinori steso in terra, con la mano destra orribilmente fracassata, grondante di sangue. Seppi che tenendo la mano sulla bocca del fucile, questo esplose e gli portรฒ via gran parte della mano destra dalla palma fino al polso che gli restรฒ scopertoยป.
Nonostante lโ€™infortunio, continuรฒ a praticare la preparazione degli animali, avendo insegnato a due giovani abissini lโ€™arte della tassidermia.
Al contrario dei suoi compagni che, dopo diverse peripezie, decidono di ritornare in patria, Antinori rimane presso Menelik e si dedica a unโ€™esplorazione del Lago Zuai. La pioggia lo fa ammalare; appena si sente in forze si reca a Entotto per vedersi con Menelik, ma al ritorno si bagna di nuovo e si ammala definitivamente.
รˆ perรฒ sereno: la sua unica preoccupazione sono i suoi manoscritti, che prega vengano rimandati in patria โ€“ al contrario del suo feretro, che riposa ancora a Let-Marefiร , in Etiopia.

 

 


Bibliografia:

http://www.ilcornodafrica.it/es-antinori.htm

http://www.treccani.it/enciclopedia/orazio-antinori_(Dizionario-Biografico)/

http://www.archiviofotografico.societageografica.it/index.php?it/183/orazio-antinori