Immergiamoci nell’affascinante mondo dell’antica cittadina umbra di Trevi in combinazione con l’immaginario di Salvador Dalรญ, nel contesto del progetto Umbria Ecologia Artificiale.
Trevi. Foto di Andrea Martina Tiberi
Attraverso l’intelligenza artificiale esploriamo la rielaborazione di Trevi sotto l’influenza surreale di Salvador Dalรญ, esaminando come il borgo si trasformerebbe se plasmato dalla creativitร del celebre artista. Dalle strade medievali alle rive del fiume Clitunno, sprofondiamo insieme in uno scenario dove storia e arte si fondono, concependo una nuova prospettiva virtuale sulla ricca ereditร culturale umbra.
Fiume Clitunno, foto surrealista di Andrea Martina Tiberi.
Intrigante scoprire che il nome stesso – Trevi – abbia radici profonde nel passato. Dal latino trivium, incrocio di tre strade, la cittadina si presenta forse come il crocevia di tre percorsi? Un punto di convergenza? La sua ricca storia ha ispirato numerosi artisti nel corso dei secoli. Il fiume Clitunno, fonte di ispirazione per poeti come Carducci, si immette nella cittadina e trasforma il borgo secondo ciรฒ che lโintelligenza artificiale ha catturato di Dalรญ. Le sue acque, che da sempre scorrono lente e tranquille, si animano di forme e colori inusuali, piante e fiori dai colori sgargianti e dalle fluide forme.
L’opera senza tempo di Dalรญ, La persistenza della memoria, ci guida attraverso il labirinto di Trevi, dove orologi molli e non, trovano un inaspettato riflesso nel fluire delle acque del fiume. I dipinti di Dalรญ, alcuni dei quali ispirati forse dalle teorie sulla relativitร di Einstein, raffigurano il tempo come una dimensione elastica. Il fluire del tempo diventa flessibile, proprio come le case che si piegano sotto l’influenza di una forza impalpabile. Questa concezione del tempo elastico trova un’eco sorprendente nel fiume Clitunno, dove le acque danzano con leggerezza e fluiditร , tra i tavoli esposti al sole degli edifici bronzei in corten.
Foto di Andrea Martina Tiberi
Le case si sciolgono sotto il calore del sole e la pressione della realtร , un’immagine della mente umana che si dissolve. Le abitazioni perdono la loro soliditร . ร come se le strade medievali di Trevi si piegassero e si torcessero sotto l’incantesimo surreale di Dalรญ, trasformando la cittร in un labirinto a tratti abbandonato. I panorami offerti dall’intelligenza artificiale, arricchiti da dettagli classici e liberty dalle forme sinuose, narrano di un ciclo perpetuo di oggetti in continua trasformazione. Ogni angolo e ogni via sembrano fungere da testimonianza dell’istante precedente a un evento della vita quotidiana dei cittadini.
Trevi. Foto di Andrea Martina Tiberi
In questo contesto, si delineano forse eccentricitร e narcisismo proprie dellโartista, con l’apparizione di una figura maschile di spalle, verosimilmente riconducibile a Dalรญ. Con acume, l’intelligenza artificiale cattura questa sfumatura della sua esistenza, offrendo agli osservatori un’illuminante percezione della personalitร singolare e provocatoria l’artista. La rielaborazione di Trevi secondo l’AI Dalรญ รจ un panorama che sfida la logica dei materiali e delle strutture, e che ci invita a riflettere sulla natura fluida e mutevole del mondo che ci circonda.ย
ยซLa mia formazione artistica รจ stata da autodidatta, studio intenso e approfondimenti sui maestri contemporanei e del passato, lavoro serrato sulle tecniche e soprattutto lโinnamoramento per alcuni pittori storici ha inevitabilmente influenzato il mio modo di dipingereยป.
In questo appuntamento abbiamo chiacchierato con Lauretta Barcaroli, artista che vive e opera a Terni. Autodidatta nella sua formazione ma con una grande passione, negli ultimi anni รจ passata gradualmente da una pittura di impronta figurativa a composizioni di gusto astratto e con connotazioni fortemente materiche, in cui anche la luce concorre a essere elemento indispensabile per la fruizione dellโopera. Alcune sue opere sono state pubblicate nel 2019 nel nostro magazine WHITE | AboutUmbria Collection (N. 4), un numero dedicato alle eccellenze umbre viste attraverso il colore bianco.
Lauretta Barcaroli
Lauretta, la passione per lโarte e in particolare per la pittura รจ sempre stata viva e presente in lei. Ci racconta come รจ nata?
Posso quasi dire che la passione per lโarte รจ nata insieme a me. Avevo sรฌ e no dieci anni quando presi in mano la prima tela per dipingervi un mazzo di fiori. La mia vicina di casa, insegnante di scuola elementare, di pomeriggio si dilettava a dipingere dalla finestra del suo studio il paesaggio che le si mostrava davanti e io ero lรฌ a passare ore, incantata dagli effetti di luce e sfumature che il pennello riusciva a produrre con i colori a olio. Finchรฉ un giorno mi disse che invece di stare a guardare forse mi sarei piรน divertita a dipingere. E cosรฌ cominciรฒ la mia avventura artistica. In seguito, alle scuole medie, i professori delle materie tecniche mi avviarono allโuso della creta e dei materiali. Apprezzavano molto i miei lavori tantโรจ che me ne commissionarono un bel numero per lโesposizione di fine anno! Piccoli episodi ma di grande stimolo per mettere in luce il talento! Ma i miei dicevano che con lโarte non si mangia, quindi la vita ha fatto il suo corso e mi sono ritrovata diplomata e, giovanissima, impiegata in un ente pubblico. Lโarte sembrava ormai chiusa in un cassetto ma sarebbe stato soltanto per pocoโฆ
La sua arte รจ una pittura di impronta figurativa, con un gusto fortemente astratto, dove la materia รจ fondamentale, in cui anche la luce รจ un elemento indispensabile. Oggetti come stoffe, legni e parti di ferro creano opere di forte impatto emotivo. Come nascono le sue composizioni?
La mia formazione artistica รจ stata da autodidatta, studio intenso e approfondimenti sui maestri contemporanei e del passato, lavoro serrato sulle tecniche di pittura e soprattutto allโinizio lโinnamoramento per alcuni pittori storici ha inevitabilmente influenzato il mio modo di dipingere. Per circa venti anni ho prodotto opere a olio con impronta figurativa. Non amavo rappresentare il paesaggio, ma un mondo fatto di oggetti quotidiani che richiamassero lโatmosfera del passato e della tradizione, volti di donne con gli occhi disegnati dalle ombre, il colore piรน che la forma era il protagonista delle mie tele, era il mezzo per evocare sentimenti e stati dโanimo. Queste opere ebbero un grande apprezzamento in Francia, con le innumerevoli mostre che dal 1999 al 2006 mi portarono in molte localitร della Costa Azzurra. A tutti gli effetti la Francia รจ stata per me una sorta di madrina spirituale. Poi il blocco, e per circa un anno ho smesso di dipingere perchรฉ la mia vena sembrava ormai esaurita. Lโaver poi frequentato a Roma un corso di pittura alla RUFA – Rome University of Fine Arts mi รจ stato di grande stimolo per approfondire le tematiche dellโarte informale e materica e di nuovo ripartire nella mia ricerca. Gli oggetti a cui si riferisce, stoffe, legni e parti di ferro appartengono a un periodo per me particolarmente emozionante e fertile, in cui ho potuto mettere a frutto gli stimoli e gli apprendimenti accademici acquisiti e dare vita ad alcuni lavori della serie Derive (2008/2010) sensibili della tradizione informale italiana che proprio in Umbria pone le sue fondamenta. Nei miei lavori tutto comincia da una forte emozione che pressa. Nel caso di Derive bastava un oggetto trovato magari nella sabbia o eroso e sepolto nella terra, a divenire punto di partenza. Tutto il lavoro a seguire sarebbe orbitato intorno ad esso. La luce concorre a essere elemento indispensabile per la fruizione dellโopera, le stratificazioni sulla tela diventano soggette al modo in cui la luce colpisce la materia.
Ogni possibile mondo 2022
Alcune sue opere sono state esposte – fino a qualche giorno fa – ad Assisi nellโevento โSpatium Lucis-Artisti contemporaneiโ a cura dellโAssociazione La Casa degli Artisti: ci puรฒ raccontare i suoi lavori?
Esporre le proprie opere al pubblico รจ un poโ come mettersi a nudo e chi guarda spesso aiuta lโartista a fare chiarezza sul proprio mondo interiore. Questa รจ lโalchimia e il vero senso del fare arte. Ho partecipato a questa mostra con una scultura e con alcune opere pittoriche. La scultura, una lampada verticale dal titolo Lama di luce, รจ stata realizzata nel 2019 e fa parte della serie Work in progress. Le altre opere pittoriche dal titolo Ogni possibile mondo sono state invece elaborate durante la pandemia. Dopo un iniziale spaesamento, mi sono attrezzata per vivere in arte il mio isolamento, benedicendo lโopportunitร di vivere in campagna. Sono stati due anni di intenso lavoro che hanno prodotto tra le altre anche 11 formelle su tela (cm 30×30) che sono andate a comporre unโopera la Croce del Cristo risorto, esposta a Terni nella Chiesa di San Francesco in occasione del Cavourart Festival. Di dimensioni piรน importanti sono le singole opere che ho esposto ad Assisi, ma lo stile e la tematica sono le stesse. Anche qui la materia continua a essere lโoggetto della mia ricerca, in un rapporto dialettico il cui intento รจ quello di dare forma a espressioni universali e senza tempo. La superficie delle tele รจ scabra, segnata da impronte lasciate da oggetti o da stoffe che rimandano a sudari, a umili resti di vita quotidiana, da tagli, incisioni, segni di umane vicende. Un Pathos, in cui il dramma comune si fa timida luce di speranza e compassione.
Ogni possibile mondo 2023
Le nostre interviste si chiudono sempre con una domanda. Vorrei chiederle una parola che per lei rappresenti il connubio tra la sua arte e lโUmbria.
LโUmbria รจ terra di grandi artisti e di santi. La parola รจ spiritualitร .
Lโarte umbra di Luca Signorelli conferisce identitร e memoria a tutta la regione, ampiamente valorizzata attraverso le sue opere, le quali sono state fondamenta indispensabili per affermare il senso di appartenenza a un territorio promuovendone, al contempo, lo sviluppo culturale.
La valorizzazione dellโarte del maestro ha favorito lo studio e la riscoperta nel cuore dellโUmbria non solo dei suoi eccelsi capolavori, ma anche delle opere dei collaboratori e degli allievi del grande artista, accendendo nuovi riflettori su un territorio costellato da numerosi motivi di interesse. Le orme di Luca Signorelli si possono ancora oggi ripercorrere nei luoghi piรน rappresentativi dellโUmbria anche a distanza di cinquecento anni dalla sua morte, avvenuta il 16 ottobre 1523. Il cuore verde dโItalia conserva e salvaguarda il paesaggio verdeggiante che รจ stato fonte di ispirazione per le sue opere, le quali legano varie cittร dellโUmbria: Citerna, Cittร di Castello, Morra, Umbertide, Perugia e Orvieto.
Raccontare lโarte del Signorelli non significa semplicemente descriverla ma, รจ di fondamentale importanza divulgarla per accrescere la capacitร di comunicare il senso della cultura umbra. Luca Signorelli รจ stato un insigne artista nellโItalia centrale, eccelso pittore antesignano della crisi che colpirร la Chiesa con lโavvento della riforma luterana. La luce vibrante che traspare dalle sue opere, il tratto nitido e preciso della muscolatura dei corpi sono le caratteristiche principali che lo hanno elevato a essere uno dei principali protagonisti del rinascimento umbro.
Martirio di San Sebastiano. Pinacoteca di Cittร di Castello
Luca dโEgidio di Ventura, passato alla storia con lo pseudonimo di Luca Signorelli, scelse lโUmbria come terra di adozione nel pieno vigore della propria attivitร artistica e allโapice della notorietร : รจ a Citerna, borgo di origine medievale, in posizione predominante sulla Valle Tiberina, che il maestro, nella chiesa di San Francesco, realizzรฒ lโaffresco raffigurante la Vergine con il Bambino tra i santi Michele Arcangelo e Francesco, effettuato con lโaiuto della sua bottega. Il piccolo ma delizioso borgo, fu conteso tra la ghibellina Arezzo e la guelfa Cittร di Castello; a questโultima si sottomise nel 1221. ร proprio nella cittร tifernate governata dalla famiglia Vitelli, ricca e potente signoria umbra, che al pittore furono conferite notevoli cariche che gli permisero di instaurare relazioni con celebri personalitร ; inoltre nel 1488, Cittร di Castello nominรฒ il pittore cittadino onorario. Nella cittร sono conservati i frammenti dellโaffresco raffigurante la Vergine, il bambino e i santi Girolamo e Paolo del 1474, tradizionalmente considerata una delle prime opere dellโartista. Nelle sale della Pinacoteca Comunale si puรฒ ammirare anche il Martirio di san Sebastiano, opera rappresentativa e con straordinari scenari prospettici: lo sfondo teatrale vede una chiesa rinascimentale sul lato destro del dipinto, gli arcieri con archi e balestre, alla base della croce, contribuiscono a creare un immaginario triangolo di morte.
Lโarte del Signorelli รจ formata anche da leggende, come quella in cui si narra che per far fronte alle innumerevoli commissioni, lโartista spesso soggiornava a Morra, borgo umbro non molto distante da Cittร di Castello, abituale luogo di sosta dei viandanti. Poco distante dal centro abitato sorge lโOratorio di san Crescentino, decorato da un ciclo di affreschi del Signorelli: la Crocifissioneรจ ritenuta opera del maestro, differentemente dalle altre attribuite agli allievi.
Pala di santโOnofrio. Museo dellโOpera del Duomo di Perugia
Seguendo le orme del maestro, spostandosi verso il centro dellโUmbria, si raggiunge Umbertide, dove nella chiesa di Santa Croce, oggi adibita a museo, รจ conservata la Deposizione dalla Croce. Colori brillanti, quasi metallici, sono i protagonisti della ricchissima tavola composta da numerosi personaggi in atteggiamenti tragici e concitati, le mani si muovono in modo incalzante e nervoso, le espressioni sono amplificate; il dolore รจ il sentimento che accomuna tutti i personaggi mentre due uomini sopra due scale, con cura, calano il corpo di Cristo dalla croce. Signorelli entrรฒ in contatto diretto con i committenti dellโopera: presso lโArchivio di Stato di Perugia si conserva un atto rogato lโ8 luglio 1515, in cui alcuni abitanti del borgo di Fratta, antico nome dellโodierna Umbertide, nominarono alcuni procuratori per accordarsi con il pittore e ricevere le promesse ยซpro pingendo per ipsum unam tabulam sive cunamยป. Nel capoluogo della regione Signorelli realizzรฒ unโopera a tempera e olio che decretรฒ il raggiungimento della maturitร del pittore: la Pala di santโOnofrio, oggi conservata al Museo dellโOpera del Duomo. Lโopera fu commissionata nel 1484 da Jacopo Vagnucci, concittadino del maestro: lโiconografia richiama una sacra conversazione tra la Vergine, Giovanni Battista, Lorenzo e i santi Onofrio ed Ercolano, protettori di Perugia.
Cappella di San Brizio. Duomo di Orvieto. La predica dell’Anticristo. Foto di Giulia Venturini
Luca Signorelli รจ fortemente legato aย Orvieto, cittร nella quale realizzรฒ il suo capolavoro indiscusso: il Giudizio Universale. Un ciclo di affreschi che prefigura lโarte del Cinquecento, opera che lo eleva alla memoria eterna, lasciandoci unโereditร immensa che ispirรฒ una successiva raffigurazione tra le piรน importanti nella storia dellโarte: il Giudizio Universale di Michelangelo Buonarroti; Vasari stesso scrisse: โMichelangelo imitรฒ lโandare di Luca, come puรฒ vedere ognunoโ.
Il ciclo di affreschi che si trova allโinterno della cappella di San Brizio nella cattedrale di Orvieto, rivela una complessa macchina scenografica, iniziata dal Beato Angelico e poi terminata dal Signorelli: โNella Madonna di Orvieto [โฆ] finรฌ di sua mano la cappella, che giร aveva cominciato Giovanni da Fiesole, nella quale fece tutte le storie della fine del mondo con bizzarra e capricciosa invenzioneโ[1]. Nel lavoro del Beato Angelico tutte le figure sono equilibrate, Signorelli esprime invece conflittualitร e complessitร , il suo stile, forte, potente e apocalittico, mette in evidenza una grande attenzione allโanatomia e al movimento, tutto รจ materiale, dalla luce al paesaggio, la corporeitร รจ drammatica e il terrore รจ intrinseco nel corpo e nellโanima. I due artisti si raffigurano in disparte, come spettatori della scena: il primo con gli abiti domenicani, il secondo vitale e possente come lo descrive Vasari che lo aveva personalmente conosciuto.
Cappella San Brizio. Duomo di Orvieto. Foto di Giulia Venturini
Nellโopera sono raffigurati personaggi umbri come Vitellozzo Vitelli, Orazio e Paolo Baglioni, presenti nella folla che circonda lโAnticristo, il quale ha le sembianze di Gesรน ma viene fatto parlare dal demonio. Grazie a toni apocalittici prendono vita demoni alati e mostruosi: nei Dannati allโInferno e nel Finimondo i corpi degli uomini sono arrossati da fiamme e paura, Caronte traghettatore di anime porta i dannati al giudizio di Minosse. Dalla parte opposta si contrappone invece la tranquillitร degli arcangeli, che guardano la scena teatrale con occhi vittoriosi: la Salita al Paradiso appare come un luogo ameno, con rose e camelie, nel quale gli uomini sono raffigurati sereni attorniati da angeli musicanti. Luca Signorelli, maestro di corporeitร e poesia รจ lโideatore di una complessa macchina scenografica che mostra nelle sue trame lโarte, la storia e i sapori di una regione culturalmente vivace e profondamente legata alle sue antiche tradizioni.
[1] Giorgio Vasari, Vita di Luca Signorelli da Cortona Pittore.
ยซLa mia passione per la scultura รจ nata fin da quando ero bambino. ร sempre stata una parte fondamentale della mia vitaยป.
Matteo Peducci, umbro di nascita, si diploma al Liceo Classico Annibale Mariotti di Perugia e poi consegue la Laurea presso lโAccademia di Belle Arti di Carrara. ร impegnato in lavori internazionali; dal 2013 collabora con centri universitari per la ricerca e lo sviluppo di nuovi materiali.
Styrofoam Hermaphrodite
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Come รจ nata la sua passione per la scultura? E da dove arriva la sua ispirazione?
La mia passione per la scultura รจ nata fin da quando ero bambino. Giร a sei anni cominciavo a plasmare piccoli pupazzetti con la creta, dimostrando un interesse precoce per l’arte scultorea. La mia passione per la scultura รจ sempre stata una parte fondamentale della mia vita. Tuttavia, i miei genitori, non sapendo come affrontare questa mia malattia artistica, decisero di portarmi da un grande esperto nel campo, il Maestro Artemio Giovagnoni. Il Maestro riconobbe immediatamente la mia passione e il mio talento per la scultura. Mi incoraggiรฒ e mi disse: ยซCaro ragazzo, hai un grande talento e raggiungerai sicuramente grandi risultati nella scultura, ma ricorda che dovrai lottare duramente per tutta la vitaยป. Le sue parole sono state un’ispirazione costante per me, e da allora ho lavorato instancabilmente per coltivare la mia passione e per realizzare le mie opere artistiche. La mia ispirazione proviene da molte fonti diverse. Osservo la natura, le persone, le emozioni e le storie che mi circondano. Mi immergo nelle esperienze di vita e cerco di catturare la loro essenza attraverso le mie sculture. La mia ispirazione cambia costantemente, ma la mia passione per la scultura rimane invariata. ร un viaggio emozionante e gratificante che continuo a percorrere con dedizione e amore per l’arte.
La via del pane. Marmo Botticino. 2022
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Il marmo รจ una pietra naturale che richiede pazienza nella lavorazione, attenzione e tanta abilitร per essere lavorata. E come se lโartista entrasse in sintonia con la materia e con il suo ritmo. Perchรฉ come materiale, privilegia proprio il marmo?
Il marmo รจ una scelta di materiale molto significativa per me come artista. Questa pietra naturale richiede una profonda pazienza nella lavorazione, una grande attenzione ai dettagli e un’abilitร eccezionale per essere modellata con successo. ร come se, lavorando il marmo, l’artista entrasse in sintonia con la materia stessa e con il suo ritmo intrinseco. Tuttavia, c’รจ un significato piรน profondo. Quando scolpisco il marmo, mi confronto con il concetto di eternitร . La pietra, essendo uno dei materiali piรน duraturi, funge da fondamento senza tempo su cui l’umanitร ha inciso la sua storia per millenni, preservandola per le generazioni future. Questa connessione con il passato e il senso di perennitร che il marmo offre alle mie opere d’arte aggiunge un elemento di profonditร e significato al mio lavoro, rendendolo ancora piรน gratificante.
Growing Graces. Rame elettrolitico. 2021
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Dopo la sua laurea presso lโAccademia di Belle Arti a Carrara, come mai ha deciso di ritornare in Umbria?
La mia decisione di tornare nella mia terra di origine, in Umbria, dopo aver conseguito la laurea presso l’Accademia di Belle Arti a Carrara, รจ stata una sorta di coincidenza. Dopo aver completato i miei studi accademici e aver avuto esperienze lavorative in varie parti del mondo, ho iniziato a sviluppare il mio progetto/opera chiamato Affiliati. Questo progetto richiedeva uno spazio idoneo con caratteristiche non convenzionali. In modo fortuito, ho scoperto una cava di pietra rosa abbandonata ad Assisi, nella mia Umbria natale. La scelta di utilizzare questa cava per il mio progetto รจ stata immediata. ร da qui che รจ nata la bottega Affiliati. Quindi, la decisione di tornare in Umbria รจ stata guidata dalla scoperta di questa cava e dalla sua idoneitร per la realizzazione del mio progetto artistico, che si รจ rivelato essere un passo significativo nella mia carriera artistica.
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Vorrei concludere chiedendo di lasciarci con una parola su cui meditare, che rappresenti il connubio tra la sua arte e l‘Umbria.
Certamente, vorrei concludere lasciandovi con la parola Armonia. Per me, l’arte e l’Umbria sono in armonia perfetta. Vivere e lavorare nella mia terra di origine รจ un grande privilegio, e questo territorio conserva ancora le caratteristiche selvatiche e naturali che contribuiscono a creare un’armonia ideale per la scultura in marmo. ร un connubio che nutre la mia creativitร e mi ispira costantemente.
Con Umbria Ecologia Artificiale ci immergiamo in un affascinante viaggio attraverso i borghi umbri, reinventando le loro pittoresche bellezze attraverso l’occhio e la mente di grandi artisti del passato.
Questa volta ci addentriamo nell’incantevole Assisi, famosa per i suoi santi Francesco e Chiara, dove l’architettura medievale e le sue statue evocano la purezza del suo Genius Loci – lo spirito del luogo. Oggi, grazie all’immaginazione assistita dall’intelligenza artificiale, possiamo spingere i confini della creativitร e domandarci come sarebbe questa cittร se fosse stata progettata da madame Hilma af Klint, una delle figure piรน emblematiche del movimento astrattista del XX secolo.
di Andrea Martina Tiberi
Hilma af Klint, artista svedese, vissuta a cavallo tra XIX e XX secolo, ha intrapreso un viaggio audace alla scoperta della connessione tra mondo tangibile e spirituale. Ha sfidato le convenzioni artistiche del suo tempo e ha osato esplorare i confini dell’arte e dell’anima umana.ย Il lavoro di Hilma af Klint va compreso nell’ambito del Modernismo, un periodo in cui molti artisti cercavano nuove forme nell’arte, nella spiritualitร e nella scienza. Altri artisti, come Wassily Kandinsky, Piet Mondrian e Kasimir Malevitch, erano altrettanto interessati alla spiritualitร , spinti dalla corrente teosofica. Ad Assisi, l’incontro tra lโarchitettura religiosa e l’arte onirica di Hilma af Klint avrebbe dato vita a un connubio unico tra il terreno e il divino.
di Andrea Martina Tiberi
L’intelligenza artificiale, in questa narrazione, agisce come il ponte tra il genio di af Klint e l’architettura sacra di Assisi. Le linee, i piani e le masse si evolvono sotto la sua visione alternativa, creando elementi architettonici complessi che emanano un’aura metafisica. Archi, piattaforme, colonne, corridoi e portici compongono un passaggio clericale a cielo aperto, dove cerimonie mistiche sembrano svolgersi in simbiosi con il naturale scorrere del tempo, unโarcheologia di pensieri segreti e sogni nascosti. Le forme fluide e i colori ricchi del suo mondo interiore penetrano nelle fondamenta stesse di Assisi. Gli edifici, le statue di uomini e le sculture non sono semplici rappresentazioni, ma sono accompagnati da portali circolari, ricchi di geometrie e colori.
di Andrea Martina Tiberi
La pavimentazione รจ ora un tappeto di trame, e i visitatori camminano su caselle che sembrano portare in mondi nuovi. Questa visione enigmatica di Assisi, plasmata dall’arte di Hilma af Klint, non รจ solo una reinterpretazione, ma un esperimento che indaga la connessione tra il terreno e il celeste, tra la realtร visibile e il mondo dell’inconscio. ร un omaggio alle forme e ai colori che vanno al di lร della superficie, un’invocazione di una realtร nascosta che ci chiama ad esplorare le profonditร della mente.
In un’entusiasmante fusione tra passato e futuro, il progetto Umbria Ecologia Artificiale si propone come strumento generativo per esplorare i borghi storici dell’Umbria attraverso lo sguardo di brillanti architetti, designer e artisti del passato.
Montefalco secondo il progetto Umbria Ecologia Artificiale
In questo viaggio fantastico ci concentreremo su Montefalco, uno dei gioielli nascosti della regione, re-immaginando la sua architettura in chiave neoplastica. Pensate a una nuova prospettiva, un’idea che fonde la purezza delle linee geometriche e i colori audaci di PietMondrian con la realtร tangibile. Qui, insieme esploreremo l’influenza rivoluzionaria del movimento De Stijl sulle strutture in pietra delle abitazioni, sulle vie lastricate e sull’antico castello di questo meraviglioso borgo. L’arte geometrica, non piรน relegata alla tela bidimensionale, diventa un elemento di design funzionale. Queste immagini – generate tramite intelligenza artificiale – ci fanno immergere nel carattere tridimensionale del Razionalismo architettonico, ma sotto una nuova luce.
Bagnata dalle acque del Clitunno, La Ringhiera dell’Umbria conquista visitatori da tutto il mondo con le sue colline di uliveti e filari di viti. Montefalco, luogo intriso di storia millenaria, traccia le sue radici nell’epoca dellโImpero Romano, quando era conosciuta come Coccorone. Attraverso i secoli, il borgo ha attraversato varie fasi di sviluppo, ciascuna lasciando un segno nel suo tessuto urbano. Dal periodo medievale, quando fiorirono i liberi comuni, fino al Rinascimento, ogni epoca ha contribuito al suo fascino. La Cinta Duecentesca e la maestosa Piazza del Comune, adornata da palazzi nobiliari rivisitati in maniera razionalista con quadrati di colori compatti, ci parlano di una cittร prospera e modernista.ย
Ci sono due fattori che mi hanno stupita, fattori che non pensavo che l’intelligenza artificiale avrebbe catturato. Il primo riguarda la palette che mescola i colori primari con colori caldi richiamanti la natura. Mondrian amava quelli che al tempo erano conosciuti come colori primari, utilizzava (quasi) solamente quelli nei suoi dipinti, oltre al bianco e al nero. BLU, GIALLO, ROSSO, segno di purezza e metafora dellโorigine. Dโaltra parte, Montefalco, come tanti borghi umbri, ha una palette colori dettata dal tufo. Piacevole sorpresa vedere che la soluzione al dogma dei colori primari per Mondrian, lโAI abbia risposto con un compromesso di classe.
Lโaltro aspetto, che puรฒ lasciare incuriositi รจ lโeleganza nella composizione delle immagini. Gli elementi che nei dipinti di Mondrian sono protagonisti, le linee e i quadrilateri creati da queste, nell’immaginario AI diventano cornici del meraviglioso mondo di Montefalco. Un luogo in cui si puรฒ fare una breve pausa, lasciando lo sguardo vagare nel panorama mozzafiato, per immergersi nella contemplazione di una bellezza che abbraccia l’anima. Viste spettacolari e a tratti nostalgiche vengono inquadrate, come il cipresso tra i filari, con estro artistico da sottrazione di materia nelle strutture scolpite nella pietra, o colate di cemento e applicazioni in vetroresina, o nella costruzione di padiglioni dallo scheletro sottile.
Particolare di Montefalco
Mondrian aveva un debole per la purezza della linea – retta e intensa – la quale rappresentava i valori universali del suo immaginario astratto. Elemento chiave anche in queste immagini di Montefalco a trasformare il paesaggio urbano e rurale del borgo, conferendogli una nuova griglia e un’atmosfera che vede mescolati gli angoli retti del linguaggio neoplastico e l’affascinante essenziale irregolaritร del patrimonio storico. Forme, colori, suggestioni ci iniziano a una complessitร che va oltre i confini di una visione statica della realtร .ย
L’arte geometrica, raffinata e suggestiva, si espande all’interno dei vigneti stessi. Sulla Strada del Sagrantino, ci lasciamo guidare alla scoperta delle radici culinarie locali e dei tesori enogastronomici che si celano nel cuore di questa terra generosa. Qui, tra i filari ordinati che accolgono le viti del rinomato vino Sagrantino, il paesaggio si svela in una composizione di topografie organiche. I campi agricoli sono suddivisi in una griglia di rettangoli e quadrati che abbracciano le curve delle colline, donando un affascinante effetto visivo che cattura l’attenzione dall’alto.ย
Proprio come Mondrian ha scosso la temperie artistica con la sua Espressione De Stijl nel Ventesimo secolo, Montefalco ci ha avvolti con il suo fascino unico, svelando l’estetica delle forme nei suoi scorci inaspettati. Qui, ogni peregrinazione si trasforma in esperienza epifanica, una rara opportunitร per sondare il carattere enigmatico della creativitร algoritmica, dell’essenza sottesa della natura e dell’incanto senza tempo dell’Umbria. Vi invito a esplorare, a lasciarvi abbracciare dalle lusinghe della storia, con anima curiosa e occhio affilato alla ricerca di meraviglie.
Continua il nostro viaggio alla scoperta delle opere di Pietro Vannucci, in occasione dei 500 anni dalla sua morte. In questa puntata siamo a Foligno a scoprire Il Battesimo di Cristo.
La cittร di Foligno ci porta verso le opere del Divin Pittore; qui si possono trovare tracce di san Francesco, Federico II di Svevia, Mozart quattordicenne in viaggio con il padre e gli arbori della stampa, in particolare, della Divina Commedia.
Percorrendo le vie della cittร dei Trinci si arriva dinanzi a una chiesetta umbra, denominata Nunziatella, appellativo che rimanda al mistero dellโAnnunciazione ma, posto in grado vezzeggiativo, ricorda le sue piccole dimensioni.
Perugino, Battesimo di Cristo, 1508-1513, Foligno, Oratorio della Nunziatella
Il Santuario della Nunziatella, caso unico nel suo genere, forse per lโesiguitร degli spazi disponibili, adotta una pianta quadrata arricchita da sei nicchie in cui vengono collocati quattro altari. La perdita dei registri contabili della Nunziatella ci priva purtroppo di alcune informazioni importanti circa le maestranze che vi hanno operato, tra cui lโarchitetto responsabile del progetto; sebbene gli studiosi suggeriscano il nome di Francesco di Bartolomeo da Pietrasanta, presente in quegli anni a Foligno. Allโinterno di questo piccolo e minuto scrigno รจ conservato lโaffresco del Divin Pittore, raffigurante
Il Battesimo di Cristo
Lโaffresco รจ parte della decorazione voluta dal rettore della societร dellโAnnunziata Giovanni Battista Merganti, allโinizio del Cinquecento, per la cappella di san Giovanni Battista. Il tema del Battesimo aveva riscosso un grande successo tra i clienti del Perugino, grazie al modello da lui eseguito nella Cappella Sistina: รจ fortemente probabile che lโartista aveva avuto modo di ammirare opere con lo stesso soggetto nella bottega fiorentina di Andrea del Verrocchio.
Al centro della scena, nel fiume Giordano, san Giovanni sta per versare lโacqua del battesimo sul capo di Cristo in atto di pregare, vestito solo di un leggero panno annodato sotto i fianchi. Sulle sponde del corso dโacqua, si trovano quattro angeli eleganti, mentre altri due, circondati da cherubini, affiancano una colomba bianca, simbolo dello Spirito Santo che discende tramite lโatto.
Nella lunetta superiore, il Padre Eterno sulle nuvole con in mano il Globo benedice la scena, con accanto due angeli che reggono i gigli, simbolo di purezza. Lโintero dipinto nel corso dei secoli ha subito danni dovuti allโumiditร ed รจ stato soggetto ad alcuni restauri tra Otto e Novecento, con reintegro delle lacune per una migliore lettura complessiva della scena.
ยซVivere a Deruta significa vivere in Umbria e a essere altrettanto importante per me รจ lโereditร artistica che ci hanno lasciato Perugino, Alberto Burri e Leoncillo Leonardiยป.
Nato a Terni e cresciuto a Deruta, Attilio Quintili si forma come artigiano ceramista, ma fin da subito orienta la sua ricerca artistica verso un linguaggio contemporaneo. Ciรฒ che lo affascina รจ la materia e le reazioni che si possono generare dallโincontro con altre forze; in particolare, dal 2012 lโartista inizia ad applicare cariche esplosive nel blocco di argilla, rileggendo in maniera fortemente personale la ricerca dellโinformale verso nuovi modi di trattare la materia. Anche se studia la precisa collocazione delle cariche per orientarne lโesplosione, lโargilla si squarcia e si plasma con risultati imprevedibili: il risultato finale รจ una scultura complessa che si presenta come unโanalisi allo stesso tempo sul pieno e sul vuoto, sul frammento e lโassenza, spingendo la conversazione su un piano piรน concettuale.
Lei รจ umbro di nascita. Si forma a Deruta come artigiano e ceramista e poi orienta la sua ricerca artistica verso il linguaggio contemporaneo. Quanto รจ stata importante per la sua formazione la cittร di Deruta, da secoli impregnata di arte?
Sono nato a Terni, mi sono trasferito pochi anni dopo a Deruta, ho imparato lโarte della ceramica nella fabbrica di mia madre, che proviene da una famiglia derutese di lunga tradizione ceramica. Mi sono specializzato nella tecnica del Lustro che ho lasciato – anche se non definitivamente – nel 2012 per intraprendere un personale percorso artistico. Per rispondere alla domanda: Deruta con la sua storia e la sua tradizione mi hanno influenzato molto. Vivere qui perรฒ significa anche vivere in Umbria e a essere altrettanto importante per me รจ lโereditร artistica che ci hanno lasciato Perugino, Alberto Burri e Leoncillo Leonardi. Credo comunque che nel mio percorso artistico lโinfluenza maggiore sia arrivata dalla grande spiritualitร che lโUmbria e suoi santi emanano.
Le sue opere ceramiche spesso si aprono dallโinterno: รจ la materia che accetta lo squarcio. Fontana spesso dichiarava “la mia arte รจ portata sulla filosofia del niente, che non รจ un niente di distruzione, ma un niente di costruzione”. Anche lei, tramite la materia โcostruisceโ nuovi possibili spazi? Ci racconta come โcostruisceโ le sue opere?
Le mie sculture prendono forma attraverso unโesplosione: รจ la deflagrazione a disegnare la forma. In nessun modo vengono toccate dalle mie mani, il risultato รจ una forma che la mente non puรฒ nemmeno immaginare. Ogni scultura รจ una nascita – o meglio una rinascita – dando vita a un nuovo ciclo vitale. Lโapporto e la volontร dellโartista, e prima ancora dellโuomo, รจ insignificante nel mio lavoro. La forma che si genera nelle sculture rimanda direttamente a una nuova vita senza alcun legame apparente con la precedente. Lโassenza di una forma riconosciuta predispone il fruitore ad abbandonare le certezze apparenti della mente in favore delle apparenti incertezze di altri livelli di percezione, che possono coincidere con il niente che perรฒ, per rispondere alla sua domanda, non prevede nรฉ costruzione nรฉ distruzione.
Attraverso la lavorazione della ceramica e attraverso lโutilizzo del lustro, nel tempo le sue opere sono state realizzate con tecniche non ceramiche, perfettamente espressive del suo pensiero. Inoltre, nelle sue opere รจ forte il connubio tra spiritualitร e materia. Da dove trae ispirazione per la loro realizzazione?
La ceramica รจ una tecnica che utilizzo perchรฉ funzionale al mio percorso artistico. Trovo la ceramica, con le sue implicazioni, perfettamente significativa a esprimere la relazione, che รจ lโobiettivo della mia ricerca, fra spiritualitร e materia. Il percorso di conoscenza, in vita, รจ una costante mediazione fra gli opposti e di conseguenza un lavoro costante fra la spiritualizzazione della materia e la materializzazione dello spirito.
Vorrei concludere chiedendole di lasciarci con una parola su cui meditare, che per lei rappresenti il connubio tra la sua arte e lโUmbria.
ยซVolevo convincervi che dovete imparare a far sรฌ che ogni azione abbia valore, perchรฉ resterete qui per poco tempo: troppo poco, infatti, per essere testimoni di tutte le meraviglie di questo mondoยป (Don Juan).ย
โWho is Zieger?โรจ il titolo della mostra antologica dedicata allโartista Bruno Zieger, inaugurata lo scorso 27 maggio nelle sale settecentesche di Palazzo Facchinetti a Cittร di Castello, che rimarrร allestita fino al 2 luglio. Lโesposizione, curata da Lorenzo Fiorucci, รจ lโoccasione per ripercorrerne la storia biografica e artistica – a dieci anni dalla sua scomparsa, avvenuta nel dicembre 2012 – che troverร compimento nella presentazione del catalogo, a ottobre del 2023. Lโevento, patrocinato dal Comune di Cittร di Castello e in collaborazione con lโAssociazione Caratteri dal 1799 ODV, รจ stato promosso dalla moglie Brunella Tacchini con il supporto di amici e il significativo contributo del comitato artistico costituito da Luca Baldelli, Jos Hachmang, Andrea Lensi, Fabio Mariacci, Elio Mariucci, Alvaro Tacchini e Giampaolo Tomassetti.
Bruno Zieger, Who is Zieger?, installation view, Palazzo Facchinetti, Cittร di Castello. Ph. Enrico Milanesi
Il percorso espositivo si articola in otto sezioni tematiche, nelle quali gli stili e i linguaggi espressivi si alternano in scultura, pittura, collage e installazione facendo emergere la costante, ansiosa e giocosa ricerca dโidentitร dellโeclettico artista. Lโindagine prende avvio dalle vicende biografiche di Zieger, nato nel 1950 a Maracaibo in Venezuela, dal padre Antonio originario di Trento e la madre Eva Parn, estone. La famiglia, perรฒ, a causa del lavoro del padre si trasferisce prima a Curaรงao, nelle Antille Olandesi, poi a Bangkok, in Thailandia e nel 1963 Bruno, allโetร di tredici anni, viene mandato a Montreux, per frequentare un collegio inglese. Incoraggiato dal suo docente George Williams, prosegue poi gli studi artistici presso la Depauw University di Greencastle, in Indiana, e dal 1972 si trasferisce a Cittร di Castello, dove i genitori avevano acquistato un rudere, in localitร Spazzavento, e qui si stabilisce fino al 2012, anno della sua prematura scomparsa. Nella prima sala, Ouverture, lโopera video di Fabio Galeotti Who is Zieger? apre la mostra insieme ai documenti dโarchivio e alle opere di piccolo formato, fra le quali Tautologia (1978); proseguendo, in Balance sono presentate le primissime pitture astratto-geometriche di metร anni โ70, gli studi sulla luce e le sculture di profili in ferro. A seguire Me, myself and I, con opere nelle quali il tema dellโautoritratto รจ indagato con disciplina e forza, insieme a un alfabeto di segni primitivi e ricorrenti. La sala centrale, The last dream, ci conduce in una dimensione onirica dove sono evidenti le influenze Dada – Duchamp, Man Ray e Schwitters – neoplastiche e costruttiviste arrivando a immaginari metafisici e surrealisti che proseguono nelle tre sale successive: Antichair, Unfathomable Mystery e Dialogues and conversations. A chiudere la mostra lโinstallazione The Good Shepherd, realizzata nel 2009 per la bipersonale olandese Incontro, nella quale espose con lโamico e artista Jos Hachmang.
Bruno Zieger, Senza Titolo, 2004. Ph. Enrico Milanesi
Bruno Zieger difficilmente puรฒ essere collocato in un movimento o in uno stile e il suo costruttivismo ludico, come lo definisce Giuliano Serafini, risente di suggestioni sedimentate; entrare nelle sue opere induce ad abitare, anche fisicamente, una geografia intima nella quale la stagione dellโinfanzia รจ un tempo per interrogarsi sullโidentitร , il desiderio e lโassenza, poichรฉ forse, dopotutto, la mancanza รจ ciรฒ che spinge a cercare. Tornare a leggere oggi il lavoro di Zieger, in una prima retrospettiva antologica, รจ un passaggio fondamentale per documentare un periodo aureo a Cittร di Castello; fondamentale il suo contributo come artista e come membro di associazioni artistiche, in particolare Mani dโOpera, di cui fu fondatore e promotore, il Teatro dei 90 e Politheater. La straordinaria partecipazione della cittadinanza durante lโinaugurazione e nelle prime settimane di apertura ha confermato lโurgenza e il desiderio di riscoprire un artista poliedrico, complesso, apolide ma tifernate dโadozione.ย
โWho is Zieger?โ a cura di Lorenzo Fiorucci 27/05/2023 – 02/07/2023 giovedรฌ-domenica 10:00-13:00 / 17:00-20:00 Palazzo Facchinetti, Corso Vittorio Emanuele, 2, Cittร di Castelloย
Alla scoperta delle due opere del Divin Pittore esposte a Panicale e Cerqueto.
Il Martirio di San Sebastiano, Perugino. Panicale
Nella cittร di Panicale, borgo non distante da Cittร della Pieve, nella chiesa dedicata a San Sebastiano รจ custodito lโaffresco realizzato dal Vannucci nel 1505 raffigurante il martirio del Santo, soldato vissuto al tempo dell’imperatore Diocleziano. Sebastiano si convertรฌ al Cristianesimo e fu condotto al martirio, ma sopravvisse alle frecce che gli furono scagliate dai suoi commilitoni; i soldati, vedendolo morente e perforato dai dardi, lo credettero morto e lo abbandonarono sul luogo. Santa Irene, che voleva recuperarne il corpo per dargli sepoltura, si accorse che il soldato era ancora vivo, per cui lo trasportรฒ nella sua dimora sul Palatino e lo curรฒ dalle molte ferite con pia dedizione. Venne poi condannato a morte mediante flagellazione.
Il Santo, sopra un alto plinto, si trova sotto di un grandioso porticato che si affaccia su un luminoso paesaggio. ร al centro della scena in posizione dominante legato ad una colonna, il suo corpo รจ candido e perfetto e non sembra sentire dolore. Gli arcieri ai suoi piedi danno movimento a tutta la scena; gli uomini con pose bizzarre sembrano danzare; caratteristica dell’arte cinquecentesca sarร proprio la danza degli arcieri.
Perugino nella chiesa di Cerqueto
Lo stesso soggetto รจ stato raffigurato dal Perugino nella chiesa di Cerqueto, borgo medievale nel comune di Marsciano. Un piccolo e grazioso borgo sulla sommitร di una collina lungo lโantica via che raggiunge Perugia. Lโaffresco รจ di notevole importanza perchรฉ รจ la prima opera del maestro datata 1478 e firmata; per gli studiosi nella produzione artistica del Perugino esiste un prima e un dopo lโaffresco di Cerqueto.
Il Santo legato alla colonna si presenta con unโaria languida, assorta piรน che sofferente, con evidenti trapassi chiaroscurali e con un ritmo lento e pacato. Il Perugino รจ ormai pronto, dopo i lavori in provincia, per il piรน importante palcoscenico dellโarte: da lรฌ a poco infatti Sisto IV lo chiamerร a Roma.