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Qualificare lโ€™Umbria e Terni attraverso una visione dโ€™insieme, contemporanea, di tanti dettagli interconnessi.

Around The Nera รจ un conio del 2023 pensato per serie di articoli, interviste e ricerche sul Nera o la Nera, come porta dellโ€™Umbria Sud, da Orte al salto del Velino, via gole del Nera e attorno a Terni. Un reportage sul Lungo Nera, teatro di interventi di rigenerazione urbana nellโ€™area ex Opificio Siri trasformato nel centro museale e contemporaneo Caos, che danno a questa parte di cittร  il necessario ruolo di driver di sviluppo culturale. Sullโ€™opera incompiuta Genesis di Beverly Pepper (around the incomplete work) che in quellโ€™area doveva sorgere, e un focus sul Drago, emblema della cittร . Tra questi, Estratto di Drago, dallo scitale al Thyrus in 3D, in cui si concentrano le fasi salienti. Cultura e contemporaneitร  sono i denominatori, per qualificare Terni e lโ€™Umbria attraverso una visione dโ€™insieme, di tanti dettagli interconnessi.

 

Genesis. di Beverly Pepper. Foto di Mauro Cinti

Case opera dโ€™arte, collezionismo locale e arte pubblica

Nel contesto piรน ampio, Around The Nera ha esplorato le identitร  sommerse di Terni il cui tessuto artistico si rivela attraverso le narrazioni del collezionismo locale, parallele allโ€™arte pubblica. Iniziative culturali come Atelier liberi (Profili Babocci), CavourArt, e TowerA hanno fatto emergere questo aspetto con lโ€™apertura di spazi temporanei dellโ€™arte nelle dimore private e nei luoghi di culto simbolici e suggestivi, in un transito di artisti incessante. Il Duomo, ornato con le splendide porte di Bruno Ceccobelli, espone Kathartirio di Valentina Angeli, sotto le volte romaniche a crociera di San Francesco, Lauretta Barcaroli deposita Ogni possibile mondo.ย Narrazioni a tratti inattese che scorrono dalle Tre Piazze di Ridolfi del centro al Lungonera, e alla Terni medioevale. Tra gli innumerevoli palazzi dellโ€™architettura urbanistica moderna della ricostruzione post bellica si scoprono Case opera dโ€™arte per dirla alla Edmond de Goncourt, come Alberici Paparoni e il suo unico giardino rinascimentale. Case autobiografiche, in cui, per il tramite di oggetti e opere dโ€™arte, si raccontano gli artisti attraverso le Collezioni di famiglia.
Durante un periodo di fervida immaginazione, Oberdan Di Anselmo, artista e collezionista, si proponeva lโ€™ambizioso obiettivo di trasformare Terni in un centro all’avanguardia dellโ€™arte. La Galleria Poliantea, inaugurata da Di Anselmo, ospita mostre di rilievo come quella di Carla Accardi nel 1968. Lโ€™artista Mario Schifano contribuisce con una vasta produzione, mentre le raccolte Tonelli e la presidenza di Giulio Carlo Argan nellโ€™Associazione degli artisti di Terni, fondata da Aurelio De Felice, hanno testimoniato lโ€™impegno e la vitalitร  artistica della cittร .

 

Mosaico di Corrado Cagli

Museo diffuso: le sculture occupano spazi nelle piazze, ornano i cardini stradali delle rotatorie in un Museo a cielo aperto

Storia di Terni tra le sculture diffuse a cielo aperto, con lasciti importanti, opere di artisti, scultori e architetti di fama nazionale e internazionale che hanno indirizzato lโ€™immaginario collettivo, e celebrato lโ€™identitร  della cittร . Ad iniziare da Hyperion a rappresentare la conca ternana di Agapito Miniucchi, scultore accostato dal critico dโ€™arte Sandro Parmiggiani a David Smith, a Ettore Colla e altri grandi protagonisti della scultura internazionale, come Mark Di Suvero e Bernar Venet. Il prezioso mosaico di Corrado Cagli della Fontana dello Zodiaco il cui bozzetto preparatorio del diametro di tre metri e mezzo viene esposto a New York al CIMA, Center for Italian Modern Art. Lโ€™iconico ago d’acciaio della Fontana dello zodiaco simbolo dinamico della cittร , con il TRIPODE in acciaio della passerella di Terni, contribuisce a creare un’atmosfera artistica unica e suggestiva. Completata dal maglio per lโ€™acciaio piรน grande del mondo, la monumentale Pressa della Davy Brothers Ltd e societร  Terni, la Lancia di Luce di Arnaldo Pomodoro, Le libertร ย di Giulio Turcato, e altre sinergie scultoree compenetrate nel tessuto urbano. Per citarne alcune: Forme in evoluzione dello spazio n. 1ย di Umbro Battaglini, Sinergica dedicata al campione di motociclismo Libero Liberati, i Riccioliย di Eliseo Mattiacci, il totem di Umberto Mastroianni, Farfalle primitive intuizioni. Lโ€™Albero, ed E-terni. ย Effigi della cittร  dellโ€™acciaio, in cui la Acciai Speciali assume un ruolo determinante nella cittร  anche in termini artistici. Ancora scultori dellโ€™acciaio legati a Terni come Andrea Forges Davanzati che porta lโ€™acciaio ternano nella sistemazione di Piazza Gerusalemme, e nella Cupola di via Rossetti a Milano sotto forma di un ramรจage di nastro di acciaio inossidabile ispirata al globo del Palazzo della Secessione a Vienna.

 

Mosaico di Corrado Cagli. Foto di Daniela Zanetti

Storie invisibili: le opere hanno celebrato lโ€™identitร  della cittร  fondata sul rapporto acqua e acciaio ma anche la sua vocazione all’energia, materiale e immateriale

Tutto sembrava indicare che Terni, col suo museo diffuso, potesse divenire uno dei siti di Umbria Contemporanea, un parco regionale dellโ€™arte ideato dalla Fondazione Pepper in cui inserire Genesis della scultrice americana Beverly Pepper molto legata allโ€™Umbria e a Terni. Nonostante gli sforzi ventennali, variazioni di progetto e misteri mai svelati dalla Fondazione Pepper, lโ€™opera si perde dal fondo culturale, resta solo la vasca vuota della fontana che avrebbe incarnato un sentimento ristorativo ideale. Il valore simbolico del fiume Nera e la Cascata da installare a coronamento di quell’area riqualificata del Museo della cittร , poco distante dai giardini che ospitano il Tiro in pietra di Terni. In quel tratto del Nera se ne puรฒ solo immaginare la presenza โ€“ nessunโ€™altra opera dellโ€™artista รจ a Terni –ย  con alcuni bozzetti dellโ€™epoca di progettazione.ย  Tra questi, un originale disegno di Genesis che fa vivere ancora quellโ€™idea, rimesso allโ€™architetto dellโ€™Urbanistica di Terni Mauro Cinti per la custodia intellettuale dellโ€™opera.

 

Cascata delle Marmore

Slices di Drago. Una leggenda che diventa realtร , un mito che diventa simbolo

Cโ€™รจ la storia di Terni del Comune libero, nelle grandi dispute del medioevo di scomunicanti e scomunicati, di aquile rosse e aquile nere, dei castellari di difesa, dei Magnati, e dei Banderari. Negli emblemi il drago ghibellino combatte contro i leoni, รจ artigliato dallโ€™aquila rossa dei Guelfi. Alle trame storiche si mescolano i racconti delle leggende. Nellโ€™immaginario medievale, lโ€™aria malsana delle paludi circostanti, dal Velino al Nera, che mieteva vittime per la malaria, viene identificata con un mostro dโ€™acqua, un drago. La cui soluzione era uccidere la fera. Con opportune opere di bonifica, il drago sconfitto, come narra la leggenda da un giovane della casata Cittadini (poi Cittadini Cesi), divenne il simbolo della forza della cittร . Il Drago e il fiume che dettero le insegne a Terni. Razionalmente, la storia dellโ€™ascesa di questa potente famiglia che spronรฒ i ternani per il dominio sulla conca, contro i reatini che si erano insignoriti del Castello sulla Cascata delle Marmore. Restii allโ€™assestamento del selvatico scenario idrogeologico della piana, che il Cavo Curiano dei romani aveva avviato con il taglio della costa rocciosa sovrastante lโ€™antico nucleo di Terni, per liberarla dai ristagni.

Drago Rendering. Foto by Onirico

Se pare strana la presenza di un Drago in cittร  pensiamo a Lubiana con il drago nello stemma comunale, e il noto Ponte dei draghi. Se ci si domanda quanto le sculture dislocate in cittร  siano state effettivamente poste a rappresentarne l’identitร , nel concetto di arte diffusa, e nel tentativo di dialogo con lโ€™ultra mondo dellโ€™arte si inserisce appieno la nuova opera monumentale Thyrus. Il Drago รจ un simbolo fortemente comunitario. Lโ€™intuizione dello scultore e Docente in Discipline Plastiche Marco Diamanti di realizzarne una scultura, รจ lโ€™interpretazione contemporanea dei meccanismi tra lโ€™uomo, i miti e i luoghi. Un oggetto culturale che รจ totem emblematico e genius loci di Terni. ยซUnโ€™opera non calata dallโ€™alto. Realizzata con tecniche moderne – spiega lโ€™artista. Lโ€™ingegneria 3D applicata a una forma, lโ€™anima tecnologica nascosta nella materia. Soprattutto una leggenda che diventa realtร . Fosse anche realizzata con lo stilema di un fantasy – conclude –ย  avvicina i giovani alla propria storia, e allโ€™arte. Una ricerca che va al di lร  dell’opera e investe in altro modo il territorio. Di fatto Thyrus sembra essere una di quelle sculture fatte per intersecarsi con altre coseยป.

Rammenta stilisticamente Lโ€™uomo e la donna in acciaio di Batumi, simbolo della conciliazione delle diversitร . In anticipo sulla scultura, la dima di acciaio per delineare gli spazi sul basamento nella rotonda Filipponi che ospiterร  il Drago per Terni incisa col motto Ars longa vita brevis, mentre sono in corso le prime attivitร  di produzione al laser per trasformare i fogli di acciaio nelle slices di drago.

Da novembre 2022 il museo รจ passato sotto la Direzione Regionale musei dellโ€™Umbria e il mese scorso ha riaperto al pubblico.

Un viaggio nel Pleistocene Inferiore (circa 1,5 milioni di anni fa) รจ quello che aspetta il visitatore del Museo Paleontologico Luigi Boldrini di Pietrafitta, riaperto al pubblico e passato sotto la gestione della Direzione Regionale musei dellโ€™Umbria.
Un luogo, senza dubbio, tra i piรน significativi, non solo del territorio ma dโ€™Europa, sia per lโ€™abbondanza dei fossili rinvenuti, sia per il loro valore scientifico, riconosciuto a livello internazionale. La collezione โ€“ rinvenuta nel bacino di Tavernelle-Pietrafitta inizialmente dallo stesso Luigi Boldrini, assistente di miniera e dipendente Enel, e poi dei ricercatori dellโ€™Universitร  di Perugia – offre migliaia di resti fossili di piante (36 specie identificate mediante frutti e semi, 11 specie mediante pollini), molluschi dโ€™acqua dolce (5 specie), insetti (almeno 6 ordini) e soprattutto vertebrati (ben 40 specie tra pesci dulciacquicoli, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi). Sono proprio questi ultimi a rendere unica la fauna di Pietrafitta.

 

Mammut. Foto di Philms

Gli ospiti del museo

Il mammut รจ sicuramente la maggiore attrazione, ma spettacolari sono anche gli scheletri del rinoceronte Stephanorhinus etruscus e i resti di cavallo. Ricca e variegata la collezione di artiodattili, con almeno due specie di cervi (tra cui la forma gigante Praemegaceros obscurus) e con una delle testimonianze piรน antiche dโ€™Europa per il gruppo dei bisonti, rappresentati dalla specie arcaica Eobison degiulii; degna di nota la presenza di un primate, la bertuccia Macaca sylvanus, e del castoro Castor fiber, entrambi presenti con i resti tra i piรน ricchi dโ€™Europa.
Non mancano i carnivori, che compaiono con un ghepardo gigante (Acinonyx pardinensis), un orso di medio-piccola taglia (Ursus etruscus) e un mustelide semiacquatico (Pannonictis nesti). Gli uccelli – generalmente rari nei fossili – sono invece abbondanti con circa 200 ritrovamenti scheletrici identificati: la maggior parte รจ riferibile a specie acquatiche o semiacquatiche simili a quelle oggi presenti nellโ€™area mediterranea.
ยซI vertebrati a sangue freddo sono stati oggetto recentemente di studi approfonditi. Tra i ritrovamenti di maggior interesse, ancora sotto la lente della squadra guidata dal professor Marco Cherin con il professor Roberto Rettori, entrambi del dipartimento di Fisica e Geologiaย dellโ€™Universitร  degli Studi di Perugia, cโ€™รจ una rana gigante del genere Latonia, che si credeva estinta milioni di anni prima. Sono anche in programma approfondimenti e studi che porteranno diverse novitร  e nuovi allestimentiยป spiega Tiziana Caponi, direttrice del Museo paleontologico.

 

Rinoceronte Stephanorhinus. Foto by Philms

Un nuovo corso

ยซDa novembre 2022 il museo รจ passato sotto la Direzione Regionale musei dellโ€™Umbria e il mese scorso ha riaperto al pubblico. Siamo ancora in una fase di assestamento e di rodaggio con il nuovo personale e la nuova organizzazione. Sperimentiamo e impariamo a conoscere la struttura, ma soprattutto aspettiamo di vedere qual รจ la risposta dei visitatori. Per ora รจ possibile visitarci tre volte a settimana (martedรฌ, giovedรฌ e domenica), ma lโ€™obiettivo รจ quello di ampliare: il museo finora non aveva unโ€™apertura continuativa, anche questa รจ una novitร  da gestireยป prosegue la direttrice.
Il nuovo percorso della struttura apre anche a importanti collaborazioni con le realtร  del territorio, tra cui Enel, che ha realizzato un impianto fotovoltaico da 32 kW sulla copertura dellโ€™edificio per favorire lo sviluppo delle energie rinnovabili, la sostenibilitร  e ridurre i consumi energetici del museo, con benefici economici e ambientali. Insomma, la Preistoria che guarda al futuro!
ยซLa collaborazione con Enel si sviluppa anche con la possibilitร  di ammirare nella vicina centrale elettrica le macchine scavatrici โ€“ di loro proprietร  โ€“ che hanno permesso il recupero di questi fossiliยป conclude la dottoressa Tiziana Caponi.
Un tuffo nel passato, in un luogo che era fondamentale recuperare non solo per lโ€™Umbria, ma per tutto il patrimonio paleontologico europeo.

 

Foto by Philms

 


Per saperne di piรน

Visitare il Museo del Capitolo significa fare un viaggio a ritroso nella storia di Perugia: la storia cittadina naturalmente, ma anche quella geologica, religiosa, rituale. Una serie di elementi che restituiscono il quadro di una cittร  in pieno fermento, oggi come allora.

A guidarci in questo viaggio ci sono lโ€™architetto Alessandro Polidori e Maria Eletta Benedetti, storica dellโ€™arte che fa parte dello staff di Isola San Lorenzo, un progetto che prende il nome dal complesso architettonico che, richiamando lโ€™insula romana, comprende la Cattedrale di San Lorenzo, lโ€™area archeologica di Perugia sotterranea, la loggia di Braccio Fortebracci e, appunto, il Museo del Capitolo.

 

L’esposizione del Museo del Capitolo

 

Proprio questโ€™ultimo si apre al suo centesimo anno di vita con un nuovo percorso espositivo, presentato nel febbraio del 2023: diversamente dal restauro del 2000, lโ€™esposizione non segue un criterio cronologico ma tematico, accorpando testimonianze diverse provenienti da quella che era lโ€™area della Diocesi di Perugia-Cittร  della Pieve, il confine di epoca comunale della Cittร  di Perugia.
E cosรฌ, dalla Sala dellโ€™Accoglienza โ€“ giร  parte del nucleo originario del 1923 e contenente un ingegnoso strumento per votare in segreto โ€“ ci avviamo lungo il porticato dove sono conservati i reperti lapidei rinvenuti nella zona della Rocca Paolina e dellโ€™acropoli perugina, della quale si puรฒ apprezzare la profonditร  affacciandosi dal camminamento introduttivo alle sale del Museo capitolare.

 

Il porticato

 

Il percorso continua attraverso opere, manufatti, paramenti sacri e ricostruzioni che fanno di ogni sala uno spaccato della storia perugina, siglato da firme artistiche piรน o meno note: basti pensare alla Pietร  in marmo lunense di Agostino di Duccio che accoglie il retaggio di Raffaello, il cui retro, giร  scolpito, ne indica una probabile provenienza dal portale della precedente cattedrale; oppure al Gonfalone di San Fiorenzo di Benedetto Bonfigli, legato alla richiesta della grazia in occasione della recrudescenza della peste in cittร , con quellโ€™angelo che srotola una lunga pergamena vergata con le colpe dei perugini; o, ancora, agli oggetti sacri che testimoniano la presenza della corte papale in cittร , non solo in caso di calamitร  โ€“ come il Messale portato dai crociati in fuga da San Giovanni dโ€™Acri – ma ancheโ€ฆ di dipartita improvvisa del pontefice. E, a Perugia, di papi ne morirono ben tre!

Reliquiario del Sacro Anello

Se รจ vero che gli oggetti sacri dialogano con le opere pittoriche, non poteva essere da meno il grande meccanismo prospettico restituito dal reliquiario del Sacro Anello โ€“ temporaneamente ospite al Museo โ€“ posto di fronte alla riproduzione del tanto conteso Sposalizio della Vergine di Pietro Vannucci detto Il Perugino, tornato ora a Perugia dopo due secoli ed esposto alla Galleria Nazionale dellโ€™Umbria. Di questo reliquiario cinquecentesco che risiede stabilmente sullโ€™altare della cappella in cui viene mostrato solo due volte allโ€™anno โ€“ lasciata solo nel 1907, anno in cui venne esposto alla Mostra di antica arte umbra, e questโ€™anno โ€“ sappiamo veramente poco: fu cesellato dalle mani di Francesco e Cesarino del Roscetto nel 1511 ma, siccome il meccanismo che permette la calata dellโ€™anello รจ settecentesco, non sappiamo in che modo e se ci fosse effettivamente una calata. Il fatto perรฒ che il Divin Pittore non abbia dipinto un anello tra le mani di Giuseppe lascia aperta la possibilitร  che fin da subito vi fosse la volontร  di creare un gioco prospettico che potesse soggiogare i credenti inginocchiati di fronte allโ€™altare: รจ la stessa sensazione che coglie il visitatore di fronte alle innumerevoli curiositร  e ai retroscena mostrati dallโ€™intero percorso espositivo del Museo. รˆ come sbirciare nelle stanze piรน intime di una storia lunga secoli, dove le propaggini della devozione popolare e dei giochi di potere dei grandi finiscono per intessere trame nuove e intriganti.

Il restauro del Perugino

Le prime fasi del restauro della Pala Martinelli del Perugino

 

Proprio con questo spirito, il Museo del Capitolo offre anche la possibilitร  di visitare, dal 4 marzo allโ€™11 giugno, il cantiere di restauro della Pala Martinelli del Perugino. La Pala, che rappresenta il martirio di San Sebastiano, fa parte delle opere disperse provenienti di San Francesco al Prato ed รจ in condizioni piuttosto critiche, tanto che era da tempo che non veniva piรน esposta. Il Dipartimento di Scienze Chimiche e tecnologie dei materiali del CNR, in questo momento, sta analizzando gli strati superficiali del dipinto per indagarne i materiali, le tecniche e lo stato di conservazione. Tramite una strumentazione portatile, viene analizzato ogni singolo punto del dipinto per raccogliere informazioni sui pigmenti, sulla preparazione, sulla natura antica o moderna dei materiali utilizzati, restituite attraverso immagini a infrarossi. Questa mole di dati sarร  poi trasmessa ai restauratori, in modo che possano armonizzare le parti originali non solo con quelle ridipinte, ma anche con quelle restaurate in passato.
Unโ€™occasione imperdibile, per il visitatore, non solo per rendersi conto di quale e quanto lavoro cโ€™รจ dietro il recupero di pezzi tanto rari e preziosi, ma anche per ammirare uno dei capolavori del grande maestro rinascimentale, ancora incredibile nonostante il lungo e inesorabile cammino attraverso le pieghe del tempo.

 

 

ยซIl 2023 sarร  tutto dedicato al Perugino con esposizioni e tante iniziative. Negli ultimi 20 anni del โ€˜400 รจ stato il numero uno in tutta Italiaยป.

Nel cuore di Perugia cโ€™รจ uno scrigno che raccoglie opere dโ€™arte, storia della cittร  e collezioni che portano il visitatore a fare un viaggio dal XIII al XIX secolo. Un luogo che perรฒ guarda al futuro, che dialoga con lโ€™utente e mette al centro la conservazione dei suoi tesori. La Galleria Nazionale dellโ€™Umbria ha cambiato pelle, grazie al restyling durato un anno e portato a termine nel luglio 2022.
Un allestimento rinnovato e moderno, tante novitร  e un sistema di conservazione unico al mondo. Il direttore Marco Pierini ci racconta tutto questo, ma soprattutto ci parla delle celebrazioni dei 500 anni dalla morte del figlio di Perugia: Perugino.

Marco Pierini, direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria. Credits Marco Giugliarelli

 

Dopo il rinnovamento dello scorso anno, la Galleria Nazionale dellโ€™Umbria รจ diventata un luogo moderno e allโ€™avanguardiaโ€ฆ

Speriamo, noi ci crediamo! Nuovi allestimenti e moltissime novitร  nel percorso, tra cui nuove opere, sale monografiche e un efficace sistema dโ€™illuminazione con luci fredde – abbiamo messo anche delle pellicole alle finestre cosรฌ da filtrare i raggi ultravioletti e infrarossi. Ma, cosa piรน importante, un nuovo metodo di conservazione allโ€™avanguardia, perchรฉ il nostro primissimo compito รจ quello di proteggere le opere. Per questo abbiamo realizzato delle basi inedite โ€“ non ce lโ€™hanno in nessun museo al mondo โ€“ che consentono di distanziare di un metro lโ€™opera della parete con un sistema di cartografi e di ruote, in questo modo il restauratore puรฒ girarci attorno per ispezionarla e intervenire se necessario. รˆ unโ€™operazione che si fa in 5 minuti, da soli: prima occorrevano diverse ore per smontarla, 3-4 persone e la chiusura della sala; adesso basta estrarla dal muro con queste basi semoventi per poter intervenire. Come dicevo, la conservazione รจ fondamentale: le opere le raccontiamo, le esponiamo ma in primis le conserviamo.

In unโ€™intervista parlava di voler realizzare un museo non solo accessibile, ma anche accogliente: รจ riuscito nel suo intento?

Lo spero, me lo dovete dire voi (ride). Lโ€™intento รจ di dare la possibilitร  a tutti di godere della nostra esposizione con molta serenitร ; con opere che siano ben distanziate e non troppo fitte; spiegate in modo chiaro e con un linguaggio semplice; ben illuminate e con delle sedute molto comode e diffuse lungo il percorso. Inoltre, dare la possibilitร  di ricaricare il cellulare, di avere informazioni supplementari, insomma, abbiamo provato a rendere il museo – che รจ un museo storico – un luogo contemporaneo. Questo si unisce a tutta una serie di attivitร  proposte questi anni: concerti, presentazioni e spettacoli. Lโ€™obiettivo รจ diventare un centro di produzione di arti contemporanee, invece di un semplice luogo che espone il suo patrimonio e alle 19 chiude il portone.

 

Sala 1, Lโ€™arte del Duecento in Umbria. Credits Marco Giugliarelli

I visitatori hanno apprezzato il nuovo allestimento?

รˆ molto apprezzato dal pubblico che ce lo dice e lo scrive nei commenti, ma anche dalla critica: ne hanno parlato tutti in maniera molto lusinghiera. Per tre riviste importanti come ArtsLife, Artribune e Il Giornale dellโ€™Arte siamo stati dichiarati Museo dellโ€™anno 2022, mentre Apollo Magazine di Londra ci ha inserito nella short list dei 5 musei del 2022. รˆ una bella soddisfazione.

E in termini di numeri come sta andando?

Lโ€™anno migliore che abbiamo avuto negli ultimi 15 anni รจ stato il 2019, anche perchรฉ avevamo in esposizione la Madonna Benois di Leonardo. Oggi, confrontandoci con quellโ€™anno, abbiamo un aumento del 7%-8%, quindi vuol dire che rispetto alla media siamo oltre il 25%. Devo dire che sta andando molto bene!

Qual รจ lโ€™opera di maggior attrazione, anche se non รจ la piรน famosa?

Sicuramente Piero della Francesca e la grande croce di 5 metri dipinta del Maestro di San Francesco che accoglie i visitatori nella Sala 1, che ha un forte impatto. Ma anche il giovane Perugino รจ molto apprezzato.

 

Sala 13, Polittico di Santโ€™Antonio di Piero della Francesca. Credits Marco Giugliarelli

Non possiamo non parlare del Perugino: questโ€™anno ricorrono i 500 anni dalla sua morte e in Galleria sono presenti oltre 20 opere. Si tratta sicuramente il luogo piรน adatto per celebrarlo.

Esatto. Abbiamo la collezione piรน vasta al mondo delle sue opere, oltre al fatto che รจ nato a Cittร  della Pieve e che ha lavorato per piรน di ventโ€™anni nella sua bottega a Perugia. Si faceva chiamare lui stesso Perugino, quindi non poteva che essere qui la mostra celebrativa.

Da marzo infatti รจ prevista unโ€™esposizione curata da lei e da Veruska Picchiarelli dal titolo: Il meglio maestro dโ€™Italia. Perugino nel suo tempo in occasione della quale torna a Perugia lo Sposalizio della Vergine. Ci racconti questo evento.

Dal 4 marzo allโ€™11 giugno 2023 la Galleria celebra, con una grande mostra, Pietro Vannucci, il piรน importante pittore attivo negli ultimi due decenni del Quattrocento. Il progetto espositivo, composto da oltre settantacinque opere, ha scelto dโ€™individuare solo dipinti del Vannucci antecedenti al 1504, anno nel quale lavorava a tre commissioni che segnano il punto piรน alto della sua carriera: la Crocifissione della Cappella Chigi in Santโ€™Agostino a Siena, la Lotta fra Amore e Castitร  giร  a Mantova, ora al Louvre di Parigi, e soprattutto lo Sposalizio della Vergine per la cappella del Santo Anello del Duomo di Perugia, oggi nel Musรฉe des Beaux-Arts di Caen (Francia). Lโ€™opera รจ stata requisita dai francesi nel 1797 e non รจ piรน tornata a Perugia; รจ stata esposta in Italia solo una volta alla Pinacoteca di Brera nel 2015. Torna nella cittร  dโ€™origine dopo due secoli. Saranno presenti anche altri artisti suoi contemporanei come Raffaello, Botticelli e Ghirlandaio. Ma lโ€™obiettivo dellโ€™esposizione รจ quello di far vedere il Perugino migliore: nei suoi cinquantโ€™anni di carriera, gli ultimi 20 non sono di livello, quindi ci soffermiamo sui primi anni. Ci piaceva lโ€™idea di rivalutare lโ€™artista, non perchรฉ รจ stato un ottimo allievo di Verrocchio o il maestro di Raffaello, ma per quello che lui stesso ha realizzato. Negli ultimi 20 anni del โ€˜400 era molto richiesto: ha affrescato la Cappella Sistina, ha lavorato in Piemonte, in Lombardia, a Venezia, in Romagna, a Napoli, a Roma, a Siena, a Firenze e a Perugia, creando un vero linguaggio nazionale. Lโ€™esposizione rifletterร  sul ruolo che ha effettivamente svolto nel panorama artistico contemporaneo e sul rapporto che lo ha legato ai protagonisti di quellโ€™epoca, seguendo geograficamente gli spostamenti del pittore o delle sue opere attraverso lโ€™Italia.

Mi piace molto il titolo: Il meglio maestro dโ€™Italia. Perchรฉ questa scelta?

Il meglio maestro รจ una frase che il banchiere Agostino Chigi scrive il 7 novembre 1500 a suo padre Mariano quando viene a sapere che vuole commissionare unโ€™opera al Perugino. Nella lettera indirizzata al padre dice: ยซQuando vuol far di sua mano รจ il meglio maestro dโ€™Italiaยป. Da un lato รจ un gran complimento, dallโ€™altro lo accusa di far lavorare molto la bottega e di fare poco lui. Noi abbiamo eliminato la prima parte e lasciato il meglio maestro dโ€™Italia perchรฉ – come le dicevo – per un certo periodo, dal Piemonte alla Calabria, tutti dipingevano come il Perugino. Negli ultimi ventโ€™anni del โ€˜400 e non ce nโ€™era per nessuno. Era il numero uno.

 

Pietro di Cristofori Vannucci detto il Perugino, Adorazione dei Magi, 1475. Credits Haltadefinizioneยฎ

Ci saranno altre iniziative organizzate della Galleria sempre per celebrare Vannucci?

รˆ previsto un docufilm, che uscirร  nelle sale cinematografiche ad aprile, prodotto dalla Ballandi e diretto da Giovanni Piscaglia, con Marco Bocci come protagonista, che anche noi abbiamo contribuito a produrre. Poi facciamo un podcast con Chora Media, uno speciale su Il Giornale dellโ€™Arte e tante altre iniziative per promuovere questโ€™anno speciale. A settembre sono previste altre due esposizioni piรน piccole. Diciamo che il 2023 sarร  un anno tutto dedicato a Pietro Vannucci!

Se pensi al Perugino pensi a Perugia e allโ€™Umbria, ma nei suoi quadri si riscontrano realmente questi luoghi?

Di norma si dice che i suoi paesaggi sono paesaggi del Trasimeno, ma รจ vero fino a un certo punto. Sono soprattutto dโ€™invenzione, con degli specchi dโ€™acqua che possono richiamare anche il lago. Anche le architetture sono molto di fantasia, perรฒ chiaramente un poโ€™ di Umbria cโ€™รจ senzโ€™altro. Soprattutto cโ€™รจ la cultura del suo tempo e del suo territorio e i costumi dellโ€™epoca.

 

Sala 20, Ductus. Roberto Paci Dalรฒ. Credits Marco Giugliarelli

Il museo ha altri progetti in programma?

Faremo, insieme a Umbria Jazz, la mostra per il cinquantenario della manifestazione e i soliti due concerti al giorno con loro; poi cโ€™รจ la stagione con lโ€™Umbria che spacca e ovviamente la nostra programmazione musicale ad agosto. Questโ€™anno perรฒ vogliamo concentrarci in particolare sulle attivitร  espositive visto il grande lavoro di restyling che abbiamo realizzato.

 

 


Galleria Nazionale dell’Umbria

Amelia รจ stata una cittร  cosรฌ famosa da far scomodare Cicerone per difendere Roscio Amerino dallโ€™accusa di parricidio. Un processo stile Perry Mason, che ribaltรฒ completamente il quadro accusatorio scoprendo gli inganni che si nascondevano dietro la falsa accusa.

Non si sa se Cicerone arrivรฒ ad Amelia a cavallo oppure in carrozza, ma รจ certo che seguรฌ la via Amerina. Amelia, quando Cicerone la vide, aveva giร  un teatro e uno stadio, molti templi e una strabiliante e antichissima cinta muraria in opera poligonale. Le mura sono la presentazione imponente della cittร  verticale; Amelia si svolge infatti tutta in verticale, dalle mura fino al Duomo situato al vertice, dove allโ€™epoca di Cicerone si ergevano due templi.
Oggi, le mura e la porta Romana, ci accolgono arrivando da sud e, dopo aver visto i basoli della via Amerina dove passarono i calzari di Cicerone, girando lโ€™angolo si arriva al Museo Archeologico Edilberto Rosa. Che sarร  mai il museo di una piccola cittร ? Qualche reperto allineato in bacheca e poi un poโ€™ di polvere? Assolutamente no, in quanto dietro quellโ€™angolo si cela un museo moderno, multimediale, di facile lettura, senza polvere e con reperti di enorme valore.

 

Amelia romana

Il museo archeologico

Erma del dio Termine

La potenza di una nazione – passatemi la parola moderna di nazione – si percepisce meglio in periferia che nella capitale. La potenza dello Stato della Chiesa si percepisce ad Avignone, davanti al grandioso palazzo dei papi. Il valore dellโ€™impero inglese lo si toccava con mano nelle colonie, piรน che a Londra. La stessa cosa vale per Roma. Perchรฉ quella di Roma รจ stata una civiltร  che ha lasciato tracce in ogni settore: politico, religioso, ingegneristico e legislativo. Cosรฌ, dai reperti trovati ad Amelia e conservati al museo, non si fatica a capire il significato delle parole Civiltร  romana. Roma regolava ogni attivitร  e la marcava in maniera inequivocabile. Al museo รจ conservato un piccolo cippo che, insieme a tanti altri, serviva a marcare il territorio segnando il confine dei poderi. Il cippo con lโ€™abbozzo dellโ€™erma del dio Termine rappresenta proprio questo: segnalare dove finisce una proprietร  e ne inizia unโ€™altra.
Come tutti i luoghi importanti, anche Amelia era preceduta da una necropoli monumentale e lo dimostrano i magnifici corredi funebri in mostra nelle bacheche. Si tratta dei corredi che si esponevano al pubblico prima delle esequie affinchรฉ tutti li potessero ammirare. Gente ricca gli Amerini, gente che seppelliva il morto con gioielli dโ€™oro e suppellettili in abbondanza.

Il Germanico

L’Amelia romana doveva avere una notevole importanza se la grande statua di Germanico venne trovata proprio lรฌ, fuori dalle sue mura. Morto a soli 34 anni, forse avvelenato, Caio Giulio Cesare Germanico era nipote, fratello e padre di imperatori, condottiero e poeta e sarebbe dovuto diventare imperatore ma, come dicevano i latini: Muore giovane colui che al cielo รจ caro.

La statua del Germanico

Germanico venne celebrato, pianto e rimpianto. Per la sua morte furono eretti archi di trionfo in tutto lโ€™Impero. Il suo mito รจ stato poi coltivato per secoli: Haendel ne fece unโ€™opera nel 1709, Poussin lo ritrasse sul letto di morte nel 1627 e Rubens dipinse il profilo di Germanico e di sua moglie Agrippina nel 1614. Mito cancellato dagli eroi dellโ€™Ottocento, ma la sua figura รจ riemersa ad Amelia, possente e di bronzo: una grande statua loricata, cioรจ con la corazza da parata, alta 2 metri e 9 centimetri. La statua lo ritrae in piedi con il braccio teso nel gesto di chi si appresta a parlare (adlocutio).
Il museo archeologico Edilberto Rosa ci propone Germanico come lโ€™eroe che รจ stato, ma con le tecniche di oggi grazie alla Mizar di Paco Lanciano, una societร  multimediale che ha ridato vita a tanti monumenti e ad Amelia ha fatto parlare il generale. La parete attorno e dietro Germanico si anima e noi veniamo a scoprire tutto di lui: lo vediamo bambino, ritratto nel bassorilievo dellโ€™Ara Pacis (Roma) mentre sfila nel corteo di suo nonno Augusto, lo seguiamo nelle sue campagne militari, conosciamo la sua amata moglie Agrippina e partecipiamo al suo trionfo post mortem. Un film davvero avvincente.
Ma รจ pure emozionante rivedere il ritrovamento della statua e il suo meticoloso restauro che ha rimesso assieme i pezzi di un delicato puzzle di un bronzo unico nel suo genere, trovato nel 1963 e arrivato ad Amelia solo nel 2001.


Per saperne di piรน su Amelia

Cocci, vetri rotti, ossa e maioliche decorate. Oggetti, che quasi tutti definiremmo spazzatura, sono stati puliti e catalogati e ora sono esposti nel museo di Casteldilago, in provincia di Terni. La mostra, non a caso, รจ stata chiamata Rubbish: tre secoli di ceramiche ed รจ stata curata da sir Timothy Clifford, studioso inglese che, dopo aver diretto la sezione ceramiche del Victoria & Albert Museum, la sezione disegni del British Museum, essere stato direttore della Galleria nazionale di Scozia e direttore del museo di Manchester, ha deciso di dedicare il tempo concessogli dalla pensione alle ceramiche del piccolo borgo umbro. รˆ stato proprio il critico dโ€™arte a raccontarci la storia del ritrovamento e lโ€™idea di esporle in un museo.

La scoperta

A trovare i numerosi oggetti di uso comune รจ stato Angelo Francucci, appassionato imprenditore della zona che fin dallโ€™etร  di quindici anni si รจ dedicato alla ristrutturazione del paese. รˆ stato, infatti, proprio durante alcuni lavori che Francucci si รจ trovato davanti a un butto, cioรจ unโ€™antica discarica. Nata come una cisterna, probabilmente avvelenata, si รจ trasformata nel posto perfetto per gli scarti provenienti da resti alimentari, oggetti in metallo, pezzi di vetro, di ceramica e carcasse di animali.

Un tesoro buttato via

Incuriosito, lโ€™imprenditore ha deciso di mostrarli ai coniugi Clifford che hanno la propria residenza estiva nel borgo. Timothy ha subito capito di essere davanti a straordinari reperti che vanno dal Medioevo fino al 1500. Raccolti tutti i pezzi, lo studioso ha iniziato a ricomporre gli oggetti come se fossero veri e propri puzzle e, pezzo dopo pezzo, gli รจ sembrato sempre piรน evidente che quelle che aveva davanti agli occhi erano ceramiche di straordinaria fattura, molte delle quali provenienti da Deruta. Andando avanti con gli studi ha infatti scoperto che Deruta apparteneva alla diocesi di Spoleto, alla quale apparteneva anche Casteldilago che nel Medioevo era una fortificazione abbastanza importante, e per questo gestita da diversi governatori che, spostandosi spesso, una volta finito il loro mandato, alleggerivano il loro carico buttando tutto ciรฒ che non sarebbe servito nella nuova dimora. A testimonianza di ciรฒ ci sono molti pezzi decorati con gli stemmi di famiglie nobili come gli Orsini, i Medici, i Lauri e i Clementini.

 

La produzione locale

Mentre avanza tra le teche orgoglioso, la moglie Jane racconta come abbiano fatto una scoperta ancora piรน importante. Molti pezzi sono accomunati da singolari caratteristiche che hanno portato a capire che molto probabilmente una fabbrica di ceramica si trovava anche a Spoleto. Timothy ha trovato un documento contenente un accordo tra due bancari di Spoleto, un vasaio di Deruta e un vasaio di Faenza. Inoltre, vicino allโ€™anfiteatro e vicino al Palazzo di Spoleto, ha trovato altri frammenti con le stesse singolari caratteristiche. Nulla tuttavia confermava lโ€™idea della fabbrica di ceramica a Spoleto finchรฉ Duccio Marignoli, presidente della The Marignoli di Montecorona Foundation,ย durante i lavori per risistemare una fogna ha trovato degli scarti di fornace con gli stessi disegni. Infine molti pezzi sono stati trovati nella Rocca di Spoleto, ma alcuni anche in quella di Narni e confermano la presenza di una produzione locale.

 


Per prenotare visite al museo:
Durate orario d’ufficio: +39-0744388710
Fuori dall’orario d’ufficio: +39-3357529230

 

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Le soffitte nascondono sempre grandi segreti. A volte basta alzare lo sguardo e salire, per scoprire deiย tesori nascosti. Laย chiesa di San Domenicoย รจ ben nota, ma cosa si nasconde nel suoย sottotetto?ย ย 

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Sottotetto di San Domenico, foto per gentile concessione dell’ingegner Polidori

Un tesoro nascosto

In pochi si sono avventurati fin lassรน, ma oggi vi portiamo in quelle stanze, grazie allโ€™ingegnere Alessandro Polidori che, insieme allโ€™architetto Giulio Ser-Giacomi, si sta occupando della valorizzazione di questo importante lungo di Perugia. Un luogo che vi permetterร  non solo di camminare sulla storia, ma anche di godere di un panorama mozzafiato.
ยซLe soffitte di San Domenico sono un ambiente molto particolare e pieno di elementi di storia dellโ€™architettura e della cittร , ognuno dei quali meriterebbe attente osservazioni e riflessioni. โ€“ spiega lโ€™ingegnere Polidori –ย  Ogni singola pietra ha qualcosa da raccontare. Non solo cโ€™รจ il ย bel panorama che si vede dalla cima della torre campanaria, ma salire e camminare sopra lโ€™estradosso delle volte fa capire quanto potesse essere maestosa e grandiosa la chiesa trecentesca.ยป Le volte che si ammirano oggi sono state realizzate a metร  del Seicento dallโ€™architetto Carlo Madernoย che le ricostruรฌ dopo il crollo delle primitive volte gotiche, proprio come noi le vediamo oggi, a eccezione delle cappelle laterali, aggiunte nel Settecento, e della parte absidale della chiesa che non era crollata: il coro e le quattro cappelle laterali.
ยซIl sottotetto di San Domenico cela i segni di queste modifiche. โ€“ prosegue lโ€™ingegnere โ€“ Visitandoli si possono osservare gli antichi pilastri medioevali emergere delle attuali volte, la straordinaria fattezza dei capitelli e le aperture che un tempo garantivano la luce naturale in maniera diretta allโ€™interno della basilica.ยป

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Cortile di San Domenico, foto per gentile concessione dell’ingegner Polidori

Il progetto di valorizzazione

Per far si che tutto questo sia visibile al pubblico cโ€™รจ un progetto in via di elaborazione, che prevede la creazione di tre possibili percorsi di visita. ยซSi parte con il tour della basilica, si passa poi alla sacrestia, dopo aver ammirato le ricostruzioni dellโ€™impianto trecentesco dagli acquerelli di Ugo Tarchiย e, grazie alle intercapedini murarie, si sale verso la quota dei sottotetti. โ€“ illustra Polidori – Al di sopra delle volte i percorsi si districano tra le volte delle due navate laterali, la volta della navata centrale, quella del coro, delle cappelle absidali, della sacrestia per poi salire piano dopo piano fino alla quota del quinto livello del campanile: vera e propria terrazza panoramica con affaccio sulle vallate umbre ai piedi delle colline di Perugia e una veduta insolita e bellissima del centro storico di Perugia.ยป
Lโ€™idea della valorizzazione e della visibilitร  delle soffitte e del campanile รจ stata unโ€™unione di varie proposte e ha visto lavorare insieme dapprima i frati,ย  in particolare P. Mario Gallian, dai primi anni Novanta, con lโ€™architetto Giulio Ser-Giacomi e con il Centro Culturale San Tommaso Dโ€™Aquino; poi gli architetti Ser-Giacomi e Maria Carmela Frate, curatori dei lavori di restauro dopo il terremoto del 1997 e ultima proposta ha visto lโ€™impegno dellโ€™ingegnere Alessandro Polidori con lโ€™aiuto e consulenza sempre dellโ€™architetto Ser-Giacomi. Sono quindi piรน di venti anni che San Domenico รจ oggetto di progetti per la sua valorizzazione.
ยซรˆ ย stata avanzata la proposta di creare un percorso museale nei sottotetti โ€“ conclude Polidori – per mostrare il vero โ€œcuoreโ€ della basilica e permettere ai visitatori di raggiungere il punto piรน alto del campanile per godere di un panorama a 360 gradi su Perugia. Per fare questo sono necessari ulteriori interventi che rendano questi luoghi sicuri e idonei per lโ€™apertura al pubblico, in modo che le visite possano essere svolte in totale sicurezza e accessibili a tutti.ยป

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Soffitta della basilica di San Domenico, foto per gentile concessione dell’ingegner Polidori

Luogo invisibile

Per ora, infatti, la visita al pubblico รจ consentita solo in occasione di eventi speciali, che danno la possibilitร  a tutti di ammirare palazzi, torri, soffitte, luoghi di culto e siti di archeologia industriale chiusi al grande pubblico. Tra questi appunto le soffitte dellโ€™imponente chiesa di San Domenico, spazi segreti nati quasi per caso da una ristrutturazione del Seicento che conservano le tracce della originaria chiesa gotica.

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San Gemini appartiene al Club de
I Borghi Piรน Belli d’Italia

 


Il Geolab รจ uno spazio espositivo permanente dedicato alla Scienze della Terra. Un luogo pensato per raccontare come รจ fatto e come funziona il nostro pianeta, come รจ nata lโ€™Umbria, e quali sono i meccanismi che sono alla base della sua evoluzione. Al Geolab รจ: “vietato non toccare”.
Piรน che un museo, Geolab รจ quasi un laboratorio, che a San Gemini ospita una serie di macchine interattive
che spiegano divertendo, ma soprattutto invitando il visitatore a osservare e sperimentare con il metodo di
uno scienziato.

 

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Alla scoperta della Terra

La visita si snoda attraverso cinque sale, lungo un percorso che accompagna il visitatore dalla scoperta della
struttura della Terra fino alla lettura del paesaggio, attraverso le principali emergenze geologiche dellโ€™Umbria.
La prima salaย si apre con la scoperta, grazie a una lente speciale, che la superficie della terra รจ divisa in grandi placche: un gioco che permette di smontare e rimontare il planisfero di 150 milioni di anni fa, e una ruota del tempo che separa Africa e Sud America che, visualizzando i movimenti delle placche nel passato, aiutano a comprendere anche il modo in cui nascono gli oceani.
Tra la prima e la seconda salaย si entra in un grande globo terreste, in cui si puรฒ vedere come รจ fatto lโ€™interno del nostro pianeta, il nucleo. In seguito il visitatore, con lโ€™aiuto di un plastico interattivo, puรฒ scoprire come nascono le catene montuose, perchรฉ si scatenano i terremoti e dove si aprono i vulcani.
Con la terza salaย si arriva alle vicende geodinamiche dellโ€™area del Mediterraneo e dellโ€™Italia. Un gioco permette di tornare indietro nel tempo e di scoprire in che modo si รจ formata la nostra Penisola: rispondendo correttamente alle domande, si possono far sollevare tre plastici che rappresentano altrettanti momenti della storia geologica italiana.
La quarta รจ dedicata allโ€™Umbria: qui si puรฒ provare a far sollevare lโ€™Appennino dal mare e vedere poi i fenomeni di erosione. Al centro, un grande plastico con acquario propone, in un unico colpo dโ€™occhio, sia la storia geologica della regione, che gli ambienti di formazione delle rocce che la costituiscono, insieme a campioni delle rocce stesse. Uno spazio รจ dedicato ai fossili e un altro allโ€™esame al microscopio dei segreti delle rocce umbre.
Nellโ€™ultima sala, ricavata in una chiesa sconsacrata, si possono infine conoscere i principali fenomeni e i luoghi di interesse geologico dellโ€™Umbria.
Alcuni esempi: la registrazione, con un sismografo, dei salti dei visitatori introduce allo studio dei terremoti; un plastico attivo spiega come si forma lโ€™acqua minerale San Gemini. Scavando in una vasca, riempita di palline di plastica, si possono recuperare modelli di ossa fossili, per poi identificare lโ€™antico animale umbro ormai estinto al quale sono appartenute.

 

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Laboratori didattici

Il Geolab รจ uno spazio nel quale รจ possibile la manipolazione diretta dei materiali esposti. A questa caratteristica si รจ voluta aggiungere lโ€™esperienza diretta e la ricerca scientifica. Lโ€™attivitร  di laboratorio รจ strutturata in diversi percorsi tematici.
Pagine scritte nella roccia: le rocce sono le uniche testimonianze di unโ€™antica e lenta storia che si perpetua ย fino ai nostri giorni, fatta di sedimentazioni, eruzioni e sconvolgimenti allโ€™interno della terra. Interessante รจ quindi il loro studio e il loro riconoscimento in base alle caratteristiche macroscopiche che presentano: colore, durezza, peso e tessitura.
I fossili: la scienza che studia la vita del passato, la paleontologia, ha il potere di riportarci indietro nel tempo, in un mondo fatto di strani animali e piante. I fossili sono lโ€™unico elemento per capire lโ€™eterno pulsare della vita e il continuo divenire del pianeta.
Descrizione e rappresentazione del paesaggio, la geografia e topografia: lo studio delle forme del paesaggio per la costruzione di una carta geografica.
Le avventure di Teo il trilobite e Minnie lโ€™ammonite: attraverso il racconto delle avventure del trilobite Teo e quelle della tiranna ammonite, i bambini scoprono le diverse fasi evolutive degli esseri viventi, anche con la realizzazione di fossili (colorandoli e ritagliandoli) e la collocazione nelle diverse ere geologiche riportate sul tappeto.
La scienza a casa nostra: il filo conduttore di questo laboratorio รจ il racconto dellโ€™esperienza quotidiana attraverso gli occhi dello scienziato. Con una serie di esperimenti, si potranno conoscere alcuni fenomeni che, pur sembrando scontati, inconsapevolmente ci introducono alle leggi della fisica che li regolano.

 

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Castiglione del Lago appartiene al Club de
I Borghi Piรน Belli d’Italia

 


Oltre novanta opere del grande artista: tre celebri serie di incisioni e acqueforti e un corpo unico di ceramiche, a Palazzo della Corgna di Castiglione del Lago fino al 5 novembre 2017, nella mostra dal titolo: Pablo Picasso. La materia e il segno. Ceramica, grafica.

mostra picasso a castiglione del lago

Uno dei ritratti di Honorรฉ de Balzac esposti presso la mostra a Castiglione del Lago

Organizzata da Sistema Museoย in collaborazione con Lagodarteย e promossa dal Comune di Castiglione del Lagoย nell’anno in cui in diversi luoghi della penisola si ricordano, con eventi e mostre, i cento anni dal viaggio in Italia di Picasso, quella di Castiglione del Lago รจ una bella occasione per conoscere meglio uno dei piรน grandi artisti del XX secolo e visitare il borgo fortificato, uno dei centri turistici piรน importanti del Trasimeno.
La mostra รจ allestita in tre sale del piano nobile di Palazzo della Corgna, il biglietto รจ unico e permette lโ€™accesso al circuito museale che comprende il Palazzo, le sue sale affrescate che dominano il Trasimeno, e la Rocca del Leone, entrambi simboli di Castiglione del Lago, uno dei borghi piรน belli dโ€™Italia.
Dopo la scenografica Sala dellโ€™Investitura, che celebra con gli affreschi di Pomarancio (sec. XVI) le gesta del Marchese Ascanio della Corgna, si raggiunge la prima sala espositiva, la Sala di Fetonte, dove sono esposte nove litografie di Picasso del 1957: una serie di otto ritratti di Honorรฉ de Balzac, padre del Realismo letterario che verranno pubblicate in quegli anni come Balzac en bas de casse et Picassos sans majuscule piรน il frontespizio di unโ€™edizione di Le Pรจre Goriot di Balzac.

mostra picasso castiglione del lago

Testa di toro da La Carmen, Picasso

Picasso avrร  unโ€™intensa produzione incisoria che gli permetterร  di sperimentare nella sua lunga carriera di artista diverse tecniche e materie, e di trasformare chimicamente e meccanicamente il segno grafico.
La seconda sala espositiva, allestita nella Sala dellโ€™Eneide, propone dodici tavole in acquaforte e acquatinta del 1968, piรน un frontespizio, che Picasso realizza per illustrare la commedia teatrale Le Cucu Magnifique di Crommelynck, amico di vecchia data. Prendendo ispirazione dalle proprie conoscenze mitologiche, tra cui lโ€™immancabile Minotauro, Picasso riesce a raccontare le conseguenze tragiche del sentimento della gelosia, ma con spirito farsesco. Il tracciato espositivo ci porta nella Sala degli Dei

mostra picasso a castiglione del lago

Testa di donna, Pablo Picasso

dove sono presenti trentotto tavole incise a bulino piรน due frontespizi del 1949, in cui Picasso evoca La Carmen, con una serie di visi di uomo e di donna stilizzati, costumi andalusi, teste di toro e corride, realizzate per illustrare la novella di Prosper Mรฉrimรฉรฉ del 1845 trasposta in musica da Bizet nel 1875. Sarร  lโ€™ultima opera incisoria a bulino di Picasso a Parigi. Dal 1947 si trasferirร  in Costa Azzurra dove prevarrร  il suo interesse per la scultura, grazie alla presenza di molte manifatture ceramiche e forni. La ceramica gli permetterร  di sperimentare la materia terra, modellandola e dipingendola trovando nuove soluzioni: la mostra presenta ventinove manufatti fittili del periodo 1948-1969, creazioni tradizionali e nuovi assemblaggi, reinvenzioni come i vasi strutturali, che perdono la loro funzione e diventano sculture, le brocche-gufo e i piatti con ritratto smaltati.


Orari di apertura: tutti i giorni ore 9.30-19. La biglietteria chiude mezzโ€™ora prima. รˆ possibile prenotare lโ€™apertura straordinaria per visite riservate.
Biglietti: Il biglietto comprende la visita a Palazzo della Corgna e alla Rocca del Leone. Intero 8 euro; ridotto 5 euro (gruppi di oltre 15 unitร , ragazzi fino a 25 anni); ridotto famiglia 18 euro (3 persone), 22 euro (4 persone); biglietto unico residenti Comune di Castiglione del Lago 4 euro; ridotto famiglia residente 10 euro (3 persone), 12 euro (4 persone); omaggio bambini fino a 6 anni.
Informazioni: Palazzo della Corgna 075 951099 – cooplagodarte94@gmail.com
Prenotazioni: Sistema Museo call center 0744 422848 (dal lunedรฌ al venerdรฌ 9-17, sabato 9-13, escluso i festivi) – callcenter@sistemamuseo.it


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Paciano appartiene al Club de
I Borghi Piรน Belli d’Italia

 


Paciano, un delizioso borgo di appenaย novecentoquarantaย abitanti, sorge sulle verdi colline che si affacciano sul Lago Trasimeno. Conosciuto ormai da tempo come uno deiย Borghi piรนย Belli dโ€™Italia e scelto da molti stranieri come luogo ideale per acquistare una seconda residenza, custodisce,ย nel cuore del centro storico allโ€™interno del seicentesco Palazzo Baldeschiย un museo atipico il cui obiettivo รจ quello diย mettere in scenaย un ricco patrimonio fatto di memorie, di ricordi, di testimonianze sul saper fare artigiano.ย 

Questo รจย TrasiMemo, il museo della memoria artigiana di tutti quei mestieri che hanno preso vita nel corso del tempo sulle terre lambite dal lago.


Fiore all'occhiello della comunitร 


TrasiMemoย รจ un progetto innovativo voluto e fortemente desiderato in primo luogo dagli abitantiย di questo piccolo comune, cittadini responsabili che si prendono cura del proprio patrimonio in cui vedono una generosa spinta propulsiva verso un futuro di rinnovamento. Entrando nella sala del museo subito si respira unย sentimento di comunitร ; non รจ raro incontrare cittadini volontari allโ€™Info Point o chi in questo momento sta allโ€™amministrazione comunale;ย ognuno di loro avrร  da raccontare un aneddoto o un particolare personale che andrร  ad arricchire la giร  speciale visita al museo.
Lโ€™allestimento รจ assai piacevole. Lโ€™ambiente รจย accogliente, i rumori tipici delle lavorazioni introducono i visitatori nelle realtร  artigiane sollecitando lโ€™udito; luci calde accompagnano i loro passi e attirano lโ€™attenzione su dettagli mai scontati. Si ha lโ€™impressione di attraversare un archivio dove sono contenuti documenti di vario genere divisi nei quattro ambiti principali: lavorazione di ferro e metalli, legno, cotto e tessile.

museo a paciano

I cassetti della memoria


Cari visitatori, non vi aspettate diย trovareย tomi da sfogliare,ย ma lasciatevi incuriosire dai cassetti delleย quattro scrivanieย e dalloย schedarioย posizionato allโ€™ingresso; aprite questi cassetti ed ammirate i tesori che contengono:ย un tombolo per il ricamo, fili colorati, fusi, ma ancheย pinze, lime, pialle e poi ancora disegni, coloriย eย maioliche.ย Tutto il sapere della tradizione artigiana condensato in piccoli oggetti dal forte potere evocativo. E poi cโ€™รจ lo schedario, pieno di volti, di chi il mestiere lo fa ancora e con passione o di chi vorrebbe passare il testimone a validi eredi dalle mani dโ€™oro.
trasimemo umbriaSono stati questi artigiani i protagonisti dei tanti raccontiย che animano le pareti diย TrasiMemoย nonchรฉ iย fornitori del materiale custoditoย nellaย Banca dellaย Memoria; fautori di tante opere che ancora fanno parte dellโ€™arredo urbano del borgo, sonoย ancheย gli animatori dei laboratori organizzatiย dal museo. Periodicamente infatti รจ possibile partecipare aiย workshop proposti e rivolti sia agli adulti che ai bambini per testare con mano e mettersi alla prova in unโ€™esperienza di lavoro artigianale vero!

Un museo smart


Lโ€™esperienza di una visita aย TrasiMemoย รจ entusiasmante per tutti; oltre a toccare e vedere affascinanti oggetti significativi, ci sono quattro grandi pannelli riassuntivi, uno per ogni area, che raccontano in pillole lavorazioni, aneddoti e segreti legati alla vita quotidiana e alla storia di quel mestiere. In piรน,ย contenuti multimediali contribuiscono a rendere piรนย smartย lโ€™esperienza al museo.
Di grande impatto รจ laย parete di parole, divertitevi a scegliere e fotografare quella che piรน ricorderร  la vostra visita. Non dimenticate infine, usciti dal museo, di andare a cercare gli oggetti simbolo dellโ€™attivitร  artigiana che fanno bella mostra diย sรฉย per le vie del borgo di Paciano. Lโ€™illuminazione pubblica, i numeri civici dipinti su maioliche e la struttura in ferro del pozzo cittadino sono solo alcuni esempi.
Quindi, perchรฉย andare a vedereย TrasiMemo?
ยซTrasiMemoย รจ un luogoย di tuttiย eย per tutti:ย รจ degli artigianiย e di chi ha memoria deiย saperiย locali; รจ delle persone che abitano il territorio e che in esso continuano a pensare spazi di lavoro e di vita; รจ dei professionisti del patrimonio che, attraverso la ricerca, provano a tutelare le forme del ricordare, sistematizzandole in narrazioni per il futuro;ย รจ dei visitatori che decideranno di attraversare le zone del Trasimeno conoscendo meglio il rapporto tra i suoi abitanti, i suoi paesaggi e le sue risorse locali.ยป

TrasiMemo, il museo della memoria artigiana – Paciano

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