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Cโ€™รจ chi ricorda una storia, avvenuta qualche anno fa nei boschi di Villamagna, nei pressi della cittadina di Scheggia. Oddo Brunamonti, un abitante del borgo, raccontรฒ di aver avuto un incontro inverosimile con una strana creatura, mai vista prima.

Era maggio del 1997 quando Oddo andรฒ nel bosco a fare un poโ€™ di legna e, mentre lavorava, si accorse che tra gli alberi vicini cโ€™era una strana ombra appartenente a qualcuno che si nascondeva dietro un cespuglio. Oddo pensava fosse un animale e un poโ€™ preoccupato dalle dimensioni della sagoma avvistata, salรฌ in auto, accese il motore e a quel punto, mentre faceva manovra con la sua vettura, saltรฒ fuori dal cespuglio uno strano essere: un bipede robusto e possente, alto circa un metro e ottanta, con le forti braccia protese verso lโ€™alto, con grosse fauci spalancate, il corpo ricoperto da peli scuri, che emise un forte e spaventevole urlo acuto.
Oddo scappรฒ velocemente con la propria autovettura e dopo essere arrivato a casa, trafelato e impaurito per l’incontro, confidรฒ lโ€™accaduto ai propri familiari e poi, da loro consigliato, andรฒ dai Carabinieri a raccontare che cosa gli fosse successo.
In conseguenza della sua testimonianza, ci furono immediate ricerche e sopralluoghi, durante i quali furono trovati dei ciuffi di peli scuri impigliati nei rami degli alberi e una grossa e profonda impronta, in cui si distinguevano tre dita nella parte anteriore e uno sperone in quella posteriore. Si presunse, dalla grandezza e dallโ€™avvallamento dellโ€™orma, che lโ€™animale potesse pesare 180 chilogrammi circa. Un vero mistero di un essere che solo a descriverlo risulta inquietante, figuriamoci per il povero Oddo, che improvvisamente se lo era trovato davanti, a brevissima distanza e subendo unโ€™aggressione.

Sulle tracce della strana creatura

Qualche tempo prima di questo avvistamento, sempre in zona, si dice che si era visto uno strano animale aggirarsi nei pressi di una stalla, che poi si scontrรฒ violentemente con il cane da pastore messo a guardia del ricovero, che rimase ucciso nella lotta per difendere la proprietร  dalla mostruosa creatura. Il cane maremmano fu trovato morto, con la testa frantumata.
Cosรฌ come, sempre in quel periodo e nella stessa zona, una quarantina di pecore furono rinvenute uccise, con un dettaglio anomalo sulla loro morte: avevano il cranio fracassato. I predatori abituali degli ovini, che siano i lupi o lโ€™orso, non straziano in questo modo le loro vittime.
Lo strano mostro o presunto tale, sembra che fu intravisto da lontano anche da un cacciatore e da un motociclista. I due certamente non ebbero un raccapricciante incontro a breve distanza come quello del Brunamonti ma scorsero nel bosco una sagoma inusuale, probabilmente del misterioso animale.
In tutta questa vicenda, pare che ci furono delle pressioni su Oddo da parte di alcuni personaggi equivoci, per tacitarlo e anzi per fargli affermare che si era sbagliato nel riferire ciรฒ che aveva visto. Avrebbe dovuto dire che quello che aveva visto era un orso e nullโ€™altro. Ma Brunamonti rimase fermo nei suoi convincimenti.
Nel contempo durante le notti di quel periodo, da numerose persone erano state udite delle strane urla provenienti dai boschi del comprensorio scheggino, e tra la gente del posto si iniziava a respirare unโ€™aria di grande tensione.
Alle investigazioni sullโ€™anomala creatura parteciparono forze dellโ€™ordine, militari, esperti scientifici e veterinari, tutti coadiuvati nelle ricerche da un aeromobile. Un giorno, un pastore vide trasportare con un elicottero una grande cassa, che fu portata via dopo averla caricata sul velivolo nei pressi di una casa abbandonata che si trovava ai margini di un esteso bosco, poco lontano dalla zona oggetto delle minuziose ricerche. Chissร  che cosa conteneva quella voluminosa cassaโ€ฆ
Da quel momento, nella zona non accadrร  piรน nulla di strano e tutto il personale militare e civile impiegato nelle ricerche abbandonerร  la zona senza dare spiegazioni. Da allora non ci sarebbero piรน state notizie di avvistamenti di quello strano essere mostruoso, sul quale, ancora oggi si fanno svariate supposizioni della sua provenienza e origine: infatti si ipotizza che potesse essere un alieno o un esperimento di laboratorio o un mutante. Di certo Oddo Brunamonti, scomparso qualche tempo fa, quel giorno nel bosco prese un grande spavento e per questa storia fu anche deriso e screditato, forse per celare un segreto.
A distanza di tempo, qualcuno dei suoi denigratori ha iniziato a ricredersiโ€ฆ La comprova, al prossimo avvistamento!

ยซรˆ singolare che le due piรน belle cascate d’Europa siano artificiali, quella del Velino e quella di Tivoli. Raccomando subito al viaggiatore di seguire il Velino sino al piccolo lago di Piedilucoยป. Cosรฌ G. Byron descriveva Piediluco, incastonato nella parte meridionale dell’Umbria.

Il viaggio in Italia, obbligato per i cultori dellโ€™arte e delle vestigia storiche, ha fatto sรฌ che molti intellettuali vi sostassero, affascinati dalle bellezze paesaggistiche e dalle viuzze del borgo che, ancora oggi, si inerpicano fin sulla cima dei monti circostanti. Corot ne fu rapito a tal punto da trovarvi la misura della propria pittura; lo stesso capitรฒ a Goethe e, prima ancora, a Virgilio. Un altro romano illustre, tale Marco Tullio Cicerone, ci parla invece della zona perchรฉ fonte di contenzioso tra gli aretini e gli abitanti di Interamnia (Terni). La Cava Curiana – responsabile non solo della bonifica della zona, ma anche della magnifica Cascata delle Marmore – se da un lato permetteva agli aretini di beneficiare di una portata dโ€™acqua maggiore utile all’agricoltura, dall’altra provocava il puntuale allagamento gli insediamenti dei ternani. Cicerone, convocato dagli aretini, riuscรฌ ad avere la meglio su Ortensio, ingaggiato dalla controparte, facendo sรฌ che lo stato delle cose rimanesse esattamente comโ€™era stato creato due secoli prima dal console Manio Curio Dentato.

Luoghi sacri e presenze oscure

Cicerone inoltre, paragonando la valle a Tempe, in Tessaglia, offre una mitopoiesi che non tutti i luoghi possono vantare. Come Tempe era affiorata dalle acque grazie allโ€™intervento di Poseidone, le terre emerse del bacino di Piediluco erano divenute visibili e vivibili grazie all’ingegno romano. Proprio su quei dolci declivi sembra che vi fosse il lucus, il bosco sacro dei Romani, abitato da ninfe, numi e satiri, un luogo in cui la presenza del genius lociera molto forte e non sempre di natura benevola. Ancor prima, sembra che ci fosse una foresta sacra dedicata dai Sabini a Vacuna, dea della fertilitร  e dell’abbondanza, o forse dea del lago, se ammettiamo l’evoluzione da Lacuna, derivata a sua volta da lacus.I Romani trasformarono Vacuna in Diana e in Velinia, divinitร  acquatica minore, ma anche se l’avvento del Cristianesimo ne comportรฒ la sparizione, il volto misterico e irrazionale di questi boschi permane nella convinzione popolare secondo cui la fissitร  delle acque sarebbe la stessa degli occhi dei rettili. Un fantomatico drago, infatti, avrebbe vessato l’intera zona, ammorbandola con il suo fiato mefitico.

L'affascinante bellezza dei boschi

Oggi, il ricordo di questa terra malsana sembra ormai svanito. Piediluco si presenta come un luogo ameno, permeato da un’innegabile atmosfera di quiete; siamo a 370 metri s.l.m., altitudine adatta a lunghe passeggiate nei boschi, oppure per andare in bici. Le cosiddette piramidi del lago – il Monte Luco e il Monte Caperno – offrono lo scenario ideale per gli amanti dello sport e del contatto con la natura. Il Monte Luco, detto anche Piramide della Rocca, รจ sovrastato dalla Rocca di Albornoz,parte di un sistema di fortezze atte a riconquistare il territorio che la Chiesa aveva perduto.

Il Monte Caperno, la cosiddetta Piramide dellโ€™Eco,รจ protagonista di un curioso fenomeno acustico: sembra infatti che, prima del rimboschimento, fosse possibile udire lโ€™eco di frasi lunghe ben due endecasillabi! Un luogo in grazia di Dio – qui San Francesco soggiornรฒ nel lontano 1200 – ma dalla conformazione troppo particolare per non dare adito a numerose credenze. La piรน singolare vuole che i due monti altro non siano che due piramidi artificiali, antichissime, usate per la depurazione delle acque. Alcuni ritengono addirittura che ci sia, in generale, una connessione tra la presenza di acqua e le antiche costruzioni umane come le piramidi di Giza, in Egitto, o quelle mesoamericane, ma questa รจ unโ€™altra storia. Per ora il visitatore dovrร  accontentarsi della vegetazione che ammanta le piramidi, ricca di funghi ed erbe spontanee;una corona vegetativa di una bellezza unica.

Le soffitte nascondono sempre grandi segreti. A volte basta alzare lo sguardo e salire, per scoprire deiย tesori nascosti. Laย chiesa di San Domenicoย รจ ben nota, ma cosa si nasconde nel suoย sottotetto?ย ย 

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Sottotetto di San Domenico, foto per gentile concessione dell’ingegner Polidori

Un tesoro nascosto

In pochi si sono avventurati fin lassรน, ma oggi vi portiamo in quelle stanze, grazie allโ€™ingegnere Alessandro Polidori che, insieme allโ€™architetto Giulio Ser-Giacomi, si sta occupando della valorizzazione di questo importante lungo di Perugia. Un luogo che vi permetterร  non solo di camminare sulla storia, ma anche di godere di un panorama mozzafiato.
ยซLe soffitte di San Domenico sono un ambiente molto particolare e pieno di elementi di storia dellโ€™architettura e della cittร , ognuno dei quali meriterebbe attente osservazioni e riflessioni. โ€“ spiega lโ€™ingegnere Polidori –ย  Ogni singola pietra ha qualcosa da raccontare. Non solo cโ€™รจ il ย bel panorama che si vede dalla cima della torre campanaria, ma salire e camminare sopra lโ€™estradosso delle volte fa capire quanto potesse essere maestosa e grandiosa la chiesa trecentesca.ยป Le volte che si ammirano oggi sono state realizzate a metร  del Seicento dallโ€™architetto Carlo Madernoย che le ricostruรฌ dopo il crollo delle primitive volte gotiche, proprio come noi le vediamo oggi, a eccezione delle cappelle laterali, aggiunte nel Settecento, e della parte absidale della chiesa che non era crollata: il coro e le quattro cappelle laterali.
ยซIl sottotetto di San Domenico cela i segni di queste modifiche. โ€“ prosegue lโ€™ingegnere โ€“ Visitandoli si possono osservare gli antichi pilastri medioevali emergere delle attuali volte, la straordinaria fattezza dei capitelli e le aperture che un tempo garantivano la luce naturale in maniera diretta allโ€™interno della basilica.ยป

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Cortile di San Domenico, foto per gentile concessione dell’ingegner Polidori

Il progetto di valorizzazione

Per far si che tutto questo sia visibile al pubblico cโ€™รจ un progetto in via di elaborazione, che prevede la creazione di tre possibili percorsi di visita. ยซSi parte con il tour della basilica, si passa poi alla sacrestia, dopo aver ammirato le ricostruzioni dellโ€™impianto trecentesco dagli acquerelli di Ugo Tarchiย e, grazie alle intercapedini murarie, si sale verso la quota dei sottotetti. โ€“ illustra Polidori – Al di sopra delle volte i percorsi si districano tra le volte delle due navate laterali, la volta della navata centrale, quella del coro, delle cappelle absidali, della sacrestia per poi salire piano dopo piano fino alla quota del quinto livello del campanile: vera e propria terrazza panoramica con affaccio sulle vallate umbre ai piedi delle colline di Perugia e una veduta insolita e bellissima del centro storico di Perugia.ยป
Lโ€™idea della valorizzazione e della visibilitร  delle soffitte e del campanile รจ stata unโ€™unione di varie proposte e ha visto lavorare insieme dapprima i frati,ย  in particolare P. Mario Gallian, dai primi anni Novanta, con lโ€™architetto Giulio Ser-Giacomi e con il Centro Culturale San Tommaso Dโ€™Aquino; poi gli architetti Ser-Giacomi e Maria Carmela Frate, curatori dei lavori di restauro dopo il terremoto del 1997 e ultima proposta ha visto lโ€™impegno dellโ€™ingegnere Alessandro Polidori con lโ€™aiuto e consulenza sempre dellโ€™architetto Ser-Giacomi. Sono quindi piรน di venti anni che San Domenico รจ oggetto di progetti per la sua valorizzazione.
ยซรˆ ย stata avanzata la proposta di creare un percorso museale nei sottotetti โ€“ conclude Polidori – per mostrare il vero โ€œcuoreโ€ della basilica e permettere ai visitatori di raggiungere il punto piรน alto del campanile per godere di un panorama a 360 gradi su Perugia. Per fare questo sono necessari ulteriori interventi che rendano questi luoghi sicuri e idonei per lโ€™apertura al pubblico, in modo che le visite possano essere svolte in totale sicurezza e accessibili a tutti.ยป

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Soffitta della basilica di San Domenico, foto per gentile concessione dell’ingegner Polidori

Luogo invisibile

Per ora, infatti, la visita al pubblico รจ consentita solo in occasione di eventi speciali, che danno la possibilitร  a tutti di ammirare palazzi, torri, soffitte, luoghi di culto e siti di archeologia industriale chiusi al grande pubblico. Tra questi appunto le soffitte dellโ€™imponente chiesa di San Domenico, spazi segreti nati quasi per caso da una ristrutturazione del Seicento che conservano le tracce della originaria chiesa gotica.

Per saperne di piรน su Perugia

Sabato 8 Aprile 2017, presso lo Spazio Arte Valcasana (Scheggino – PG), nellโ€™ambito della manifestazione Diamante Nero, รจ stata inaugurata la mostra dโ€™arte internazionale CromoNero, con la presentazione del Sindaco di Scheggino Paola Agabiti e del curatore Graziano Marini.

mostra scheggino

Gli artisti coinvolti

La mostra รจ stata organizzata con il contributo, oltre a quello di Graziano Marini, di Pino Bonanno e Franco Profili. Il periodo della mostra sarร  dallโ€™8 Aprile al 1 Maggio 2017. Trentacinque sono stati gli artisti coinvolti nellโ€™evento: Afro, Valentina Angeli, Enrico Antonielli, Chiara Armellini, Gianni Asdrubali, Romeo Battisti, Pino Bonanno, Sestilio Burattini, Tommaso Cascella, Bruno Ceccobelli, Piero Dorazio, Marino Ficola, Giuseppe Friscia, Benvenuto Gattolin, Giuliano Giuliani, Eugรจne Ionesco, Davide Leoni, Annamaria Malaguti, Graziano Marini, Arianna Matta, Saverio Mercati, Kristina Milakovic, Gianluca Murasecchi, Franco Profili, Giosuรจ Quadrini, Virginia Ryan, Raffaele Ricci, Roberto Ruta, Antonio Sammartano, Pino Spagnulo, Giulio Turcato, Xavier Vantaggi, Emilio Vedova, Franco Venanti, Paul Wiedmer.

Il nero del Diamante

Lโ€™evento CromoNero รจ concomitante con la tradizionale festa del Diamante Nero, ovvero la festa del tartufo nero, prodotto tipico del territorio apprezzato in tutto il mondo. La decisione di realizzare tale progetto espositivo ha presupposto una particolare sensibilitร  a far sรฌ che il Nero fosse sentito come riferimento importante per ogni azione creativa dโ€™arte visiva, sia essa espressa attraverso la pittura, sia attraverso la scultura.
Si รจ consapevoli che, quando ci si esprime con il colore, si evocano sempre sensazioni, emozioni e ricordi; Jung sosteneva che esso porta in sรฉ un significato piรน ampio, inconscio, che non รจ semplice da definire o spiegare completamente. Quando la mente ne esplora il significato suscita idee che vanno oltre la razionalitร . Infatti scrisse: ยซIl nero รจ il colore delle origini, degli inizi, degli occultamenti nella loro fase germinale, precedente lโ€™esplosione luminosa della nascitaยป.

Il colore del mistero

Nellโ€™arte, il bianco e il nero sono colori-non colori, per molti versi sopportati, altre volte ossessivamente analizzati. Hanno la capacitร  di contenere tra loro lโ€™intero universo, come il senso dellโ€™infinito. Sono gli eccessi di uno stesso mondo.
Sappiamo che, soprattutto il nero, corrisponde alla schematizzazione cromatica delle prime domande che lโ€™uomo si รจ posto, in quanto assorbe, non respinge, attrae.
รˆย il colore del mistero. Non si sa quali risposte contenga e nasconda, ed รจ questa la grande sfida che attira e coinvolge gli artisti, presi come sono a cercare lโ€™altro da sรฉ, lโ€™oltre inesplorato, lโ€™evocazione di ogni orizzonte che sfugge e allontana il tempo.

Lโ€™artista sa bene che il seme per germogliare deve essere sepolto nella terra, nellโ€™oscuritร , ma sa anche che il messaggio che ciย trasmette contiene elementi di vitalitร  e inquietudini ancestrali. Il tartufo nero, nella sua conformazione strutturale, rappresenta bene questo senso di fragile inconsistenza dellโ€™esistenza. La sua asperitร  e la sua โ€œfragranzaโ€ interna si contrastano, ma si accolgono per rappresentarci completamente il senso ultimo della vita. Perchรฉ, come nella favola di Eros e Psiche di Apuleio, lโ€™amoreย prospera al buio e il nero costituisce lโ€™elemento piรน adatto a rappresentarlo se si sanno cogliere le varie sfumature che esso comporta, conferendo un senso del sacrificio, tenacia, pessimismo, abnegazione e risolutezza nel perseguire le proprie emozioni.

ยซIl nero mi ossessionaยป

Mirรฒ diceva: ยซIl nero mi ossessiona, non esiste altro colore con cosรฌ tante qualitร  e sfumature, รจ il paradiso della pittura, รจ lโ€™inizio e la fineยป, mentre Van Gogh sosteneva che il nero va considerato come la piรน luminosa combinazione dei piรน scuri rossi, azzurri e gialli. Ovvero racchiude una concentrazione infinita di colori caldi e per questo va โ€œvissutoโ€ come se fosse un alito che ci alimenta con tutta la sua carica di misteriose attribuzioni.
Lโ€™artista, rabdomante risoluto, รจ sempre alle prese con la sostanza che questo colore comporta, vi cerca lo spirito interno, lo percuote, lo interroga incessantemente fino a sentire le sue voci piรน soffocate e, con lโ€™abilitร  adeguata del minatore, ne coglie tutta la raffinata valenza cromatica. Dopo averlo bene esplorato, lo affida alla visione dei piรน curiosi e attenti visitatori dellโ€™animo umano, i quali sapranno leggervi messaggi chiaramente espressi, ma anche tutte le fratture, le derive, gli enigmi che racchiude.

Un colore ancestrale

Ogni artista partecipante a CromoNero ha sempre avuto, ed ha, una particolare sensibilitร  e attenzione verso il Nero, cogliendo in esso la sostanza piรน profonda delle proprie ricerche cromatiche e delle proprie derive espressive, senza farsi mai coinvolgere negativamente dal mistero che emana e che rappresenta e ben sapendo che anche il nero viene colto attraverso la sua risonanza interna, la funzione psichica di base, la posizione occupata nella genesi dello spettro dei colori e il suo significato interiore. Ma viene colto anche in assonanza con stati d’animo, oggetti, suoni, memorie. Cosรฌ, per esempio, del giallo diciamo che รจ il tipico colore terreno ed รจ rappresentazione cromatica della follia, mentre il blu si vuole che appaia come il colore del cielo, che rimanda alla profonditร , che indica all’uomo l’infinito e che assomiglia al suono del violoncello.

Contrasti fondamentali

Il nero costituisce uno dei contrasti fondamentali dei colori in quanto si contrappone sempre al bianco. Il contrasto in questione rappresenta cosรฌ il limite del movimento cromatico: il bianco รจ simbolo di un mondo in cui tutti i colori sono scomparsi, dove regna un gran silenzio, e tuttavia vi รจ la possibilitร  della rinascita; il nero invece si cerca di assimilarlo al nulla privo di possibilitร , silenzio eterno. Lโ€™artista perรฒ si ribella a tale considerazione accademica e cerca di dimostrare sempre che il nero รจ il vero portatore delle motivazioni profonde della creazione, lo โ€œspiritoโ€ acceso di ogni autentica ricerca estetica entro la quale nasce e si sviluppa lโ€™azione emotiva, gestuale, concettuale dellโ€™agire espressivo.

 

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