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Con la sua forma circolare, un diametro di circa 22 metri e una profonditร  di circa 13, il bacino si trova a circa due chilometri a nord diย Bevagnaย (Perugia), immerso nella natura tipica della Valle Umbra

Immergersi nelย lago Aisoย โ€“ o, come viene anche chiamato,ย lago dโ€™Abissoย oย dellโ€™Inferno โ€“ รจ unโ€™esperienza unica. Il sole penetra dalla superficie parzialmente coperta di alghe, disegna giochi di luce insoliti e particolarmente suggestivi, regalando colori che raramente si possono osservare in acqua dolce. Lโ€™acqua cristallina lascia intravedere la vegetazione esterna anche dal fondo del bacino. La trasparenza รจ dovuta al fatto che il lago รจย una risorgiva artesianaย alimentata da sorgenti sub-lacuali, questo fa si che lโ€™acqua sia mossa come da una corrente.
Con la sua forma circolare, un diametro di circa 22 metri e una profonditร  di circa 13, il bacino si trova a circa due chilometri a nord diย Bevagnaย (Perugia), immerso nella natura tipica della Valle Umbra e nascosto tra gli alberi, quasi come fosse uno scrigno che conserva dei segreti. E infatti tanti segreti e misteri circondano questo piccolo lago umbro.

 

Il lago sacro

Sullโ€™origine di questo piccolo specchio dโ€™acqua si raccontano diverse storie e leggende che fanno risalire la sua creazione a un evento di sprofondamento, ma lโ€™etร  del lago sembra antica, di epoca preromana. Vicino alle sue sponde, infatti, sono state ritrovate delle statuette votive del VI-V sec a.C., dei frammenti di terrecotte e statue marmoree e delle monete. In localitร  Aisillo Fanelli, a poca distanza dallโ€™Aiso โ€“ sulla piana di Bevagna โ€“ sono stati svolti scavi archeologici che hanno riportato alla luceย un santuario di epoca romana.
Si trattava di un luogo di culto, in quanto รจ presente una cavitร  circolare delimitata da una struttura in cocciopesto a formare un bacino, centro dellโ€™intero complesso sacro. La funzione della suddetta vasca non รจ conosciuta, sembra, tuttavia, che fosse di tipo votivo, vista la presenza nel bordo di numerose monete, che, con ogni probabilitร , venivano gettate al suo interno. Sono apparse anche due stanze circondate da un porticato, di cui rimangono alcune basi di colonna in arenaria e il pavimento in cocciopesto. I due ambianti conservano anche loroย tracce di cultoย come statue ed elementi dโ€™arredo.

 

Lago Aiso

La leggenda

Al lago dโ€™Aiso sono legate alcune leggende, tra cui una nota fin dal Seicento. Si racconta di un ricco e avaro contadino di nome Chiarรฒ che volle trebbiare il granoย il giorno di S. Anna, giorno nella tradizione contadina dedicato rigorosamente al riposo e alla festa della madre della Madonna. Per questa sua volontร , che contravveniva alla regola โ€“ narra la tradizione โ€“ lโ€™aia dove stava trebbiando sprofondรฒ con tutti gli uomini che stavano lavorando, formando subito dopo un laghetto, lโ€™attuale lago di Aiso. La pia moglie di Chiarรฒ scampรฒ al pericolo con un bambino, maย un rivo dโ€™acqua la seguรฌ e sommerse il figlioย nel luogo dove ora cโ€™รจ una piccola sorgente dettaย lโ€™Asillo.

 


Fonte:

I luoghi del silenzio

Bollettino di archeologia

Sabato e domenica il gioiello โ€“ che secondo la leggenda apparteneva a Maria – sarร  esposto al pubblico, con un evento eccezionale per sancire il legame con lโ€™opera del Perugino.

Una calata straordinaria del Santโ€™Anello per omaggiare il ritorno a Perugia dello Sposalizio della Vergine. Lโ€™opera – portata via dai francesi nel 1797 – era stata dipinta dal Perugino agli inizi del โ€˜500 proprio per la cappella del Santโ€™Anello del Duomo di Perugia. Questo ritorno tanto atteso รจ il pezzo forte della mostra Il meglio maestro dโ€™Italia. Perugino nel suo tempo che sarร  inaugurata sabato 4 marzo, presso la Galleria Nazionale dellโ€™Umbria.

Il Santo Anello

E proprio lo stesso giorno, alle ore 10.30, avverrร  allโ€™interno della Cattedrale una calata straordinaria dellโ€™anello (tramite un meccanismo a forma di nuvola) che, secondo una leggenda, รจ il dono che Giuseppe fece a Maria per le loro nozze.
ยซLโ€™anello e il reliquiario rimarranno esposti per tutta la giornata di sabato. In via del tutto eccezionale, il solo reliquiario, sarร  poi esposto nelle sale del Museo del Capitoloยป spiega lโ€™architetto Alessandro Polidori, direttore dellโ€™Ufficio diocesano per i Beni culturali ecclesiastici.
Si tratta – come detto – di unโ€™esposizione straordinaria: infatti lโ€™anello viene mostrato al pubblico solo in due occasioni ufficiali: il 29\30 luglio, data del suo trasferimento dal comune alla cattedrale (1488) e il 12 settembre per la festa del SS.mo nome di Maria.
ยซSempre dal 4 marzo fino allโ€™8 gennaio 2024, allโ€™interno del Museo del Capitolo della Cattedrale di San Lorenzo, nella sala del Dottorato, avverrร  la proiezione di un filmato di otto minuti realizzato in collaborazione con il giornalista Roberto Fontolan e con la voce narrante di Alessandro Haber. Il documentario racconta la vicenda e la storia del Santโ€™Anello: il suo arrivo a Perugia, la committenza dello Sposalizio della Vergine a Perugino e tanto altroยป prosegue Polidori.

Lo Sposalizio della Vergine, olio su tavola, Perugino

Tra storia e leggenda

Quattordici chiavi servono per aprire le casseforti che contengono il Santโ€™Anello, che si trova allโ€™interno della Cattedrale di San Lorenzo di Perugia. Un tempo erano conservate da istituzioni civili e religiose: il Comune, il Collegio della Mercanzia, il Collegio del Cambio; i maggiori conventi della cittร : San Francesco al Prato, San Domenico, Santa Maria Nuova, Santโ€™Agostino; il Vescovo e i Canonici della Cattedrale. Oggi sono nelle mani del Comune (8), della Mercanzia (1), del Cambio (1) e del Capitolo della Cattedrale (4) e lโ€™apertura si svolge alla presenza di un rappresentante del Comune e del Capitolo, redigendo un verbale.
Il potere temporale e quello spirituale che si uniscono per un rituale condiviso e celebrare una tradizione piรน che una reliquia. Lโ€™anello di pietra rara โ€“ lโ€™analisi gemmologica del 2004 lโ€™ha determinata come calcedonio, varietร  microcristallina del quarzo โ€“ viene attribuito, senza reale fondamento, allโ€™anello di nozze tra Maria e Giuseppe. Le ragioni che ne hanno fatto il simbolo del matrimonio, sono oscure. Questo lo rende ugualmente un monile pieno di fascino, anche se la sua storia inizia con un furto e la sua datazione risale probabilmente, al primo secolo d. C.
Di certo si sa che lโ€™anello, fino alla seconda metร  del 1400, era custodito nella chiesa dei francescani di Chiusi, dalla quale fu prelevato da un certo frate Vinterio da Magonza, portato a Perugia nel 1473 e donato al Magistrato della cittร , Francesco Montesperelli, che lo fece conservare nella Cappella dei Decemviri al Palazzo dei Priori. Lโ€™intervento di Papa Sisto IV stabilรฌ la sede a Perugia e mise fine ai litigi tra le due cittร . Nel 1488 il Santโ€™Anello venne poi trasferito nella Cattedrale di San Lorenzo e riposto in due grandi casseforti: la prima protezione รจ una maglia di ferro realizzata dai fabbri di Montemelino, la seconda รจ un massiccio baule in legno. Per aprire entrambi servono appunto le 14 chiavi.

 

Rinviata la manifestazione: “Passignano sul Trasimeno โ€“ Un Natale spettacolare tra Rocca e Leggenda”.

L’evento di Passignano sul Trasimeno รจ stato rinviato a data da destinarsi. La leggenda di Agilla e Trasimeno e della loro sfortunata e triste storia, raccontata attraverso la proiezione di un ologramma, non sarร  visibile – almeno per ora – lungo la riva del lago. Il pubblico avrebbe dovuto assistere al racconto proiettato su un particolare schermo, di 9 metri di altezza per 18 di ampiezza, formato dalla nebulizzazione delle acque del lago. ยซAlla luce delle linee guida uscite con il Decreto Festivitร , che pongono numerose restrizioni e anche veri e propri divieti nei confronti di eventi e feste che prevedono aggregazione, ci troviamo tutti assieme, Amministrazione e Organizzatori, a dover prendere una decisione che abbiamo provato a non prendere fino allโ€™ultimo: dobbiamo annullare lโ€™evento previsto a Passignano. Una decisione sofferta che ci riempie di delusione, ma questo patrimonio di esperienza, collaborazione e laboriositร  al servizio della comunitร  di Passignano non andrร  dispersa. Lo spettacolo Tra Rocca e Leggenda potrร  essere ripreso in qualsiasi momento appena la situazione lo permetterร , e insieme potremo progettare, ideare e creare eventi per il borgo e la sua comunitร ยป ha spiegato il Comune di Passignano che, insieme alla Regione Umbria, allaย Provincia di Perugiaย e alย Gal – Trasimeno Orvietano promuovono lโ€™evento ora rimandato.

Tutto questo e molto altro, prenderร  vita nei prossimi mesi – forse in primavera – in base alle future direttive Covid.ย 

Gli aggiornamenti quotidiani e l’eventuale nuova data potranno essere seguiti sulle pagine Facebook e Instagram Natale a Passignano e nel sito internet www.nataleapassignano.it

 

Cโ€™รจ chi ricorda una storia, avvenuta qualche anno fa nei boschi di Villamagna, nei pressi della cittadina di Scheggia. Oddo Brunamonti, un abitante del borgo, raccontรฒ di aver avuto un incontro inverosimile con una strana creatura, mai vista prima.

Era maggio del 1997 quando Oddo andรฒ nel bosco a fare un poโ€™ di legna e, mentre lavorava, si accorse che tra gli alberi vicini cโ€™era una strana ombra appartenente a qualcuno che si nascondeva dietro un cespuglio. Oddo pensava fosse un animale e un poโ€™ preoccupato dalle dimensioni della sagoma avvistata, salรฌ in auto, accese il motore e a quel punto, mentre faceva manovra con la sua vettura, saltรฒ fuori dal cespuglio uno strano essere: un bipede robusto e possente, alto circa un metro e ottanta, con le forti braccia protese verso lโ€™alto, con grosse fauci spalancate, il corpo ricoperto da peli scuri, che emise un forte e spaventevole urlo acuto.
Oddo scappรฒ velocemente con la propria autovettura e dopo essere arrivato a casa, trafelato e impaurito per l’incontro, confidรฒ lโ€™accaduto ai propri familiari e poi, da loro consigliato, andรฒ dai Carabinieri a raccontare che cosa gli fosse successo.
In conseguenza della sua testimonianza, ci furono immediate ricerche e sopralluoghi, durante i quali furono trovati dei ciuffi di peli scuri impigliati nei rami degli alberi e una grossa e profonda impronta, in cui si distinguevano tre dita nella parte anteriore e uno sperone in quella posteriore. Si presunse, dalla grandezza e dallโ€™avvallamento dellโ€™orma, che lโ€™animale potesse pesare 180 chilogrammi circa. Un vero mistero di un essere che solo a descriverlo risulta inquietante, figuriamoci per il povero Oddo, che improvvisamente se lo era trovato davanti, a brevissima distanza e subendo unโ€™aggressione.

Sulle tracce della strana creatura

Qualche tempo prima di questo avvistamento, sempre in zona, si dice che si era visto uno strano animale aggirarsi nei pressi di una stalla, che poi si scontrรฒ violentemente con il cane da pastore messo a guardia del ricovero, che rimase ucciso nella lotta per difendere la proprietร  dalla mostruosa creatura. Il cane maremmano fu trovato morto, con la testa frantumata.
Cosรฌ come, sempre in quel periodo e nella stessa zona, una quarantina di pecore furono rinvenute uccise, con un dettaglio anomalo sulla loro morte: avevano il cranio fracassato. I predatori abituali degli ovini, che siano i lupi o lโ€™orso, non straziano in questo modo le loro vittime.
Lo strano mostro o presunto tale, sembra che fu intravisto da lontano anche da un cacciatore e da un motociclista. I due certamente non ebbero un raccapricciante incontro a breve distanza come quello del Brunamonti ma scorsero nel bosco una sagoma inusuale, probabilmente del misterioso animale.
In tutta questa vicenda, pare che ci furono delle pressioni su Oddo da parte di alcuni personaggi equivoci, per tacitarlo e anzi per fargli affermare che si era sbagliato nel riferire ciรฒ che aveva visto. Avrebbe dovuto dire che quello che aveva visto era un orso e nullโ€™altro. Ma Brunamonti rimase fermo nei suoi convincimenti.
Nel contempo durante le notti di quel periodo, da numerose persone erano state udite delle strane urla provenienti dai boschi del comprensorio scheggino, e tra la gente del posto si iniziava a respirare unโ€™aria di grande tensione.
Alle investigazioni sullโ€™anomala creatura parteciparono forze dellโ€™ordine, militari, esperti scientifici e veterinari, tutti coadiuvati nelle ricerche da un aeromobile. Un giorno, un pastore vide trasportare con un elicottero una grande cassa, che fu portata via dopo averla caricata sul velivolo nei pressi di una casa abbandonata che si trovava ai margini di un esteso bosco, poco lontano dalla zona oggetto delle minuziose ricerche. Chissร  che cosa conteneva quella voluminosa cassaโ€ฆ
Da quel momento, nella zona non accadrร  piรน nulla di strano e tutto il personale militare e civile impiegato nelle ricerche abbandonerร  la zona senza dare spiegazioni. Da allora non ci sarebbero piรน state notizie di avvistamenti di quello strano essere mostruoso, sul quale, ancora oggi si fanno svariate supposizioni della sua provenienza e origine: infatti si ipotizza che potesse essere un alieno o un esperimento di laboratorio o un mutante. Di certo Oddo Brunamonti, scomparso qualche tempo fa, quel giorno nel bosco prese un grande spavento e per questa storia fu anche deriso e screditato, forse per celare un segreto.
A distanza di tempo, qualcuno dei suoi denigratori ha iniziato a ricredersiโ€ฆ La comprova, al prossimo avvistamento!

Tra la Valdichiana – che fu denominata il granaio dellโ€™antica Roma, dove si snodava il navigabile fiume Clanis (oggi sostituto in parte dal Canale Maestro della Chiana) che veniva usato da Etruschi e Romani per trasportare le derrate alimentari fino alla Cittร  Eterna – e lโ€™altrettanto prezioso e ricco lago Trasimeno, si racconta di una terribile creatura leggendaria: la Marroca.

In questi territori, tra Umbria e Toscana, si narra di un animale ripugnante, un meticcio tra una serpe e una lumaca, dotato di lunghi tentacoli, che vive abitualmente nellโ€™acqua stagnante. La Marroca รจ un essere capace di emettere strani suoni e borbottii per attirare a sรฉ le vittime e, quando una persona si avvicina troppo ai bordi dellโ€™acqua, lโ€™afferra con le sue potenti propaggini e la trascina nella sua sinistra tana per poi, con calma, succhiarle il sangue.

La Marroca

รˆ un animale nato dalla fantasia popolare che รจ servito da spauracchio nei confronti dei bambini per tenerli lontani dagli specchi melmosi della palude chianina, specialmente di notte.
Si tenga presente che la Valdichiana, nel corso dei secoli, da una fertilissima pianura รจ passata a essere a una vasta palude, talvolta insalubre. Per cause diverse o per scopi militari, il fiume Clanis fu ostruito a valle dal Muro Grosso, nei pressi di Fabro, prima dagli antichi Romani e poi dagli orvietani, provocando un progressivo allagamento del fondovalle chianino fino a divenire una palude insalubre. Per tale motivo i popoli si spostarono sempre piรน in collina, fin quando la conclusione della bonifica della Valdichiana, avvenuta intorno al 1870 e durata circa un secolo, con le sue opere idrauliche riportรฒ la vivibilitร  nella piana delle Chiane, precedentemente impaludata. Lโ€™amore e il senso di protezione per i propri figli, affinchรฉ non si avvicinassero ai pericolosi acquitrini e alle malsane acque paludose chianine specialmente di notte, indussero la creazione della storia leggendaria della Marroca.

La leggenda racconta…

In qualche casa si racconta di Albo, un bambino che fu catturato da una Marroca, la lumaca-serpente con i tentacoli, ma venne salvato dal proprio cane, che purtroppo rimase ucciso nello scontro con la mostruosa creatura. Si narra che Albo, per lo spavento, tornรฒ dai propri genitori con i capelli completamente bianchi.
Una testa scolpita su pietra arenaria, visibile nellโ€™Antiquarium del Municipio di Baschi (TR), viene chiamata La Marroca e nella Tuscia viterbese assume le sembianze di una strega, mentre le analoghe Biddrina e Occhiomalo sono diffuse rispettivamente in Sicilia e in Maremma.
La diffusione dei racconti contadini della Chiana potrebbe essersi attuata a seguito dei pellegrini passanti sul tratto chianino della Via Romea-Germanica, destinati prima a Roma e poi, tramite la via Appia, verso il meridione italiano e quindi in Terra Santa. Il racconto della Marroca, nella vita agreste della Valdichiana, si รจ sopito a seguito dello spopolamento delle campagne avvenuto nel secolo scorso, cosรฌ come molte delle tante leggende contadine legate alla vita di campagna.
La Valdichiana Umbra e quella Toscana, non sono solo terre ricche di cultura, storia, arte ed enogastronomia ma anche di favole, novelle e racconti che avvolgono nellโ€™incognito e nel mistero la bellezza carismatica delle Chiane e aumentano lโ€™attrattivitร  di questi meravigliosi luoghi.

Nella Tabula Cortonensis, manufatto in bronzo del II secolo a.C., per la prima volta in assoluto appaiono il nome etrusco del lago Trasimeno – chiamato Tarsminass – e il riferimento ad alcuni possedimenti terrieri, in particolare a un vigneto.

La tabula รจ stata ritrovata spezzata in 8 parti, di cui solo una รจ dispersa. รˆ ospitata presso il MAEC, il celebre Museo dell’Accademia Etrusca di Cortona ed รจ la terza scrittura etrusca conosciuta piรน lunga per i suoi contenuti. Si tratta di un ยซatto giuridico di 40 righe in lingua etrusca, che riporta lโ€™arbitrato relativo ad una ereditร  contestata di un importante patrimonio fondiario dislocato tra il Lago Trasimeno e Cortonaยป (Massimo Pittau).

 

Tabula Cortonensis

 

L’influenza dell’etrusca cittร  di Cortona arrivava, con il suo territorio, fino al tratto spondale lacustre che va da Tuoro a Borghetto. Nelle 7 parti della tabula a noi giunte, al di lร  della loro importanza linguistica, scientifica e storica, ci preme sottolineare l’importanza del Tarminass per gli Etruschi; un lago, unitamente alla Val di Chiana, ricco e generoso dal punto di vista alimentare (pesce, olio, vino e grani).
Infatti nella sacralitร  della civiltร  etrusca il mangiare era considerato un fatto religioso e il vecchio lago Trasimeno era ritenuto un luogo sacro: era considerato la rappresentazione terrena della volta celeste.
Secondo l’etruscologo Giovanni Colonna l’immagine del lago Trasimeno รจ stata trasposta nel fegato di Piacenza o fegato etrusco; รจ un modello bronzeo di fegato di pecora con iscrizioni, suddiviso in settori riservati alle diverse divinitร . Era usato dai sacerdoti etruschi, gli aruspici, per leggere le viscere degli animali sacrificati per ricavarne auspici.
Gli Etruschi consideravano il Trasimeno il luogo d’unione tra le dodecapoli di Cortona, Chiusi e Perugia dove fiorivano gli scambi commerciali, l’artigianato, la pesca e l’agricoltura. A proposito di coltivazioni, nella tabula cortonensis si fa riferimento a un vigneto: รจ il piรน antico atto notarile della storia del vino. รˆ stato questo documento che, nel 2015, ha aperto la mostra Arte e Vino che si รจ svolta a Verona, un evento importantissimo collegato all’Expo. Ricordiamo che gli Etruschi consumavano grandi quantitร  di vino in varie occasioni; avevano l’usanza di miscelarlo, anche per coprirne i difetti, con acqua e con miele, insieme a spezie, fiori o formaggio.
Della magnificenza del Tarminass se ne accorse, come raccontato nel XVI secolo da Matteo dall’Isola nella sua Trasimenide, anche Trasimeno, il principe etrusco figlio del Re Tirreno, che si innamorรฒ della ninfa lacustre Agilla. I due giovani vissero una bellissima e struggente storia d’amore sulle rive lacustri che finรฌ tragicamente con la scomparsa, tra le acque del lago, del giovane principe.
Si racconta che, ancora oggi, la triste ninfa stia cercando il suo amato: quando un’onda fa muovere repentinamente una barca non รจ altro che Agilla che sta cercando tra le acque il suo Trasimeno e quando le foglie al vento si muovono provocando un suono simile a un lamento, pare che sia la dolce ninfa che piange il suo amato… ascoltare per credere.

Papa Francesco ha acquistato terre in Umbria? Cosรฌ sembra. Sembra, ma in realtร  si tratta di una fake news, anche se tutto lascia credere il contrario.

Terre che fino al 1860 sono state sotto la giurisdizione dello stato della Chiesa adesso sono Del Papa. Un chiarimento si impone. Del Papa รจ il nome del titolare di una societร  che si chiama Terre Del Papa, la quale ha acquistato allโ€™asta circa 300 ettari di terra nella zona del castello di Sismano, ad Avigliano Umbro. Papa Francesco non รจ della partita.

 

Quercia ballerina

 

Non รจ piรน della partita nemmeno il principe Corsini, che ha venduto allโ€™asta quelle terre che un suo antenato aveva acquistato allโ€™Asta della Candela nel 1607. Trecento ettari sono tanti e visti dallโ€™alto sembrano immensi. Il colpo dโ€™occhio si ha arrivando da un tratto della via Amerina: si esce dal bosco dopo la salita, dopo aver superato un ponte romano, dopo aver incontrato una quercia molto insolita che crede di essere un rampicante. Potenza della natura: insetti, parassiti e clima hanno trasformato una possente quercia in una gaia ballerina. Comunque, finita la salita si raggiunge la chiesetta della Mestaiola e lรฌ si apre un panorama vastissimo che spazia da Todi a Terni, dai monti Martani al Terminillo.

Una nuova coltura di olivi

Su quelle terre si costruisce il futuro per rilanciare lโ€™olio italiano. Il futuro ha lโ€™aspetto di olivi piccoli, ma innumerevoli. Del Papa ne ha fatti piantare 400.000, rigorosamente allineati, che scendono da tutti i lati delle colline. Si tratta di un nuovo cultivar che non cresce molto, rimane piccolo favorendo la raccolta delle olive con le macchine. Questo cultivar ha delle caratteristiche totalmente diverse dai tradizionali olivi umbri. Non solo รจ piccolino, ma cresce e va a frutto in due anni soltanto, perรฒ avrร  vita breve: ventโ€™anni. Il panorama umbro cambierร  molto passando dalla visione degli olivi secolari a questi giovanetti di corta esistenza. Il panorama cambierร , ma giร  tante volte รจ cambiato. Allโ€™epoca di San Francesco gli olivi erano pochi, poi a metร  Ottocento Papa Pio IX ne ha fatti piantare 362.000. Poi รจ stata la volta della vigna. Venticinque anni fa il Sagrantino era un solo un vino locale, adesso รจ diventato famoso e le vigne si sono moltiplicate. Poi cโ€™รจ stata la coltivazione estesa del tabacco, che adesso รจ molto ridotta. Insomma, lโ€™aspetto della natura selvatica e addomesticata varia con il clima e con lโ€™economia delle zone.
Questi piccoli olivi rappresentano il nuovo che avanza anche dal punto di vista dellโ€™irrigazione. Il nostro clima รจ sempre piรน secco e il sole implacabile fa evaporare lโ€™acqua dโ€™irrigazione. La societร  che gestisce queste piante ha introdotto una tecnica dโ€™irrigazione copiando quello che la natura fa giร  spontaneamente a Pantelleria. Le vigne di Pantelleria non vengono mai irrigate perchรฉ il terreno che sopra รจ polvere, venti centimetri piรน giรน รจ umido. La vigna cresce bene malgrado la siccitร  e i venti fortissimi che battono lโ€™isola.

 

Olivi Del Papa

La leggenda di Eurosia

Il terreno tra Avigliano Umbro e il Castello di Sismano si prestano a introdurre la nuova tecnica di irrigazione. Questi olivi saranno bagnati mediante sub-irrigazione, cioรจ lโ€™acqua arriverร  alla pianta da sotto terra, cosรฌ manterrร  il terreno umido e in inverno non gelerร . Lโ€™estremante nuovo si congiunge con lโ€™estremamente antico di Pantelleria.
La zona รจ inoltre ricca di leggende, in particolare quella della Mestaiola di Santa Eurosia. La cappellina che si incontra viaggiando lungo la via Amerina รจ dedicata alla santa spagnola o forse slava Eurosia.
La leggenda vuole che, mentre i Saraceni sui monti Pirenei avevano giร  cominciato a torturarla, sia scoppiato un violento temporale e un fulmine sia caduto vicino alla ragazza senza farle niente. I Saraceni si spaventarono, ma continuarono il lavoro e la decapitarono. Da allora Eurosia, divenuta santa, รจ considerata la protettrice della grandine e dei fulmini e basta dire il suo nome per sedare le tempeste. Quindi la presenza della cappellina รจ quanto mai idonea per assicurare la sopravvivenza del nuovo impianto.

#MeuAyrton โ€“ Ayrton Senna alla velocitร  del cuore รจ la mostra fotografica inaugurata a Todi durante il Todi Festival, visibile dal 24 agosto al 9 settembre 2019.

La mostra รจ stata allestita nel Nido dellโ€™Aquila, anzi nel Torcolarium, lโ€™ambiente dove le monache lucrezie presiedevano alla torchiatura delle olive e dellโ€™uva. รˆ un luogo magico legato alla leggenda dellโ€™aquila tuderte.

 

La sconosciuta leggenda della fondazione di Todi

Lo stemma di Todi, quello che si trova anche sulle porte di tutti i castelli che sono stati sotto la sua giurisdizione, รจ rappresentato da unโ€™aquila ad ali spiegate che regge un drappo tra le zampe. La presenza di un drappo รจ insolita e non ci sono tracce storiche che lo giustifichino. Nel XVII secolo hanno elaborato una leggenda, che purtroppo non ha avuto un cantore come Virgilio e si รจ limitata a essere immortalata in due affreschi che si trovano nella sala grande del Palazzo dei Priori a Todi.
La leggenda narra che un giorno di 2.700 anni fa, piรน o meno quando veniva fondata Roma, un gruppo di uomini Veii-Umbri capeggiati da Tudero si riunirono per fare un picnic. Dovevano prendere una decisione importante: volevano fondare una cittร , la loro cittร .
Questi uomini sapevano giร  allora che se pranzi sul prato ti devi difendere dalle formiche che amano appassionatamente partecipare ai pranzi campestri. Questo gruppetto di uomini di un mondo remoto, prima di iniziare a discutere e a mangiare, distesero sul prato una tovaglia. Gli storici non dicono se portava giร  i disegni tipici della tessitura umbra, ma questo esula dal racconto. Mangiarono, discussero e presero la decisione di costruire la cittร  ai piedi della ripida collina che li sovrastava.
Si stavano concedendo un momento di relax quando sopra di loro apparve lโ€™ombra di unโ€™aquila. Il grande uccello cominciรฒ a girare in tondo tenendo dโ€™occhio la scena, poi scese in picchiata, afferrรฒ la tovaglia e riprese il volo verso la collina, portandosela dietro.
Gli uomini rimasero stupefatti, ยซUnโ€™aquila che ruba una tovaglia deve avere un significatoยป, si dissero. Tudero e i suoi seguirono le evoluzioni dellโ€™aquila e ritrovarono la tovaglia in un punto estremo della collina, dove nidificava. Era un segno evidente degli dei. La cittร  andava costruita lassรน. E lassรน si trova ancora oggi. Allโ€™inizio la chiamarono Tuder, come il fondatore, ma nel tempo รจ diventata Todi e conserva il ricordo dellโ€™aquila con il drappo nel suo stemma.

 

Mostra dedicata a Senna

Il nido dellโ€™aquila e la mostra su Ayrton Senna

ยซE il nido?ยป, vi chiederete.
Il luogo del nido cโ€™รจ ancora.
Richiede di essere trovato perchรฉ nessuna aquila nidifica in un luogo accessibile. Se salite la collina a piedi, vi accorgerete subito di quanto sia ripida; poi, arrivati in cima, mettetevi davanti al Duomo, girate a sinistra poi ancora a sinistra e poi a destra, seguite la strada in discesa fino a una porta con tettoia. Siete arrivati al monastero delle Lucrezie: entrate e vi troverete nel Nido dellโ€™Aquila.
Lโ€™uccello maestoso se nโ€™รจ andato via, lasciando al suo posto un luogo che รจ stato di preghiera e adesso รจ di cultura. Varcata la porta, vi troverete nel chiostro delle Lucrezie e sarete attratti dal panorama che domina la valle del Tevere, e dal prato del picnic. รˆ un chiostro anomalo perchรฉ la parte porticata รจ piccola, mentre al primo piano si apre un grande loggiato. Se riuscirete a trovare lo stemma dellโ€™aquila, lรฌ troverete anche il nido e la mostra con le foto del pilota brasiliano.
Ayrton Senna รจ stato fotografato per anni da Paola Ghirotti, che lโ€™ha seguito attorno al mondo cogliendo le sfumature delle emozioni di un uomo che stava per diventare un mito. I numerosi primi piani del pilota mostrano un viso bello, serio, concentrato. Mai sorridente. Dicono che fosse allegro, ma in pista dominava la concentrazione.
Forse portava in sรฉ la saudade brasiliana. Ayrton ha sentito profondamente la responsabilitร  della ricchezza e in unโ€™intervista disse: ยซI ricchi non possono vivere su unโ€™isola circondata di povertร . Noi respiriamo tutti la stessa aria. Bisogna dare a tutti la stessa possibilitร ยป.
La Fondazione che porta il suo nome in 30 anni ha fatto studiare a 25 milioni di bambini.
ยซIl mio nome รจ Ayrton e faccio il pilota
e corro veloce la mia strada
anche se non รจ piรน la stessa stradaยป.

 

La primavera sta arrivando: giร  si sente nellโ€™aria un accenno di nuovi profumi e si vedono i primi fiori, tutto torna alla vita uscendo dal proprio letargo. Compresi noi, che abbiamo passato lโ€™inverno a spostarci da una casa ad unโ€™altra, a un locale o un cinema, finalmente usciamo. E perchรฉ non andare a vedere uno spettacolo che ricomincia allโ€™aperto?
Nel cuore della Valnerina ci aspetta la Cascata delle Marmore.

 

Cascata delle Marmore | foto di Giovanni Bicerna

Un'antica opera di ingegneria

Forse non tutti sanno che essa รจ frutto di un disegno ingegneristico risalente al 290 a.C., quando il console Manio Curio Dentato ordinรฒ lo scavo di un canale che facesse defluire le acque del fiume Velino nella valle reatina, convogliandole fino alla rupe di Marmore, da dove le fece precipitare ed unire al corso del fiume Nera, con un salto di 165 metri. Questo lavoro fu fatto proprio per bonificare il Velino, che allโ€™epoca formava una palude stagnante e perciรฒ possibilmente pericolosa per la popolazione per via della malaria.

La Cascata oggi

La Cascata viene oggi utilizzata per la produzione di energia elettrica da parte della centrale di Galleto ed รจ per questo che il rilascio dellโ€™acqua viene controllato; ci sono precisi giorni e momenti dellโ€™anno in cui si puรฒ ammirare nella sua piena bellezza, che vanno soprattutto da marzo a ottobre, insieme a giorni di festivitร  negli altri mesi. Interessante scoprire che il luogo ospita uno dei Centri di Educazione Ambientale che sono dislocati da qui alla valle del Nera e di Piediluco, territori che rientrano nella Rete Ecologica Europea Natura 2000 del Progetto Bioitaly, il cui obiettivo รจ lavorare per diffonde un turismo ecosostenibile, attraverso la conoscenza, la tutela e la promozione del territorio per favorirne al meglio lo sviluppo.

Una curiositร : il nome Marmore deriva dai sali di carbonato di calcio che si vanno a sedimentare sulle rocce della montagna che protegge le acque e il cui riflesso alla luce del sole li fa assomigliare a cristalli di marmo. Ad aggiungere magia, oltre al paesaggio incantevole, cโ€™รจ il folletto della Cascata, Gnefro, che racconta la leggenda di Marmore ai bambini che intraprenderanno con lui la Fantapasseggiata.

I Percorsi

Ma da passeggiare, nel parco, ce nโ€™รจ anche per i grandi, che possono scegliere tra sei percorsi diversi per nome, per ambiente e per intensitร . Lโ€™Antico Passaggio รจ il primo percorso che รจ stato fatto, che collega le due vie di accesso alla Cascata, il Belvedere Inferiore con il Belvedere superiore e non รจ molto facile da percorrere, ma รจ da qui che si accede al Balcone degli Innamorati, quindi mettersi buone scarpe da trekking e gambe in spalla!

 

Cascata delle Marmore | Foto di Enrico Mezzasoma

 

Lโ€™anello della Ninfa รจ il percorso piรน semplice, permette di avvicinarsi il piรน possibile alla cascata grazie alle scalette e ai ponticelli di legno da cui รจ composto e in piรน si puรฒ ammirare una delle 300 grotte naturali che sono dislocate nellโ€™area.

Lโ€™Incontro delle Acque รจ il sentiero che viaggia a ridosso dei canyon che il Nera ha scavato nella roccia fino all’incontro con il Velino, ed รจ il percorso usato per la Fantapasseggiata. In piรน, รจ la zona migliore per vedere gli appassionati di canoa e rafting che sfidano le acque.

La Maestositร  รจ lโ€™unica via che permette di ammirare per intero i tre salti di cui la Cascata รจ composta, per questo รจ definito come percorso turistico per eccellenza. Cโ€™รจ una visione completa dello spettacolo.

La Rupe e lโ€™Uomo รจ tra tutti il percorso piรน lungo, che parte dal belvedere superiore e si sviluppa lungo ciglio della rupe di Marmore, mostrando vari panorami tra cui la Conca ternana, fino alle gole di Ferentillo. Con le guide, da qui si possono visitare alcune delle grotte naturali piรน suggestive.

Infine I Lecci Sapienti, pensato per esperti perchรฉ va dal basso in alto e viceversa attraverso parti molto ripide e sconnesse ed รจ lโ€™unico percorso in cui non si vede la cascata, ma le condotte delle vecchie centrali idroelettriche.

Un consiglio su quando andarci? Dโ€™estate, nei periodi piรน caldi. Rimarrete sbalorditi dal microclima che lโ€™unione tra fitta natura ed acqua ha creato. Crederete veramente alla magia…e anche a Gnefro!

 

Per saperne di piรน su Terni