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ยซFin da ragazzo ho capito che la pallavolo poteva rappresentare qualcosa dโ€™importante, anche se non mi aspettavo questi risultati. Guardavo la โ€œGenerazione dei fenomeniโ€ e volevo essere come loro.ยป

Quando intervisti lโ€™allenatore italiano piรน vincente della pallavolo, fresco di Supercoppa con la Imoco Volley di Conegliano e del titolo europeo con la nazionale femminile turca, tutto ti aspetti meno che finire a parlare di calcio. Con Daniele Santarelli, nato a Foligno 42 anni fa e cresciuto sportivamente in diverse parti dโ€™Italia, รจ andata cosรฌ. Ma prima del Milan (la squadra che entrambi tifiamo) abbiamo chiacchierato anche di molto altro: delle sue vittorie (tante), dellโ€™Umbria (che porta sempre con sรฉ), delle donne che allena e persino di Carlo Ancelotti. ยซรˆ il mio idolo, ho letto tre libri su di lui. Magari fossi come Ancelotti, mi manca perรฒ qualche Champions.ยป Daniele รจ ancora giovane e il tempo per vincerle ce lโ€™ha.
Santarelli, con la sua bacheca ricchissima di trofei, รจ lโ€™allenatore piรน vincente della pallavolo italiana: un Mondiale con la nazionale femminile della Serbia, cinque scudetti, quattro Coppe Italia, due Mondiali per club, una Champions League e sei Supercoppe italiane, lโ€™ultima conquistata pochi giorni fa. Nello stesso anno (2022) ha vinto due medaglie dโ€™oro: la prima sulla panchina della Serbia, la seconda pochi mesi dopo guidando la Imoco Volley. Con la Turchia nel 2023 ha portato a casa una medaglia dโ€™oro alla Volleyball Nations League e un Campionato Europeo.

 

Daniele Santarelli con la coppa del Campionato Europeo 2023

 

Daniele, qual รจ il suo rapporto con lโ€™Umbria?

Lโ€™Umbria รจ casa mia. Ogni volta che torno respiro unโ€™aria familiare. รˆ il luogo in cui sono nato e cresciuto, dove abitano i miei parenti e i miei amici. Mi manca sempre.

 

Da quanto tempo vive fuori regione?

Da 15 anni.

 

Che ricordi ha dei suoi inizi a Foligno?

Ho dei ricordi meravigliosi. La pallavolo da professionista era solo un sogno; giocavamo alle Commerciali, eravamo quattro gatti. Il volley non era uno sport molto diffuso allโ€™epoca, nรฉ a Foligno nรฉ in Umbria. Da subito perรฒ ho capito che poteva rappresentare qualcosa dโ€™importante, anche se non mi aspettavo questi risultati. Allโ€™inizio era solo un gioco, una passione, un sogno: guardavo la famosa Generazione di fenomeni โ€“ lโ€™Italia di Julio Velasco che in quegli anni vinceva tutto โ€“ e volevo essere come loro. Tutto ciรฒ che aveva a che fare con questo sport era qualcosa di magico.

 

รˆ proprio di queste ore la nomina di Velasco come nuovo ct della nazionale femminile di volley. Chissร  se saprร  ricreare una squadra allโ€™altezza di quella maschile degli anni โ€˜90? ย ย ย 

Me lo auguro, ma non รจ nemmeno confrontabile.

 

Torniamo a lei. La sua strada sportiva comโ€™รจ proseguita?

Ho girato molto. Sono stato a giocare a Vicenza per due anni, per poi trasferirmi a Terracina. Da allenatore ho iniziato a Pesaro, poi sono andato a Urbino e a Casalmaggiore. Da 9 anni sono a Conegliano (Treviso).

 

Ha dichiarato: โ€œConegliano รจ casa mia, e ormai lo รจ da tanto tempoโ€: tornerร , magari a fine carriera, a vivere in Umbria?

Non ci voglio pensare alla fine della mia carriera, mi mette tristezza. (ride)

 

 

รˆ fresco della vittoria del Campionato Europeo con la Turchia: se lo aspettava questo risultato?

Cโ€™era qualcosa che mi portava verso la Turchia. Sapevo di fare un cambiamento strano, quasi pazzo, perchรฉ lasciavo la Serbia, una squadra che aveva vinto gli ultimi due Mondiali, un bronzo olimpico e un argento europeo, perรฒ qualcosa mi diceva che questa nuova scommessa era per me una sfida da accettare. Ero convinto che avremmo fatto bene, nessuno perรฒ si aspettava unโ€™estate come quella trascorsa: la vittoria della Volleyball Nations League, il Campionato Europeo e la qualificazione alla World Cup. Tutto questo mi inorgoglisce tantissimo e sono molto felice, anche se ora sono salite le aspettative.

 

Questo la spaventa?

No. Le pressioni fanno parte del mio lavoro, sin da quando ho iniziato. Sono io stesso, a volte, a mettermele addosso ma non mi preoccupo, perchรฉ in realtร  ho ben chiaro quello che voglio.

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Parliamo della partita giocata allโ€™Europeo contro lโ€™Italia: il suo cuore era diviso a metร ?

Lโ€™Italia รจ il mio Paese, รจ ovvio che cantare lโ€™inno e conoscere tutti dallโ€™altra parte della rete fa un certo effetto, perรฒ รจ il mio lavoro e, a prescindere dalla nazionale o dal club che alleno, io voglio vincere. Ho sempre pensato questo, anche quando giocavo a bassi livelli: se gioco a carte con mia mamma faccio di tutto per vincere e sto malissimo se perdo! (scherza). Quando giocavo al campetto coi miei amici non accettavo la sconfitta: la competizione sportiva fa parte di me.

 

รˆ considerato lโ€™allenatore piรน vincente nella storia della pallavolo italiana. Vista la sua risposta precedente: quanto ne รจ orgoglioso?

Molto, perรฒ non ci penso. Non voglio guardare quello che รจ stato, ma quello che sarร . Finora ho fatto un bel cammino, ma il mio viaggio รจ ancora lungo e me lo voglio godere appieno. Forse lo farรฒ – come diceva lei prima – quando tornerรฒ in Umbria e sarรฒ in pensione, ora non รจ il momento di fermarmi a pensare.

 

Il suo prossimo obiettivo?

Le Olimpiadi del 2024.

 

Santarelli con alcuni dei tanti trofei vinti

 

Leggendo il suo palmarรจs mi รจ venuto in mente Carlo Ancelotti, lโ€™allenatore di calcio italiano tra i piรน vincenti. Si arrabbia se faccio questo parallelismo?

No, assolutamente. รˆ il mio idolo, ho letto tre libri su di lui. Magari fossi come Ancelotti, mi manca perรฒ qualche Champions (ride). Mi piace tanto per la personalitร , per il carisma, la simpatia, la pacatezza e il modo di fare. รˆ davvero un personaggio, forse il migliore. Antonio Conte e Josรฉ Mourinho per me sono degli esempi e mi affascinano, perรฒ mi avvicino molto piรน ad Ancelotti, anche per il rapporto che ha con i giocatori, con la stampa e per il suo modo di festeggiare.

 

Ha fumato anche lei il sigaro per festeggiare?

Qualche volta sรฌ. (ride)

 

Qual รจ il segreto per creare un gruppo vincente?

Senza il talento delle giocatrici non si va da nessuna parte. รˆ ovvio perรฒ che ci vuole qualcosa in piรน: lo spirito, le motivazioni, lโ€™ambiente, lโ€™atmosfera e anche una buona dose di fortuna. Tutto si deve incastrare. Quando ho scelto di allenare la Turchia sapevo che era una nazionale con del potenziale; ho fatto subito capire alle giocatrici quali fossero le mie idee e le mie motivazioni e ho cercato di farle stare bene. Non รจ facile creare una squadra vincente: ci vuole tempo e si deve lavorare giorno dopo giorno, non รจ un interruttore che si accende e si spegne. Ma soprattutto si deve essere sinceri con chi si allena.

 

Ha qualche rito prima di una gara?

Non sono scaramantico per niente. Intorno ho persone scaramantiche che cercano di contagiarmi, ma non ci riescono.

 

Ha allenato sempre squadre femminili?

No. Ho iniziato allenando gli uomini partendo dalle categorie piรน basse poi si รจ aperta la possibilitร  di lavorare con le donne, per le squadre femminili cโ€™รจ maggiore richiesta.

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Cโ€™รจ molta differenza?

Assolutamente sรฌ. La pallavolo femminile รจ molto piรน adatta a me. Sono predisposto a gestire la loro complessitร  e la loro mente: le donne hanno bisogno di attenzioni, di essere ascoltate, capite e danno molto piรน degli uomini. Hanno degli apici incredibili, sia in positivo sia in negativo: quando lโ€™apice รจ positivo arrivano ad altissimi livelli.

 

Una curiositร  su Daniele che in pochi conosconoโ€ฆ

Ora su due piedi non mi viene in mente. Posso dire che sono fissato con lโ€™alimentazione e cerco di mantenermi in forma, non sgarro mai. Sono anche molto quadrato e precisino, a volte divento fastidioso. Non sopporto il disordine, la confusione e la disorganizzazione. Questo si manifesta sia nella vita lavorativa sia in quella privata.

 

 

Santarelli sulla panchina della Serbia

 

Segue altri sport?

Sono molto appassionato di calcio.

 

Per quale squadra tifa? Lโ€™avverto che la sua risposta decreterร  lโ€™esito dallโ€™intervista (scherzo).

Sono un milanista sfegatato. Lo seguo sempre e leggo tutto.

 

Ottima rispostaโ€ฆ

Ah, รจ andata bene!

 

รˆ sposato con Monica De Gennaro, che gioca nella Imoco Volley e che lei allena: il pallone resta fuori o anche in casa si parla di volley?

Spesso resta fuori anche se, essendo il nostro lavoro, รจ normale che a volte se ne parli.

 

Per concludere, la prima cosa che le viene in mente pensando allโ€™Umbria?

Sicuramente il palazzo grigio a Sportella Marini, il quartiere di Foligno dove sono cresciuto. Lรฌ vive ancora mia mamma e lรฌ ho passato la mia infanzia: ho dei ricordi sia belli sia brutti. I giochi, il terremoto del โ€™97, tutto รจ riconducibile a quel palazzo, per me รจ un qualcosa di incredibile.

 

Come descriverebbe lโ€™Umbria in tre parole?

รˆ una terra magica, naturale e molto semplice: me ne sono accorto quando sono andato via, รจ solo a quel punto che ho capito dovโ€™ero cresciuto. รˆ anche un luogo fuori dal mondo – sia in positivo sia in negativo. Quando la criticano la difendo a spada tratta come se fosse la mia famiglia. Lโ€™Italia รจ bella, ma lโ€™Umbria ha qualcosa di unico.

In occasione della Giornata della Memoria raccontiamo storie e testimonianze di chi ha vissuto sulla propria pelle le leggi razziali e le deportazioni. Voci che ancora oggi vanno ascoltate, proprio per non dimenticare.

Al di fuori delle commemorazioni ufficiali, siamo convinti che i fatti avvenuti dovrebbero essere rievocati tutti i giorni, in modo che ciรฒ che รจ stato non accada piรน, neanche sotto altre e nuove forme che, con delirio nostalgico, possano riproporre o suggerire comportamenti contro il rispetto dellโ€™essere umano e della vita stessa.
Cโ€™รจ ancora qualcuno che non si distacca o non prende le distanze da quello che รจ successo. Questo qualcuno dovrebbe fare i conti almeno con la propria coscienza, aiutandosi nella comprensione della gravitร  dei fatti, immaginando se fosse successo a lui/lei. In qualche occasione, taluni hanno giustificato certi atti terribili, ipotizzando spavaldamente una personale e vergognosa sentenza: Avranno fatto qualcosa di male se sono stati trattati in questo modo! Inoltre รจ inammissibile e imbarazzante chi guarda altrove o rimane in silenzio o fa finta di non sapere o di non capire.
Ciascuna persona di buon animo, di profondo senso civico e civile e orientata pacificamente verso gli altri, in questa vicenda si prenda allora la responsabilitร  di conservare ma soprattutto trasferire, in modo empatico e coinvolgente, la memoria della tragedia a chi รจ malinformato o negazionista o ignaro o marginalmente coinvolto.

Auschwitz-Birkenau

Le storie dei sopravvissuti

In questโ€™ottica abbiamo ascoltato alcune delle ultime dirette testimonianze di chi ha vissuto direttamente la terribile esperienza, o l’ha ascoltata senza intermediari, proprio per aiutarci a dare quel simbolico pugno allo stomaco. L’auspicio รจ quello di un mondo migliore, dove si insegni a rispettare qualsiasi diversitร  e a formare credenze e convinzioni resistenti e protette da vergognose ignominie, cosรฌ che rimagano salde, ferme e respingenti di fronte a forme di bullismo, impertinenza, arroganza, razzismo, insolenza, crudeltร , malvagitร , strafottenza, violenza, spacconeria, tutte forme perverse genitrici dei pensieri e comportamenti che hanno portato alle barbarie vissute.

 

Emanuele Di Porto

Per questi motivi abbiamo raccolto la preziosa testimonianza di chi cโ€™era e vissuto quei momenti drammatici: Emanuele Di Porto, 90 anni e dodicenne allโ€™epoca dei fatti, sopravvissuto al rastrellamento nazista avvenuto il 16 ottobre 1943 nel Ghetto Ebraico di Roma, da cui furono deportate 1022 persone verso il campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Alla fine della guerra, da questo campo, torneranno solo 16 persone (15 uomini e 1 donna)! Emanuele Di Porto ci racconta la sua esperienza di allora, quando fu prelevato dai nazisti e messo sui camion da trasporto, ma riuscรฌ rocambolescamente – con lโ€™aiuto della madre, poi uccisa allโ€™arrivo a Birkenau – a sottrarsi alla deportazione, e poi fu protetto e celato da alcuni tranvieri romani.
Anche Attilio Lattes ha raccontato la sua storia di infante ebreo e della sua famiglia, occorsa al tempo del rastrellamento nazista a Roma del 16 ottobre โ€˜43, in parte ricordata direttamente e in parte prelevata dai ricordi delle narrazioni di suo padre.
Insieme a loro, ci ha portato il suo sapiente contributo il prof. Amedeo Osti Guerrazzi, storico del periodo e ricercatore presso la Fondazione Museo della Shoah di Roma.
Un ringraziamento per la disponibilitร  ai tre intervistati, a David Di Consiglio della Fondazione che ha organizzato accuratamente lโ€™incontro, ad Alberto Forti, amico fraterno, e ad Anna Marcheria che hanno favorito tutto ciรฒ.
Nellโ€™occasione ci piace ricordare una frase di uno dei sopravvissuti ai campi nazisti, Sami Modiano, deportato ad Auschwitz-Birkenau, ricordando quando fu espulso dalla sua scuola perchรฉ ebreo a causa delle leggi razziali del โ€˜38: ยซQuel giorno ho perso la mia innocenza. Quella mattina mi ero svegliato come un bambino, la notte mi addormentai come un ebreoยป.
Le interviste realizzate con Emanuele Di Porto, Attilio Lattes e il prof. Amedeo Osti Guerrazzi, sono avvenute allโ€™interno della Fondazione Museo della Shoah di Roma. A breve saranno disponibili anche le videointerviste.

 

Emanuele Di Porto intervistato dall’autore.

 

Altresรฌ รจ stata raccolta la testimonianza, avvenuta a Canale di Orvieto in provincia di Terni, con Mirella Stanzione, 94 anni e 17 allโ€™epoca dei fatti, arrestata il 2 luglio โ€™44 a La Spezia dai tedeschi per motivi politici legati al fratello partigiano. Fu deportata insieme a sua madre nel lager nazista per sole donne di Ravensbrรผck. Durante il racconto, la signora Mirella ha narrato la sua drammatica testimonianza e a volte, quando non era in grado di raccontare, la figlia Ambra Laurenzi รจ intervenuta per sostenerla, riportando fedelmente quanto ascoltato negli anni. A breve saranno disponibili anche le videointerviste.

 

 

Mirella Stanzione e Ambra Laurenzi intervistate dall’autore.

Un gentile ringraziamento alle due intervistate e alla sig.ra Maria Pizzoni, Presidente dellโ€™ANED Umbria, che ha favorito lโ€™incontro per lโ€™intervista. Non si puรฒ non rinnovare la sottolineatura dell’atto di coraggio di Don Ottavio Posta, il parroco di Isola Maggiore nel Trasimeno che, insieme a 15 pescatori, liberรฒ 22 confinati ebrei detenuti presso il Castello Guglielmi, salvandoli dallโ€™imminente deportazione nei lager nazisti e da una morte certa.

Agostino Piazzesi

Lโ€™accaduto รจ raccontato da uno dei protagonisti dellโ€™atto eroico, il pescatore Agostino Piazzesi, scomparso qualche anno fa, in unโ€™intervista riportata da Giacomo Del Buono, nonchรฉ dal dott. Gianfranco Cialini, lo storico che ha argomentato in modo circonstanziato il fatto, a seguito dei suoi lunghi studi sulla vicenda. Gli ebrei confinati, tratti in salvo dallโ€™iniziativa concepita da Don Ottavio Posta insieme ai pescatori isolani ha portato, dietro istanza composta dal dott. Gianfranco Cialini, al riconoscimento del sacerdote lacustre come Giusto tra le Nazioni dallo Stato di Israele.
Ascoltare, dire, raccontare, dibattere, pacare e far riflettere sono gli strumenti civili piรน consoni a tener viva la coscienza sui fatti che hanno distrutto vite, ideali e i sogni di tutti quei bambini che poi si sono risvegliati dentro un incubo.

 


Leggi la prima parte

ยซLโ€™Olimpiade รจ stata la gioia piรน grande e la gara piรน importante della mia vita. Giร  esserci รจ un traguardo, portare a casa una medaglia รจ unโ€™emozione grandissimaยป.

Agnese Duranti

ยซPronto Agnese, sono Agnese!ยป. รˆ iniziata cosรฌ โ€“ in modo buffo – la telefonata con Agnese Duranti (21 anni), Primo Aviere Scelto dellโ€™Aeronautica militare e campionessa della Nazionale italiana di Ginnastica Ritmica. Abbiamo fatto una bella chiacchierata mentre da Roma tornava in treno a Desio, dove vive e si allena 11 mesi lโ€™anno. La Farfalla azzurra ha spiccato il volo in questa disciplina nel 2009 a Spoleto – dovโ€™รจ nata – alla polisportiva La Fenice. Nel 2017 รจ entrata a far parte della squadra nazionale ottenendo ottimi risultati e conquistando numerosi e prestigiosi titoli internazionali come lโ€™oro ai Mondiali del 2017, le medaglie dโ€™oro e di bronzo agli Europei di Guadalajara del 2018 e nuovamente ai Mondiali di Sofia sempre lo stesso anno, salendo sul podio in tutte le categorie. Da ultimo ci sono il bronzo ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020 e lโ€™argento ai Mondiali in Giappone 2021. Ma queste sono solo alcune delle numerose medaglie vinte, il suo palmares รจ lunghissimo e ben fitto. Agnese vola come questโ€™anno ha volato lo sport italiano. Dopotutto รจ un aviere e una farfalla: e lei farfalla ci si sente davvero: ยซMi rappresenta sotto tanti punti di vistaยป.

Agnese, la prima domanda รจ di rito: qual รจ il tuo legame con lโ€™Umbria?

Lโ€™Umbria รจ la regione dove sono nata, cresciuta e dove ho mosso i primi passi di ginnastica ritmica, ci sono molto affezionata. Per me รจ la regione della pace, quando ci torno sento sempre tanta tranquillitร .

Ora dove vivi?

Sono 7 anni che vivo a Desio in un hotel, dove mi alleno 11 mesi lโ€™anno, allโ€™Accademia Internazionale di Ginnastica ritmica, una palestra costruita esclusivamente per noi. รˆ una vita molto impegnativa che ti toglie molto, ma poi ti ridร  tutto indietro con le vittorie e i risultati.

Quando hai iniziato a fare ginnastica ritmica?

A 9 anni. Ero una bambina molto vivace e i miei genitori volevano trovarmi unโ€™attivitร  per tenermi occupata. Sono andata un giorno a vedere una mia amica che faceva ginnastica ritmica, ho provato ed รจ stato amore a prima vista.

Cโ€™รจ una vittoria alla quale sei particolarmente legata, indipendentemente dal valore della medaglia?

Lโ€™Olimpiade รจ stata la gioia piรน grande e la gara piรน importante della mia vita; ma anche la gara agli Europei di Guadalajara nel 2018 ha avuto un bellโ€™impatto emotivo: eravamo in Spagna ma il palazzetto era pieno di gente che tifava per noi. Poi cโ€™รจ stato il mondiale a Kitakyushu in Giappone nel 2021, dove abbiamo vinto la medaglia dโ€™oro e chiuso il quinquennio in bellezza. Dopo tanti sacrifici รจ stato un traguardo molto importante.

Quali sono le prossime gare che hai in programma?

Le prime gare di Coppa del Mondo saranno ad aprile, poi a settembre iniziano le qualificazioni per lโ€™Olimpiade di Parigi 2024.

Cโ€™รจ un attrezzo che preferisci?

In realtร  no. Il nastro devo dire che รจ quello che preferisco meno. รˆ il piรน difficile, perchรฉ รจ lungo e molle e va sempre tenuto in movimento altrimenti si formano i nodi, e questa รจ una gravissima penalitร  durante le gare.

Parliamo dellโ€™Olimpiade, come ci si prepara?

รˆ un traguardo che ho sempre sognato, fin da bambina. Per unโ€™atleta รจ il punto massimo da raggiungere. Anche semplicemente esserci รจ una vittoria; รจ una cosa che non ha eguali. La preparazione รจ stata lunga e lโ€™abbiamo costruita col tempo, anche se poi quando sei lรฌ non ti senti mai pronta. Salire su quella pedana non รจ stato cosรฌ diverso rispetto ad altre gare, ci sono solo i cerchi olimpici che ti guardano e proprio loro hanno attirato la mia attenzione quando sono entrata. Mi sono guardata intorno ed era pieno di cerchi olimpici (ride).

Cosa hai pensato in quel momento?

Ho avuto un mix di emozioni uniche: ero concentrata sullโ€™esercizio perรฒ allo stesso tempo ero consapevole che stavo facendo la gara della vita. รˆ una sensazione bellissima, indescrivibileโ€ฆ con un pizzico di ansia ovviamente.

 

Le farfalle azzurre

Sei scaramantica? Hai qualche rituale prima di una gara?

Anni addietro ero piรน scaramantica. Ora ho solo delle piccole coseโ€ฆ indosso sempre le stesse mutande, preparo gli attrezzi e la borsa in un certo modo e porto sempre con me un asciugamano che mi accompagna dalla mia prima gara nel 2015.

Tu, Alessia Maurelli, Martina Centofanti, Daniela Mogurean e Martina Santandrea riuscite a fare esercizi che la maggior parte delle persone non crede siano nemmeno possibili: siete consapevoli di questo?

Facciamo delle cose che sembrano effettivamente irrealizzabili. Per riuscirci cโ€™รจ un lavoro minuzioso e preciso al centimetro. Passiamo 8/9 ore in palestra e lavoriamo sui dettagli tante tante volte, fino allo sfinimento. La nostra allenatrice Emanuela Maccarani vuole che lโ€™esercizio, oltre a contenere i codici di punteggio, sia bello, quindi tutto รจ studiato e preparato alla perfezione.

Per realizzare tutto questo, fare squadra per voi รจ fondamentale: litigate mai?

Grazie al cielo siamo una squadra che non ha mai litigato, forse discusso una volta in 5 anni. Siamo molto unite, ci capiamo al volo, ognuna sa quali sono i punti di forza dellโ€™altra, sappiano perfettamente come gestirci. Siamo sorelle, amiche anche fuori della palestra, questo non รจ per niente scontato. รˆ il nostro vero punto di forza.

Ce lo puoi confessare: quanto sono scomodi i vestiti che indossate?

Pesano tantissimo, in effetti, sono pieni di perline e Swarovski. Poi dipende dai body, alcuni sono meno scomodi, ma in generale non sono comodissimi.

Ho una curiositร : come vengono scelti?

Sono disegnati da una ragazza che viene in palestra, sente la musica e vede lโ€™esercizio che abbiamo in programma, si ispira e disegna il vestito. Ci fa delle proposte che noi scegliamo. In pratica sono creati ad hoc e difficilmente vengono rimessi per altre gare. Restano nellโ€™archivio della squadra nazionale.

 

Per tutti siete le Farfalle azzurre: ti senti una โ€œfarfallaโ€?ย 

Sรฌ, รจ il nostro marchio di fabbrica, ci sentiamo completamente farfalle. รˆ un animale che ci rappresenta sotto tanti punti di vista: siamo simili, ci muoviamo a gruppo, siamo leggiadre e la nostra vita (sportiva) รจ intensa ma breve. La ginnastica ritmica รจ uno sport molto giovane: io ho 21 anni e Parigi 2024 sarร  la mia ultima Olimpiade.

Cโ€™รจ un consiglio che vorresti dare a una bambina che vuole iniziare questo sport?

Le direi che non รจ un percorso semplice e non sempre le cose vanno come si desidera, ma con gli errori e le difficoltร  ci si fortifica, viene fuori il carattere e si imparano i veri valori dello sport. Bisogna credere nei propri sogni perchรฉ si possano realizzare.

A livello sportivo il 2021 รจ stato un anno fantastico per lโ€™Italia: cosa manca perรฒ, secondo te, allo sport italiano?

Lโ€™Italia รจ sempre concentrata sul calcio e questโ€™anno cโ€™รจ stata la rivincita di tutti gli altri sport, grazie alle Olimpiadi. Spero che questo possa rilanciare le altre discipline e che lโ€™attenzione e lโ€™interesse – anche a livello mediatico โ€“ si focalizzino piรน su di esse e non solo sul calcio, perchรฉ siamo un gruppo di atleti che se lo merita.

Come descriveresti lโ€™Umbria in tre parole?

Bella, pacifica, preziosa.

La prima cosa che ti viene in mente pensando a questa regioneโ€ฆ

La natura.

Il nostro viaggio nell’accoglienza e nell’ospitalitร  prosegue con la seconda puntata di Home staging – Umbria da valorizzare. Questa volta il protagonista รจ il turismo enogastronomico, vero fiore all’occhiello del territorio umbro.

Foto di Muriel Plombin

 

Partiamo da un dato molto importante: nel 2017 viene istituzionalizzato in Italia il binomio agroalimentare-turismo, ossia viene ufficializzato il turismo enogastronomico. Ciรฒ significa che viene riconosciuto il forte legame tra prodotti agroalimentari, territorio e declinazioni dellโ€™accoglienza nel Bel Paese. Il turismo ovviamente ha molto a che fare con il patrimonio archeologico, storico, ambientale, architettonico e con la cultura.

 

Foto di Muriel Plombin

 

Si sta verificando esattamente quello che si prospettava da qualche mese, ossia un turismo infra-regionale, e aumenterร  la voglia di scoprire e riscoprire la bellezza e lโ€™autenticitร  della nostra regione attraverso la qualitร  dei suoi prodotti: legumi, tartufi, vino, olioโ€ฆ Questi valori possono anche intercettare i viaggiatori motivati che vanno in cerca di esperienze sul territorio umbro, anche online. Perchรฉ non coinvolgere realtร  locali, piccoli produttori o chef per creare sinergie e contestualizzare la propria struttura ricettiva e cosรฌ valorizzare lโ€™identitร  della nostra Umbria?

 

 

Foto di Muriel Plombin

Ripensare le zone dedicate al consumo pasti

L’ospite potrebbe preferire, almeno per un certo periodo, di limitare lโ€™uscita al ristorante o al bar. La cucina diventa allora criterio di ricerca della casa vacanza ideale e non solo per gli appassionati…
Potrebbero anche essere incentivate o consigliate le consegne a domicilio o lโ€™asporto da parte dei ristoranti di zona. Unโ€™attenzione particolare potrร  essere data alla valorizzazione di spazi comodi e ben attrezzati per cucinare e/o per consumare i pasti, che siano in esterno e/o allโ€™interno della propria struttura, facendo in modo che siano dotati di tutti i criteri di comfort, per gustare una colazione, un pranzo, un semplice aperitivo oppure la cena appena consegnata.

 

Foto di Muriel Plombin

Le persone sono abitudinarie: infatti, la metร  delle nostre azioni quotidiane vengono fatte senza pensarci perchรฉ ricorrenti e i comportamenti sequenziali e ripetuti non ci fanno vedere la vita da un altro punto di vista.

Avere lo stesso reiterato atteggiamento vuol dire evitare il problema e la fatica di come risolverlo, mentre le cattive abitudini possono essere modificate. Basta avere forza di volontร  e motivazione. Sembra facile a dirsi!
Era verissimo fino a qualche tempo fa, fin quando non รจ arrivato lui e siamo stati costretti al confinamento casalingo. Sรฌ, proprio lui! Il COVID-19 ci ha costretto, in modo subdolo e forzato e non per scelta, a cambiare molti dei nostri comportamenti e delle nostre abitudini, cosรฌ come le consuetudini personali e collettive.
Mutare un’abitudine non รจ semplice – come cambiare lavoro o cittร  – figuriamoci quanto รจ stato difficile accettare il momento in cui il Coronavirus ci ha costretto a limitazioni e privazioni anche delle cose piรน semplici e che fino a poco tempo prima erano impensabili: non prendere piรน il caffรจ al bar o non uscire per mangiare la solita pizza, non fare la consueta e piacevole passeggiata lungo il Corso o non vedersi la sera con gli amici. Il Covid ci ha fatto male, molto male, in termini di incolumitร  personale o addirittura a scapito della nostra attivitร , della salute o della vita.
Un periodo sospeso che ha fatto riflettere sui valori e sulle considerazioni della nostra identitร . Un tempo forzatamente dedicato ai propri affetti, che ci ha fatto rivedere la classifica personale dei principi e delle prioritร .

 

 

Ci ha fatto rivalutare le cose che davamo per scontate e acquisite per diritto.
Ci ha fatto conoscere nuove paure e incertezze.
Ci ha fatto tremare per il lavoro e ancora lo fa.
Ci ha messo ansia per il nostro futuro.
Ci ha tolto il sonno e la tranquillitร .
Ci ha fatto temere per i nostri figli e non ha smesso di farlo.
Ci ha fatto pensare.
Ci ha fatto riflettere su noi stessi.
Ci ha fatto ricredere su alcune persone.
Ci ha convinto su altre.
Ci ha fatto allontanare da talune.
Ci siamo chiesti il perchรฉ, senza avere risposte che forse solo nel nostro intimo dimorano.
Ci siamo abituati a fare la fila.
Ci siamo calmati e frenati.
Ci siamo presi dei ritmi piรน lenti e imparato ad attendere.
Ci siamo maggiormente sensibilizzati alla solidarietร .
Ci siamo prima persi e dopo abbiamo provato a ritrovarci.
Ci siamo arrabbiati poi tranquillizzati e infine rassegnati.
Ci siamo nuovamente arrabbiati e talvolta spossati.
Ora che ci siamo abituati a nuovi comportamenti, quando potremmo sentirci di nuovo liberi di agire e muoverci, non dimentichiamoci di certi momenti trascorsi. Riflettiamo e non dimentichiamo. Perdiamo l’abitudine di perdere le buone abitudini.
Il COVID-19 ce l’ha forzatamente e terribilmente insegnato. Cancelliamo i cattivi comportamenti che siamo riusciti ad abbandonare in questo periodo sospeso. Pensiamo con gratitudine e ammirazione a chi ha combattuto per gli altri, a scapito della propria incolumitร . Non dimentichiamolo. Rimembriamo il COVID-19 per quello che ci ha fatto passare come stati d’animo, con tutte le sue drammatiche implicazioni e conseguenze sanitarie, sociali ed economiche.
Innalziamo un vessillo morale e ideologico, di quanto ognuno di noi rappresenta e vale, sia nello spazio terreno sia nel tempo, rispetto al cosmo e all’eternitร .
…e forse diventeremo migliori… nel ricordo del tempo che fu e nella speranza di quello che sarร , dove il sorriso per il futuro nasce dalle lacrime del passato.

La luce esalta la particolare cromia del corbezzolo, le cui foglie, fiori e frutti l’hanno reso uno dei simboli della nostra Madre Patria.

Tra lโ€™autunno e lโ€™inverno, quando si fa una passeggiata sui panoramici sentieri collinari del Trasimeno, l’attenzione puรฒ essere attratta dai vividi e intensi colori espressi dalla pianta del corbezzolo.
Il corbezzolo o lellarone o arbutus unedo รจ una ericacea sempreverde e possiede una caratteristica che la rende unica: i fiori e i frutti vi si trovano contemporaneamente, creando un contrasto cromatico di grande impatto. Quando gli antichi Greci, che lo chiamavano Kรฒmaros, arrivarono nei pressi di Ancona, battezzarono il suo promontorio ricco di corbezzoli Monte Conero.

 

Il corbezzolo

 

Il corbezzolo รจ considerato uno dei simboli della nostra Madre Patria: i suoi frutti, infatti, sono di un bel rosso acceso, mentre i fiori sono di un bianco candido che, uniti al verde intenso delle foglie, rimandano al Tricolore italiano.
A fare l’accostamento fra il corbezzolo e la nostra bandiera รจ stato anche Giovanni Pascoli, che ha reso la pianta un simbolo dellโ€™unitร  nazionale: nella sua ode Al Corbezzolo fa riferimento alla mitologia romana secondo cui Pallante, un giovane coraggioso, fu ucciso per difendere di Enea, che secondo l’Eneide di Virgilio รจ stato il fondatore di Roma. Il feretro di Pallante fu costruito con rami di corbezzolo e da qui nasce l’accostamento tra la pianta e il nostro Tricolore: il bianco, il rosso e il verde avvolsero il corpo del primo eroe italico.
Le bacche del corbezzolo hanno una buona azione diuretica, astringente e dissetante e sono la materia prima per confetture, bevande e canditi. Il miele e l’aceto sono molto apprezzati. Chi avesse la fortuna di trovare delle bacche o corbezzole (delicate ma facilmente deperibili), dovrebbe assaggiarle utilizzando delle vecchie ricette o magari, con un poโ€™ di fantasia, crearne delle nuove.

Tre giganti verdi vivono in Umbria. Se pensate allโ€™incredibile Hulk o a Shrek e Fiona siete sulla cattiva strada. I tre giganti non si sono mai mossi da quando li hanno piantati.

ยซBelli come noi / ben pochi saiยป cantava Celentano di un albero di trenta piani soffocato dallโ€™aria insalubre della grande cittร . I tre giganti umbri invece hanno sempre respirato aria pura e salutare.
I tre, insieme, sfiorano mille anni: seicentoil tiglio, duecento il leccio, centosessanta il cipresso. Tre alberi che narrano la storia di Todi e della campagna. La chiamano la verde Umbria perchรฉ i boschi sono ovunque si posi lo sguardo; aria, acqua, luce, vento, terra sono gli ingredienti che ogni tanto creano una magia. Solo ogni tanto, esattamente come ogni tanto nasce una Marlyn Monroe, una Monica Bellucci, una Sofia Loren.

Il leccio

Il leccio

Cominciamo dal leccio che si trova nella campagna vicino al castello di Ceralto. Allโ€™Agriturismo Monte Ceralto si gira a sinistra sulla strada bianca, si parcheggia e si procede a piedi. Superata la sbarra si percorrono ancora 400/500 metri in mezzo agli olivi finchรฉ a sinistra si nota una montagna verde scuro. Quello รจ il leccio. La circonferenza del tronco supera i 4 metri, la sua chioma copre una grandissima superficie. Si dice che abbia duecento anni. Lโ€™albero era lรฌ quando i castelli del tuderte erano abitati, quando la terra era lavorata a mano da centinaia di miseri contadini, era lรฌ quando lo Stato Pontificio fece piantare nelle sue terre 362.000 olivi. Era giร  lรฌ quando sono arrivate le prime macchine agricole. Forse era ancora giovane quando sotto la sua ombra si sono seduti a riposare i garibaldini che lasciavano Todi. Garibaldi invece รจ rimasto in cittร  e se ne sta sopra un piedistallo, sulla piazza che porta il suo nome e presidia il suo cipresso.

Il cipresso

Era il 1849, anno di grandi rivolgimenti. Caduta la Repubblica romana, Garibaldi e Anita scappano verso nord e si fermano a Todi. Un cittadino tuderte, grande ammiratore del generale, decide di piantare un albero a perenne memoria. Sarร  un cipresso e sarร  degno dellโ€™eroe. รˆ alto trentasei metri come un palazzo di dodici piani e la circonferenza del tronco รจ adeguata, supera i due metri. Non si puรฒ non vederlo quando si entra in piazza Garibaldi. Anche lui ne ha viste tante. Prima la fine dello stato Pontificio, poi il regno dโ€™Italia e poi due guerre e le invasioni: non sarebbe degno dellโ€™eroe dei Due Mondi se si fosse fatto sopraffare.

 

Il cipresso

Il tiglio

Lโ€™ultimo gigante รจ il tiglio di Todi, grande e grosso, con una chioma che da seicento anni fa ombra al convento di Montesanto. รˆ conosciuto come il tiglio di San Bernardino e si dice che lo abbia piantato lo stesso santo nel 1436, prima della sua predicazione a Todi.
Parecchi documenti attestano la sua presenza nei secoli ed รจ sorprendente che abbia passato indenne le tante vicissitudini del monastero.
Nel 1235 le monache clarisse vollero fortemente quel terreno, appena fuori Todi, per costruire un monastero. Poi fu proprietร  dei Domenicani e ospitรฒ Jacopone da Todi quando era bizzoco[1]ย francescano, poi nel 1367 il cardinale Albornoz sloggiรฒ le religiose e trasformรฒ il monastero in rocca fortificata; poi lโ€™abbandono, poi nuovamente le monache, poi Napoleone che fece svuotare tutto, poi i frati francescani. Con lโ€™Unitร  dโ€™Italia, nel 1866, i frati vennero cacciati malamente e deventรฒ orfanotrofio. Nuovo cambio nel 1895, quando i francescani ricomprarono il loro convento e sโ€™insediano nel monastero. Adesso sono lรฌ e lรฌ resteranno fino a nuovi rivolgimenti.

 

Il tiglio

 

I tre giganti verdi sopravvivranno? Chi lo sa. Hanno superato la piccola glaciazione e altri cambi climatici, forse sono cosรฌ temprati da superare anche i caldi attuali, raggiungere i mille anni e andare oltre.

 


[1] Bizzoco: chiamati cosรฌ nel XIII e XIV secolo uomini e donne appartenenti al 3ยฐ ordine francescano, che conducevano vita povera in protesta contro il lusso dellโ€™alto clero. โ€“ Enciclopedia Treccaniโ‡‘

ยซรˆ un vero piacere essere intervistati da un magazine umbro elegante come il vostro. Mi chiedevo poco tempo fa: “Chissร  quando farรฒ unโ€™intervista in Umbria!” Ed eccoci quaยป.

Raimondo Rossi, in arte Ray Morrison, รจ un fotografo e direttore artistico perugino che vive fra Perugia, Roma e Los Angeles. Dopo aver maturato diverse esperienze in numerose sfilate e backstage, oggi si dedica a lavori di styling, direzioni creative o fotogiornalismo.
ยซIn questo periodo seguo due progetti che sono volti a rompere alcuni stereotipi di bellezza. Purtroppo nella moda molte riviste propongono sempre la stessa zuppaยป. Per la sua eleganza รจ stato inserito fra le 10 icone di stile su NZZ Magazine.
Per questo e per molto altro, non poteva non finire tra le nostre eccellenze umbre!

 

Raimondo Rossi, foto by Alessandro Amico

Raimondo qual รจ il suo legame con lโ€™Umbria?

Il mio legame con lโ€™Umbria รจ molto forte, รจ quel luogo dove sono a casa anche in una strada che non conosco o in un bosco in piena notte. รˆ un legame che ricorda la forza degli arbusti o degli alberi della nostra regione: anche dopo un taglio, tornano con piรน energia di prima. Di certo non svanirร  mai.

Comโ€™รจ passato dalla laurea in matematica allโ€™Universitร  di Perugia al mondo della moda?

รˆ stato casuale. Mi รจ stato chiesto di indossare dei capi di uno stilista per degli eventi a Firenze e dopo quella settimana mi รจ stato detto da una giornalista: ยซRay ti vedo bene nel mondo della moda, sei semplice e interessante. Perchรฉ non inizi a far qualche foto e a prendere i pass per i backstage?ยป. Da lรฌ son partito, prima con un semplice blog e poi con collaborazioni per Asbo e FabUK, due riviste londinesi. Poi รจ stato un poโ€™ un crescendo, anche a livello interiore e di conoscenza delle mie attitudini e capacitร .

Vive tra Perugia, Roma e Los Angeles: dovโ€™รจ che si sente a casa?

A Los Angeles vado due volte lโ€™anno, ma mi fermo sempre un poโ€™ e mi sento molto a casa. Ormai sono sei anni che vado. Perugia รจ Perugiaโ€ฆ quindi, fra le tre, forse Roma รจ quella che ancora non sento mia.

Blogger, fotografo di reportage, modello e styling: quale di questi lavori preferisce? Cosa vorrร  fare “da grande”?ย ย 

Modello lo sono stato solo allโ€™inizio o per qualche collaborazione e non รจ una cosa che mi piace. Ora sto facendo lavori che si possono restringere a tre: fotogiornalismo, styling e direzione artistica (mi viene affidato un team che guido nella realizzazione del progetto fotografico o video, o per un evento). In questo periodo seguo due progetti che sono volti a rompere alcuni stereotipi di bellezza. Purtroppo nella moda molte riviste propongono sempre la stessa zuppa, cโ€™รจ bisogno di cose nuove ma valide.

Ha cambiato nome in Ray Morrison per essere piรน appetibile allโ€™estero? Ho letto che lโ€™Italia le va un poโ€™ strettaโ€ฆ

Ho cambiato nome allโ€™inizio semplicemente per un omaggio a Jim Morrison, anima travagliata ma complessa, e perchรฉ sono abbastanza affascinato dalla musicalitร  di alcuni nomi e cognomi anglofoni. Nellโ€™ultimo anno sono tornato anche a usare il nome vero. Ma capita a tutti, no? Abbiamo parti di noi che a volte non riusciamo a collegare, poi tutto si unisce e prende forma. Chissร  quante parti di me ancora devo capire e poi far lavorare con le altre. (ride)

Cโ€™รจ qualche personaggio a cui rifarebbe volentieri il look?

Tantissimi! (ride) Mi scoccia fare nomi, ma ce ne sono. Posso dire questo: qualunque persona famosa o no che vedo vestire sempre allo stesso modo, pur bello, non ha la mia stima. Credo che lo stile nel vestire sia un poโ€™ come per la bravura di un attore: un certo trasformismo che porti ogni volta a creare nuove armonie, siano esse hip hop style o un classico dandy style.

Quando era ragazzino e andava a scuola a Perugia era giร  un tipo attento alle mode? ย ย 

Assolutamente no. Zero. Non mi interessavano. Tuttโ€™ora non sono la mia principale passione, รจ un poโ€™ un gioco, che รจ soprattutto volto a dare un messaggio: tutti voi – tutti noi – possiamo creare dei modi di vestire interessanti, non importa lโ€™etร , il peso o lโ€™altezza. Ricordiamoci che anche nella moda a volte non sanno che inventarsi e fanno cavolate inguardabili.

Ci dia qualche consiglio: cosโ€™รจ che un uomo non dovrebbe mai indossare? E invece cosa รจ indispensabile nel suo guardaroba?

Non esistono regole, ogni guardaroba dovrebbe cambiare a seconda del peso, altezza ed etร , come ho detto prima. Un completo di Dior puรฒ essere disastroso per un red carpet, se su un corpo sbagliato o su un modo di camminare non giusto, o puรฒ essere il top. Comunque, a livello personale, nel mio guardaroba non mancano mai vari tipi di cappelli, anche sportivi, e occhiali. Riguardo a cosa un uomo non dovrebbe mai indossare, forse direi i collant (ma ci puรฒ essere qualche eccezione). Anche cose tradizionalmente poco usate, quali le gonne lunghe, posso dire che, in tipi alla Tiziano Terzani, sono okay. Una cosa che a me non piace sono anche le bretelle, ma a certi tipi possono star bene.

 

Raimondo Rossi, foto by Alessandro Amico

Da fotografo, se dovesse scattare una foto dellโ€™Umbria o di Perugia come la rappresenterebbe?ย 

Assisi, in una foto con una composizione importante. Via Maestร  delle Volte, in centro a Perugia, a ritrarre piรน elementi curvilinei possibili. E una composizione di volti di varie etnie, che peraltro ho fatto, a Umbria Jazz, per un magazine inglese. Perugia e la sua immagine devono rimanere piรน internazionali possibile.

Nel futuro di Raimondo cosa cโ€™รจ?

Nessun programma preciso, sicuramente un poโ€™ piรน di Los Angeles per lavorare in quellโ€™area che sta a metร  fra moda e costume. Mi piace la moda che rompe i volumi e nel cinema succede spesso. Voglio comunque rimanere indipendente e fare pochi lavori ma giusti. Non classici e che siano molto miei.

Come descriverebbe lโ€™Umbria in tre parole?

Quiete, natura e buon cibo. Ma non vorrei descriverla solo cosรฌ, come in parte appare nel Sensational Umbria di Steve McCurry. Metterei ancora piรน in evidenza lโ€™internazionalitร .

La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regioneโ€ฆ

San Francesco e Assisi. Tutto il mondo, California compresa, deve qualcosa a lui. E questo รจ bellissimo.

ยซMi ricordรฒ la mia povera Anita che era anchโ€™essa si calma in mezzo al fuocoยป. Con queste parole attribuite a Giuseppe Garibaldi, con una frase a lei dedicata dal poeta Giosuรจ Carducci[1] e unโ€™iscrizione del professor Isidoro Del Lungo[2] il monumento al centro di Bastia Umbria cosรฌ la commemora[3].

Colomba Antonietti

Pochissime sono le notizie riguardanti la vita di Colomba Antonietti e forse non esistono immagini del suo vero aspetto, se si eccettua forse quella pubblicata da Giustiniano degli Azzi Vitelleschi a corredo della voce a lei dedicata nel Dizionario del Risorgimento Nazionale, di cui perรฒ si ignora la provenienza e che pecca in verosimiglianza nellโ€™assoluta mancanza della matassa di riccioli neri che le contornavano il viso[4]. Del suo aspetto esistono almeno due descrizioni di prima mano: quella del nipote – nonchรฉ suo primo biografo, Claudio Sforza โ€“ e quella della sorella Gertrude. Doveva essere se non bella certamente molto affascinante. Di lei la sorella dice: ยซEra snella, alta di persona, aveva il profilo greco, la fronte alta e spaziosa, gli occhi e i capelli, ricci, nerissimiยป. Parole che corrispondono alla descrizione che ne fa il nipote: ยซAveva il naso aquilino, bocca piuttosto larga con denti bianchi e regolari, occhi e capelli nerissimi e questi ultimi tanto ricciuti, che, ribelli a qualunque acconciatura, le rimanevano in grazioso disordine in testaยป[5].

La vita per l'Italia

Colomba Antonietti era nata a Bastia Umbra da Michele e Diana Trabalza, ancora bambina si trasferรฌ a Foligno dove il padre aveva ottenuto la privativa per il forno situato sotto al Palazzo comunale. Insieme alle numerose sorelle e ai fratelli Feliciano e Luigi nella casa contigua al forno ricevette lโ€™educazione ยซcivile e religiosa propria dei tempi e della sua condizioneยป[6] e un giorno proprio a Foligno dove era di stanza la guarnigione pontificia conobbe lโ€™uomo al quale legare il suo destino: il conte Luigi Porzi di Imola che lรฌ come ufficiale prestava servizio[7]. ยซI due giovani si dissero con gli occhi il nascente affetto, che si cangiรฒ ben presto in passione ardente e dominante. Colomba non aveva amato mai, lโ€™amore dunque pel Porzi germogliรฒ nel suo vergine cuore qual pianta rigogliosa in fertile terreno e, come questa ne assorbe ogni succo vitale, cosรฌ quello si impossessรฒ dโ€™ogni facoltร  della fanciulla e divenne lo scopo supremo della sua vitaยป[8].
Data la differenza di ceto sociale fu fin dallโ€™inizio una storia contrastata e difficile che vide opporsi allโ€™unione entrambe le famiglie: Luigi Porzi venne trasferito a Senigallia e Colomba rinchiusa in casa dal padre. Ma questo non servรฌ a far spegnere il loro amore, che si espresse in un fitto colloquio epistolare finchรฉ, di nascosto, si sposarono allโ€™una di notte del 13 dicembre del 1846 nella Chiesa della Misericordia di Foligno con lโ€™assenza di tutti i parenti a eccezione del fratello di lei, Feliciano. Una carrozza aspettava gli sposi fuori dalla chiesa per condurli immediatamente a Bologna, dove risiedeva la madre del Porzi. Ma il matrimonio era stato celebrato senza la prescritta autorizzazione governativa dello Stato Pontificio per cui lo sposo viene richiamato a Roma e condannato a tre mesi di arresti da scontarsi a Castel Santโ€™Angelo e ad avere lo stipendio dimezzato[9].

 

Monumento dedicato a Colomba Antonietti

 

Per speciale concessione del comandante della prigione, il conte Cenci Bolognetti, Colomba riuscรฌ a far visita allโ€™amato ogni giorno. Vivere a Roma consente inoltre a Colomba, durante quei tre mesi, di conoscere una cittร  dove fervevano grandi speranze e con grande probabilitร  il cugino di Colomba, Luigi Masi, introdusse lei e il marito negli ambienti patriottici. Non sappiamo con certezza dove militรฒ, uscito dal carcere, Luigi Porzi, se nelle reparti regolari o nella divisione di volontari, ma sappiamo โ€“ e lo dice lui stesso in una lettera โ€“ che Colomba fu sempre al suo fianco: ยซmi seguรฌ tutta la campagna del ’48, vestita da ufficiale con un mio uniforme cortandosi i capelli, e companiando suo marito; sempre mi diceva che desiderava vedere libera la cara e bella Italiaยป[10]. E mentre Colomba era intenta nel chiudere una breccia aperta dalle armate francesi di Oudinot sui bastioni di Porta San Pancrazio, fu colpita al fianco destro e spirรฒ tra le braccia del marito gridando Viva Italia. Era il 13 giugno 1949.

 

Girolamo Induno, morte di Colomba Antonietti

 


[1] La frase del Carducci recita โ€œNon ricordate Colomba Antonietti sposa ventenne travolta morta dalle palle francesi, a piรจ delle mura di S. Pancrazio, mentre porgeva lโ€™arme carica al marito?โ€.โ‡‘

[2] โ€œColomba Antonietti contessa Porzi eroina della crociata italiana per lโ€™indipendenza e la libertร  della patria il 13 giugno 1849 sulle mura di Roma combattendo accanto al marito esalava la pia forte anima nel grido Viva lโ€™Italia che la sua Bastia vuole qui sotto lโ€™effigie di lei in memoria degna perpetuatoโ€.โ‡‘

[3] Il monumento attuale rielaborato ed arricchito dai quattro pannelli bronzei che ne raccontano la vita realizzati dallo scultore Artemio Giovagnoni venne inaugurato nel 1964 nei giardinetti antistanti il Municipio. Del precedente monumento conserva perรฒ il mezzobusto che lo scultore Vincenzo Rosignoli esemplificรฒ nei primissimi anni del Novecento sui ricordi dei congiunti ancora in vita e sulla nipote Michelina che a detta di tutti era la piรน somigliante alla defunta zia.โ‡‘

[4] Per lโ€™iconografia relativa a Colomba Antonietti si rinvia a F. Guarino, Iconografia di Colomba Antonietti: 1826-1849, in ยซSubasioยป, a. XIX, n. 3 (1 set. 2011), pp. 13-19.โ‡‘

[5] Le due descrizioni sono riportate da C. Minciotti Tsoukas, Colomba Antonietti. Unโ€™esperienza di vita tra mito e realtร , Bastia Umbra, Comune di Bastia Umbra, 1990, p. 9.โ‡‘

[6] C. Bordoni, Una martire del 1849. Colomba Antonietti. Unicamente per la veritร , Foligno, [s.n.], 1910, p. 6.โ‡‘

[7] In realtร  Luigi Porzi era nato ad Ancona nel 1822, ma da unโ€™antica e nobile famiglia di Imola.โ‡‘

[8] C. Sforza, Ricordi della vita di Colomba Antonietti, Bologna, Nicola Zanichelli, 1899, p. 3 testo riportato integralmente da C. Minciotti Tsoukas, cit., p. 10.โ‡‘

[9] Lo stipendio gli verrร  poi reintegrato grazie allโ€™intercessione di uno zio.โ‡‘

[10] Lettera di Luigi Porzi a Claudio Sforza del 15 ottobre 1866. Il linguaggio in un italiano non perfetto si deve al suo lungo soggiorno in Brasile dove egli morรฌ nel 1900 senza alcuna donna al suo fianco: lโ€™amore per Colomba non poteva essere sostituito.โ‡‘

ยซรˆ successo! Semplicemente meraviglioso! Siamo Campioni d’Italia! E mettiamo in bacheca questo triplete!ยป (Safety Conad Perugia)

sir

Il capitano Luciano De Cecco , foto via Facebook

 

Le eccellenze umbre si esprimono in tanti modi, uno di questi รจ lo sport. In questo coso la pallavolo. La Sir Safety Conad Perugia, per la prima volta nella sua storia, vince il tricolore e sale di diritto sul tetto dโ€™Italia, dove nessuna squadra maschile umbra era mai arrivata.
Dopo cinque partite avvincenti, batte la Lube Civitanova – campione in carica – e si cuce sul petto lo scudetto. Lโ€™ultimo punto decisivo รจ proprio dellโ€™umbro Ivan Zaytsev, che con il suo attacco manda in delirio il PalaEvangelisti e fa realizzare ai Block Devils unโ€™impresa storica: il tanto agognato triplete, dopo le vittorie in Supercoppa e Coppa Italia. Un momento storico, per la pallavolo maschile, difficile da dimenticare.
Unโ€™impresa costruita mattone dopo mattone, partita dopo partita, set dopo set. Costruita da mister Lorenzo Bernardi e dal suo staff, che hanno reso consapevole questo gruppo della propria forza. Costruita soprattutto da questo gruppo di atleti, eccellenti atleti, ma soprattutto atleti di cuore.
Atanasijevic, il migliore in campo; lo Zar, lโ€™umo piรน atteso; capitan De Cecco e tutta la squadra sono stati capaci di far avvicinare e appassionare a questo sport anche i perugini meno tifosi, creando in cittร  e nei social un clima di attesa e speranza, come non succedeva da anni. E alla fine non hanno deluso: dovevano vincere e hanno vinto.
ยซQuesta รจ una grande vittoria, fortemente voluta, anche se forse a inizio stagione non tutti ci credevano. Dalla Supercoppa abbiamo dimostrato di avere la nostra identitร  e abbiamo iniziato a impensierire le altre squadre. Devo fare i complimenti alla Lube che รจ una grande squadra e ci ha portati fino a questa gara 5. Sarebbe davvero bello ritrovarsi la prossima settimana in unโ€™altra finale, questa volta europeaยป, ha dichiarato Simone Anzani.
Le sfide e le coppe da portare a casa, infatti, non sono finite: cโ€™รจ la Final Four di Champions League, che potrebbe rendere esaltante una stagione giร  indimenticabile. Perchรฉ come si dice: il primo scudetto non si scorda mai!

 

Sir Perugia

Lorenzo Bernardi sale sul seggiolone dell’arbitro, come fece 28 anni quando vinse il primo oro mondiale

La storia: dalla serie C al triplete

Il 2001 รจ lโ€™anno dellโ€™esordio della Sir e di Gino Sirci nella pallavolo in serie C. Alla seconda stagione i Block Devils fanno subito il primo salto, conquistando la promozione in B2. Nel 2005 approdano in B1, dove restano fino allโ€™estate 2010 facendo campionati di vertice terminati con il meritato ripescaggio, per meriti sportivi, in serie A2. Alla prima stagione in categoria la squadra, passata nel frattempo da Bastia Umbra a Perugia, paga lo scotto del noviziato. Nel 2012 il salto nella massima serie. I Block Devils di Kovac disputano una stagione esemplare, a Corigliano arriva la certezza del primo posto finale e della conseguente promozione in A1. Nel 2012-13 arriva la colonia serba, con Magnum Atanasijevic su tutti: finalissima in Coppa Italia, terzo posto in Regular Season e Play Off che si fermano a un soffio dal Tricolore, con la ciliegina della qualificazione alla Champions League.
Il 2015 inizia in salita per Daniel Castellani, sostituito da Boban Kovac. La squadra arriva ancora una volta fino alla semifinale di Coppa Italia e ferma la sua corsa europea in Cev Cup nei quarti di finale contro la Dinamo Mosca. Il capolavoro avviene ai Play Off scudetto quando i Block Devils superano prima Verona e poi Civitanova, giungendo fino alla finalissima, dove cedono a Modena.
Con il 2017 ecco il libero Colaci, il palleggiatore statunitense Shaw, i centrali Ricci e Anzani, il libero Cesarini e il centrale finlandese Siirila. Dal torneo polacco, invece, รจ arrivato il giovane opposto Leo Andric. Confermata lโ€™artiglieria pesante, a partire dalla diagonale delle meraviglie De Cecco-Atanasijevic, e gli schiacciatori di posto 4: lo Zar Zaytsev, lo statunitense Russell e allโ€™austriaco Berger. Arrivano cosรฌ i primi trofei: la Coppa Italia, la Supercoppa e il Campionato italiano.