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ยซVillard de Honnecourt vi salutaโ€ฆยป. Nel nostro XXI secolo possiamo apprezzare un simile esordio: non รจ certo quello che troveremmo allโ€™inizio di un manuale di tecnologia applicata e neppure del resto in qualsiasi altro manuale.

Di colpo, con questo saluto, entriamo in un altro mondo, quello del XIII secolo con tutto il suo splendore. Un secolo prima, lโ€™umile monaco Teofilo apriva anchโ€™egli, con un saluto, il suo Trattato di arti diverse: ยซDio Onnipotente sa che non ho scritto le mie osservazioni nรฉ per amore di una lode umana, nรฉ per il desiderio di una ricompensa temporale, che non ho nascosto nulla di prezioso o di raro per malizia o gelosia, che non ho passato sotto silenzio nessuna cosa, riservandola per me solo, ma che per accrescere lโ€™onore e la gloria del suo nome ho voluto venire incontro alle necessitร  e aiutare il progresso di un gran numero di uominiยป.
Villard รจ piรน sobrio e piรน efficace al tempo stesso, ma lo spirito รจ il medesimo: ยซVillard de Honnecourt vi saluta, e prega tutti coloro che lavoreranno con gli strumenti che troveranno in questo libro, di pregare per la sua anima e di ricordarsi di lui, perchรฉ in questo libro si puรฒ trovare grande aiuto per la saldezza della muratura e per gli strumenti di carpenteria; vi troverete anche il modo per rappresentare le figure, i disegni, secondo quanto comanda e insegna lโ€™arte della geometriaยป.
ยซLe treiziรจme siรจcle est le temps oรน triomphe le nombre, oรน le quantitatif sโ€™impose. Ratio en latin cโ€™est raison mais aussi compte, calcul. Des trois grand domaines oรน le Moyen Age affirme sa crรฉativitรฉ le moulin et ses applications, le textile et sens instruments, le batiment et ses machines, cโ€™est dans ce dernier que se situent les dessins de Villard de Honnecourtยป. (Jacques Le Goff).
ยซLes moulins hydrauliques destinรฉs ร  different usages-moudre le grain, fouler le tissu, marteler le mรฉtal, etc.- existaient dรฉjร  du tems de Villard.ย  Ma les moulins actionnant des scies nโ€™avoir รฉtรฉ mis au point quโ€™au cours du XIII siรจcle e nโ€™ รจtre devenus opรจrationnels quโ€™au cours de la deuxiรจme moitiรฉ de ce siรจcle. Le scie hidraulique, dessinรจe par Villard de Honnecourt, qui peut รจtre datรจe de la premiรจre moitiรจ du XIII siรจcle, presente donc un interรฉt particulier parce que cela semble etre la premiรจre raprรฉsentazion dโ€™une telle machineยป. (Roland Bechmann).

Il disegno della sega idraulica di Villard de Honnecourt

Un’invenzione fondamentale

Lโ€™energia idraulica ha avuto nel Medioevo la stessa importanza del vapore nel XIX secolo e del petrolio nel XX. Veniva utilizzata al massimo per meccanizzare tutta una serie di operazioni: vi si macinava il grano, vi si setacciava la farina, vi si follava il panno, vi si conciavano le pelli e vi si forgiava il ferro grazie allโ€™albero a camme che Villard ha rappresentato nel suo disegno. La prima menzione medievale di una sega idraulica si trova in un documento normanno del 1204. Ma la prima raffigurazione รจ quella di Villard.
Sotto il suo disegno Villard scrive: ยซIn questo modo si costruisce una sega che sega da solaยป. La sega meccanica รจ la prima macchina automatica in due tempi: al movimento circolare delle ruote, che dร  luogo a un moto alternativo capace di segare, sโ€™aggiunge un avanzamento automatico del legno verso la sega. Lassus descrive cosรฌ il suo meccanismo: ยซUn ruscello, le cui onde sono indicate in alto a sinistra, fa muovere una ruota a pale oblique attorno ad un asse che porta una seconda ruota dentata e quattro camme. La ruota dentata fa avanzare il tronco da segare, tenuto in posizione da quattro guide che gli impediscono di deviare. Le camme poggiano su uno dei bracci articolati fissati alla parte inferiore della sega verticale, la cui parte superiore รจ fissata a sua volta allโ€™estremitร  di una pertica flessibile. Appoggiandosi sul braccio dellโ€™articolazione, la camma fa scendere la sega, che piega la pertica e comincia a risalire in virtรน della flessibilitร  di questโ€™ultima, dal momento in cui la camma ha esaurito la sua azioneยป.

Le corporazioni umbre

Nel 2001 la Gaita Santa Maria, nella ricostruzione delle antiche attivitร  produttive, ha riprodotto tutte le fasi lavorative dellโ€™Ars magistrorum lignaminis (Arte dei legnaioli). Sebbene lโ€™ordine gerarchico la ponesse negli ultimi posti delle Arti minori, lโ€™Arte dei legnaioli era tuttโ€™altro che di trascurabile importanza economica. I suoi iscritti, pur non essendo eccessivamente numerosi rispetto a quelli delle altre corporazioni, erano pur sempre molto importanti per la vita della cittร . Infatti, oltre a partecipare alla costruzione degli edifici, ne rendevano abitabili gli interni con mobili e masserizie. A Firenze, giร  dal XIII secolo, erano suddivisi in quattro membra, secondo il particolare lavoro eseguito e cioรจ, come affermava lo statuto (1342):

  • facienti e vendenti botti, tina e bigonce
  • facienti e vendenti cofani, forzieri e casse
  • altri maestri purchรฉ non siano segatori o bobulici (conduttori di carri trainati da buoi)
  • segatori

A Gubbio, nello Statutum Comunis et Populi, Civitatis, Comitatus et Districtus Eugubii la Rubrica 53 del 1ยฐ libro, elenca le Arti, tra cui lโ€™Arte dei Falegnami, ne conferma la legalitร  associativa, ne approva i loro Brevi o Matricole o Statuti (1334): cioรจ le raccolte di norme di etica professionale miste a disposizioni di carattere protezionistico per lโ€™associazione o a disposizioni preventive atte ad evitare la concorrenza fra soci. In essi si scrive che il legname ridotto in tavole dai segatori raggiungeva i vari specialisti dellโ€™Arte, tramite la collaborazione dei trasportatori e cioรจ:

  • i bottai che facevano le botti, i tini, le bigonce
  • i carpentieri che facevano i travetti, vergoli, impalcature
  • i bastari che facevano le selle, i basti
  • i carradori che facevano i carri, barrocci, ruote
  • i balestrari che facevano balestre
  • i tornitori che tornivano paletti per una infinitร  di usi civili, militari, religiosi.

Vi erano poi altre categorie di lavoratori che esercitavano la parte piรน nobile dellโ€™Arte. Erano coloro che esercitavano Lโ€™Arte della scultura lignea, dellโ€™intaglio, dellโ€™intarsio, della pittura del legno, dei mobili.
A Todi, giร  dal 1282, viene ricondotto il primo elenco delle sedici corporazioni o Universitร  con i nomi di ognuna di esse e dei consoli loro rappresentanti e tra esse i magistri lignaminis (maestri del legno e carpentieri): a essa vi facevano parte non solo il semplice artigiano, ma anche il disegnatore e il realizzatore di mobili e attrezzeria, lโ€™intagliatore e lโ€™intarsiatore, il carpentiere. In questa specifica attivitร  gli si richiedevano conoscenze particolari di ingegneria e matematica, nozioni sulla distribuzione dei pesi e dei carichi indispensabili per innalzare le ardite impalcature necessarie a costruire gli edifici pubblici e religiosi della fine del Duecento.
A Foligno, tra le ventisette corporazioni medievali, era presente anche quella del Legname. Lo statuto dellโ€™Arte (1404) riguardava tutti i lavoratori del legno, tutti coloro che, nelle diverse specializzazioni, usavano questa materia prima per produrre manufatti di qualsiasi genere. รˆ il tempo di carpentieri, tornitori, begonzari, zoccholari, carratari, bastari, fabbricatori di molini e di archiโ€ฆ artigiani che immettono sul mercato oggetti da destinare ora agli uomini, ora agli animali.
A Perugia fin dal 1291 รจ documentata la presenza dellโ€™Ars magistri lignaminis et lapidum. Lโ€™Arte, i cui statuti risalgono al 1385 comprendeva scalpellini, falegnami e carpentieri, categorie che intervenivano congiuntamente nel campo dellโ€™edilizia religiosa e civile della cittร . La ricchezza della corporazione รจ testimoniata dallโ€™entitร  delle contribuzioni imposte dal Comune; la frequente presenza dei suoi iscritti nel Consiglio priorale riflette il ruolo importante da essa rivestito nel contesto cittadino.
A Bevagna, nei Libri Statutorum Antique Terre Mevanee sono menzionati i magistri lignaminis et lapidum. La loro importanza nella Bevagna medievale era indubbiamente notevole in quanto si prevedeva lโ€™intervento del podestร  qualora il loro lavoro non fosse adeguatamente retribuito e che la difesa dei loro interessi, in eventuali cause, fosse assunta dallo stesso Comune. (CXXXII. De mercede magistrorum lignaminis et lapidum cum irent ad aliquam executionem faciendum).
ยซSi aliquo tempore magistri lapidum vel vignorum ad executionem aliquam faciendam contra aliqua malefactorem, potestas faciat eis satisfieri pro eorum labore de bonis illius malefactoris vel de bonis comunis, dum tamen illa solutio fiat per camerarium comunis et quod dicti magistri pro predictis in qualibet curia defendantur per comune Mevaneeยป.

 

La sega idraulica

La sega idraulica di Villard nel Mercato delle Gaite

Sulla base di tali conoscenze storiche, nel ricostruire lโ€™Arte dei legnaioli e lโ€™Arte dei maestri del legname e della pietra, la Gaita decise di ricostruire la sega idraulica disegnata da Villard di Honnecourt nel suo taccuino. Il taccuino scritto da Villard e risalente al XIII secolo รจ il primo esempio di trattato di ingegneria e il disegno della sega ad azionamento idraulico per ricavare tavole dai tronchi dโ€™albero รจ uno dei disegni piรน interessanti. La progettazione e la sua realizzazione hanno richiesto tempo e fatica, ma il risultato ottenuto ripaga delle difficoltร  incontrate. La macchina viene mossa da una ruota ad acqua come quella dei mulini (in alto a sinistra nel disegno); lโ€™asse che parte dal centro della ruota aziona sia lโ€™avanzamento del tronco sia il movimento della lama. Il tronco da tagliare viene tenuto a contatto della lama da una ruota raffigurata con sei denti (al centro del disegno); i quattro bastoni (camme) allโ€™estremitร  dellโ€™asse servono invece per trascinare verso il basso la lama che una pertica (un grosso ramo in diagonale da destra a sinistra), flessibile come una molla, riporta verso lโ€™alto. La lama, quindi, a ogni giro dellโ€™asse, la lama รจ trainata quattro volte verso il basso.
La bottega dei segatori ricostruita risponde a tre criteri: collocazione in prossimitร  del fiume per la disponibilitร  di energia spazio per lโ€™accumulo e la preparazione dei tronchi, area per la preparazione ed essicazione delle tavole. Una volta abbattuti e sfrondati, con corteccia integra, i tronchi vengono trasportati su zattere; arrivati in prossimitร  della segheria, una gru manuale a carrucole multiple, solleva i tronchi e li accumula sul piazzale; prima del taglio vengono scortecciati e viene scelta la posizione che il tronco deve avere sulla sega, in modo da tagliare subito il lato piรน nodoso; il tronco viene posizionato sulla sega, durante il taglio il tronco non deve poter ruotare nรฉ andare fuori asse, lo spessore delle tavole va da 5 cm in su, ogni tavola tagliata viene tolta e poste nel posto di essiccazione. Grazie a Flavio, Gianluigi, Alfredo, Marco, Gianpaolo, Paolo e Gianni la Gaita รจ riuscita a dar vita a questa macchina e con essa, di nuovo, alle idee di Villard.
Che non ci resti, ora, che pregare per lui?

 


Riferimenti bibliografici:

Bechmann R.ย  Villard de Honnecourt. La pensรจe tecnique au XIII siecle et sa communication, Picard 1993

Meglio conosciuto come Maestro Zabaglia, sebbene la lapide fatta mettere dai frati Carmelitani nella chiesa di Santa Maria in Traspontina e poi rimossa lo definisca ยซromanusยป e molti suoi biografi assegnino i suoi natali alla Toscana, nacque a Buda di Cascia, in Umbria, nel 1664. Figlio di Alessandro, capomastro di San Pietro, a partire dal 1686 iniziรฒ a lavorare a Roma dove venne assunto per 22 baj e ยฝ al giorno da Antonio Valeri, fattor generale della Fabbrica di San Pietro.

Nel 1703 per le sue capacitร  e meriti venne nominato architetto soprastante la Fabbrica di San Pietro. Egli ยซsenza saper leggere e senza maestri talmente si avanzรฒ nella statica e nella meccanica e nellโ€™arte di muover pesi che ha forse nella macchinale professione superato ogni altroยป[1] Queste le parole di G. Bottari nella prefazione a N. Zabaglia, Castelli e Ponti di maestro Nicola Zabaglia con alcune ingegnose pratiche, e con la descrizione del trasporto dell’obelisco vaticano, e di altri del cavaliere Domenico Fontana, Roma, Niccolรฒ e Marco Pagliarini, 1743. e infatti nel Museo Petriano di Roma sono ancora conservati di alcuni modelli in legno dello Zabaglia. Lo scienziato francese Jean Etienne Montucla nella sua Histoire des mathรฉmatiques lo definisce ยซun genio piรน raro che singolareยป e sostiene che la raccolta delle sue invenzioni รจ ยซindispensabile a qualunque architetto incaricato di grandi opere pubblicheยป[2] e tale pensiero dovettero averlo anche allโ€™indomani della sua scomparsa se รจ vero che nel 1824 fu pubblicata una seconda edizione della sua opera per soddisfare le numerose richieste che venivano dall’estero nella quale venne inserita anche una biografia dello Zabaglia.

Le sue opere ebbero grande fama sebbene fossero criticate da architetti suoi contemporanei quali Luigi Vanvitelli o Carlo Fontana forse anche perchรฉ lo consideravano un concorrente sleale dato che le sue macchine erano davvero a buon mercato o forse non lo stimavano abbastanza dato il suo quasi completo analfabetismo cosa che certo non gli consentรฌ di partecipare al dibattito tecnico-artistico per il consolidamento della cupola michelangiolesca, anche se questo non gli impedรฌ di realizzare le impalcature e i cerchi in ferro necessari alla realizzazione del lavoro.

Un manoscritto del casciano Marco Franceschini ce lo descrive come un ยซborrinoโ€ (ossia uno zotico) ยซcon una berretta in testa ed una sarigaยป (una cappa di panno) presentarsi a Luigi XIV, re di Francia, il quale vedendolo pensรฒ che il Papa inviandoglielo volesse burlarsi di lui, ma poi ยซin sentire che lui era pronto in un giorno far quellโ€™opera (voltare una statua colossale) che tanti bravi ingegneri avevano richiesto il tempo di un mese, col solo pagamento di dodici bottiglie di vinoยป dovette ricredersi guardando lโ€™opera che ยซin un sol giorno con stupore di tutta Parigiยป Maestro Zabaglia era riuscito a realizzare. [3] La cittร  di Roma ha dedicato a lui una via nel rione Testaccio e una Scuola dโ€™arti e mestieri.[4]

 

 


Bibliografia essenzialeย 

A. Morini, Nicola Zabaglia e il suo paese di nascita, in ยซLatina Gensยป, (gen.-feb. 1941)

P. Pizzoni, Gli umbri nel campo delle scienze, Perugia, Urbani, 1955, pp. 51-52

A.M. Corbo, Nicola Zabaglia. Un geniale analfabeta, Roma, Edilazio, 1999

U.M. Milizia, Notizie sulla vita e sulle opere di Nicola Zabaglia, in http://digilander.libero.it/baraballo/umilizia/Zabaglia.html.

 


[1] Queste le parole di G. Bottari nella prefazione a N. Zabaglia, Castelli e Ponti di maestro Nicola Zabaglia con alcune ingegnose pratiche, e con la descrizione del trasporto dell’obelisco vaticano, e di altri del cavaliere Domenico Fontana, Roma, Niccolรฒ e Marco Pagliarini, 1743.

[2] Citazione riferita da P. Pizzoni, Gli umbri nel campo delle scienze, Perugia, Urbani, 1955, p. 52.

[3] Citazione riferita da P. Pizzoni, cit., p. 52.

[4] Per lโ€™elenco completo delle sue opere si veda http://digilander.libero.it/baraballo/umilizia/Zabaglia.html.