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La regista romana di origini umbre chiude la sua trilogia cinematografica con la Santa di Assisi, una donna che lotta per ottenere quello che vuole e rompe gli schemi dellโ€™epoca.

La storia di una ragazza che ha rivoluzionato il mondo. La storia di una ragazza che รจ diventata santa. Susanna Nicchiarelli, romana di nascita ma umbra di origine,ย ha portato sullo schermo la vita della Santa dโ€™Assisi con il film Chiara.
La pellicola โ€“ la quinta della regista โ€“ conclude una trilogia dedicata a tre donne ยซdisturbantiยป, come lei stessa le definisce; tre donne legate a degli uomini dai quali faticano a emanciparsi: Nico (vero nome di Christa Pรคffgen ex musa di Andy Warhol e cantante dei Velvet Underground), Eleanor Marx (figlia di Karl Marx), e appunto Chiara – lโ€™eccellenza femminile piรน importante dellโ€™Umbria โ€“ legata a Francesco.
Non potendo intervistare Chiara (per ovvie ragioni), ho parlato di lei con Susanna, che nello scrivere la sceneggiatura lโ€™ha studiata e scoperta in ogni suo aspetto. Il film racconta la storia di una diciottenne ribelle che lascia la famiglia per unirsi al suo amico Francesco: da quel momento la sua vita cambia per sempre, non si piegherร  alla violenza dei famigliari, e si opporrร  persino al Papa: lotterร  con tutto il suo carisma per sรฉ e per le donne che si uniranno a lei, per vedere realizzato il suo sogno di libertร .

 

Susanna Nicchiarelli. Foto di Matteo Vieille

 

Susanna, come prima domanda le chiedo: qual รจ il suo rapporto con lโ€™Umbria?

Mio padre รจ originario di Tavernelle. Io torno spesso in Umbria, ho una casa e sono molto legata a questa terra. Ho un ottimo rapporto anche con tutta la rete dei cinema e dei festival umbri. Spesso li sento, quando sono nei paraggi passo a trovarli e presento i miei film; รจ una realtร  molto bella, con persone che amano veramente il cinema.

 

In Umbria โ€“ a Bevagna – ha girato anche alcune scene del suo ultimo film โ€œChiaraโ€โ€ฆ

Nella piazza di Bevagna รจ ambientata la scena in cui le donne vengono chiamate da Chiara. Il resto del film, per motivi scenici, รจ stato girato a Tuscania: lรฌ si รจ potuto ricreare il paesaggio medioevale e le chiese pre-francescane. Ad Assisi tutto questo non era possibile.

 

โ€œChiaraโ€ fa parte di una trilogia di donne da lei raccontate โ€“ insieme a โ€œNico 1988โ€ e a โ€œMiss Marxโ€ – che si scontrano con gli uomini che hanno nelle loro vite: ce la fanno veramente a staccarsi da loro?

Piรน che emanciparsi, rivendicano un posto in una societร  di uomini. Tutti e tre i film raccontano il loro rapporto con loro: Nico con il figlio, Miss Marx con il padre e il marito e Chiara con Francesco e il Papa. Quello di Chiara รจ forse il rapporto piรน politico con un potere maschile.

 

“Chiara”. Foto by Emanuela Scarpa. Vivo film, Tarantula

 

รˆ una donna che ha saputo portare avanti le sue idee e ha sempre ragionato con la propria testa, non cosรฌ scontato nel 1200โ€ฆ

Lei, come Francesco, vuole restare dentro la Chiesa, quindi modula la sua battaglia in modo da poter fare ciรฒ, ma allo stesso tempo cambiare le cose. Il centro della loro lotta รจ la povertร , e Chiara riesce nel suo obiettivo, creando un ordine di donne povere: una cosa senza precedenti. Quello che ottiene รจ molto importante dal punto di vista simbolico, perchรฉ fino ad allora gli ordini femminili erano protetti e dovevano avere possedimenti; i monasteri erano luoghi di ricchezza e gerarchizzati, lei invece fa nascere un ordine dove tutte sono uguali e ugualmente povere. Per arrivare a questo perรฒ รจ costretta ad accettare la clausura che lei non voleva.

 

Si รจ fatta unโ€™idea del rapporto che cโ€™era tra Chiara e Francesco?

Trovo che sia stato un rapporto molto femminile. Lui a un certo punto รจ costretto ad abbandonarla perchรฉ non puรฒ creare un ordine misto, ma poi torna a morire fra le sue braccia. Cโ€™รจ stata sempre una forte dipendenza di Francesco nei confronti di Chiara, perchรฉ lei era solida. Una soliditร  che si manifesta anche nella comunitร  che costruisce, che รจ molto unita e compatta, a differenza di quella dei francescani che si falda. Vivono due sviluppi diversi di una stessa idea.

 

“Chiara”. Foto by Emanuela Scarpa. Vivo film, Tarantula

 

Che penserebbe dellโ€™Italia del 2023?

Chiara sarebbe sicuramente orgogliosa della posizione che hanno conquistato le donne nella societร  di oggi, anche se cโ€™รจ ancora tanta strada da percorrere. Lei chiedeva semplicemente una paritร , di poter fare quello che era concesso a Francesco, indipendentemente dal suo essere donna. Era una richiesta molto semplice, a tal punto da essere spiazzante. Sicuramente perรฒ, lโ€™abbondanza e il consumismo sarebbero le prime cose che criticherebbe, sia lei sia Francesco. Cosรฌ come il nostro rapporto con il denaro, con la ricchezza e con il superfluo: loro hanno dimostrato come si puรฒ andare allโ€™essenziale e si puรฒ aiutare lโ€™altro, il diverso. Francesco รจ stato il primo a parlare di un rapporto inclusivo e di ascolto con le altre culture, di confrontarsi con lo straniero non per convertirlo, ma per un dialogo e uno scambio di idee. E anche Chiara era in quella linea. Cโ€™รจ ancora tanta strada da fare per le battaglie che hanno iniziato a combattere loro.

 

Per certi versi sembra che dal 1200 non sia passato troppo tempo, anche per quanto riguarda lโ€™immagine della donnaโ€ฆ

Ancora oggi nel cinema, nella televisione, nella pubblicitร  e nella societร  lโ€™immagine della donna che viene promossa รจ unโ€™immagine che non deve disturbare. Quando diventa disturbante, quando rompe gli schemi, viene accettata con fatica. Penso ad esempio alle donne che non vogliono figli. Chiara, come Eleanor Marx e Nico sono figure femminili disturbanti anche per il femminismo, perchรฉ hanno difficoltร  a staccarsi dagli uomini e quindi ci costringono a uno sguardo critico anche sullo stesso processo di emancipazione. Posso dire che non sono certo film celebrativi, anzi sono molto problematici.

 

Ha in programma altre pellicole che raccontano figure femminili?

Essendo una donna รจ ovvio che quando scrivo le sceneggiature i miei occhi e il mio punto di vista sul mondo ci sono e ci saranno sempre, ora perรฒ mi voglio dedicare a qualcosa di diverso. Con loro credo di aver chiuso un discorso. Magari piรน avanti chissร .

 

“Miss Marx” by Emanuela Scarpa – Vivo film, Tarantula

 

In โ€œChiaraโ€ si parla in dialetto, come mai questa scelta?

Ho voluto tantissimo il dialetto per rendere i personaggi piรน reali. Tante volte nei film ambientati nel passato, gli attori parlano un italiano molto forbito, che perรฒ non รจ veritiero. In Chiara si parla un codice molto simile a quello usato da Francesco nel Cantico delle Creature. Lโ€™elemento linguistico fondamentale della rivoluzione francescana e per me era importante che fosse rispettato.

 

Con Marco Bellocchio ha scritto il film โ€œRapitoโ€: aveva giร  scritto qualcosa con lui? Comโ€™รจ andata?

Lo conoscevo, ma non avevo mai lavorato con lui. Mi sono molto divertita perchรฉ รจ stato un lavoro di ricerca ed รจ stato bellissimo poter entrare nella testa di Marco e scrivere il film che lui si immaginava. Ho imparato tantissimo.

 

Ha vinto un David di Donatello come sceneggiatrice per โ€œNicoโ€ e un Nastro dโ€™Argento sempre come sceneggiatrice per โ€œRapidoโ€: due premi molto importanti. Di quale รจ piรน orgogliosa?

Il David per Nico รจ stato un riconoscimento molto importante. รˆ una sceneggiatura poco tradizionale che ho scritto da sola, ci tengo particolarmente.

 

“Nico, 1988”. Foto by Dominique Houcmant

 

Quali sono i suoi progetti futuri?ย 

Sto lavorando a una serie che andrร  in onda su Rai Uno. Racconta la storia di alcuni bambini che aiutano i partigiani in montagna. Lโ€™ho girata questa estate in Val di Susa, e posso dire che la montagna non fa per me โ€“ sono piรน tipo da campagna (ride). รˆ stata comunque una bellissima esperienza: girare in quei paesaggi รจ difficile ma molto affascinante, cosรฌ come lo รจ stato raccontare la Resistenza.

 

Per concludere, come descriverebbe lโ€™Umbria in tre parole?

Sincera, schietta e ironica.

ยซNei nostri territori cโ€™รจ stato un profondo cambiamento generazionale, sociale e anche politico. Sono cambiati i protagonisti della vita pubblica ed รจ mutato lโ€™orizzonte culturale; tuttavia รจ rimasto intatto il cuore verde e spirituale di questa regioneยป.

Cardinale Gualtiero Bassetti

Il cardinale Gualtiero Bassetti รจ andato in pensione la scorsa primavera, ma รจ rimasto arcivescovo emerito della sede metropolitana di Perugia – Cittร  della Pieve, che ha guidato dal 2009 al 2022. Nato in Toscana ma umbro dโ€™adozione, dal 2017 al 2022 รจ stato anche presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI). Abbiamo avuto la possibilitร  di fargli alcune domande su Perugia e sullโ€™Umbria, ma anche sulla situazione mondiale e su aspetti della sua vita privata come il recente pensionamento: ยซFarรฒ il sacerdote a tempo pieno, con la stessa passione di prima ma con minori impegni. Se ce ne sarร  lโ€™opportunitร , darรฒ il mio contributo per valorizzare il patrimonio culturale e religioso del territorioยป.

 

Eminenza, come sono cambiate Perugia e lโ€™Umbria in questi tredici anni in cui รจ stato vescovo dellโ€™arcidiocesi di Perugia-Cittร  della Pieve?

In tredici anni sono cambiate molte cose sia a Perugia sia in Umbria. Del resto รจ profondamente mutata la societร  nella sua interezza. Il passaggio dโ€™epoca a cui ha fatto spesso riferimento Papa Francesco รจ una questione reale, concreta e visibile. Nei nostri territori cโ€™รจ stato un profondo cambiamento generazionale, sociale e anche politico. Sono cambiati i protagonisti della vita pubblica ed รจ mutato lโ€™orizzonte culturale, tuttavia รจ rimasto intatto il cuore verde e spirituale di questa regione: i paesaggi e i borghi sono rimasti gli stessi, non hanno perso le loro peculiaritร  storiche e sono indubbiamente tra i piรน belli dโ€™Italia; i luoghi sacri piรน famosi, ma anche quelli meno noti, continuano inoltre a essere frequentati, non solo dal turismo religioso, ma da molti fedeli che si abbeverano alla sorgente della fede che qui in Umbria sgorga ormai incessantemente da secoli.

รˆ diventato cittadino onorario di Perugia: si sente ora un poโ€™ perugino? Le ha fatto piacere questo riconoscimento?

Mi ha fatto molto piacere questo riconoscimento perchรฉ significa che forse ho lasciato non solo qualcosa di buono, ma anche qualcosa di mio in questa cittร . Le parole delle autoritร  civili, a partire da quelle del sindaco, mi hanno veramente commosso e fatto sentire parte di una storia cittadina antica e prestigiosa. รˆ proprio vero, come diceva La Pira, che le cittร  hanno unโ€™anima. E adesso anchโ€™io mi sento compartecipe di questโ€™anima.

Cโ€™รจ qualcosa che vorrebbe dire ai perugini che ancora non ha detto loro o che non โ€œpotevaโ€ dire per il ruolo che ricopriva?

Non ho nascosto assolutamente nulla al mio popolo. Piuttosto, ai perugini vorrei aggiungere: siate sempre voi stessi coltivando con premura e amore la nostra cittร . Siate accoglienti perchรฉ ogni giorno che passa crescono nelle persone le lacrime da asciugare e le piaghe da fasciare. I primi difensori della cittร  sono infatti gli stessi abitanti che la vivono quotidianamente investendo energie, risorse e idee. In questi anni ho visto alcuni borghi della cittร  risorgere in modo eccezionale. Questa mi sembra la strada per il presente e per il futuro.

Stiamo vivendo, e abbiamo vissuto, anni molto difficili: pandemia, guerra e ora lโ€™ombra della carestia. Il ruolo della Chiesa e i numerosi appelli del Papa quanto sono importanti? Si potrebbe fare qualcosa di piรน?ย 

Il Papa e tutta la Chiesa si stanno impegnando alacremente per far cessare il terribile conflitto in Ucraina, cercando di dar vita a un negoziato, portando aiuti materiali dove รจ necessario e assistendo migliaia di rifugiati. Parlo della guerra in Ucraina perchรฉ รจ quella piรน vicina a noi, ma la Chiesa cattolica รจ presente, non da ora, in tutte le zone di crisi del mondo. Lo stesso impegno รจ stato profuso inoltre durante la pandemia, cercando di aiutare in ogni circostanza gli ammalati, le persone sole, le famiglie e gli anziani. Tutti i canali a nostra disposizione โ€“ diplomatici, sociali e spirituali โ€“ sono sempre aperti per prendersi cura dellโ€™uomo ferito. Tuttavia, da sempre, lo sforzo piรน importante della Chiesa non รจ propriamente visibile ma รจ sicuramente quotidiano, costante e incessante: ed รจ la preghiera. Dโ€™altronde come diceva La Pira, la preghiera รจ la forza motrice della storia.

Ha vissuto la pericolositร  del Covid in prima persona: un poโ€™ questa esperienza lโ€™ha cambiato?

รˆ stata unโ€™esperienza, al tempo stesso, durissima e preziosissima. Sono stato a un passo dalla morte e ho sentito la vita che mi stava abbandonando. In quei momenti ho sperimentato lโ€™abbandono nelle braccia di Dio. Un abbandono totale e pieno di speranza. Sul letto della terapia intensiva inoltre ho sperimentato la sofferenza della malattia ma anche lโ€™amore dei medici e degli infermieri che si sono presi cura di me. Sono stati per me una sorta di angeli in camice bianco che vivevano il loro lavoro come una missione. Li porterรฒ sempre nel mio cuore. E condividere le sofferenze del Covid nellโ€™Ospedale della Misericordia, accanto alla mia gente, รจ stata per me una grazia di Dio.

 

Il Cardinale con i bambini di una scuola perugina

Nella sua nuova residenza nel palazzo vescovile di Cittร  della Pieve porterร  la sua grande biblioteca: cโ€™รจ un volume al quale รจ piรน affezionato?

Ci sono molti volumi a cui sono legato, a partire da quelli della mia formazione. Penso per esempio ai libri di Maritain e Mounier, molti dei quali in lingua francese, che hanno caratterizzato la mia gioventรน. Ai tantissimi libri di e su Giorgio La Pira, da cui ho spesso tratto ispirazione e che ho citato molte volte nei miei interventi pubblici. Oppure a quelli di don Mazzolari e di don Milani. Inoltre sono anni che sul mio tavolo ci sono diverse edizioni della Divina Commedia, mi esercito nellโ€™imparare a memoria le terzine piรน significative. Ci sono perรฒ anche alcuni volumi piรน personali che contengono una dedica e che mi ricordano una parte importante della mia vita. Penso per esempio al libro di Giuliano Agresti, Vita nuova di San Francesco del 1978. Un libro bellissimo di una persona che, non solo รจ stata Rettore del Seminario di Firenze e poi vescovo di Spoleto, Norcia e Lucca, ma anche segnato la mia vita come uomo e come sacerdote.

In molti se lo chiederanno: cosa fa un cardinale in pensione?

Farรฒ il sacerdote a tempo pieno, con la stessa passione di prima ma con minor impegni. Laddove ci sarร  bisogno del mio aiuto, compatibilmente con la mia salute, io ci sarรฒ. E magari, se ce ne sarร  lโ€™opportunitร , darรฒ il mio contributo per valorizzare il patrimonio culturale e religioso del territorio.

A Cittร  della Pieve รจ di casa anche il premier Mario Draghi, magari vi incontrerete per la cittร โ€ฆ

E sarร  lโ€™occasione per confrontarci su tanti problemi vitali…

Foligno (PG) e Gibellina (TP) apparentemente non hanno niente da condividere, ma in realtร  un cubo e una sfera unisce queste due localitร .

Foligno e Gibellina sono due comuni italiani che distano fra loro 1.246 km. La distanza รจ notevole, non solo da un punto di vista geografico, ma anche storico, culturale, di dialetto e di cucina. Eppure, Lu centru de lu munnu e la Valle del Belice sono molto piรน vicine di quello che si puรฒ pensare. Infatti un evento naturale e due opere architettoniche, pur con tempi e forme diverse, hanno unito e uniscono questi due luoghi. L’obiettivo di rinascita spesso passa anche attraverso l’arte e i valori simbolici che essa esprime.
Tutto ha inizio nel gennaio del 1968 quando un forte terremoto colpรฌ la Valle del Belice distruggendo Gibellina, paesino dell’entroterra trapanese. Poi nel settembre del 1997 un sisma di intensitร  leggermente inferiore a quello siciliano fece piombare nel dramma le popolazioni a cavallo tra Umbria e Marche. Nonostante le perdite umane e le pesanti ripercussioni su un territorio disastrato, la voglia di rinascita e di riscatto sociale si fece strada anche con i contributi dell’architetti Massimiliano Fuksas e Ludovico Quaroni.

Gibellina e l’architetto Ludovico Quaroni

Per la ricostruzione edilizia si pensรฒ a una Nuova Gibellina distante una quindicina di km dal vecchio borgo. Per la rinascita delle coscienze e per la memoria storica si fece strada, da parte dell’amministrazione del Comune, l’idea di una ricostruzione culturale, dove l’arte e l’architettura avrebbero garantito un futuro a questa zona.

Chiesa di Gibellina

Nel 1970 l’architetto romano Ludovico Quaroni ricevette l’incarico per la progettazione della Chiesa parrocchiale nel punto piรน alto del paese. Il progetto fu completato nel 1972 ma i lavori iniziarono clamorosamente tardi e non furono completati fin quando nel 2002 ripresero i passaggi ultimativi, terminati poi nel 2010. Nel mese di marzo di quell’anno la chiesa fu inaugurata e consegnata ai fedeli.
La chiesa presenta una peculiaritร  che ritroviamo nelle architetture metafisiche, nel Cenotafio di Newton di Boullรจe, nei connotati utopici di altri progetti contemporanei e che in sostanza si materializza nella forma perfettamente sferica dell’abside.
La Chiesa Madre, questo il suo nome, ha una geometria inusuale per una costruzione ecclesiastica: ha una pianta a base quadrata di 50 metri per lato, un anfiteatro scoperto dominato da una sfera centrale.

Foligno e l’architetto Massimiliano Fuksas

La Chiesa di San Paolo Apostolo a Foligno รจ una chiesa parrocchiale progettata dall’architetto Massimiliano Fuksas e inaugurata nel 2009. Simbolo della rinascita dopo il terremoto del 1997 sorge su un’area che aveva ospitato un campo container per gli sfollati. L’edificio รจ costruito prevalentemente in cemento armato ed รจ come una scatola nella scatola, essendo frutto della composizione di due parallelipipedi, uno interno e uno esterno dove sono presenti finestre di forma irregolare.

Chiesa di San Paolo Apostolo a Foligno

Non รจ, come qualcuno sofferma, una monolitica gettata di cemento, ma molto di piรน per l’importante rapporto che si crea fra l’edificio e il cielo e che rimanda al trascendente. La lunghezza, la larghezza e l’altezza sono uguali e perciรฒ di tratta esattamente di un cubo. Interessante รจ la leggerezza del cubo sospeso all’interno che si contrappone all’architettura massiva del volume esterno. Alla Chiesa si accede attraverso un vasto sagrato in salita dove si innalza una stele alta 13 metri in cemento e marmo di Carrara.
Accanto alla chiesa sorge un altro parallelepipedo, piรน basso e allungato dove trovano spazio la Sagrestia, il Ministero Pastorale e la Casa Canonica. Infine, un piccolo volume vetrato accoglie la cappella feriale. La facciata dell’ingresso, posta a sud, รจ attraversata in tutta la sua lunghezza da una bassa vetrata e numerose sono le fonti di luce che illuminano scenograficamente gli elementi di maggiore importanza.

Aspetti geometrici e rappresentativi

La Chiesa Madre di Gibellina rappresenta un luogo chiaramente simbolico, il centro gravitazionale degli spazi per la liturgia intorno a essa disposti. La sfera รจ una superficie liscia e candida che incarna la ricerca di purezza. รˆ memoria della chiesa originaria riletta in chiave moderna e sintetizza il trascendente con la razionalitร  umana, รจ un’opera unica e un osservatorio privilegiato. Ludovico Quaroni ha sperimentato a Gibellina una sintesi fra arte, architettura e urbanistica tralasciando in parte gli aspetti liturgici.
Massimiliano Fuksas definisce cosรฌ il senso del suo progetto per il Complesso Parrocchiale San Paolo a Foligno: ยซVedere attraverso il cemento il cielo, dall’interno, dall’esterno, all’esternoยป. L’elemento luce in questo progetto รจ fondamentale per creare un ambiente favorevole alla spiritualitร . La geometria minimalista dell’ingresso, al quale si arriva attraversando il sagrato, รจ in perfetta sintonia con tutta l’opera. Il cubo di Fuksas si rifร  a un’estetica di essenzialitร  indicando ai fedeli la via della spiritualitร . Il progetto, ispirato da un’idea di modernitร , รจ di interesse, per il suo spirito d’innovazione, internazionale. La valenza simbolica รจ molto forte: opporsi alla distruzione ricostruendo un edificio forte e stabile.

La critica e la paura verso il nuovo

ย La prima critica nei confronti della Chiesa Madre di Gibellina, a nome degli anziani del posto, รจ che รจ ยซtroppo lontana, raggiungerla a piedi รจ impossibileยป, trovandosi nella parte piรน alta del paese. Inoltre, per i gibellinesi รจ moderna e con una forma bizzarra tanto che รจ stata soprannominata la chiesa palla.

Chiesa di Gibellina

Gli abitanti del posto erano abituati a cose ordinarie e capire questa nuova chiesa non รจ stato semplice. La Chiesa Madre di Quaroni per la gente รจ semplicemente un monumento da far vedere ai turisti e i fedeli vanno nella Chiesa Madre perchรฉ poi in fondo non hanno altre alternative, ma l’idea di appartenenza a una piccola comunitร  religiosa รจ ormai perduta.
Sintetizzando possiamo affermare che l’obiettivo di rinascita non ha funzionato del tutto e che la chiesa palla รจ troppo lontana e troppo moderna per essere accettata. Per quanto riguarda Foligno, sebbene la Conferenza Episcopale Italiana abbia scelto il progetto di Fuksas per il suo forte carattere d’innovazione, vi รจ stato chi ha mosso dure critiche al risultato finale. I detrattori sostengono che l’edificio risulta troppo d’impatto con il contesto circostante richiamando l’idea di un magazzino o semplicemente l’idea di un cubo gigantesco. Un volume troppo imponente che non si integra con il paesaggio umbro e la sacralitร  del luogo. รˆ cosรฌ che l’estetica contemporanea come tema di rinascita si รจ trasformata pure in tema di polemica. Come la chiesa palla non รจ entrata nel cuore dei gibellinesi, anche la chiesa cubo non fa impazzire i folignati. Probabilmente queste due opere architettoniche moderne hanno fatto emergere, in parte della popolazione, la neofobia intesa come il timore per tutto ciรฒ con cui non abbiamo familiaritร . Spesso non si ha paura del nuovo come tale, ma delle sue conseguenze. La paura della modernitร  e del cambiamento รจ uno stato d’animo che esiste da sempre, perfino Socrate era diffidente di quell’astruseria moderna che era la scrittura.

 

Chiesa di San Paolo Apostolo a Foligno

Uno sguardo oltre

Molti sono gli esempi a livello internazionale di centri parrocchiali progettati in chiave moderna nell’ambito dell’architettura sacra. La chiesa del centro parrocchiale di Iesu a San Sebastian in Spagna, progettata da L.R. Moneo Valles, si contraddistingue per lo spazio astratto e cubico e per lo slancio verticale. La chiesa del complesso parrocchiale di Ka Don in Vietnam, si caratterizza per la semplicitร  e il rigore. Si tratta di un’opera poetica capace di rispondere a uno spazio di preghiera dimensionalmente grande. La chiesa invece progettata dagli architetti Ansgar e Benedikt Shulz a Lipsia in Germania ha un significativo spazio liturgico capace di trasmettere una trascendente esperienza spaziale intensificata dall’alto lucernario.

Un cenno al simbolismo geometrico

Concludo facendo un breve cenno al simbolismo geometrico e se questo puรฒ essere utile ad aiutare gli scettici a scoprire la bellezza delle chiese di Foligno e Gibellina. La sfera รจ la forma primordiale perchรฉ รจ simile a se stessa in tutte le direzioni ed รจ la forma piรน universale essendo il simbolo della perfezione. L’assenza di angoli simboleggia l’armonia e rinvia a una immagine di totalitร .
Il cubo รจ la forma piรน immobile di tutte, รจ il solido per eccellenza e simboleggia la stabilitร  la forza e l’integritร . Con le dovute modifiche, certamente Quaroni e Fuksas hanno applicato ai loro progetti il valore del simbolismo e mentre il primo asseriva che: ยซsenza possibilitร  di sperimentare non รจ possibile fare nienteยป, l’altro ha affermato: ยซIo inizio a disegnare, intuisco una cosa, che poi non รจ mai quella vera o quella che mi era richiestaยป.

ยซIn forma dunque di candida rosa che si mostrava la milizia santa (โ€ฆ) nel gran fiore discendeva che sโ€™addorna di tante foglie, e quindi risaliva lร  dove โ€˜l suo amor sempre aggiornaยป. (Dante Alighieri, Divina Commedia, Paradiso, Canto XXXI, vv. 1- 2 e 10-12)

I rosoni, veri ricami di pietra posti sulle facciate delle chiese, attraverso i loro decori filtrano la luce divina, trasformandosi in fasci colorati che illuminano le navate.
Il rosone รจ una ruota a raggi che simboleggia, secondo la tradizione cristiana, il dominio di Cristo sulla terra. รˆ presente sull’asse dellaย navata principale, talvolta anche di quelle secondarie o in corrispondenza diย cappelle o bracci trasversali. La forma circolare e la gamma cromatica hanno permesso aiย maestri vetraiย di creare opere d’arte sacra raffigurando, sotto forma diย icona, i passi piรน significativi delย Vangelo. Il rosone rappresenta la ruota della Fortuna: Dante stesso la definisce come un’Intelligenza angelica che ha sede nell’Empireo e che opera fra gli uomini attraverso un progetto divino. Il rosone ยซesplicita chiaramente la ciclicitร  della fortuna umana e confina il tempo degli uomini nell’incommensurabilitร  del tempo di Dioยป.[1]

 

Basilica di San Benedetto, Norcia, prima del terremoto.

 

Il suo nome, in uso dal XVII secolo, รจ un accrescitivo del termine di derivazione latinaย rosa, che ne suggerisce la somiglianza con la struttura del fiore. La rosa, la cui freschezza e bellezza suggerisce un simbolo etereo, richiama inoltre il calice di Cristo.[2]
Nella Divina Commedia, nel XXXI canto del Paradiso, Dante evoca la rosa celeste che raccoglie in paradiso la cerchia dei beati ammessi a contemplare Dio. Il rosone รจ in stretta relazione con il cerchio, simbolo di perfezione e quindi di Dio, ma allo stesso tempo รจ anche il simbolo del labirinto, il quale รจ creato dai tanti motivi vegetali presenti al suo interno. Il labirinto richiama la ricerca interiore e il viaggio iniziatico. Esso cosรฌ rappresenta un anello di congiunzione tra il mondo umano e quello divino.

Chiesa di San Francesco. Norcia

Un percorso attraverso la Valnerina

L’Umbria, terra di profondo misticismo e spiritualitร , cela nel suo territorio le orme dei santi che hanno cambiato il volto del Cristianesimo. Fu infatti, sulle verdi colline e altopiani di Norcia che trovรฒ la fede San Benedetto. Nel centro storico della cittร  sorge la Basilica di San Benedetto, costruita presso la casa natale del santo e poi ampliata nel XIII secolo. La facciata, con un profilo a capanna, presenta nella parte inferiore un portale strombato ed รจ arricchita nella parte superiore da un rosone, decorato con foglie di acanto e accompagnato dai simboli dei quattro evangelisti. Purtroppo la basilica รจ stata profondamente danneggiata durante il terremoto del 2016, ma facilmente si puรฒ intuire il suo antico splendore.
Di notevole interesse artistico e architettonico รจ la chiesa di San Francesco a Norcia, edificata interamente in pietra bianca e portata a termine dai francescani conventuali. Pregevole รจ il grande rosone che domina la facciata: una cornice realizzata con rosette e archi a tutto sesto, come un vero ricamo, trafora la dura pietra, rivelando il suo profondo significato attraverso il vuoto della materia ma pieno invece della luce divina.
A pochi chilometri dalla patria di San Benedetto, a Preci, si erge lโ€™Eremo di Sant’Eutizio.

La parte piรน antica dell’abbazia risale al IX secolo e nel 1190 fu completata per volere dell’abate Tendini I. L’abbazia ammalia lo spettatore poichรฉ รจ interamente edificata su un terrazzamento tra la scogliera e la vallata sottostante. Il rosone, vero gioiello della scultura, prevale sulla struttura della chiesa. รˆ un grande cerchio contornato dai simboli degli evangelisti, tipico dellโ€™architettura romanica, ma in se reca anche frammenti scultorei altomedievali.[3]

Abbazia Sant’Eutizio. Preci

Non molto distante da Norcia un altro eccelso rosone, piรน minuto dei precedenti, sovrasta e domina la facciata della chiesa di Santa Maria Assunta a Vallo di Nera. La chiesa risale al 1176 e presenta una facciata con pietre conce tipicamente romaniche. A contraddistinguerla รจ un portale gotico a ogiva ornato da capitelli e fregi e nella parte superiore un rosone scandito da dodici colonnine perfettamente in linea, il quale sembra essere riassorbito nel paramento murario.

Cittร  profondamente legata alla spiritualitร , ma anche al simbolo del rosone e quindi alla rosa รจ sicuramente la cittร  di Cascia, centro religioso legato alla figura di Santa Rita. Si erge in questo borgo la chiesa di San Francesco, presso la quale nel 1270 fu sepolto il Beato Pace francescano. Elemento di spicco della facciata, opera di maestri comacini, รจ il raffinato rosone, molto particolare poichรฉ รจ dato dall’ingranaggio delle due ruote contrapposte che creano un effetto dinamico di rotazione. รˆ composto da diciotto colonne con capitelli e diciotto archetti trilobati, i quali convergono verso il centro nel quale รจ presente la Madonna con il Bambino. Tutto intorno foglie d’acanto richiamo motivi classici. La delicatezza

Chiesa di San Francesco, Cascia

dell’intarsio rende questo rosone un vero capolavoro dell’arte scultoree regionale.

L’Appennino umbro รจ il custode silenzioso delle tracce di santi e pellegrini fondatori di eremi e cenobi ispirati alle regole della povertร , solitudine e semplicitร . A Sant’Anatolia di Narco la leggenda narra che passarono san Mauro, suo figlio Felice e la loro nutrice. Visto la loro condotta di vita, la popolazione gli chiese aiuto per essere liberati da un drago che infestava quei luoghi. San Mauro, grazie all’aiuto divino, affrontรฒ e uccise il drago. L’episodio della liberazione รจ raffigurato nel fregio della facciata. In essa รจ presente anche il rosone, tra i piรน interessanti esempi di scultura romanica umbra, a due ordini di colonne, iscritto in un quadrato con i simboli apocalittici. Il quadrato รจ delimitato da una fascia a mosaico a stelle. La simbologia della facciata รจ esemplare: il rosone rappresenta Cristo che porta luce nel mondo, identificata con la Chiesa, attraverso la voce dei quattro evangelisti che ne hanno permesso la conoscenza.[4]

Infine, un rosone molto particolare รจ sicuramente quello della chiesa di San Salvatore di Campi di Norcia, una delle testimonianze piรน importanti del territorio della Valnerina. I tragici eventi sismici del 2016 hanno portato al crollo di gran parte dell’edificio e alla distruzione del campanile risalente al XVI secolo. Le pareti rimaste sono state consolidate per rimettere in sicurezza le porzioni di affreschi che verranno reintegrate nelle parti recuperate. La chiesa, immersa nelle colline umbre, รจ un raro esempio a due navate, con due porte di accesso e due rosoni, oltretutto non allineati rispetto alla linea del tetto. Particolarmente interessante รจ la grande ghiera esterna del rosone, scolpita con tralci d’acanto disposti secondo un sinuoso movimento rotatorio a spirale.

 

Chiesa San Salvatore. Campi

Basiliche, abbazie e piccole chiese, immerse in vallate verdeggianti tipicamente umbre, luoghi magici e mistici allo stesso tempo, ma anche guide essenziali che aiutano il visitatore, spettatore o eremita a cogliere la parte piรน pura e profonda dell’Umbria. Questi e tanti altri luoghi restituiscono gioielli preziosi di un tempo passato.
Purtroppo molti di essi sono stati profondamente colpiti dal sisma di alcuni anni fa, ma molto spesso l’arte e la bellezza vincono il silenzio che scende sulle macerie, riportando questi luoghi alla loro antica bellezza.

 


[1] Claudio Lanzi,ย Sedes Sapientiae: l’universo simbolico delle cattedrali, Simmetria edizioni, Roma, 2009, pag. 162.โ‡‘
[2] M. Feuillet, Lessico dei simboli cristiani, Edizioni Arkeios, Roma, 2006, p. 97-98.โ‡‘
[3] L. Zazzerini, Umbria Eremitica. Ubi silentium sit Deus, Edizioni LuoghInteriori, Cittร  di Castello, 2019, pp. 124-131.โ‡‘
[4] L. Zazzerini, Umbria Eremitica. Ubi silentium sit Deus, Edizioni LuoghInteriori, Cittร  di Castello, 2019, p. 109.โ‡‘

Uno degli edifici sacri piรน antichi di Bastia Umbra – e anche uno dei piรน cari ai bastioli – รจ la minuscola chiesa di San Rocco, che sorge nel punto dove si incrociano via Veneto e via Roma, due importanti arterie della cittadina.

 

Chiesa di San Rocco

 

La chiesa fu edificata nel XVII secolo per volontร  del popolo bastiolo grato al Santo[1] per aver preservato Bastia dallโ€™epidemia della peste che aveva invece colpito duramente i paesi limitrofi. Fu innalzata probabilmente in vista del Giubileo presso Porta Romana da dove partiva la strada che univa Bastia alla Porziuncola.
Gravemente danneggiata dal terremoto del 1832, fu riaperta al pubblico dopo lunghi lavori di restauro, nel 1856. Nel 1924, in seguito alla demolizione di Porta Romana, la lapide con lโ€™iscrizione commemorativa della sua costruzione venne trasferita sulla facciata della chiesa, dove attualmente si trova: ยซIMMINENTE CONTAGIO ADORNA / TUM PRAESIDIUMQUE ROMANAE / INSULAE PORTAM HANC DIVI / PETRINA VIGILA(m) REGENTE / URBANO Vili P.O.M. / ANGELUS PERLA I UD. P(rae)TOR / PRIORE(sqm) BASTINE CONSTRU / ENDAM CURA VERE A. D. 1633ยป.
Nel 1925 ci fu un altro restauro che arricchรฌ la chiesa di un nuovo apparato decorativo realizzato dal pittore Elpidio Petrignani (1878-1964). Entrata in disuso in seguito alla costruzione della nuova chiesa parrocchiale di S. Michele Arcangelo (1962), rischiรฒ fra gli anni Settanta-Ottanta la demolizione, a cui si oppose un comitato cittadino che si adoperรฒ per un ampio restauro sia strutturale sia pittorico, che portรฒ alla riapertura al pubblico il 15 settembre 1991. La chiesa รจ sede religiosa della Confraternita di San Rocco (istituita nel 1604) e dellโ€™omonimo rione che ha come stemma proprio la sua facciata.

 

Madonna con Gesรน Bambino fra San Sebastiano e San Rocco

Madonna con Gesรน Bambino fra San Sebastiano e San Rocco, foto di Enrico Mezzasoma

Uno scrigno da scoprire

Allโ€™interno รจ conservata una pregevole statua lignea raffigurante il Santo realizzata dal Maestro di Magione[2], uno dei migliori intagliatori dellโ€™Italia Centrale della prima metร  del Cinquecento. Nella scultura San Rocco รจ raffigurato con la fronte sporgente, il naso affilato, capelli ondulati che lasciano cadere boccoli ai lati del volto e restituisce lโ€™immagine di un uomo forte e atletico intento nel suo pellegrinaggio. Nel 2002 la statua fu esposta in una mostra nazionale a Pergola dedicata alla scultura e allโ€™arredo ligneo fra Marche e Umbria, organizzata dalla Soprintendenza ai Beni artistici e storici di Urbino. Nella chiesa รจ conservato anche il gonfalone processionale realizzato da Dono Doni e raffigurante la Madonna con Gesรน Bambino fra San Sebastiano e San Rocco e il gonfalone processionale con la Madonna della Misericordia fra Santโ€™Antinio Abate e Santโ€™Antonio da Padova realizzato da Bernardino di Mariotto.
Ogni anno, il 16 agosto, a Bastia si svolge la festa dedicata al Santo che vede lโ€™esposizione della statua lignea allโ€™interno della chiesa parrocchiale e la processione che riaccompagna la statua nella chiesetta. In occasione della festa di San Rocco, durante le celebrazioni religiose di tutta la parrocchia, viene distribuito il pane di San Rocco[3], il pane salvifico simbolo di guarigione e speranza.
Speriamo che questa storia sia di buon auspicio, e invitiamo tutti, dopo che questo difficile periodo sarร  finito, a fare una visita alla piccola Chiesa di San Rocco: per i credenti sarร  una nuova occasione per ringraziare il Santo, per gli altri lโ€™opportunitร  per visitare una cittadina umbra che avrร  bisogno, come le altre, di tutto il nostro sostegno.

 


[1] San Rocco, medico nato a Montpellier nel 1295, aiutรฒ gli appestati che incontrรฒ nel suo cammino durante un pellegrinaggio a Roma. La tradizione vuole che in punto di morte chiese a Dio il potere di guarire dalla peste tutti coloro che colpiti dal terribile morbo, lo avessero invocato. Dio esaudรฌ la sua richiesta e fu cosรฌ che san Rocco divenne il protettore degli appestati, oltre che di emarginati, ammalati, viandanti e pellegrini, operatori sanitari, farmacistiโ€ฆ โ‡‘
[2] Romano Alberti, detto Nero Alberti da Sansepolcro, conosciuto precedentemente come Maestro di Magione (Sansepolcro, 1502 โ€“ 1568), รจ stato un intagliatore italiano attivo nell’Italia centrale. โ‡‘
[3] La leggenda narra che anche San Rocco si ammalรฒ di peste e rifugiatosi in un capanno, riuscรฌ a sopravvivere grazie allโ€™aiuto di un cane che gli portรฒ ogni giorno un tozzo di pane. Per questo il santo รจ anche il patrono dei cani. โ‡‘


Bibliografia:

http://www.luoghidelsilenzio.it
https://www.lavoce.it
http://www.valcenoweb.it

In anteprima nazionale, la proiezione del cortometraggio Andate in pace al Meliรจs di Perugia, con lโ€™interpretazione di Floriana La Rocca e la regia di Carmine Lautieri.

Le riprese del film

 

Ha riscosso grande successo di pubblico il cortometraggio interpretato dalla versatile artista – in questo caso nelle vesti di eccellente attrice – Floriana La Rocca, in un film diretto dal giovane Carmine Lautieri, che ha messo in luce aspetti sociali e antropologici della provincia italiana. Una commedia arguta e mirata che nasce dal vissuto del giovane regista e fa riflettere sullโ€™abbandono dei piccoli borghi e sugli accadimenti dibattuti nellโ€™agorร  paesana, spesso rappresentata dalla parrocchia e dai suoi frequentatori.
Dopo che Barbara Venanti, figlia del celebre maestro Franco Venanti, presente alla proiezione, ha salutato i molti intervenuti – tra cui i soci del Circolo Bonazzi, insieme al giornalista Sandro Allegrini, allโ€™attrice Floriana e al bravo Carmine – si sono spente le luci in sala e accese quelle del grande schermo.
Un trio di donne, di cui Floriana ne interpreta magistralmente la capetta, il furto della statuetta di San Girolamo, il figlio carabiniere, la compagna che si dilegua, il mariuoloโ€ฆ sono alcuni dei passaggi visti nelle riprese e non ne racconto altri, per non anticipare la trama del film, che vale sicuramente la pena di vedere.

 

Carmine Lautieri e Floriana La Rocca

 

Al termine dellโ€™applaudita proiezione, il ventitreenne regista campano Carmine Lautieri ci ha confidato: ยซLโ€™idea di Andate in Pace รจ venuta a seguito del furto, realmente accaduto nel mio paese Tora e Piccilli, della reliquia di Santโ€™Antonio e da lรฌ ho pensato che cosa sarebbe successo se avessimo preso delle signore timorate di Dio e le avessimo messe in un contesto criminale anche se un poโ€™ stravagante… e da qui รจ nata la trama. Inoltre, lavorare con unโ€™attrice come Floriana La Rocca, mi ha reso consapevole che c’รจ sempre da imparare da professionisti come lei, infatti, mi ha dato dei preziosi consigli e la ringrazio con affetto. Cosรฌ come devo ringraziare il resto del cast composto da bravissimi attori come Pino Calabrese, Claudio Boschi, Gloria Napoletano, Silvana Gravina, Onesta Compagnone, Sergio Dโ€™Angelo, Lucio Zagaria e ringrazio questa bella terra umbra che mi ha accolto per l’anteprima assoluta. Devo aggiungere che io amo la commedia, ma in futuro vorrei girare un horrorยป.
Floriana La Rocca invece ha confessato: ยซSono grata al bravissimo Pino Calabrese, il mariuolo del film, perchรฉ รจ stato lui il contatto con Carmine e durante la prima telefonata con il giovane regista, mi sono resa conto della sua determinazione e della sua professionalitร  e sono sicura che Lautieri ricoprirร  una parte molto importante nel cinema italiano. Nel film mi sono profondamente sentita nella parte, come una brava attrice deve fare, ma lโ€™atmosfera affettuosa e le attenzioni dei paesani, la professionalitร  della giovane troupe, la bravura dei colleghi e di Carmine, mi hanno messo nelle migliori condizioni per interpretare il mio personaggioยป.

In Valnerina, tra i simboli che esprimono il mistero mariano, vi sono la grotta e lโ€™acqua, entrambe allegorie di maternitร  e rinascita. La grotta compare spesso nelle raffigurazioni della Nativitร  in sostituzione della stalla in muratura o dellโ€™umile capanna adibita a ricovero del bestiame, evocando, nellโ€™immaginario tradizionale, lโ€™utero in cui la vita prende forma e dal quale si manifesta.

Analogicamente lโ€™antro roccioso nellโ€™iconografia mariana della Valnerina diviene immagine di maternitร  spirituale e di rinascita mistica: fin dalla piรน remota antichitร , le pareti rocciose delle grotte circoscrivono uno spazio sacro dedicato alla meditazione, al ritiro e al silenzio.

Il luogo in cui sorge il santuario della Madonna della Stella, circondato dalle grotte degli antichi eremiti, รจ impregnato di una sacralitร  tipicamente mariana, connotata dalla valle, dallโ€™acqua che cade e scorre limpida, dalla selva ombrosa, dal silenzio dellโ€™eterno e dagli antri eremitici. Contemplando dal basso la rupe in cui quelle grotte si ergono marmoree, si ha lโ€™impressione di osservare dei nidi ormai vuoti, abbandonati da uccelli che hanno trasvolato lโ€™oceano per non farmi piรน ritorno.

La storia dellโ€™eremo risale allโ€™VIII secolo quando, nella valle del torrente Tissino alla confluenza delle valli Noce e Marta, sorse il Monasterium S. Benedicti in Faucibus o in Vallibus, soggetto allโ€™Abbazia longobarda di S. Pietro di Ferentillo. Questo luogo pur fuori dal mondo era lambito da antichi itinerari che, provenienti da Leonessa e Cascia, confluivano verso il gastaldato di Ponte e quindi verso Spoleto, capitale dellโ€™omonimo ducato longobardo: la costruzione del monastero, lungo un nodo stradale cosรฌ importante, fu dovuta sia alla politica di controllo del territorio esercitata dai duchi di Spoleto, sia allโ€™opera di evangelizzazione e di espansione del monachesimo nella montagna. A quel tempo nel solo territorio di Cascia erano presenti ben undici celle monastiche e una quindicina di monasteri benedettini.

 

 

Dโ€™altronde fin dal V secolo nellโ€™intera Valnerina alcuni monaci siriani avevano trasferito lโ€™esperienza monastica orientale nelle grotte e negli anfratti che poi portarono alla fondazione delle abbazie di Santโ€™Eutizio (Preci), dei Santi Felice e Mauro (Santโ€™Anatolia di Narco) e di San Pietro in Valle (Ferentillo). Fondamentale impulso per lo sviluppo delle esperienze monastiche nella miriade di celle e monasteri della Valnerina fu nel 480 la nascita di San Benedetto a Norcia e la successiva diffusone della Regola. Il declino dei Benedettini verificatosi dal XIII secolo, con il seguente abbandono di beni e monasteri, favorรฌ lโ€™insediamento dellโ€™ordine degli Agostiniani: nel 1308 il Capitolo Lateranense concesse i possedimenti ai frati Andrea da Cascia e Giovanni da Norcia, eremiti dellโ€™ordine di Santโ€™Agostino di Cascia, con lโ€™obbligo di versare un danaro allโ€™anno in favore della chiesa di San Benedetto in occasione della festa del Santo. Risalita la stretta valle, i due eremiti diedero inizio allโ€™opera di edificazione dellโ€™eremo attuale che poi prese il nome di Santa Croce in Valle.

 

Eremo

In questo luogo appartato ยซin mezzo a due altissimi monti, dove non si vede altro che due palmi di cieloยป alla nuova chiesa, in parte ricavata nella roccia, si aggiunsero con il tempo una decina di celle monastiche, ricavate anchโ€™esse nella parete rocciosa con lโ€™aggiunta di parti murarie. Sorgeva cosรฌ una sorta di laura, dove lโ€™esperienza cenobitica si fondeva con quella piรน antica degli eremiti orientali. La chiesa, alla quale era addossato un refettorio di cui restano solo pochi resti, fu affrescata nel 1416 da un maestro umbro. Entrando, a destra, troviamo due Pietร  e San Michele Arcangelo che uccide il drago. Compresa in una cornice in finto mosaico cโ€™รจ una Madonna in trono con Bambino tra i santi Pietro e Paolo; seguono Santa Caterina dโ€™Alessandria (con una ruota in mano), Santa Lucia (con le fiaccole in mano) e San Benedetto (che regge il libro della Regola).

Madonna della Stella

I documenti, redatti a seguito di una visita apostolica nel 1571, ci dicono che a quel tempo la chiesa era abbandonata e diruta. Nei secoli successivi di questo luogo quasi si perse la memoria. Tale situazione permase fino alla prima metร  dellโ€™Ottocento quando, nel 1833, due pastori di Roccatamburo rinvennero un dipinto tra i rovi. Da quel momento la chiesa, restaurata dai fedeli, prese il nome di Madonna della Stella in onore della veste trapuntata di stelle che indossa la vergine ritratta nel ciclo interno di affreschi. Da allora alcuni eremiti volontari si sono occupati del luogo sacro: lโ€™ultimo, ancora ricordato dagli anziani del posto, fu Luigi Crescenzi che visse nellโ€™eremo tra il 1919 e il 1949, morendo a seguito di una caduta dalle rocce strapiombanti di questo luogo lontano dalla frenesia dei tempi moderni.

Lโ€™antro, naturale o artificiale, tipico degli insediamenti anacoretici, รจ suscettibile dโ€™interpretazione simbolica. Dalle tebaidi dei deserti africani alle folte selve della verde Umbria, gli eremiti scelgono le grotte come dimore a essi piรน congeniali. Lโ€™antro roccioso รจ la tana di una belva, il demonio, con cui lo spirito prigioniero sperimenta i limiti della natura terrestre e tenta lโ€™impresa terribile del loro superamento, tramutando la caverna eremitica nellโ€™ancestrale anfiteatro in cui Dio e la belva domata sโ€™incontrano. Tra i due estremi, tomba e utero di rinascita, lโ€™angusto spazio della grotta รจ agone, campo di battaglia e martyrion, spazio sacro in cui avviene il supplizio dellโ€™Io.

Conosciuta dai piรน come cittร  dellโ€™acciaio, come cittร  operaia, quasi totalmente rasa al suolo dai bombardamenti, Terni nasconde ancora una in sรฉ un piccolo tesoro. Alla devastazione della Seconda Guerra Mondiale, il Giudizio universale di Bartolomeo di Tommaso, pittore folignate precursore del Rinascimento umbro, รจ sopravvissuto. A custodirlo gelosamente sono le mura della cappella Paradisi che si apre in fondo alla navata destra della chiesa di San Francesco.

 

Il ciclo attualmente visibile รจ forse la testimonianza pittorica piรน importante del XV secolo, eppure la sua storia critica cominciรฒ tardi. Gli storici locali, infatti, non ne poterono parlare fino al XIX secolo perchรฉ i frati conventuali, ai quali apparteneva la chiesa, usarono quel vano come magazzino per la legna del convento, murandone lโ€™arco dโ€™accesso. Gli affreschi tornarono alla luce solo nel 1861, grazie allโ€™opera dellโ€™architetto Benedetto Faustini.

Unโ€™attribuzione controversa

Prima del problema dellโ€™attribuzione, i critici affrontarono quello della controversa iconografia. In un primo momento tutti parlarono di illustrazione della Divina Commedia. Mariano Guardabassi nel 1872, infatti, vi lesse ยซi profondi concetti dellโ€™Alighieriยป e questa lettura sembrรฒ confortata anche dallโ€™attribuzione a Bartolomeo di Tommaso, perchรฉ la prima produzione a stampa del poema dantesco fu fatta proprio nella cittร  di Foligno.
A occuparsi dello studio iconografico tra 1977 e 1978 furono Bruno Toscano e Pietro Adorno che, non avendo trovato corrispondenze puntuali con le terzine dantesche, indirizzarono le loro ricerche verso unโ€™altra strada, facendo riferimento al clima sociale e religioso che la cittร  viveva a metร  del Quattrocento e ai legami del pittore con lโ€™ordine francescano e con Giacomo della Marca, predicatore itinerante. San Giacomo fu certamente a Terni nel 1444 e predicava spesso nella chiesa di San Francesco contro i vizi che aveva osservato nella cittร . Terni viveva quindi sotto la guida spirituale di questo frate, che un anno piรน tardi portรฒ la sua oratoria anche a Foligno influenzando profondamente lโ€™artista. Bisogna anche considerare che a commissionargli lโ€™opera, nel 1449 fu Monaldo Paradisi, figura particolarmente legata allโ€™Osservanza e agli statuti di riforma voluti da San Giacomo. Il Giudizio finale, infatti, รจ una costante della predicazione del frate e uno dei Sermones Dominicales, il De Judicio extremo, sembra corrispondere passo dopo passo ai dipinti di Bartolomeo di Tommaso, quasi che il pittore lo abbia seguito fedelmente trasformando in immagini le parole. Giacomo della Marca si rivela quindi come fonte ispiratrice principale del pittore.

 

Giudizio Universale

La decorazione della cappella Paradisi consiste in un imponente e terribile Giudizio universale. Inizia nel sottarco di ingresso con sei cornici quadrilobate che incorniciano i busti dei profeti che hanno annunciato il ritorno di Cristo: Geremia, Daniele, Malachia, Isaia, Giona e Abdia. Allโ€™interno della cappella, sopra lโ€™arco di accesso, si trovano altre due figure di profeti semigiacenti inseriti in un paesaggio boscoso e roccioso, unica nota naturalistica dellโ€™affresco. Le altre pareti sono percorse orizzontalmente da una cornice dipinta che le divide a metร .
Lโ€™azione si snoda da sinistra verso destra a partire dal registro inferiore, dove lo spazio รจ diviso in caverne a ciascuna delle quali รจ assegnato un peccato capitale. Di queste spelonche ne rimangono solo cinque e in ognuna cโ€™รจ un angelo che protende le braccia verso le anime per sollevarle e indirizzarle in alto. Nel registro superiore invece troviamo la figura di Cristo con il vessillo rosso, verso il quale si slanciano figure saettanti. Anche nella parete centrale torna la figura del figlio di Dio rappresentato come Cristo giudice nella mandorla, circondato dal Battista, da una Vergine dai tratti curiosamente orientaleggianti e da tre gruppi di angeli e patriarchi. Nel registro inferiore della stessa parete San Pietro apre la porta del Paradiso circondato dai dodici apostoli, Paolo e Barnaba. Al di sotto, lโ€™arcangelo Michele attorno al quale si accalcano le figure degli eletti, tra i quali si riconosce un magistrato con il tocco rosso, concordemente identificato come Giovanni Paradisi, capostipite dei committenti il cui stemma si vede ai piedi dellโ€™arcangelo.
La parete di destra, invece, รจ piรน danneggiata per la caduta di intonaco. Vi รจ rappresentata la cacciata allโ€™inferno delle anime peccatrici trainate in basso da catene al collo e colpite violentemente dagli angeli che le ricacciano nelle spelonche. Nel registro inferiore campeggia un gigantesco Satana inquadrato da unโ€™ogiva di fuoco. Alcuni demoni accanto a lui gli porgono le anime che egli afferra e maciulla. Ovunque piovono lingue di fuoco.

 


Bibliografia: P. Mostarda in Arte e territorio. Interventi di restauro, Terni, Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni, 200

 

 

Per saperne di piรน su Terni 1

Le soffitte nascondono sempre grandi segreti. A volte basta alzare lo sguardo e salire, per scoprire deiย tesori nascosti. Laย chiesa di San Domenicoย รจ ben nota, ma cosa si nasconde nel suoย sottotetto?ย ย 

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Sottotetto di San Domenico, foto per gentile concessione dell’ingegner Polidori

Un tesoro nascosto

In pochi si sono avventurati fin lassรน, ma oggi vi portiamo in quelle stanze, grazie allโ€™ingegnere Alessandro Polidori che, insieme allโ€™architetto Giulio Ser-Giacomi, si sta occupando della valorizzazione di questo importante lungo di Perugia. Un luogo che vi permetterร  non solo di camminare sulla storia, ma anche di godere di un panorama mozzafiato.
ยซLe soffitte di San Domenico sono un ambiente molto particolare e pieno di elementi di storia dellโ€™architettura e della cittร , ognuno dei quali meriterebbe attente osservazioni e riflessioni. โ€“ spiega lโ€™ingegnere Polidori –ย  Ogni singola pietra ha qualcosa da raccontare. Non solo cโ€™รจ il ย bel panorama che si vede dalla cima della torre campanaria, ma salire e camminare sopra lโ€™estradosso delle volte fa capire quanto potesse essere maestosa e grandiosa la chiesa trecentesca.ยป Le volte che si ammirano oggi sono state realizzate a metร  del Seicento dallโ€™architetto Carlo Madernoย che le ricostruรฌ dopo il crollo delle primitive volte gotiche, proprio come noi le vediamo oggi, a eccezione delle cappelle laterali, aggiunte nel Settecento, e della parte absidale della chiesa che non era crollata: il coro e le quattro cappelle laterali.
ยซIl sottotetto di San Domenico cela i segni di queste modifiche. โ€“ prosegue lโ€™ingegnere โ€“ Visitandoli si possono osservare gli antichi pilastri medioevali emergere delle attuali volte, la straordinaria fattezza dei capitelli e le aperture che un tempo garantivano la luce naturale in maniera diretta allโ€™interno della basilica.ยป

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Cortile di San Domenico, foto per gentile concessione dell’ingegner Polidori

Il progetto di valorizzazione

Per far si che tutto questo sia visibile al pubblico cโ€™รจ un progetto in via di elaborazione, che prevede la creazione di tre possibili percorsi di visita. ยซSi parte con il tour della basilica, si passa poi alla sacrestia, dopo aver ammirato le ricostruzioni dellโ€™impianto trecentesco dagli acquerelli di Ugo Tarchiย e, grazie alle intercapedini murarie, si sale verso la quota dei sottotetti. โ€“ illustra Polidori – Al di sopra delle volte i percorsi si districano tra le volte delle due navate laterali, la volta della navata centrale, quella del coro, delle cappelle absidali, della sacrestia per poi salire piano dopo piano fino alla quota del quinto livello del campanile: vera e propria terrazza panoramica con affaccio sulle vallate umbre ai piedi delle colline di Perugia e una veduta insolita e bellissima del centro storico di Perugia.ยป
Lโ€™idea della valorizzazione e della visibilitร  delle soffitte e del campanile รจ stata unโ€™unione di varie proposte e ha visto lavorare insieme dapprima i frati,ย  in particolare P. Mario Gallian, dai primi anni Novanta, con lโ€™architetto Giulio Ser-Giacomi e con il Centro Culturale San Tommaso Dโ€™Aquino; poi gli architetti Ser-Giacomi e Maria Carmela Frate, curatori dei lavori di restauro dopo il terremoto del 1997 e ultima proposta ha visto lโ€™impegno dellโ€™ingegnere Alessandro Polidori con lโ€™aiuto e consulenza sempre dellโ€™architetto Ser-Giacomi. Sono quindi piรน di venti anni che San Domenico รจ oggetto di progetti per la sua valorizzazione.
ยซรˆ ย stata avanzata la proposta di creare un percorso museale nei sottotetti โ€“ conclude Polidori – per mostrare il vero โ€œcuoreโ€ della basilica e permettere ai visitatori di raggiungere il punto piรน alto del campanile per godere di un panorama a 360 gradi su Perugia. Per fare questo sono necessari ulteriori interventi che rendano questi luoghi sicuri e idonei per lโ€™apertura al pubblico, in modo che le visite possano essere svolte in totale sicurezza e accessibili a tutti.ยป

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Soffitta della basilica di San Domenico, foto per gentile concessione dell’ingegner Polidori

Luogo invisibile

Per ora, infatti, la visita al pubblico รจ consentita solo in occasione di eventi speciali, che danno la possibilitร  a tutti di ammirare palazzi, torri, soffitte, luoghi di culto e siti di archeologia industriale chiusi al grande pubblico. Tra questi appunto le soffitte dellโ€™imponente chiesa di San Domenico, spazi segreti nati quasi per caso da una ristrutturazione del Seicento che conservano le tracce della originaria chiesa gotica.

Per saperne di piรน su Perugia

Una Giornata per la Custodia del Creato; un Forum dโ€™informazione giornalistica per scovare nuove vie di racconto dello stesso; un percorso, lungo la Via di Francesco, per ricalcare i passi compiuti dal Santo durante il lungo e rigido inverno del 1206. ย Una celebrazione tripartita, quella dal 1 al 3 Settembre, che ha in primo luogo lโ€™aspirazione a diffondere un turismo sostenibile, ma anche il desiderio di tutelare i beni culturali e la bellezza paesaggistica in cui questi, come noi, sono immersi. A porsi come comun denominatore, il Santo di Assisi, patrono dโ€™Italia e degli Ecologisti: chi meglio di Francesco, che aveva vagato in queste terre rapito dalla loro magnificenza e dalla perfezione del Creato, avrebbe potuto costituirsi come simbolo di una rinnovata attenzione allโ€™ambiente?

Il Pellegrinaggio

Eremo di San Piero in Vigneto

Il Pellegrinaggio

Giunto ormai alla sua nona edizione, il pellegrinaggio di 50 km da Assisi a Gubbio si offre come unโ€™occasione per entrare a piรฉ pari nellโ€™atmosfera della succitata celebrazione. Ripercorre, infatti, lโ€™itinerario compiuto da Francesco dopo la sua spoliazione, il gesto di radicale rifiuto degli agi a cui era stato abituato che prelude perรฒ ad una vestizione quanto mai simbolica, non solo perchรฉ il sacco che gli verrร  poi donato diventerร  il simbolo del suo Ordine, ma anche perchรฉ la nuditร  gli permetterร  di indossare lo splendore dellโ€™Eden, emblema di un mondo armonico.
รˆ proprio su questo assunto che prende il via il percorso, articolato non solo sui luoghi realmente visitati dal Santo, ma anche sul valore unico che essi hanno avuto per lโ€™elaborazione degli stilemi della sua dottrina, mutuati sulla bellezza, semplice ed essenziale, del Creato.
Partendo da Assisi, si toccano dapprima la Pieve di San Nicolรฒ e la Chiesa di Santa Maria Assunta; si arriva poi al Castello di Biscina e alla Chiesa di Caprignone, nei pressi della quale il Santo si proclamรฒ, di fronte ai briganti, ยซlโ€™Araldo del Gran Reยป. Dopo essere stato malmenato, Francesco trovรฒ rifugio presso lโ€™Abbazia di Vallingegno, altra tappa del pellegrinaggio di Settembre, a cui si arriva dopo essersi riforniti dโ€™acqua potabile a San Piero in Vigneto, un eremo benedettino dalle fattezze di una fortificazione, cosรฌ come volevano i dettami dellโ€™epoca. A Vallingegno, Francesco venne accolto con riluttanza, al punto da essere ridotto alla stregua di un semplice sguattero; vi tornerร  diverse volte, rendendosi protagonista di episodi che testimoniano il suo grande amore per gli animali.
Senza dubbio, perรฒ, quello piรน famoso riguarda il feroce lupo, la belva che Francesco riuscรฌ ad ammansire nei pressi di Santa Maria della Vittorina, penultima tappa del pellegrinaggio prima della meta. Gubbio si staglia infatti non molto distante, tra gli argentei ulivi, pronta ad accogliere i viandanti nella Chiesa di San Francesco, sulla cui facciata incompiuta si specchia la statua del Santo col lupo, personaggio di primaria importanza nella definizione della santa figura.
Ma se ad Assisi ogni chiesa e ogni angolo rifulge dellโ€™aura di Francesco, รจ a Gubbio che hanno avuto luogo le svolte biografiche piรน significative: รจ qui che Francesco indossa per la prima volta il saio, รจ qui che ritrova lโ€™amico Giacomo Spadalonga, con il quale aveva condiviso la prigionia a Perugia dopo la sconfitta di Collestrada. Ed รจ sempre a Gubbio che il Vescovo concede ai francescani il loro primo cenobio, almeno secondo il proto biografo Tommaso da Celano.

 

Il Forum

Un percorso simile, diretto perรฒ agli esperti della comunicazione, รจ poi la novitร  dellโ€™annuale Forum dellโ€™Informazione Cattolica per la Custodia del Creato. Partendo dal nuovo โ€“ ed emblematico โ€“ Santuario della Spoliazione di Assisi, il forum toccherร  il borgo di Valfabbrica, dove verrร  presentata la nuova Ippovia Slow, tesa a migliorare lโ€™offerta di questa parte di percorso lungo la Via di Francesco. Se infatti numerose donne e uomini, magari accompagnati da fidati amici al guinzaglio, avevano intrapreso tale tracciato sia a piedi sia in bicicletta, la parte dedicata al turismo equestre non era stata abbastanza valorizzata, tanto che sโ€™incontravano spesso scivolosi tratti asfaltati e sparuti punti di ristoro. Da qui lโ€™idea di potenziare lโ€™Ippovia โ€“ secondo un progetto integrato tra i Comuni di Valfabbrica, capofila del progetto, Assisi, Gubbio e Nocera Umbra, sostenuti dalla Regione Umbria e da Sviluppumbria – con maniscalchi, assistenza e punti di ristoro per cavalieri e cavalli: il tratto da Gubbio ad Assisi si porrร  cosรฌ come emblema di un turismo slow, ideale per assaporare la bellezza del paesaggio che ci circonda.
Il Forum, organizzato dallโ€™Associazione Greenaccord Onlus, farร  poi rotta verso Gubbio, dove tra luoghi pregevoli dal punto di vista artistico e spirituale si discuteranno le responsabilitร  della Stampa nella copertura delle notizie durante le fasi successive alle grandi emergenze, in modo da favorire la rinascita delle aree colpite. Nellโ€™ambito di questo articolato dialogo, quei giornalisti che si saranno distinti nella divulgazione e nellโ€™approfondimento delle tematiche ambientali, verranno insigniti dellโ€™onorifico titolo di โ€œSentinella del Creatoโ€.

 

Giornata per la Custodia del Creato

Pellegrini a cavallo

La Giornata Mondiale del Creato

Ognuno di questi percorsi troverร  il proprio epilogo il 3 Settembre, con la solenne celebrazione liturgica per la Giornata del Creato, trasmessa in diretta su Rai Uno. Viaggiatori nella Terra di Dio โ€“ il tema scelto per questa XII edizione โ€“ non รจ altro che il sunto delle due esperienze precedentemente descritte. รˆ il titolo perfetto di una storia di crescita interiore, che si travasa nel rispetto per il mondo circostante; รจ il preludio perfetto per la Giornata Mondiale del Turismo del 27 Settembre, imperniata anchโ€™essa sulle modalitร  adatte ad un turismo sostenibile, al cento per cento.

 


 

L’articolo รจ stato promosso da Sviluppumbria, la Societร  regionale per lo Sviluppo economico dell’Umbria