Conosciuta dai piรน come cittร dellโacciaio, come cittร operaia, quasi totalmente rasa al suolo dai bombardamenti, Terni nasconde ancora una in sรฉ un piccolo tesoro. Alla devastazione della Seconda Guerra Mondiale, il Giudizio universale di Bartolomeo di Tommaso, pittore folignate precursore del Rinascimento umbro, รจ sopravvissuto. A custodirlo gelosamente sono le mura della cappella Paradisi che si apre in fondo alla navata destra della chiesa di San Francesco.
Il ciclo attualmente visibile รจ forse la testimonianza pittorica piรน importante del XV secolo, eppure la sua storia critica cominciรฒ tardi. Gli storici locali, infatti, non ne poterono parlare fino al XIX secolo perchรฉ i frati conventuali, ai quali apparteneva la chiesa, usarono quel vano come magazzino per la legna del convento, murandone lโarco dโaccesso. Gli affreschi tornarono alla luce solo nel 1861, grazie allโopera dellโarchitetto Benedetto Faustini.
Unโattribuzione controversa
Prima del problema dellโattribuzione, i critici affrontarono quello della controversa iconografia. In un primo momento tutti parlarono di illustrazione della Divina Commedia. Mariano Guardabassi nel 1872, infatti, vi lesse ยซi profondi concetti dellโAlighieriยป e questa lettura sembrรฒ confortata anche dallโattribuzione a Bartolomeo di Tommaso, perchรฉ la prima produzione a stampa del poema dantesco fu fatta proprio nella cittร di Foligno.
A occuparsi dello studio iconografico tra 1977 e 1978 furono Bruno Toscano e Pietro Adorno che, non avendo trovato corrispondenze puntuali con le terzine dantesche, indirizzarono le loro ricerche verso unโaltra strada, facendo riferimento al clima sociale e religioso che la cittร viveva a metร del Quattrocento e ai legami del pittore con lโordine francescano e con Giacomo della Marca, predicatore itinerante. San Giacomo fu certamente a Terni nel 1444 e predicava spesso nella chiesa di San Francesco contro i vizi che aveva osservato nella cittร . Terni viveva quindi sotto la guida spirituale di questo frate, che un anno piรน tardi portรฒ la sua oratoria anche a Foligno influenzando profondamente lโartista. Bisogna anche considerare che a commissionargli lโopera, nel 1449 fu Monaldo Paradisi, figura particolarmente legata allโOsservanza e agli statuti di riforma voluti da San Giacomo. Il Giudizio finale, infatti, รจ una costante della predicazione del frate e uno dei Sermones Dominicales, il De Judicio extremo, sembra corrispondere passo dopo passo ai dipinti di Bartolomeo di Tommaso, quasi che il pittore lo abbia seguito fedelmente trasformando in immagini le parole. Giacomo della Marca si rivela quindi come fonte ispiratrice principale del pittore.
Giudizio Universale
La decorazione della cappella Paradisi consiste in un imponente e terribile Giudizio universale. Inizia nel sottarco di ingresso con sei cornici quadrilobate che incorniciano i busti dei profeti che hanno annunciato il ritorno di Cristo: Geremia, Daniele, Malachia, Isaia, Giona e Abdia. Allโinterno della cappella, sopra lโarco di accesso, si trovano altre due figure di profeti semigiacenti inseriti in un paesaggio boscoso e roccioso, unica nota naturalistica dellโaffresco. Le altre pareti sono percorse orizzontalmente da una cornice dipinta che le divide a metร .
Lโazione si snoda da sinistra verso destra a partire dal registro inferiore, dove lo spazio รจ diviso in caverne a ciascuna delle quali รจ assegnato un peccato capitale. Di queste spelonche ne rimangono solo cinque e in ognuna cโรจ un angelo che protende le braccia verso le anime per sollevarle e indirizzarle in alto. Nel registro superiore invece troviamo la figura di Cristo con il vessillo rosso, verso il quale si slanciano figure saettanti. Anche nella parete centrale torna la figura del figlio di Dio rappresentato come Cristo giudice nella mandorla, circondato dal Battista, da una Vergine dai tratti curiosamente orientaleggianti e da tre gruppi di angeli e patriarchi. Nel registro inferiore della stessa parete San Pietro apre la porta del Paradiso circondato dai dodici apostoli, Paolo e Barnaba. Al di sotto, lโarcangelo Michele attorno al quale si accalcano le figure degli eletti, tra i quali si riconosce un magistrato con il tocco rosso, concordemente identificato come Giovanni Paradisi, capostipite dei committenti il cui stemma si vede ai piedi dellโarcangelo.
La parete di destra, invece, รจ piรน danneggiata per la caduta di intonaco. Vi รจ rappresentata la cacciata allโinferno delle anime peccatrici trainate in basso da catene al collo e colpite violentemente dagli angeli che le ricacciano nelle spelonche. Nel registro inferiore campeggia un gigantesco Satana inquadrato da unโogiva di fuoco. Alcuni demoni accanto a lui gli porgono le anime che egli afferra e maciulla. Ovunque piovono lingue di fuoco.
Bibliografia: P. Mostarda in Arte e territorio. Interventi di restauro, Terni, Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni, 200