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Tra i mestieri tradizionali della Bevagna medievale, il piรน caratteristico รจ legato alla lavorazione della canapa, per la fabbricazione di tele e cordami.

Nel suo Saggio georgico sulla proprietร  dellโ€™acque del torrente Lattone e commercio delle tele in Bevagna del 1782, Alessandro Aleandri scrive: ยซFra tutte per altro le arti, che quivi a perfezione son giunte, verunโ€™ altra avvenne, che possa in elevazione contendere collโ€™arte di tessere e imbiancare dโ€™ogni specie le Tele. Buona parte del territorio di Bevagna รจ attivissimo alla produzione e cresciuta della Canape, di cui si raccoglie quantitร  considerabile. Raccolta in Bevagna la Canape vโ€™รจ tutto il modo di macerarla in alcuni Fossi a ciรฒ destinati, chiamati perciรฒ Maceratori, cinquecento passi in circa lungi dallโ€™abitato. Compiuta la macerazione, ed incigliata dai Contadini la Canape, passa alle Botteghe dei Canapari, delle quali se ne contano nellโ€™abitato in gran numero, vivendo perciรฒ la maggior parte della Plebe collโ€™esercizio di questโ€™arte. Ridotta allโ€™opportuno lavoro viene poi consegnata alle Filatrici, dalle Filatrici passa allโ€™Orditrici, e Tessitrici, dalle quali si lavorano le Tele di diversa qualitร , giusta il desiderio di chi ne fa lโ€™ordinazione. In Bevagna si conta un numero infinito di Telari, sicchรฉ ascendono a migliaia le Tele che in ciascun mese si lavorano. La tela si divide in quattro pezze, e ciascuna pezza in ventisette braccia, o sia in nove Canne Romane. Lavorate le tele resterebbe di imbiancarle e dovrebbesi mandarle altrove, se non vi fosse anche qui la maniera dโ€™eseguirlo non solo perรฒ evvi tal comodo; ma egli รจ tale che non evvi luogo in tutta lโ€™Europa, ove le tele naturalmente riducansi a piรน perfetto biancheggio, quanto da noi e il cui perfetto biancheggio proviene soltanto dalle acque del nostro Lattone. Questo torrente denominato Lattone rimane lungi circa due miglia da Bevagna, sotto un Castello denominato la Torre del Colle. Sebbene dagli Abitanti della Torre non si usi alcuna particolaritร  nรฉ segreto per biancheggiare, con tutto ciรฒ รจ infallibile che lโ€™acque del detto Lattone bianchiscono piรน di tutte lโ€™altre acque, benchรฉ non si usi nรฉ calce, nรฉ sapone, nรฉ si raddoppino tanti bucati, quanti se ne usano in altri luoghi di biancheggio. Giunte finalmente al grado del desiderato biancheggio, le genti della Torre del Colle le stendono in vari prati, presi in affitto per asciugarle. Indi a perfezione purgate le riportano aโ€™ rispettivi mercadanti in Bevagna, incontrandosi di continuo per la strada che conduce colร  Uomini e Donne, Giovanotti e fanciulle, di fresca, di adulta, di virile e ancor di vecchia etade portar sopra la testa chi tre, chi quattro e chi per fine sei di quelle Tele. Fra le tele dunque, che si mandano a curare al Lattone vi sono le Cortinelle, che si fabbricano in tutta la Germania; la loro tirata รจ di circa canne 20 Romane, e si paga per curarle baj.25 la pezza. Le tele di Cento fabbricate in Baviera di tirata canne 25, e pagansi per curarle baj.30 la pezza. Le tele Navine fabbricate similmente in Baviera simili nella tirata e nel prezzo alle tele di Cento. Le tele di Bevagna di tirata canne 9, si paga per biancheggio baj.10. Vengono finalmente anche le tele di Bologna e dโ€™altre parti, il cui biancheggio si paga piรน o meno secondo la loro maggiore o minor tirata ed altezzaยป.
Aleandri cosรฌ conclude il saggio: ยซFinchรฉ sussisterร  questโ€™arte, non mancherร  popolazione, girerร  il denaro e fiorirร  in Bevagna la ricchezza e lโ€™abbondanza; ma trascurandosi si vedrร  il popolo in povertร  e decadenza. Si dovrebbe quindi custodire la medesima con somma gelosia e usare ogni mezzo possibile per mantenerla e accrescerla, senza frapporvi il menomo ostacolo, anche in riflesso di qualunque pubblica gravezza, potendosi in caso di bisogno aumentare gli aggravi personali, non mai perรฒ il traffico o delle canape o delle Tele, unico mezzo che ci resta in oggi per sperare la sussistenza ed aumento del Popolo di Bevagnaยป.

 

Telaio in lavorazione

Un’antica tradizione

Da un documento di proprietร  dei Conti Spetia risulta che, ancora nel XIX secolo, gran parte della popolazione vive dellโ€™esercizio di questa arte: 2404 sono le filatrici che, dalle frazioni e dai comuni limitrofi, vengono quotidianamente a Bevagna per prendere e riportare i filati; 36 sono le botteghe per la raffinazione della canapa: 376 le donne del capoluogo impegnate nella tessitura e 381 le persone impiegate nel biancheggio delle famose Tele di Bevagna e di quelle straniere. Sembra che anche Caterina De’ Medici, andando in sposa ad Enrico II, re di Francia, porti nel suo corredo finissime camicie di canapa, tessute e confezionate a Bevagna.
In realtร , verso il Mille, la coltivazione della canapa รจ diffusissima su tutto il territorio pianeggiante e ricco di acque e pertanto adatto, per la sua configurazione, a questo tipo di coltura da cui contadini e artigiani traggono il loro sostentamento, contribuendo alla notorietร  del borgo con la produzione di tele pregiate e cordami resistentissimi. Lo stesso Statuto documenta lโ€™importanza che a Bevagna aveva la coltivazione della canapa e la tessitura. Nel libro terzo si vieta lโ€™importazione della canapa di Foligno a Bevagna e nel suo distretto; รจ fatto obbligo al Podestร  di inviare il proprio notaio ogni martedรฌ, giorno di mercato, a controllare il Forum Canipae perchรฉ non si contravvenisse alla norma. La pena per coloro che erano stati trovati colpevoli era stabilita in decem solidis pro manna qualibet, cioรจ per ciascuna matassa. Veniva stabilita lโ€™ubicazione del mercato della canapa: da porta Giuntula fino a Porta S. Vincenzo, e in nessun altro luogo e anche in questo caso il notaio del Podestร  doveva esercitare un severo controllo. Si stabiliva anche che nessuno potesse passare attraverso i campi coltivati a canapa, cioรจ le canapine, per andare a lavare i panni ed era compito del Notaio ai Danni Dati controllare e indagare su coloro che non avessero rispettato la norma. Infine lo Statuto considerava lecito per chiunque macerare la canapa, il canapone e il lino in qualsiasi maceratoio di Bevagna e del suo distretto con il consenso degli eventuali proprietari. Il capitolo 178 definisce il salario delle tessitrici dei panni canapati in base ai nodi con precisione estrema: il compenso va da tre soldi per sei nodi e a otto soldi per quindici nodi. ย Textrices, seu texentes panni canapatii accipiant pro stesa panni facti in sex legaminibus tres solidos: et pro stesa panni facti a sex usque in decem legaminibus quinque solidos, et pro stesa panni facti in undecima, et in duodecim legaminus sex solidos, et pro stesa panni facti in quatordecim legaminibus septem solidos et sex denarios, et pro stesa panni facti in quindecim legaminibus octo solidos denariorum.

 

Mercato delle Gaite

La lavorazione durante le Gaite

Per rispetto di questa antica tradizione della Bevagna medievale, nellโ€™ambito della manifestazione del Mercato delle Gaite, una delle quattro, la Gaita Santa Maria, si รจ impegnata fin dallโ€™inizio a far rivivere nei gesti e nei suoni i diversi momenti della lavorazione della canapa, ripercorrendone con fedeltร  i complessi passaggi, secondo le antiche tecniche. Nel 1993 la Gaita ha pensato di arricchire il suo angolo originario dando vita alla ars guarnellariorum o arte dei cascami pesanti che lega insieme, in una stessa corporazione, gli artigiani che tessono la canapa e la lana, nonchรฉ i cordari. In un accogliente e suggestivo angolo verde i visitatori hanno modo di seguire contemporaneamente le fasi della scavezzatura e quelle della scardezzatura dei due cascami pesanti. In un angolo, Osvaldo il pastore tosa con mani esperte una grossa pecora belante, da cui ricava la lana che alcuni giovani donne lavano ripetutamente alla fonte dโ€™acqua corrente. Mentre Cinzia e Manuela sono impegnate in questo lavoro, Maria e Gina stendono al sole la lana lavata, disponendola su camorcanne. Quella giร  imbiancata viene invece scardazzata a mano da Marisa e Peppinella, che la allargano in fiocchi, con gesti veloci, dopo averla unta con olio di oliva. Al centro del giardino si susseguono le fasi della stigliatura: le mannelle di canapa che stanno a essiccare al sole, vengono prese e sottoposte ai colpi ripetuti e ritmati del bastone e della maciulla, con cui Cesare e Angelo spezzano gli steli in frammenti, facilmente separabili dalla filaccia. La fibra, che ne risulta, viene passata poi al pettine; Tarsavio e Silvio, con gesti lenti ma costanti, allungano e tirano ripetutamente le fibre di canapa e lana sopra i due grossi pettini, legati stabilmente ad un tavolaccio, cosรฌ da eliminare la parte piรน grossolana della filaccia e del fiocco e disporre le fibre in unโ€™unica direzione, preparandole per la filatura. Ogni tanto una ragazza, Simona, preleva i fiocchi di lana e canapa, appena pettinati, per riportarli alle filatrici. Dina, Letizia e Maria su pesanti banchetti incappucciano le rocche, fatte da loro con grosse canne, con u batuffolo di fibra di canapa e lana. Le tengono strette sotto lโ€™ascella, oppure infilate nella cintura delle lunghe sottane, cosรฌ da avere entrambe le mani libere per tirare e torcere il filo che si avvolge attorno al fuso. Giacomina e Giustina fanno ruotare i naspi con sorprendente rapiditร  e lasciano poi cadere nel cesto, ai loro piedi, le matasse appena allacciate. Caroletta gira lentamente il filarino e il rocchetto si riempie di filo, Ope ed Elia, girano le piccole ruote che avvolgono il filo della matassa intorno ai rocchetti. Su antichi telai, con gesti precisi e ritmo cadenzato, Angela ed Elide lanciano la spoletta sopra e sotto, a destra e a sinistra, tra i fili tesi dellโ€™ordito. La trama cresce, si allunga e la tela splende bianca e resistente. Donne in abiti succinti e coloratissimi si danno un gran daffare intorno ad alcune vasche di pietra. Stanno tingendo. Michela, Anna, Laura, Ilena, Assunta, Francesca e Pia, tingono le matasse di lana e i teli di canapa, utilizzando le tradizionali le tradizionali sostanze vegetali: il nero ottenuto dalla daphne gnidium, il giallo dalle foglie di ontano o dallo scotano, il turchino dal guado, il marrone dalla galla, il rosso dalla rubia tinctoria. Un giovane scalzo pesta le tele tessute al telaio in un grosso catino di terracotta, pieno di un liquido composto di acqua, sapone, sabbia, calce e orina, che ha il potere di conferire al panno grezzo una particolare lucentezza e resistenza.
Lungo il muro che delimita per tutta la sua lunghezza il vicoletto, rivive con fedeltร  lโ€™antica arte dei cordai: Gigi gira con pazienza e solerzia la ruota dellโ€™antica tornetta, rallentando o accelerando, secondo le richieste degli esperti cordai, Olivo e Attadio, che per lunghi anni hanno fabbricato corde per una infinitร  di usi, torcendo con gesti rapidi ed esperti la fibra di canapa. Il passato, come dโ€™incanto, si รจ fatto presente.

 

Mestieri delle Gaite

La canapa, una fibra versatile

Ne La Divina Villa del perugino Corniolo della Corna, che scrive nella prima metร  del Quattrocento, la canapa viene al primo posto nella fabbricazione di funi, corde, reti e sartiami. Piero de Crescenzi parla dellโ€™impiego della canapa per fare panni, camicie, lenzuola. Sempre nel Quattrocento, due grandi trattati di gastronomia e dietetica, come il Libro de arte coquinaria di Maestro Martino da Como e il De honesta vuluptade et valetitudine di Bartolomeo Platina, parlano ampiamente della canapa. Dallโ€™antichitร  fino allโ€™inizio del XIX secolo il 90% delle vele delle navi era in canapa. Fino agli anni venti del Novecento circa lโ€™80% dei prodotti tessili e delle stoffe per vestiti, tappeti, tende, coperte, asciugamani ecc., era in fibre di canapa, considerati piรน caldi del cotone e tre volte piรน resistenti a strappi e conservabili piรน a lungo. Quasi fino alla fine del XIX secolo, una percentuale stimata tra il 75% e il 90% della carta fabbricata nel mondo era prodotta con fibre di canapa: oltre alla Bibbia di Gutenberg risalente al 1455, anche le opere di M. Twain, V. Hugo, A. Dumas furono stampate su carta di canapa, come la Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti. Essendo una fibra forte e lucida in grado di resistere al calore, alla muffa, agli insetti e non venendo danneggiata dalla luce, pitture a olio dipinte su tele di canapa si sono conservate in buone condizioni attraverso i secoli: i quadri di Rembrandt, di Van Gogh e di altri famosi artisti erano dipinte su tessuti di canapa. Per almeno 3000 anni gli estratti di canapa (cime, foglie, radici) hanno costituito i farmaci piรน diffusi per il trattamento della maggior parte di malattie. Si trovano citati per la prima volta per il trattamento di disordini femminili, gotta, reumatismo, malaria, stipsi e debolezza mentale in un testo di medicina cinese del III millennio a.C. Senza dimenticare lโ€™utilizzo per la produzione di prodotti cosmetici; per la produzione di tavole molto robuste per lโ€™edilizia e la falegnameria; per la produzione di mattoni in cemento impastato con legno di canapa.

 


Bibliografia

Opere scelte di Alessandro Aleandri, a cura di T. Sediari e C. Vinti, Fabrizio Fabbri Editore, 1999
Un viaggio attraverso i secoli: Il mercato delle Gaite, a cura della Gaita Santa Maria, Tipolitografia Recchioni,1994
La canapa in Italia dal Medioevo al Novecento, a cura di C. Poni e S. Fronzoni, Clueb, 2005

Santa Anatolia di Narco, acquerello dalle venature arcadiche dipinto sullโ€™antica tela della Valnerina, nasconde, tra le voci dei mulinelli dโ€™acqua che il Nera ricama in gocce di rugiada e ciottoli dโ€™arenaria, la memoria del Fiume Sacro e della sua gente.

Una discendenza di uomini e tessitori che, scolpiti sui tramonti infuocati che in Val di Narco annunciano lโ€™arrivo dellโ€™inverno, abbandonava nella polvere acre dei solchi gioghi e aratri per impugnare telai e fusi di frassino, violini tormentati da mani nodose le cui corde raccontano di un territorio dal volto millenario che, nella lavorazione della canapa, custodisce la genesi della secolare sapienza umbra.

 

Santa Anatolia di Narco, foto di Enrico Mezzasoma

 

Un territorio, la Val di Narco, che racconta storie di antichi mestieri e di ruvidi telai, esperienze agresti a cui il Nera affida il compito di tracciare la rotta errante del viaggiatore, funambolo romantico dallo zaino in spalla allโ€™incessante ricerca di meridiani e paralleli interiori, in bilico sul filo sottile ed etereo del veleggiare umano. Stelle polari puntate sul sipario della storia indicano a chi sceglie questo petalo di Valnerina una visione scarcerata da orizzonti e confini, che riaffiora limpida tra le increspature del tempo e della memoria, ai piedi di alberi maestri su cui fioriscono le vele della civiltร  umbra.

 

 

Il Museo della Canapa, foto di Officine Creative Italiane

Il Museo della Canapa

Azimut e zenit, costellazioni e punti cardinali che, varcata la soia del Museo della Canapa, assumono i contorni di telai e fusi di frassino, rose dei venti che ripercorrono le vicende di un territorio antico in cui il tempo si traduce in tradizione per poi perdersi nellโ€™alba della storia.
Mestieri dal fascino arcaico che si materializzano nella ricostruzione museale di antichi laboratori tessili e di percorsi didattici che conservano idilli e frammenti di una civiltร  secolare, quella umbra.

 

Il Museo della Canapa, foto di Officine Creative Italiane

 

Un museo che non รจ solamente spazio espositivo, ma luogo della memoria, dove convivono e si intrecciano le trame di una storia antica, mani di tessitori e tessitrici le cui voci risuonano lapidee tra le latitudini del tempo. Esperienze del passato proiettate nel futuro, ecco il motivo migliore per cui scegliere il Museo della Canapa. A suggerirci questa interpretazione รจ unโ€™opera dโ€™arte esposta nella sede del museo e divenuta a tutti gli effetti unโ€™icona – Spinning Dolls dellโ€™artista inglese Liliane Lijn –ย  una riproduzione in chiave contemporanea del mondo femminile e del suo antico legame con la tessitura.
E allora lโ€™immaginazione torna a indugiare sui passi compiuti dal protagonista di questa Umbria inattesa, il tessitore, chino sullโ€™anima del telaio fra i mormorii inquieti di ombre e fantasmi che accompagnano gli echi di una civiltร  rurale indimenticata e indimenticabile. Un mestiere arcaico nato tra le luci soffuse di antiche lampade a olio, una lavorazione che diviene inesorabilmente liturgia figlia del tempo, imprigionata per sempre fra le trame della tradizione popolare.

 

Il Museo della Canapa, foto di Officine Creative Italiane