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INGREDIENTI:
  • 600 g di pasta da pane giร  lievitata
  • 3 grosse cipolle
  • 12-15 foglie di salvia
  • ยฝ bicchiere d’olio extravergine d’oliva
  • sale
  • olio o strutto per la tortiera

 

PREPARAZIONE:

Sbucciate le cipolle, tagliatele a fette sottili, stendete su una placca da forno e spolverizzatele di sale. Lasciate cosรฌ per unโ€™oretta, poi strizzatele bene. Ungete una tortiera rettangolare e non troppo alta, disponetevi la pasta da pane in uno strato alto non piรน di un centimetro e cospargetene la superficie con fettine di cipolla e con foglie di salvia, lavate e asciugate. Irrorate la superficie della schiacciata con un filino dโ€™olio e fate cuocere a 180ยฐ circa per 30-40 minuti. Servite la schiacciata calda o fredda.

 

 

La schiacciata alla cipolla โ€“ che a Cittร  di Castello chiamavano pampassato โ€“ รจ conosciuta in tutta lโ€™Umbria. Si facevano perรฒ anche schiacciate con la sola cipolla oppure con le foglioline di rosmarino e, in mancanza dโ€™altro, solo con un poโ€™ di sale in superficie. A Norcia, dove era di regola prepararla quando si faceva il pane e dove veniva chiamata anche spianata, accanto alle versioni piรน povere (con sale, ciccioli o rosmarino), ve ne erano con zucchine, pomodori, a volte patate.

 

Per gentile concessione di Calzetti-Mariucci

Titolo: Perugia Underground. Storie di donne, sesso e potere nel Novecento

 

Autore: Andrea Maori

 

Editore: Francesco Tozzuolo Editore

 

Anno di pubblicazione: 2018

 

Caratteristiche: 108 pagine, foto cm 21 x 15, brossura illustrata con bandelle, ill. b/n

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nella sua ultima opera, Andrea Maori – archivista e ricercatore perugino – ci porta alla scoperta di tre storie che hanno come protagoniste le donne. Tre vicende che attraversano il secolo scorso e che, avvalendosi di una puntuale documentazione e ricerca dโ€™archivio, sono testimonianza della condizione di subalternitร  delle donne e della loro libertร  individuale negata. Il primo racconto,ย Bellโ€™Epoque a Perugia: ยซAmori illecitiยป nella casa di pena delle donne, ambientato nel 1909, ha come teatro il riformatorio e il carcere femminile di Perugia al centro di polemiche e scandali per le violenze inflitte alle carcerate, che due donne coraggiose e battagliere, Zita Centa Tartarini e Maria Rygier, riescono a portare a conoscenza dellโ€™opinione pubblica.

Nel secondo,ย Ai margini della storia: Cecilia Aurora e Agostina tra prostituzione e antifascismo, Maori ha seguito la loro storia di emarginazione attraverso le piccole tracce trovate negli archivi. Due donne, Cecilia Aurora Tavernelli di Cittร  di Castello e Agostina Tortaioli di Perugia, schedate come prostitute antifasciste costrette a spostarsi da una cittร  allโ€™altra fino a far perdere le loro tracce e presenti nella storia solo attraverso scarne schede di polizia.

Nel terzo, Pubblica moralitร  dallโ€™approvazione della Legge Merlin agli anni Settanta. Il caso di Perugia, lโ€™autore analizza con numeri e dati puntuali il fenomeno prostituzione prima e dopo lโ€™entrata in vigore della legge Merlin, che negli intenti doveva dare dignitร  alle donne ed evitare situazioni di sfruttamento. Inoltre Maori prende in esame la costituzione della Polizia femminile il cui scopo era quello di salvaguardare la pubblica moralitร  e vigilare sulla stampa reprimendo quella ritenuta immorale.

ยซIl volume ha il merito di portare alla luce tre storie locali che inevitabilmente si intrecciano con la dimensione nazionale che modulano su tre terreni diversi, ma contigui, la subalternitร  di classe e di genere che si manifesta nel dominio maschile della sessualitร  femminileยป, afferma il professore Paolo Bartoli nella prefazione.

Da segnalare la suggestiva immagine in copertina, che riproduce lโ€™opera che lโ€™artista spagnolo Daniel Munoz realizzรฒ nel 2012 sul muro esterno dellโ€™ex carcere femminile di Perugia. Il murale (acrilico su cemento) dal titolo Donne abbandonate del carcere di Perugiaย รจ stato distrutto nel 2017 nel corso dei lavori di messa in sicurezza dellโ€™edificio. ยซLโ€™idea del muraleยปย  spiega lโ€™artista ยซera di creare un ritratto simbolico della sottomissione delle donne attraverso la storia. Ho scelto questo tema perchรฉ lโ€™edificio era la prigione delle donneยป.

ยซMeglio cento volte la tenda del beduino, meglio il dorso del cammello, meglio la continua lotta e la sublime incertezza del domaniโ€ฆ io voglio morire in Africa, libero come la Natura.ยป

ย Cosรฌ scriveva lโ€™esploratore e naturalista umbro Orazio Antinori, soggetto a quello che potremmo oggi chiamare un vero e proprio mal dโ€™Africa. In realtร  a parlare erano il suo animo avventuroso e la sua indole curiosa, che ne fecero prima un ragazzino irrequieto e scavezzacollo e poi uno dei piรน grandi esploratori di metร  Ottocento.

Dai primi anni all'esilio

Orazio nasce a Perugia nel 1811 da una famiglia insignita del titolo marchionale. Diserta gli studi classici ancor prima di aver conseguito il diploma e si dedica allโ€™ornitologia e alla tassidermia. Si definisce anche ยซfalegname per passatempo e meccanico per svagoยป e, al contempo, si dedica ai disegni e alla caccia, impagliando poi gli uccelli che uccide.
Nel 1837 si trasferisce nella Capitale, scacciato dal padre per aver messo incinta una cameriera โ€“ dalla quale ebbe un figlio maschio mai riconosciuto, ma che decise di mantenere. Potรฉ cosรฌ dedicarsi allโ€™ornitologia, diventando ben presto non solo lโ€™imbalsamatore e custode generale di Carlo Luciano Bonaparte principe di Canino, ma anche un valido aiuto dello stesso nella stesura dellโ€™Iconografia della fauna italica (Roma, 1832-1841) e del Conspectus generum avium (Bologna, 1842).
Mazziniano, si arruola come ufficiale nellโ€™esercito pontificio che, a Cornuda (TV), viene sconfitto da quello austriaco โ€“ cosa che avverrร , qualche tempo dopo, anche a Vicenza. Antinori viene perรฒ colpito al braccio destro, tanto che comincia a scrivere con la sinistra; torna a Roma ed รจ tra coloro che determinano la fuga di Pio IX. Viene eletto deputato alla Costituente, ma impugna nuovamente il fucile per difendere la Repubblica Romana dai Francesi di Oudinot che, perรฒ riusciranno a entrare nella Capitale.
A Orazio non resta che lโ€™esilio: fa rotta prima verso la Grecia e poi verso la Turchia. Qui, rimasto quasi senza mezzi, si mette in societร  con il console svizzero Guido Gonzenbach: i due si lanciano nellโ€™esportazione degli animali imbalsamati e questo lavoro porta Orazio a cacciare in Asia Minore, Cipro, Candia, Malta e Siria.

I primi viaggi


Sulla scia di questi viaggi, nel 1858 si trasferisce in Egitto e, lโ€™anno dopo, sceglie il Sudan come base di partenza delle sue spedizioni. Cosรฌ scrive Manlio Bonati: ยซConosce altri viaggiatori, interessati al commercio della gomma, delle piume di struzzo, dellโ€™avorio e del caffรจ, con cui progetta delle spedizioni sul Nilo, il fiume misterioso che convoglia a sรฉ un nutrito numero di esploratori provenienti da varie nazioni europee. Le prime vere avventure africane le vive nel Sennaar con Angelo Castelbolognesi, ebreo ferrarese, e con i fratelli savoiardi Ambrogio e Giulio Poncet. A Galabat vuole penetrare in Abissinia, ma la strada gli รจ vietata. Col francese Guillaume Lejean arriva al Darfur, dove la carovana si blocca per colpa delle guide e dei portatori, collaboratori indispensabili nei viaggi africani, che non vogliono addentrarsi in localitร  popolate da tribรน ostili. Con Alessandro Vayssiรจre, anchโ€™egli savoiardo, e con il lucchese Carlo Piaggia risale nel 1860 il Nilo Bianco fino alla confluenza con il Bahr el-Ghazal. I tre navigano sulla barca del Vayssiรจre con lโ€™intenzione di raggiungere i Niam-Niam. Purtroppo, dopo essere giunti a Nguri, localitร  piรน meridionale calpestata dal Nostro, โ€œle continue piogge, le febbri, la dissenteria, il vitto scarso e cattivo minacciavano di seppellirci tutti sul luogoโ€. Con queste parole lโ€™Antinori riassume lโ€™esito sfavorevole della piccola spedizione, che vede morire di febbre lโ€™amico nato nella Savoia e i superstiti tornare stremati nella capitale del Sudan.ยป
A questo si aggiunge lโ€™incontro con un leone, dal quale Orazio avrebbe potuto difendersi solo con un fucile caricato a pallini; per fortuna il felino se ne va senza attaccarlo. Ma le avventure del nostro non sono destinate a terminare qui: vendendo ogni suo avere, torna in Italia quando, nel 1861, a farla da padrone รจ il nuovo regno savoiardo. Cede, per 20.000 lire, la sua preziosa raccolta ornitologica, che perรฒ viene smembrata tra vari musei; al contrario, decide di donare la collezione etnologica al Museo dellโ€™Universitร  della sua cittร  natale, Perugia.

Il ritorno in Italia e la Societร  Geografica Italiana

Sappiamo che in seguito entra nella Massoneria, sebbene la data sia incerta; la cosa non intacca la sua passione per i viaggi e le esplorazioni, che si arricchisce delle esperienze in Sardegna, in compagnia dellโ€™ornitologo Tommaso Salvadori, e della cattura degli uccelli in Turchia, alla quale aggiunge anche la ricerca dei reperti romani e la stesura di una corretta carta oro-idrografica dei luoghi visitati.
Nel 1867 si trasferisce a Firenze e figura tra i fondatori della Societร  Geografica Italiana, di cui ricopre funzioni di segretariato. Due anni piรน tardi viene scelto dal Governo come rappresentante italiano in Egitto in occasione dellโ€™inaugurazione del Canale di Suez, seguita, un anno piรน tardi, dalla presenza allโ€™acquisizione della Baia di Assab. Subito dopo si inoltra nella terra dei Bogos per visitare la colonia della Sciotel, organizzata senza fortuna da alcuni connazionali e per preparare una collezione della fauna del luogo.

La spedizione nello Scioa

Nei 1872 lo ritroviamo a Firenze a espletare incarichi dโ€™ufficio della Societร , ma nel 1873 perde di nuovo lโ€™uso della mano destra a causa di una dolorosa infiammazione. Nel frattempo, la sede della Societร  Geografica Italiana si trasferisce a Roma e Antinori la segue. In questo periodo prende corpo lโ€™idea di progettare una spedizione nello Scioa e nei laghi equatoriali: lโ€™etร  che avanza non sembra essere un deterrente per lโ€™avventuriero Orazio, che nel 1875 รจ nuovamente a capo di una missione scientifica nei chott tunisini per rilevare la possibile immissione del mare in quei solitari bacini salati.
Nel marzo 1876, infine, Orazio si imbarca per lโ€™Abissinia e, dopo diversi intoppi, furti e problemi col personale indigeno, la carovana riesce a mettersi in cammino verso lo Scioa. Lo scopo era quello di crearvi una stazione geografica come base per altre spedizioni scientifiche e commerciali. Abu Beker, emiro di Zeila e trafficante di schiavi, ostacola in tutti i modi gli esploratori, che rischiano anche di essere uccisi; ma, alla fine, essi riescono ad arrivare da Menelik II, il re dello Scioa. Antonori ne resta affascinato, anche perchรฉ beneficia, al pari dei compagni, dellโ€™ospitalitร  del monarca e del suo consigliere, il vescovo cappuccino Guglielmo Massaja.

Lโ€™incidente di caccia e gli ultimi anni

Questi gli affida un terreno dove sorge la stazione geografica e luogo in cui il marchese puรฒ recuperare, visto che si รจ ferito gravemente in un incidente di caccia. A parlare รจ Landini, uno dei compagni di Antinori: ยซTrovai il povero Antinori steso in terra, con la mano destra orribilmente fracassata, grondante di sangue. Seppi che tenendo la mano sulla bocca del fucile, questo esplose e gli portรฒ via gran parte della mano destra dalla palma fino al polso che gli restรฒ scopertoยป.
Nonostante lโ€™infortunio, continuรฒ a praticare la preparazione degli animali, avendo insegnato a due giovani abissini lโ€™arte della tassidermia.
Al contrario dei suoi compagni che, dopo diverse peripezie, decidono di ritornare in patria, Antinori rimane presso Menelik e si dedica a unโ€™esplorazione del Lago Zuai. La pioggia lo fa ammalare; appena si sente in forze si reca a Entotto per vedersi con Menelik, ma al ritorno si bagna di nuovo e si ammala definitivamente.
รˆ perรฒ sereno: la sua unica preoccupazione sono i suoi manoscritti, che prega vengano rimandati in patria โ€“ al contrario del suo feretro, che riposa ancora a Let-Marefiร , in Etiopia.

 

 


Bibliografia:

http://www.ilcornodafrica.it/es-antinori.htm

http://www.treccani.it/enciclopedia/orazio-antinori_(Dizionario-Biografico)/

http://www.archiviofotografico.societageografica.it/index.php?it/183/orazio-antinori

ยซSono un perugino di Ponte San Giovanni, nato e cresciuto lungo il Tevere. Questo fiume ha rappresentato โ€“ e rappresenta โ€“ molto per meยป.

Il mio telefono squilla.

ยซBuongiorno, sono Serse Cosmi. Possiamo fare lโ€™intervista ora, che piรน tardi sono impegnato?ยป.

ยซVa bene, mi dia cinque minutiยป.

Ammetto che ancora non avevo acceso il computer ed ero mezza assonnata, ma mi sono subito svegliata. Rare volte qualcuno mi ha chiamato per anticipare unโ€™intervista e non per annullarla: non Serse Cormi, lui รจ uno di parola!

Non glielโ€™ho confessato (ora lo leggerร  qui), ma ero sugli spalti dello stadio Curi quando allenava il Perugia. Chiacchierare con lui รจ stato divertente, cโ€™รจ scappata piรน di una risata. Nonostante abbia girato lโ€™Italia per allenare tante squadre – dalla Pontevecchio allโ€™Arezzo, dal Perugia al Genoa, fino allโ€™Udinese, Brescia, Livorno, Palermo, per citarne alcune, resta un perugino D.O.C. anzi come tiene a specificare lui: ยซun perugino di Ponte San Giovanniยป.

Serse Cosmi

Mister qual รจ il suo legame con lโ€™Umbria?

Gli umbri sono legati in maniera viscerale alla loro terra e alle loro radici: io, facendo una professione che mi porta in giro per lโ€™Italia, sento molto questo legame. Quando sei fuori apprezzi ancora di piรน dove sei nato e la tua terra. Per me รจ, e rimane, un legame fortissimo.ย ย 

Si considera ancora lโ€™Uomo del fiume, uomo di Ponte San Giovanni?

Assolutamente sรฌ. Io sono un perugino di Ponte San Giovanni (n.d.r. frazione di Perugia) e in questo cโ€™รจ differenza: quando ero piccolo cโ€™erano i perugini del centro e quelli dei ponti. Io rivendico a gran voce di essere di Ponte San Giovanni e di essere nato vicino al Tevere, un fiume al quale sono legato fin dallโ€™infanzia.

Il Tevere cosa ha rappresentato per lei?

La mia generazione รจ forse lโ€™ultima che ha fatto il bagno nel Tevere: ho imparato a nuotare nelle sue acque, giocavo lรฌ e ovviamente andavo a ballare al Lido Tevere. Ho passato la mia infanzia vicino al fiume, crescere vedendolo scorrere รจ qualcosa che ti porti dentro per sempre. ย ย ย ย 

Oggi cโ€™รจ unโ€™ondata di allenatori che non ha fatto una vera gavetta, partendo da squadre di categoria minore come ha fatto lei: cosa ne pensa, รจ un cambiamento del nostro tempo o la fretta di mettere un “nome” in panchina?

รˆ un poโ€™ tutte e due. Chi รจ stato un grande calciatore ha giร  avuto in quel mestiere dei grandi privilegi, ma non reputo giusto che, nel momento in cui si cimenta in un altro mestiere – cioรจ quello di allenatore – non debba fare la stessa gavetta che ha fatto per arrivare ai massimi livelli di calciatore. Mi spiego meglio: chi ha giocato con la Juve, lโ€™Inter o il Milan ha fatto un suo percorso, partendo dalle serie minori per arrivare a vestire quella maglia. Stessa cosa dovrebbe valere per un allenatore, considerando che si tratta di un altro mestiere. Se poi lโ€™allenatore viene visto come il prolungamento della carriera di calciatore, allora sto zitto! Ovviamente un grande calciatore puรฒ diventare anche un grande allenatoreโ€ฆ

Perรฒ non รจ scontato nemmeno il contrario: che un grande calciatore per forza diventi un grande allenatoreโ€ฆ

Sรฌ, infatti. Io ricordo sempre una frase di Arrigo Sacchi: ยซNon รจ che per essere un buon fantino devi essere stato un cavalloยป. ย ย ย ย 

Gaucci, Zamparini, Preziosiโ€ฆ ha incontrato dei veri mastini: in questi anni pensa che sia cambiato il rapporto tra allenatori e presidenti? ย ย 

I tempi sono decisamente cambiati. I presidenti ora sono piรน dei manager, lโ€™aspetto passionale รจ diminuito – fermo restando che il loro ruolo manageriale cโ€™รจ sempre stato. Col tempo nel calcio sono cambiate tante figure, di conseguenza รจ cambiata anche quella dei presidenti, che oggi si occupano di aspetti molto diversi rispetto a 20-30 anni fa. Si confrontano apertamente con gli allenatori e parlano con loro di calcio come se facessero lo stesso mestiere, ma la cosa non รจ intercambiabile. Gaucci, ad esempio, รจ stato uno dei presidenti meno invadenti con cui ho lavorato. Lui era piรน un tifoso e le sue reazioni erano di conseguenza da tifoso, perรฒ non ho mai avuto la sensazione che mi spingesse โ€“ anche in modo velato โ€“ a far giocare un calciatore al posto di un altro. Se รจ successo, รจ stato talmente abile che non me ne sono mai accorto! (ride).

Cโ€™รจ un calciatore al quale รจ particolarmente legato?

Ce ne sono tanti, ma sono rimasto piรน legato con quelli di inizio carriera con i quali ho condiviso tanti avvenimenti umani e sportivi. Penso ai ragazzi della Pontevecchio, dellโ€™Arezzo e dei primi anni del Perugia. Poi ho conosciuto anche altri calciatori che spesso sento, ma il rapporto piรน diretto lโ€™ho mantenuto con quelli con i quali ho iniziato.ย 

Chi avrebbe voluto allenare e non lo ha mai fatto?

Francesco Totti. รˆ un giocatore che mi ha sempre incuriosito.

Ha nostalgia del Perugia? Ha mai pensato di tornare ad allenarlo o รจ unโ€™epoca che si รจ conclusa?

Nostalgia no. Si รจ nostalgici di un qualcosa che non si potrร  mai piรน verificare. Finchรฉ farรฒ questo mestiere ci potrebbe essere sempre unโ€™opportunitร  per ritornare sulla panchina del Perugia, fatto sta che – in 30 anni che alleno – non sono mai ritornato in una societร  dove sono giร  stato. Questo รจ un dato indicativo.

Magari per il Perugia lo farebbeโ€ฆ

Diciamo che รจ una delle poche squadre per cui lo farei.

Cโ€™รจ un episodio della sua carriera che ricorda con piรน affetto?

La telefonata di Luciano Gaucci nello spogliatoio dopo la vittoria a San Siro contro il Milan: era prima di Natale e prima del suo compleanno. Quellโ€™episodio per me rimarrร  indelebile perchรฉ ho avuto la percezione di quanto tenesse alla squadra, ai giocatori e di quando fosse coinvolto umanamente. In quel momento non era un presidente, ma un tifoso che aveva capito che la propria squadra aveva fatto unโ€™impresa eccezionale: era la prima volta nella sua storia che il Perugia vinceva a San Siro. ย ย 

Serse Cosmi “versione” dj

Se non avesse fatto lโ€™allenatore quale mestiere avrebbe fatto, il dj?

In realtร  sono un dj che per hobby fa lโ€™allenatore! (scherza). Sono un insegnate di attivitร  motoria, ho avuto per 10 anni una palestra quindi credo che sarei rimasto nellโ€™ambito sportivo. Anche se, a 60 anni, a volte penso di reinventarmi e fare un altro mestiere. Per me la musica รจ un hobby ed รจ rimasto tale, il calcio รจ iniziato come hobby, ma poi รจ diventato un lavoro.

Ci racconti qualcosa di lei che i suoi tifosi non sannoโ€ฆ

Quando ho vinto il campionato con la Pontevecchio e siamo andati in serie D, siccome mio padre era stato un fondatore della societร  e la squadra non era mai arrivata in quella categoria, ho girato con la macchina per tutta la notte, pensando alla mia infanzia e a tante altre cose. รˆ stata la cosa piรน coinvolgente da quando alleno.ย ย 

E un suo segreto non legato al calcio?

Mi piacerebbe lavorare a teatro, conoscere persone e scoprire tutto di questo mondo. รˆ un mondo che mi affascina molto.ย ย 

Fa dei gesti scaramantici?

Quando allenavo i dilettanti cambiavo per ogni partita lโ€™indumento intimo, non mettevo mai lo stesso. Oppure dopo aver vinto una partita facevo sempre lo stesso percorso, ma col tempo le scaramanzie sono molto diminuite.

Ha un aneddoto legato al Perugia, quando era solo un tifoso?

Col Perugia club di Ponte San Giovanni andai a vedere lo spareggio a Foggia: a metร  strada eravamo giร  mezzi morti, tra birre e bevute varie. Per fortuna le tante ore di pullman ci hanno fatto recuperare e siamo arrivati allo stadio in modo dignitoso.ย ย 

Come vede le scuole calcio umbre, come andrebbero potenziate?

Quando smetterรฒ di fare lโ€™allenatore, il mio sogno รจ quello di creare o far qualcosa nel settore giovanile del calcio. Sicuramente non si chiamerร  scuola calcio, ma settore giovanile. Secondo me, uno dei mali peggiori in questo ambiente รจ quello di aver abbinato la parola scuola a calcio: la parola scuola ha un valore ed รจ un luogo in cui ci sono insegnati che formano i ragazzi, nelle scuole calcio invece il vero problema sono proprio coloro che insegnano perchรฉ presentano il calcio in modo distorto o comunque nel modo in cui non lo vedo io. Per questo il mio sogno รจ creare un settore giovanile dove non si paghi, dove emerga il talento e dove il calcio possa essere un vero valore sociale. Un luogo aperto a tutti, dove si premia il talento, ma anche dove tutti posso giocare.

Come descriverebbe lโ€™Umbria in tre parole?

Aspra – nellโ€™atteggiamento delle persone – autentica, lontana.

La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regioneโ€ฆ

Spello.

Il titolo di questo articolo, che รจ anche il nome del progetto presentato ieri alla stampa presso la Rocca Albornoziana di Spoleto, รจ emblematico dello spirito da cui il progetto trae ispirazione e degli obiettivi che intende perseguire.

La Rocca รจ lโ€™emblema di Spoleto, una cittร  che รจ un vero e proprio scrigno contenente infiniti tesori, sia nel cuore delle sue mura sia al di fuori delle stesse e addirittura oltre quella rocca, che da secoli si erge come baluardo e sua suggestiva sentinella. Alle spalle della fortezza voluta da papa Innocenzo VI e edificata sotto la guida del cardinale-condottiero Egidio Albornoz, ci ritroviamo infatti in quella che viene definita la Montagna spoletina, la dorsale che per circa 7000 ettari si estende fra la strada statale Flaminia e la Valle del Nera e che custodisce molteplici tesori naturalistici, storici e religiosi, visitabili attraverso sentieri suggestivi che meritano di essere conosciuti e valorizzati.

Dalla Rocca alla Roccia ha lโ€™obiettivo di valorizzare, promuovere e riqualificare il forte legame fra Spoleto e la sua montagna proponendo percorsi che dalla Rocca โ€“ fulcro e cuore pulsante di tutto il progetto โ€“ si snodano sia verso il centro cittadino, sia verso quegli itinerari nel cuore della montagna.

Il progetto, vincitore del bando Por Fesr 2014-2020 Imprese culturali e creative, verrร  realizzato dalla Rete Icaro, composta da tre aziende dโ€™eccellenza umbre: Hyla Nature Experience (capofila del progetto), associazione attraverso la quale vengono organizzate iniziative esperienziali a contatto con la natura; Int.Geo.Mod. Srl, ex spin off dellโ€™Universitร  degli studi di Perugia che si occupa di attivitร  di ricerca e sviluppo e formazione nellโ€™ambito delle scienze della terra e di marketing territoriale e la Societร  Cooperativa Link 3C che ha sviluppato il Circuito Umbrex, piattaforma che attraverso servizi di marketing di prossimitร , agevola gli operatori commerciali nelle compravendite, con la possibilitร  di utilizzare crediti commerciali nei pagamenti.

Nuove tecnologie a supporto del turismo

Dalla Rocca alla Roccia รจ stato riconosciuto idea innovativa perchรฉ ha saputo progettare una soluzione integrata di nuove tecnologie a supporto del turismo, fornendo una risposta completa alle diverse esigenze del potenziale turista: attraverso supporti innovativi sono state individuate soluzioni funzionali a favorire il turismo sostenibile e il miglioramento dellโ€™accessibilitร  anche verso i disabili, tramite la creazione di esperienze immersive per il turista, la realizzazione di eventi, la realizzazione di percorsi verdi e reti di mobilitร  leggera. Saranno disponibili pacchetti dedicati alle famiglie e alle scuole, strumenti pensati per comunicare le bellezze del territorio ai piรน piccoli, eventi tematici di comunicazione ambientale e storica, di divulgazione scientifica, percorsi esperienziali e enogastronomici.

Il centro multimediale e la App di realtร  aumentata

La Rocca diventerร  un centro multimediale dove, attraverso totem touchscreen, sarร  possibile avere informazioni multilingua sui principali siti di interesse del territorio. Qui si potranno noleggiare tablet che accompagneranno il turista attraverso il suo โ€œviaggioโ€, il percorso che lui stesso sceglierร  di intraprendere e nel quale sarร  guidato dalla App di realtร  aumentata che, tramite una tecnologia altamente innovativa, si attiverร  automaticamente in prossimitร  dei siti di maggiore interesse individuati dal progetto, fornendo informazioni, contributi fotografici e video.

Rocca Albornoziana di Spoleto, foto di Enrico Mezzasoma

Pacchetti turistici e i circuiti di credito commerciale

Sarร  possibile usufruire dellโ€™accompagnamento da parte di guide escursionistiche ambientaliย alla scoperta di quei sentieri della Montagna spoletina di cui parlavamo: la Greenway, i Fontanili di Monte Fionchi, Monteluco, la rete escursionistica delle aree di pregio ambientale del Comune di Spoleto. Attraverso unโ€™attivitร  di coinvolgimento delle strutture ricettive del territorio, le escursioni saranno inserite in veri e propri pacchetti turistici che verranno proposti nel mercato complementare del Circuito Umbrex (regionale) e dei circuiti di credito commerciale presenti in altre undici regioni italiane, attraverso il portale www.viaggiareincrediti.it.

Il Laboratorio di Scienze della Terra

Altro attrattore protagonista dellโ€™attivitร  di promozione portata avanti dal progetto รจ il Laboratorio di Scienze della Terra, allโ€™interno del quale verrร  creata unโ€™aula dotata di proiezioni panoramiche per uno spazio didattico immersivo grazie alle tecniche di video mapping. Qui sarร  disponibile anche un bookshop per la vendita di libri/guide sul territorio e gadget ispirati al branding del progetto.

Servizi aggiuntivi

Il tutto verrร  promosso attraverso il sito web www.dallaroccaallaroccia.it – attualmente in allestimento, ma che vi invitiamo a monitorare – che consentirร  il costante reperimento di informazioni, la possibilitร  di prenotazione on line dei servizi offerti, i collegamenti con le strutture ricettive del territorio e lโ€™accesso a unโ€™edicola virtuale in cui sarร  raccolto il materiale editoriale digitale disponibile (o realizzato ad hoc) su Spoleto e i suoi attrattori.

Insomma, un progetto ricco e ambizioso a cui auguriamo grande successo perchรฉ lโ€™Umbria ha bisogno – e si merita! – progetti coraggiosi al servizio dellโ€™immenso patrimonio naturalistico, culturale e artistico che questa regione รจ in grado di offrire. AboutUmbria lo seguirร  da vicino e cercherร  di contribuire alla sua divulgazione, certi che i nostri tanti lettori apprezzeranno unโ€™iniziativa virtuosa a sostegno della nostra amata regione, di cui Spoleto รจ senzโ€™altro uno dei piรน importanti fiori allโ€™occhiello.

Lโ€™amore per un mestiere che si trasforma in arte: questa รจ la storia di come ragazzo ha salvato il sapere di un tempo. A guidarlo, lโ€™anziana nonna.

Siamo attesi presso il Retificio Mancinelli, a San Feliciano (Magione). A incorniciare il giardino ci sono i cerchi di plastica delle reti piรน grandi, affastellati da una parte a indicare lโ€™industriositร  di quella apparentemente tranquilla villetta di lago.

Andrea Mancinelli e sua nonna ci accolgono nella stanza da lavoro, grande e luminosa, che il sole mattutino taglia obliquamente come un diamante perfetto. Da un lato, le sedie di legno impilate si innalzano faccia a faccia con un appendiabiti particolare, che invece dei vestiti mette in mostra le reti.

Una stanza smarrita tra le pieghe del tempo

Sรฌ, perchรฉ รจ in questa stanza tutta finestre che Andrea e sua nonna cuciono le reti. Il Retificio Mancinelli potrebbe infatti ridursi a questa luminosa scatola, dove il ragazzo impara il mestiere dei vecchi e gli dona nuova vita, coadiuvato da quella che รจ una vera e propria istituzione da queste parti. Non sembra poi cosรฌ fuori luogo quel tavolo, pericolosamente simile alla cattedra di una scuola, stretto tra scatoloni ripieni di reti e ricoperto di piombini, galleggianti e aghi.

Una stanza che sembra smarrita nel tempo, con i modellini in cotone delle reti e la foto del defunto patriarca a tenere sotto controllo ogni colpo di ago e gioco di mano, elementi coreografici, sebbene pratici, di un lavoro artigianale che affonda le sue radici nella vita quotidiana dei pescatori del Trasimeno.

A completare la scena, una sorta di sgabello di legno posto sopra un armadietto โ€“ che poi scoprirรฒ essere un sostegno per le grosse nasse di nylon โ€“ e alcune carrucole che pendono dal soffitto e alle quali Andrea appende subito un tofo.

Mentre i fotografi si scatenano, osservo la perfezione tecnica di tale creazione, con i suoi inganni dal nome emblematico che intrappolano lโ€™ingenuo pesce. Andrea, nel frattempo, ci dร  una dimostrazione pratica di come la rete viene attaccata ai cerchi, contando i punti uno per uno: ogni quattro punti si ferma e fa un nodo, lasciando presagire un lavoro piuttosto ripetitivo, ma che chiede in cambio unโ€™estrema attenzione. Quello che lui chiama ago, รจ in realtร  lโ€™achecella, una sorta di pettine a due soli denti che Andrea muove in maniera fluida e sapiente, come se stesse pettinando la chioma dellโ€™amata.

 

Dal 1955

E pensare che, secondo sua nonna, ha ancora molto da imparare. Cerco di capire se รจ fiera di suo nipote, di come ha ripreso il mestiere sul quale ha ruotato la sua vita. Invece di rispondermi, inizia a parlare di sรฉ.

รˆ dal lontano 1955 che fa questo lavoro certosino, ma da un anno a questa parte ha dovuto smettere per via della salute che comincia a vacillare. Ha lavorato tanto e con passione, ma ora sente di essersi invecchiata e le si spezza il cuore. La paura per la sua salute, cosรฌ come lโ€™impossibilitร  di rassegnarsi allโ€™inevitabilitร  di una situazione, le incrinano la voce โ€“ ma non cโ€™รจ bisogno che sia io a dirle che รจ una guerriera e che tutti vorremmo avere una nonna come lei.

Precisione ed esperienza

Dalla breve dimostrazione di Andrea capiamo che questo tipo di lavoro รจ estremamente complicato: richiede precisione e esperienza, cosรฌ come una soglia dโ€™attenzione estremamente elevata. A dimostrazione di tale tesi, Andrea dispiega un tramaglio stendendolo tra lโ€™appendiabiti e la finestra a est: il nylon, inizialmente di un azzurro chiarissimo, sembra quasi scomparire, sospeso tra il pulviscolo e il sole di tarda mattina. Adesso capisco perchรฉ la stanza รจ cosรฌ luminosa.

Non deve essere facile, inoltre, ricordarsi gli innumerevoli schemi delle altrettanto innumerevoli tipologie di reti. Spuntano allora degli appunti consunti, conservati nei cassetti della cattedra-scrivania: schemi, numerazioni, aggiornamenti. Tutto quello che serve per costruire una rete perfetta รจ scritto lรฌ, su fogli contabili e quaderni scollati, un patrimonio dallโ€™aspetto umile che vale piรน di un raro tesoro.

รˆ il sapere che permette di costruire i complicati tramagli e le similari reti per la caccia alla lepre, o quelle per il mare, per lo sport, per le vetrine, per i ristoranti e per i giochi dei bambini. Quelle reti che generazioni e generazioni di pescatori hanno steso sul lago Trasimeno, il cui verde pastello si staglia discreto in fondo alla strada.

 


Retificio Mancinelli

TITOLO: Lโ€™amore al tempo del design

 

AUTORE: Stelio Zaganelli

 

EDITORE: Bertonieditore

 

ANNO: 2018

 

 

 

 

 

 

 

Se si toglie un diamante a un edificio perfetto tutto sembra sgretolarsiโ€ฆ
Sulla copertina campeggia questo diamante perfetto e per un lungo tratto del romanzo mi sono chiesta che cosa cโ€™entrasse un diamante in copertina per un libro che in gran parte รจ ambientato a Perugia. Poi, continuando la lettura, tutto mi รจ apparso perfettamente chiaro: non soltanto perchรฉ lโ€™azione si sposta a Ferrara e si parla della leggenda legata a Palazzo dei Diamanti, ma perchรฉ il diamante rappresenta anche la preziosa unicitร  di ogni membro di un gruppo nel quale, se un elemento viene rimosso, produce una terribile deflagrazione che porta inevitabilmente allo sfaldamento dellโ€™unitร : da quel momento non esiste piรน un noi, ma ognuno, da solo, deve percorrere la strada per divenire adulto.
Le storie di Santo, Babila, Elettra, Mirro e Sandrino, se da un lato ci riportano a pensare a quello che forse รจ il film piรน bello sullโ€™adolescenza – Stand by me: ricordi di unโ€™estate, tratto dal celebre racconto di Stephen King – dallโ€™altro ci fanno assaporare i ricordi di una Perugia in cui la vita era scandita da ritmi diversi, dove il centro non era approntato per i turisti, ma era un luogo vivo, il cuore pulsante della cittร . Un centro cittadino forse piรน malandato di quello di oggi, ma traboccante di vita vera e vissuta.
Lโ€™amore al tempo del design รจ un bel libro che racconta piรน di una storia dโ€™amore, quella tra Santo e Babila, che, quale fil rouge, ci accompagna dalla prima allโ€™ultima pagina. Ci riporta a un periodo della storia italiana difficile e complesso, dove gli eventi fanno da sfondo e rendono tutto molto concreto e vero, senza perรฒ appesantire una storia che รจ bella cosรฌ, perchรฉ possibile e vera, sebbene in essa entri anche il fantastico grazie a quella capacitร  che Santo ha di incidere con la forza della mente sugli eventi che lo turbano.

 

Stelio Zaganelli

Come ogni libro, anche questo รจ in parte autobiografico, nel senso che in esso Stelio Zaganelli ricorda tutte le cittร  a lui care: Perugia dove ha sempre vissuto, Ferrara che gli ha dato i natali, Firenze dove รจ divenuto architetto e Milano dove si รจ spesso recato per lavoro e per piacere. Quando egli parla delle scale mobili e del restauro del centro storico di Perugia non si puรฒ inoltre non pensare a un omaggio al nonno omonimo dellโ€™autore che fu sindaco dal 1977 al 1980. Certo anche nei personaggi, cosรฌ vivi e veri, ci devono essere i ricordi di persone e di caratteri vissuti dallโ€™autore e forse lโ€™aver scelto nomi davvero particolari – che soli un poโ€™ stonano nella narrazione talmente vivida di un tempo che oggi ci appare lontano e perso – serve proprio a nascondere identificazioni reali e a voler consegnare il tutto alla pura fantasia.
Di certo, al termine della lettura, unโ€™intera generazione di perugini riporrร  questo libro con cura e lo conserverร  nel cuore e nella mente con particolare affetto, proprio perchรฉ vi avrร  riconosciuto una parte importante della propria storia.

ยซNon cโ€™รจ nessuna forma dโ€™arte come il cinema per colpire la coscienza, scuotere le emozioni e raggiungere le stanze segrete dellโ€™animaยป. (Ingmar Bergman)

Il cinema รจ unโ€™arte che si fa in squadra. Tutti conoscono gli attori e il regista, ma il grande lavoro arriva dalle diverse maestranze che, impiegate dietro le quinte e unite in una stretta collaborazione, raggiungono lโ€™obiettivo finale: il film. Questa filosofia ha ispirato gli umbri che lavorano nel mondo del cinema a unirsi per mettere in campo la loro forza, ma soprattutto la loro professionalitร . รˆ nata cosรฌ lโ€™Associazione Mestieri del Cinema Umbri – di recente costituzione – formata da residenti umbri con curriculum professionale in tutti i reparti della produzione cinematografica e televisiva. Lโ€™associazione conta oggi unโ€™area, tra soci, collaboratori e partner, di oltre 100 persone, legate dalla visione comune di uno spazio di confronto e crescita nel proprio territorio.

Alcuni momenti durante la realizzazione del corto

ยซI nostri obiettivi sono molteplici: il primo รจ lo scambio di idee, ognuno rinforza e arricchisce gli altri con i propri pensieri. Un secondo traguardo รจ quello di far rivivere un settore, quello del cinema, che potrebbe favorire indotti lavorativi di tanti tipi. E infine, dialogare con le istituzioni. Esiste, infatti, una legge del 2016 che dovrebbe essere applicata per incentivare le produzioni. In Umbria ci sono tanti festival molto belli e interessanti, ma fanno parte del settore della distribuzione, quello che manca e che noi vorremmo portare, sono delle produzioni che possano far lavorare i vari settori cinematograficiยป illustra il presidente dellโ€™associazione Federico Menichelli. ยซPer lโ€™Umbria รจ una vera novitร , nessuno prima aveva mai pensato di creare unโ€™associazione di questo genere. Non solo, รจ utile per un confronto tra addetti ai lavori, ma soprattutto per far ripartire in Umbria questo settoreยป fa eco la costumista Isabella Sensini, anche lei membro del gruppo.

Da poco tempo รจ stata ricostituita lโ€™Umbria Film Commission: sono presenti nuove produzioni e soprattutto ci sono tanti operatori del cinema costretti a lavorare fuori regione: ยซLโ€™Umbria Film Commission puรฒ dialogare con la nostra associazione di categoria e potrebbe non solo accogliere nuove produzioni, ma anche creare dei prodotti da esportareยป, prosegue il presidente.

Gli studi del Centro Multimediale di Terni

Lโ€™importanza dellโ€™unione รจ sostenuta anche da Alessio Rossi, addetto ai casting: ยซMolti di noi lavorano a Roma o in altre cittร  e questo fa perdere allโ€™Umbria grandi possibilitร  dโ€™incrementare le produzioni. Cosรฌ potremmo creare lavoro anche qui. Inoltre, nel mondo dello spettacolo piรน si รจ uniti e si conoscono persone, piรน si lavoraยป. Karina Y Muzzio, make up artist, รจ felice di far parte di questo gruppo perchรฉ crede che sia una grande occasione per rilanciare la settima arte nostrana: ยซLโ€™Umbria รจ una regione che offre molto, ma รจ fondamentale unirsi per dare una spinta concreta a questo settoreยป.

Il biglietto da visita che ha presentato lโ€™Associazione Mestieri del Cinema Umbri รจ stato un cortometraggio dal titolo Umbria: La Rinascita, girato allโ€™interno del Centro Multimediale di Terni.

ยซSi tratta di una struttura molto importante, con due studi – uno di 900 metri quadri e uno con il green screenย – che potrebbe essere utilizzata per fare formazione o per attirare produzioni da fuori, sfruttando anche il panorama e i borghi circostanti. Oggi รจ di proprietร  del Comune di Terni ed รจ un luogo vuoto e non utilizzato. Rilanciarlo sarebbe fondamentaleยป sottolinea Menichelli.

 

Il cortometraggio

Il cortometraggio Umbria: La Rinascita รจ stato il primo passo di un movimento tecnico-artistico che, dopo anni di silenzio e isolamento, ha ricongiunto i professionisti umbri allโ€™insegna del rispetto reciproco per progetti comuni. Il corto รจ stato realizzato con il completo e totale investimento di tutti i professionisti dei vari reparti: tutti gli interpreti hanno partecipato a titolo gratuito per sostenere la propria regione dโ€™origine.

Valeria Ciangottini e Federico Menichelli

ยซDa bravi artigiani, il nostro primo passo รจ stato quello di girare un cortometraggio. Siamo molto contenti perchรฉ abbiamo raggiunto oltre 23.000 visualizzazioni e abbiamo coinvolto artisti del calibro di Alfiero Toppetti e Valeria Ciangottini. Ognuno ha dato quello che aveva e che poteva dare. Tra i partecipanti – ed รจ un segno importante – cโ€™รจ anche lโ€™amministrazione comunale di Terni. Il nostro prossimo passo รจ attirare lโ€™attenzione degli imprenditori e della Regione, che deve allinearsi a un panorama nazionale molto piรน avanzato. Serve un fondo cinema e occorre che le produzioni vengano attratte dallโ€™Umbria: la forza della regione sta nel fatto che, sul grande schermo, non appare cosรฌ spesso. Ecco, mettendo insieme tutti i pezzi si puรฒ fare moltoยป, conclude Federico Menichelli.

 

ยซLa cittadina si presenta solenne e poderosa, con quella sua porta, il corso e la chiesa di San Francescoยป (M. Tabarrini)

Vista di Monteleone di Spoleto, foto di Claudia Ioan

Storia

Posto su un colle lungo la valle del fiume Corno, Monteleone di Spoleto รจ tra i borghi piรน belli e caratteristici della Valnerina. Nei secoli, grazie alla sua posizione, ha guadagnato lโ€™appellativo di Leone degli Appennini. Il suo territorio รจ inserito in uno degli angoli naturalistici e paesaggistici piรน gradevoli e incontaminati dellโ€™Appennino centrale.

La cittร  รจ come un piccolo scrigno che custodisce da secoli preziosi oggetti di storia, arte e architettura: vanta, infatti, antichissime origini, come testimoniano le numerose tombe ritrovate nei dintorni. Delle passate epoche di guerre e assedi rimangono numerose testimonianze, di cui la piรน celebre รจ la biga del VI secolo a.C., qui ritrovata nei primi anni del Novecento, e della quale si conserva nel museo – allโ€™interno della Chiesa di San Francesco – una splendida copia. Lโ€™originale รจ invece esposto al Metropolitan Museum of Art di New York.

La cittadina, fin dallโ€™antichitร , appare al visitatore solenne in tutta la sua maestositร ; testimone delle sue antiche vestigia, Monteleone ostenta al viandante tutta la fierezza della sua storia. Il paese infatti, isolato tra le brulle montagne dellโ€™Appennino, รจ ricco di simboli e significati. Curioso รจ il ripetersi di certi numeri: tre sono le cinte murarie e, ognuna di esse, รจ provvista di tre porte, sei le torri e otto i baluardi della cittร . Il castello, cinto da solide mura, torri di vedetta e porte, conserva al suo interno la tipicaย urbanistica medievale e rinascimentaleย con case, chiese e palazzi gentilizi che si affacciano su vicoli e piazzette. Elemento caratteristico di tutto il paese รจ la roccia locale bianca e rossa, che rende la sua architettura unica, capace di richiamare la magica bicromia degli antichi ordini cavallereschi. Il territorio conta quattro nuclei abitativi (Ruscio, Rescia, Trivio e Butino), i quali erano legati principalmenteย allโ€™attivitร  agricola e pastorale e a celebri attivitร  industriali, come leย miniere di lignite di Ruscio e quelle di ferro, dalle quali, secondo la tradizione, fu estratta la materia prima per i cancelli del Pantheon a Roma.

Il farro di Monteleone, foto di Claudia Ioan

Eccellenze a Monteleone di Spoleto

A rendere Monteleone di Spoleto una cittadina ancora piรน meravigliosa รจ il colore ambrato che contraddistingue i suoi terreni: il farro di Monteleone รจ tra le eccellenze dโ€™Italia, tanto che, grazie allโ€™impegno dei produttori locali, รจ stato possibile richiedere e ottenere il marchio D.O.P (Denominazione di Origine Protetta).

Monteleone di Spoleto, foto Claudia Ioan

Chiesa di San Francesco

Varcate le mura della cittร , รจ possibile scoprire, attraverso piacevoli percorsi, importanti ricchezze storiche e artistiche, come la Chiesa di San Francesco, costruita tra XIV-XV secolo. La chiesa รจ lโ€™opera piรน appariscente e suggestiva per complessitร  di storia, sviluppo, arte e fede. รˆ un libro con santi e simbologie da scrutare e leggere con cura. Il titolo della chiesa รจ in realtร  quello di S. Maria o meglio Madonna dellโ€™Assunta, ma รจ comunemente nota col nome del poverello dโ€™Assisi da quando intorno al 1280 vi sโ€™insediarono i primi francescani. Infatti, fino alla soppressione del convento, lโ€™ordine francescano in Monteleone utilizzรฒ sempre e in ogni atto ufficiale un sigillo recante lโ€™emblema dellโ€™ordine sovrastato dallโ€™immagine dellโ€™Assunta rapita in cielo con le iniziali S(anctaeM(ariae). Vari affreschi decorano le pareti della chiesa con immagini devozionali fatte eseguire probabilmente da pittori della scuola umbra del sec. XIV.

Chiesa di San Nicola

La chiesa รจ posta nel punto piรน alto del centro storico; ha origine altomedievale, infatti i primi documenti risalgono al 1310. Presenta una pianta disposta su unโ€™unica navata provvista di dieci cappelle con propri altari. Il soffitto รจ a cassettoni e ricoperto da una tela dipinta a tempera con motivi floreali. Tra le diverse opere di notevole pregio citiamo La decollazione di S. Giovanni Battista fra S. Antonio da Padova, S. Isidoro e la Maddalena, attribuita al pittore Giuseppe Ghezzi e lโ€™Annunciazione, probabilmente opera di Agostino Masucci.

Chiesa di Santa Caterina

Nel 1310 cinque monache agostiniane, provenienti dal Monastero di S. Caterina a Norcia, chiesero al Capitolo di S. Nicola una chiesetta e una casa nella parte bassa di Monteleone per edificarvi un monastero.
Sia la casa sia la chiesa erano fuori la cerchia delle mura, costruite nel 1265. Le monache rimasero lรฌ per quasi cinque anni. Della stupenda chiesa settecentesca, restano soltanto le mura perimetrali.

Chiesa di Santa Caterina, foto Enrico Mezzasoma

Chiesa di Santa Maria de Equo

Lโ€™ambiente interno della chiesa รจ tipico delle pievi campestri: al centro della chiesa รจ posto un altare settecentesco, ornato da una statua lignea della Madonna con Bambino; ai lati, allโ€™interno di due nicchie, ci sono le statue lignee di S. Pietro e S. Paolo.
Lungo la parete di sinistra รจ raffigurato il venerabile Gilberto o Liberto, eremita qui vissuto per molti anni.


Bibliografia:

Lโ€™Umbria si racconta. Dizionario E-O, Foligno 1982 di Mario Tabarrini.