fbpx
Home / 2018 / Dicembre

Era il 2005 quando, nellโ€™affondare gli escavatori in un campo appena fuori le mura di Spello, emerse qualche lacerto di un mosaico antico, rimasto a lungo celato agli occhi degli uomini, ma destinato ad aggiungere un ulteriore tassello alla storia della verde cittadina umbra.

Foto di Eleonora Cesaretti

Ciรฒ che non si poteva immaginare era che quelle poche tessere non erano che la punta di un massiccio iceberg il quale, piรน che in profonditร , si espandeva per ben 500 metri quadrati sotto i piedi degli ignari abitanti della tranquilla localitร  Santโ€™Anna. Gli scavi prontamente intrapresi dal Ministero dei Beni e delle Attivitร  Culturali e del Turismo, dalla Regione Umbria e dal Comune di Spello โ€“ seguiti da una minuziosa opera di restauro โ€“ hanno poi rivelato lโ€™appartenenza dei mosaici ai pavimenti di una villa risalente allโ€™etร  imperiale. รˆ pur vero che una prima fase costruttiva risale allโ€™etร  augustea (27 a.C.-14 d.C.), ma la dimora deve aver toccato il suo massimo splendore piรน tardi, tra il II e lโ€™inizio del III secolo, quando un facoltoso quanto sconosciuto proprietario terriero con una vocazione per la viticoltura aveva fatto venire da Roma le maestranze necessarie alla costruzione della sua dimora.ย ย 

 

ย 

Un percorso di sensi

La produzione vitivinicola doveva essere quello che oggi chiameremmo il core business per questo misterioso imprenditore: la stanza principale della villa, quella dei banchetti, presenta decorazioni ispirate a Bacco, alla vendemmia e in generale al mondo del vino. Una decorazione a cuscini, con animali selvatici e domestici โ€“ pantere, cervi, cinghiali, anatre โ€“ figure fantastiche come tigri marine e figure antropomorfe, si chiude attorno a una scena di mescita di vino, in cui un servitore versa il vino in una coppa in mano al coppiere. Il vino traboccante รจ poi raccolto in un cratere poggiato a terra, come era uso nei luculliani pasti romani. Altri personaggi, disposti simmetricamente, richiamano il mondo dellโ€™agricoltura tramite gli elementi vegetali che tengono in mano.

Foto di Eleonora Cesaretti

Alla buona tavola guarda, assieme alla caccia, anche la cosiddetta Stanza degli Uccelli, mentre il commercio di vino รจ omaggiato dalla Stanza delle Anfore, la cui decorazione geometrica a quattro anfore disposte a croce trova una corrispondenza solo in una villa di Roma. Si trattava forse di una sala da pranzo privata.ย ย 

Il mosaico della Stanza delle Anfore, foto di Eleonora Cesaretti

Decorazioni geometriche si ripetono nella Stanza del Mosaico geometrico e nella Stanza degli Scudi greci a luna crescente che, al pari del peristilio di cui si indovina il colonnato, testimoniano il prestigio di cui godeva la cultura greca presso i Romani. Una vera e propria opera dโ€™ingegneria รจ invece ravvisabile nel cosiddetto ambiente riscaldato, una stanza di epoca piรน antica rispetto alle precedenti, in cui sono ancora oggi ammirabili le sospensurae, dei pilastrini di mattoni che formavano unโ€™intercapedine tra le fondamenta e lโ€™edificio permettendo una sorta di riscaldamento a pavimento ante litteram.ย ย 

La stanza riscaldata. Foto di Eleonora Cesaretti

Moderno a supporto dell'antico

La stessa struttura museale, con la sua copertura di legno lamellare che mima la sagoma di tre onde e le sue pareti di calcestruzzo pigmentato, ricorda la tonalitร  delle murature in pietra del centro storico e sembra inserirsi perfettamente nellโ€™ambiente cittadino cui, idealmente, si riallaccia anche tramite le ampie vetrate. Il connubio tra antico e moderno si completa grazie al percorso museale che, aprendosi con una serie di tablet utili a illustrare gli usi e i costumi dei Romani, termina poi con unโ€™audioguida della quale si puรฒ usufruire attraverso unโ€™App gratuita che si attiva in prossimitร  dei pannelli illustrati.ย ย 

ย 


ORARI DI APERTURAย 

gennaio e febbraio: sabato, domenica e festivi 10.30-13.00 / 14.30-17.00
marzo e ottobre: dal martedรฌ alla domenica e festivi 10.30-13.00 / 14.30-17.00
aprile-settembre: dal martedรฌ alla domenica e festivi 10.30-13.00 / 15.00-18.30
novembre: sabato, domenica e festivi 10.30-13.00 / 14.30-17.00
dicembre fino al 6 gennaio: dal martedรฌ alla domenica 10.30-13.00 / 14.30-17.00ย 
รˆ sempre garantita lโ€™apertura straordinaria su prenotazione.ย 

TARIFFEย 

Intero โ‚ฌ 6 | Ridotto A: โ‚ฌ 4 (gruppi superiori alle 15 unitร , convenzionati) | ridotto B โ‚ฌ 2 (ragazzi tra 6 e 14 anni) | Speciale residenti โ‚ฌ 2 | Omaggio (bambini fino 6 anni, fruitori delle attivitร  didattiche, giornalisti con tesserino, soci ICOM).ย 
Nei giorni di apertura delle Torri di Properzio, il biglietto ne comprende la possibilitร  di visita senza costi aggiuntivi.ย 
รˆ possibile prevedere lโ€™emissione di un biglietto unico con la Pinacoteca Comunale (biglietto unico della convenzione Umbria Terre Musei che permette l’accesso a 16 musei della regione: www.umbriaterremusei.it).ย 

INGREDIENTI

  • 1 kg di farina
  • 200 g di zucchero
  • 200 g di uva secca
  • ยผ di latte
  • 1 limone non trattato
  • 200 g di olio extravergine dโ€™oliva
  • 100 g di semi dโ€™anice
  • 50 g di lievito di birra
  • 1 pizzico di sale

 

PREPARAZIONE

Sciogliete il lievito di birra in poca acqua tiepida; mescolate alla farina un pizzico di sale e versatela a fontana sulla spianatoia. Ponete al centro della fontana il lievito sciolto e cominciate a impastare, aggiungendo acqua leggermente tiepida. Dovrete ottenere un impasto della consistenza della pasta da pane. Ponete in un recipiente capace, coprite e fate lievitare in un luogo tiepido e lontano da correnti fino a quando lโ€™impasto non sarร  raddoppiato. Mescolatevi tutti gli altri ingredienti, formate tante ciambelle, ponetele ben distanziate su una placca da forno unta e lasciate lievitare per ancora 2-3 ore. Ponete in forno a 180ยฐ C e fate cuocere gli zuccherini, che servirete quando si saranno raffreddati. Ben chiusi, si conservano anche per parecchi giorni.

 

Gli zuccherini erano il dolce natalizio della zona di Bettona. Si preparavano in tutte le famiglie e venivano posti a lievitare sugli assi di legno del pane. La lievitazione era lunga, complessa e, qualche volta, soggetta a imprevisti, perchรฉ le vecchie case di campagna erano prive di riscaldamento e piene di spifferi. Fino ai primi anni Sessanta venivano chiamati con un nome dialettale, cioรจ torquietti, ma poi รจ prevalso il nome di zuccherini, usato dai pochi che si vantavano di usare correttamente la lingua italiana. Nella versione piรน moderna si usa il lievito in polvere e si aggiunge un uovo. In alcune famiglie, invece di mettere semi dโ€™anice, aggiungevano un poโ€™ dellโ€™acqua in cui li avevano fatti bollire.ย 

ย 

ย 

Per gentile concessione di Calzetti-Mariucci

ยซPer me lโ€™Umbria rappresenta lโ€™infanzia e lโ€™adolescenza, ma non saprei vivere lontano da Firenzeยป.

Quando ho preparato lโ€™intervista avevo in mente mille domande da rivolgere aย Giancarloย Antognoni, ma ho dovuto โ€“ per forza di cose โ€“ sintetizzare tutte le mie curiositร ย e soprattutto sintetizzare una carriera di primโ€™ordine.ย ย 
Centrocampista, bandiera storica della Fiorentina โ€“ di cui oggi รจ dirigente sportivo – e Campione del Mondo nel 1982: tutto questo e molto di piรน รจ Antognoni. Nato a Marsciano, con la San Marco Juventina ha dato i suoi primi calci a un pallone: ยซรˆ sempre intatto nella mia mente il campo in cui si giocava, a Prepo. Era un campo sterrato, ma per noi bimbi era un sogno poterci giocare. Sono andato via da Perugia quando avevo 15 anni, ma ogni volta che passo da quelle parti il ricordo riaffiora sempreยป.
Uomo simbolo di una squadra e di un calcio nostalgico che sta diventando sempre piรน sbiadito: ยซรˆ difficile che oggi un calciatore possa indossare la stessa maglia per tutta la carrieraยป.
Con noi ha parlato della sua Umbria e di un calcio fatto di passione e dedizione…

 

Giancarlo Antognoni, Foto by ACF Fiorentina

La prima domanda รจ dโ€™obbligo: qual รจ il suo legame con lโ€™Umbria?

Il mio legame con lโ€™Umbria รจ sicuramente forte, porto sempre con me il ricordo piacevole della regione in cui sono nato e ho passato la mia infanzia. Ora non avendo piรน i genitori che vivono lรฌ, la frequento di meno, anche se ho ancora parenti a Perugia.

A Perugia suo padre aveva un bar che era anche sede di un Milan club e lei sognava di giocare con il Milan: nel suo cuore รจ rimasto qualcosa di rossonero?

รˆ rimasto il ricordo e la simpatia rossonera di quando ero bambino, piรน che altro per il fatto che tutta la mia famiglia tifava per il Milan. Poi perรฒ nel mio cuore ha nettamente prevalso il colore viola.

Lei รจ stato una bandiera e un simbolo della Fiorentina: perchรฉ oggi รจ tanto difficile che un giocatore diventi simbolo di una squadra?ย 

Io credo che si tratti di un fenomeno piรน ampio. Il calcio di oggi รจ completamente diverso da quello in cui giocavo io, anche rispetto a quello di alcuni anni fa. Ormai รจ stato stravolto tutto: รจ difficile che un calciatore possa indossare la stessa maglia per tutta la carriera, sono subentrate dinamiche diverse legate alle tivรน, agli sponsor, anche banalmente, alla ricerca di esperienze di vita diverse, basta guardare i tanti calciatori, anche di alto livello, che vanno a giocare in Cina, in Australia o negli USA.

Ha iniziato a giocare da ragazzino con la San Marco Juventina: ha qualche aneddoto legato a quegli anni che ci vuol raccontare? ย ย 

Sono i ricordi indelebili di un ragazzino che tira i primi calci a un pallone, il desiderio di libertร  e di poter giocare per divertirsi. Poi รจ sempre intatto nella mia mente il campo in cui si giocava, a Prepo: era un campo sterrato, ma per noi bimbi era un sogno poterci giocare. Sono andato via quando avevo solo 15 anni, ma ogni volta che passo da quelle parti il ricordo riaffiora sempre.

A distanza di 36 anni, qual รจ la prima cosa che le viene in mente pensando alla vittoria del Mondiale?ย 

Ci sono talmente tante cose belle che รจ difficile elencarle tutte. Di sicuro posso dire lโ€™arrivo a Ciampino insieme al Presidente Sandro Pertini con due ali di folla che ci hanno scortato fino al Quirinale. Poi, purtroppo, cโ€™รจ anche il grosso rammarico di non essere riuscito a giocare la finale a causa di un infortunio.

Cosa consiglierebbe a un ragazzino che viene acquistato da un club importante?

Il consiglio รจ quello di non cambiare mai, di affrontare il salto in un grande club come quando ha iniziato a giocare a calcio. Bisogna mantenere sempre la serenitร , la passione, la dedizione al lavoro, senza mai pensare di essere arrivati.

Ha mai pensato di tornare in Umbria, magari nello staff del Perugia?

Sinceramente no, anche perchรฉ ho lasciato lโ€™Umbria quando ero troppo piccolo. Perugia per me rappresenta lโ€™infanzia e lโ€™adolescenza, ma successivamente Firenze รจ diventata la mia casa ed รจ difficile per me vedermi lontano da qui.

Come descriverebbe lโ€™Umbria in tre parole?

Accoglienza, bellezza della natura e del territorio e buon cibo.

La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regioneโ€ฆ

Ricordo la mia infanzia, quando ero un bambino, la bellezza di questa regione e la sua straordinaria qualitร  di vita.

Fra pochi giorni รจ Natale, la festa di tutti, ma che ognuno lo festeggia a modo suo. Nei paesi di lingua tedesca si fa lโ€™albero e si accendono le quattro candele dellโ€™Avvento. Ancora piรน a nord, dove la notte รจ molto lunga, dietro ogni finestra sono posizionate delle luci che, riflettendosi sulla neve, rendono la notte meno buia. Londra Parigi e New York sfoggiano luminarie sempre piรน belle. A Piazza San Pietro, a Roma, si rispettano tutte le tradizioni, cioรจ presepe e albero.

Qui sullโ€™altopiano, invece, domina il presepe, che si fa in vari modi. A Massa Martana, limite sud dellโ€™altopiano, si allestiscono presepi fatti con ogni tipo di materiale, ghiaccio compreso. Provengono da tutte le regioni dโ€™Italia e non solo, sono tradizionali e modernissimi, classici e astratti. Il castello รจ la cornice suggestiva dentro cui si aprono i locali dei presepi. Ogni vicolo e ogni slargo ha qualcosa di natalizio da mostrare.

Il presepe vivente di Marcellano

In un altro castello si fa il presepe vivente. Si deve andare a nord dove si incontra lโ€™ultimo castello dellโ€™altopiano che รจ Marcellano, ultimo possedimento orientale di Todi che ancora conserva lโ€™aquila tuderte. Se ci andate, cercatela! Il borgo risale ai primi del 1200, รจ piccino, graziosissimo e tutto costruito allโ€™interno del castello. Sono ormai trentโ€™ anni che Marcellano mette in scena il presepe vivente, un evento che richiama un pubblico sempre piรน numeroso.
Lโ€™azione coinvolge tutti gli abitanti di Marcellano che, allโ€™interno del castello, ricostruiscono la vita al tempo di Gesรน a lume di candela, con una piccola aggiunta di dolcetti deliziosi.
Poi, quando si fa notte, le attivitร  commerciali si fermano e sul sagrato della chiesa inizia la sacra rappresentazione. Tutto ciรฒ che dice il Vangelo viene messo in scena, partendo dallโ€™Annunciazione. I turisti sono pigiati davanti alla chiesa, quando si comincia a sentire una musica dolce: sulle note della Barcarola di Offenbach lโ€™azione si sposta nella valletta. Laggiรน si รจ illuminata la grotta con i personaggi principali: Maria, Giuseppe e il Bambinello.
I turisti sono ancora fermi in paese quando appare la stella cometa che, gracchiando, scende lungo un filo fino alla grotta e guida la strada ai Magi. I re magi, elegantissimi e a cavallo, vanno a rendere omaggio a Gesรน Bambino e a portare i loro doni preziosi. Solo adesso i turisti possono muoversi e scendere. Lรฌ nella grotta, al freddo e al gelo, cโ€™รจ lโ€™ultimo nato dellโ€™anno, accuratamente coperto contro il freddo e sempre molto elegante per celebrare un onore che puรฒ capitare una sola volta nella vita.

 

Il presepe di Marcellano

La magia delle laudi del 1200

Natale perรฒ รจ caratterizzato anche dai canti. Quelli americani dominano, ma lโ€™Italia ha canti antichi e belli che non hanno venduto milioni di dischi, ma che hanno attraversato i secoli. Questi canti sono le laudi, nate in Umbria attorno al 1200 e ancora cantate e ascoltate, soprattutto in Umbria.
Se 5.000 persone per un concerto vi sembrano poche, starete sicuramente pensando ai concerti di Vasco Rossi. Ma se pensate che 5.000 persone si sono radunate per ascoltare il Coro Polifonico Mยฐ Tommaso Frescura, diretto dal prof. Emore Paoli, vi renderete conto che รจ unโ€™enormitร .
Si sono riuniti per ascoltare le laudi del 1200 e i canti popolari umbri, una musica cosรฌ di nicchia che di solito si rivolge a un pubblico specializzato. Quindi, per traslato, gli Umbri sono musicalmente molto colti. Di certo molti di essi, anche se non tutti e 5.000.
Accade che il prof. Paoli, umbro DOC, abbia coinvolto in unโ€™avventura raffinata gli abitanti del suo paese, proprio quel Marcellano dove si mette in scena il presepe vivente. Egli ha dato nuovamente vita alla musica umbra, quella del territorio, ancor prima di Umbria Jazz.
La laude italiana รจ sia religiosa sia popolare e si รจ tramandata nei secoli quasi inalterata. Da qui lโ€™interesse di tante persone che ricordano canti sentiti in gioventรน, mente i giovani ascoltano curiosi i suoni e le parole di un passato che รจ dietro le loro spalle. Quel passato cosรฌ lontano invece รจ vicino, anzi vicinissimo. Infatti, cโ€™รจ una laude che prende origine dai Fioretti di San Francesco, che sicuramente lโ€™ha cantata e danzata quando andava in giro per il mondo. La laude in questione lโ€™abbiamo cantata anche noi, in gita, ma anche in chiesa; รจ stata suonata con lโ€™armonica, con le chitarre e cantata con cori non particolarmente intonati.
Il primo รจ stato Claudio Baglioni nel film che Zeffirelli ha girato sulla storia di San Francesco: Fratello sole e sorella luna erano sia il titolo del film che della canzone. Lโ€™ha scritta Riz Ortolani appositamente per il film. Ma Riz Ortolani era un uomo colto che conosceva le laudi del 1200 e ha rielaborato proprio quella di San Francesco.
Se Fratello sole e sorella luna รจ famosissima, le laudi natalizie riservano a loro volta delle sorprese. Sentendole si ritrova lโ€™Italia dei pastori, dei presepi e degli zampognari con le cioce. Un piccolo piacere che il prof. Paoli regala ogni anno durante le feste di Natale e Capodanno tenendo un concerto sullโ€™altopiano.

ยซDa una parte vorrei che nessuno, dopo avermi ascoltato e aver chiesto spiegazioni, resti deluso. Inoltre vorrei che, emendati i numerosi luoghi erronei o mutili e svelati quelli oscuri, il lettore curioso nullโ€™altro possa desiderareยป.

 

Francesco Maturanzio (1443-1518) era un importante letterato perugino, umanista al servizio delle arti e della cittร , docente universitario, segretario comunale, ambasciatore e storico municipale. Lโ€™origine del suo cognome nasce proprio in ambiente perugino: il nonno, Matteo di Giovanni, esercita lโ€™arte di conciare di panni di lana, attivitร  poi praticata anche da Marco, padre di Francesco. Da qui lโ€™origine del cognome Matarazzo, poi trasformato dallo stesso Francesco in Maturanzio per nobilitare la famiglia.
Francesco Maturanzio dedica tutta la sua vita allo studio: in Grecia, culla della classicitร , approfondisce la lingua. Tornato in patria nel 1474, il suo stato dโ€™animo risente del grave travaglio politico che colpisce Perugia in quegli anni: il disordine morale e sociale, le lotte, spesso cruente, tra le nobili famiglie dei Baglioni e degli Oddi, lacerano gli entusiasmi e gli ideali patriottici che animano il pensiero dellโ€™umanista. Decide cosรฌ di lasciare la sua cittร  per Vicenza; tornerร  a Perugia nel 1497, richiamato dallโ€™amato umanista Amico Graziani, a cui si deve la commissione al Perugino degli affreschi del Collegio del Cambio.

 

Lโ€™ispirazione

Lโ€™opera piรน autentica e matura che accosta il letterato alle arti figurative รจ proprio il complesso ed erudito impianto iconografico sotteso al ciclo pittorico del Collegio del Cambio. Il ciclo si presenta, agli occhi dello spettatore, come un organismo unitario, ma molto complesso. Francesco Maturanzio ha preso in considerazione molte opere erudite per la propria ispirazione โ€“ per esempio il De Astronomia di Igino per il cielo. Nella sua biblioteca รจ infatti presente una stampa dell’opera del 1482, da cui probabilmente sono stati tratte le figure dei Trionfi dipinti sulla volta.
Per la riproduzione delle quattro Virtรน Cardinali e degli eroi, la fonte iconografica dalla quale Maturanzio ha preso ispirazione รจ il De Inventione di Cicerone; una stampa รจ anch’essa presente nella sua biblioteca e reca delle annotazioni dell’umanista. Infine, sotto la volta della Luna, รจ rappresentato Catone. Questo personaggio richiama da vicino la personalitร  dellโ€™umanista perugino: entrambi accettano la solitudine dellโ€™esilio pur di mantenere il proprio ideale di libertร  contro la tirannide e contro tutti gli odi politici. Lo stoico romano รจ infatti, un ritratto simbolico di Francesco. Maturanzio cosรฌ appone la propria firma allโ€™interno di un grande scrigno del Rinascimento italiano.

 

La mostra

La Biblioteca Augusta, a 500 anni dalla morte, celebra lo studioso perugino con una mostra: Francesco Maturanzio. Le rotte dellโ€™Umanesimo, visitabile fino al 26 gennaio 2019, curata da Francesca Grauso, Alberto Maria Sartore e Paolo Renzi, nella quale rivive la sua prestigiosa raccolta libraria – conservata proprio allโ€™interno della biblioteca – oltre a documenti, in gran parte inediti, provenienti dalle raccolte dellโ€™Archivio di Stato di Perugia e dalle cittร  nelle quali Maturanzio ha insegnato.
Alcuni volumi giungono in Augusta grazie allโ€™originario lascito di Prospero Podiani, altri vi sono trasferiti nel 1798, per merito del bibliotecario Luigi Canali; la biblioteca ha potuto cosรฌ conservare la maggior parte dei libri appartenuti a Maturanzio. Allโ€™interno della mostra รจ possibile ammirare un manoscritto miniato della Biblioteca Bertoliana di Vicenza, un registro dellโ€™Archivio di Stato di Vicenza, una raccolta autografa di orazioni dellโ€™Archivio storico dellโ€™Universitร  di Perugia, gigantografie di immagini degli affreschi del Collegio del Cambio e un frammento di affresco del palazzo Baglioni sul Colle Landone. In mostra anche la ricostruzione dellโ€™albero genealogicoย della famiglia di Maturanzio, ricostruito da Alberto Maria Sartore.
รˆ una raccolta accuratamente selezionata sia in vista della conservazione degli antichi testi, sia in funzione della formazione personale; risalta la presenza della prima edizione in lingua originaria dellโ€™intero corpus di Aristotele, pubblicata in cinque volumi da Aldo Manuzio. Un documento identificato da Alberto Maria Sartore si rivela di fondamentale importanza per la ricostruzione della sua biblioteca: nellโ€™ottobre del 1529, alla morte di Aurelio Apollinare, figlio di Francesco, viene resa esecutiva la volontร  espressa nel testamento paterno di donare la propria biblioteca al monastero dei Benedettini di S. Pietro.

La mostra ha ottenuto il logo Anno europeo del patrimonio culturale 2018.

 


Francesco Maturanzio. Le rotte dellโ€™Umanesimo

26 ottobre โ€“ 26 gennaio 2019

Sala espositiva della Biblioteca Augusta

 

ยซTornare in Umbria per me รจ come prendere una boccata dโ€™ossigeno. Amo questa regione e il suo ciboยป

Camilla Ferranti si sta facendo sempre piรน strada nel piccolo schermo. Dopo le partecipazioni in Incantesimo, Distretto di Polizia, Angeli e Diamanti, Don Matteo e lโ€™Onore e il Rispetto, sarร  il prossimo anno lโ€™antagonista di Barbara dโ€™Urso nella nuova stagione della fictionย La dottoressa Giรฒ. Nata a Terni, da anni vive a Roma, ma una parte del suo cuore resta legata allโ€™Umbria. Un cuore che da poco tempo รจ stato rapito dallโ€™attore Christopher Lambert. Una love story nata per caso sul set della fiction e della quale Camilla parla sussurrando, quasi con timidezza.

 

Camilla Ferranti, foto by Melissa Marchetti

Camilla, la prima domanda รจ di rito: qual รจ il suo legame con lโ€™Umbria?

รˆ un legame di sangue, ci sono nata e cresciuta. Fino al liceo sono stata a Terni, poi lโ€™universitร  mi ha portato a Roma e lรฌ sono rimasta. I primi anni dopo aver lasciato la mia cittร  non sentivo il distacco, perchรฉ consideravo Terni una piccola realtร ; non ci stavo bene nemmeno per le mie ambizioni. Oggi torno sempre volentieri, apprezzo la cittร  e la regione: venire in Umbria รจ una vera e propria boccata dโ€™ossigeno.

Quindi torna spesso a Terni?

La mia famiglia vive lรฌ, per questo nei weekend o appena mi รจ possibile, torno in cittร , anche semplicemente per una cena: la cucina umbra mi manca molto.

Spesso gli umbri sono accusati di essere chiusi: lei vivendo fuori regione, percepisce questo?

Assolutamente no. Anzi, trovo che gli umbri siano un popolo molto aperto e alla mano. Sono accoglienti con le persone che provengono da fuori, cosa che non ho ritrovato nelle cittร  che ho girato per lavoro. Inoltre, lโ€™Umbria โ€“ anche con le sue pecche โ€“ รจ una regione dinamica e mi piace molto lโ€™idea che non abbia bisogno di chissร  quali grandi cose per star bene. Ultimamente mi sento molto nazionalista e legata alle mie origini, alla cultura e alla storia che ha lโ€™Italia: siamo un luogo e un popolo meraviglioso.    

A breve la vedremo nella serie La dottoressa Giรฒ con Barbara Dโ€™Urso: che ruolo ha?

Sono il direttore sanitario della struttura dove lavora la dottoressa Giรฒ che, in combutta con il primario del reparto, cerca di ostacolare i suoi piani: la dottoressa vorrebbe creare un centro dedicato alle donne che subiscono violenza โ€“ un tema tra lโ€™altro molto attuale โ€“ ma io, che rappresento la parte economica dellโ€™ospedale, penso soltanto ai soldi e ai miei interessi. In pratica sono la cattiva della serie.

Quindi รจ un personaggio negativo?

รˆ una donna che pensa solo alla carriera, รจ una pronta a tutto, che si mette sempre dalla parte del piรน forte e del potere. Non รจ certamente una che si fa mettere i piedi in testa: puรฒ sembrare una pedina, ma รจ una donna molto risoluta e sicuramente determinata. Avrร  anche una redenzioneโ€ฆ   

Si rivede in questa descrizione o lei รจ lโ€™esatto lโ€™opposto?

Sono anche io una donna determinata, ma non sono una carrierista: non sacrificherei mai la mia vita privata e non farei mai cattiverie per raggiungere i miei obiettivi. Giocare sporco non fa per me, sono una persona onesta e sto bene con me stessa se riesco a raggiungere i miei traguardi per merito e con le mie forze. Ciรฒ non toglie che se cโ€™รจ da giocare e combattere lo faccio tranquillamente. Sono attratta dal successo โ€“ lo ammetto – e sono molto ambiziosa, perรฒ gioco onestamente.     

Quando andrร  in onda la serie?

Non si sa ancora con certezza, ma probabilmente all’inizio del 2019.

Camilla Ferranti, foto by Melissa Marchetti

Questa esperienza televisiva le ha portato anche lโ€™amore, sul set ha conosciuto lโ€™attore Christopher Lambertโ€ฆ

Non parlo molto della mia vita privata, posso dire che cโ€™รจ una bella storia. รˆ stato un incontro inaspettato, non pensavo nemmeno che potesse accadere, io ero concentrata sul mio lavoroโ€ฆ ma le cose belle arrivano quando meno te le aspetti! 

Ho letto che vi sposerete il prossimo anno…

Non voglio dire nulla a riguardo.

Cosโ€™ha in cantiere Camilla per il futuro?

Ho diversi progetti lavorativi, sia nel cinema sia in televisione. Sono ancora top secret.

Tornando allโ€™Umbria, come la descriverebbe in tre parole?

Genuina, rude, vera.

La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regioneโ€ฆ

Verde e tranquillitร .

L’itinerario tra i sapori e gli aromi della Valnerina prosegue con altri prodotti di questa terra.

Dopo aver assaporato le lenticchie, il miele e la trota del Nera, il viaggio prosegue con altre prelibatezze nostrane.

Roveja

Questa รจย la storia di alcuni piccoli semi colorati, di due donne tenaci e di un barattolo di vetro. Umbria, Civita di Cascia 1998: Silvana e Geltrude, mentre riordinano la cantina della casa ricostruita dopo il terremoto del ’79, trovano un polveroso barattolo di vetro pieno di semi colorati. Sono rossi, verdi, marroni e neri, insieme a un foglietto sbiadito dal tempo con scritto a matita un nome misterioso: roveja. Trattasi di un legume che sboccia sulle alture dellโ€™Appennino Centrale, tra i proverbi degli alberi e i misteri della montagna, per unirsi senza indugio al bouquet delle eccellenze gastronomiche umbre. Ed รจ proprio lo spirito selvaggio a rendere ancora piรน accattivante la roveja, piccolo ed eroico legume divenuto Presidio Slow Food e sopravvissuto grazie a Silvana e Geltrude allo scorrere del tempo. Cosรฌ nel 2006 la roveja, antico pisello selvatico, considerato quasi erba infestante, torna a fiorire in Valnerina. O forse non aveva mai smesso.

Le norcinerie della Valnerina, foto by Officine Creative Italiane

Norcinerie

Cโ€™รจ un mestiere, nel cuore della Valnerina, che custodisce tra le epigrafi della sapienza umbra lโ€™identitร  di un territorio dal sapore speziato, un atlante le cui pagine invecchiano sotto archi e volte di pietra scavate dal vento, tra gli echi cinerei della tradizione e della memoria: il Norcino, poeta di unโ€™Umbria arcaica celebrata nei templi sacri dei sapori italici, tra orchestre di incensi dagli aromi primordiali. Un sentimento, quello tra uomo e suino, che da elemento antropologico diventa orizzonte culturale e identitario di una cosmologia di artigiani e scultori che conserva nella ritualitร  di antichi costumi il ricordo una civiltร  rurale germogliata tra i sussurri del Tempo. Lโ€™uccisione del maiale,ย cerimoniale arcaico sbocciato le ceneri del Paganesimo, segna nel lunario contadino lโ€™acme della ritualitร  agraria consegnando allโ€™eternitร  della memoria popolare ย pagine acri di una drammaturgia proiettata sugli orizzonti di una civiltร  rurale che evoca, nello svolgimento della macellazione, fantasmi e torri di fumo appartenuti alla mitologia greca e riconducibili al culto dellโ€™ancella Maia, divinitร  consacrata allโ€™agricoltura sui cui altari scorreva il sangue dei maiali immolati in suo onore. Perpetuata con sacralitร  e mistica devozione la lavorazione del maiale, trionfo di sapori e di antichi sentimenti, in Umbria diventa anfiteatro di unโ€™impenetrabile tradizione magico-superstiziosa che individuava in alcune caratteristiche delle interiora della bestia visioni profetiche e rivelatrici.

Zafferano, foto by Officine Creative Italiane

Lo Zafferano

Lโ€™arcano mistero che avvolge lโ€™etimologia della parola Crocus Sativus,ย denominazione scientifica con cui viene comunemente indicato lo Zafferano, si perde nella leggenda del fanciullo Crocco che, avvolto nellโ€™aurea letteraria delle Metamorfosi di Ovidio, si innamorรฒ mortalmente della ninfa Smilace,ย per poi essere tramutato in un biondo fiore diย  zafferano. Simbolo di augurio e prosperitร  coniugale ancora oggi, in Oriente,il Crocus Sativus viene regalato come auspicio di lunga vita in virtรน delle proprietร  terapeutiche e afrodisiacheย con cui esalta il corpo . Impiegato nel corso dei secoli per ottenere il colore giallo nella preparazione delle tonalitร  pastello destinate agli affreschi e per tingere vesti e tessuti, allo Zafferanoย vengono attribuite nobili proprietร  cosmetiche e officinali. La coltivazione dello Zafferano, espressione identitaria della storia e dei costumi umbri, attinge alle esperienze di un passato importante inteso come patrimonio prezioso dal quale trarre ispirazione. Un lavoro in cui lโ€™elemento umano รจ esclusivo: dalla preparazione delย  terreno,alla scelta dei bulbiย passando per il momento della sfioratura fino al confezionamento del prodotto finaleย a fare da cornice a questo arcaico cerimoniale liturgico spetta a montagne dai sapori forti, anfiteatri di roccia e calcare che potenti si stagliano allโ€™orizzonte.


La prima parte