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Antico come il mondo

di Alessandra Marzufero e Marica Sorbini

L’arco, arma prediletta dal leggendario Robin Hood, tanto che è difficile potersi immaginare tale personaggio senza questo arnese, riesce tutt’ora ad evocare grande fascino.

Riser, flettenti, corda, bottone e rest, sono i componenti principali dell’arco, ai quali, nelle versioni moderne, possono aggiungersi mirino e stabilizzatore. Attraverso di essi vengono realizzate, con diverse misure e dimensioni, cinque tipologie principali di archi: diritti, ricurvi, a delta, asimmetrici e compound. Questi ultimi, di più recente produzione, sono dotati di un sistema di cavi, pulegge e carrucole per ridurre lo sforzo di trazione, tanto che in campo arcieristico vengono associati più a delle macchine che ad archi nel senso tradizionale del termine.

 

foto di Mirko Giattini Moriconi

Forgiato sull'arciere

Tuttavia l’origine di questo straordinario arnese ha radici profonde, poiché l’arco fa la sua prima comparsa alla fine del Paleolitico, quale utensile per la caccia. Nel corso del tempo, però, il suo impiego è stato legato alla guerra, specialmente a seguito della nascita di territori definiti da confini precisi e del desiderio dei sovrani di ampliarli, divenendo una presenza costante nelle battaglie tra gli eserciti.
Storicamente, ogni popolo sviluppò un proprio tipo di arco, a seconda delle materie a sua disposizione e delle modalità d’uso: essi infatti differivano in dimensioni a seconda che l’arciere lo utilizzasse stando in piedi, per cui avrebbe avuto una lunghezza maggiore, o, al contrario, se lo usasse stando seduto sul cavallo – l’arco sarebbe quindi stato più corto. Una precisazione: in una prima fase l’arco veniva costruito basandosi sulle caratteristiche proprie dell’arciere, adattandosi così alle sue esigenze anche in senso fisico, al fine di garantire la migliore prestazione possibile. A partire dalla Guerra dei Cent’anni (1337-1453), però, l’arco cominciò a essere prodotto in serie, uniformandosi a uno standard. Questo anche a causa di nuove esigenze sorte sui campi di battaglia, tra cui quella di ridurre il numero di avversari negli schieramenti frontali, il che non richiedeva alcun tipo di precisione nella mira.

I giochi olimpici

Progressivamente l’utilizzo di questo strumento andò scemando, anche nelle guerre, dove venne sostituito da armi più potenti e distruttive e, per quasi tre secoli, cadde nell’oblio, per essere poi ripreso, a partire dal Novecento, in ambito sportivo. Proprio all’inizio del XX secolo, infatti, il tiro con l’arco entrò a far parte dei Giochi Olimpici, anche se venne escluso per un periodo di tempo che va dal 1920 al 1972. In Italia si affermò in un primo momento come hobby per ragazzi, per divenire, poi, negli anni Trenta, sotto il regime fascista, disciplina riservata alle Giovani Italiane, tanto che a Orvieto venne organizzato, dall’Accademia di Educazione Fisica, il primo campionato femminile. La prima società arcieristica italiana nacque nel 1956 a Treviso, la quale si occupava anche della realizzazione delle competizioni per ambo i sessi. Oggi nel nostro Paese esistono due federazioni principali, vale a dire la Federazione Italiana Tiro con l’Arco (FITARCO) fondata nel 1961, che si divide in venti comitati regionali, e la Federazione Italiana Arcieri Tiro di Campagna (FIARC) istituita nel 1983, che rappresenta l’associazione italiana della International Field Archery Association (IFAA).

 

foto di Mirko Giattini Moriconi

La filosofia

Il tiro con l’arco è uno sport riconosciuto e praticato a tutti gli effetti, vista l’organizzazione delle due federazioni sopracitate che prevedono gare e campionati nazionali e internazionali, ma molti sono gli appassionati amatoriali che lo scelgono come attività; su questo si pensa che la cinematografia abbia un ruolo, ma si potrebbero aggiungere le numerose rievocazioni storiche che si svolgono in giro per l’Italia, insieme all’offerta di molte strutture ricettive che lo posizionano tra le pratiche da poter svolgere all’aria aperta a contatto con la natura. Ma tra le altre motivazioni è interessante far emergere la filosofia giapponese.
In Giappone infatti la pratica dell’arco è considerata uno stile di vita, una similitudine della vita stessa con le proprie sfaccettature e circostanze, a volte favorevoli e a volte meno, che hanno come perno lo sviluppo umano dell’autocontrollo, con cui si può raggiungere qualsiasi obiettivo. Tra i molteplici autori che ne parlano in maniera esplicita, Paulo Coelho, ne Il cammino dell’arco, descrive come l’arco venga personificato e assuma significato per poter vivere prendendo coscienza di sé: l’arco diventa la vita, la fonte dell’energia umana, mentre la freccia è l’intenzione, «ciò che collega la forza dell’arco al centro del bersaglio» (p.55). Il bersaglio è invece l’obiettivo che si vuole raggiungere, ma per farlo bisogna essere nella condizione spirituale adeguata, tanto da riuscire a immaginare che esso si avvicini all’arciere. Scoccare la freccia vuol dire che l’uomo ha preso coscienza di tutti i passi fatti fino a quel punto, ognuno dei quali è indispensabile. Tutto questo sottintende che, prima di arrivare al tiro, ci vuole molto tempo e impegno. Fa venire voglia a chiunque di iniziare a praticare questa attività.

Diventare arcieri in Umbria

E proprio su questo, l’Umbria presenta un’ampia scelta di strutture che propongono il tiro con l’arco; molti agriturismi lo prevedono come attività per tutti da svolgere immersi nel cuore verde, ma si può partecipare inoltre a corsi amatoriali con relativo rilascio di attestati. Ad esempio, due associazioni di Terni, l’associazione sportiva Gaia e l’agenzia Dreavel, si occupano di organizzare giornate di attività outdoor e di tiro con l’arco, che si svolgono rispettivamente a Fiastra e a Norcia. E, proprio nella città di San Benedetto è possibile partecipare al corso di costruzione dell’arco. Sempre a Norcia l’associazione Sibillini Adventure organizza corsi specifici di tiro con l’arco istintivo (quello antico, così come è nato), a partire dal corso base di 18 ore, che prevede lezioni teoriche e pratiche e il rilascio di un attestato finale di partecipazione. Esiste infine il parco Activo Park a Scheggino, immerso nella natura selvaggia tipica della Valnerina, in cui si possono svolgere molte attività sia per bambini che per adulti, tra cui il tiro con l’arco.

 

foto di Mirko Giattini Moriconi

 

Le rievocazioni storiche

Il tiro con l’arco, come accennato in precedenza, si ritrova in diverse rievocazioni storiche, di cui l’Umbria è particolarmente ricca. Queste manifestazioni, solitamente, prevedono la rappresentazione della vita quotidiana di epoche passate, durante le quali i borghi e le città umbre erano suddivisi in fazioni, spesso in competizione tra loro. Cortei storici, taverne ed eventi ludici caratterizzano questi momenti, svolti rigorosamente nei costumi tradizionali e in precisi periodi dell’anno. Le sfide tra fazioni, chiamate in modi differenti a seconda della località, consistono in alcune gare il cui scopo è la conquista di un Palio, ossia un arazzo dipinto da qualche celebre artista. In Umbria le rievocazioni storiche le cui sfide principali consistono in una gara di tiro con l’arco sono tre: due di esse si svolgono a Todi, la terza a Città della Pieve.
Nel caso di Todi, entrambe le gare di tiro con l’arco si tengono nell’ambito del campionato nazionale della FITAST, la Federazione Italiana Tiro Arco Storico e Tradizionale: la prima viene proposta ad aprile, nota come Todi città degli Arcieri, in cui a sfidarsi sono duecento arcieri su venti piazzole; la seconda, in ottobre, si chiama Disfida di San Fortunato e prevede un massimo di centoventi arcieri che gareggiano su un percorso di dieci piazzole, il tutto nello sfondo del meraviglioso centro storico tuderte.
A Città della Pieve, invece, si svolge, in agosto, il cosiddetto Palio dei Terzieri. I terzieri sono porzioni di terreno in cui era suddivisa anticamente la città, i quali si distinguono nel Castello medievale o Classe dei Cavalieri, che identificava l’aristocrazia; il Borgo dentro, con il quale ci si riferiva, invece, alla borghesia; il Casalino o Classe dei Pedoni, che individuava il ceto dei contadini. La gara principale è conosciuta come Caccia del Toro, in cui tre arcieri per ogni terziere devono colpire dei bersagli mobili a forma di toro, tutti situati su di una medesima giostra. La competizione è divisa in tre tempi, e dal primo all’ultimo la velocità delle sagome-bersaglio aumenta. Il terziere vincente otterrà il Palio, costituito da un arazzo rappresentante i simboli dei tre terzieri e, in alto, lo stemma della città, trofeo che verrà conservato dal vincitore fino alla successiva sfida.
Strumento sportivo e storico, e recentemente dotato anche di una connotazione filosofica, l’arco costituisce, dunque, una sorta di legame tra l’uomo dell’antichità e l’uomo moderno, che permette a quest’ultimo di evadere dalle tecnologie che oggi invadono la quotidianità e riassaporare il senso della realtà.

 


Fonti:

Enzo Maolucci (2012) Arco per tutti, Hoepli, Milano.

Paulo Coelho (2003) Il cammino dell’arco; nuova edizione 2017 di La nave di Teseo, Milano. http://www.activopark.com

http://www.asgaia.it

https://www.dreavel.com/ita/4/attivita/214/norcia-corso-di-tiro-con-larco-istintivo/

http://www.fitarco-italia.org

https://www.fiarc.it

https://www.sibilliniadventure.it

https://www.paliodeiterzieri.it

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