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Un tracciato fatto di strade secondarie, sentieri, argini e borghi abbarbicati. Laย Greenway del Neraย รจ tutto questo.

Panorama delle cascate delle Marmore

 

Un percorso ciclopedonale nato nel cuore verde della Valnerina, pensato per far conoscere e per far vivere questi luoghi spesso fin troppo dimenticati. Un anello di 180 chilometri dedicato agli amanti della natura. Non troppo difficile nรฉ faticoso, permette ai viandanti di godersi il paesaggio con il fiume Nera e tutti i suoi emissari, ma anche lโ€™aspetto culturale della zona, grazie agli storici borghi che si attraversano.

Lโ€™idea

La Greenway รจ stata pensata per far conoscere la Valnerina e per far vivere il territorio della comunitร  montana cui appartiene. Ma non รจ tutto qui. รˆ nata, infatti, come una vera e propria emergenza naturalistica, per preservare il paesaggio potendone perรฒ sfruttare lโ€™enorme potenziale, nel rispetto dellโ€™equilibrio ecologico. รˆ cosรฌ divenuto lo strumento di apprendimento diretto della natura e delle sue articolate forme, il luogo in cui poter sperimentare un approccio creativo e coinvolgente per attrarre nuove forme di turismo e di conoscenza del territorio.

I tracciati

Il primo passo per mettere il visitatore in contatto con il territorio รจ stato lโ€™identificazione e la sistemazione di un percorso alternativo, percorribile a piedi, in bicicletta o a cavallo. Il punto di partenza รจ la Cascata delle Marmore, cosรฌ come il punto di arrivo. Un anello totalmente immerso nel verde che permette al turista di entrare in un mondo inesplorato fatto di sentieri verdeggianti e magici borghi. Cosรฌ dal luogo tanto amato da Lord Byron e dagli altri viaggiatori amanti del Grand Tour inizia un lungo percorso formato in parte da strade giร  segnate: gli itinerari benedettini, la via francigena, lโ€™ex ferrovia Spoleto-Norcia.
Dalla Cascata delle Marmore fino al bivio di Preci รจ possibile โ€œcamminare a braccettoโ€ con il Nera. Infatti, la sponda sinistra del fiume รจ interamente percorribile e forma una delle sterrate piรน interessanti del centro Italia. Da qui, chi vuole, puรฒ prendere il percorso montano che vi รจ stato collegato che passando per Preci, Norcia, Cascia, Monteleone di Spoleto, Salto del Cieco, Piediluco, Prati di Stroncone, torna alla Cascata, passando per i Campacci di Marmore (Belvedere superiore).

 

Marmore

Cascata delle Marmore vista dal Penna Rossa

 

Essendo un percorso ad anello, la Greenway puรฒ essere percorsa sia in senso orario, sia in senso antiorario. Per renderla fruibile a tutti, inoltre, รจ stata suddivisa in sedici tratti, anchโ€™essi ad anello, cosicchรฉ sia piรน facile per il viaggiatore tornare al punto di partenza senza dover ripercorrere la stessa strada. Molti di questi tratti lungo il fiume, dalla Cascata fino a Preci, sono prevalentemente pianeggianti, ma quelli montani per il ritorno alla Cascata presentano salite anche molto impegnative che, perรฒ, possono essere evitate scegliendo il percorso alternativo su asfalto, su strade sempre poco trafficate. Ciascuno di questi ha una lunghezza che va dai cinque ai ventidue chilometri. Unendo piรน tratti si puรฒ programmare un viaggio a tappe della lunghezza voluta. Ogni tratta, ben indicata dai cartelli, collega centri abitati dotati di servizi. Lungo il percorso inoltre sono segnalati i sentieri che portano alle varie zone naturali protette.

Una gita per tutti

La Greenway รจ un percorso che puรฒ essere davvero esplorato da tutti. In completa sicurezza, perchรฉ dedicato esclusivamente a utenti non motorizzati, garantisce lโ€™accesso a tutti grazie a quella che viene definita circolazione dolce, che consente di godere lentamente del territorio che si sta attraversando per poter osservare da ogni punto di vista i paesaggi circostanti.

 

Fiume Nera

 


Sitografia: http://www.lagreenwaydelnera.it/it

Il Natale, in Umbria come nel resto d’Italia, fa rima con golositร . Tra tutti i dolci tipici, perรฒ, ce nโ€™รจ uno che fa riferimento alla storia comunale di Perugia e delle municipalitร  da essa sottomesse: le pinocchiate.

pinoli

Lโ€™ingrediente base

Chiamati anche pinoccati, pinocchiati o pinoccate, a indicare la natura dellโ€™ingrediente base – il pinolo – questi dolci zuccherini tipici del periodo natalizio nascono dalla diffusione massiccia del pino domestico (il Pinus pinea) in tutto il continente europeo. Lโ€™Umbria non รจ rimasta esclusa da tale diffusione, tanto che non รจ cosรฌ inusuale imbattersi in odorose pinete.
Difficile invece รจ scovarne i preziosi semi, in quanto i pinoli impiegano ben tre anni per giungere a maturazione. Nonostante questa difficoltร , i pinoli, ricchi di proteine e di fibre, sono stati consumati fin dal Paleolitico, soprattutto perchรฉ si credeva che avessero delle proprietร  afrodisiache. Ciรฒ permise loro di entrare a far parte delle creazioni umane piรน raffinate e deliziose, come le pinocchiate, di cui si ha notizia giร  nel Trecento[1].
ยซI nobili e i ricchi li mangiano frequentemente con il primo e lโ€™ultimo piatto. Con i pinoli avvolti nello zucchero sciolto in un cucchiaino si fanno delle pastiglie alle quali si applicano sottili lacrime dโ€™oro battuto, penso per magnificenza e per diletto.[2]ยป Cosรฌ scriveva il gastronomo Bartolomeo Sacchi, detto il Plร tina, a cavallo tra il Quattrocento e il Cinquecento; non saranno ancora le nostre pinoccate, ma sicuramente vi si avvicinano molto.

I colori

Che le pinoccate venissero degustate giร  nel 1300 non sembra casuale, se pensiamo ai colori di questi gustosi zuccherini. Aromatizzate talvolta al limone, talaltra al cioccolato, vengono servite sempre abbinate, in una deliziosa bicromia bianca e nera. Il ricordo delle fazioni dellโ€™etร  comunale โ€“ i guelfi bianchi e i guelfi neri โ€“ affiora ora alla mente, rammentando quelle lotte tra potere secolare e potere temporale che non risparmiarono nemmeno le zone in cui questi dolci sono maggiormente diffusi – Perugia, Assisi e Gubbio.
Perugia, infatti, giร  nel XIII secolo aveva sottomesso prima Gubbio e poi Assisi, ma non prima di aver subรฌto la scomunica per aver portato avanti unโ€™offensiva contro i ghibellini, contravvenendo a un veto papale. Sebbene quindi le due fazioni fossero storicamente di origine fiorentina, tali lotte si moltiplicarono in ogni comune delle Penisola italica, dimostrando la forte influenza del capoluogo fiorentino in quella fervente epoca.
Il condizionamento si riscontra anche nello stile architettonico e nellโ€™araldica, caratterizzati da decorazioni a balzana: si guardi allo stemma di Siena, uno scudo troncato composto da due smalti pieni, uno argentato e uno nero. E che la cittร  del Palio avesse delle influenze sul capoluogo perugino รจ fuori discussione: Perugia, perseguendo una politica espansionistica, si era spinta non solo verso Gubbio e Cittร  di Castello, ma anche verso la zona del Lago Trasimeno, di Cittร  delle Pieve e della Val di Chiana.

La tipica forma a ottaedro

Forma e packaging

Peculiare delle pinocchiate รจ anche la forma a losanga che, raddoppiata, dร  vita allโ€™ottaedro regolare, uno dei cinque solidi platonici. Tali figure, in unโ€™epoca come quella umanistica, serbavano significati allegorici, trascendentali ma al tempo consapevoli delle capacitร  dellโ€™uomo faber fortunae suae.
Lโ€™ottaedro, formato da triangoli equilateri โ€“ al loro volta simbolo di trascendenza, della perfezione divina e dellโ€™ascesa dal Molteplice allโ€™Uno โ€“ simboleggiava lโ€™aria, elemento per eccellenza collegato allโ€™impalpabilitร  del Divino.
E pensare che le pinocchiate, incartate come grosse caramelle da luna park, altro non erano che dolci da lancio, tirati sui nobili che assistevano alle giostre e alle singolar tenzoni. Dolci dal sapore paradisiaco che, lanciati in aria, sembravano doni divini caduti dal cielo.

 

dolci natalizi umbri

Pinoccati in tavola a Natale

 

Ricetta di Rita Boini

INGREDIENTI:
  • 1 kg di zucchero
  • 500 g di pinoli
  • 200 g di farina
  • 1 cucchiaio di cacao amaro
  • Buccia di un limone non trattato
PREPARAZIONE:

Fate sciogliere lo zucchero a fuoco basso in un bicchiere e mezzo dโ€™acqua; unite lo sciroppo alla buccia grattugiata del limone e ai pinoli. Mescolate a aggiungente la farina. Amalgamate bene e, quando il composto sarร  consistente ma ancora morbido, versatene rapidamente metร  su un piano di marmo o su una placca da forno e stendetelo con la lama di un coltello, in modo da ottenere uno strato alto circa 2 cm. Unite il cacao allโ€™impasto rimasto in casseruola, mescolate e versate in un altro angolo del piano di marmo o in unโ€™altra placca da forno. Tagliate e losanghe i due strati e lasciate rapprendere. Incartate le pinoccate accoppiandone una scura e una chiara.

 


Per gentile concessione di Calzetti โ€“ Mariucci Editori

[1] Cfr. www.matebi.itโ‡‘

[2] Cfr. www.taccuinistorici.itโ‡‘

 

Per saperne di piรน su Perugia

ยซA trentasette chilometri da Terni su un terrazzo alluvionale, a quota 292, prossimo al fondo-valle, sulla sinistra del Tevere. รˆ un piccolo centro, una villa-castello, dalla faccia medioevale, che appare come un borgo compatto con mura diruteยป. (M. Tabarrini)

panorama-giove

Veduta panoramica di Giove

Origine del nome

Sebbene i piรน facciano derivare il toponimo da un antico culto a Giove, non essendo stata trovata alcuna traccia di un tempio dedicato al dio romano รจ piรน corretto pensare che il nome derivi dalla sua posizione geografica che mostra l’abitato in una sommitร  situato tra due valli. In tal modo il nome deriverebbe dal latino jugum, ossia giogo. Anche le prime attestazioni storiche sembrano avvalorare questa ipotesi: infatti l’attuale comune in un documento del 1191 รจ denominato ยซCastel di Juvo o Iugoยป[1].

Storia

Numerosi reperti archeologici attestano un antico insediamento romano, ma l’attuale aspetto di Giove รจ chiaramente di origine medievale. Il territorio, anticamente dei Signori di Baschi, fu a lungo conteso tra Todi e Orvieto. Nel 1320 si impossessรฒ del castello e dei territori circostanti Sciarra I Colonna e ai Colonna lo contesero a lungo gli Orsini. Nel 1378 i feroci Bretoni, condotti in Italia dall’antipapa Clemente VII, si stanziarono nella zona devastando pesantemente l’abitato e i territori limitrofi. Nella metร  del XV secolo presero possesso di Giove gli Anguillara, ma Paolo II riuscรฌ a riportarlo tra i beni della Chiesa nel 1465. Le mura del castello vennero distrutte quando nel 1503, dopo una strenua resistenza, Giove fu conquistato da Cesare Borgia. Nel 1545 vi si insediรฒ, con la carica di governatore pontificio Ottavio Farnese, e nel 1597 Matteo Farnese alienรฒ il feudo a Ciriaco e Asdrubale Mattei. Nel 1646 il territorio di Giove venne devastato da una tremenda inondazione del Tevere. Con la Restaurazione, Giove fu elevato a comune baronale[2].

 

Scorcio di Giove. Foto gentilmente concessa dal C0mune di Giove.

Palazzo Ducale

Edificato per volere di Asdrubale e Ciriaco Mattei sui preesistenti resti di un castello medioevale, si presenta come un edificio rinascimentale di grande imponenza. Dai Mattei, insigniti del titolo di marchesi di Giove da Urbano VIII nel 1643, passรฒ ai Canonici quando Caterina Mattei lo trasmise al figlio Carlo. Morto Carlo senza eredi, il palazzo divenne proprietร  del marchese Carlo Teodoro Antici di Recanati. รˆ questo il periodo nel quale venne ospitata nel palazzo Adelaide Antici, madre di Giacomo Leopardi. Dagli Antici passรฒ ai Ricciardi, poi al generale Mario Nicolis di Robilant, che vi ospitรฒ nel 1910 Vittorio Emanuele III, e nel 1936 ai conti d’Acquarone. Nel 1985 รจ stato acquistato dallo statunitense Charles Robert Band e trasformato in un raffinato Relais. L’edificio – che ha 365 finestre, una per ogni giorno dell’anno – รจ strutturato in cinque piani, mentre le torri angolari presentano un ulteriore piano abitativo. รˆ ancora integra la rampa di scale percorribile dalle carrozze fino al piano nobile. I saloni interni sono decorati con pitture di argomento mitologico attribuite a Domenico Zampieri, detto il Domenichino, a Paolo Caliari, detto il Veronese e ad Orazio Alfani[3].

Chiesa di S. Maria Assunta

In stile rococรฒ, con tardivi elementi barocchi, presenta una facciata inquadrata da due campanili simmetrici. Fu terminata su progetto forse dei Fontana nel 1775 a sostituire dentro le mura l’antica chiesa di San Giovanni Battista, della quale restano oggi soltanto pochi segni in una casa privata. All’interno – a croce greca con cupola – รจ conservata una tavola con l’immagine della Madonna Assunta che da alcuni รจ attribuita a Niccolรฒ Alunno, mentre secondo altri si deve alla scuola dell’Alunno. Interessante anche l’organo, posto sopra la porta d’ingresso, che per le peculiaritร  costruttive viene considerato lo strumento moderno piรน interessante dell’intera provincia di Terni.

Chiesa della Madonna del Perugino

La chiesa deve il suo nome all’immagine della Madonna posta sull’altare detta appunto Madonna del Perugino, per la sua fine fattura. In realtร  si tratta di un dipinto commissionato nel XVII secolo da Francesco Caffarelli, un abitante di Giove proveniente da Perugia e per questo chiamato il Perugino. La chiesa custodisce anche numerosi ex voto.

Convento di Santa Maria del Gesรน

Fondato a seguito di una donazione di Felicita Colonna all’inizio del XVII secolo, fino al 1870 fu proprietร  dei Francescani, quindi degli Oblati di San Francesco e infine dei Marianisti. Da alcuni anni il convento ospita un centro naturista, Il Germoglio.

 

borgo_giove

Palazzo Ducale, foto gentilmente concessa dal Comune di Giove.

 


[1] L’ipotesi della derivazione dal latino jugum viene sostenuta da L. Canonici, Alviano. Una rocca, una famiglia, un popolo, Porziuncola, Assisi 1983, mentre seguendo la tradizione popolare M. Tabarrini, s.v. Giove, in M. Tabarrini, L’Umbria si racconta. Dizionario, v. 2 : E-O, [s.n.], Foligno 1982, pp. 150-151 propende per il toponimo derivante da un preesistente culto per il dio romano.โ‡‘

[2] Pe notizie storiche piรน diffuse si veda M. Tabarrini, cit. che รจ anche la fonte delle notizie riportate dal sitoย  www.mondimedievali.net/Castelli/Umbria/terni/giove.htm e del sito http://www.castellogiove.it. Per la prenotazione delle visite si veda: http://www.castellogiove.it.โ‡‘

[3] Le informazioni sono tratte da M. Tabarrini, cit. e dal sito ย www.mondimedievali.net/Castelli/Umbria/terni/giove.htm.โ‡‘

 

Per saperne di piรน su Giove

INGREDIENTI PER IL RIPIENO:ย ย 
  • 1 kg di carni miste (maiale, tacchino, vitello)ย 
  • 150 g di parmigianoย 
  • 1 carotaย 
  • 1 costa di sedanoย 
  • 1 cipollaย 
  • 1 foglia dโ€™alloroย 
  • 4 uovaย 
  • 30 g di burroย 
  • qualche cucchiaio di olio extravergine dโ€™olivaย 
  • saleย 
  • pepeย 

 

INGREDIENTI PER LA PASTA:ย 
  • 1 kg di farinaย 
  • 10 uovaย 
  • saleย 

Brodo di capponeย 

 

PREPARAZIONE:ย ย 

Fate a pezzetti le carni, fate un trito di cipolla, carota e sedano, ponetelo in un tegame assieme a burro e olio e fate soffriggere. Unite le carni e la foglia dโ€™alloro, lasciate rosolare, dopodichรฉ salate, pepate e portate a termine la cottura. Macinate le carni e il loro sugo di cottura, lasciate intiepidire e poi incorporate il parmigiano, le uova e un pezzetto di burro. Rimettete lโ€™impasto sul fuoco per qualche minuto, regolando di sale e di pepe. Preparate una sfoglia e, con il ripieno ridotto in tante palline, preparate i cappelletti.ย ย 

 

 

Questi cappelletti, al cui impasto in tempi piรน recenti qualcuno ha cominciato ad aggiungere la mortadella, si servono in brodo il giorno di Natale. Il brodo era, immancabilmente, di cappone. In ogni caso รจ indispensabile un buon brodo di carne. La lavorazione dei cappelletti iniziava qualche giorno prima di Natale e se ne facevano grandi quantitร , perchรฉ potessero bastare per diversi giorni. Aย Gubbioย le famiglie ricche facevano, e in alcuni casi fanno ancora, i cappelletti secondo una ricetta cheย Cรนnsoloย considera la piรน ricca pasta ripiena espressa dalla cucina italiana. Oltre a carne di cappone lessato, da cui si ricava il brodo, entrano nel ripieno lonza di maiale, salsiccia, piccioni e cervella di manzo.ย ย 

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Per gentileย concessione di Calzetti โ€“ Mariucci Editore

ยซPrima di iniziare un quadro scrivo MaMo su tutta la tela. รˆ un mio vezzo, una forma di scaramanzia. Lโ€™ho sempre fatto.ยป

L’avvocato Gianni Agnelli

 

Massimiliano Donnari, in arte MaMo, รจ un artista perugino poliedrico e ironico. Realizza i suoi quadri utilizzando i materiali piรน disparati e riesce a mettere su tela i personaggi come appaiono nella sua fantasia, senza tabรน e censure. Nella sua prima mostra personale Incoscienza dellโ€™essere โ€“ ironia in 3D, visibile alla galleria Artemisia di Perugia fino al 13 gennaio, troverete Ornella Vanoni, la Regina Elisabetta, Gianni Agnelli, ET e Re Carlo di Borbone rappresentati come MaMo li vede, come li sente e percepisce.

Come nasce lโ€™idea di realizzare queste opere?

Non riesco a dare una spiegazione razionale, ho sempre osservato il mondo e le persone con un occhio critico, attento a ogni particolare, e con grande ironia. Solo da poco ho sentito il bisogno di tirare fuori queste emozioni, รจ da marzo 2017 che ho iniziato quest’esperienza, e sono riuscito a rappresentare persone reali o personaggi di fantasia cosรฌ come le ho sempre viste o immaginate e inconsapevolmente sono riuscito a tirate fuori quello che era dentro di me.

Perchรฉ utilizza un mix di materiali e non ne ha scelto uno in particolare?

Sono un autodidatta e sono scevro da scuole e accademie, quindi utilizzo tutto quello che ho a disposizione. Applico tutte le tecniche, senza nessun legame.

Come avviene la scelta dei suoi soggetti?

Avviene in modo casuale, in base a quello che mi passa per la testa. ET รจ un personaggio al quale sono molto legato, Gianluca Vacchi perchรฉ รจ sulla bocca di tutti, le Regine le ho rappresentate con ironia per provocare.

 

arte

Il Generale della musica, esordio di MaMo

Quali personaggi umbri raffigurerebbe? E in che modo?

Attualmente nessuna persona reale, ma ho realizzato due generali frutto della mia fantasia, ma che incarnano il Generale della musica e il Generale della cioccolata. Il primo rappresenta Perugia e Umbria Jazz, una manifestazione che amo molto, e questo generale incarna la follia, il genio e lโ€™amore della musica. Poi il generale della cioccolata, rappresenta la storia di Perugia e il suo legame con la cioccolata: per questo รจ rappresentato in una sfaccettatura estremamente ironica in mezzo ad uno sfondo di praline, mentre mangia un cioccolatino.ย รˆ arricchito da fregi, medaglie e mostrine in tema; ovviamente non puรฒ mancare quella con il Bacio, il cioccolatino piรน famoso al mondo.

Come rappresentare lโ€™Umbria, invece?

Lโ€™Umbria non saprei, anche se ultimamente sto riflettendo sul rappresentare antichi personaggi della nostra terra. Ma, sempre in una veste estremamente ironica cosรฌ da farli uscire dai loro ruoli istituzionali.

A chi ha pensato?

San Francesco e Braccio Fortebraccio, ma potrei anche cambiare idea.

 

artista-pg

Il Generale della Cioccolata, tecnica materica mista

Qual รจ il suo legame con lโ€™Umbria?

Sono molto attaccato alla mia terra, e sono innamorato della mia cittร  in cui sono nato e in cui ho vissuto e vivo: Perugia.

Da imprenditore, cosa serve a questa regione per fare un balzo in avanti? Su cosa dovrebbe puntare?

Purtroppo le cose da fare sarebbero tante. รˆ una terra bellissima sotto tutti i punti di vista, piena di risorse.ย  Prima di tutto la vorrei far amare veramente dai propri abitanti, cosรฌ che ognuno possa fare qualcosa per valorizzarla al massimo e poi vorrei farla conoscere a tutti, permettendo a tanti di visitarla in modo agevole. Si dovrebbe partire dal turismo e i visitatori darebbero la spinta anche a tutti gli altri settori dellโ€™economia.

Quando parla di โ€œmodo agevoleโ€ si riferisce alla difficoltร  di raggiungerla?

Esatto. Lavorando molto fuori regione รจ sempre un problema tra strade, treni che non ci sono, di aerei nemmeno ne parliamo. Lโ€™Umbria รจ unโ€™isola pur essendo al centro dellโ€™Italia.

Come descriverebbe lโ€™Umbria in tre parole?

Isolata, unica e magica.

La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regioneโ€ฆ

Un cuore, รจ il cuore geografico dellโ€™Italia ed รจ nel mio cuore.

 

Per saperne di piรน su Perugia

Se ne sta lรฌ, bello e luminoso, sdraiato sul monteย Inginoย con le sueย ottocentoย luci, che dal 1981 vengono accese ogni 7 dicembre.

Lโ€™Albero di Nataleย di Gubbio,ย con una superficie di 130 metri quadrati,ย รจ lโ€™albero di Natale piรน grande del mondo.ย Nel 1991 รจ entratoย nelย Guinness deiย Primati.ย ย 
Arriveranno dallo spazio il messaggio e lโ€™augurio che daranno il โ€œviaโ€ allโ€™accensione dellโ€™Albero. Sarร , infatti, lโ€™astronauta Paolo Nespoliย a illuminare lโ€™abete, che questโ€™anno sarร ย dedicato alla scienza e al progresso tecnologico, rappresentato dalla collaborazione tra Agenzia spaziale europea (Esa) e Agenzia spaziale italiana (Asi).ย Per la terza volta, Paolo Nespoli รจ a bordo dellaย Issย che sta orbitandoย a 400 chilometri di altezzaย dalla Terraย e che questa seraย attraverserร  i nostri cieli.ย Daย lassรน accenderร  le luciย e darร  il via alla festa natalizia di Gubbio.ย ย 

 

natale in umbria

Gubbio, l’albero di Natale piรน grande del mondo, foto via

Le caratteristiche dellโ€™albero

Per laย trentasettesima voltaย gli โ€œAlberaioliโ€ eugubiniย hanno mantenutoย lโ€™impegno preso da chi โ€“ nel 1981 per la prima volta –ย realizzรฒ lโ€™Albero sulle aspre pendici del monteย Ingino.ย ย La strutturaย si distende, con una base di 450 metri, per oltre 750 metri sulle pendici del monte, partendo dalle mura della cittร  medioevale e arrivando alla basilica del Patrono, sant’Ubaldo, posta in cima alla montagna.ย Sulla cima svetta la cometa, che ha unaย superficie di circa mille metri quadriย ed รจย disegnata da oltre 250 punti luminosi.ย 

 


Per saperne di piรน:ย http://www.alberodigubbio.com/ย 

 

 

Per saperne di piรน su Gubbio

Cocci, vetri rotti, ossa e maioliche decorate. Oggetti, che quasi tutti definiremmo spazzatura, sono stati puliti e catalogati e ora sono esposti nel museo di Casteldilago, in provincia di Terni. La mostra, non a caso, รจ stata chiamata Rubbish: tre secoli di ceramiche ed รจ stata curata da sir Timothy Clifford, studioso inglese che, dopo aver diretto la sezione ceramiche del Victoria & Albert Museum, la sezione disegni del British Museum, essere stato direttore della Galleria nazionale di Scozia e direttore del museo di Manchester, ha deciso di dedicare il tempo concessogli dalla pensione alle ceramiche del piccolo borgo umbro. รˆ stato proprio il critico dโ€™arte a raccontarci la storia del ritrovamento e lโ€™idea di esporle in un museo.

La scoperta

A trovare i numerosi oggetti di uso comune รจ stato Angelo Francucci, appassionato imprenditore della zona che fin dallโ€™etร  di quindici anni si รจ dedicato alla ristrutturazione del paese. รˆ stato, infatti, proprio durante alcuni lavori che Francucci si รจ trovato davanti a un butto, cioรจ unโ€™antica discarica. Nata come una cisterna, probabilmente avvelenata, si รจ trasformata nel posto perfetto per gli scarti provenienti da resti alimentari, oggetti in metallo, pezzi di vetro, di ceramica e carcasse di animali.

Un tesoro buttato via

Incuriosito, lโ€™imprenditore ha deciso di mostrarli ai coniugi Clifford che hanno la propria residenza estiva nel borgo. Timothy ha subito capito di essere davanti a straordinari reperti che vanno dal Medioevo fino al 1500. Raccolti tutti i pezzi, lo studioso ha iniziato a ricomporre gli oggetti come se fossero veri e propri puzzle e, pezzo dopo pezzo, gli รจ sembrato sempre piรน evidente che quelle che aveva davanti agli occhi erano ceramiche di straordinaria fattura, molte delle quali provenienti da Deruta. Andando avanti con gli studi ha infatti scoperto che Deruta apparteneva alla diocesi di Spoleto, alla quale apparteneva anche Casteldilago che nel Medioevo era una fortificazione abbastanza importante, e per questo gestita da diversi governatori che, spostandosi spesso, una volta finito il loro mandato, alleggerivano il loro carico buttando tutto ciรฒ che non sarebbe servito nella nuova dimora. A testimonianza di ciรฒ ci sono molti pezzi decorati con gli stemmi di famiglie nobili come gli Orsini, i Medici, i Lauri e i Clementini.

 

La produzione locale

Mentre avanza tra le teche orgoglioso, la moglie Jane racconta come abbiano fatto una scoperta ancora piรน importante. Molti pezzi sono accomunati da singolari caratteristiche che hanno portato a capire che molto probabilmente una fabbrica di ceramica si trovava anche a Spoleto. Timothy ha trovato un documento contenente un accordo tra due bancari di Spoleto, un vasaio di Deruta e un vasaio di Faenza. Inoltre, vicino allโ€™anfiteatro e vicino al Palazzo di Spoleto, ha trovato altri frammenti con le stesse singolari caratteristiche. Nulla tuttavia confermava lโ€™idea della fabbrica di ceramica a Spoleto finchรฉ Duccio Marignoli, presidente della The Marignoli di Montecorona Foundation,ย durante i lavori per risistemare una fogna ha trovato degli scarti di fornace con gli stessi disegni. Infine molti pezzi sono stati trovati nella Rocca di Spoleto, ma alcuni anche in quella di Narni e confermano la presenza di una produzione locale.

 


Per prenotare visite al museo:
Durate orario d’ufficio: +39-0744388710
Fuori dall’orario d’ufficio: +39-3357529230

 

Per saperne di piรน su Arrone