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Un esempio di scienza enologica moderna

di Francesca Giommi, Manuel Vaquero Piรฑeiro

Nei decenni tra la fine dellโ€™Ottocento e gli inizi del Novecento la vitivinicoltura italiana si avviava verso la modernizzazione.

Vini scadenti

Allโ€™epoca i giudizi sui vini italiani erano unanimi e impietosi. I metodi di fabbricazione risultavano antiquati e il risultato, tranne qualche rara eccezione, era la prevalenza di vini scadenti e di facile deperimento. Una delle principali ragioni che determinavano la mancanza di qualitร  nei vini erano le condizioni fisiche e ambientali delle cantine, descritte come luoghi umidi, malsani, pieni di muffe e completamente inadeguati al trattamento dellโ€™uva.

Utilitร  ed eleganza

Questa negativa situazione cominciรฒ a cambiare lentamente verso la fine del XIX secolo con la nascita dei primi stabilimenti industriali, che impostarono la produzione di vino in modo razionale anche con il sistematico ricorso alle macchine. Le moderne cantine, oltre allโ€™eleganza, dovevano dimostrarsi utili e confacenti alla produzione di buoni vini. La soluzione ideale era quella che prevedeva lโ€™esistenza di edifici a tre piani, di cui uno scavato sottoterra destinato allโ€™invecchiamento e alla bottiglieria. Il collegamento tra i piani si otteneva attraverso delle aperture nelle volte attraverso le quali si facevano scendere i tubi che portavano il mosto dopo la pigiatura. In questo modo anche in Italia cominciarono a sorgere degli impianti confacenti a tutte le esigenze della scienza e della pratica enologica portando a termine una sapiente fusione di utilitร  ed eleganza.

Un esempio di scienza enologica

Come dimostra la cantina fatta costruire dal principe romano Ugo Boncompagni Ludovisi in localitร  Scacciadiavoli (Montefalco) anche in Umbria allo scadere del XIX secolo cominciarono a costruirsi spaziose strutture rivolte alla moderna produzione di vino. Lโ€™azienda vitivinicola del principe aveva una capacitร  produttiva di 2.000-3.500 ettolitri e la direzione dellโ€™impianto fu affidata a Carlo Toni. Lo stabilimento colpiva perchรฉ costituiva un chiaro esempio di moderna scienza enologica. Toni fu affiancato dal figlio Giuseppe formatosi presso le scuole enologiche di Alba e di Avellino, anche questo rappresentava unโ€™assoluta novitร . A fine secolo, padre e figlio gestivano un negozio a Foligno specializzato nella vendita di ยซvino Montefalco rosso fino da pastoยป e grappa di pura vinaccia. Carlo Toni era competente: lo dimostra il fatto che nel 1894 egli fu chiamato a far parte della commissione per lo studio della fillossera nella provincia dellโ€™Umbria.
I vigneti dellโ€™azienda Boncompagni ricoprivano unโ€™estensione di oltre un centinaio di ettari, con oltre un milione di ceppi; la resa media per ogni ettaro era pari a 80 ettolitri. Le macchine erano state ideate da Carlo Toni. Il vino della cantina Boncompagni veniva smerciato non soltanto nelle principali cittร  italiane ma anche allโ€™estero: Germania, Stati Uniti e persino in Giappone.

L'architettura

Discostandosi dalla tradizionale cantina scavata in grotta o ricavata nelle fondamenta di qualche edificio religioso, la cantina dellโ€™azienda Boncompagni aveva (ed ha) una slanciata facciata principale divisa in due corpi. Anche il suo interno destava ammirazione: divisa in quattro piani, di cui uno interrato, a sorreggere i solai era un efficace sistema di colonne e travi in ghisa fatte arrivare da Prato, colonne dove ancora si possono vedere le iniziali del principe.
Nella parte posteriore del fabbricato, che era appoggiato a un colle leggermente inclinato, era situato lโ€™accesso alle tinaie, poste a un livello superiore rispetto agli ambienti di conservazione. Alle tinaie erano portate le uve mediante un efficace meccanismo di carrelli che scorrevano su binari fino alle bascule che servivano alla pesatura; le uve erano poi inviate alle pigiatrici poste sopra le bocche dei tini. Dopo la fermentazione, che durava da sei a otto giorni, dai tini il mosto scendeva fino al terzo piano, riservato alle botti. Un elemento che impresse alla cantina di Scacciadiavoli unโ€™immagine di grande ed efficiente modernitร  fu lโ€™istallazione di vasche in cemento armato foderate internamente da piastrelle vetrate. Soluzione dโ€™immagazzinamento, tuttora utilizzata, la quale oltre a permettere un considerevole risparmio di spazio, aveva il vantaggio di garantire la conservazione del vino in perfette condizioni ambientali, evitando inoltre la svendita del prodotto in caso di raccolti eccessivamente abbondanti.

Nella societร  contemporanea, alle prese con le rotture socio-culturali imposte dalla crisi del paradigma dellโ€™industrializzazione, allโ€™attuale viticoltura si chiede di concorrere alla realizzazione e conservazione del โ€œbel paesaggioโ€, da associare non da ultimo allโ€™armonica dislocazione dei filari lungo i pendii collinari. Si tratta, per rinviare alle scelte dellโ€™Unesco, di riconoscere il ruolo che ha svolto la viticoltura nella definizione dellโ€™identitร  dei territori, operazione di lunga durate che deve includere, per venir incontro a realtร  come quella della cantina del principe Ugo Boncompagni a Montefalco, la capacitร  di saper tramandare un patrimonio fatto tanto da edifici quanto da luoghi di lavoro.

 

 

 


Letture per sapere di piรน:
Vaquero Piรฑeiro, Storia regionale della vite e del vino in Italia, Umbria, Volumnia, Perugia, 2012

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