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Rischiare di perdere la nostra identitร : questo il pericolo che corriamo dopo la devastazione che ha subito il centro Italia con il terremoto del 2016. In Umbria come nelle altre regioni, negli anni che passeranno prima della fine dellโ€™emergenza e del completamento della ricostruzione, bisognerร  contrastare la โ€œperditaโ€ di legame e conoscenza del territorio, soprattutto in direzione del patrimonio culturale, storico-artistico.

Questa mostra, inaugurata il 5 marzo alla Rocca albornoziana di Spoleto e organizzata da Regione Umbria, Ministero dei Beni e delle Attivitร  Culturali e del Turismo, Arcidiocesi di Spoleto โ€“ Norcia e Comune di Spoleto, durerร  fino al 30 luglio 2017 e avrร  proprio questโ€™obiettivo.

Ospiti in Rocca

Lโ€™evento si inserisce nel programma Scoprendo lโ€™Umbria, prodotto da Sistema Museo e fortemente voluto e promosso dalla Regione Umbria per sostenere e valorizzare le attivitร  dei musei. La mostra Tesori dalla Valnerina si apre con Ospiti in Rocca. Tra le opere, tutte ricche di un altissimo significato simbolico, troviamo il Crocefisso ligneo del XVI secolo proveniente dalla chiesa di Santโ€™Anatolia di Narco, la Madonna con Bambino del XVI secolo di Avendita di Cascia e il gruppo dellโ€™Annunciazione di Andrea della Robbia degli inizi del XVI secolo, composto di due sculture in terracotta invetriata – la Vergine e lโ€™arcangelo Gabriele – poste originariamente nella Chiesa della SS. Annunziata e conservate presso il Museo della Castellina di Norcia, da cui proviene anche il curioso quattrocentesco Bossolo del magistrato in mostra. Dalle altre regioni: il raffinato dipinto su tavola di Nicola di Ulisse da Siena Madonna col Bambino dal Museo diocesano di Ascoli Piceno e il San Sebastiano della seconda metร  del Seicento proveniente da Scai, nel territorio di Amatrice.
Dal 9 aprile, unโ€™altra selezione di opere, messe in salvo dalle chiese e dai musei danneggiati della Valnerina, provenienti dal deposito del Santo Chiodo di Spoleto, recuperate e giร  restaurate nei mesi trascorsi dal 24 agosto 2016 andranno ad arricchire la mostra.

Altri progetti

ยซGiร  dopo le scosse del 24 agosto ma soprattutto dopo il 30 ottobre, ho maturato la convinzione che la Rocca e il Museo nazionale del Ducato,โ€ฏnon avendo riportato danni, dovessero assumersi ilโ€ฏruolo di punto di riferimento per il territorio e per attivitร  momentaneamente in difficoltร ยปโ€ฏafferma la direttrice Rosaria Mencarelli.

Non solo mostre, quindi, ma anche molte altre iniziative tra cui LIGHTQUAKE: Donare per Ricostruire, una campagna di crowdfunding attivata a febbraio nellโ€™ambito del progetto artistico LIGHTQUAKE, promosso dal MiBACT ,โ€ฏ Museo Nazionale del Ducato di Spoleto in collaborazione con ilโ€ฏ Comune di Spoleto,โ€ฏ Politecnico di Milano – Facoltร  del Design, e Associazione Rocca Albornoziana, perโ€ฏ sostenere il restauro di alcune opere danneggiate dal terremoto e l’avvio di un progetto condiviso per progettare una rigenerazione a base culturale a livello regionale. LIGHTQUAKE rappresenta un segnale di reazione e rinascita, “una scossa di luce” per infondere energia positiva, per spezzare il buio della distruzione e riaccendere la vita e la creativitร  in una terra ricca di capolavori e di eccellenze artistiche. รˆ possibile contribuire alla raccolta fondi, realizzata in collaborazione con Progetto IMMaginario, nella piattaforma specializzata Starteed .

Una restaurazione necessaria

 

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Speranza e impegno; conoscenza per il futuro. La mostra รจ la giusta reazione allโ€™emergenza beni culturali, per non rischiare di perdere il nostro patrimonio. Si devono restaurare edifici, chiese e opere dโ€™arte prima possibile, altrimenti, come ho giร  avuto modo di scrivere sul numero speciale di Predella dedicato al terremoto, citando Mario Calabresi su La Repubblica del 29 ottobre 2016: ยซsaremo tutti piรน poveri e avremo perso un pezzo della nostra animaยป.

 

Per saperne di piรน su Spoleto

 

 

 

 

 

Foto di Giovanni Bicerna

Quando, ormai piรน di un anno fa, un gruppo di professionisti della comunicazione e dellโ€™informazione si sono incontrati per dar vita a AboutUmbria, nulla faceva presagire che da lรฌ a poco si sarebbe creata una vera rete di differenti professionalitร  con lโ€™unico obiettivo di mettere a fattor comune la loro esperienza per costituire un Soggetto in grado di promuovere il brand โ€œUmbriaโ€ in modo puntuale, capillare e innovativo.

Le motivazioni? Sicuramente un senso di rispetto e di riconoscenza verso la propria Terra, una sublime forma di dedizione verso il palcoscenico delle proprie radici, ma anche un pizzico di vanitร  nel voler dimostrare alla nostra cara e amata Umbria di essere in grado di fare qualcosa per lei, o almeno di far sรฌ che tutti siamo in grado di conoscerla profondamente e di amarla per quello che realmente รจ.

La mission di AboutUmbria รจ quindi quella di potenziare la capacitร  comunicativa del territorio umbro attraverso la conoscenza delle aree e le dimore di valenza storico-artistico-architettonica, la divulgazione e promozione delle sue eccellenze, gli eventi, le mostre e le iniziative culturali in genere.

Ma anche un secondo e non meno importante obiettivo รจ quello di creare un nuovo format di comunicazione territoriale attraverso lโ€™esplorazione dei diversi linguaggi multimediali e delle innumerevoli potenzialitร  delle tecnologie per esaltare una Terra ricca di simboli, di cultura, di storia, ma anche di creativitร .

Cosa cโ€™รจ oggi di piรน multimediale che catturare unโ€™emozione attraverso unโ€™immagine o viverla attraverso la rappresentazione di un evento?

Sรฌ. Lโ€™idea รจ di costruire un vero e proprio ambiente di comunicazione multimediale allโ€™interno del quale raccontare lโ€™Umbria e le sue Eccellenze, vivendole; una sorta di comunicazione 2.0 dove il concetto di rete si trasforma in Comunitร  nella quale lโ€™esperienza dellโ€™uomo arricchisce ulteriormente il valore della sua terra, la reinterpreta e, interagendo tra passato e presente, pone le basi per un nuovo futuro.

 

La primavera sta arrivando: giร  si sente nellโ€™aria un accenno di nuovi profumi e si vedono i primi fiori, tutto torna alla vita uscendo dal proprio letargo. Compresi noi, che abbiamo passato lโ€™inverno a spostarci da una casa ad unโ€™altra, a un locale o un cinema, finalmente usciamo. E perchรฉ non andare a vedere uno spettacolo che ricomincia allโ€™aperto?
Nel cuore della Valnerina ci aspetta la Cascata delle Marmore.

 

Cascata delle Marmore | foto di Giovanni Bicerna

Un'antica opera di ingegneria

Forse non tutti sanno che essa รจ frutto di un disegno ingegneristico risalente al 290 a.C., quando il console Manio Curio Dentato ordinรฒ lo scavo di un canale che facesse defluire le acque del fiume Velino nella valle reatina, convogliandole fino alla rupe di Marmore, da dove le fece precipitare ed unire al corso del fiume Nera, con un salto di 165 metri. Questo lavoro fu fatto proprio per bonificare il Velino, che allโ€™epoca formava una palude stagnante e perciรฒ possibilmente pericolosa per la popolazione per via della malaria.

La Cascata oggi

La Cascata viene oggi utilizzata per la produzione di energia elettrica da parte della centrale di Galleto ed รจ per questo che il rilascio dellโ€™acqua viene controllato; ci sono precisi giorni e momenti dellโ€™anno in cui si puรฒ ammirare nella sua piena bellezza, che vanno soprattutto da marzo a ottobre, insieme a giorni di festivitร  negli altri mesi. Interessante scoprire che il luogo ospita uno dei Centri di Educazione Ambientale che sono dislocati da qui alla valle del Nera e di Piediluco, territori che rientrano nella Rete Ecologica Europea Natura 2000 del Progetto Bioitaly, il cui obiettivo รจ lavorare per diffonde un turismo ecosostenibile, attraverso la conoscenza, la tutela e la promozione del territorio per favorirne al meglio lo sviluppo.

Una curiositร : il nome Marmore deriva dai sali di carbonato di calcio che si vanno a sedimentare sulle rocce della montagna che protegge le acque e il cui riflesso alla luce del sole li fa assomigliare a cristalli di marmo. Ad aggiungere magia, oltre al paesaggio incantevole, cโ€™รจ il folletto della Cascata, Gnefro, che racconta la leggenda di Marmore ai bambini che intraprenderanno con lui la Fantapasseggiata.

I Percorsi

Ma da passeggiare, nel parco, ce nโ€™รจ anche per i grandi, che possono scegliere tra sei percorsi diversi per nome, per ambiente e per intensitร . Lโ€™Antico Passaggio รจ il primo percorso che รจ stato fatto, che collega le due vie di accesso alla Cascata, il Belvedere Inferiore con il Belvedere superiore e non รจ molto facile da percorrere, ma รจ da qui che si accede al Balcone degli Innamorati, quindi mettersi buone scarpe da trekking e gambe in spalla!

 

Cascata delle Marmore | Foto di Enrico Mezzasoma

 

Lโ€™anello della Ninfa รจ il percorso piรน semplice, permette di avvicinarsi il piรน possibile alla cascata grazie alle scalette e ai ponticelli di legno da cui รจ composto e in piรน si puรฒ ammirare una delle 300 grotte naturali che sono dislocate nellโ€™area.

Lโ€™Incontro delle Acque รจ il sentiero che viaggia a ridosso dei canyon che il Nera ha scavato nella roccia fino all’incontro con il Velino, ed รจ il percorso usato per la Fantapasseggiata. In piรน, รจ la zona migliore per vedere gli appassionati di canoa e rafting che sfidano le acque.

La Maestositร  รจ lโ€™unica via che permette di ammirare per intero i tre salti di cui la Cascata รจ composta, per questo รจ definito come percorso turistico per eccellenza. Cโ€™รจ una visione completa dello spettacolo.

La Rupe e lโ€™Uomo รจ tra tutti il percorso piรน lungo, che parte dal belvedere superiore e si sviluppa lungo ciglio della rupe di Marmore, mostrando vari panorami tra cui la Conca ternana, fino alle gole di Ferentillo. Con le guide, da qui si possono visitare alcune delle grotte naturali piรน suggestive.

Infine I Lecci Sapienti, pensato per esperti perchรฉ va dal basso in alto e viceversa attraverso parti molto ripide e sconnesse ed รจ lโ€™unico percorso in cui non si vede la cascata, ma le condotte delle vecchie centrali idroelettriche.

Un consiglio su quando andarci? Dโ€™estate, nei periodi piรน caldi. Rimarrete sbalorditi dal microclima che lโ€™unione tra fitta natura ed acqua ha creato. Crederete veramente alla magia…e anche a Gnefro!

 

Per saperne di piรน su Terni

arte liberty in umbria

Titolo: Il Liberty in Umbria.

Architettura โ€“ Pittura- Scultura e Arti decorative. Architecture โ€“ Painting โ€“ Sculpture and Decorative Arts

Curatore: Maurizio Bigio

Editore: Fabrizio Fabbri

Anno di pubblicazione: 2016

ISBN: 97888677806886

Caratteristiche: 231 p., formato cm 28 x 24,5, numerose illustrazioni fotografiche a colore, brossura illustrata con bandelle.

Prezzo: โ‚ฌ 35,00

 

 

ยซQuesta pubblicazione nasce dallโ€™interesse che ho sempre avuto per le arti in genere, per la pittura, la scultura, lโ€™architettura e la fotografia. Sono stato sempre interessato al Bello.ยป

L’autore

รˆ con queste parole che Maurizio Bigio, laurea in Economia e Commercio e trentasette anni di attivitร  svolta come Dottore Commercialista, parla della sua ultima impresa โ€œnel campo delle artiโ€. Avventure non nuove per lui che si รจ da sempre cimentato nel campo artistico come musicista, raggiungendo importanti traguardi che lo portarono, negli anni Settanta, a collaborare con i maggiori cantautori del periodo e a pubblicare lโ€™LP Rock Bigio Blues. Recentemente ha ampliato i propri orizzonti artistici dedicandosi alla fotografia, collaborando alla realizzazione del nuovo catalogo del MUSA (Museo dellโ€™Accademia di Belle Arti โ€œP. Vannucci di Perugia) a cura di Fedora Boco e al volume Ferdinando Cesaroni curato da Luciano Giacchรจ.

L’argomento

Lโ€™argomento del Liberty nella nostra regione era stato affrontato precedentemente solo dal professor Mario Pitzurra quando nel 1995 pubblicรฒ per Benucci Editore, Architettura e ornato urbano liberty a Perugia, testo ormai introvabile, che aveva il limite, dichiarato dallโ€™autore, di occuparsi solo della realtร  del capoluogo. Infatti รจ lo stesso Pitzurra che concludendo la presentazione della sua opera si augura che ยซ…altri seguano il mio esempio, possibilmente estendendo la ricerca al resto dellโ€™Umbria.ยป

Ed ora, a distanza di ventโ€™anni, Maurizio Bigio raccoglie la sfida con lo scopo, riuscito, di svegliare lโ€™interesse per una parte di questโ€™arte novecentesca poco studiata nella nostra regione.

La pubblicazione

Il Liberty in Umbria, vede la prefazione di Anton Carlo Ponti ed รจ corredata dai testi di Federica Boco, Emanuela Cecconelli, Giuliano Macchia, Maria Luisa Martella, Elena Pottini, Mino Valeri oltre che dello stesso Bigio.

La pubblicazione suddivisa in sedici capitoli, percorre la regione da nord a sud toccando i centri di Cittร  di Castello, Perugia, Marsciano, Deruta, Foligno, Spoleto, Terni, Allerona, Avigliano, Acquasparta e Narni.

E lโ€™interesse dellโ€™autore non si ferma solo allโ€™architettura, ma con occhio attento si sofferma anche sui particolari decorativi in legno, ferro battuto, ceramica, vetro e, dove possibile, anche sulle decorazioni pittoriche presenti allโ€™interno delle abitazioni.

Un interessante capitolo, a cura di Elena Pottini, รจ dedicato alla scultura liberty al Cimitero monumentale di Perugia, mentre Fedora Boco delinea i protagonisti di questa stagione con una piccola biografia e relativa bibliografia. Non mancano testimonianze fotografiche del liberty perduto come il negozio della Perugina o le decorazioni allโ€™interno del Bar Milano. A completare lโ€™interessante volume la traduzione dei testi in inglese a cura di Eric Ingaldson.

Nei decenni tra la fine dellโ€™Ottocento e gli inizi del Novecento la vitivinicoltura italiana si avviava verso la modernizzazione.

Vini scadenti

Allโ€™epoca i giudizi sui vini italiani erano unanimi e impietosi. I metodi di fabbricazione risultavano antiquati e il risultato, tranne qualche rara eccezione, era la prevalenza di vini scadenti e di facile deperimento. Una delle principali ragioni che determinavano la mancanza di qualitร  nei vini erano le condizioni fisiche e ambientali delle cantine, descritte come luoghi umidi, malsani, pieni di muffe e completamente inadeguati al trattamento dellโ€™uva.

Utilitร  ed eleganza

Questa negativa situazione cominciรฒ a cambiare lentamente verso la fine del XIX secolo con la nascita dei primi stabilimenti industriali, che impostarono la produzione di vino in modo razionale anche con il sistematico ricorso alle macchine. Le moderne cantine, oltre allโ€™eleganza, dovevano dimostrarsi utili e confacenti alla produzione di buoni vini. La soluzione ideale era quella che prevedeva lโ€™esistenza di edifici a tre piani, di cui uno scavato sottoterra destinato allโ€™invecchiamento e alla bottiglieria. Il collegamento tra i piani si otteneva attraverso delle aperture nelle volte attraverso le quali si facevano scendere i tubi che portavano il mosto dopo la pigiatura. In questo modo anche in Italia cominciarono a sorgere degli impianti confacenti a tutte le esigenze della scienza e della pratica enologica portando a termine una sapiente fusione di utilitร  ed eleganza.

Un esempio di scienza enologica

Come dimostra la cantina fatta costruire dal principe romano Ugo Boncompagni Ludovisi in localitร  Scacciadiavoli (Montefalco) anche in Umbria allo scadere del XIX secolo cominciarono a costruirsi spaziose strutture rivolte alla moderna produzione di vino. Lโ€™azienda vitivinicola del principe aveva una capacitร  produttiva di 2.000-3.500 ettolitri e la direzione dellโ€™impianto fu affidata a Carlo Toni. Lo stabilimento colpiva perchรฉ costituiva un chiaro esempio di moderna scienza enologica. Toni fu affiancato dal figlio Giuseppe formatosi presso le scuole enologiche di Alba e di Avellino, anche questo rappresentava unโ€™assoluta novitร . A fine secolo, padre e figlio gestivano un negozio a Foligno specializzato nella vendita di ยซvino Montefalco rosso fino da pastoยป e grappa di pura vinaccia. Carlo Toni era competente: lo dimostra il fatto che nel 1894 egli fu chiamato a far parte della commissione per lo studio della fillossera nella provincia dellโ€™Umbria.
I vigneti dellโ€™azienda Boncompagni ricoprivano unโ€™estensione di oltre un centinaio di ettari, con oltre un milione di ceppi; la resa media per ogni ettaro era pari a 80 ettolitri. Le macchine erano state ideate da Carlo Toni. Il vino della cantina Boncompagni veniva smerciato non soltanto nelle principali cittร  italiane ma anche allโ€™estero: Germania, Stati Uniti e persino in Giappone.

L'architettura

Discostandosi dalla tradizionale cantina scavata in grotta o ricavata nelle fondamenta di qualche edificio religioso, la cantina dellโ€™azienda Boncompagni aveva (ed ha) una slanciata facciata principale divisa in due corpi. Anche il suo interno destava ammirazione: divisa in quattro piani, di cui uno interrato, a sorreggere i solai era un efficace sistema di colonne e travi in ghisa fatte arrivare da Prato, colonne dove ancora si possono vedere le iniziali del principe.
Nella parte posteriore del fabbricato, che era appoggiato a un colle leggermente inclinato, era situato lโ€™accesso alle tinaie, poste a un livello superiore rispetto agli ambienti di conservazione. Alle tinaie erano portate le uve mediante un efficace meccanismo di carrelli che scorrevano su binari fino alle bascule che servivano alla pesatura; le uve erano poi inviate alle pigiatrici poste sopra le bocche dei tini. Dopo la fermentazione, che durava da sei a otto giorni, dai tini il mosto scendeva fino al terzo piano, riservato alle botti. Un elemento che impresse alla cantina di Scacciadiavoli unโ€™immagine di grande ed efficiente modernitร  fu lโ€™istallazione di vasche in cemento armato foderate internamente da piastrelle vetrate. Soluzione dโ€™immagazzinamento, tuttora utilizzata, la quale oltre a permettere un considerevole risparmio di spazio, aveva il vantaggio di garantire la conservazione del vino in perfette condizioni ambientali, evitando inoltre la svendita del prodotto in caso di raccolti eccessivamente abbondanti.

Nella societร  contemporanea, alle prese con le rotture socio-culturali imposte dalla crisi del paradigma dellโ€™industrializzazione, allโ€™attuale viticoltura si chiede di concorrere alla realizzazione e conservazione del โ€œbel paesaggioโ€, da associare non da ultimo allโ€™armonica dislocazione dei filari lungo i pendii collinari. Si tratta, per rinviare alle scelte dellโ€™Unesco, di riconoscere il ruolo che ha svolto la viticoltura nella definizione dellโ€™identitร  dei territori, operazione di lunga durate che deve includere, per venir incontro a realtร  come quella della cantina del principe Ugo Boncompagni a Montefalco, la capacitร  di saper tramandare un patrimonio fatto tanto da edifici quanto da luoghi di lavoro.

 

 

 


Letture per sapere di piรน:
Vaquero Piรฑeiro, Storia regionale della vite e del vino in Italia, Umbria, Volumnia, Perugia, 2012

ยซChi lavora con le sue mani รจ un lavoratore, chi lavora con le sue mani e la sua testa รจ un artigiano, chi lavora con le sue mani e la sua testa ed il suo cuore รจ un artistaยป (S. Francesco)

Mi chiamo Anna e sono una designer. Una grande passione per la casa, lโ€™arredo e tutto ciรฒ che รจ fatto a mano mi ha portata a concretizzare quello che per molto tempo รจ stato solo un sogno: oggi ho la fortuna di fare il lavoro che mi piace.

Sono nata ad Assisi e da sempre abito nella stessa frazione ai piedi della cittร  del Santo Poverello; lโ€™amore per la mia terra mi ha portato a mettere radici qui, anche dal punto di vista lavorativo, tantโ€™รจ che negli ultimi anni le strade che percorro mi portano spesso ad entrare nelle botteghe degli artigiani e ad instaurare collaborazioni volte alla reinterpretazione in chiave contemporanea di tutto ciรฒ che รจ tradizione.

Un destino scritto il mio? โ€ฆforse! Mio padre รจ un artigiano, un falegname e un restauratore. Da piccola ho trascorso molte estati nella sua bottega e ancora oggi trascorro del tempo in falegnameria, infatti mio padre รจ il principale artigiano con cui collaboro.

In questa rubrica vi parlerรฒ di artigianato artistico, di materiali, di design, di creativitร , di tutti quei luoghi in cui risiedono le eccellenze umbre, quelle che sanno fare bene e con il cuore!

La Falegnameria

Oggi il mio viaggio inizia da vicino, dal luogo che ha determinato il mio essere designer oggi: il laboratorio artigiano di Fulvio Bertinelli. La falegnameria รจ accogliente: sorge in una zona industriale, ma per fortuna si affaccia sulla campagna e dalle finestre piรน in alto si possono ammirare le colline con Assisi e tutti gli altri borghi incastonati nel verde. รˆ un luogo alla vista contemporaneo, ma dal sapore anticoโ€ฆ custodisce un antico sapere fatto di tecnica e esperienza tramandata! Entrando, ciรฒ che mi colpisce subito รจ il profumo del legno, evocativo, che mi trasporta in unโ€™altra dimensione, attivando uno stimolante gioco sensoriale. Accade sempre! Ma prima di perdermi in racconti su essenze e caratteristiche di questo materiale che adoro, vi parlerรฒ un po’ dellโ€™attivitร  in falegnameria.

Gli strumenti

Tutto il lavoro svolto da mio padre รจ artigianale; ci sono in laboratorio dei moderni macchinari senza i quali ormai sarebbe impensabile lavorare, ma molti passaggi che portano alla creazione di un mobile vengono svolti ancora manualmente, con strumenti a mano, come si faceva centinaia di anni fa.

La pialla, la lima e la raspa, lo scalpello: sono piccoli strumenti senza i quali un mobile costruito artigianalmente non avrebbe lo stesso fascino. Si conserva cosรฌ un sapere, una tecnica, e il bene realizzato porterร  traccia della lavorazione manuale che avviene in maniera precisa, scrupolosa e attenta. Dalla cura di mani grandi e sapienti del mio falegname, tavole di legname si trasformano in capolavori dalla qualitร  eccezionale e dalle finiture ricercate. Olio, gommalacca, cera dโ€™api: sono solo alcune finiture naturali possibili, ma dato che il legno รจ una materia naturale e viva, queste sono le finiture piรน consigliate al cliente che desidera un oggetto di classe e โ€œgreenโ€ al cento per cento.

Un balsamo per i sensi

Il mestiere dellโ€™artigiano che lavora il legno รจ sicuramente un mestiere articolato; si compone di fasi di studio e ricerca, progettazione, studio della fattibilitร , applicazione della tecnica, scelta di legname e finitureโ€ฆ ma credo che in questo mestiere si nasconda un grande privilegio, lโ€™essere a contatto con una materia viva, calda, profumata, colorata, piacevole al tatto. E il gioco sensoriale si attiva di nuovo quando osservo e tocco le essenze presenti in laboratorio. Per lo piรน legni nostrani, cioรจ tipici del nostro territorio: il noce pregiato, resistente e liscio, di un bel marrone intenso; il rovere biondo e rugoso, trattato spesso con la tecnica della spazzolatura; il pioppo bianco, umile e morbido, lโ€™albanello dei vecchi artigiani; il ciliegio rosato e fiammato, il castagno con le sue sfumature decise, lโ€™olivo mistico, curvo e annodatoโ€ฆ

รˆ affascinante il legno, toccarlo e annusarlo รจ quasi una terapia. Ho fatto un esperimento, di recente: ho conservato in barattoli a chiusura ermetica trucioli di legno di varie essenze (cosรฌ il profumo del legno appena tagliato non si disperde!) e li ho fatti annusare a molte persone. Il potere evocativo di tali profumi รจ sorprendenteโ€ฆ nessuno se nโ€™รจ andato senza un ricordo affiorato alla mente!

Ditemi: non siete ora curiosi di entrare in falegnameria a vedere, toccare, annusare?

Sabato 8 Aprile 2017, presso lo Spazio Arte Valcasana (Scheggino – PG), nellโ€™ambito della manifestazione Diamante Nero, รจ stata inaugurata la mostra dโ€™arte internazionale CromoNero, con la presentazione del Sindaco di Scheggino Paola Agabiti e del curatore Graziano Marini.

mostra scheggino

Gli artisti coinvolti

La mostra รจ stata organizzata con il contributo, oltre a quello di Graziano Marini, di Pino Bonanno e Franco Profili. Il periodo della mostra sarร  dallโ€™8 Aprile al 1 Maggio 2017. Trentacinque sono stati gli artisti coinvolti nellโ€™evento: Afro, Valentina Angeli, Enrico Antonielli, Chiara Armellini, Gianni Asdrubali, Romeo Battisti, Pino Bonanno, Sestilio Burattini, Tommaso Cascella, Bruno Ceccobelli, Piero Dorazio, Marino Ficola, Giuseppe Friscia, Benvenuto Gattolin, Giuliano Giuliani, Eugรจne Ionesco, Davide Leoni, Annamaria Malaguti, Graziano Marini, Arianna Matta, Saverio Mercati, Kristina Milakovic, Gianluca Murasecchi, Franco Profili, Giosuรจ Quadrini, Virginia Ryan, Raffaele Ricci, Roberto Ruta, Antonio Sammartano, Pino Spagnulo, Giulio Turcato, Xavier Vantaggi, Emilio Vedova, Franco Venanti, Paul Wiedmer.

Il nero del Diamante

Lโ€™evento CromoNero รจ concomitante con la tradizionale festa del Diamante Nero, ovvero la festa del tartufo nero, prodotto tipico del territorio apprezzato in tutto il mondo. La decisione di realizzare tale progetto espositivo ha presupposto una particolare sensibilitร  a far sรฌ che il Nero fosse sentito come riferimento importante per ogni azione creativa dโ€™arte visiva, sia essa espressa attraverso la pittura, sia attraverso la scultura.
Si รจ consapevoli che, quando ci si esprime con il colore, si evocano sempre sensazioni, emozioni e ricordi; Jung sosteneva che esso porta in sรฉ un significato piรน ampio, inconscio, che non รจ semplice da definire o spiegare completamente. Quando la mente ne esplora il significato suscita idee che vanno oltre la razionalitร . Infatti scrisse: ยซIl nero รจ il colore delle origini, degli inizi, degli occultamenti nella loro fase germinale, precedente lโ€™esplosione luminosa della nascitaยป.

Il colore del mistero

Nellโ€™arte, il bianco e il nero sono colori-non colori, per molti versi sopportati, altre volte ossessivamente analizzati. Hanno la capacitร  di contenere tra loro lโ€™intero universo, come il senso dellโ€™infinito. Sono gli eccessi di uno stesso mondo.
Sappiamo che, soprattutto il nero, corrisponde alla schematizzazione cromatica delle prime domande che lโ€™uomo si รจ posto, in quanto assorbe, non respinge, attrae.
รˆย il colore del mistero. Non si sa quali risposte contenga e nasconda, ed รจ questa la grande sfida che attira e coinvolge gli artisti, presi come sono a cercare lโ€™altro da sรฉ, lโ€™oltre inesplorato, lโ€™evocazione di ogni orizzonte che sfugge e allontana il tempo.

Lโ€™artista sa bene che il seme per germogliare deve essere sepolto nella terra, nellโ€™oscuritร , ma sa anche che il messaggio che ciย trasmette contiene elementi di vitalitร  e inquietudini ancestrali. Il tartufo nero, nella sua conformazione strutturale, rappresenta bene questo senso di fragile inconsistenza dellโ€™esistenza. La sua asperitร  e la sua โ€œfragranzaโ€ interna si contrastano, ma si accolgono per rappresentarci completamente il senso ultimo della vita. Perchรฉ, come nella favola di Eros e Psiche di Apuleio, lโ€™amoreย prospera al buio e il nero costituisce lโ€™elemento piรน adatto a rappresentarlo se si sanno cogliere le varie sfumature che esso comporta, conferendo un senso del sacrificio, tenacia, pessimismo, abnegazione e risolutezza nel perseguire le proprie emozioni.

ยซIl nero mi ossessionaยป

Mirรฒ diceva: ยซIl nero mi ossessiona, non esiste altro colore con cosรฌ tante qualitร  e sfumature, รจ il paradiso della pittura, รจ lโ€™inizio e la fineยป, mentre Van Gogh sosteneva che il nero va considerato come la piรน luminosa combinazione dei piรน scuri rossi, azzurri e gialli. Ovvero racchiude una concentrazione infinita di colori caldi e per questo va โ€œvissutoโ€ come se fosse un alito che ci alimenta con tutta la sua carica di misteriose attribuzioni.
Lโ€™artista, rabdomante risoluto, รจ sempre alle prese con la sostanza che questo colore comporta, vi cerca lo spirito interno, lo percuote, lo interroga incessantemente fino a sentire le sue voci piรน soffocate e, con lโ€™abilitร  adeguata del minatore, ne coglie tutta la raffinata valenza cromatica. Dopo averlo bene esplorato, lo affida alla visione dei piรน curiosi e attenti visitatori dellโ€™animo umano, i quali sapranno leggervi messaggi chiaramente espressi, ma anche tutte le fratture, le derive, gli enigmi che racchiude.

Un colore ancestrale

Ogni artista partecipante a CromoNero ha sempre avuto, ed ha, una particolare sensibilitร  e attenzione verso il Nero, cogliendo in esso la sostanza piรน profonda delle proprie ricerche cromatiche e delle proprie derive espressive, senza farsi mai coinvolgere negativamente dal mistero che emana e che rappresenta e ben sapendo che anche il nero viene colto attraverso la sua risonanza interna, la funzione psichica di base, la posizione occupata nella genesi dello spettro dei colori e il suo significato interiore. Ma viene colto anche in assonanza con stati d’animo, oggetti, suoni, memorie. Cosรฌ, per esempio, del giallo diciamo che รจ il tipico colore terreno ed รจ rappresentazione cromatica della follia, mentre il blu si vuole che appaia come il colore del cielo, che rimanda alla profonditร , che indica all’uomo l’infinito e che assomiglia al suono del violoncello.

Contrasti fondamentali

Il nero costituisce uno dei contrasti fondamentali dei colori in quanto si contrappone sempre al bianco. Il contrasto in questione rappresenta cosรฌ il limite del movimento cromatico: il bianco รจ simbolo di un mondo in cui tutti i colori sono scomparsi, dove regna un gran silenzio, e tuttavia vi รจ la possibilitร  della rinascita; il nero invece si cerca di assimilarlo al nulla privo di possibilitร , silenzio eterno. Lโ€™artista perรฒ si ribella a tale considerazione accademica e cerca di dimostrare sempre che il nero รจ il vero portatore delle motivazioni profonde della creazione, lo โ€œspiritoโ€ acceso di ogni autentica ricerca estetica entro la quale nasce e si sviluppa lโ€™azione emotiva, gestuale, concettuale dellโ€™agire espressivo.

 

Per saperne di piรน su Scheggino

Nell’albo delleย eccellentiย personalitร  umbre รจ senza dubbio da annoverareย Fabio Melelli, la cui elegante e cordiale personalitร  ci ha accolto nelle ariose stanze del Palazzo della Penna.ย 

L’intervista che vedrete parla di una ricerca, di una passione e di unaย setย unico: l’Umbria.